Un civile israeliano ucciso da un soldato israeliano dopo essere stato scambiato per un palestinese

Redazione di WAFA, PC, Social

14 novembre 2022 – The Palestine Chronicle

Media israeliani hanno riferito che lunedì un soldato israeliano ha aperto il fuoco e ha ucciso un cittadino israeliano dopo aver sospettato che fosse un palestinese.

A quanto riferito il soldato si è avvicinato ad un civile israeliano nella stazione degli autobus della città di Ranana, vicino a Tel Aviv, e ha aperto il fuoco verso di lui uccidendolo sul colpo.

La polizia israeliana ha confermato che il soldato ha aperto il fuoco dopo essersi sentito “in pericolo come un cittadino avvicinato in modo sospetto”, ferendo anche altre due persone.

Sul momento l’esercito israeliano non ha fatto commenti e la polizia non ha dato dettagli sull’identità della vittima.

I media israeliani hanno riferito quanto detto dall’addetto stampa della polizia, cioè che “il soldato ha aperto il fuoco credendo che la persona fosse un palestinese”.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




“Una svolta”: il Comitato delle Nazioni Unite vota per richiedere il parere della Corte Internazionale di Giustizia sull’occupazione israeliana

 

Redazione di MiddleEastEye

MEE 12 novembre 2022

I palestinesi accolgono con favore il voto come preludio alla “apertura di una nuova era in cui si dichiari Israele responsabile dei suoi crimini di guerra”

Venerdì il comitato per la decolonizzazione delle Nazioni Unite ha adottato una bozza palestinese di risoluzione che richiede il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) sull’occupazione israeliana delle terre palestinesi dal 1967.

La misura è stata accolta con favore dai palestinesi e respinta da Israele.

Il ministro degli Esteri palestinese Riyad al-Maliki ha dichiarato in un comunicato che 98 paesi hanno sostenuto la risoluzione, 52 si sono astenuti e 17 hanno votato contro.

I pareri della Corte Internazionale, che risolve le controversie tra Paesi, non sono vincolanti.

Al-Maliki ha accolto con favore il voto e ha descritto la risoluzione come una “svolta diplomatica e legale” che “aprirebbe una nuova era per dichiarare Israele responsabile dei suoi crimini di guerra”.

La risoluzione passerà ora all’Assemblea Generale di 193 membri per il voto finale prima della fine dell’anno.

La risoluzione, approvata presso la sede delle Nazioni Unite a New York, chiede alla Corte di intervenire “urgentemente” sulla “prolungata occupazione, colonizzazione e annessione del territorio palestinese” da parte di Israele, che viola il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione. La risoluzione si riferisce alle terre palestinesi occupate da Israele dalla guerra del 1967: Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est.

Vi si fa anche riferimento a politiche volte a “alterare la composizione demografica, il carattere e lo status della città santa di Gerusalemme”. La risoluzione chiede alla Corte un parere su come queste politiche e pratiche israeliane “influenzino lo status legale dell’occupazione, e quali siano le conseguenze legali che derivano per tutti gli Stati e per le Nazioni Unite da questa situazione”.

Nel 2004 la Corte aveva ritenuto che il muro costruito da Israele principalmente all’interno della Cisgiordania occupata e di Gerusalemme Est fosse “contrario al diritto internazionale”.

“Questa occupazione dovrà finire”

Dopo il voto l’ambasciatore palestinese alle Nazioni Unite Riyad Mansour ha citato il discorso del presidente palestinese Mahmoud Abbas all’incontro annuale dell’Assemblea Generale di settembre, che ha sollecitato la mobilitazione di “tutte le componenti del nostro ordine internazionale basato sul diritto, compresa la giustizia internazionale”.

Mansour ha ringraziato i Paesi che hanno sostenuto la risoluzione e ha affermato che “nulla giustifica il sostegno all’occupazione e all’annessione israeliane, alla rimozione e l’espropriazione del nostro popolo”.

“Il nostro popolo ha diritto alla libertà”, ha detto. “Questa occupazione dovrà finire”.

