Un israeliano ucciso in una sparatoria vicino ad una colonia in Cisgiordania

Redazione di MEE

30 maggio 2023 – Middle East Eye

L’esercito sta cercando due assalitori ed ha eretto barriere nell’area attorno alla colonia di Hermesh.

Medici e fonti ufficiali dell’esercito hanno affermato che martedì un civile israeliano è stato colpito a morte vicino ad una colonia nella parte settentrionale della Cisgiordania occupata.

L’esercito israeliano ha affermato che l’uomo, identificato come Meir Tamari, è stato colpito molte volte mentre stava guidando verso l’ingresso della colonia di Hermesh. Secondo funzionari locali Tamari, di 32 anni, era un abitante della colonia a sudovest di Jenin.

L’esercito ha anche affermato che delle truppe stanno cercando i due assaltatori, senza averli ancora identificati, ed hanno eretto delle barriere dell’area circostante.

Un affiliato alle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa (legate ad Al-Fatah) ha affermato che l’attacco è stato realizzato per vendicare palestinesi uccisi dallo Stato di Israele.

Successivamente martedì coloni israeliani hanno indetto proteste in Cisgiordania.

Il funzionario del ministero israeliano della Difesa Yoav Gallant ha detto che in seguito alla sparatoria avrebbe “organizzato una valutazione della situazione insieme ad alti ufficiali delle istituzioni della difesa”.

In precedenza sempre martedì, le forze israeliane hanno arrestato cinque palestinesi durante molteplici incursioni in Cisgiordania.

Gli incidenti sono avvenuti perché il governo di estrema destra dello Stato di Israele adotta in modo crescente politiche a favore delle colonie in Cisgiordania, nel Naqab (Negev) e in Galilea a detrimento dei palestinesi, anche di quelli con cittadinanza israeliana.

Circa 700.000 israeliani vivono adesso nelle colonie della Cisgiordania e a Gerusalemme Est occupata che sono considerate illegali dalla comunità internazionale.

La scorsa settimana, coloni israeliani residenti nella colonia di Adei Ad a nord-est di Ramallah hanno aggredito agricoltori palestinesi che stavano lavorando la loro terra tra i villaggi di Turmus Ayya e al-Mughayyir, nella Cisgiordania centrale.

I coloni hanno lanciato pietre e sparato agli agricoltori ferendo almeno cinque persone.

Nel frattempo, dall’inizio dell’anno le truppe israeliane hanno effettuato incursioni quasi giornaliere in Cisgiordania

Da gennaio almeno 117 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane e nello stesso periodo sono stati uccisi da palestinesi 19 israeliani.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




”Buono per tutti”: Israele approva il controverso budget a favore dei coloni

Redazione di Al  Jazeera

24 maggio 2023 – Aljazeera

Il contestato budget incrementa i fondi per le organizzazioni ultraortodosse e pro-coloni.

 

Il governo israeliano ha approvato un nuovo budget biennale che consolida l’indirizzo confessionale e a favore delle colonie da parte della coalizione di governo, mentre migliaia di manifestanti hanno manifestato contro il pacchetto di spesa fuori dall’edificio del parlamento.

I bilanci 2023 e 2024, bloccati da dibattiti notturni e da un susseguirsi di settimane di negoziati, sono stati approvati nelle prime ore di mercoledì con 64 voti contro 56.

Secondo una dichiarazione del parlamento fatta dopo il voto gli stanziamenti ammontano a 484 miliardi di shekel (122 miliardi di euro) per quest’anno e 514 miliardi di shekel (129 miliardi di euro) per il prossimo anno.

“Questo budget è positivo per tutti i cittadini di Israele”, ha dichiarato il ministro delle finanze Bezalel Smotrich [leader del Partito Sionista Religioso di estrema destra, ndr.].

Sinistra e destra, religiosi, ultraortodossi e laici, drusi, arabi. Semplicemente tutti i cittadini israeliani”, ha detto, riferendosi evidentemente alle critiche verso il budget, affermando che i critici “vogliono rovesciare il governo di destra e, a tal fine, tutto è lecito”.

Netanyahu ha annunciato l’approvazione degli stanziamenti in un tweet ottimista promettendo che il suo governo di coalizione avrebbe continuato sulla stessa linea.

Il budget potrebbe portare stabilità alla coalizione del primo ministro Benjamin Netanyahu, ma probabilmente aggraverà le divisioni all’interno di Israele, poiché i manifestanti hanno protestato contro i suoi stanziamenti esagerati a favore delle componenti ultraortodosse a spese degli israeliani laici.

Decine di milioni di dollari sono stati accantonati per le fazioni estremiste a favore dei coloni.

Il Times of Israel  ha riferito che lunedì è stato risolto un grosso ostacolo all’approvazione del bilancio, con una promessa di 68 milioni di dollari al partito di estrema destra Otzma Yehudit per lo sviluppo degli insediamenti coloniali nelle regioni del Negev e della Galilea.

