Dopo l’incontro con Netanyahu alla Casa Bianca Trump ribadisce il suo sostegno al piano per rimuovere da Gaza i palestinesi
Michael Arria
4 febbraio 2025 – Mondoweiss
Martedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato il primo leader straniero a incontrare alla Casa Bianca Donald Trump nel suo secondo mandato. Durante l’incontro Trump ha ribadito le precedenti proposte di rimuovere i palestinesi da Gaza.
Martedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato il primo leader straniero a incontrare Donald Trump alla Casa Bianca durante il suo secondo mandato. L’incontro si è svolto mentre sono ancora in corso i negoziati per il cessate il fuoco fra il governo israeliano e Hamas.
Parlando con i giornalisti dopo la riunione Trump ha fatto lo scioccante annuncio che gli Stati Uniti avrebbero cercato di impadronirsi di Gaza.
“Gli Stati Uniti prenderanno il controllo della Striscia di Gaza e faranno qualcosa anche lì,” ha detto. “Ne saremo proprietari e responsabili della bonifica di tutte le pericolose bombe inesplose e di altre armi presenti sul territorio. Livelleremo il sito e ci sbarazzeremo di tutti gli edifici distrutti. Spianeremo tutto.”
“Daremo vita a uno sviluppo economico che creerà un numero illimitato di posti di lavoro e di alloggi per la gente dell’area,” ha continuato. “Faremo un lavoro serio, qualcosa di diverso.”
Netanyahu è arrivato a Washington lunedì quando scadeva la data per iniziare i colloqui per la fase successiva del cessate il fuoco. L’ufficio del primo ministro non ha chiarito quando la sua squadra si metterà in contatto con Hamas, ma ha detto che “la seconda fase dell’accordo sugli ostaggi sarebbe iniziata” con l’incontro con Trump.
Appena un giorno prima della riunione, riferendosi al cessate il fuoco, Trump ha detto ai reporter: “Non ho garanzie che la pace duri.” Steve Witkoff, il suo inviato speciale in Medio Oriente, ha aggiunto che l’amministrazione è “certamente fiduciosa” riguardo all’accordo.
A una conferenza stampa dopo l’incontro Trump ha detto ai giornalisti che “tutti chiedono una sola cosa, e voi sapete cosa: la pace.”
“Abbiamo a che fare con un gruppo di persone, situazioni e persone, molto complesso, ma abbiamo l’uomo giusto,” ha aggiunto. “Abbiamo il leader di Israele giusto. Ha fatto un ottimo lavoro e noi siamo amici da lungo tempo.”
Prima della sua visita alla Casa Bianca Netanyahu aveva annunciato che avrebbe discusso con Trump della “vittoria su Hamas” da parte di Israele, nonostante il fatto che al momento Hamas controlli ancora Gaza e ha detto che non rilascerà altri ostaggi fino a quando le forze di Israele non si ritireranno dalla regione.
Un funzionario dell’entourage di Trump ha detto alla CNN che il presidente era “estremamente concentrato” sulla cacciata di Hamas dal potere.
“Il presidente Trump guarda la Striscia di Gaza e ci vede un cantiere,” ha detto il funzionario. “Pensa che sia impraticabile ricostruire la regione entro 3-5 anni e crede ce ne vorranno almeno 10-15 per riportarla a condizioni vivibili. È inumano costringere la gente a vivere su un territorio pieno di ordigni inesplosi e macerie.”
Dopo l’incontro, interrogato sul suo impegno a portare a casa altri ostaggi israeliani, Netanyahu ha risposto: “Sono a favore del ritorno di tutti gli ostaggi e al raggiungimento di tutti i nostri obiettivi di guerra. E ciò include distruggere le capacità militari e amministrative di Hamas e garantire che Gaza non costituisca mai più una minaccia per Israele.”
Trump conferma l’ipotesi di pulizia etnica dei palestinesi a Gaza
Mentre i colloqui per un cessate rimangono delicati, negli ultimi giorni Trump ha adottato alcune politiche a favore di Israele. Il Wall Street Journal ha rivelato che la sua amministrazione chiederà al Congresso armi per Israele per un miliardo di dollari. Il presidente ha anche firmato ordini esecutivi per ritirare gli USA dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC) e dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione (UNRWA).
Trump ha anche ripetutamente fatto riferimento all’idea di pulizia etnica a Gaza che ha rispolverato martedì nel corso dei suoi commenti con i media. “In questo momento Gaza è un cantiere in demolizione… adesso non si può vivere a Gaza. Penso che abbiamo bisogno di un’altra sistemazione,” ha detto Trump. “Confido che possiamo fare qualcosa di veramente carino, veramente buono, dove loro non vorranno ritornare. Perché vorrebbero ritornarci? Il posto è stato un inferno.”
