La crisi energetica minaccia la già fragile situazione a Gaza

Rasha Abou Jalal

26 agosto 2020 – Al-Monitor

Mentre la crisi legata alla interruzione di corrente nella Striscia di Gaza per più di 20 ore al giorno paralizza tutti i settori sanitari ed economici, gli abitanti di Gaza aspettano che Israele permetta che il carburante possa entrare nell’enclave per far funzionare la loro unica centrale elettrica.

GAZA CITY, Striscia di Gaza – Khamis Murad, 61 anni, ha necessità di regolari sedute di dialisi, della durata di quattro ore ciascuna, presso lo Shifa Hospital, nella parte occidentale di Gaza City. Ma durante la sua ultima seduta in ospedale a causa di un’interruzione della corrente la macchina si è improvvisamente fermata dopo meno di due ore.

In un comunicato stampa del 18 agosto Mohammed Thabet, il portavoce della Gaza Electricity Distribution Company (GEDCO) [Azienda di distribuzione dell’energia elettrica, ndtr.] nella Striscia di Gaza, ha annunciato che la fornitura di elettricità a case e imprese a Gaza si sarebbe ridotta a tre o quattro ore al giorno, con più di 20 ore di interruzione. Il precedente programma di distribuzione era razionato attorno alle otto ore di fornitura alternate a otto ore di interruzione di corrente.


Thabet ha spiegato che la nuova misura è stata decisa dopo che nella stessa giornata la GEDCO è stata ufficialmente informata dalla Gaza Power Generating Company [azienda di produzione energetica di Gaza, ndtr.] che il processo di generazione dell’unico impianto di produzione energetica di Gaza era stato completamente interrotto a causa dell’esaurimento del carburante. L’11 agosto, Israele aveva sospeso le spedizioni di carburante all’enclave assediata in seguito al ripetuto lancio di palloni incendiari da Gaza verso il sud di Israele.

Inoltre l’11 agosto Israele ha chiuso il valico commerciale di Kerem Shalom [sui confini tra la Striscia di Gaza, Israele e Egitto, ndtr.].

Murad, che soffre di insufficienza renale da quattro anni, per rimanere in vita deve sottoporsi a una procedura di dialisi completa tre volte alla settimana allo Shifa Hospital.


“Il blackout fa sì che le sedute di dialisi vengano posticipate o annullate, e questo mette a rischio la vita di dozzine di pazienti con problemi renali”, ha detto Murad ad Al-Monitor in ospedale. “Molti pazienti dormono nei corridoi e persino nel giardino dell’ospedale, in attesa che torni la corrente per sottoporsi a una seduta di dialisi. La situazione è molto grave.

“Abdullah al-Qaishawi, responsabile del dipartimento di nefrologia dell’ospedale Shifa di Gaza, ha detto ad Al-Monitor: “Nella Striscia di Gaza ci sono 820 pazienti che soffrono di insufficienza renale, la maggior parte dei quali sottoposti a cicli di dialisi presso lo Shifa Hospital, il più grande dell’enclave.”

Ha affermato che il dipartimento non è in grado di fornire a questi pazienti le prestazioni mediche a causa delle interruzioni di corrente e dell’ impossibilità di far funzionare i generatori di energia poiché Israele vieta l’accesso di carburante a Gaza.


In una dichiarazione del 18 agosto, il Ministero della Salute di Gaza ha messo in allarme sulle gravi ripercussioni del mancato funzionamento della centrale elettrica e dell’ impatto sui reparti ospedalieri e sui trattamenti di unità neonatali, terapia intensiva, nefrologia e dialisi, chirurgia e parti cesarei.

Il responsabile del Comparto di Neonatologia degli ospedali di Gaza, Nabil al-Barqouni, ha detto ad Al-Monitor: “La crisi legata ai blackout minaccia la vita di 120 neonati che hanno bisogno di cure neonatali per sopravvivere. Gli ospedali dell’enclave comprendono sette unità di assistenza neonatale, con 135 incubatrici. Tutte funzionano con l’elettricità.”

Barqouni ha osservato che le interruzioni di corrente colpiscono anche altri dispositivi medici per la cura dei neonati, come rianimatori e ventilatori, il che aumenta il rischio per le loro vite.

