Lettera aperta al segretario generale dell’ONU António Guterres perché solleciti Israele a rispettare le norme minime standard dell’ONU per il trattamento dei prigionieri e le leggi internazionali sulla detenzione

https://ccrjustice.org/open-letter-un-secretary-general-urging-israel-respect-human-rights-palestinians-held-israeli-0

p { margin-bottom: 0.25cm; direction: ltr; line-height: 120%; text-align: justify; }p.cjk { }a:link { color: rgb(0, 0, 255); }a.western:link { }a.cjk:link { }a.ctl:link { font-family: "Times New Roman"; }

Vostra eccellenza,

Circa 1.500 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane hanno iniziato il 37° giorno del loro sciopero della fame “Libertà e Dignità”. Le rivendicazioni degli scioperanti comprendono la richiesta ad Israele di porre fine all’uso della detenzione amministrativa; il permesso ad un maggior numero di visite dei familiari; la garanzia di servizi medici adeguati (compresi servizi specifici necessari alle donne); fine del regime di isolamento; installazione di telefoni pubblici per migliorare le comunicazioni telefoniche con le famiglie; migliore accesso all’ educazione e ad altri servizi. Lo sciopero della fame dei prigionieri nasce nel contesto dei 50 anni di occupazione israeliana del territorio palestinese e del trasferimento di migliaia di palestinesi dal territorio palestinese occupato alle prigioni all’interno di Israele, in violazione delle leggi umanitarie internazionali. [1]

La esortiamo a chiedere pubblicamente allo Stato di Israele di garantire che la sua politica di arresti e detenzioni sia pienamente conforme agli obblighi in base ai diritti umani internazionali e alle leggi umanitarie, comprese la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici e la Convenzione contro la Tortura ed altri Trattamenti o Punizioni Crudeli, Inumani o Degradanti, nonché i relativi standard internazionali, comprese le norme dell’ONU sugli standard minimi per il trattamento dei prigionieri.[2]

 Il 16 maggio, a un mese dall’inizio dello sciopero della fame “Libertà e Dignità”, Michael Lynk, il relatore speciale dell’Onu per la situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, ha chiesto ad Israele di rispettare le leggi internazionali e gli standard internazionali di detenzione. [3]  Nella sua dichiarazione pubblica egli ha osservato di “essere particolarmente preoccupato per l’uso della detenzione amministrativa da parte di Israele, che riguarda incarcerazioni senza imputazione, giudizio, condanna o un processo realmente giusto, così come per la possibilità di un rinnovo illimitato della detenzione”, notando che “i detenuti amministrativi sono imprigionati in base a prove segrete che né loro né i loro avvocati possono esaminare o contestare.”[4]  Lynk ha segnalato che questo uso della detenzione amministrativa “non è compatibile con le circostanze estremamente limitate in cui questa è consentita in base alle leggi umanitarie internazionali e priva i detenuti della più elementare tutela legale garantita dalle leggi internazionali sui diritti umani.”[5]  Lynk ha anche manifestato preoccupazione riguardo al fatto che i prigionieri siano tenuti in isolamento;[6] il relatore speciale dell’ONU sulla tortura ha anche riscontrato che la detenzione in isolamento per periodi prolungati può costituire un trattamento crudele, inumano o degradante, o una forma di tortura.[7]

Benché sia inusuale farlo per il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), il 3 maggio il CICR ha rilasciato una dichiarazione riguardo allo sciopero della fame.[8]  Il CICR ha chiesto a Israele di “assumersi le proprie responsabilità in base alle leggi umanitarie internazionali”, con particolare riguardo a quanto concerne i contatti con le famiglie dei palestinesi detenuti in Israele.[9] La dichiarazione del CICR sottolinea che “i palestinesi sono imprigionati in Israele invece che nei territori occupati, come viene richiesto dalle leggi sull’occupazione. In conseguenza di ciò, i familiari hanno un minor accesso ai loro parenti incarcerati. Hanno bisogno di premessi speciali e devono intraprendere lunghi viaggi per vedere i propri cari, con perquisizioni e tempi di attesa quando attraversano posti di controllo o nella prigione”[10] Sono problemi che anche Lynk ha individuato come “importanti impedimenti” creati alle famiglie palestinesi che cercano di raggiungere i propri parenti.[11]

Alla luce dei recenti avvenimenti all’interno delle prigioni israeliane, la dichiarazione del CICR ha espresso preoccupazione riguardo alla “sistematica sospensione” da parte di Israele delle visite dei familiari dei detenuti in sciopero della fame ed ha affermato che, in base alla Quarta Convenzione di Ginevra del 1949, “i palestinesi hanno diritto a queste visite, che possono essere limitate solo per ragioni di sicurezza, caso per caso, ma mai per ragioni strettamente punitive o disciplinari.” Il capo della delegazione del CICR in Israele e nei territori occupati, de Maio, ha affermato che “le famiglie stanno pagando il prezzo di questa situazione.” [12]

