Netanyahu ha esercitato pressioni su von der Leyen in merito all’accusa di genocidio
David Cronin
21 marzo 2025 – The Electronic Intifada
Israele cerca di tenere nascosta la sua attività di lobby contro un’azione legale finalizzata a fermare il genocidio a Gaza.
Attraverso una richiesta di accesso agli atti ho scoperto che Benjamin Netanyahu ha contattato Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, in merito al procedimento avviato lo scorso anno dal Sudafrica.
L’ambasciata israeliana a Bruxelles si è opposta alla divulgazione della lettera del Primo Ministro. Vergognosamente, i funzionari di Von der Leyen hanno accettato la richiesta di Israele.
Perché la Commissione Europea concede a Israele il diritto di veto su quali documenti rendere pubblici? Cosa cercano di nascondere Von der Leyen e il suo entourage?
Il ricorso presentato dal Sudafrica alla Corte Internazionale di Giustizia ha dimostrato che Netanyahu e i suoi collaboratori hanno manifestato una chiara intenzione genocida quando hanno dichiarato guerra a Gaza nell’ottobre 2023. Nella sentenza preliminare del gennaio 2024, la Corte ha giudicato l’accusa plausibile e ha ordinato la cessazione degli attacchi israeliani.
La Convenzione sul Genocidio delle Nazioni Unite impone ai governi di tutto il mondo il dovere di prevenire e punire questo crimine.
Nel mio ricorso contro il rifiuto di divulgare la lettera di Netanyahu, ho sostenuto che la trasparenza è un prerequisito per verificare se la Commissione Europea stia rispettando il diritto internazionale.
In base alle informazioni attualmente disponibili, non si può che concludere che Von der Leyen abbia favorito un genocidio.
Ha incontrato Netanyahu nell’ottobre 2023, mentre Israele compiva massacri e infliggeva enormi distruzioni a Gaza. Von der Leyen ha cercato di giustificare la violenza, suggerendo persino che Israele stesse adempiendo al dovere di proteggere la propria popolazione.
Non è la prima volta che Bruxelles occulta informazioni su richiesta di Israele.
L’Unione Europea ha precedentemente rifiutato di rispondere a semplici domande su quali ministeri e autorità israeliani partecipino ai “dialoghi sul contrasto al terrorismo” che essa organizza. Un documento interno da me ottenuto nel 2023 affermava che i diplomatici UE “temevano che gli israeliani si sarebbero offesi per la divulgazione”.
L’incubatore dell’industria bellica
Questa paura di offendere è evidente nel patetico comunicato diffuso dai leader UE dopo il vertice di questa settimana. Pur definendo “deplorevole” la fine della tregua a Gaza, non hanno specificato che è stato Israele a interromperla, uccidendo centinaia di palestinesi.
Dal canto suo Von der Leyen era troppo occupata a pompare denaro nell’industria bellica per versare lacrime sulla ripresa degli attacchi israeliani.
Israele trarrà quasi certamente vantaggio dall’agenda che lei sta dettando.
Lo sviluppo di nuovi droni e di sistemi di “difesa aerea” sono due priorità da lei indicate.
Israele si è ritagliata una nicchia redditizia nel mercato globale delle armi vendendo droni testati durante l’attuale genocidio e nelle precedenti offensive contro i palestinesi. E lo “scudo aereo” che Von der Leyen propone per l’Europa sembra una copia identica – o quantomeno ispirata – alla Cupola di Ferro israeliana.
Elbit Systems e Rafael – le principali aziende israeliane produttrici di droni e della Cupola di Ferro – stanno già beneficiando della corsa europea agli aumenti della spesa militare.
Le due società hanno annunciato di aver ottenuto un nuovo contratto per fornire a “paesi europei non specificati” un “sistema navale avanzato di lancio e diversione”.
I mercanti di armi riuniti al Tel Aviv Sparks Innovation Summit nei prossimi giorni discuteranno senza dubbio su come ottenere ancora più affari in Europa. “Investimenti nella difesa” è uno dei temi in programma.
I nuovi piani di Von der Leyen per sovvenzionare l’industria bellica dovrebbero favorire principalmente le aziende UE. La stessa Von der Leyen ha tuttavia garantito che le armi finanziate potranno includere fino al 35% di componenti di provenienza extra-UE.
Le società israeliane – già strettamente integrate con l’industria militare europea – trarranno vantaggio da questa sua “generosità”.
Tramite la mia sopra citata richiesta di accesso agli atti, ho anche appreso che la European Jewish Association (EJA) – un gruppo di pressione filo-israeliano – ha contattato l’ufficio di Von der Leyen (tramite diplomatici israeliani) per un possibile riconoscimento.
Sembra che l’associazione volesse premiarla ufficialmente per il suo sostegno alla guerra a Gaza. Ma è solo un’ipotesi: anche in questo caso, l’ambasciata israeliana presso l’UE si è opposta alla pubblicazione della lettera dell’EJA.
E, naturalmente, i lacchè di Von der Leyen hanno ancora una volta accettato le obiezioni di Israele. Dio non voglia che offendano uno Stato che sta commettendo un genocidio.
(traduzione dall’inglese di Giacomo Coggiola)