Smotrich ha detto che spera di raddoppiare nel prossimo futuro il numero dei coloni in Cisgiordania.

Amnon Bronfeld, il portavoce del membro comunista della Knesset [parlamento israeliano, ndt.] Ofer Cassif ha detto ad Al Jazeera che le colonie riceveranno stanziamenti dal nuovo “Fondo Arnuna”, uno strumento nel bilancio di quest’anno con la funzione di distribuire le imposte municipali, e che gli insediamenti coloniali non dovranno versare.

“La spiegazione è ancora più irritante”, ha detto Bronfeld. “Il dipartimento di giustizia ha proibito l’utilizzo di fondi che provengano dagli insediamenti coloniali in quanto contrario al diritto [internazionale], ma ha consentito l’assegnazione di fondi agli stessi insediamenti pur essendo anche questo proibito“.

Ha aggiunto che le colonie vedranno anche un aumento dei budget in una serie di aree, tra cui strade e infrastrutture, turismo e agricoltura.

Nel budget è previsto anche un aumento dei fondi per gli uomini ultraortodossi che studiano a tempo pieno nei seminari religiosi rinunciando all’obbligo di lavorare o prestare servizio militare, cosa che i maschi laici sono obbligati a fare. Anche le scuole ultraortodosse riceveranno più soldi.

L’assegnazione di quasi 4 miliardi di dollari del nuovo budget mediante fondi discrezionali ad organizzazioni ultraortodosse e a favore dei coloni è stata persino criticata dallo stesso dipartimento del bilancio del governo.

Il leader dell’opposizione centrista Yair Lapid ha denunciato il budget come “una violazione del contratto con i cittadini israeliani, che tutti noi – e i nostri figli e figli dei nostri figli – continueremo a pagare”, ha riferito l’agenzia di stampa Reuters.

Le manifestazioni di martedì sera contro lo stanziamento, con persone che accusavano il governo di saccheggio” di fondi statali, si sono svolte dopo mesi di continue proteste contro la proposta di Netanyahu di riforma del sistema giudiziario del Paese.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




In un comunicato inviato a Palestine Chronicle Spotify spiega perché una canzone popolare di Mohammed Assaf è stata censurata

Redazione di Palestine Chronicle

21 maggio 2023 – Palestine Chronicle

In un comunicato inviato a Palestine Chronicle un’agenzia di pubbliche relazioni che rappresenta Spotify MENA [acronimo inglese per Paesi del Medio Oriente e Nord Africa, ndt.] afferma che la ragione della rimozione di una canzone popolare del famoso artista palestinese Mohammed Assaf “non è stata decisa da Spotify ma dal distributore.”

Il comunicato di Spotify, inviato tramite Publicist Inc., sostiene anche che “anticipiamo che nel prossimo futuro verrà reinserita e ci scusiamo per ogni inconveniente provocato.”

Nel breve comunicato si legge:

Spotify intende offrire sulla propria piattaforma un’ampia gamma di musiche, ma la disponibilità può variare nel tempo e a seconda dei Paesi. La rimozione di alcuni contenuti di Mohammed Assaf non è stata decisa da Spotify ma dal distributore. Anticipiamo il suo reinserimento nel prossimo futuro e ci scusiamo per qualunque inconveniente provocato.”

In precedenza Palestine Chronicle e altre fonti avevano dato notizia che Spotify e Apple Music avevano deciso di eliminare la canzone “Ana Dammi Falastini” (Il mio sangue è palestinese) di Assaf accusandolo di antisemitismo.

Secondo Roya News [rete informativa giordana, ndt.], dopo aver scoperto che la sua canzone era stata eliminata da entrambe le piattaforme, il cantante palestinese ha condiviso la sua sorpresa in una intervista con Al-Araby al-Jadeed [Il Nuovo Arabo, sito web di notizie in arabo con sede a Londra, ndt.].

Assaf avrebbe detto di aver ricevuto una mail ufficiale in cui si menzionavano accuse di antisemitismo come ragione per la cancellazione della canzone.

Assaf, nato e cresciuto a Gaza, ha sottolineato su Instagram che la canzone è stampata nel cuore di qualunque persona onesta e libera.

Secondo Doha News [blog di notizie con sede in Qatar, ndt.], “la decisione da parte del gigante dello streaming di eliminare la canzone è arrivata dopo che una petizione organizzata dalla filo-sionista “We Believe in Israel” [Noi crediamo in Israele] (WBII) e dal Consiglio dei Deputati ha raccolto circa 4.000 firme.”

Per Israele cancellare la Palestina ed escludere il popolo palestinese dalla storia della sua stessa terra è sempre stato un comportamento strategico,” ha scritto in un recente articolo il giornalista ed editorialista palestinese di Palestine Chronicle Ramzy Baorud, commentando la decisione israeliana di impedire ad Assaf di tornare in Palestina.

