Gaza: i nomi dei bambini uccisi nell’attacco di Israele

Redazione Middle East Eye

11 maggio 2023 –  Middle East Eye

In cinque giorni di bombardamenti sono morti almeno sette minori palestinesi

Strazianti immagini sono giunte dalla Striscia di Gaza da quando il 9 maggio è iniziata l’offensiva di Israele nell’enclave assediata.

Edifici residenziali sono stati rasi al suolo mentre continuava il bombardamento israeliano con le famiglie costrette sulla strada.

I bambini sono stati i più colpiti, con almeno sette minori fra i 33 palestinesi uccisi.

In alcuni video che circolano online si vedono bambini che piangono di paura mentre sopra di loro continua il bombardamento, mentre altri cercano tra le macerie delle proprie case i loro cari e i loro beni.

Finora sono state danneggiate più di 500 unità abitative e i civili descrivono il terrore per la terra che trema sotto i loro piedi.

Ora diamo uno sguardo ai bambini uccisi nell’offensiva:

Mayar Tariq Ibrahim Ezz el-Din, 11 anni

Mayar Tariq Ibrahim Ezz el-Din è stata uccisa il 9 maggio 2023 a Gaza City. Aveva 11 anni.

Mayar e suo fratello Ali sono figli di Tareq Ibrahim Ezz el-Din, un comandante militare della Jihad islamica palestinese (PIJ).

La famiglia stava dormendo quando un jet da combattimento israeliano ha preso di mira l’intero piano del loro edificio residenziale nel quartiere di al-Remal nel centro di Gaza City.

Nell’attacco sono stati uccisi 15 palestinesi, compresi tre membri della PIJ, quattro bambini e quattro donne.

Secondo il Ministero della Sanità di Gaza altre 20 persone sono state ferite, compresi tre bambini e sette donne, alcuni dei quali sono in gravi e critiche condizioni.

Ali Tariq Ibrahim Ezz el-Din, nove anni


Ali Tariq Ibrahim Ezz al-Din è stato ucciso insieme a sua sorella Mayar il 9 maggio 2023 a Gaza City. Aveva 9 anni.

Ali, prima di essere ucciso, con sua sorella aveva comprato dei dolci e preparato i vestiti, eccitato per il giorno seguente, in cui doveva partire in gita scolastica.

Gli utenti dei social media hanno condiviso online fotografie dei fratelli durante gli allegri festeggiamenti e hanno pianto la loro perdita.

L’attacco ha distrutto completamente la casa della famiglia ed anche le abitazioni circostanti.

Hajar Khalil Salah el-Bahtini, cinque anni

Hajar Khalil Salah el-Bahtini, di cinque anni, è stata uccisa il 9 maggio 2023 a Gaza City insieme a sua madre di 44 anni, Layla el-Bahtini. E’ la figlia del comandante delle brigate Al-Quds Khalil al-Bahtini, anch’egli ucciso nel raid che ha colpito la loro casa.

Molti hanno condiviso foto di Hajar a scuola e hanno condannato Israele per aver preso di mira dei bambini negli attacchi.

Testimoni oculari che hanno parlato con Middle East Eye hanno descritto una sensazione di paura tra i bambini, che mostrano anche segni di disordine da stress post traumatico (PTSD).

Le scuole sono state chiuse mentre i ragazzi piangono i loro compagni e molti edifici hanno subito gravi danni.

Layan Bilal Maddoukh, otto anni

Layan Bilal Maddoukh, di otto anni, è stata uccisa il 10 maggio 2023 in un raid israeliano che ha colpito edifici residenziali nella via al-Sahaba a Gaza City.

Tamim Mohamed Dawoud, quattro anni

Tamim Mohamed Daoud, di quattro anni, è morto per un attacco di panico in seguito ad un attacco aereo israeliano sul suo quartiere a Gaza il 10 maggio 2023, ha detto suo padre a Middle East Eye.

Iman Adas, 17 anni 

Iman è stata uccisa insieme a sua sorella maggiore Dania, che si sarebbe sposata dopo pochi giorni.

Le sorelle sono state uccise in un attacco aereo che ha preso di mira la casa del loro vicino nelle prime ore del mattino.

I muri della loro casa sono diventati un mucchio di macerie mentre i loro beni si intravvedevano tra i frammenti di vetri e pietre.

Yazan Jawdat Elayyan, 16 anni

Centinaia di persone hanno partecipato ad un corteo funebre per l’adolescente, in cui hanno pianto la sua morte.

