Cisgiordania: anziano palestinese-americano muore dopo l’arresto violento da parte delle forze israeliane
Shatha Hammad
12 gennaio 2022 – Middle East Eye
Testimoni oculari dicono che Omar Muhammad Asaad, ottantenne, stava tornando a casa in auto quando è stato fermato dai soldati, trascinato fuori dall’auto, percosso e abbandonato a terra privo di sensi
Cisgiordania occupata, riferisce la sua famiglia.
Stando a quanto detto alla famiglia da testimoni oculari Omar Muhammad Asaad, ottantenne, stava tornando a casa in auto dopo la mezzanotte quando i soldati l’hanno fermato, trascinato fuori dall’auto e percosso per poi abbandonarlo a terra privo di sensi.
Abd al-Ilah Asaad, cugino di Omar, ha riferito a Middle East Eye di aver passato la serata con Omar in una casa di famiglia. Verso le 2 di notte Omar se ne è andato per far ritorno nel suo villaggio, dove è stato fermato dall’esercito israeliano.
Due giovani arrestati nello stesso posto in cui è stato preso Omar hanno detto alla famiglia che lui è stato tirato fuori dall’auto e trascinato per circa 200 metri. Hanno aggiunto che i soldati hanno trattato Omar in modo aggressivo, l’hanno ammanettato, imbavagliato e costretto a sdraiarsi a terra a pancia in giù.
In seguito quando i soldati si sono ritirati, i due ragazzi hanno trovato Omar per terra che “non dava segni di vita” con le manette di plastica slacciate.
I due giovani hanno portato Omar all’ambulatorio del villaggio dove i medici hanno tentato di rianimarlo, ma era ormai troppo tardi e poco dopo è stato dichiarato morto.
“(L’esercito israeliano) è il solo responsabile (della morte di Omar),” dice Abd al-Ilah a MEE.
“È morto di infarto per il terrore causatogli dall’aggressione dell’esercito israeliano,” aggiunge.
Abd al-Ilah dice che Omar soffriva di cuore, pressione alta e diabete e non era in grado di fare nessuno sforzo fisico.
“Quello che gli è successo è un grave crimine contro l’umanità commesso senza la minima considerazione per la sua età e condizione di salute,” aggiunge Abd al-Ilah.
Omar, che era cittadino americano, aveva sette figli che vivono negli Stati Uniti. Vi era emigrato negli anni ’70 e lì si era stabilito con la famiglia. Nel 2012 era ritornato a vivere in Palestina.
In un comunicato inviato a MEE l’esercito israeliano ha confermato che Omar era stato arrestato durante la notte e poi rilasciato, precisando che aprirà un’indagine sulla sua morte.
‘A chi reclamare?’
Fuad Qatoum, capo del consiglio del villaggio di Jaljulia, riferisce a MEE che per due giorni il paese ha subito ripetuti attacchi da parte dell’esercito israeliano con grande impiego di truppe.
Ieri decine di soldati hanno preso d’assalto il villaggio, si sono schierati vicino al suo ingresso meridionale dove hanno teso un’imboscata, dice Qatoum.
“Quello che è successo è un altro crimine che va ad aggiungersi a quelli che l’esercito israeliano commette quotidianamente contro di noi in quanto palestinesi,” dice Qatoum a MEE.
“[La morte di Omar] rispecchia le politiche del governo israeliano che pensa di poter violare impunemente le nostre vite e la nostra dignità,” commenta.
Secondo Qatoum la morte di Omar ha suscitato la rabbia degli abitanti Jaljulia dove ieri è stato annunciato un giorno di lutto.
La processione funebre per Omar è stata rimandata a giovedì in attesa dell’autopsia disposta dai medici nonostante le riserve della famiglia.
Le famiglie palestinesi spesso si oppongono alle autopsie di chi è stato ucciso dall’esercito israeliano, specialmente quando le cause della morte sono chiare.
In seguito alle pressioni da parte della procura palestinese, che sostiene che l’autopsia di Omar sarà una prova importante per avviare un’azione legale contro Israele, la famiglia ha acconsentito.
“A chi reclamare per il nostro dolore e le nostre sofferenze?” dice Abd al-Ilah.
“Sappiamo che non saranno né ritenuti responsabili né processati per le loro azioni contro noi palestinesi,” conclude. “Ci uccidono ogni giorno.”
(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)