La cultura palestinese è stata molto utile alla lotta del popolo palestinese. Nonostante l’occupazione e l’apartheid israeliane, essa ha dato ai palestinesi un senso di continuità e coesione, legandoli tutti a un senso collettivo di identità che ruota intorno alla Palestina,” aveva scritto Baroud.

Nota di redazione: aggiungiamo all’articolo di Palestine Chronicle il testo della canzone censurata da Spotify in modo che i lettori possano verificare quanto ci sia di antisemita.

Il mio sangue è palestinese

Tenendo fede al mio giuramento, seguendo la mia religione

Mi troverai sulla mia terra

Appartengo al mio popolo, sacrifico la mia anima per lui

Il mio sangue è palestinese, palestinese, palestinese,

il mio sangue è palestinese.

Siamo rimasti con te, nostra patria

Con il nostro orgoglio e identità araba

La terra di Gerusalemme ci ha chiamati

(Come) il suono della voce di mia madre che mi chiama

Palestinese, palestinese,

il mio sangue è palestinese.

Tenendo fede al mio giuramento, seguendo la mia religione

Mi troverai sulla mia terra

Appartengo al mio popolo, sacrifico la mia anima per lui

Il mio sangue è palestinese, palestinese, palestinese,

il mio sangue è palestinese.

Oh madre, non preoccuparti

La tua patria è un castello fortificato

A cui sacrifico la mia anima

E il mio sangue, e le mie vene.

Tenendo fede al mio giuramento, seguendo la mia religione

Mi troverai sulla mia terra

Appartengo al mio popolo, sacrifico la mia anima per lui

Il mio sangue è palestinese, palestinese, palestinese,

il mio sangue è palestinese.

 Sono palestinese, figlio di una famiglia libera

Sono valoroso e vado a testa alta

Tengo fede al mio giuramento per la mia patria

Non mi sono mai piegato di fronte a nessuno

Palestinese, palestinese

Il mio sangue è palestinese.

Tenendo fede al mio giuramento, seguendo la mia religione

Mi troverai sulla mia terra

Appartengo al mio popolo, sacrifico la mia anima per lui

Il mio sangue è palestinese, palestinese, palestinese,

il mio sangue è palestinese.

(traduzione dall’inglese dell’articolo e del testo della canzone di Amedeo Rossi)




Un ex-soldato israeliano restituisce una chiave della moschea di Al-Aqsa dopo 56 anni

Redazione di MEMO

21 maggio 2023 – Middle East Monitor

L’agenzia di notizie [turca, ndt.] Anadolu riferisce che giovedì un ex-soldato israeliano ha restituito la chiave di un cancello della moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme Est occupata, dopo averla rubata 56 anni fa.

Il dipartimento delle fondazioni islamiche a Gerusalemme ha pubblicato un video che mostra il suo direttore generale Sheikh Azzam Al-Khatib che riceve la chiave dall’uomo, identificato come Yair Barack.

Nel video Barack afferma di aver fatto parte del battaglione israeliano che ha combattuto sul fronte di Gerusalemme Est, aggiungendo che molti dei suoi commilitoni sono morti durante i combattimenti nel 1967.

“Sono arrivato al cancello di Al-Mughrabi (nel corridoio ovest della moschea di Al-Aqsa)… e quando ho guardato a sinistra, ho trovato la chiave. Non so perché ci ho messo su la mano e l’ho presa” dice.

“Ho messo la chiave in tasca e da allora l’ho avuta io” aggiunge.

Barack afferma che dopo 40 o 50 anni ha cominciato a sentirsi a disagio perché la chiave ce l’aveva ancora lui “semplicemente perché l’ho rubata e adesso ho deciso di restituirla”.

“Adesso sono qui. Ho restituito la chiave che avevo rubato. L’ho restituita ai suoi proprietari… e questo è ciò che Israele dovrebbe fare – restituire ai palestinesi la loro terra, i diritti, il rispetto, l’indipendenza, la libertà e la sicurezza,” afferma.

Dice che, dopo aver restituito la chiave, ha sentito “di aver fatto la cosa giusta”.

La restituzione della chiave è avvenuta mentre coloni israeliani insieme a decine di politici israeliani partecipavano alla “marcia delle bandiere” per celebrare l’ occupazione di Gerusalemme Est nel 1967.

Commendando la controversa marcia, afferma che è uno dei peggiori giorni dell’anno per lui, aggiungendo di aver smesso di celebrare il “giorno delle bandiere” molto tempo fa.

La marcia delle bandiere è organizzata ogni anno da coloni israeliani commemorare ciò che chiamano la unificazione di Gerusalemme, in riferimento all’occupazione israeliana della città nel 1967.

