Dopo 40 giorni i palestinesi interrompono lo sciopero della fame di massa nelle prigioni israeliane

27 maggio 201, Ma’an

BETLEMME (Ma’an) – All’alba di sabato, centinaia di palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane hanno interrotto uno sciopero della fame di massa durato 40 giorni, dopo aver raggiunto un accordo con il Servizio Penitenziario Israeliano (IPS), che ha ripristinato le visite dei famigliari dei prigionieri due volte al mese. I leader palestinesi hanno plaudito alla “vittoria” dei prigionieri, dicendo che l’accordo rappresenta “un passo importante verso il pieno rispetto dei diritti dei prigionieri palestinesi.”

Il capo del Comitato palestinese per le questioni dei prigionieri Issa Qaraqe e il capo della Associazione palestinese per i prigionieri (PPS) Qaddura Fares hanno detto in un comunicato congiunto che i prigionieri hanno sospeso lo sciopero, denominato “Libertà e Dignità”, in seguito ad oltre 20 ore di trattative tra l’IPS e Marwan Barghouthi – il leader di Fatah incarcerato, che è stato il principale dirigente dello sciopero di massa, ed altri leader dei prigionieri nel carcere di Ashkelon.

Il comunicato ha aggiunto che gli ufficiali dell’IPS hanno annunciato la fine dello sciopero dopo aver negoziato con Barghouthi, con cui l’IPS aveva insistentemente rifiutato di parlare per tutta la durata dello sciopero, in quanto gli scioperanti avevano respinto le trattative senza la presenza di Barghouthi.

La dichiarazione congiunta non ha menzionato quali delle richieste degli scioperanti fossero realmente state accettate dalle autorità carcerarie israeliane.

Un portavoce dell’IPS ha detto a Ma’an che l’accordo, che garantisce ai prigionieri una seconda visita mensile dei familiari, da finanziarsi da parte dell’ANP, è stato concluso tra lo Stato di Israele, il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) e l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP),

In effetti questa iniziativa ha reintrodotto il numero di visite di familiari che era tradizionalmente concesso ai prigionieri palestinesi, prima che l’anno scorso l’ICRC riducesse da due ad una al mese il numero delle visite consentite, provocando proteste in tutto il territorio palestinese.

Il portavoce dell’IPS ha confermato che Barghouthi ha partecipato agli accordi, ma ha detto che l’IPS non considerava i colloqui dei “negoziati”, in quanto ripristinavano semplicemente una precedente politica e non facevano alcuna nuova concessione ai prigionieri.

Il portavoce dell’IPS ha detto a Ma’an che 834 prigionieri che erano rimasti in sciopero fino al 40^ giorno avevano interrotto lo sciopero e i 18 prigionieri che si trovavano in ospedale sarebbero stati rimandati nelle carceri israeliane quando le loro condizioni di salute fossero migliorate.

Il portavoce non ha voluto dichiarare se altre richieste, tra le quali figuravano anche il diritto ad accedere all’istruzione superiore, ad adeguate cure e trattamenti medici e la fine dell’isolamento e della detenzione amministrativa – incarcerazione senza accuse o processo – oltre ad altre richieste di diritti fondamentali, fossero state esaudite.

L’accordo è arrivato nel primo giorno del mese sacro ai musulmani del Ramadan, quando alcuni scioperanti avevano promesso di digiunare e rinunciare alla bevanda di acqua e sale consumata dai prigionieri dall’alba al tramonto – la sola fonte di nutrimento assunta dagli scioperanti.

Moltissimi prigionieri palestinesi sono stati trasferiti in ospedali israeliani durante lo sciopero della fame, e si ha notizia che i prigionieri vomitassero sangue ed avessero svenimenti. I leader palestinesi temevano la possibile morte di scioperanti se le loro richieste non fossero state accolte.

Sabato Xavier Abu Eid, un portavoce dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), ha rilasciato una dichiarazione affermando che lo sciopero della fame aveva “ trionfato”.

Nella dichiarazione si legge: “Questo è un passo importante verso il pieno rispetto dei diritti dei prigionieri palestinesi in base al diritto internazionale. E’ anche un segno della realtà dell’occupazione israeliana che non ha lasciato altra scelta ai prigionieri palestinesi se non digiunare per ottenere i diritti fondamentali che spettano loro in base al diritto internazionale.”

