Le forze israeliane uccidono tre palestinesi in un attacco nella Cisgiordania occupata

Redazione di Al Jazeera

6 agosto 2023 – Al Jazeera

I soldati hanno aperto il fuoco su un veicolo vicino al campo profughi di Jenin, uccidendo tre passeggeri che secondo l’esercito israeliano stavano pianificando un attacco.

Le forze israeliane nella Cisgiordania occupata hanno ucciso a colpi di arma da fuoco tre palestinesi che secondo l’esercito stavano per compiere un attacco.

In un comunicato l’esercito ha affermato che domenica i soldati hanno aperto il fuoco su un veicolo e ucciso tre passeggeri.

Sostiene di aver eliminato una squadra di terroristi del campo profughi di Jenin identificata mentre si recava a compiere un attacco.

Tra i morti c’è Naif Abu Tsuik, 26 anni, che secondo l’esercito era un “importante esponente militare del campo profughi di Jenin.

L’esercito ha dichiarato che era “coinvolto in azioni militari contro le forze di sicurezza israeliane e in attività militari in fase avanzata dirette dai terroristi nella Striscia di Gaza”, l’enclave costiera controllata dall’organizzazione Hamas.

Secondo Quds News Network il veicolo è stato crivellato da più di cento proiettili.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha elogiato le forze di sicurezza e ha affermato che Israele “continuerà ad agire ovunque e in qualsiasi momento contro coloro che minacciano la nostra vita “.

Hazem Qasem, un portavoce di Hamas da Gaza, ha detto che le morti non rimarranno impunite.

“Il nemico, che ha assassinato tre dei nostri palestinesi, non eviterà di pagare il prezzo dei suoi crimini”, ha affermato in una dichiarazione.

In un reportage dalla Gerusalemme est occupata, Mohammed Jamjoom di Al Jazeera ha detto che il ministero della Salute palestinese ha confermato le morti nell’attacco a sud di Jenin.

“L’esercito israeliano ha detto di aver trovato nel veicolo anche un M-16 [arma d’assalto] “, ha affermato Jamjoom.

Tutto questo si aggiunge all’estrema tensione già presente in loco. Arriva 24 ore dopo un attacco avvenuto a Tel Aviv, in cui un giovane palestinese di Jenin ha sparato sulla gente. Ciò aggiunge molta preoccupazione per ciò che questo fatto potrebbe significare nei giorni a venire.

Mustafa Barghouti, capo del partito Iniziativa Nazionale Palestinese, ha affermato che l’uccisione dei tre palestinesi equivale a un “omicidio extragiudiziale”.

Quello che Israele ha fatto oggi è un altro atto di uccisione extragiudiziale di giovani palestinesi”, ha detto Barghouti ad Al Jazeera. “È un’esecuzione illegale di persone senza alcun tipo di processo giudiziario”.

L’anno più mortale

Più di 200 palestinesi sono stati uccisi quest’anno nei territori palestinesi occupati e le Nazioni Unite hanno avvertito che il 2023 è sulla buona strada per essere l’anno più mortale per i palestinesi da quando esse ha iniziato a registrare il numero delle vittime.

Barghouti ha affermato che queste uccisioni sono una “guerra del terrore” contro la popolazione civile palestinese, che continuerà finché continuerà l’occupazione israeliana.

“L’occupazione esiste da 56 anni, la pulizia etnica dei palestinesi esiste da 75 anni, e senza porre fine a questi due processi ovviamente non ci sarà mai pace in questa regione”, ha affermato.

Jenin è stata un punto critico e teatro di numerosi raid israeliani – molti mortali – negli ultimi mesi. Il più grande raid israeliano del campo in quasi 20 anni ha avuto luogo a giugno, uccidendo 12 palestinesi e costringendo migliaia di persone a fuggire dalle loro case.

Sabato 5 agosto, Kamel Abu Bakr, di Jenin, ha aperto il fuoco nel centro di Tel Aviv e ha ucciso un ispettore della polizia israeliana prima di essere ucciso da un agente che ha risposto al fuoco.

All’inizio di questa settimana, un violento attacco dei coloni nella Cisgiordania occupata ha ucciso il 19enne palestinese Qusai Jamal Maatan, mentre i soldati israeliani hanno sparato a un altro giovane palestinese, il 18enne Mahmoud Abu Sa’an, durante una delle loro incursioni notturne nella Cisgiordania occupata.

L’attacco dei coloni, ha detto Barghouti, è stato effettuato da un uomo che fa parte del governo israeliano.

Il leader politico ha aggiunto che quindi ciò che questo comporta riguardo al rapporto tra i coloni e l’attuale governo di estrema destra israeliano è che “questo governo israeliano è un governo fascista.”

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Israele blocca gli strumenti sanitari per la cura degli abitanti di Gaza affetti da malattie renali

Hanin A. Elholy

31 luglio 2023 – The Electronic Intifada

Naseem ama il calcio.

Grande fan dell’argentino Lionel Messi, Naseem giocava ovunque potesse: a scuola, per strada, per un club locale.

Purtroppo, ultimamente non è nemmeno in grado di dare qualche calcio al pallone. A causa della sua malattia il bambino di 10 anni teme di dover rinunciare al suo amato gioco.

I reni di Naseem non funzionano correttamente e deve seguire una dieta alimentare molto stretta. È stato consigliato un trapianto ma finora non è stato possibile programmarne uno.

Perché non sono come i miei fratelli e sorelle?” chiede. Loro possono mangiare e bere quello che vogliono. Perché io no?

Naseem è in cura per i suoi problemi renali presso l’ospedale al-Rantisi di Gaza City.

Per quanto l’ospedale fornisca gratuitamente la dialisi e alcuni medicinali, il trattamento di Naseem costa alla sua famiglia quasi 100 dollari al mese.

Le spese hanno messo a dura prova la famiglia. Il padre di Nassem è in prigione per debiti non pagati.