Testimoni hanno detto ai notiziari locali che dormivano quando è esploso il rumore assordante degli attacchi aerei e la casa di Elayyan si è sgretolata.

Io e mia moglie stavamo dormendo quando abbiamo sentito il rumore e i bambini sono saltati in piedi”, ha raccontato un testimone ai media locali.

Abbiamo guardato fuori e abbiamo visto l’edificio coperto di fumo e completamente distrutto. Tutto tremava…non vi è stato un preventivo avviso perché le persone se ne andassero.”

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Israele prosegue gli attacchi a Gaza, i palestinesi rispondono con i razzi

Redazione Al Jazeera

10 maggio 2023- Al Jazeera

Almeno cinque palestinesi sono stati uccisi e un altro ferito, mentre gli attacchi israeliani continuano tra il lancio di razzi per rappresaglia.

Secondo i funzionari della sanità palestinese almeno cinque palestinesi sono stati uccisi negli attacchi aerei israeliani che hanno colpito la Striscia di Gaza per il secondo giorno consecutivo.

La ripresa mercoledì dei bombardamenti ha provocato una raffica di razzi di rappresaglia dall’enclave assediata verso il sud di Israele.

I raid aerei israeliani hanno colpito diverse località dell’enclave assediata, sia a sud che a nord, e una serie di siti appartenenti al movimento della Jihad islamica palestinese (PIJ).

I media locali hanno riferito che almeno un altro palestinese è stato ferito a est di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Il PIJ non ha confermato che le vittime fossero membri del suo gruppo.

In un reportage da Gaza City, Youmna El Sayed di Al Jazeera afferma che la gente del posto è in “massima allerta” ed estremamente preoccupata: a seguito della serie di attacchi di martedì che hanno ucciso almeno 15 persone, tra cui diversi civili, le scuole e le strutture pubbliche e private hanno chiuso e le persone cercano di rimanere in casa.

Aggiunge: “C’è un altissimo senso di tensione e preoccupazione tra i residenti di Gaza dopo gli attacchi israeliani di ieri. Tutto a Gaza è chiuso e le persone sono rimaste nelle loro case”.

I media arabi hanno riferito che Hamas, il gruppo che gestisce la Striscia di Gaza, ha detto che i razzi lanciati da lì erano una risposta al “massacro commesso dall’occupazione israeliana”, dato che i media palestinesi hanno riferito che i razzi di rappresaglia erano “a nome del coordinamento delle fazioni [di Gaza]’” che comprende Hamas e altri gruppi armati con sede a Gaza.

Il giornalista israeliano Barak Ravid cita il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari che afferma non esservi alcuna indicazione immediata che Hamas sia coinvolta nei combattimenti.

Da parte israeliana le autorità hanno detto ai cittadini che vivono nelle città lungo la barriera di Gaza di evacuare o rimanere nei rifugi.

In un reportage da Ashkelon, nel sud di Israele, Willem Marx di Al Jazeera ha affermato che l’esercito israeliano era in massima allerta quando sono state avviate le sirene. Il sistema di difesa aerea israeliano Iron Dome ha anche intercettato dei razzi.

“Negli ultimi istanti, ci sono state istruzioni [dalle autorità] alle persone di rimanere all’interno dei rifugi a causa di questi lanci”, ha detto. “Molte comunità sono state incoraggiate ad allontanarsi da qui”.

Il bombardamento arriva il giorno dopo che le forze israeliane hanno attaccato Gaza City e i suoi dintorni, uccidendo 15 persone, tra cui quattro minori, in quella che hanno definito un’operazione contro tre comandanti della PIJ.

In un attacco notturno, le forze israeliane hanno anche ucciso due persone nella città occupata di Qabatiya, in Cisgiordania, a sud di Jenin. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa palestinese WAFA il ministero della salute li ha identificati come Ahmad Jamal Assaf, 19 anni, e Warani Walid Qatanat, 24. Un palestinese di 17 anni è stato colpito al petto e portato in ospedale.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Due uccisi e due feriti nel recente bombardamento israeliano di Gaza

Redazione di MEMO

9 maggio 2023 – Middle East Monitor

Il ministero palestinese della salute a Gaza ha affermato che nel recente bombardamento israeliano della città di Khan Younis, nella parte meridionale della striscia di Gaza, due palestinesi sono stati uccisi e altri due feriti.

I loro nomi non sono ancora stati resi noti, ma lo Stato di Israele dichiara che erano uomini della Jihad Islamica che stavano pianificando il lancio di razzi verso Israele.