“Io a quel tempo ero parte di tale occupazione. Non avrei voluto farlo, cioè occupare Gerusalemme”, ha affermato.

Israele ha occupato Gerusalemme est durante la guerra arabo-israeliana del 1967. Ha annesso l’intera città nel 1980 con un’iniziativa che non è mai stata riconosciuta a livello internazionale.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Il ministro di estrema destra afferma che le visite al luogo santo di Gerusalemme ricadono sotto le decisioni israeliane

Ben Lynfield

21 maggio 2023 – The Guardian

Tra crescenti tensioni i commenti di Itamar Ben-Gvir suscitano la condanna dei palestinesi

Il ministro della sicurezza israeliano di estrema destra, Itamar Ben-Gvir, ha visitato un luogo a Gerusalemme sacro sia per i musulmani che per gli ebrei e ha dichiarato che Israele ne era “responsabile”, attirandosi la condanna dei palestinesi dopo mesi di crescenti tensioni e violenze.

La visita di primo mattino al sito, venerato dagli ebrei come il Monte del Tempio e dai musulmani come il complesso che ospita la moschea di al-Aqsa, ha anche suscitato denunce da parte di due dei partner di pace arabi di Israele, la Giordania e l’Egitto.

È successo pochi giorni dopo che gruppi di giovani ebrei si sono scontrati con palestinesi e hanno intonato slogan razzisti durante una marcia nazionalista attraverso la Città Vecchia.

Sono felice di salire sul Monte del Tempio, il luogo più importante per la nazione di Israele”, ha detto Ben-Gvir durante la sua visita al complesso, il luogo più controverso tra musulmani ed ebrei a Gerusalemme e teatro di ripetuti scontri. “La polizia sta facendo un lavoro fantastico qui ricordando di nuovo chi è il padrone di casa a Gerusalemme. Non serviranno tutte le minacce di Hamas. Noi siamo i padroni di Gerusalemme e di tutta la terra d’Israele”.

Secondo le disposizioni in vigore da quando Israele ha occupato il sito insieme al resto di Gerusalemme Est durante la guerra del 1967, gli ebrei possono visitare il posto ma solo i musulmani possono pregare lì. Dagli ebrei è venerato come il sito degli antichi templi, mentre i musulmani lo considerano come il luogo da cui il profeta Maometto ascese al cielo.

Negli ultimi anni le visite e gli appelli alla preghiera ebraica sono aumentati, alimentando i timori musulmani che ci possa essere un’espropriazione. Allo stesso tempo, la polizia è diventata sempre più negligente nel far rispettare il divieto di culto ebraico e spesso non ha impedito agli ebrei di pregare nell’angolo orientale del complesso. Lo fanno leggendo dai loro telefoni cellulari, piuttosto che dai libri di preghiere, che è quello che ha fatto Ben-Gvir domenica. Il momento è stato ripreso in video.

Ben-Gvir, che è stato eletto lo scorso novembre promettendo di sostenere la preghiera ebraica sul sito [di al-Aqsa,ndt], è considerato da molti il politico israeliano più estremista e ha una lunga storia di provocazioni rivolte agli arabi. Per molti anni ha esposto in bella vista nella sua casa una foto di Baruch Goldstein, un israeliano armato che uccise 29 palestinesi durante le preghiere della moschea a Hebron nel 1994.

Ben-Gvir ha anche chiesto maggiori finanziamenti per consentire a un ministero controllato dal suo partito Jewish Power (Potere Ebraico) di aumentare il numero di ebrei in parti di Israele con consistenti popolazioni arabe, il Negev e la Galilea. “Dobbiamo agire lì, dobbiamo essere i padroni anche del Negev e della Galilea”, ha detto.

Ahmad Majdalani, membro del comitato esecutivo dell’OLP, ha affermato che la visita ha offeso i musulmani di tutto il mondo e ha previsto che potrebbe destabilizzare la regione rafforzando i fondamentalisti islamici.

Majdalani, che è anche ministro palestinese per lo sviluppo sociale, ha definito la visita di Ben-Gvir “un’espressione provocatoria del governo israeliano nel suo insieme, non solo un’espressione individuale di Ben-Gvir. È politica ufficiale ferire i sentimenti dei musulmani in tutto il mondo, in particolare dei palestinesi. Avvertiamo che se continua così, la situazione cambia da un conflitto politico a uno religioso che non può essere controllato. Il pericolo di ciò per la regione non può essere sopravvalutato”.

La Giordania, a cui è stato affidato un ruolo speciale riguardo ai siti islamici a Gerusalemme nel suo trattato di pace con Israele del 1994, è stata dura nella sua condanna. “L’assalto alla moschea di al-Aqsa e la violazione della sua santità da parte di un ministro del gabinetto israeliano sono atti da condannare e provocatori”, ha affermato il portavoce del Ministero degli Affari Esteri e degli espatriati Sinan Majali. “Rappresentano una palese violazione del diritto internazionale, nonché dello status quo storico e giuridico a Gerusalemme e nei suoi luoghi santi”.