Il personale di al-Rantisi, l’unico ospedale di Gaza che fornisce ai bambini la dialisi, fa del suo meglio per prendersi cura di pazienti affetti da malattie renali come Naseem. Ciononostante, il blocco totale a cui Gaza è sottoposta ormai da 16 anni fa sì che non riesca a fornire un servizio adeguato.

Il Ministero della Salute di Gaza ha recentemente segnalato che l’ospedale al-Rantisi ha un disperato bisogno di tubi per le macchine per la dialisi, oltre ad altre attrezzature essenziali. Il Ministero della Salute ha anche dichiarato che negli ultimi due anni Israele ha quasi sempre impedito l’ingresso a Gaza delle attrezzature tecnologiche di telemedicina utilizzate negli esami sui pazienti nefropatici.

Condizioni disumane”

Il dottor Nabil Ayad dirige il dipartimento di nefrologia dell’ospedale

al-Rantisi.

“Essere un medico è fondamentalmente un lavoro umanitario”, dice. Ma a Gaza noi medici lavoriamo in condizioni disumane. Sono sempre esausto, fisicamente ed emotivamente. Il mio cuore soffre per ogni madre che vede il proprio figlio soffrire”.

Il suo collega, il dottor Muhammad al-Anqar, osserva che la carenza di medicinali ha costretto l’ospedale a somministrare dosi inferiori a quelle raccomandate a livello internazionale.

Il Ministero della Salute di Gaza ha recentemente riferito che gli ospedali di Gaza stanno funzionando a metà rispetto alla loro capacità. Circa il 40% dei medicinali e oltre il 30% delle forniture mediche non sono più disponibili.

“Alcuni pazienti hanno bisogno di medicine tre volte al giorno”, dice al-Anqar. “Ma possiamo somministrarle solo una volta.”

Woroud, 14 anni, è un altra bambina ricoverata all’ospedale al-Rantisi.

Ha bisogno di medicinali per l’assorbimento del calcio e altre patologie attualmente non disponibili a Gaza.

Sua madre, nota come Um Muhammad, è angosciata per la cattiva salute di Woroud.

Woroud in arabo significa fiori. “Il mio fiore non sta più sbocciando”, dice sua madre.

Sia Woroud che suo padre hanno bisogno della dialisi per problemi renali.

“I miei tre figli e mio marito sono malati”, dice sua madre. “È molto difficile. Nessuno mi aiuta. Devo fare tutto da sola”.

Un incubo”

Tala, 13 anni, ha mantenuto un forte senso dell’umorismo nonostante sia malata da diversi anni. La sua materia preferita a scuola è l’inglese e spera di diventare un giorno insegnante di lingue.

“Ho viaggiato molto”, scherza. “Fino al quartiere vicino.”

Dal momento che sua madre è impegnata a prendersi cura dei fratelli più piccoli, è la sorella di Tala, Marwa, che spesso la accompagna quando va in ospedale.

“Sono la sua sorella maggiore e la sua seconda madre”, dice Marwa.

Aseel, anche lei tredicenne, ha dovuto smettere di frequentare la scuola a causa della sua malattia.

“La dialisi richiede ore”, dice suo padre Mahmoud. Aseel trascorre quel tempo guardando cartoni animati sul cellulare e cercando di distrarsi. Dopo la dialisi è molto stanca”.

Maher, 13 anni, ha vissuto molto più a lungo di quanto si aspettasse lo staff medico.

All’età di 5 mesi, dopo un improvviso calo ponderale, gli è stato diagnosticato un problema renale. Un medico ha previsto che sarebbe morto entro i sei mesi successivi.

Nonostante abbia smentito le previsioni, Maher è ancora malato. Sua madre lo porta all’ospedale al-Rantisi per la dialisi tre volte alla settimana.

Finora non è stato possibile pianificare un trapianto per Maher.

“Mi sono sposata a 16 anni e ora ne ho 24”, dice sua madre, conosciuta come Um Hafez. Ho trascorso quelli che avrebbero dovuto essere gli anni migliori della mia vita in ospedale. Spero solo che questo incubo finisca presto”.

Hanin A. Elholy è una ricercatrice, scrittrice e traduttrice che vive a Gaza.

(traduzione di Aldo Lotta)




Coloni ebrei assaltano la moschea di Al-Aqsa e diverse città della Cisgiordania

Redazione di The Palestine Chronicle

WAFA – 1 agosto 2023

I coloni ebrei continuano le loro incursioni nei santuari sacri di Gerusalemme, e altri coloni sono impegnati a stabilire avamposti illegali nella Cisgiordania palestinese occupata.

L’agenzia di stampa ufficiale palestinese WAFA ha riferito che martedì mattina decine di coloni ebrei israeliani hanno fatto irruzione nel complesso della moschea di Al-Aqsa nella Gerusalemme est occupata sotto la pesante protezione della polizia israeliana.

I coloni estremisti, divisi in gruppi, hanno fatto irruzione nella sacra moschea islamica dalla porta di al-Maghariba e hanno fatto “escursioni” provocatorie nei suoi complessi.

WAFA ha affermato che i coloni hanno eseguito rituali talmudici nella parte orientale della moschea.

Ciò avviene in un momento in cui le forze di occupazione israeliane stanno intensificando le misure contro i palestinesi provenienti da Gerusalemme che vogliono entrare nella moschea, ispezionando loro i documenti di identità e trattenendoli brevemente.

Nuovo avamposto a Gerico

WAFA ha riferito che ieri i coloni israeliani hanno allestito un nuovo avamposto illegale a nord-ovest della città occupata di Gerico in Cisgiordania.

Ayman Ghraib, attivista, ha detto a WAFA che numerosi coloni hanno formato una carovana sulla strada di al-Maarajat e portato il proprio bestiame e un serbatoio portatile d’acqua.

Questo è stato fatto con l’obiettivo di sequestrare illegalmente nell’area terre di proprietà palestinese.

Tende a Salfit

Il capo del consiglio del villaggio di Yasouf Saleh Yasin ha riferito che sempre lunedì dei coloni israeliani hanno piantato tende su un terreno privato palestinese nel villaggio di Yasouf, a est della città di Salfit nel nord della Cisgiordania.