In una dichiarazione ufficiale, la Jihad Islamica ha negato che le vittime facessero parte dell’organizzazione, ma ha sottolineato che vendicheranno tutte le vittime uccise da questa mattina.

Le immagini pubblicate che mostrano un’auto bruciata dopo l’attacco sono diventate virali sui social media. L’esercito dell’occupazione ha pubblicato un video dell’attacco girato da un drone.

Il ministero della Salute ha affermato che l’attacco ha portato a 15 il bilancio delle vittime e i feriti a 22 dall’inizio degli attacchi nelle prime ore del mattino.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Una parlamentare statunitense reintroduce un disegno di legge per ridurre gli aiuti a Israele

Redazione di Middle East Eye

8 maggio 2023 – Middle East Eye

Presentato per la prima volta nel 2021, il disegno di legge chiede a Israele di smettere di utilizzare il denaro dei contribuenti per fare del male ai bambini palestinesi.

La parlamentare USA Betty McCollum ha ripresentato il suo disegno di legge per vietare al governo israeliano di usare i dollari dei contribuenti americani per commettere violenze sui bambini palestinesi.

Il disegno di legge denominato “Legge per difendere i diritti umani dei bambini palestinesi e delle famiglie che vivono sotto occupazione militare israeliana”, è stato presentato una prima volta nel 2021 e ripresentato venerdì scorso.

In una dichiarazione McCollum ha affermato che il Congresso ha la responsabilità di non ignorare “i maltrattamenti ampiamente documentati dei bambini e delle famiglie palestinesi” sotto occupazione israeliana.

Non 1 dollaro degli Stati Uniti deve essere impiegato per commettere violazioni dei diritti umani, demolire le case delle famiglie o annettere permanentemente terre palestinesi”, ha detto McCollum.

Ogni anno gli Stati Uniti forniscono miliardi di aiuti al governo israeliano e quei dollari devono essere indirizzati alla sicurezza di Israele, non ad azioni che violano il diritto internazionale e provocano danni.”

Il progetto di legge riporta una descrizione degli abusi israeliani contro i palestinesi sotto occupazione, inclusa l’incriminazione di minori in tribunali militari.

Il progetto di legge sostiene che “Nella Cisgiordania occupata da Israele ci sono due sistemi giuridici separati e diseguali, in cui ai palestinesi viene imposto il diritto militare, mentre ai coloni israeliani si applica il diritto civile israeliano”.

Il governo di Israele ed il suo esercito detengono ogni anno dai 500 ai 700 minori palestinesi di età tra i 12 e i 17 anni e li processano dinanzi a un sistema di tribunali militari che manca delle fondamentali e basilari garanzie del giusto processo, in violazione degli standard internazionali.”

Inoltre il disegno di legge chiede al governo israeliano di smettere di usare il denaro statunitense per sequestrare e distruggere le proprietà e le case palestinesi in violazione del diritto internazionale e di non usare denaro statunitense per agevolare l’annessione unilaterale delle terre palestinesi.

Attualmente vi sono 16 copresentatori del progetto di legge, incluse: Alexandra Ocasio Cortez, Rashida Tlaib, Ilhan Omar, Ayanna Pressley, Cory Bush e Barbara Lee.

Il progetto è appoggiato anche da più di 76 organizzazioni, comprese: Human Rights Watch, Amnesty International, Jewish Voice for Peace Action, J Street, US Campaign for Palestinian Rights e Ifnotnow Movement.

Importanti associazioni della società civile, come anche organizzazioni cristiane, ebraiche e musulmane, hanno firmato in appoggio a questo disegno di legge – perché noi tutti concordiamo che nessun bambino palestinese o ebreo debba andare a dormire la notte con la paura di continue violenze”, ha detto McCollum. 

Esiste una strada per un futuro di pace e richiede di seguire i nostri valori statunitensi di democrazia e giustizia uguale per tutti.”

Se il numero di copresentatori del progetto è scarso, l’iniziativa gode di grande appoggio da parte della base elettorale democratica.

Nel 2021 la società di sondaggi ‘Data for Progress’ riportava che il 72% dei democratici approvava il progetto legislativo.

McCollum è stata una convinta fautrice dei diritti dei palestinesi nel Congresso, ha sostenuto le leggi per commemorare la Nakba e limitare gli aiuti USA a Israele ed ha condannato le violazioni israeliane dei diritti umani, comprese le demolizioni di case e la detenzione di minori palestinesi.

E’stata anche spesso attaccata dalle associazioni lobbistiche filoisraeliane come Aipac.

