L’attacco di Trump all’UNRWA è contro i rifugiati palestinesi

Ben White

Venerdì 31 agosto 2018 Middle East Eye

L’eliminazione dell’UNRWA mira al consolidamento di uno Stato unico dell’apartheid e alla sconfitta della lotta dei palestinesi

Durante il fine settimana la televisione israeliana ha informato che l’amministrazione USA sta progettando di incrementare i propri attacchi contro i rifugiati palestinesi non solo negando esplicitamente il loro diritto al ritorno, ma anche ridefinendo unilateralmente chi sia un rifugiato, in modo da ridurne drasticamente il numero a solo mezzo milione.

Finora la diplomatica USA Nikki Haley [ambasciatrice USA all’ONU, ndtr.] ha affermato che gli USA appoggeranno l’agenzia per l’aiuto ai rifugiati palestinesi UNRWA solo se l’organizzazione dovesse “modificare il numero di rifugiati con un conteggio corretto.”

Ora si dice che l’amministrazione Trump ha deciso di annullare qualunque finanziamento USA all’UNRWA.

Un diritto umano fondamentale

Non c’è bisogno di soffermarsi a lungo sull’inconsistenza degli argomenti addotti da politici USA e israeliani. Il diritto al ritorno è un diritto umano fondamentale e, come è stato evidenziato dal capo dell’UNRWA Pierre Krähenbühl, nonché dal Dipartimento di Stato USA nel 2015 e nel 2012, in situazioni che sono durate a lungo nel tempo i figli e i nipoti dei rifugiati sono usualmente riconosciuti come tali.

A febbraio, quando il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha suggerito al Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres che i finanziamenti per i rifugiati palestinesi potrebbero passare per l’UNHCR [agenzia ONU per i rifugiati, ndtr.] piuttosto che per l’UNRWA [agenzia ONU specifica per i rifugiati palestinesi, ndtr.], Guterres ha puntualizzato che quest’ultima promuove il rimpatrio: “E’ sicuro di volere che l’organizzazione ONU per i rifugiati inizi a lavorare per il ritorno dei rifugiati palestinesi?” ha detto.

Ma, retorica a parte, è importante considerare quanto la nuova posizione degli USA differisca in pratica delle precedenti amministrazioni USA.

Durante un quarto di secolo del processo di pace, nessuna amministrazione USA ha mai sostenuto la messa in pratica concreta del diritto dei rifugiati palestinesi al ritorno e alle compensazioni, accettando piuttosto la posizione israeliana che la sua richiesta di conservare una maggioranza ebraica dei cittadini prevalesse sul diritto dei palestinesi espulsi al ritorno nella loro patria.

Un approccio semplicistico e rozzo

Quindi, cosa c’è di diverso ora? Il primo elemento è che l’amministrazione Trump, come ha già dimostrato in molti modi, non è interessata a giocare il ruolo che in genere ha caratterizzato i “colloqui di pace” gestiti dagli USA. Questo brusco allontanamento ha determinato un approccio semplicistico e rozzo che ha reso impossibile persino per uno come il presidente palestinese Mahmoud Abbas tornare al tavolo dei negoziati.

Il secondo elemento è che una destra israeliana imbaldanzita e i suoi amici ideologi a Washington percepiscono l’opportunità di sferrare un colpo fatale all’UNRWA e quindi, per come la vedono, liquidare una volta per tutte il problema dei rifugiati palestinesi.

Pochi mesi dopo l’insediamento di Trump, Netanyahu ha dichiarato che l’UNRWA dovrebbe essere smantellata, un’affermazione che rappresenta un impressionante inasprimento negli attacchi ufficiali di Israele contro l’agenzia. Nel contempo, il genero e consigliere di Trump, Jared Kushner, ha appoggiato un “concreto tentativo di distruggere l’UNRWA.”

Plaudendo all’ultimo rapporto sui progetti di Trump di ridefinire i rifugiati palestinesi e di smettere di finanziare l’UNRWA, l’ex-ambasciatore israeliano Ron Prosor ha affermato di “aver lavorato per anni per la chiusura dell’UNRWA”, e si è augurato che il governo israeliano “adotti il piano senza riserve.”

Per l’estrema destra israeliana la decisione di Trump di “togliere Gerusalemme dal tavolo dei negoziati” è stata la dimostrazione che l’unilateralismo israeliano alla fine dà risultati. La mossa su Gerusalemme ha instillato la speranza – se non la certezza assoluta – su altre questioni come l’annessione e i rifugiati palestinesi.

Come ha detto il ministro per gli Affari di Gerusalemme Ze’ev Elkin [del Likud, ndtr.], parlando dei passi statunitensi contro l’UNRWA, “questo esempio dimostra che quando Israele crede nel suo cammino, e quando l’opinione pubblica israeliana è unita dietro i nostri interessi nazionali, alla fine il mondo riconosce la verità e passa sulle nostre posizioni.”

Ciò sta avvenendo ora con il diritto al ritorno (dei palestinesi), con la decisione di spostare l’ambasciata USA a Gerusalemme e succederà in altri ambiti, se mostriamo una sufficiente determinazione,” ha aggiunto.

L’UNRWA riceve il proprio mandato dall’Assemblea Generale dell’ONU, che non discuterà del suo rinnovo fino al giugno 2020 (e l’ultima volta venne prorogato con 167 voti contro uno). È l’unico consesso che, con voto a maggioranza, può cambiare il mandato dell’agenzia.

Conseguenze negative

Quindi gli USA e Israele devono aver deciso che colpire finanziariamente l’agenzia e impedirne il funzionamento nei territori palestinesi occupati costituisca nel frattempo la migliore opzione, insieme al fatto che l’amministrazione Trump desidera eliminare l’esistenza dei rifugiati palestinesi.

Qualcuno ha suggerito che non finanziare o smantellare l’UNRWA avrà conseguenze negative per Israele. Ma solo perché qualche “fonte della sicurezza” israeliana appoggia l’UNRWA nei termini di lotta contro l’“estremismo” o di sovvenzionare i costi dell’occupazione, ciò non inficia gli argomenti per la sua difesa.

Quest’ultimo attacco contro l’UNRWA è, evidentemente, un attacco politicamente motivato ai diritti dei rifugiati palestinesi.

Nel contesto della legge israeliana dello “Stato-Nazione ebraico”, del riconoscimento USA di Gerusalemme [come capitale di Israele, ndtr.] e di iniziative verso l’annessione del territorio della Cisgiordania, quelli che desiderano l’eliminazione dell’UNRWA prevedono che la sua fine sia una parte fondamentale del consolidamento di uno Stato unico dell’apartheid e della sconfitta della lotta palestinese.

Ben White è autore del recente libro “Cracks in the Wall: Beyond Apartheid in Palestine/Israel” [Crepe nel muro: oltre l’apartheid in Israele/Palestina]. È un giornalista e scrittore freelance e i suoi articoli sono stati pubblicati da Al Jazeera, al-Araby, Huffington Post, the Electronic Intifada, the Guardian’s Comment is Free ed altri.

Le opinioni esposte in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.

(traduzione di Amedeo Rossi)