Yasin ha detto a WAFA che i coloni dell’insediamento illegale di Tafouh hanno messo due tende una accanto all’altra in una zona e altre tende tra gli ulivi in altre zone del villaggio.

Yasin ha affermato che l’azione dei coloni è un preludio alla creazione di un nuovo avamposto di insediamento sulle terre del villaggio, il che significa rubare terra e rendere la vita molto difficile ai palestinesi nell’area.

(traduzione dallinglese di Luciana Galliano)




Le forze israeliane uccidono un quindicenne palestinese

Redazione di MEE

2 agosto 2023 – Middle East Eye

Mohammad Farid al-Za’areer, di 15 anni, è stato ucciso ad una fermata di autobus dopo che le forze israeliane lo hanno ritenuto sospetto

 

Martedì sera un quindicenne palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane nella Cisgiordania occupata.

Il Ministero della Sanità palestinese ha identificato la vittima come Mohammad Farid al-Za’areer, che è stato ucciso vicino alla colonia israeliana illegale Shim’a, vicino Hebron.

Secondo fonti locali palestinesi Za’areer era uno degli studenti migliori della sua classe ed aveva appena terminato il primo anno delle superiori.

L’esercito israeliano ha sostenuto che Za’areer appariva sospetto, e ad una fermata dell’autobus [i soldati] hanno deciso di avvicinarlo per interrogarlo. Za’areer avrebbe allora estratto un coltello e i soldati israeliani gli hanno sparato uccidendolo.

Qualche ora prima un altro palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane nella Gerusalemme est occupata.

Muhannad al-Mazra’a, di 20 anni, ha sparato vicino alla colonia israeliana di Ma’ale Adumim ferendo sei israeliani prima di essere colpito dalle forze israeliane.

L’anno più letale per i palestinesi

Un rapporto del 2022 dell’associazione israeliana per i diritti Yesh Din ha rilevato che meno dell’1% dei soldati accusati di aver colpito dei palestinesi tra il 2017 e il 2021 è stato incriminato.

Le autorità giudiziarie militari “evitano sistematicamente di indagare e perseguire soldati che colpiscono palestinesi”, dice l’associazione.

Quest’anno almeno 204 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano, compresi 36 minori – un tasso di quasi una vittima al giorno.

In totale sono morte 167 persone in Cisgiordania e Gerusalemme est, rendendo il 2023 uno degli anni più sanguinosi nei territori palestinesi occupati. Altre 36 persone sono state uccise nella Striscia di Gaza.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Come Israele codifica il suo sistema di esclusione e oppressione

Dania Abul Haj*

1 agosto 2023 – Middle East Eye

La cinica, vaga e opprimente procedura Cogat 2022 è stata attentamente progettata per mantenere il controllo dell’occupante sui palestinesi

Nel corso degli anni gli architetti dell’occupazione israeliana hanno incessantemente creato politiche che cercano di consolidare ulteriormente la frammentazione del popolo palestinese, non solo fisicamente ma anche psicologicamente.

Può essere facile per le persone osservare la politica e separarla dalle esperienze vissute di coloro che ne sono interessati. Ma le tattiche israeliane di divisione e conquista hanno portato alla creazione di realtà differenziate per il popolo palestinese.

Gerosolimitani, palestinesi nella Cisgiordania occupata, abitanti palestinesi di Gaza, cittadini palestinesi di Israele, rifugiati e palestinesi della diaspora sono sempre meno in grado di comprendere la situazione vissuta da ciascun gruppo sotto un’occupazione che è brutale, domina e disumanizza.

Un esempio calzante è l’ultima procedura del Coordinator of Government Activities in the Territories [Coordinatore delle attività di governo nei territori, ndt] (Cogat), nota come Procedura 2022, entrata in vigore alla fine dello scorso anno. Un corpo militare israeliano, il Cogat, usa un nome eufemistico per il potere draconiano che esercita sui territori occupati palestinesi

La Procedura 2022 è progettata per promuovere il controllo militare di Israele e rendere difficile per i palestinesi della diaspora insegnare, studiare, fare volontariato, lavorare o vivere nella Cisgiordania occupata.

Di recente sono stata coautrice di un rapporto intitolato “Recinti: le regole israeliane del 2022 sull’ingresso di cittadini stranieri in Cisgiordania”. Il rapporto dimostra come i regolamenti siano basati sul totale disprezzo di Israele per i suoi doveri e obblighi riguardo al diritto internazionale umanitario e alle leggi internazionali sui diritti umani.

Questi includono i diritti alla privacy e alla vita familiare, la libertà di movimento, lo sviluppo economico, l’istruzione e il godimento dei diritti culturali.

Radicare l’apartheid

La Procedura 2022 è tutta incentrata sull’ulteriore stretta dell’occupazione israeliana, dell’annessione e dell’apartheid. Impedendo alle famiglie palestinesi in cui almeno un membro è cittadino straniero di poter vivere insieme, Israele sta creando un ambiente coercitivo progettato per provocare un “trasferimento silenzioso” di intere famiglie dalla Cisgiordania occupata.

Le regole rafforzano anche il contesto di sorveglianza e controllo da “Grande Fratello” mantenuto dal regime militare israeliano, progettato per rendere insopportabile la vita quotidiana nella Cisgiordania occupata.

Non conosciamo ancora l’impatto complessivo dei regolamenti, perché sono ancora molto recenti, ma ora siamo alla prima estate della loro attuazione. È un momento in cui i palestinesi della diaspora di tutto il mondo visitano le loro famiglie e le loro case nella Cisgiordania occupata.

La nuova procedura Cogat potrebbe comportare il rifiuto arbitrario di entrare nella Cisgiordania occupata attraverso il ponte di Allenby [che collega la Giordania con la Cisgiordania occupata, ndt.]. Tali casi devono essere monitorati e documentati e i governi dovrebbero agire a favore dei loro cittadini a cui viene negato l’ingresso.