Nel 2020 a McCollum è stato assegnato il premio ‘Campione dei diritti dei palestinesi’ da parte dei Musulmani Americani per la Palestina, per la sua proposta legislativa riguardo alla detenzione di minori palestinesi

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Israele demolisce la scuola elementare palestinese di un villaggio cisgiordano vicino a Betlemme

Hagar Shezaf

8 maggio 2023 Haaretz

L’Unione Europea e il Ministero degli Esteri tedesco condannano la demolizione fatta da Israele di una scuola in Cisgiordania frequentata da decine di alunni palestinesi

Domenica l’amministrazione civile israeliana in Cisgiordania ha demolito una scuola elementare palestinese vicino a Betlemme, frequentata da molti studenti, a seguito della sentenza del tribunale distrettuale su una petizione presentata dalla ONG di destra Regavim [ONG israeliana pro-coloni ndt.], co-fondata dal Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich.

La scuola, situata nel villaggio beduino di Jubbet ad-Dib, è stata costruita sei anni fa e accoglieva studenti sia di Jubbet ad-Dib che di Beit Ta’mir. Prima che fosse costruita i bambini della zona dovevano percorrere ogni giorno circa tre chilometri per raggiungere la scuola più vicina. Dopo la demolizione, gli abitanti hanno allestito una tenda nello stesso punto dove programmano di tenere le lezioni.

L’UE, che ha contribuito a finanziare la costruzione della scuola, ha condannato la demolizione definendola una violazione del diritto dei bambini all’istruzione e dicendo di “aver seguito da vicino questo caso e chiesto alle autorità israeliane di non eseguire la demolizione”.

La dichiarazione ha sottolineato inoltre che tali demolizioni sono “illegali ai sensi del diritto internazionale, e il diritto dei bambini all’istruzione deve essere rispettato. L’UE invita Israele a fermare tutte le demolizioni e gli sgomberi, che non faranno che aumentare le sofferenze della popolazione palestinese e rischiano di infiammare le tensioni nel territorio.”

Anche il portavoce del Ministero degli Esteri tedesco ha condannato la demolizione, affermando che la distruzione della scuola “mina” il processo di pace e “sarà discussa con le autorità israeliane”.

Poiché la scuola è stata costruita senza un permesso formale da parte di Israele, il tribunale aveva ordinato l’interruzione dei lavori durante la sua costruzione. Il tentativo di ricevere retroattivamente un permesso per la scuola è stato successivamente respinto. L’avvocato Haytham Khatib della Society of St. Yves, un gruppo cattolico per i diritti umani, ha presentato una petizione contro il rifiuto, ma Regavim ha insistito per la demolizione della scuola.

Il tribunale alla fine si è pronunciato a favore di Regavim, basando la sua decisione su un parere ufficiale emesso nel 2018 in cui si affermava che la scuola aveva problemi di sicurezza e poteva crollare in caso di terremoto.

“Ci dicono che la scuola non è sicura per i bambini, ma non ci permettono di fare nulla. [Non possiamo] ripararla o intervenire su di essa”, dice Halin Musa Sabah, residente a Beit Ta’mir, uno dei proprietari del sito in cui è stata costruita la scuola e zio di uno degli studenti. Secondo Sabah, la scuola “è stata costruita in modo che i nostri figli possano ricevere un’istruzione, che è un diritto di ogni bambino”.

L’attivista Hassan Brijia, membro del comitato contro la barriera di separazione israeliana e gli insediamenti nell’area di Betlemme, afferma che Israele non rilascia permessi di costruzione ai beduini e che la scuola era “essenziale per la vita in questa zona.”

E chiede ” Gli studenti più grandi hanno dieci anni. Rappresentano davvero un tale pericolo per Israele?”.

“L’organizzazione di Bezalel Smotrich [Ministro delle Finanze] ha presentato la petizione contro la scuola e ora Smotrich ne esegue la demolizione”, afferma Brijia – una constatazione con cui Sabah è d’accordo.

“Smotrich ha detto che Huwara deve essere spazzata via e ora ha spazzato via la nostra scuola”, aggiunge Sabah. “Come puoi guardare i bambini che piangono? Come puoi guardare un bambino di sei anni che singhiozza? Come puoi spiegarglielo? Che specie di persona puoi aspettarti cresca in una realtà del genere?”

Dopo che domenica la notizia della demolizione è stata resa pubblica, Regavim ha pubblicato la seguente dichiarazione: “Questo edificio è solo una delle centinaia di scuole illegali costruite in Giudea e Samaria come parte del metodo palestinese di prendere il controllo della terra”.