Israele ha occupato la Città Vecchia di Gerusalemme, che comprende al-Aqsa e l’adiacente Muro Occidentale, un luogo sacro di preghiera per gli ebrei, durante la guerra in Medio Oriente del 1967.

Da allora Israele ha annesso Gerusalemme Est, con una iniziativa non riconosciuta dalla comunità internazionale, e considera l’intera città come la sua capitale eterna e indivisa. I palestinesi vogliono Gerusalemme Est come capitale di uno Stato futuro.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Israele, con demolizioni e confische di proprietà, sfolla 50 palestinesi in due settimane

Redazione di The New Arab

20 maggio 2023 – NewArab

Sono più di venti i minori tra i 50 palestinesi sfollati a causa di confische e demolizioni di proprietà, compresi alcuni casi in cui le autorità israeliane hanno costretto le persone a demolire le proprie case.

In due settimane dall’inizio di questo mese Israele ha sfollato 50 palestinesi con demolizioni e confische di proprietà a Gerusalemme Est e in aree della Cisgiordania.

Tra gli sfollati c’erano 23 bambini, ha detto venerdì l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) nel suo rapporto dal 2 al 15 maggio.

Vi sono stati anche casi in cui le autorità israeliane hanno costretto le persone a demolire da sé le proprietà. Ha riguardato Gerusalemme Est e l’Area C della Cisgiordania che è sotto il controllo di Israele.

“Le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 42 strutture a Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, comprese 17 case, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele che sono quasi impossibili da ottenere”, ha affermato l’OCHA.

Ha aggiunto che nove delle strutture, tra cui una scuola, erano state edificate come aiuto umanitario.

Delle 42 strutture in questione, 26 erano ubicate in Area C.

“Le restanti 16 sono state demolite a Gerusalemme Est, compresi due complessi residenziali demoliti nell’area di Wadi Qaddum a Silwan provocando lo sfollamento di sette famiglie comprendenti 39 persone di cui 22 minori”, ha affermato l’OCHA.

Altre sette strutture sono state distrutte dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane”.

Il 7 maggio le forze israeliane hanno distrutto la scuola elementare Jubbet Al-Dhib vicino a Betlemme, suscitando aspre critiche da parte dell’Unione Europea che aveva finanziato il progetto.

L’UE ha dichiarato di essere “sconvolta” alla notizia delle forze israeliane entrate all’alba nel sito della scuola, che secondo un funzionario dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ospitava 45 studenti ed era composta da cinque aule.

Si richiede un blocco affinché Israele “fermi tutte le demolizioni e gli sfratti, che aumenteranno solo le sofferenze della popolazione palestinese e aggraveranno ulteriormente un’atmosfera già tesa”.

“Le demolizioni sono illegali secondo il diritto internazionale, e il diritto dei bambini all’istruzione deve essere rispettato”, ha affermato in una nota l’ufficio del rappresentante UE nei Territori palestinesi.

A parte gli eventi a Gerusalemme Est e nell’Area C, un’altra struttura residenziale è stata distrutta e altre tre danneggiate nell’Area A della Cisgiordania, che dovrebbe essere sotto il pieno controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese, ha affermato l’OCHA.

Ne sono responsabili le forze israeliane secondo l’organismo delle Nazioni Unite che ha affermato i fatti essere accaduti durante un’operazione nella città vecchia di Nablus.

Nablus, insieme alla città di Jenin, è stata obiettivo centrale di micidiali raid israeliani in Cisgiordania negli ultimi mesi.

Ad oggi, di quest’anno le forze e i coloni israeliani hanno ucciso oltre 150 palestinesi, in media più di uno al giorno.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Gerusalemme: palestinesi aggrediti mentre ministri israeliani partecipano alla controversa ‘marcia della bandiera’

Latifeh Abdellatif

18 maggio 2023 – Middle East Eye

Il ministro di estrema destra Itamar Ben Gvir si unisce a migliaia di persone nella marcia accompagnata da violenze contro i palestinesi e da slogan di incitamento alla violenza, suprematismo ebraico e razzismo’

Gerusalemme

Giovedì a Gerusalemme poliziotti e ultranazionalisti israeliani hanno aggredito palestinesi e giornalisti mentre ministri israeliani e parlamentari di estrema destra partecipavano alla controversa ‘marcia della bandiera’.

I manifestanti hanno bersagliato con pietre un reporter di Middle East Eye e altri giornalisti che seguivano il raduno presso la Porta di Damasco nella Città Vecchia. Almeno due sono stati colpiti e feriti alla testa.

Decine di partecipanti hanno sventolato la bandiera nera del gruppo razzista di estrema destra Lehava urlando “il vostro villaggio brucerà”.