C’è anche un impatto invisibile della procedura Cogat che non vedremo né saremo in grado di misurare: molte persone saranno così confuse e intimidite da queste norme che non si sentiranno nemmeno abbastanza sicure da viaggiare.

Questa è un’altra barriera che impedirà alle persone di vedere la realtà quotidiana dell’occupazione israeliana e dell’oppressione dei palestinesi.

Una spaventosa indifferenza

Quando la bozza del regolamento è stata resa pubblica per la prima volta, io e il mio team ci siamo seduti [a studiarla, ndt.] e siamo stati completamente assorbiti per settimane da un documento disordinato di 97 pagine.

Mi sono resa conto che anche per un professionista con quasi otto anni di esperienza nel campo capire queste regole era una sfida. Erano intenzionalmente vaghe e confuse.

Dopo una quantità di proteste da parte dell’opinione pubblica e di una serie di organizzazioni per i diritti umani, alcune disposizioni sono state infine modificate o abrogate, ma questi cambiamenti sono stati solo una goccia nell’oceano in confronto alla serie di disposizioni crudeli della procedura. Una politica che segrega un’intera popolazione dal mondo esterno con ogni mezzo possibile, incluso il controllo su chi è autorizzato a entrare nel territorio, solleva allarmanti preoccupazioni.

Se, come anticipato, nei prossimi mesi la Procedura 2022 verrà applicata essa approfondirà la situazione di frammentazione per il popolo palestinese, lontana da tutte le promesse e i valori che costituiscono i pilastri del consenso postbellico della comunità internazionale.

Il silenzio assordante della comunità internazionale e dei Paesi terzi non trasmette più solo disprezzo verso i palestinesi e i loro diritti, ma anche una spaventosa indifferenza verso uno Stato che continua a commettere i crimini contro l’umanità dell’apartheid e della persecuzione.

Questo ricorda che una prigione non significa sempre una cella con muri e una guardia; a volte significa un intero Paese posto alla mercé dell’arroganza di un’occupazione militare.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la linea editoriale di Middle East Eye.

*Dania Abul Haj è un avvocatessa specializzata palestinese di Gerusalemme. attualmente lavora come legale presso il Centro internazionale di giustizia per i palestinesi a Londra. Ha conseguito un LLM [master in materie giuridiche, ndt] in diritto internazionale presso l’Università di Edimburgo.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Durante una sparatoria in una colonia in Cisgiordania sono rimasti feriti cinque coloni israeliani

Redazione di Days of Palestine

1 agosto 2023 – Days of Palestine

Martedì un uomo armato ha aperto il fuoco in un centro commerciale nella colonia di Ma’aleh Adumim in Cisgiordania, ferendo cinque coloni israeliani prima di essere colpito e ucciso dalle forze di occupazione.

L’attacco è avvenuto intorno alle quattro del pomeriggio ora locale, quando l’attaccante si è avvicinato ad un gruppo di coloni israeliani in un ristorante nel centro commerciale e ha cominciato a sparare.

I feriti israeliani sono stati portati negli ospedali di Gerusalemme per le cure. Uno di loro era in gravi condizioni con una ferita d’arma da fuoco al petto. Gli altri hanno subito ferite da lievi a moderate.

La ragione dell’attacco non è stata immediatamente chiara, ma l’esercito di occupazione israeliano ha affermato che stava investigando sull’incidente e cercando possibili complici dello sparatore.

Le fazioni palestinesi l’hanno esaltato come un atto eroico di resistenza contro l’occupazione israeliana. Hamas l’ha definito “una risposta naturale ai crimini dell’occupazione e dei coloni”.

L’attacco è stato il primo di questo tipo a Ma’aleh Adumim, una grande colonia illegale ad est di Gerusalemme in cui vivono circa 40.000 israeliani.

L’attacco è avvenuto a fronte di una crescita di violenza nella Cisgiordania occupata, dove secondo i dati di Al-Haq, una organizzazione palestinese per i diritti umani, dal 1 gennaio le forze israeliane hanno ucciso almeno 160 palestinesi, inclusi 25 minorenni. Il numero di palestinesi uccisi quest’anno è il più alto nello stesso periodo dal 2000, quando è scoppiata la seconda intifada o sollevazione.

Molte delle morti sono avvenute durante le incursioni israeliane, gli scontri e i presunti attacchi dei palestinesi. Israele dice di agire per autodifesa e per prevenire la violenza, ma i palestinesi lo accusano di uso eccessivo della forza e di punizioni collettive.

La spirale di violenza è stata alimentata da molteplici fattori, inclusa la continua espansione israeliana delle colonie illegali nella Cisgiordania, la demolizione delle case e delle strutture palestinesi, la detenzione e gli abusi sui prigionieri palestinesi e le restrizioni all’accesso palestinese a Gerusalemme e ai luoghi santi.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Cisgiordania: le forze israeliane uccidono un palestinese nel campo profughi di Nablus

Secondo il ministero palestinese della Sanità Mohammad Abdel-Hakim Nada, di 23 anni, è stato colpito al petto.

Redazione di MEE

26 luglio 2023 – Middle East Eye

Mercoledì le forze israeliane hanno ucciso un uomo palestinese durante un’incursione militare in un campo profughi nella Cisgiordania occupata.

Secondo il ministero della Sanità palestinese Mohammad Abdel-Hakim Nada, di 23 anni, è stato colpito al petto dal fuoco israeliano e successivamente è morto in ospedale.

I media locali affermano che in tarda mattinata le truppe israeliane hanno fatto una incursione nel campo profughi di Al-Ain, a Nablus, per arrestare alcuni palestinesi.

Scontri armati sono scoppiati dopo che un’unità di soldati israeliani in borghese è stata scoperta nel campo.

Non è stato immediatamente chiaro se Nada è morto durante gli scontri o come testimone.

Durante l’incursione le forze israeliane hanno circondato una casa e chiesto ad uno dei suoi abitanti di arrendersi. Secondo quanto riferito da fonti palestinesi l’uomo dentro la casa è stato successivamente arrestato.

