Rapporto OCHA periodo 20 giugno- 3luglio (2 settimmane)

Nel periodo di riferimento, con fluttuazioni delle fonti di approvvigionamento, i blackout elettrici nella Striscia di Gaza sono proseguiti per 18-20 ore/giorno, stravolgendo le condizioni di vita e destabilizzando la fornitura di servizi essenziali.

Dal 21 giugno, carburante importato dall’Egitto è entrato in Gaza attraverso il valico di Rafah, consentendo alla Centrale Elettrica di riprendere una parziale operatività dopo uno spegnimento durato due mesi. Tuttavia, questa ripresa ha solo compensato la riduzione del 30-35% di fornitura elettrica da parte di Israele, iniziata dopo il 19 giugno su richiesta dell’Autorità Palestinese in Cisgiordania. Il riavvio della Centrale Elettrica non ha comportato un miglioramento complessivo nella fornitura di elettricità. Inoltre, tra il 30 giugno e il 2 luglio, la fornitura di energia elettrica dall’Egitto, tramite linee di alimentazione (15-20% della fornitura totale a Gaza), non è avvenuta a causa di un malfunzionamento tecnico.

Il 3 luglio, le agenzie umanitarie operanti nei territori palestinesi occupati hanno chiesto alla comunità internazionale un nuovo stanziamento umanitario di 25 milioni di dollari per fermare il deterioramento della situazione umanitaria nella Striscia di Gaza. In un documento presentato ai diplomatici, le agenzie hanno individuato interventi ad alta priorità e di salvaguardia delle vite nei settori: sanitario, acqua potabile, igienico-sanitario e sicurezza alimentare. “Le capacità delle famiglie di Gaza di affrontare queste avversità sono esaurite, poiché l’impatto cumulativo di 10 anni di isolamento, di divisione e di insicurezza presenta ora il suo conto”, ha dichiarato Robert Piper, Coordinatore Umanitario per il territorio palestinese occupato.

Il 26 giugno, un gruppo armato palestinese ha lanciato un razzo verso Israele: il razzo è caduto in un’area aperta, senza causare vittime o danni. Il lancio è stato seguito da una serie di attacchi aerei israeliani che hanno danneggiato due siti militari all’interno di Gaza. Inoltre, in almeno 15 occasioni durante il periodo di riferimento, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento verso palestinesi presenti in Aree ad Accesso Riservato di terra e di mare; non sono stati segnalati feriti. Infine, un civile palestinese è stato arrestato dalle forze israeliane ed un altro dalla polizia palestinese di Gaza, presumibilmente durante tentativi di attraversamento illegale in Israele.

Due palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane in due separati episodi, a Gerusalemme ed Hebron, secondo quanto riferito dopo aver attaccato le forze israeliane; non sono state segnalate lesioni ad israeliani. Il 20 giugno, le forze israeliane hanno ucciso un palestinese 23enne all’incrocio di Jaba, a nord-est di Gerusalemme; secondo quanto riferito, il giovane aveva tentato di accoltellare soldati israeliani. Il suo corpo è stato trattenuto dalle autorità israeliane, insieme a quello di altri cinque palestinesi uccisi nei mesi precedenti in episodi simili. Un altro palestinese di 23 anni è stato ucciso da un’unità israeliana sotto copertura il 28 giugno nella zona H2 della città di Hebron, durante un’operazione di ricerca-arresto; secondo fonti israeliane, l’uomo portava un’arma improvvisata ed è stato colpito durante uno scambio a fuoco.

Un totale di 70 palestinesi, di cui dieci minori, sono stati feriti dalle forze israeliane durante diversi scontri nei territori occupati. Otto dei ferimenti, tra cui uno riguardante un minore, si sono verificati durante le proteste ed i relativi confronti nei pressi della recinzione perimetrale della Striscia di Gaza. I restanti ferimenti sono avvenuti in Cisgiordania: nel contesto di sei operazioni di ricerca e arresto; nella dimostrazione settimanale a Kafr Qaddum (Qalqiliya); durante scontri all’entrata del Campo Profughi di Shu’fat (Gerusalemme Est); durante un processione funebre nella Città Vecchia di Gerusalemme. Inoltre, secondo i media israeliani, quattro soldati israeliani sono stati feriti in due distinti episodi di lancio di pietre da parte di palestinesi: in Al ‘Isawiya (Gerusalemme) e nel villaggio di Beit Ummar (Hebron).

