La raccolta delle olive in Cisgiordania è “più pericolosa” perché sono raddoppiati gli attacchi dei coloni

Tamara Nassar

5 novembre 2024 – Electronic Intifada

L’esercito israeliano e i coloni ebrei stanno rendendo questa “la stagione della raccolta delle olive più pericolosa in senso assoluto” per i contadini palestinesi nella Cisgiordania occupata.

Questa segnalazione proviene da decine di esperti ONU dei diritti umani, tra cui Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU per la Cisgiordania e la Striscia di Gaza.

In ottobre sono stati documentati dall’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHAalmeno 270 attacchi connessi ai coloni contro i palestinesi e le loro proprietà in 110 comunità nella Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme Est.

Coloni armati e soldati israeliani attaccano, vessano e impediscono ai contadini l’accesso alla propria terra, talvolta ferendoli o uccidendoli.

In ottobre gli israeliani hanno bruciato, tagliato e vandalizzato oltre 1000 alberi, principalmente ulivi. Hanno anche rubato i raccolti e gli attrezzi per la raccolta.

I coloni hanno persino arato terre di proprietà palestinese per poi piantarci alberi nel villaggio di Ein al-Baida, nella valle del Giordano.

Israele blocca l’accesso alle terre ai palestinesi con barriere fisiche, limitando il tempo a loro concesso per stare sui propri terreni e persino imponendo restrizioni arbitrarie sull’età e il numero di contadini che vi possono accedere.

Per esempio le autorità di occupazione israeliana stanno limitando l’accesso ai terreni vicino alla colonia israeliana di Mevo Dotan “a circa 50 contadini dai quarant’anni in su,” secondo l’OCHA.

Ciò intralcia seriamente l’accesso a circa 2.000 ettari di terra appartenenti a varie famiglie del governatorato di Jenin.

I contadini palestinesi possono accedere alle proprie terre solo con permessi di “coordinamento preventivo” concessi dalle autorità israeliane.

Secondo gli esperti ONU gli attacchi contro i contadini “potrebbero peggiorare dato che le autorità israeliane li hanno progressivamente revocati o hanno omesso” di rilasciarli.

Le autorità israeliane hanno parzialmente revocato le restrizioni all’accesso agli uliveti entro 200 metri dai confini delle colonie israeliane.

Ma ciò non è mai una garanzia di sicurezza per i raccoglitori palestinesi mentre sono al lavoro.

Il 17 ottobre una donna palestinese 59enne è stata colpita a morte dal fuoco israeliano mentre raccoglieva olive a circa 200 metri dal muro dell’apartheid nel villaggio di Fuqaa, vicino a Jenin, nella Cisgiordania settentrionale occupata.

Ma in quella zona non sono richiesti permessi da parte dell’esercito israeliano.

Un uomo in uniforme militare è arrivato e ha sparato circa 10 colpi nella sua direzione,” riferisce Haaretz, quotidiano di Tel Aviv.

È stata identificata dal ministero della Salute palestinese come Hanan Abd al-Rahman Abu Salama.

Una fonte della sicurezza ha affermato che, secondo un’indagine preliminare, ad Abu Salama è stato sparato in una zona dove non è richiesto ai palestinesi di coordinare il raccolto con le autorità israeliane, anche se si consiglia di informarli prima di avvicinarsi alla barriera,” scrive Haaretz.

Un membro del consiglio del villaggio ha detto al giornale che l’ufficio di collegamento dell’Autorità Palestinese aveva informato il consiglio che la raccolta era autorizzata, in coordinazione con le autorità di occupazione israeliane. L’assessore Munir Barakat ha detto che gli abitanti erano poi stati informati che avrebbero potuto accedere ai loro uliveti vicino al muro dell’apartheid, esattamente ciò che stava facendo Abu Salama.

Attacchi raddoppiati

Anno dopo anno gli attacchi dei coloni sono una parte normale della stagione della raccolta delle olive e una seria minaccia alle vite e ai mezzi di sostentamento dei palestinesi.

Ma dal genocidio israeliano dei palestinesi a Gaza gli estremisti ebrei sono stati incoraggiati a un’escalation dei loro attacchi, talvolta letali, contro i palestinesi, nella più totale impunità e con l’abituale protezione dell’esercito israeliano.

Dal 7 ottobre 2023 sono stati sradicati, distrutti o danneggiati oltre 14.000 alberi, quasi tutti ulivi, come ha riferito la pubblicazione Arab 48 citando dati documentati dai palestinesi.

Gli attacchi documentati dei coloni contro i palestinesi relativi al raccolto delle olive quest’anno sono fino ad ora almeno il doppio dei 60 riportati durante il raccolto dello scorso anno. L’Ufficio delle Nazioni Unite OCHA che li monitora ha detto che ci sono stati 59 incidenti nel 2022 e 36 nel 2021.

Durante la stagione dell’anno scorso le forze di occupazione israeliane hanno annullato quasi tutte le autorizzazioni dei palestinesi per accedere alle loro terre.

I palestinesi non hanno potuto andare sulle proprie terre situate entro i confini delle colonie esclusivamente ebraiche o lungo le strade usate dai coloni.

Secondo l’OCHA anche quest’anno esse restano “completamente off limits” per i contadini palestinesi che quindi non hanno potuto raccogliere oltre 9.600 ettari di uliveti perdendo 1.200 tonnellate di olio d’oliva per un valore stimato di 10 milioni di dollari.

Da quando è iniziato il genocidio israeliano a Gaza nell’ottobre 2023 i palestinesi della Cisgiordania occupata hanno subito il maggiore livello di violenza e di restrizioni dei movimenti da parte dell’esercito israeliano e dei coloni ebrei in molti anni.

Significato

Il raccolto autunnale delle olive è vitale per l’economia palestinese e l’olio d’oliva è un elemento profondamente radicato nella dieta e cultura palestinese.

Dieci anni fa i dati dell’ONU indicavano che l’industria dell’olio d’oliva costituiva il 25% del reddito agricolo nella Cisgiordania occupata e nella Striscia di Gaza.

La raccolta di solito inizia dopo le prime piogge all’inizio dell’autunno per continuare in ottobre fino a novembre. I palestinesi di tutte le età si riuniscono nei loro uliveti, cantando insieme canzoni popolari e facendo la cernita dei loro raccolti.

Gli esperti ONU hanno aggiunto che l’attacco israeliano contro una celebrazione plurisecolare del loro patrimonio è un ulteriore attacco all’autodeterminazione palestinese.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)