I militari israeliani hanno confermato che stavano facendo un’operazione nel campo ma non hanno fornito ulteriori dettagli.

La morte di Nada accade un giorno dopo che l’esercito israeliano ha ucciso tre palestinesi a Nablus, sostenendo che essi avevano aperto il fuoco sui soldati.

Almeno 201 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano quest’anno, inclusi 34 minorenni – una media di quasi una vittima al giorno.

In totale 164 persone sono morte nella Cisgiordania e a Gerusalemme Est, rendendo il 2023 uno degli anni più insanguinati nei territori occupati palestinesi. Altre 36 persone sono state uccise nella Striscia di Gaza.

Nello stesso periodo i palestinesi hanno ucciso 25 israeliani, inclusi sei minorenni.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)

 

 

 




L’approvazione della riforma giudiziaria in Israele consolida la ‘supremazia ebraica’

La nuova legge approvata dalla Knesset renderà più facile al governo di estrema destra condurre politiche che danneggiano i palestinesi, affermano gli esperti.

Farah Najjar

24 luglio 2023 – Al Jazeera

I palestinesi dicono che la legge approvata dal parlamento israeliano che limita alcuni poteri della Corte Suprema renderà più facile per il governo israeliano condurre politiche funzionali al suo programma “di estrema destra”.

La legge è parte di un più ampio sforzo da parte del Primo Ministro Benjamin Netanyahu e dei suoi alleati di destra di riformare la magistratura ed impedisce alla Corte Suprema di mettere il veto a decisioni del governo con la motivazione che siano “irragionevoli”.

La legge “indebolisce ed elimina ogni forma di supervisione della Corte Suprema sulle decisioni del governo”, ha detto a Al Jazeera Ahmad Tibi, membro palestinese della Knesset o parlamento israeliano.

“In particolare quando sono decisioni che che riguardano nomine ufficiali e altre importanti decisioni”, dice Tibi.

Amjad Iraqi, caporedattore di +972 Magazine, dice che queste nomine determinano chi ricopre cariche di alto livello nella polizia, nell’esercito, nelle istituzioni finanziarie e altro.

Queste nomine incidono direttamente sui cittadini palestinesi di Israele, per esempio “quanti soldi percepiscono” e come i dipartimenti di polizia “seguono l’impostazione del governo di estrema destra”, dice Iraqi ad Al Jazeera da Haifa.

L’approvazione della legge lunedì annulla la possibilità per i palestinesi di contrastare queste nomine “per via giudiziaria e amministrativa”, dice, aggiungendo che i governi ora possono applicare le proprie politiche “molto più velocemente”.

La legge è passata lunedì con 64 voti contro 0, in quanto l’opposizione ha boicottato il voto ed è uscita furiosa dall’aula dopo un’accesa sessione parlamentare.

‘Implicazioni negative per i palestinesi’

La Corte Suprema “non è andata incontro ai palestinesi né ha emesso sentenze eque nei loro confronti ed ha agito a favore di coloni, omicidi, uccisioni e della stessa occupazione”, dice Tibi.

“Non vogliamo che il governo fascista acquisti il controllo completo sulla magistratura – anche se le decisioni della magistratura sono prevenute”, aggiunge. “Questo consentirà al governo ancor maggiore controllo su decisioni che avranno implicazioni molto negative per i palestinesi.”

La Corte Suprema è vista come l’ente che garantisce lo stato di diritto e dovrebbe avere un ruolo importante nel controllo del potere esecutivo nel Paese – che è ampiamente nelle mani del governo.

I piani del governo hanno innescato mesi di proteste di massa, che secondo Tibi probabilmente continueranno “per un po’”. Alla vigilia del voto i dimostranti hanno bloccato una strada che conduce al parlamento, mentre molte imprese, compresi centri commerciali, banche e distributori di benzina, lunedì hanno preso parte ad uno sciopero per opporsi alla legge.

Il quotidiano Haaretz ha riferito che la polizia ha utilizzato idranti nel tentativo di disperdere i dimostranti e ha descritto gli ultimi sviluppi come “una crisi senza precedenti”.

Migliaia di riservisti dell’esercito hanno dichiarato che non presteranno servizio se il governo di estrema destra di Netanyahu porterà avanti i suoi piani.

Il servizio militare è obbligatorio per la maggior parte degli israeliani, uomini e donne, sopra i 18 anni e molti volontari per il servizio di riservisti hanno già superato i 40 anni.

Nonostante questa “disubbidienza di massa”, l’estrema destra è ancora “ben ferma sulla sua strada”, dice Iraqi. “Le proteste non hanno fatto veramente breccia per fermare del tutto il governo…la coalizione dominante semplicemente non ne tiene conto.”

La Corte Suprema ‘al passo con Israele’

Tariq Kenney-Shawa, un ricercatore politico statunitense del gruppo di esperti di Al-Shabaka, ripropone le preoccupazioni di Tibi, dicendo che, invece di agire come “strumento di controllo ed equilibrio nei confronti delle correnti della destra più estrema di Israele”, la Corte Suprema “è servita solo ad avallarle ulteriormente.”

Nel 2021 la Corte Suprema ha confermato una controversa legge che definisce Israele come lo Stato-Nazione del popolo ebraico, respingendo le accuse secondo cui la legge discrimina le minoranze.

La legge, approvata nel 2018, declassa lo status della lingua palestinese e araba e considera l’espansione delle colonie illegali di soli ebrei nella Cisgiordania occupata come un valore nazionale.

La Corte Suprema ha anche consentito alle autorità israeliane di continuare a porre i palestinesi in detenzione amministrativa, una prassi consistente nel detenerli sulla base di prove segrete, senza accuse o processo.

Kenney-Shawa ha avvertito che la nuova legge potrebbe condurre ad una “accelerazione delle politiche” ulteriormente funzionali al programma di Israele e potrebbe “trasferire e sottoporre a pulizia etnica i palestinesi e consolidare ancor più la supremazia ebraica.”

