Repressione proteste a Gaza

Berretti da baseball e abiti civili: anche Hamas ha i suoi soldati in borghese

 

Questa settimana membri di Hamas hanno disperso in modo violento una manifestazione a Gaza contro la divisione politica dei palestinesi ed hanno aggredito i manifestanti che cercavano di fotografarli mentre lo facevano

Haaretz

Amira Hass

29 giugno 2018

Lunedì decine di uomini con in testa kefiah e berretti bianchi da baseball hanno fatto irruzione in una manifestazione che si svolgeva nel centro della città. Sembra l’inizio di un articolo su un’altra protesta dispersa a Ramallah dalle forze di sicurezza in borghese dell’Autorità Nazionale Palestinese.

Ma in realtà ciò che è successo lunedì è avvenuto a Gaza City. Era una manifestazione di poche centinaia di persone che chiedevano la fine della divisione politica tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania e la revoca delle misure punitive che il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha imposto a Gaza.

I manifestanti, come anche giornalisti e associazioni per i diritti umani, sono convinti che dietro alle violenze per interrompere la manifestazione vi fosse il governo de facto di Gaza; in altri termini, Hamas. Ma Hamas e il ministero dell’Interno di Gaza, controllato da Hamas, negano ogni coinvolgimento.

Siti di informazione riferiscono che l’iniziativa della manifestazione proveniva dalla commissione per i prigionieri di Fatah.

Ad uno sguardo superficiale, sembra che questi manifestanti intendessero “rispondere” alle manifestazioni in Cisgiordania contrapponendosi alla divisione politica – la situazione di due governi palestinesi paralleli. A Gaza la richiesta di porre fine alla divisione è uno slogan che viene attribuito soprattutto ai sostenitori di Fatah e agli oppositori di Hamas, in quanto implica il ripristino del controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese su Gaza.

Ma gli ex prigionieri in Israele di tutti i movimenti palestinesi hanno contribuito ad organizzare la protesta a Gaza. Inoltre, uno dei partecipanti alla manifestazione non era altri che Tawfiq Abu Naim, il capo delle forze di sicurezza nella Striscia.

Abu Naim è sopravvissuto ad un attentato alla sua vita in ottobre, attribuito sia allo Stato Islamico che ad Israele. Nel 1989 è stato incriminato in Israele per aver partecipato alla fondazione dell’ala militare di Hamas e per l’uccisione di palestinesi sospettati di collaborare con Israele. È stato condannato all’ergastolo e poi rilasciato nell’ambito dello scambio di prigionieri con Gilad Shalit nel 2011.

Secondo un comunicato stampa di Hamas, alcuni prigionieri di Hamas rilasciati hanno aiutato ad organizzare la manifestazione e Abu Naim avrebbe dovuto parlare durante la protesta, ma il suo discorso è stato annullato a causa dell’opposizione di alcuni manifestanti. Comunque il messaggio era chiaro. Dopotutto, non ha senso che ex detenuti di Hamas, che hanno contribuito ad organizzare la manifestazione, siano responsabili della sua violenta repressione. Loro, ed in particolare quelli rilasciati in cambio di Shalit, sono stati tra i primi danneggiati dalle misure punitive a Gaza da parte di Abbas.

Circa un anno fa Abbas ha sospeso i loro sussidi mensili e – nonostante le proteste e le promesse – questi pagamenti devono ancora essere ripristinati. Nella società palestinese i sussidi mensili sono considerati un adeguato compenso per il sacrificio dei militanti [che lottano] contro l’occupazione e delle loro famiglie; in special modo quando questi militanti dopo il loro rilascio non hanno ottenuto un lavoro ufficiale con un salario.

Violenta parodia

Secondo il Centro Palestinese per i Diritti Umani, con sede a Gaza City, gli individui con i berretti bianchi da baseball sono comparsi subito dopo l’inizio della protesta. Alcuni sono usciti da una moschea lì vicino. Portavano cartelli e gridavano: “Il popolo vuole che Abbas se ne vada” – un’eco degli slogan del Cairo nel gennaio 2011, quando era presidente Hosni Mubarak [si riferisce alle proteste di piazza Tahrir e alla cacciata di Mubarak, ndtr.].

Sembra una parodia della repressione della manifestazione a Ramallah del mercoledì precedente, in cui dei giovani che indossavano berretti da baseball di Fatah hanno attaccato i manifestanti.

Una parodia molto violenta.  I manifestanti hanno rifiutato la richiesta degli organizzatori di “di gridare slogan unitari.” Sono scoppiati scontri e poi, come scritto nel rapporto del Centro Palestinese per i Diritti Umani, agenti di sicurezza in borghese ed alcuni degli uomini coi berretti bianchi da baseball hanno distrutto il palco ed aggredito alcuni partecipanti.

