La lobby filoisraeliana teme che l’appoggio si autodistrugga a causa dei bombardamenti su Gaza

Yvonne Ridley

19 maggio 2021 – Middle East Monitor

La scorsa notte l’influente lobby filoisraeliana in America era sbigottita dopo che si è saputo che il governo USA potrebbe bloccare la vendita a Israele di missili teleguidati per 735 milioni di dollari. I politici USA, in genere sostenitori dello Stato sionista, sono divisi sul fatto di dare la loro usuale approvazione a un simile accordo.

Qualunque cosa faccia a meno di un appoggio incondizionato da parte di quelli di Washington porterebbe ad accuse di antisemitismo da parte dei lobbysti, ma persino loro stanno avendo sempre più difficoltà a giustificare i crimini di guerra commessi dal loro Stato favorito contro i palestinesi nella Striscia di Gaza.

Mentre i bombardamenti israeliani di civili palestinesi hanno provocato una condanna globale, quello che pare concentrare l’attenzione dei e delle parlamentari a Washington è il fatto che siano stati deliberatamente presi di mira dallo Stato dell’occupazione il grattacielo che ospitava importanti uffici dei mezzi i di comunicazione e case civili, tra cui gli uffici di una compagnia americana, l’Associated Press [agenzia di notizie USA, ndtr.]. I democratici della Commissione per gli Affari Esteri della Camera stanno facendo pressione sull’amministrazione Biden perché rimandi almeno la vendita di armi tecnologicamente avanzate in attesa di un riesame. Deve insistere che venga firmato un accordo di cessate il fuoco prima che sia dato il via libera alla vendita.

Il gruppo di pressione ebraico If Not Now [Se Non Ora] ha accolto positivamente la notizia dell’opposizione del Partito Democratico all’accordo d’emergenza per la vendita di armi. “È un segno incoraggiante di quanto accadrà. Per decenni [l’organizzazione della lobby filo-israeliana] AIPAC ha cinicamente utilizzato false accuse di antisemitismo per rendere impossibile ai democratici mettere in discussione il modo in cui gli USA stavano finanziando le politiche israeliane di apartheid, ha detto la portavoce Morriah Kaplan. “Ora, grazie al movimento guidato dai palestinesi in Israele/Palestina e nella diaspora, chiunque presti attenzione può vedere che queste bombe fabbricate e finanziate dagli USA vengono utilizzate per uccidere palestinesi e commettere crimini di guerra. I bombardamenti israeliani stanno esacerbando le tensioni e rendendo sia i palestinesi che gli ebrei israeliani sempre meno sicuri. Se Joe Biden continua a imporre questo accordo riguardo agli armamenti sarà chiaramente dalla parte sbagliata della storia e del suo stesso partito.”

Ovviamente tra le voci di dissenso c’è stata Ihlan Omar, esplicita critica di Israele e membro della commissione. La parlamentare ha affermato che sarebbe “sconvolgente” che l’amministrazione Biden permettesse la vendita “senza alcun vincolo in seguito alla crescente violenza e agli attacchi contro i civili.”

Un ulteriore dissenso è arrivato da uno dei “buoni amici” di Israele, il politico texano Joaquin Castro, che ha affermato che gli USA non dovrebbero più guardare da un’altra parte mentre vengono commesse atrocità sul territorio di Gaza dagli israeliani. Un rinvio, ha affermato, consentirebbe alla commissione di condurre un riesame approfondito.

“Sarebbe ragionevole chiedere un rinvio di questa vendita in modo che possiamo verificarla alla luce di quanto sta avvenendo,” ha spiegato Castro, “in particolare il fatto che Israele, che è nostro buon amico e che gli Stati Uniti hanno appoggiato da generazioni, ora ha preso di mira un edificio che ospitava un’agenzia americana, l’Associated Press.” Ha evidenziato che nessuno può limitarsi a guardare da un’altra parte. “Gli Stati Uniti devono inviare un fermo messaggio.”

Eventuali risoluzioni di disapprovazione condivise richiedono un’approvazione speciale della commissione, perché il tempo per presentare un ricorso è già tecnicamente scaduto. Tuttavia il fatto che politici USA siano divisi sull’accordo relativo agli armamenti illustra i venti di cambiamento che soffiano nei corridoi del potere a Washington.