Migliori servizi per la salute sono centrali nelle richieste degli scioperanti. Attendibili fonti informative israeliane hanno recentemente segnalato che le autorità israeliane, invece di prendere misure per migliorare i servizi per la salute dei detenuti in sciopero della fame, stanno pensando di assumere medici non israeliani per l’alimentazione forzata degli scioperanti, in quanto l’Associazione dei Medici Israeliani (AMI) ha chiesto ai dottori israeliani di non cercare di alimentare a forza nessuno che partecipi allo sciopero della fame.[13]

La posizione dell’AMI è in linea con i consolidati standard medici internazionali relativi all’alimentazione forzata dei detenuti. Le autorevoli linee guida in proposito sono contenute nella dichiarazione di Tokyo dell’Associazione Mondiale dei Medici del 1975, in cui si stabilisce che “nel caso che un prigioniero rifiuti di alimentarsi e sia considerato dai medici in grado di farsi un esatto e razionale convincimento riguardante le conseguenze di un tale rifiuto volontario di nutrirsi, lui o lei non devono essere nutriti artificialmente.”[14] Come è stato rilevato da uno specialista degli aspetti medici della detenzione del Comitato Internazionale della Croce Rossa: “i medici non dovrebbero partecipare alla concreta alimentazione forzata… Simili azioni possono essere considerate una forma di tortura e in nessuna circostanza i medici dovrebbero parteciparvi con il pretesto di salvare la vita degli scioperanti.” [15] Questo approccio si adegua anche ai ‘Principi di etica medica dell’ONU riguardo al personale sanitario, in particolare medico, per la protezione di prigionieri e detenuti contro la tortura ed altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti’.[16]   Nel 2006 un gruppo di incaricati dell’ONU per le procedure speciali ha esaminato pratiche di alimentazione forzata ed altre, condotte dalle autorità degli USA contro detenuti a Guantanamo, ed ha stabilito che le summenzionate “norme etiche internazionalmente accettate sono implicite nel, e formano parte essenziale del, diritto alla salute. L’osservanza di questi standard etici da parte dei professionisti della salute è essenziale per concretizzare il diritto alla salute.”[17]

Le leggi e gli standard internazionali riguardanti il trattamento di persone detenute in qualunque carcere o luogo di detenzione sono gli stessi che sono richiesti nel trattamento dei palestinesi incarcerati dallo Stato di Israele – non ci sono eccezioni o deroghe concesse sulla base della nazionalità o dell’appartenenza politica – ed impegnarsi in uno sciopero della fame non violento nel tentativo di garantire che quelli che ne hanno l’autorità rispettino, proteggano e soddisfino i loro diritti umani finché sono in detenzione rappresenta un diritto inerente ad ogni persona detenuta in condizioni crudeli o illegali.

Benché queste legittime azioni non violente si concentrino specificamente sul trattamento deplorevole dei palestinesi all’interno del sistema carcerario israeliano, alle Nazioni Unite ed alla comunità internazionale nel suo complesso compete anche affrontare la collettiva e complessiva negazione dei diritti umani di ogni palestinese che vive sotto un’occupazione di 50 anni. Come l’associazione per l’appoggio ai prigionieri e per i diritti umani “Addameer” ha portato all’attenzione del mondo in una dichiarazione pubblica del 17 aprile, quando è iniziato lo sciopero della fame, “il problema dei prigionieri e dei detenuti palestinesi nelle prigioni e nei centri di detenzione israeliani trascende quello dei diritti umani individuali, riguarda anche i diritti collettivi di un intero popolo – il popolo palestinese, che continua ad essere privato del suo diritto all’autodeterminazione e alla sovranità – fondamenti basilari del diritto internazionale.” [18]

Esortiamo vivamente lei, in quanto segretario generale dell’ONU, a chiedere pubblicamente una tempestiva assicurazione da parte dello Stato di Israele che a) rispetterà ogni legge e standard internazionale pertinente riguardo al trattamento dei palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, compresa la proibizione di trasferimento dei prigionieri dai territori occupati, e in particolare, b) accetterà le ragionevoli richieste degli scioperanti, che si basano su quelle leggi e standard internazionali e c) si asterrà da qualunque tentativo di alimentazione forzata di qualunque palestinese coinvolto nello sciopero della fame.

Cordialmente,

Center for Constitutional Rights

[Centro per i Diritti Costituzionali- USA]

International Association of Democratic Lawyers

[Associazione Internazionale dei Giuristi Democratici]

International Federation for Human Rights

[Federazione Internazionale per i Diritti Umani]

National Lawyers’ Guild

[Associazione Nazionale dei Giuristi -USA]

Palestine Legal [USA]


[1] Vedi, per es., Relatore speciale dell’ONU sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, Michael Lynk, 19 maggio 2017 “Nessuna fine in vista, afferma l’esperto in diritti umani dell’ONU dopo 50 anni di occupazione israeliana del territorio palestinese”. Vedi in: http://www.ohchr.org/EN/NewsEv ents/Pages/DisplayNews.aspx? NewsID=21639&LangID=E.