“Verrà un giorno, un giorno in cui il nostro popolo porterà la bandiera della Palestina sulle chiese di Gerusalemme e nelle moschee di Gerusalemme e Haram al-Sharif”, ha aggiunto Mansour.

Contemporaneamente l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite Gilad Erdan si è opposto al voto, affermando che con l’invito a coinvolgere la Corte “i palestinesi stanno distruggendo ogni possibilità di riconciliazione”.

“I palestinesi hanno rifiutato ogni iniziativa di pace, e ora coinvolgono un organismo esterno con la scusa che il conflitto non è stato risolto?” ha detto rivolgendosi al Forum.

Nella riunione del comitato di giovedì, il vice rappresentante degli Stati Uniti, che ha votato contro la risoluzione, ha affermato che un parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia è “controproducente e allontanerà solo le parti dall’obiettivo che tutti condividiamo di un negoziato per una soluzione a due Stati”.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Soldati israeliani uccidono un giovane palestinese nei pressi del muro dell’apartheid a Jenin

Redazione di WAFA, PC, Social

9 novembre 2022 – The Palestine Chronicle

Il ministero palestinese della Sanità ha riferito che mercoledì soldati israeliani hanno ucciso un giovane palestinese vicino al muro dell’apartheid, ad ovest di Jenin.

In una breve dichiarazione il ministero ha affermato che il ventinovenne Rafat Ali Issa è stato ucciso dai soldati israeliani che hanno aperto il fuoco contro di lui.

Secondo il responsabile della Mezzaluna Rossa [il corrispettivo musulmano della Croce Rossa, ndt.] Mahmoud Saadi, Issa, proveniente dal villaggio di Sanur a sud di Jenin, è stato colpito ad una gamba da soldati israeliani vicino al muro dell’apartheid.

Saadi ha affermato che i soldati israeliani lo hanno prima arrestato e portato in un vicino campo militare prima di consegnarlo alla Mezzaluna Rossa.

Issa è stato trasferito a Jenin in condizioni critiche in un ospedale, dove è morto a causa delle ferite.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




L’organizzazione filoisraeliana AIPAC ha speso molto: importanti vittorie e sconfitte nelle elezioni di metà mandato negli USA.

Redazione di MEE

9 novembre 2022 – Middle East Eye

La democratica della Pennsylvania Summer Lee ha stravinto nelle elezioni di metà mandato negli USA, nonostante l’AIPAC abbia speso 4 milioni di dollari contro di lei.

Il filoisraeliano super PACS [comitato per la raccolta fondi a sostegno di candidati alle elezioni, ndt.] ha speso milioni di dollari nelle elezioni di metà mandato USA di quest’anno, sperando di contribuire a far pendere la bilancia a proprio favore nelle competizioni chiave. Tuttavia in molte elezioni in cui ha speso molto ha comunque perso.

Mercoledì mattina l’AIPAC [principale organizzazione della lobby filoisraeliana negli USA, ndt.] ha festeggiato i risultati delle elezioni, sostenendo di aver contribuito a portare alla vittoria molti dei candidati che ha sostenuto con finanziamenti o appoggiato.

Ci congratuliamo con i senatori e deputati di entrambi i partiti eletti e rieletti che si uniranno a un Congresso prevalentemente filoisraeliano,” ha detto mercoledì l’AIPAC in un comunicato.

Nonostante la feroce faziosità di questa tornata elettorale, rimane un deciso impegno di entrambi i partiti a favore dell’alleanza USA-Israele.”

L’AIPAC ha festeggiato un certo numero di nuovi democratici filoisraeliani, tra cui Don Davis, Jared Moskowitz, Robert Garcia, Valerie Foushee e Glenn Ivey, che hanno vinto martedì sera. Durante le primarie vinte da Ivey a luglio l’organizzazione filoisraeliana ha speso 6 milioni di dollari.