Secondo Kenney-Shawa è anche per questo che molti palestinesi non hanno appoggiato il movimento di protesta, che lui sostiene essere finalizzato a “proteggere e mantenere il sistema esistente”.

Diana Buttu, analista ed ex consulente legale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), dice che la Corte Suprema israeliana non è mai stata liberale e non è mai stata utile ai palestinesi “in alcun modo, in alcuna forma né sotto alcun aspetto”.

Di fatto è “sulla stessa linea di Israele e dell’occupazione”, dice Buttu a Al-Jazeera.

Il parlamento ha ratificato la legge perché la destra “vuole essere sicura che non vi sia mai una minaccia alla sua occupazione”, dice.

‘Solo l’inizio’

Buttu dice che il processo di riforma della magistratura è stato avviato da anni.

Un esempio ne sono le fattispecie di casi che possono essere portati davanti ai tribunali israeliani dai palestinesi. Questi sono stati “limitati” e “fortemente ridotti”, dice, intendendo che tali casi possono avvitarsi per anni ed anni attraverso il sistema giuridico.

Il Ministro israeliano della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben-Gvir, che è a capo del partito di estrema destra Potere Ebraico, ha detto che l’approvazione della contestata legge è stato “solo l’inizio”.

“Ci sono molte altre leggi che dobbiamo approvare come parte della riforma giudiziaria”, avrebbe detto secondo quanto riferito da The Times of Israel.

Intanto Mouin Rabbani, analista di Medio Oriente e co-editore della rivista Jadaliyya, dice che la crisi riguardo alle riforme è anzitutto “una disputa interna tra la popolazione ebraica di Israele.”

La crisi potrebbe approfondirsi e portare ad una “crescente polarizzazione” all’interno della società israeliana e delle sue istituzioni, dice Rabbani ad Al-Jazeera.

Di fatto l’approvazione della nuova legge potrebbe favorire i palestinesi se il suo impatto comprendesse “l’indebolimento delle forze armate e dei servizi di sicurezza di Israele”, dice.

Gli avvertimenti dei riservisti che potrebbero non prestare servizio hanno suscitato timori che possa essere compromessa la capacità di reazione dell’esercito.

“Sono crepe pericolose”, ha scritto domenica il capo dell’esercito Tenente Generale Herzi Halevi in una lettera ai soldati. “Se non saremo un esercito forte e coeso, se i migliori non prestano servizio” nell’esercito israeliano, ha detto Halevi, “non saremo più in grado di esistere come Paese nella regione.”

 

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)

 




Insegnanti o terroristi? I parlamentari di estrema destra vogliono che lo Shin Bet controlli le scuole

Un disegno di legge che autorizza il servizio di sicurezza israeliano ad assumere e licenziare insegnanti, una politica condotta da tempo nelle scuole arabe, è così estremista che è contrario persino lo Shin Bet.

Gil Gertel

26 luglio 2023  –  +972 Magazine

In collaborazione con Local Call

 

La settimana scorsa la commissione per l’istruzione, la cultura e lo sport della Knesset ha discusso un disegno di legge che assegna allo Shin Bet, il servizio di sicurezza israeliano, poteri intrusivi nel sistema educativo del Paese. Se approvata, la legge autorizzerebbe lo Shin Bet a condurre un controllo dei precedenti di tutti gli insegnanti scolastici di nuova assunzione, rilevare le loro affermazioni nelle aule e sui social media, e persino licenziarli e revocare la loro abilitazione all’insegnamento.

Il disegno di legge, che unifica diverse versioni proposte dai membri di estrema destra della Knesset, è stato delineato come uno strumento atto a “proibire l’impiego di terroristi condannati”, creando l’impressione che la legge prenderebbe di mira solo un gruppo di persone molto specifico e pericoloso. Ma non è affatto così. Secondo il testo attuale, il divieto di assunzione non si riferisce solo a coloro che sarebbero coinvolti in “terrorismo”, ma anche a coloro che presumibilmente “sostengono” o “sarebbero collegati a” una “organizzazione terroristica”.

Cosa si intende per organizzazione terroristica? A dire il vero non lo sappiamo. In Israele il Ministro della Difesa ha l’autorità di dichiarare qualsiasi organizzazione come terroristica, con una procedura del tutto avvolta nella massima segretezza. Prendiamo, ad esempio, le sei organizzazioni palestinesi per i diritti umani che nel novembre 2021 sono state dichiarate fuori legge in quanto “organizzazioni terroristiche” dall’allora ministro della Difesa Benny Gantz nonostante non sia stata fornita alcuna prova attendibile.

Il termine è così generico che, secondo l’attuale ministro dell’Istruzione Yoav Kisch, le proteste di massa che hanno avuto luogo contro il governo nell’ultimo semestre equivalgono ad atti di “terrorismo”. Pertanto, secondo i termini del nuovo disegno di legge, un insegnante non ha nemmeno bisogno di partecipare alle proteste israeliane per essere colpevole di attività illecite: è sufficiente che esprima semplicemente simpatia per il movimento antigovernativo affinché lo Shin Bet lo ritenga un ” simpatizzante del terrorismo” e lo licenzi.

A partire da questa settimana i funzionari dello Shin Bet, della polizia, del ministero della Giustizia e delle Finanze hanno messo il comitato della Knesset di fronte alle numerose lacune giuridiche del disegno di legge e hanno chiesto delle revisioni. Tuttavia, i parlamentari ubriachi di potere sembravano determinati ad apportare dei semplici ritocchi e riportare la proposta sull’iter legislativo.

Né il Ministro dell’Istruzione né i dirigenti delle varie organizzazioni degli insegnanti erano presenti alla riunione della commissione della scorsa settimana, nonostante il fatto che la legge abbia a che fare in modo esplicito con le condizioni per l’assunzione e il licenziamento degli insegnanti. Neanche le organizzazioni di genitori e studenti hanno alzato la voce. Nessun membro ebreo dell’opposizione ha ritenuto opportuno uscire allo scoperto e difendere l’istruzione gratuita e il finanziamento statale in Israele. Solo i membri palestinesi della Knesset hanno trovato il tempo per venire a protestare contro la legge durante la riunione.