[2] Convenzione internazionale sui diritti civili e politici e Convenzione contro la Tortura ed altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Vedi in: http://www.ohchr.org/EN/Profes sionalInterest/Pages/CoreInstr uments.aspx. Vedi anche: Norme standard minime dell’ONU per il trattamento nelle prigioni (1957). Vedi in: http://www.ohchr.org/EN/Profes sionalInterest/Pages/Treatment OfPrisoners.aspx

[3] Relatore speciale dell’ONU sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, Michael Lynk, 16 maggio 2017 “Il relatore speciale dell’ONU sui TPO chiede ad Israele di rispettare le leggi internazionali sulla detenzione (La dichiarazione del relatore speciale dell’ONU nei TPO sulla detenzione”). Vedi in: http://www.ohchr.org/EN/NewsEv ents/Pages/DisplayNews.aspx? NewsID=21624&LangID=E

[4] Dichiarazione del relatore speciale dell’ONU nei TPO sulla detenzione

[5] Dichiarazione del relatore speciale dell’ONU nei TPO sulla detenzione

[6] Dichiarazione del relatore speciale dell’ONU nei TPO sulla detenzione

[7] Rapporto periodico del relatore speciale sulla tortura e su altri trattamenti e punizioni crudeli, inumani o degradanti, U.N. Doc. A/66/268 (5 Ag. 2011) (di Juan Méndez) al par. 58.

[8]  Comitato Internazionale della Croce Rossa, 3 maggio 2017, “Comunicato stampa: i contatti dei detenuti con le loro famiglie sono un obbligo di Israele in base alle leggi umanitarie internazionali” (“comunicato stampa del CICR). Vedi in: https://www.icrc.org/en/docume nt/detainees-contacts-families -are-israels-obligation-under- ihl  

[9] Comunicato stampa del CICR

[10] Comunicato stampa del CICR

[11] Dichiarazione del relatore speciale dell’ONU per i TPO sulla detenzione.

[12] Comunicato stampa del CICR

[13] Vedi: The Times of Israel, 4 maggio 2017 ‘Israel said considering bringing foreign doctors to force feed hunger strikers’ [Israele sta pensando di ingaggiare dottori stranieri per l’alimentazione forzata degli scioperanti]. Vedi in: http://www.timesofisrael.com/i srael-said-considering-bringin g-foreign-doctors-to-force- feed-hunger-strikers/; Haaretz, 5 maggio 2017 ‘Doctors refusing to force treatment on Palestinian hunger strikers must find their own replacement’. [I medici che rifiutano trattamenti forzati sui palestinesi in sciopero della fame devono essere rimpiazzati]. Vedi in: http://www.haaretz.com/israel- news/.premium-1.787483

[14] Associazione Medica Mondiale (1975), Dichiarazione di Tokyo: Linee guida per medici riguardo alla tortura e ad altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti riguardo alla detenzione ed all’incarceramento. Vedi in: : https://ama.com.au/sites/defau lt/files/documents/WMA_Declara tion_of_Tokyo.pdf

[15] Reyes, H. (1998), Comitato Internazionale della Croce Rossa, Maltrattamenti e tortura, Ricerca di medicina legale (vol. 19). Vedi in: https://www.icrc.org/eng/resou rces/documents/article/other/ health-article-010198.htm

[16] Assemblea Generale dell’ONU (1982), Principi di etica medica riguardo al ruolo del personale sanitario, in particolare medico, nella protezione dei prigionieri e detenuti contro la tortura ed altri trattamenti e punizioni crudeli, inumani o degradanti. Vedi in: http://www.ohchr.org/EN/Profes sionalInterest/Pages/MedicalEt hics.aspx

[17] Commissione ONU su Economia e Società [ECOSOC], Commissione su diritti umani, situazione dei detenuti a Guantanamo, P 82, U.N. Doc. E/CN.4/2006/120, p. 82. Vedi in: https://documents-dds-ny.un.or g/doc/UNDOC/GEN/G06/112/76/PDF /G0611276.pdf?OpenElement

[18] Addameer, 17 aprile 2017, “Prendere l’iniziativa: i prigionieri politici palestinesi lanciano uno sciopero della fame di massa.” Vedi in: http://www.addameer.org/news/t ake-action-palestinian-politic al-prisoners-launch-mass- hunger-strike. Addameer (‘Coscienza’ in arabo) è un’organizzazione della società civile palestinese che appoggia i prigionieri palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane e palestinesi con sostegno legale gratuito, assistenza e difesa legale dal 1992.