Altrove gli ultranazionalisti hanno attraversato il quartiere musulmano della Città Vecchia picchiando gli abitanti palestinesi e causando alcuni tafferugli. La polizia israeliana è intervenuta, ma aggredendo i palestinesi già sotto attacco.

L’attivista palestinese Iyad Abu Snainah è stato arrestato per aver urlato contro i poliziotti che non stavano proteggendo i palestinesi. 

Nel contempo migliaia di israeliani hanno continuato ad ammassarsi nella piazza della Porta di Damasco per partecipare all’annuale marcia che si tiene nella festività del “Giorno di Gerusalemme” per commemorare l’occupazione di Gerusalemme Est nel 1967. 

L’evento è associato a violenze contro i palestinesi e, secondo ONG israeliana Ir Amim, a “slogan di incitamento alla violenza, suprematismo ebraico e razzismo’”.

Fra i partecipanti di giovedì c’erano il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, di estrema destra, e quello ai Trasporti Miri Regev [del Likud, ndt.]. 

“Grazie al cielo qui ci sono migliaia di persone,” ha detto Ben Gvir al suo arrivo al luogo di partenza della marcia in King George Street. “Gerusalemme è nostra per sempre.”

Arrivata a un altro punto della marcia, Limor Son Har-Melech, la parlamentare di Potere Ebraico, il partito di estrema destra di Ben Gvir, ha dichiarato al Times of Israel [giornale israeliano di centro, ndt.] che vi partecipava per “celebrare la nostra vittoria contro gli arabi”.

Protetti da una massiccia sorveglianza, i manifestanti alla Porta di Damasco hanno cantato slogan razzisti, sventolando la bandiera israeliana e danzando, in attesa che altri si unissero a loro. 

La polizia israeliana ha schierato circa 3.000 poliziotti per garantire la sicurezza del raduno, che intende dimostrare la “sovranità” di Israele su Gerusalemme. 

È stato riferito che cecchini israeliani erano posizionati lungo le mura della Città Vecchia, mentre droni di sorveglianza della polizia sorvolavano la folla.  

È anche stato impedito a giornalisti e palestinesi il passaggio a tutte le strade di accesso alla Porta di Damasco.

La polizia israeliana ha negato l’accesso anche a una reporter di MEE, nonostante abbia esibito il suo tesserino stampa costringendola a fare un lungo giro per entrare da un’altra strada. 

All’inizio della giornata si è tenuta un’altra “marcia della bandiera” a Lydd (Lod), una città nel centro di Israele dove risiede una consistente popolazione palestinese. 

In risposta i palestinesi hanno inscenato un raduno nella Cisgiordania occupata e a Gaza sventolando la bandiera palestinese.

Manifestanti vicino alla barriera che separa la Striscia di Gaza da Israele sono stati dispersi dai soldati israeliani con lacrimogeni. 

Storia violenta

Negli scorsi anni i partecipanti israeliani alla “marcia della bandiera” avevano aggredito dei palestinesi e attaccato e coperto di graffiti e sputi attività commerciali e case palestinesi lungo il percorso. 

Avevano anche scandito slogan come “Morte agli arabi”, “La seconda Nakba sta arrivando ” e “Maometto è morto,” riferendosi al profeta dell’Islam.

Sempre nell’ambito delle celebrazioni della “Giornata di Gerusalemme” in precedenza nella stessa giornata coloni e politici israeliani hanno fatto irruzione nella moschea di Al-Aqsa. Una persona è stata ripresa nel cortile della moschea mentre insultava il profeta Maometto. 

Fra di loro c’erano parecchi parlamentari, fra cui Yitzhak Wasserlauf, ministro dello Sviluppo del Negev e della Galilea, appartenente al partito Potere Ebraico. 

Vi hanno partecipato anche Dan Illouz, Amit Halevi e Ariel Kallner, tre parlamentari del Likud, il partito del primo ministro Benjamin Netanyahu. 

La Giordania ha condannato l’assalto e ammonito che la marcia “provocatoria” potrebbe portare a un’escalation a Gerusalemme. 

Israele ha conquistato Gerusalemme Est nel 1967 e l’ha annessa nel 1980, una decisione che non è mai stata riconosciuta dalla comunità internazionale. 

Il controllo israeliano della città viola vari principi del diritto internazionale che stabilisce che una potenza occupante non ha la sovranità sul territorio che occupa e non può apportarvi alcun cambiamento permanente.

(traduzione di Mirella Alessio)




La marina israeliana apre il fuoco contro le barche dei pescatori palestinesi lungo la costa di Gaza

Redazione di Palestine Chronicle (PC, WAFA)

17 maggio 2023 – Palestine Chronicle

L’agenzia ufficiale palestinese di notizie WAFA ha riferito che le navi della marina dell’occupazione israeliana hanno preso di mira le barche dei pescatori mentre stavano navigando nel mare lungo la costa nord della Striscia di Gaza.