Il “segreto di Pulcinella” dello Shin Bet

Basti dire che l’idea che il governo dovrebbe avere il controllo sugli insegnanti attraverso l’apparato di sicurezza dello Stato ha un ampio sostegno alla Knesset. E non solo da parte di Netanyahu e i suoi amici fascisti.

Dall’istituzione dello Stato nel 1948 fino al 2009 Israele ha concesso allo Shin Bet la piena autorità di supervisionare gli insegnanti nelle scuole arabe del Paese, e questi sono stati monitorati, assunti e licenziati secondo la volontà dell’agenzia. Ciò è avvenuto attraverso un “segreto di Pulcinella” praticamente noto a tutti: il vicedirettore della Divisione Educazione Araba, che dipende dal Ministro dell’Educazione, è sempre stato un membro dello Shin Bet. Lui ha sempre preso parte con il suo staff alle commissioni di assunzione con il diritto di porre il veto su qualsiasi decisione.

Queste cose sono descritte in dettaglio nel libro dello storico Hillel Cohen del 2010, “Good Arabs” [Buoni Arabi, ndt.]. Attraverso l’esame di archivi di Stato consultabili, che confermano decisamente la narrazione pubblica dei cittadini palestinesi, Cohen ha descritto come lo Shin Bet compilasse un file di ogni preside o insegnante palestinese, che includeva tutte le loro dichiarazioni pubbliche nel corso degli anni. Non ci è voluto molto per fare questo lavoro. Per controllare una popolazione non è necessario che ognuno sia un collaboratore e informatore, basta che pensi che tutti gli altri lo siano.

Ad esempio, Cohen descrive come nel 1952, quando i cittadini palestinesi erano sotta la giurisdizione di un governo militare, 42 insegnanti — che all’epoca costituivano il sei per cento di tutti gli insegnanti delle scuole arabe in Israele — fossero stati licenziati perché “hanno abusato dell’opportunità data loro di educare la prossima generazione forgiandone l’immagine”. Naturalmente non sono stati condannati in nessun tribunale; è bastata una decisione arbitraria di un comandante militare.

I posti di lavoro che si sono resi vacanti sono stati poi assegnati, in segno di riconoscenza, a palestinesi che hanno collaborato con lo Shin Bet e che si sono distinti nel trasmettere informazioni alle autorità israeliane. Non era necessario che fossero qualificati all’insegnamento. Le parole sono state esplicitamente pronunciate alla conferenza dei funzionari del dipartimento responsabile degli affari arabi: “Tra i favori che possiamo fare, grazie alle nostre relazioni con il Ministero dell’Istruzione, vi è l’assunzione di insegnanti e l’ammissione di candidati all’insegnamento ai corsi [di formazione]”.

Questo terrorismo psicologico è stato applicato anche agli studenti. Nel 1958, gli studenti arabi di Nazareth celebrarono la Nakba, l’espropriazione dei palestinesi della loro patria nel 1948, tenendo una veglia silenziosa per cinque minuti. Gli insegnanti ebrei che lavoravano nella scuola hanno trasmesso le informazioni allo Shin Bet. Al preside della scuola fu chiesto di consegnare i nomi degli studenti e gli venne persino detto di informare gli studenti che: “sarà possibile che tra due anni, quando finiranno la scuola e faranno domanda per un lavoro, i funzionari governativi con il potere decisionale sull’assegnazione del lavoro ai laureati staranno in silenzio per cinque minuti in memoria della perdita della loro possibilità di carriera”.

Va da sé che la selezione degli insegnanti basata sulle loro opinioni piuttosto che sulle competenze, e la diffusione della paura tra presidi, insegnanti e studenti, ha danneggiato gravemente per decenni il sistema educativo arabo in Israele. Ha sofferto della mancanza di personale professionalmente valido, del paralizzante sospetto reciproco e dell’indebolimento del concetto stesso di educazione.

Fu solo nel settembre 2004 che il centro legale palestinese Adalah presentò una petizione all’Alta Corte per porre fine al coinvolgimento dello Shin Bet nel sistema educativo arabo. Venne posto alla luce del sole che l’intero sconvolgimento e degrado del sistema educativo era stato attuato senza alcuna base giuridica e portato a termine unicamente perché il governo israeliano aveva il potere di farlo. La petizione non venne nemmeno discussa in tribunale poiché il Ministero dell’Istruzione annunciò la cancellazione del ruolo del funzionario dello Shin Bet nel Dipartimento dell’Istruzione Araba.

“Un terribile mostro che danneggia il popolo ebraico”

Nel 2023, con la sua nuova legge, il governo israeliano vuole tornare alla vecchia realtà. Eppure i politici di estrema destra hanno affermato esplicitamente che l’intento del disegno di legge non è quello di tenere sotto controllo la società palestinese ma anche gli insegnanti ebrei-israeliani.

Il 4 luglio, nel corso del primo dibattito sul disegno di legge, i membri della Knesset hanno fatto a gara per scoprire chi fosse il più fascista. Il parlamentare Amit Halevi del Likud [partito nazionalista e di destra capofila della coalizione di governo, ndt.] ha detto, per esempio, che per licenziare un insegnante non bisogna aspettare che venga condannato per terrorismo e nemmeno che venga aperto un procedimento penale. Basta che lo Shin Bet scopra che l’insegnante “sia messo in relazione con il terrorismo”, e già “il solo fatto che si trovi in una scuola è di per sé un reato”.

Il collega di partito Avihai Boaron è andato anche oltre. Ai suoi occhi, non c’è nemmeno bisogno di aspettare informazioni dallo Shin Bet: “Il direttore generale del Ministero dell’Istruzione può farsi un’idea da quello che vede sui social media”, ha detto. In altre parole, basta ad esempio che il direttore generale navighi sulla pagina Facebook di un insegnante per poterlo licenziare e revocargli l’abilitazione.