Anche Foushee ha ricevuto milioni di dollari dall’AIPAC e da altre associazioni filoisraeliane nelle elezioni primarie in cui ha sconfitto la candidata progressista Nida Allam che aveva criticato il modo in cui Israele tratta i palestinesi.

Middle East Eye ha analizzato le principali vittorie e sconfitte dell’AIPAC e altre organizzazioni filoisraeliane nelle elezioni di metà mandato di quest’anno.

Summer Lee ha sconfitto una campagna contro di lei da 4 milioni di dollari

La maggiore sconfitta di queste associazioni è stata nel 12° distretto congressuale della Pennsylvania, dove la progressista Summer Lee ha battuto il suo avversario repubblicano Mike Doyle.

Negli ultimi giorni l’AIPAC e altre associazioni filoisraeliane hanno speso più di 1 milione di dollari nell’ultimo disperato tentativo di sostenere Doyle contro Lee, dopo che in precedenza l’organizzazione aveva speso 3 milioni di dollari a favore dell’oppositore di Lee nelle primarie democratiche all’inizio dell’anno.

Lee, che era stata parlamentare statale in Pennsylvania, si era attirata le ire delle associazioni filoisraeliane dopo aver twittato un parallelo tra gli USA e Israele riguardo a come gli americani usino il termine “autodifesa” per giustificare “l’uso indiscriminato e sproporzionato della forza e della potenza contro (persone) deboli ed emarginate.”

Eppure, nonostante l’ultimo disperato tentativo di finanziamento contro di lei, Lee ha facilmente vinto la sua competizione elettorale sconfiggendo Doyle per più di 10 punti.

Lee, appoggiata anche dal gruppo sionista progressista J Street, ha ricevuto un sostengo importante anche dalla comunità ebraica in Pennsylvania.

La scorsa settimana più di 240 membri della comunità ebraico-americana di Pittsburgh hanno reso nota una lettera di appoggio alla candidatura di Lee per il Congresso e di condanna dell’AIPAC per aver attaccato la rappresentante designata.

Fetterman contro Oz

Una delle competizioni più attese è stata l’elezione della Pennsylvania per il senato tra il personaggio televisivo repubblicano di origine turca Mehmed Oz e il democratico John Fetterman.

Alla fine Fetterman ha vinto facilmente per più di 5 punti, nonostante un calo nei sondaggi dopo una infelice esibizione in un dibattito televisivo con Oz lo scorso mese, mentre soffriva ancora dei postumi di un ictus sofferto durante la campagna elettorale.

Oltre al fatto di aver ottenuto un’ampia attenzione nazionale, la competizione ha anche ricevuto un flusso di denaro da una serie di associazioni filoisraeliane a favore di entrambi i candidati.

Fetterman è stato appoggiato dal PAC di J Street e da quello del Jewish Democratic Council of America [Consiglio Democratico Ebraico d’America], che ha speso più di 500.000 dollari a sostegno del vicegovernatore.

Dalla parte di Oz, in settembre il Republican Jewish Coalition’s Victory Fund [il Fondo per la Vittoria della Coalizione Ebraica Repubblicana] ha speso 1,5 milioni di dollari per attacchi pubblicitari contro Fetterman. Gli annunci a pagamento sono stati il più grande stanziamento del fondo per una campagna per il Senato.

In Virginia perde un’importante democratica filoisraeliana

La congressista Eliane Luria, una dei democratici del Congresso più filoisraeliani, ha perso per circa 4 punti contro lo sfidante repubblicano Jen Kiggans, dando un significativo colpo alla branca filoisraeliana del partito Democratico.

Luria è stata un’ardente sostenitrice di Israele, come l’AIPAC, e nel 2020 ha condannato le critiche del senatore Bernie Sanders contro la lobby filoisraeliana. Secondo OpenSecrets [associazione che monitora i finanziamenti politici negli USA, ndt.] la senatrice ha ricevuto più di 700.000 dollari da donatori filoisraeliani.

L’AIPAC ha identificato la competizione tra Luria e Kiggans nel secondo distretto della Virginia come una delle più importanti in questa tornata elettorale.

