Il mondo deve fermare le annessioni di Israele e cancellare la sua colonizzazione della Palestina

Ramona Wadi

9 maggio 2020 The Palestine Chronicle

Le critiche del relatore speciale delle Nazioni Unite Michael Lynk nei confronti della incombente annessione da parte di USA-Israele di altri territori palestinesi offrirebbero un buon punto di partenza per un’azione politica collettiva contro Israele se solo la comunità internazionale dimostrasse tale determinazione.

“Il piano consoliderebbe un’apartheid del 21° secolo e avrebbe come conseguenza la fine del diritto dei palestinesi all’autodeterminazione. Legalmente, moralmente, politicamente, questo è del tutto inaccettabile”, ha dichiarato Lynk.

Il funzionario delle Nazioni Unite ha descritto le ripercussioni dell’annessione come l’apertura di un varco per “una cascata di conseguenze negative sui diritti umani” e ha insistito sul fatto che la comunità internazionale non possa più svolgere un suo ruolo accondiscendente nei confronti delle violazioni israeliane. “L’incombente annessione è una cartina di tornasole politica per la comunità internazionale. – ha avvertito – Questa annessione non sarà annullata con i rimproveri, né l’occupazione che persiste da 53 anni morirà di vecchiaia”.

Questa non è la prima volta che Lynk rivolge verso Israele una critica più severa rispetto ai pacati commenti tipici dei funzionari e delle istituzioni delle Nazioni Unite. In passato, ha caldeggiato sanzioni internazionali contro Israele e ha sostenuto la Corte Penale Internazionale (CPI) nelle sue indagini sui crimini di guerra israeliani contro il popolo palestinese.

Le parole di Lynk attirano l’attenzione sulle falle politiche delle Nazioni Unite e sull’appoggio alle violazioni dei diritti umani commesse dai suoi stati membri. Mentre Israele va verso l’annessione, è improbabile che la comunità internazionale faccia una valutazione critica della propria complicità. I piani di annessione USA-Israele sono fondati su decenni di appoggio internazionale alla colonizzazione sionista.

Dichiararsi contrari all’annessione – uno degli ultimi passi che Israele sta intraprendendo per completare il suo progetto coloniale – non è sufficiente. Anche ridurre il processo di colonizzazione ai “53 anni di occupazione” è incoerente ed è una falsa rappresentazione delle cause della cacciata dei palestinesi.

Gli Stati Uniti potrebbero al momento giocare un ruolo preminente, ma la comunità internazionale ha enfatizzato la relazione USA-Israele per distogliere l’attenzione dal processo storico che ha portato all’attuale evoluzione. Il sostegno della comunità internazionale al progetto di colonizzazione israeliano è una grave violazione che rimane sottovalutata. Ciò che Stati Uniti e Israele hanno ottenuto sotto l’amministrazione Trump è il riflesso di un ciclo continuo di intenzionale silenzio politico a livello globale.

Con l’accensione dei riflettori sulla collusione USA-Israele, la comunità internazionale ha ottenuto una sospensione temporanea della valutazione critica delle sue azioni, in particolare della sua inazione quando sono in ballo i diritti politici del popolo palestinese.

In verità, l’azione della comunità internazionale può essere riassunta nel Piano di partizione del 1947, dopo di che il ricorso a dichiarazioni e condanne divenne il mezzo accettato diplomaticamente per sostenere nelle apparenze i diritti dei palestinesi. Le dichiarazioni di Lynk, sebbene prive di riferimenti diretti alla colonizzazione israeliana, puntano il dito contro una responsabilità internazionale.

Negli ultimi anni il compromesso sui due Stati rimane la prova più palese della responsabilità internazionale nell’impedire la rivendicazione palestinese sulla propria terra e i propri diritti. Proprio come l’annessione è stata dichiarata una violazione del diritto internazionale, anche la diplomazia dei due Stati deve essere ritenuta responsabile del fatto di aver aperto la strada all’annessione.

Ciò richiede un completo ripensamento della politica che le Nazioni Unite hanno sostenuto finora. Non ci può essere un fronte politico unificato contro Israele se non viene abbandonata la politica dei due Stati. Per fermare l’annessione è necessaria una cessazione della colonizzazione israeliana; qualsiasi provvedimento meno severo costituirebbe un’affermazione di tradimento contro il popolo palestinese.

– Ramona Wadi è una redattrice dello staff di Middle East Monitor, dove questo articolo è stato originariamente pubblicato. Ha concesso questo articolo a The Palestine Chronicle.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)