Il 27 giugno Israele ha ridotto la zona di pesca lungo la costa meridionale di Gaza a sei miglia nautiche, dopo averla estesa a nove miglia dal 3 maggio, in occasione della stagione di pesca delle sardine. L’espansione temporanea ha portato ad un significativo aumento della quantità e della qualità delle catture di pesca, secondo il Ministero dell’Agricoltura palestinese. Oltre 35.000 palestinesi dipendono dall’industria della pesca per il loro sostentamento.

Le autorità israeliane hanno smantellato e sequestrato un impianto di pannelli solari ed hanno demolito, o costretto i proprietari a demolire, quattro strutture, a motivo della mancanza dei permessi di costruzione israeliani. L’impianto solare, composto da 96 pannelli, era stato fornito da una organizzazione umanitaria internazionale alla Comunità di Jubbet adh Dhib (Betlemme, in Area C) per fornire energia elettrica alle sue 27 famiglie. Altre tre strutture sono state demolite nelle aree di Jabal al Mukkabir e Al ‘Isawiya di Gerusalemme Est e una nella Comunità di Az Zayyem (Area C, governatorato di Gerusalemme), sfollando tre palestinesi e colpendone altri 177.

Sempre in tema di demolizioni, le autorità israeliane hanno emesso almeno 38 ordini di demolizione e/o arresto-lavori nei confronti di strutture abitative e di sussistenza in sette Comunità dell’Area C e di Gerusalemme Est. Sette di questi ordini riguardano Jabal al Baba (Gerusalemme), una delle 46 Comunità beduine palestinesi della Cisgiordania centrale a rischio di trasferimento forzato e soggette a politiche israeliane miranti a fare sì che abbandonino il territorio. Altre sette strutture prese di mira, locate nella Comunità di Shi’b al Butum (Hebron), sono state fornite come assistenza umanitaria e finanziate dal Fondo Umanitario per i territori palestinesi occupati.

Secondo fonti palestinesi, circa duecento alberi ed alberelli appartenenti a due famiglie palestinesi di Burin (Nablus), sono stati bruciati in due separate azioni condotte da coloni di Yitzhar. La sicurezza ed i mezzi di sostentamento di circa 20.000 palestinesi che vivono in sei villaggi che circondano Yitzhar, tra cui Burin, sono stati minacciati negli ultimi anni dalla violenza sistematica e dalle intimidazioni di coloni. A quanto riferito, altri sette alberi appartenenti ad una famiglia di Turmus’ayya (Ramallah), sono stati incendiati da coloni dell’insediamento di Adei Ad. Sempre durante il periodo di questo rapporto, un uomo palestinese è stato fisicamente aggredito e ferito da coloni israeliani nella Città Vecchia di Gerusalemme.

Secondo media israeliani, nei pressi di Gerusalemme, Ramallah e Betlemme, una colona israeliana è stata ferita e quattro veicoli israeliani sono stati danneggiati in altrettanti episodi di lancio di pietre da parte palestinese. Un terreno agricolo nei pressi dell’insediamento colonico di Karme Tzur (vicino ad Hebron) è stata incendiato da palestinesi tramite bottiglia incendiaria.

Secondo i dati ufficiali forniti da Israele, circa 46.900 palestinesi con documenti di identità della Cisgiordania sono entrati a Gerusalemme Est il quarto venerdì del Ramadan (23 giugno) attraverso i quattro punti di controllo designati lungo la Barriera, mentre il 21 giugno, per la celebrazione del Laylat al Qadr (Notte del Destino), ne sono entrati 56.500. I criteri per l’accesso senza permessi sono rimasti gli stessi delle settimane precedenti: uomini di età superiore a 40 anni e donne di tutte le età sono stati ammessi a entrare in Gerusalemme senza permesso.

Durante il periodo di riferimento, il valico di Rafah, a controllo egiziano, è stato eccezionalmente aperto solo per l’ingresso di carburante destinato primariamente alla Centrale Elettrica (vedi sopra), ma è rimasto chiuso alle persone. Secondo le autorità palestinesi di Gaza, oltre 20.000 persone, tra cui casi umanitari, sono registrate per l’attraversamento. Il valico venne eccezionalmente aperto per i passeggeri il 9 maggio, portando a 16, finora, il numero di giorni di apertura nel 2017.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.

la versione in italiano è scaricabile dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it