Si è sentito un giornalista urlare, “Perché è la loro casa!”
Prem Thakker, giornalista di Zeteo News, ha condiviso su Twitter il video della scena.
“Una di quelle sequenze durante le quali ti chiedi se non stai avendo le allucinazioni,” ha scritto Thakker. “Donald Trump dice che ai palestinesi non dovrebbe essere permesso di ritornare a Gaza: ‘Perché vorrebbero ritornarci? Quel posto è stato l’inferno’, accanto all’uomo tutto sorrisi che l’ha reso un inferno.”
In primo piano lo scontro con l’Iran
Prima dell’incontro Netanyahu ha anche annunciato che avrebbe parlato con Trump su come affrontare l’Iran, che è stato da lungo tempo al centro [delle preoccupazioni] del governo israeliano.
Negli ultimi giorni i parlamentari da ambo le parti hanno spinto apertamente per una tale azione.
La scorsa settimana i membri del Congresso hanno presentato una risoluzione chiedendo che gli Stati Uniti e i suoi alleati tengano “tutte le opzioni” sul tavolo per contenere “la credibile minaccia” del programma nucleare iraniano. La proposta è stata guidata al Senato dai senatori Lindsey Graham (Repubblicano-Carolina del Sud), John Fetterman (Democratico-Pennsylvania) e Katie Britt (Repubblicana-Alabama) e alla Camera dei Rappresentanti da Jared Moskowitz (Democratico-Florida) e Mike Lawler (Repubblicano-New York).
“Gli israeliani dovranno prendere una decisione relativamente presto su cosa fare riguardo al programma nucleare iraniano,” ha detto Graham a Fox News Sunday.
“Sono qui a dire a voi e al pubblico in tutto il mondo che penso che l’America dovrebbe sostenere lo sforzo di Israele se decidesse di distruggere il programma nucleare iraniano perché penso sia una minaccia per l’umanità,” ha continuato. “Israele è forte. L’Iran è debole. Hezbollah, Hamas sono stati decimati. Non sono finiti ma sono stati indeboliti. Esiste l’opportunità di colpire in un modo che non ho visto da decenni il programma nucleare iraniano.”
Il mese scorso In un’intervista a Mondoweiss Sina Toossi, ricercatore esperto del Center for International Policy, ha espresso scetticismo a proposito di un Iran indebolito.
“Penso che sia un grosso fraintendimento della situazione attuale. L’Iran ha colpito Israele due volte nel corso di quest’ultimo anno con attacchi missilistici,” ha detto Toossi. “C’è il caos della guerra e un notevole dibattito su quanto sia efficace. Israele conosce la situazione ma non condivide con nessuno le sue informazioni. Sappiamo che quegli attacchi missilistici ad aprile e ottobre hanno aggirato la difesa aerea multistrato e molto sofisticata di Israele. Hanno colpito bersagli nonostante Iron Dome. Anche se diciamo che non hanno colpito esattamente quello che stavano cercando di colpire, hanno raggiunto il Paese.”
L’arrivo di Netanyahu a Washington ha incontrato proteste e richieste che venisse arrestato poiché esiste un mandato di cattura della Corte Penale Internazionale (CPI) contro di lui per crimini di guerra. Il Centro per i Diritti Costituzionali (CCR) ha mandato una richiesta alla Sezione della Procura speciale e dei Diritti Umani del Dipartimento di Giustizia (DOJ) a nome dei palestinesi con cittadinanza statunitense chiedendo al DOJ di procedere con un’indagine e un’azione penale contro il primo ministro.
“Invece di adempiere ai suoi obblighi di indagare e processare Benjamin Netanyahu per genocidio, tortura e crimini di guerra, gli Stati Uniti accolgono a braccia aperte l’uomo responsabile della campagna genocida di 15 mesi contro i palestinesi di Gaza e promettono persino altri armamenti,” ha dichiarato Katherine Gallagher, procuratrice senior della CRR e Rappresentante Legale delle vittime nella situazione dello Stato di Palestina della CPI.
“La Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto per Netanyahu per il suo ruolo nel massacro di massa, per la carestia, la negazione dell’accesso a cibo, acqua e medicinali e persecuzione dei palestinesi di Gaza,” ha continuato. “Gli USA dovrebbero muoversi nella direzione di incriminare Netanyahu adesso o consegnarlo alla CPI e non sostenerlo ulteriormente rafforzando il suo senso di impunità.”
(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)