Invece un’altra democratica filo-israeliana dello Stato, Abigail Spanberger, ha vinto di poco e si è assicurata la rielezione al Congresso.

Spanberger ha ricevuto circa 300.000 dollari da organizzazioni filoisraeliane nella tornata elettorale di quest’anno.

L’AIPAC appoggia negazionisti elettorali e repubblicani di estrema destra

Per decenni l’AIPAC ha goduto di un forte appoggio bipartisan a Washington.

Importanti repubblicani e democratici hanno preso parte alla sua conferenza annuale per offrire le proprie opinioni su come avrebbero mantenuto solidi rapporti tra gli USA e Israele.

Tuttavia negli ultimi anni ciò è cambiato, con i democratici e i progressisti che sono diventati più critici nei confronti dell’AIPAC e del governo israeliano.

Questo allontanamento è stato visibile anche nell’approccio dell’organizzazione filoisraeliana alle elezioni di metà mandato, dove ha creato il Super Pac per finanziare specifiche campagne.

Il Pac dell’AIPAC, questo comitato d’azione politica, ha iniziato a sostenere un certo numero di candidati, molti dei quali hanno negato la validità dei risultati delle elezioni presidenziali del 2020.

In questa tornata elettorale l’United Democracy Project [Progetto della Democrazia Unita] (UDP), un super Pac legato all’AIPAC, ha speso anche decine di milioni di dollari contro candidati considerati troppo critici con Israele.

Il sostegno e i finanziamenti che l’AIPAC ha speso quest’anno per candidati di destra ha suscitato dure critiche da parlamentari della sinistra, compreso il senatore Bernie Sanders, che in maggio ha descritto la lotta contro l’AIPAC come una “guerra”.

Mercoledì sera l’UDP, affiliata all’AIPAC, ha reso noto un comunicato riguardante i suoi finanziamenti nelle elezioni e ha inviato un avvertimento ai candidati critici con Israele.

Quanti intendono minacciare la collaborazione dell’America con Israele possono aspettarsi una forte e intransigente risposta politica,” ha affermato l’UDP.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




La “conferenza del popolo” palestinese chiede riforme e lancia iniziative per elezioni generali.

Qassam Muaddi

08 novembre 2022-The New Arab

Nella sua dichiarazione finale, la conferenza ha chiesto l’elezione di un nuovo Consiglio Nazionale Palestinese in elezioni generali, organizzate in tutti i luoghi in cui i palestinesi possono votare.

Una fonte vicina alla conferenza ha riportato lunedì al New Arab che la “conferenza del popolo palestinese”, una coalizione di attivisti politici e della società civile palestinesi, sta pianificando una serie di attività volte a chiedere elezioni generali palestinesi e riformare l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP).

La fonte ha affermato che le attività includeranno incontri e discussioni, ma anche proteste nella Cisgiordania occupata e all’estero.

Secondo la fonte, è stato formato un comitato speciale per dirigere le azioni da annunciare in una speciale conferenza stampa a Ramallah oggi, martedì [8 novembre 2022, ndt.].

Sabato la conferenza ha concluso un ciclo di incontri pubblici organizzati nell’arco di due giorni in diverse città palestinesi e nei Paesi limitrofi. Gli incontri a Ramallah sono stati annullati in seguito alle pressioni dell’Autorità Nazionale Palestinese.

“In totale, più di 1500 palestinesi hanno partecipato alla conferenza in Palestina e all’estero”, ha detto domenica a TNA [The New Arab] Omar Assaf, un membro di spicco della conferenza.

Assaf è stato detenuto per diverse ore sabato in quello che ha definito “un tentativo di intimidazione”.

Assaf sostiene che il Comune di Ramallah ha subito pressioni perché non ci permettesse di tenere le riunioni nei suoi locali”.

“Più tardi, durante la giornata, la polizia mi ha arrestato e portato in una stazione di polizia a Ramallah, dove mi è stato chiesto di non partecipare alla conferenza, ma ho rifiutato. Alla fine sono stato rilasciato senza condizioni dopo quattro ore”, aggiunge.

