B’Tselem sul piano di “pace”di Trump: nessuna pace, apartheid

28 gennaio 2020 B’Tselem

Il piano dell’amministrazione americana, definito “l’accordo del secolo” è più simile al formaggio svizzero:il formaggio offerto agli israeliani e i buchi ai palestinesi.Esistono molti modi per porre fine all’occupazione, ma le uniche opzioni legittime sono quelle basate sull’uguaglianza e sui diritti umani per tutti. Questo è il motivo per cui l’attuale piano che legittima, consolida e addirittura amplia la portata delle violazioni dei diritti umani di Israele, perpetuate ormai da oltre 52 anni, è assolutamente inaccettabile.

Il piano di Trump svuota di qualsiasi significato i principi del diritto internazionale e ignora del tutto il concetto di responsabilità a causa delle loro violazioni. Trump propone di premiare Israele per le pratiche illegali e immorali in cui [Israele] si è impegnato sin da quando ha conquistato i Territori. Israele sarà in grado di continuare a saccheggiare terra e risorse palestinesi; riuscirà anche a mantenere le sue colonie e persino ad annettere più territorio, il tutto in totale spregio del diritto internazionale. I cittadini israeliani che vivono nei Territori continueranno a godere di tutti i diritti concessi ad altri cittadini israeliani, compresi i diritti politici e la libertà di movimento, come se non vivessero affatto all’interno di un’area occupata.

I palestinesi, d’altra parte, saranno relegati in piccole enclave chiuse, isolate, senza alcun controllo sulla loro vita poiché il piano rende eterna la frammentazione dell’area palestinese in porzioni di territorio non connesse tra loro e circondate dal controllo israeliano, non diversamente dai bantustan del regime di apartheid sudafricano. Senza contiguità territoriale, i palestinesi non saranno in grado di esercitare il loro diritto all’autodeterminazione e continueranno a dipendere completamente dalla buona volontà di Israele riguardo alla loro vita quotidiana, senza diritti politici e senza alcun modo di gestire il loro futuro.

Continueranno a essere alla mercé del rigido regime israeliano di permessi e avranno bisogno della sua approvazione per qualsiasi attività produttiva o sviluppo. In questo senso, non solo il piano non riesce a migliorare in alcun modo la situazione dei palestinesi, ma di fatto aggrava ancora la loro condizione perché la perpetua e la legittima. Questo piano rivela una visione del mondo che concepisce i palestinesi come eternamente sottomessi piuttosto che come esseri umani liberi e autonomi. Una “soluzione” di questo tipo, che non garantisce i diritti umani, la libertà e l’uguaglianza di tutte le persone che vivono tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo e perpetua invece l’oppressione e l’espropriazione di una parte – non è una soluzione valida. Di fatto, non è per niente una soluzione, ma solo una ricetta per ulteriore oppressione, ingiustizia e violenza.

(Traduzione dall’inglese di Carlo Tagliacozzo)