Come si sottolinea nella dichiarazione, lo sciopero della fame è stato uno dei più lunghi scioperi nella storia della Palestina e ha visto un’ampia partecipazione di prigionieri palestinesi di tutte le fazioni politiche.

La dichiarazione rileva che le forze israeliane hanno tentato di spezzare lo sciopero della fame con diversi provvedimenti punitivi, compreso l’utilizzo dell’isolamento dei prigionieri in sciopero, “l’istigazione” contro gli scioperanti e i loro leader, in particolare Barghouthi, e la minaccia di alimentazione forzata degli scioperanti.

L’epica resilienza e la determinazione dei prigionieri in sciopero della fame ed il loro rifiuto di sospendere lo sciopero, nonostante la repressione e le durissime condizioni che hanno affrontato, hanno permesso che la loro volontà prevalesse su quella dei carcerieri.”

La dichiarazione prosegue poi ringraziando tutti coloro che hanno espresso solidarietà ai prigionieri palestinesi, in particolare agli ex detenuti politici in Sudafrica, Irlanda e Argentina.

Nella dichiarazione si legge: “Il popolo palestinese è una nazione imprigionata ed i prigionieri palestinesi sono lo specchio di questa dolorosa realtà.”

Il portavoce dell’ANP Youssef al-Mahmoud si è anche congratulato con gli scioperanti per “aver realizzato i loro obiettivi.”

I nostri eroici prigionieri hanno ottenuto una nuova vittoria nella loro leggendaria resistenza”, ha detto, aggiungendo che il governo proseguirà nei suoi sforzi per “garantire che tutti i prigionieri palestinesi vengano liberati senza eccezioni né condizioni.”

Ha anche invitato a porre termine alle divisioni politiche in Palestina ed a lavorare per riconquistare l’unità nazionale per sostenere i palestinesi nell’affrontare le loro sfide.

Al contempo, il membro del comitato centrale di Fatah Jamal Muheisin e Qaraqe hanno tenuto una conferenza stampa in piazza Yasser Arafat a Ramallah per annunciare la “vittoria” dello sciopero della fame. Il comitato nazionale a sostegno dello sciopero ha anche emesso una dichiarazione dicendo che gli scioperanti hanno conseguito un “leggendario trionfo, costringendo il governo di occupazione a negoziare con i leader dello sciopero e con Marwan Barghouthi, dopo aver rifiutato di trattare per 40 giorni.”

La dichiarazione ha sottolineato che “l’epico sciopero della fame” ha riportato l’unità tra i palestinesi nelle prigioni israeliane e ha rinverdito lo spirito di solidarietà nazionale, che è riuscito a “sconfiggere i disegni dell’occupante.”

La dichiarazione ha aggiunto che nella giornata di sabato sarebbero state diffuse ulteriori informazioni riguardo ai dettagli dell’accordo tra I dirigenti dell’IPS e gli scioperanti.

I palestinesi incarcerati da Israele hanno attuato diversi scioperi della fame, che hanno visto la morte di parecchi scioperanti durante gli scioperi, a causa della politica israeliana di alimentazione forzata dei prigionieri, da quando l’esercito israeliano ha occupato la Cisgiordania, compresa Gerusalemme est e Gaza, nel 1967.

Le loro richieste andavano dal pretendere cibo di migliore qualità al porre fine alla tortura nelle prigioni israeliane.

Secondo l’associazione Addameer per i diritti dei prigionieri, fino ad aprile erano incarcerati nelle prigioni israeliane 6.300 palestinesi, che in maggioranza sono detenuti all’interno del territorio israeliano, in violazione del diritto internazionale che vieta di detenere palestinesi della Cisgiordania e di Gaza al di fuori dei territori occupati.

Mentre le autorità israeliane definiscono i palestinesi “prigionieri di sicurezza”, gli attivisti e le associazioni per i diritti hanno a lungo considerato i palestinesi detenuti da Israele come prigionieri politici ed hanno sistematicamente condannato l’uso israeliano delle carceri come mezzo per destabilizzare la vita politica e sociale palestinese nei territori occupati.

Addameer ha riferito che il 40% della popolazione maschile palestinese è stata detenuta dalle autorità israeliane in un certo momento della sua vita.

(Traduzione di Cristiana Cavagna)