Chiunque cercasse di fotografare o filmare ciò che stava succedendo veniva aggredito dagli agenti in borghese e costretto a cancellare le fotografie. “Quando ho filmato gli attacchi, circa quattro uomini in abiti civili mi si sono avvicinati e mi hanno ordinato di dargli il mio telefonino”, ha detto un attivista di un gruppo per i diritti umani.

“Mi sono rifiutato e allora altri due tipi sono venuti verso di me con dei bastoni in mano. Li ho seminati e sono andato verso un gruppo di civili che poi si sono rivelati essere membri delle forze di sicurezza; si sono qualificati come tali”, ha aggiunto.

“Io mi sono presentato a loro come membro di un gruppo per i diritti umani che ha il diritto di filmare. Ma questo non gli ha impedito di minacciarmi che mi avrebbero arrestato, mi hanno spintonato, ammanettato e hanno preso il mio cellulare.”

Il telefonino è stato restituito dopo che sono state cancellate le fotografie.

Barbe e pistole

Anche un giornalista di una trasmittente radiofonica palestinese ha detto che agenti in borghese gli hanno strappato il telefonino mentre stava filmando gli avvenimenti. Ha detto ad un ricercatore sul campo del Centro Palestinese per i Diritti Umani che la maggior parte degli individui che sono intervenuti nella manifestazione aveva la barba; secondo lui erano chiaramente militanti di Hamas.

Ha identificato i membri delle forze di sicurezza tra i dimostranti dalle pistole che nascondevano e dalle loro radio. Alcuni manifestanti hanno risposto a quelli che intervenivano con grida di “Con l’anima e il sangue ti redimeremo, Abbas.”

Il giornalista ha detto che un alto comandante delle forze di sicurezza di Hamas – che dalle riprese che non sono state cancellate risulta essere Abu Naim – è andato sul palco ed ha dichiarato che nessun membro delle forze di sicurezza era tra gli aggressori. Ma i manifestanti gli hanno gridato che non era vero: la piazza era piena di uomini delle forze di sicurezza. Il comandante se ne è andato e poi sono scoppiati gli scontri, ha detto il giornalista.

Le condanne da parte delle organizzazioni palestinesi, dell’associazione della stampa e dei portavoce di Fatah e dell’ANP in Cisgiordania non si sono fatte attendere. Il ministero dell’Interno di Gaza ha ripetutamente asserito che non solo non era coinvolto negli eventi, ma che aveva dato la sua approvazione alla manifestazione. Come ha detto Hamas in una dichiarazione, gli scontri sono scoppiati tra i manifestanti a causa della forte tensione a Gaza e dell’oppressione patita dalla popolazione.

Forse il ministero dell’Interno e Hamas sono stati talmente sofisticati da irrompere nella manifestazione senza rivendicare di averla repressa? Se il ministero dell’Interno era così favorevole alla protesta, come mai non ha fermato le persone che l’hanno aggredita? Oppure era davvero un’iniziativa personale di teste calde che per caso erano membri di Hamas?

Secondo alcuni partecipanti, gli uomini con i berretti da baseball, mentre attaccavano i manifestanti, gridavano: “Abbasso la laicità”. Pesanti accuse contro la laicità (quasi un sinonimo di “eresia”) venivano lanciate contro l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina in generale, e soprattutto contro i gruppi di sinistra, ma anche contro Fatah, anche se molti dei suoi più importanti dirigenti sono credenti.

I manifestanti di mercoledì a Betlemme erano per lo più di sinistra; una settimana dopo la famosa protesta a Ramallah hanno sfidato l’ANP e si sono uniti alla richiesta di togliere le sanzioni a Gaza.

Questa volta la polizia palestinese ha evitato di interrompere la manifestazione, si è limitata a mantenere l’ordine, ha offerto acqua fresca ai manifestanti e li ha lasciati gridare i loro slogan.

Secondo le notizie di siti di informazione palestinesi, i manifestanti hanno elogiato Mohammed Def, il capo dell’ala militare di Hamas, hanno chiesto la fine della cooperazione sulla sicurezza con Israele ed hanno gridato slogan sprezzanti verso la lotta nonviolenta e a favore della ripresa della lotta armata.

Simili slogan si sentono abitualmente nelle manifestazioni di piccoli gruppi di giovani che si identificano con la sinistra – “dei laici”, per usare le parole di quelli che hanno interrotto la manifestazione di Gaza.

(Traduzione di Cristiana Cavagna)