Tre palestinesi uccisi dalle forze israeliane a Gaza

Mee e agenzie

Venerdì 14 settembre 2018, Middle East Eye

Le truppe israeliane colpiscono a morte un ragazzino di 12 anni a est di Jabalia nel nord della Striscia di Gaza

Fonti mediche palestinesi dell’enclave assediata hanno informato che venerdì tre palestinesi, compreso un dodicenne, sono stati colpiti a morte e più di 248 sono rimasti feriti dalle forze israeliane a Gaza.

Ashraf al-Qedra, portavoce del ministero della Salute di Gaza, ha affermato che venerdì il ragazzino è stato colpito alla testa ed ucciso a est di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza.

L’agenzia di notizie AFP ha informato che una fonte medica lo ha identificato come Shadi Abdel-Al.

Era solito andare ogni venerdì alle marce come migliaia di altre persone. Questo venerdì il suo destino era di morire come un martire,” ha detto il padre del ragazzino, Abdel-Aziz Abdel-Al, all’agenzia di notizie Reuter.

Un altro palestinese, il ventottenne Hashem Hassan, ha detto di aver visto Abdel-Al colpito a 70 metri dalla barriera [tra la Striscia di Gaza e Israele, ndtr.]: “Ha tirato qualche pietra, che è volata solo a qualche metro di distanza. Non rappresentava nessun pericolo.”

Il ministero ha detto che anche due ventunenni, Hani Afana e Mohammed Shaqqura, sono stati uccisi in due diversi incidenti nei pressi di Khan Yunis e di Al-Bureij.

Una fonte della sicurezza di Gaza ha affermato che un carro armato israeliano ha colpito anche un posto di vedetta di Hamas a est di Gaza City.

Da quando il 30 marzo sono iniziate le proteste settimanali della “Grande Marcia del Ritorno”, 177 palestinesi sono stati uccisi dai soldati israeliani.

L’esercito israeliano ha detto che circa 12.000 manifestanti si sono riuniti nelle proteste del venerdì. Più di 248 persone sarebbero state ferite. Sei dei feriti sarebbero in condizioni critiche.

Un giornalista presente sul posto ha affermato che le truppe israeliane hanno pesantemente sparato contro i manifestanti e che c’era molto fumo nero dei lacrimogeni.

La campagna di protesta chiede la fine del blocco israeliano contro Gaza durato 11 anni e il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi alle terre da cui le loro famiglie fuggirono durante la fondazione dello Stato di Israele.

Israele mantiene un durissimo blocco della Striscia di Gaza, che secondo chi lo critica rappresenta una punizione collettiva contro i due milioni di abitanti dell’impoverita Striscia.

La strategia di Israele contro i manifestanti ha suscitato la condanna internazionale.

Ma Washington ha appoggiato il suo alleato accusando Hamas di organizzare la mobilitazione di massa, un’affermazione smentita dal gruppo e dagli organizzatori delle proteste.

L’ONU e i mediatori egiziani hanno cercato di raggiungere un accordo per rendere tranquilla [la situazione a] Gaza, in cui nell’ultimo decennio Israele ha condotto tre guerre. I tentativi di mediazione sono stati complicati dalla rivalità di Hamas con il presidente palestinese Mahmoud Abbas, che ha ridotto i finanziamenti a Gaza.

(traduzione di Amedeo Rossi)