Il corrispondente dell’agenzia WAFA ha affermato che i soldati della marina israeliana hanno preso di mira con pallottole e candelotti di lacrimogeni le barche dei pescatori che stavano navigando nel mare al largo della città di Beit Lahiya e nell’area di Al-Waha. I soldati hanno obbligato con la forza i pescatori a tornare a riva.

Da ottobre 2000 le organizzazioni che si occupano di diritti umani a Gaza hanno documentato molte violazioni israeliane, incluse uccisioni e confische delle barche, contro pescatori che, in base agli accordi tra palestinesi e israeliani garantiti a livello internazionale, hanno il permesso di pescare al largo entro le 4-6 miglia nautiche.

Nonostante gli accordi firmati permettano ai pescatori di muoversi nel mar Mediterraneo entro le 12 miglia nautiche, la marina israeliana prende di mira i pescatori di Gaza quasi ogni giorno e non permette loro di andare oltre le tre miglia nautiche, limite che i pescatori dicono essere insufficiente per poter prendere pesci.

Un grande numero di abitanti di Gaza fa affidamento sulla pesca per la vita quotidiana alla luce del rigido assedio decennale imposto dallo Stato di Israele alla Striscia di Gaza.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Gaza: i nomi dei bambini uccisi nell’attacco di Israele

Redazione Middle East Eye

11 maggio 2023 –  Middle East Eye

In cinque giorni di bombardamenti sono morti almeno sette minori palestinesi

Strazianti immagini sono giunte dalla Striscia di Gaza da quando il 9 maggio è iniziata l’offensiva di Israele nell’enclave assediata.

Edifici residenziali sono stati rasi al suolo mentre continuava il bombardamento israeliano con le famiglie costrette sulla strada.

I bambini sono stati i più colpiti, con almeno sette minori fra i 33 palestinesi uccisi.

In alcuni video che circolano online si vedono bambini che piangono di paura mentre sopra di loro continua il bombardamento, mentre altri cercano tra le macerie delle proprie case i loro cari e i loro beni.

Finora sono state danneggiate più di 500 unità abitative e i civili descrivono il terrore per la terra che trema sotto i loro piedi.

Ora diamo uno sguardo ai bambini uccisi nell’offensiva:

Mayar Tariq Ibrahim Ezz el-Din, 11 anni

Mayar Tariq Ibrahim Ezz el-Din è stata uccisa il 9 maggio 2023 a Gaza City. Aveva 11 anni.

Mayar e suo fratello Ali sono figli di Tareq Ibrahim Ezz el-Din, un comandante militare della Jihad islamica palestinese (PIJ).

La famiglia stava dormendo quando un jet da combattimento israeliano ha preso di mira l’intero piano del loro edificio residenziale nel quartiere di al-Remal nel centro di Gaza City.

Nell’attacco sono stati uccisi 15 palestinesi, compresi tre membri della PIJ, quattro bambini e quattro donne.

Secondo il Ministero della Sanità di Gaza altre 20 persone sono state ferite, compresi tre bambini e sette donne, alcuni dei quali sono in gravi e critiche condizioni.

Ali Tariq Ibrahim Ezz el-Din, nove anni


Ali Tariq Ibrahim Ezz al-Din è stato ucciso insieme a sua sorella Mayar il 9 maggio 2023 a Gaza City. Aveva 9 anni.

Ali, prima di essere ucciso, con sua sorella aveva comprato dei dolci e preparato i vestiti, eccitato per il giorno seguente, in cui doveva partire in gita scolastica.

Gli utenti dei social media hanno condiviso online fotografie dei fratelli durante gli allegri festeggiamenti e hanno pianto la loro perdita.

L’attacco ha distrutto completamente la casa della famiglia ed anche le abitazioni circostanti.

Hajar Khalil Salah el-Bahtini, cinque anni

Hajar Khalil Salah el-Bahtini, di cinque anni, è stata uccisa il 9 maggio 2023 a Gaza City insieme a sua madre di 44 anni, Layla el-Bahtini. E’ la figlia del comandante delle brigate Al-Quds Khalil al-Bahtini, anch’egli ucciso nel raid che ha colpito la loro casa.

Molti hanno condiviso foto di Hajar a scuola e hanno condannato Israele per aver preso di mira dei bambini negli attacchi.

Testimoni oculari che hanno parlato con Middle East Eye hanno descritto una sensazione di paura tra i bambini, che mostrano anche segni di disordine da stress post traumatico (PTSD).

Le scuole sono state chiuse mentre i ragazzi piangono i loro compagni e molti edifici hanno subito gravi danni.

Layan Bilal Maddoukh, otto anni

Layan Bilal Maddoukh, di otto anni, è stata uccisa il 10 maggio 2023 in un raid israeliano che ha colpito edifici residenziali nella via al-Sahaba a Gaza City.