Ha detto che il funzionamento regolare nelle unità neonatali richiede una fornitura costante di elettricità. “Fornire energia alternativa agli incubatori tramite l’energia solare è molto costoso e non abbiamo la capacità finanziaria per installarla. Non possiamo fare affidamento sui generatori di corrente a causa della mancanza di carburante”, ha aggiunto.


In una dichiarazione pubblicata sulla sua pagina Facebook il 18 agosto, il Comitato Internazionale della Croce Rossa nei territori occupati ha messo in guardia dalle ripercussioni del mancato funzionamento della centrale, affermando che questo peggiorerà ulteriormente il carico che affligge il fragile sistema sanitario nella Striscia di Gaza. Ha aggiunto che la crisi energetica ostacolerà la disponibilità di acqua e porterà a gravi problemi ambientali.


Thabet ha detto ad Al-Monitor: “La Striscia di Gaza ha bisogno di 500 megawatt di energia elettrica al giorno. Nelle situazioni migliori forniamo solo 180 megawatt, di cui 60 megawatt dalla centrale elettrica di Gaza, oltre a 120 megawatt da Israele “.


Ha spiegato che la Striscia di Gaza riceveva 18 megawatt di elettricità dall’Egitto, ma che la fornitura è stata interrotta a marzo in relazione ai problemi di sicurezza nella penisola del Sinai.


In una dichiarazione pubblicata il 19 agosto sul suo sito web la Rete delle Organizzazioni Non Governative Palestinesi ha messo in guardia riguardo “le pericolose ripercussioni delle continue interruzioni di corrente sulla situazione sanitaria, ambientale, economica e umanitaria nella Striscia di Gaza”. Ha affermato che le interruzioni di corrente e il divieto da parte di Israele dell’accesso di carburante a Gaza avranno un grave impatto sui servizi fondamentali, in particolare sul settore sanitario, sui servizi di igiene ambientale, sulle forniture di acqua potabile e sui servizi igienico-sanitari forniti agli oltre 2 milioni di abitanti di Gaza.

Due giorni prima anche la Federazione dei Comuni della Striscia di Gaza, che comprende 25 Comuni, aveva lanciato l’allarme sulla gravità delle interruzioni di corrente. In una dichiarazione del 17 agosto, ha avvertito che il servizio di fornitura dell’acqua alle case dei cittadini ne avrebbe risentito e la pianificazione sulla distribuzione idrica sarebbe stata notevolmente alterata, dato che i pozzi dipendono principalmente dall’elettricità ([per il pompaggio dell’acqua) “.


La federazione ha affermato che questa crisi ha bloccato gli impianti di trattamento delle acque reflue, il che si tradurrà in un disastro sanitario e ambientale.


La sospensione del funzionamento degli impianti di depurazione ha portato allo scarico in mare di oltre 110.000 metri cubi di acque reflue non trattate. Con una dichiarazione del 19 agosto l’Autorità per la qualità ambientale di Gaza ha affermato che ciò ha causato “un inquinamento quasi completo della costa della Striscia di Gaza”. Ciò, ha aggiunto l’autorità, priva i cittadini della possibilità di trascorrere le loro vacanze estive sulla spiaggia.

Nel frattempo, il sottosegretario al ministero dell’Economia nazionale Rushdi Wadi ha dichiarato ad Al-Monitor: “La sospensione del funzionamento della centrale elettrica di Gaza infligge grandi perdite all’industria e all’economia di Gaza”.

L’elettricità è la componente fondamentale del processo produttivo nei settori economici.

Wadi ha affermato che le interruzioni di corrente nelle fabbriche aumenteranno i costi di produzione, ridurranno la capacità di produzione e incrementeranno i costi di manutenzione delle apparecchiature. Ha aggiunto: “Questo porterà automaticamente a un aumento dei prezzi delle materie prime”.

Una prolungata crisi dovuta all’ interruzione di corrente influenzerà il sostentamento dei cittadini. Quando i frigoriferi non funzionano alimenti come carne, latticini e pesce potrebbero marcire. Questa è una minaccia per la sicurezza alimentare dei cittadini”, ha concluso.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)