L’industria agrotecnica israeliana trae profitto dall’occupazione militare

Maureen Clare Murphy

 17 gennaio 2020 – Electronic Intifada

Secondo un nuovo rapporto dell’associazione di monitoraggio delle imprese “Who Profits” le aziende agrotecniche israeliane “sono totalmente complici dell’occupazione di terre palestinesi e siriane.”

La tecnologia sviluppata nel contesto dell’occupazione viene utilizzata dall’industria agricola di precisione israeliana apparentemente ad uso civile. Queste applicazioni consentono alle imprese belliche israeliane di promuovere “una versione presentabile delle loro tecnologie repressive” come strumenti per combattere il cambiamento climatico e la fame nel mondo.

Le imprese agrotecniche israeliane, approfittando di un’‘immagine verde’ positiva, sviluppano e commercializzano sistemi di irrigazione intelligente, soluzioni per la protezione delle coltivazioni e fertilizzanti specifici per agricoltori in tutto il mondo, con un guadagno di miliardi di dollari in vendite annuali, afferma Who Profits. Questa industria contribuisce all’agricoltura nelle colonie in Cisgiordania e sul Golan, così come al de-sviluppo dell’economia palestinese.

La Valle del Giordano, la principale regione agricola della Cisgiordania, è sotto totale controllo militare israeliano.

Negli anni ’80 Israele ha trasferito la proprietà della terra espropriata nella Valle del Giordano all’Organizzazione Sionista Mondiale. L’organizzazione concede la terra a coloni per la produzione agricola.

Prodotti delle colonie della Valle del Giordano, come melograni, mandorle, datteri e olive, sono esportati in Europa, spesso con l’erronea etichetta “Prodotto in Israele”.

Nel 2013 la Banca Mondiale stimava al ribasso il valore della produzione agricola degli insediamenti nella Valle del Giordano a circa 251 milioni di dollari.

Quello stesso anno la Banca Mondiale riteneva che le coltivazioni agricole di terreni in Cisgiordania in quel momento sotto totale controllo militare israeliano avrebbero fruttato all’economia palestinese ulteriori 700 milioni di dollari all’anno.

Ai palestinesi viene impedito di coltivare la propria terra e sono privati di entrate, obbligandone molti a “cercare lavoro nell’agricoltura delle colonie, spesso sottoposti a pesanti condizioni di sfruttamento,” sottolinea Who Profits.

I dirigenti israeliani, compreso il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, promettono di annettere unilateralmente la Valle del Giordano.

Rafforzamento dell’annessione unilaterale

Israele ha già rivendicato l’annessione delle Alture del Golan, territorio siriano occupato da Israele durante la guerra del 1967. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha dichiarato l’iniziativa “nulla, priva di valore e senza effetti giuridici internazionali.”

Sulle Alture del Golan circa 340 fattorie e villaggi siriani vennero distrutti da Israele, che al loro posto ha costruito colonie ebraiche.

Circa 26.000 coloni israeliani controllano circa il 95% del Golan –territorio di 1.860 km2 che rappresenta l’1% dell’estensione totale della Siria. Circa lo stesso numero di siriani controlla il resto delle terre del Golan.

Sulle Alture del Golan occupate la produzione agricola delle colonie contribuisce anche al furto di terre, al de-sviluppo dell’economia siriana locale e al rafforzamento dell’annessione unilaterale del territorio da parte di Israele,” afferma Who Profits.

La produzione agricola di Gaza è stata “decimata” dall’assedio israeliano, imposto dal 2007, e da ripetuti attacchi militari contro il territorio.

Ai palestinesi viene impedito l’accesso a zone definite in modo approssimativo, che in genere dovrebbero essere entro i 300 metri dal confine con Israele. Buona parte delle terre agricole di Gaza è compresa in questa zona vietata, che Israele impone sparando per uccidere.

Trasformazione dell’agrotecnologia in arma

Secondo Who Profits Israele ha utilizzato come un’arma contro Gaza l’agrotecnica, utilizzando erbicidi “per danneggiare e distruggere le coltivazioni palestinesi” nella zona perimetrale. Martedì di questa settimana aerei israeliani per irrorare i campi hanno spruzzato prodotti chimici, che si ritiene siano erbicidi, penetrati a Gaza.

Israele effettua l’irrorazione quando il vento sta soffiando verso ovest, il che porta i prodotti chimici ben all’interno di Gaza,” hanno affermato giovedì le associazioni per i diritti umani. “In incidenti di irrorazione precedentemente documentati, gli erbicidi chimici hanno raggiunto una distanza fino a 1.200 metri all’interno della Striscia.”

Le organizzazioni per i diritti aggiungono che i dati indicano “che l’irrorazione pone una minaccia potenziale al diritto alla vita, in quanto danneggia direttamente la sicurezza alimentare e la salute della popolazione civile di Gaza.”

Nel contempo le imprese dell’agrotecnica “beneficiano della commercializzazione del know-how militare israeliano” sviluppato nel contesto dell’occupazione.

Secondo Who Profits “la collaborazione include l’adattamento del sistema di comando e controllo “Iron Dome” [Cupola di Ferro, sistema antimissilistico israeliano, ndtr.] per l’irrigazione intelligente, così come l’utilizzo di droni delle Industrie Aerospaziali Israeliane [industria pubblica israeliana con circa 15.000 dipendenti, ndtr.] per l’agricoltura di precisione su vasta scala,”.

La situazione di una prolungata occupazione militare è stata il motore propulsore che sta dietro a una prolifica e molto redditizia industria bellica, che dà come risultato un rapporto simbiotico tra il settore privato e l’apparato militare dello Stato,” sostiene Who Profits.

Il settore agrotecnico civile trae beneficio dai sussidi del governo israeliano per la ricerca e lo sviluppo in Cisgiordania e sulle Alture del Golan, trovando nel contesto dell’occupazione “un terreno di sperimentazione per lo sviluppo di prodotti e tecnologie.”

Who Profits” afferma che l’estensione delle tecnologie militari alle industrie civili “rafforza ulteriormente l’interesse personale di imprese private nella perpetuazione dello status quo.”

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)