Il parlamentare Limor Son Har-Malech del partito kahanista Otzma Yehudit [movimento ebraico della destra radicale suprematista, ndt.]  ha accusato gli insegnanti presi di mira di “presentare valori in un modo bellissimo che suona bene, ma che sotto tutti questi valori si nasconde un terribile mostro che danneggia e mina l’esistenza del popolo ebraico.”

Durante la seconda discussione del 18 luglio i funzionari dei vari ministeri hanno spiegato quanto sia inutile la proposta di legge. I rappresentanti del Ministero della Giustizia hanno sostenuto che non è possibile richiedere un controllo completo da parte dello Shin Bet di tutti gli insegnanti; una tale mossa, hanno detto, avrebbe un effetto intimidatorio che potrebbe impedire a molti di accedere alla professione. Inoltre, non è possibile escludere i dipendenti del sistema educativo dalle norme disciplinari già esistenti, che includono motivi sufficienti per la cessazione del rapporto di lavoro, come “comportamenti che possono ledere il nome del servizio statale”.

Un rappresentante della polizia israeliana ha spiegato che esiste già un sistema automatizzato attraverso il quale tutti i ministeri del governo, compreso il Ministero dell’Istruzione, ricevono informazioni sui dipendenti statali sospettati di aver commesso un crimine, nonché su quelli sotto inchiesta. Con l’ausilio di queste informazioni i ministeri competenti possono decidere se il motivo dell’indagine giustifichi la sospensione o la cessazione del rapporto di lavoro.

Inoltre un rappresentante del Ministero delle Finanze ha spiegato che la legge richiederebbe decine di milioni di shekel per l’istituzione e la gestione di un database nuovo di zecca, nonché per il controllo dei precedenti di 300.000 dipendenti.

Un rappresentante del Ministero dell’Istruzione ha inoltre spiegato che non ci sono problemi con il funzionamento attuale del sistema, dal momento che i condannati per terrorismo non occupano un impiego e che il ministero dispone già degli strumenti necessari per ottenere informazioni che consentano di affrontare la questione.

Anche il consulente legale dello Shin Bet ha ritenuto la legge del tutto inutile, affermando che l’agenzia dispone già di un’interfaccia funzionante attraverso la quale può trasferire al Ministero dell’Istruzione le informazioni che ritiene rilevanti. “Quello che state proponendo qui”, ha detto il consulente, “è di vasta portata. Nessun partito ha mai ricevuto informazioni aperte dallo Shin Bet”. Guai a noi se i diritti degli insegnanti in Israele verranno “protetti” dallo Shin Bet.

 

(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)

 




Israele approva una legge per ampliare la segregazione  razziale

Redazione di MEE

26 luglio 2023 – Middle East Monitor

 

Ieri la Knesset ha approvato l’ampliamento della discriminatoria legge riguardante i Comitati di ammissione consentendo a un numero maggiore di comunità esclusivamente ebraiche di selezionare candidati e respingere quanti sono giudicati inadatti. Lo scorso mese era stata presentata una proposta di legge per estendere la segregazione razziale in Israele tramite comitati discriminatori.

I Comitati di ammissione, introdotti nel 2011, sono presenti in centinaia di cittadine sorte su territori demaniali nel Naqab (Negev) e in Galilea. La legge concede ai comitati una quasi totale discrezionalità riguardante il consenso o il rifiuto che individui vivano nelle città sotto il loro controllo. I comitati includono un rappresentante dell’Agenzia ebraica o dell’Organizzazione sionista mondiale, enti quasi-governativi. In pratica vengono esclusi i candidati arabo-palestinesi.

La legge originaria che concedeva poteri ai Comitati di ammissione fu approvata per aggirare la decisione della Corte Suprema che vietava alle comunità israeliane la prassi razzista di vendere i terreni solo agli ebrei. Si applicava solo alle comunità con un massimo di 400 famiglie e solo nel Negev e in Galilea.

La disposizione di legge discriminatoria è stata approvata dalla Knesset con una maggioranza di 42 a 11. L’approvazione rimuove le restrizioni sul numero di città a cui è permesso avere i “Comitati di ammissione”. L’estensione geografica della nuova legge include, oltre a Naqab e Galilea, tutte le cittadine designate come Aree di Priorità Nazionale (NPAs). Si applicherà anche alle comunità con 400-700 famiglie.

Infine la legge stabilisce che dopo cinque anni dall’entrata in vigore, il ministero dell’economia potrà estenderla a comunità con oltre 700 famiglie.

Adalah, il centro legale [per i diritti della minoranza araba in Israele], ha evidenziato che durante il dibattito alla Knesset e negli accordi di coalizione i promotori e i sostenitori della proposta di legge hanno dichiarato inequivocabilmente il loro scopo chiaramente razzista. I parlamentari hanno persino invitato a partecipare al dibattito un rappresentante del servizio di sicurezza interna di Israele, lo Shin Bet (“Shabak”). Il funzionario israeliano ha sottolineato l’importanza di espandere le colonie esclusivamente ebraiche in Galilea in tema di sicurezza.

Adalah ha affermato: ’Nessuno sta cercando di nascondere lo scopo razzista della legge che mira a continuare e promuovere valori ancorati alla Legge dello Stato-Nazione Ebraico per insediare ed espandere colonie ebraiche. Ad ogni stadio della procedura legislativa, inclusa la presentazione di opinioni del personale dello Shin Bet, i parlamentari della Knesset hanno rimarcato la loro intenzione di promuovere gli stessi valori nazionalisti. Usando il termine ‘comunitario,’ intendono politiche di segregazione razziale e apartheid contro i cittadini palestinesi in Israele. Perciò Adalah presenterà un ricorso contro questa legge alla Corte Suprema.”

Prima della decisione del governo israeliano di ampliare  i Comitati di ammissione, il ministro della Giustizia Yariv Levin ha spiegato che nominare giudici che capiscono che gli ebrei “non vogliono vivere con gli arabi” è uno dei motivi del controversa riforma giudiziaria.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)