L’organizzazione ha anche pubblicato un rapporto sull’argomento come elemento della sua guerra in corso contro quelle che dice essere scuole palestinesi illegali nella regione.

Shlomo Ne’eman, capo sia del Consiglio Yesha, organizzazione ombrello che rappresenta gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, che del Consiglio regionale di Gush Etzion ha accolto con favore la demolizione, definendola “un altro passo nella nostra continua battaglia per i territori della nostra nazione. Abbiamo ancora molto lavoro da fare”.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)

 




L’UE chiede una inchiesta trasparente sulla morte di un prigioniero palestinese

Redazione di MEMO

2 maggio 2023 – Middle East Monitor

L’agenzia di notizie Anadolu riferisce che martedì un funzionario UE ha detto che l’Unione Europea chiede alle autorità israeliane di indagare sulla morte di un prigioniero palestinese, Khader Adnan.

L’Unione Europea è entrata in contatto con le autorità israeliane, incluso il ministero della Salute, sul caso di Adnan per chiedere allo Stato di Israele in merito alle sue condizioni di salute,” ha detto ai giornalisti Peter Stano, il portavoce per gli Affari Esteri della Commissione Europea.

Ha precisato che Adnan è morto mentre protestava contro la sua “incriminazione per incitamento ed affiliazione alla Jihad islamica palestinese, che è un’organizzazione terroristica.”

Stano ha affermato che le UE chiede un’“inchiesta trasparente sulle circostanze che hanno portato alla sua morte”.

Ha reiterato la posizione complessiva della UE, chiedendo a tutte le Nazioni il rispetto degli obblighi internazionali sui diritti umani verso i prigionieri.

Stano ha anche sottolineato che la UE sollecita tutte le parti a “prevenire una recrudescenza in una situazione già instabile” in seguito a “un appello alla rappresaglia da parte dei gruppi armati palestinesi”.

Adnan, una importante figura dell’organizzazione Jihad Islamica, è morto in prigione martedì scorso dopo uno sciopero della fame di 86 giorni contro la sua detenzione senza processo o capi di imputazione.

È diventato il simbolo della resistenza palestinese contro le politiche di detenzione israeliane, dato che dal 2012 ha fatto molti scioperi della fame in carcere.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Israele: Ben-Gvir tiene un discorso in memoria dei “martiri” Baruch Goldstein e Meir Kahane

Frank Andrews

2 maggio 2023 – Middle East Eye

Il ministro della sicurezza nazionale ha descritto in precedenza Goldstein, che massacrò 29 palestinesi nel 1994, come il suo “eroe”

Il ministro israeliano di estrema destra per la sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, è stato filmato mentre pronunciava un discorso davanti a un drappo che glorifica il colono israeliano Baruch Goldstein, che massacrò 29 palestinesi nel 1994.

Le immagini ottenute da Haaretz mostrano Ben-Gvir che parla martedì scorso, alla vigilia del Giorno dell’Indipendenza israeliana, circondato dalla sicurezza dell’ufficio del primo ministro.

Dietro di lui sul muro un drappo, citando le scritture, si riferisce ai “martiri” Kahane e Goldstein e recita: “Il loro sangue sorgerà” e prosegue “Perché vendicherò il loro sangue, che non ho ancora vendicato. Perché il Signore dimora a Sion”.

Parlando alla yeshiva [scuola ebraica nella quale si attende principalmente allo studio della Torah e del Talmud, ndt.], Ben-Gvir ha detto: “Siamo di fronte una lotta ideologica chiara e inequivocabile. C’è un piccolo gruppo che sta cercando di condurre l’intero popolo di Israele su una cattiva strada. Ma la verità deve essere detta – ci sono molti ebrei confusi”.

Ha detto ai presenti di partecipare al Memorial Day a Be’er Shiva, una commemorazione per i soldati israeliani caduti, nonostante si dica che famiglie in lutto adirate abbiano espresso l’opinione che Ben-Gvir non avrebbe dovuto partecipare.

Ben-Gvir, il cui partito Jewish Power ha recentemente vinto sei seggi alla Knesset israeliana, stava parlando alla Jewish Idea yeshiva, fondata da Kahane, un rabbino di estrema destra ed ex deputato.

Kahane fondò anche il partito Kach, che fu messo fuori legge in seguito al massacro compiuto a un suo sostenitore, Goldstein, alla Moschea Ibrahimi a Hebron nel 1994, con l’uccisione 29 fedeli e il ferimento di altre decine.