Tamim Mohamed Dawoud, quattro anni

Tamim Mohamed Daoud, di quattro anni, è morto per un attacco di panico in seguito ad un attacco aereo israeliano sul suo quartiere a Gaza il 10 maggio 2023, ha detto suo padre a Middle East Eye.

Iman Adas, 17 anni 

Iman è stata uccisa insieme a sua sorella maggiore Dania, che si sarebbe sposata dopo pochi giorni.

Le sorelle sono state uccise in un attacco aereo che ha preso di mira la casa del loro vicino nelle prime ore del mattino.

I muri della loro casa sono diventati un mucchio di macerie mentre i loro beni si intravvedevano tra i frammenti di vetri e pietre.

Yazan Jawdat Elayyan, 16 anni

Centinaia di persone hanno partecipato ad un corteo funebre per l’adolescente, in cui hanno pianto la sua morte.

Testimoni hanno detto ai notiziari locali che dormivano quando è esploso il rumore assordante degli attacchi aerei e la casa di Elayyan si è sgretolata.

Io e mia moglie stavamo dormendo quando abbiamo sentito il rumore e i bambini sono saltati in piedi”, ha raccontato un testimone ai media locali.

Abbiamo guardato fuori e abbiamo visto l’edificio coperto di fumo e completamente distrutto. Tutto tremava…non vi è stato un preventivo avviso perché le persone se ne andassero.”

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Israele prosegue gli attacchi a Gaza, i palestinesi rispondono con i razzi

Redazione Al Jazeera

10 maggio 2023- Al Jazeera

Almeno cinque palestinesi sono stati uccisi e un altro ferito, mentre gli attacchi israeliani continuano tra il lancio di razzi per rappresaglia.

Secondo i funzionari della sanità palestinese almeno cinque palestinesi sono stati uccisi negli attacchi aerei israeliani che hanno colpito la Striscia di Gaza per il secondo giorno consecutivo.

La ripresa mercoledì dei bombardamenti ha provocato una raffica di razzi di rappresaglia dall’enclave assediata verso il sud di Israele.

I raid aerei israeliani hanno colpito diverse località dell’enclave assediata, sia a sud che a nord, e una serie di siti appartenenti al movimento della Jihad islamica palestinese (PIJ).

I media locali hanno riferito che almeno un altro palestinese è stato ferito a est di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Il PIJ non ha confermato che le vittime fossero membri del suo gruppo.

In un reportage da Gaza City, Youmna El Sayed di Al Jazeera afferma che la gente del posto è in “massima allerta” ed estremamente preoccupata: a seguito della serie di attacchi di martedì che hanno ucciso almeno 15 persone, tra cui diversi civili, le scuole e le strutture pubbliche e private hanno chiuso e le persone cercano di rimanere in casa.

Aggiunge: “C’è un altissimo senso di tensione e preoccupazione tra i residenti di Gaza dopo gli attacchi israeliani di ieri. Tutto a Gaza è chiuso e le persone sono rimaste nelle loro case”.

I media arabi hanno riferito che Hamas, il gruppo che gestisce la Striscia di Gaza, ha detto che i razzi lanciati da lì erano una risposta al “massacro commesso dall’occupazione israeliana”, dato che i media palestinesi hanno riferito che i razzi di rappresaglia erano “a nome del coordinamento delle fazioni [di Gaza]’” che comprende Hamas e altri gruppi armati con sede a Gaza.

Il giornalista israeliano Barak Ravid cita il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari che afferma non esservi alcuna indicazione immediata che Hamas sia coinvolta nei combattimenti.

Da parte israeliana le autorità hanno detto ai cittadini che vivono nelle città lungo la barriera di Gaza di evacuare o rimanere nei rifugi.

In un reportage da Ashkelon, nel sud di Israele, Willem Marx di Al Jazeera ha affermato che l’esercito israeliano era in massima allerta quando sono state avviate le sirene. Il sistema di difesa aerea israeliano Iron Dome ha anche intercettato dei razzi.

“Negli ultimi istanti, ci sono state istruzioni [dalle autorità] alle persone di rimanere all’interno dei rifugi a causa di questi lanci”, ha detto. “Molte comunità sono state incoraggiate ad allontanarsi da qui”.

Il bombardamento arriva il giorno dopo che le forze israeliane hanno attaccato Gaza City e i suoi dintorni, uccidendo 15 persone, tra cui quattro minori, in quella che hanno definito un’operazione contro tre comandanti della PIJ.

In un attacco notturno, le forze israeliane hanno anche ucciso due persone nella città occupata di Qabatiya, in Cisgiordania, a sud di Jenin. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa palestinese WAFA il ministero della salute li ha identificati come Ahmad Jamal Assaf, 19 anni, e Warani Walid Qatanat, 24. Un palestinese di 17 anni è stato colpito al petto e portato in ospedale.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)