Lunedì pomeriggio i democratici hanno tenuto un incontro urgente sulla prevista vendita dopo che il Washington Post ha informato che l’accordo sugli armamenti include kit di Joint Direct Attack Munitions (“JDAM”), che trasformano le bombe in missili teleguidati e Guided Bomb Unit-39s (GBU-39), un’arma sviluppata per penetrare in strutture fortificate situate a grande profondità sottoterra.

Il presidente della Commissione Affari Esteri della Camera, il deputato Gregory Meeks, ha accettato di inviare una lettera all’amministrazione Biden chiedendo che la vendita venga rinviata mentre i parlamentari riesaminano il contratto che è stato formalmente autorizzato il 5 maggio e di cui il Congresso era stato informato. Si tratta di un processo di revisione di 15 giorni, che termina giovedì [20 maggio].

Meeks è considerato un grande amico delle lobby filo-israeliane di Washington ed è una presenza costante alla conferenza annuale dell’AIPAC (the American Israel Public Affairs Committee) [Commissione degli Affari Pubblici Israelo-Americana]. Tuttavia pare che la disponibilità comprata e pagata dall’AIPAC non sia più una garanzia di influenza sul Congresso.

Sono scoppiate tensioni tra i deputati democratici sulla commissione che vuole ritardare il discusso accordo. Molti affermano di aver appreso della sospensione dell’accordo solo durante il fine settimana e hanno criticato la commissione per la scarsa trasparenza.

Mentre tenevano un incontro urgente per discutere sul futuro dell’accordo, l’esercito israeliano era impegnato a lanciare attacchi aerei mortali sulla Striscia di Gaza. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha esternato le solite bellicose minacce: “Faremo tutto il necessario per ripristinare l’ordine, la tranquillità e la sicurezza del nostro popolo e la deterrenza. Stiamo cercando di ridurre la capacità terroristica di Hamas e la sua volontà di riprovarci. Quindi ci vorrà un po’ di tempo. Spero che non ci voglia molto, ma non sarà immediato.”

Tuttavia, nonostante i tentativi di contrastare la copertura giornalistica dal vivo sul terreno a Gaza distruggendo deliberatamente gli uffici di alcune agenzie di notizie con missili e bombe, il mondo esterno può vedere chiaramente la devastazione provocata da Israele. E sappiamo tutti dell’uccisione di uomini, donne e bambini innocenti.

È quasi certo che tra la vasta gamma di armamenti utilizzati contro la popolazione civile ci sono missili ottenuti da Israele dal Dipartimento della Difesa USA attraverso un accordo di 1.8 miliardi di dollari nel 2015 per la fornitura di armi.

Nel contratto di vendita c’erano 14.500 kit JDAM per trasformare missili intelligenti e altre armi di distruzione di massa installati su aerei da combattimento e droni israeliani come quelli inviati a bombardare il grattacielo di Gaza che ospitava l’Associated Press e Al Jazeera. Israele ha sostenuto che l’agenzia di intelligence militare di Hamas stava utilizzando l’edificio commerciale e residenziale, ma finora non è stata fornita alcuna prova di ciò. L’AP chiede un’inchiesta indipendente. Nel contempo anche una linea elettrica di servizio dell’unica centrale per la maggior parte di Gaza City è stata distrutta.

I tradizionali amici di Israele sembrano essere divisi sull’offensiva militare dello Stato sionista e alcuni democratici americani stanno facendo pressione sul presidente Joe Biden perché faccia presente a Netanyahu i loro sentimenti.

“Non riesco a ricordare una guerra aperta in cui vengano uccisi bambini da ambo le parti in cui gli USA non abbiano aggressivamente spinto per un cessate il fuoco,” ha detto ai giornalisti il senatore Tim Kaine.

Il presidente della sottocommissione Relazioni Estere sul Medio Oriente del Senato, senatore Chris Murphy, ha sottolineato che “se Israele non crede che il cessate il fuoco sia nel suo interesse, ciò non significa che noi dobbiamo accettare questa opinione. Abbiamo un enorme potere di persuasione.”

In effetti l’America ha un enorme potere di persuasione e sarebbe incoraggiante vedere che una volta tanto venga utilizzato per appoggiare il popolo palestinese. Non possiamo che sperare che il potere e l’influenza della lobby filo-israeliana sia in declino. Sarebbe una cosa buona, non solo per i palestinesi, ma anche per la democrazia occidentale.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autrice e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Monitor.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)