Secondo quanto riferito, Ben-Gvir va ogni anno al seminario di Kahane per le celebrazioni del Giorno dell’Indipendenza, ma afferma di aver rotto con gli elementi più estremi della piattaforma di Kahane.

All’età di 16 anni Ben-Gvir aderì come attivista al gruppo Kach prima che, in seguito alle azioni di Goldstein, fosse designato come gruppo terroristico dagli Stati Uniti e bandito in Israele

Una clip scoperta di recente mostra Ben Gvir nel 1995, vestito come Goldstein per la festa ebraica di Purim, che dice: “È il mio eroe”.

Per anni ha tenuto appeso un ritratto di Goldstein al muro della sua casa nella violenta enclave di coloni di Kiryat Arba, vicino a Hebron. Secondo quanto riferito ha rimosso la foto solo nel 2020, nella speranza di persuadere un altro leader dei coloni, Naftali Bennett, ad allearsi con lui nelle elezioni.

Nel 2007, prima della costituzione di Jewish Power, Ben Gvir è stato condannato per incitamento al razzismo e sostegno a un gruppo terroristico dopo aver mostrato un cartello con la scritta “Fuori gli Arabi”. Nella sua macchina sono stati trovati manifesti kahanisti che dicevano: “O noi o loro” e “C’è una soluzione: espellere il nemico arabo”.

Stav Shaffir, un ex deputato del partito laburista israeliano, lo ha descritto come l’unico accolito anziano di Kahane rimasto il cui “coinvolgimento nel terrorismo non è stato dimostrato”. Ad altri affiliati di Kahane i tribunali hanno impedito di candidarsi alle elezioni.

Kahane sorride dal cielo

Il Jewish Power di Ben-Gvir ha chiesto l’annessione formale e la colonizzazione ebraica dell’intera Cisgiordania occupata – in violazione del diritto internazionale – e il sequestro del complesso della moschea di Al-Aqsa, nella Città Vecchia di Gerusalemme est occupata, per porlo sotto la proprietà ebraica.

Sono in corso piani per dare a Ben-Gvir il comando di una guardia nazionale che un ex capo della polizia ha denunciato come una “milizia privata”.

Il piano è parte di un accordo tra il primo ministro Benjamin Netanyahu e Ben-Gvir, che aveva minacciato di dimettersi dopo che il primo ministro aveva sospeso un controverso piano per riformare la magistratura dopo settimane di proteste di massa che a marzo avevano bloccato il paese.

Ben-Gvir ha già detto alla polizia di reprimere più duramente le proteste antigovernative iniziate a gennaio.

Il ministro ha precedentemente notato come le idee di Kahane siano diventate un’opinione corrente nei principali partiti di destra israeliani, incluso il Likud di Netanyahu.

In un servizio commemorativo di Kahane nel 2020, il leader del Jewish Power ha tenuto un discorso in onore del suo defunto maestro.

Ha concluso: “Penso che stia guardando giù dal cielo e sorridendo”.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Liegi si unisce ad altre città dell’UE nel boicottaggio di Israele

Palestine Chronicle Staff

26 aprile 2023 – Palestine Chronicle

La città belga di Liegi ha approvato una mozione per interrompere  ogni rapporto con Israele, diventando l’ultima città europea in ordine di tempo ad aver votato misure simili contro Tel Aviv.

Secondo quanto riportato dai mezzi di comunicazione belgi, la mozione della città di Liegi approvata lunedì accusa le autorità israeliane di gestire un regime di “apartheid, colonizzazione e occupazione militare.”

La mozione, presentata dal Partito dei Lavoro del Belgio [partito della sinistra marxista, ndt.] (PTB), chiede la sospensione dei rapporti con Israele finché le autorità israeliane “metteranno fine alle sistematiche violazioni dei (diritti del) popolo palestinese.”

CItando la Nakba e il diritto al ritorno dei palestinesi, la mozione elenca tutte le principali violazioni delle leggi internazionali da parte di Israele, chiedendo il boicottaggio a livello nazionale di tutti i beni e servizi israeliani prodotti nei territori occupati.

Liegi è la terza città europea ad aderire al boicottaggio di Israele dopo Barcellona in febbraio e, più di recente, Oslo.

Il Comitato Nazionale del BDS palestinese (BNC) ha accolto positivamente la decisione ed ha chiesto che altre città in tutto il mondo “seguano l’incoraggiante esempio di Barcellona, Oslo e Liegi, interrompendo i rapporti con l’Israele dell’apartheid in appoggio alla lotta palestinese per #DismantleApartheid (smantellare l’apartheid).”

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Un’organizzazione che si occupa di diritti umani mette in guardia che Israele sta pianificando di trasformare la moschea di Bab Al-Rahma in una sinagoga

Redazione di MEMO

26 aprile 2023 – Middle East Monitor

Quds Press ha riferito che ieri il comitato islamico-cristiano a supporto di Gerusalemme e dei suoi santuari ha segnalato che l’occupazione israeliana sta pianificando di trasformare la sala delle preghiere di Bab Al-Rahma in una sinagoga ebraica.

Bab Al-Rahma è parte del complesso della moschea di Al-Aqsa. Dalla fine del mese sacro del Ramadan è stata oggetto di ripetuti attacchi israeliani.

In una dichiarazione, il comitato ha messo in guardia da una operazione israeliana già pianificata per giudaicizzare la moschea di Al-Aqsa, sottolineando che “separare la moschea Bab Al-Rahma dall’intera area della moschea di Al-Aqsa e trasformarla in una sinagoga ebraica è parte del piano.”

Il comitato ha invitato tutti i palestinesi ad “opporsi al tentativo israeliano di chiudere la moschea di Bab Al-Rahma, a restaurarla e a riportare i fedeli al suo interno”.

Nella dichiarazione, il comitato ha precisato che “ogni tentativo di cambiare lo status quo avrà conseguenze disastrose di cui sarà incolpata l’occupazione israeliana”.

Lunedì le forze di occupazione israeliane hanno fatto irruzione a Bab Al-Rahma e per la seconda volta in cinque giorni hanno interrotto la fornitura elettrica.

L’agenzia di notizie Wafa ha affermato che esse hanno arrestato due uomini palestinesi e una donna turca che stavano pregando all’interno e hanno chiesto ai guardiani della moschea di Al-Aqsa di non riparare la rete elettrica. La signora turca è stata rilasciata il giorno successivo.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Dalla vendetta alla pace: in migliaia partecipano al memoriale congiunto israelo-palestinese per le vittime del conflitto

Ran Shimoni

24 aprile 2023 – Haaretz

Circa 200 palestinesi hanno partecipato alla cerimonia di Tel Aviv, dopo che la corte suprema israeliana ha ordinato allo Stato di concedere loro i permessi di ingresso; un piccolo numero di attivisti di destra ha dimostrato ai margini della manifestazione

Lunedì notte a Tel Aviv migliaia di persone hanno partecipato a una cerimonia commemorativa congiunta israelo-palestinese per le vittime del conflitto, sfidando un pugno di attivisti di destra che hanno gridato invettive cariche d’odio.

Per i partecipanti alla cerimonia nel parco Ganei Yehoshua di Tel Aviv, in gran parte privo di illuminazione, è stato difficile trovare la strada. Non c’erano segnali stradali quindi, significativamente, le persone sono giunte alla cerimonia [immerse] nell’oscurità e nell’incertezza. Ma hanno proseguito nella speranza di raggiungere alla fine il luogo giusto, quello pieno di luce. Non avrebbe potuto esserci per loro un viaggio che rispecchiasse meglio il momento attuale.

“Il mio cuore è sempre stato qui, ma in verità questa è la prima volta che vengo”, ha detto Einav Oren, 38 anni, del Kibbutz Revadim. “È davvero commovente trovarsi qui, vedere le persone. C’è una quiete speciale qui.

È difficile non percepire il potere di questa quiete. È composta da migliaia di persone, israeliane e palestinesi, sedute sulle sedie di plastica poste sul prato e in attesa che si ripeta il miracolo che accade ogni anno – una serata condivisa dalle famiglie in lutto di entrambe le parti del conflitto, che piangono insieme per la morte dei loro cari e, cosa più importante, chiedono di essere le ultime famiglie in lutto.

Una di loro era Anat Marnin-Shahar. I suoi fratelli maggiori, Pinhas e Yair Marnin, furono uccisi nella guerra dello Yom Kippur [tra una coalizione araba, composta principalmente da Egitto e Siria, e Israele, ndt.] del 1973 quando lei aveva 16 anni.

Eccoci”, ha detto alle persone lì riunite. Le persone a cui il conflitto ha sottratto la cosa più preziosa di tutte vogliono e possono gridare: Basta!’”

Come accaduto anche negli anni precedenti, la partecipazione all’evento delle famiglie palestinesi ha richiesto una battaglia legale da parte di Combatants for Peace e Parents Circle – Families Forum, i due gruppi che ogni anno organizzano la cerimonia. Anche questa volta, nonostante il governo la stia portando al patibolo, la Corte Suprema ha negato ai rappresentanti del governo il potere di impedire ai palestinesi di partecipare.

“Ogni persona dovrebbe osservare il Giorno della Memoria secondo le proprie convinzioni”, ha scritto nell’ordinanza il giudice Isaac Amit. Ognuno sopporta la propria sofferenza, il dolore e il distacco, in maniera personale”.

Le critiche israeliane alla cerimonia sono note, e si sono fatte vive a poche decine di metri di distanza (Stanno tenendo una giornata commemorativa per i nazisti palestinesi”, ha gridato al megafono un manifestante durante un discorso rotto dal pianto di Yuval Sapir, che ha perso sua sorella in un attentato suicida a Tel Aviv nel 1994). Ma per i circa 200 palestinesi convenuti la strada è stata ancora più lunga, non solo per la necessità di ottenere un permesso speciale per entrare in Israele, ma anche per la necessità di superare le critiche interne.

“Ho amici a casa che non mi capiscono”, ha detto Yousef Abu Ayyash, ventenne residente a Hebron. Ho dei parenti che sono stati uccisi a causa dell’occupazione. Ma se voglio promuovere la pace questo è il modo migliore per farlo. Qui incontro israeliani che vogliono la stessa cosa che voglio io”.

Yusra Mahfuz, che vive in un campo profughi adiacente a Ramallah, ha parlato della morte di suo figlio, Ala’a, nel 2000. All’inizio, dopo aver perso mio figlio, ho sentito il bisogno di vendetta. Inizialmente rifiutavo soltanto l’idea di sedermi faccia a faccia con il nemico che ha portato via mio figlio, ma lentamente il desiderio di vendetta è stato sostituito dal desiderio di pace e di un futuro migliore”, ha detto. Faccio appello alle madri israeliane che mi stanno guardando ora: il nostro lutto è lo stesso, il nostro dolore è lo stesso. Oggi, più che mai, possiamo vedere quanto sia importante lavorare insieme. E porremo fine allo spargimento di sangue. Quando è troppo è troppo.”

Più israeliani che mai

C’erano più israeliani che mai. Decine di migliaia di persone si sono iscritte in anticipo e diverse migliaia si sono semplicemente presentate. Gli organizzatori non avevano una spiegazione plausibile per questi numeri.

Ishay Hadas, uno dei principali organizzatori delle proteste contro la prevista riforma giuridica del governo e che partecipa ogni anno alla cerimonia congiunta, ha espresso la speranza che “qualcosa del grande spirito democratico delle manifestazioni sia arrivato anche qui, restituendo una speranza alla gente”.

Tuttavia, sostiene di non pensare che l’affluenza alla cerimonia dica qualcosa sulla direzione che prenderanno le proteste a livello nazionale. “è triste, perché le manifestazioni offrono un’opportunità per un vero cambiamento, al di là della salvaguardia dello status quo”, afferma. Ma la società israeliana non lo vuole”.

“Sono contento che almeno qui si possa vedere il cambiamento”, aggiunge.

I volti dei partecipanti mostravano chiaramente la loro empatia, non verso se stessi – dopo anni di molestie, minacce e umiliazioni non ne sentono più la necessità – ma per l’altra parte. Gli ebrei chiedono quella del proprio popolo nei confronti dei palestinesi, e i palestinesi la richiedono verso gli ebrei.

L’intera cerimonia richiede empatia, non nel senso superficiale di sentimenti affettuosi, ma nel senso originale, più profondo e genuinamente sovversivo della parola: un’empatia il cui obiettivo è la capacità di mettersi nei panni di un altro. Quello è il terreno in cui può crescere la possibilità del vero cambiamento” di cui parla Hadas.

In questo Giorno della Memoria così diviso, quando le famiglie in lutto combattono tra loro e una rabbia senza precedenti nei confronti dei rappresentanti di governo si è sovrapposta al lutto, questa cerimonia commemorativa condivisa, che già nel corso dei precedenti Giorni della Memoria ci siamo abituati a vivere come l’evento più carico di emozione in Israele, ha goduto di una quiete speciale in mezzo al chiasso delle lotte intestine nel resto del Paese. Quest’anno la cerimonia a Ganei Yehoshua potrebbe essere stata se non altro la cerimonia commemorativa più unificante di tutte.

(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)