Nella sua dichiarazione finale la conferenza ha chiesto l’elezione di un nuovo Consiglio nazionale palestinese con elezioni generali da organizzare in tutti i luoghi in cui i palestinesi possono votare

Il Consiglio Nazionale Palestinese è il più alto organo legislativo e costituente dell’OLP. I suoi membri includono rappresentanti della maggior parte delle fazioni palestinesi, dei sindacati professionali e delle organizzazioni della società civile e delle minoranze religiose.

Il consiglio non è stato eletto da più di trent’anni e il suo ruolo è stato notevolmente ridotto dalla creazione dell’Autorità Palestinese nel 1994.

“L’OLP è l’unica rappresentante legittima del popolo palestinese, ed è la cosa più sacra che abbiamo dopo la Palestina e Gerusalemme”, ha detto domenica Mowafaq Matar, un membro del Consiglio Nazionale Palestinese vicino all’ANP, in un commento alla stampa.

“La cosiddetta conferenza popolare è un tentativo di creare un’alternativa all’OLP, il che equivale ad alto tradimento”, ha aggiunto Matar.

“Pretendere una riforma è un diritto fondamentale dei palestinesi”, ha affermato in un commento alla stampa Salman Abu Sitta, storico palestinese e membro del comitato organizzatore della “conferenza popolare”.

“L’OLP deve essere riformata attraverso elezioni democratiche”, ha aggiunto Abu Sitta.

Le elezioni generali, anche per il Consiglio Nazionale Palestinese, sono state concordate dai leader di tutte le fazioni palestinesi nel settembre 2021 in Algeria. Secondo l'”accordo algerino”, le elezioni per il CNP e per la presidenza e il Consiglio Legislativo dell’ANP avrebbero dovuto svolgersi simultaneamente.

All’inizio del 2021 le fazioni palestinesi avevano deciso di tenere prima le elezioni per il Consiglio Legislativo dell’ANP seguite dalle elezioni presidenziali, e di posticipare le elezioni per il CNP. Le elezioni legislative erano previste per maggio 2021.

Ad aprile [2021] il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha sospeso le elezioni, annunciando che si terranno solo quando Israele consentirà l’apertura dei seggi elettorali a Gerusalemme.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Israele uccide 4 palestinesi in Cisgiordania e a Gerusalemme est occupate

Redazione di Al Jazeera

3 novembre 2022 – Al Jazeera

Un uomo, Daoud Rayan, è stato ucciso a Beit Dukku un giorno dopo che un altro abitante della città è stato ucciso vicino a un posto di blocco.

Le forze israeliane hanno ucciso quattro palestinesi in differenti incidenti in Cisgiordania e a Gerusalemme est occupate.

Giovedì la violenza è scoppiata mentre Israele conteggiava i voti definitivi nelle elezioni nazionali svoltesi questa settimana, e si prevede che l’ex Primo Ministro Benjamin Netanyahu sarà alla guida di un’ampia maggioranza sostenuta da alleati di estrema destra.

Il Ministero della Salute palestinese ha detto che un palestinese è stato ucciso dal fuoco israeliano in Cisgiordania. È stato identificato come il quarantaduenne Daoud Mahmoud Khalil Rayan di Beit Duqqu, in Cisgiordania.

La polizia israeliana ha dichiarato che le guardie di frontiera paramilitari hanno fatto irruzione in casa di un palestinese che sostenevano avesse lanciato la propria auto mercoledì contro un soldato israeliano. La polizia ha detto che lì gli agenti hanno affrontato una protesta durante la quale i dimostranti hanno lanciato pietre e ordigni incendiari contro i poliziotti. Allora questi hanno aperto il fuoco contro chi aveva scagliato l’ordigno.

In un altro incidente occorso giovedì, secondo la polizia un palestinese avrebbe accoltellato un agente di polizia nella Città Vecchia di Gerusalemme e gli agenti hanno aperto il fuoco, uccidendolo. L’agente è rimasto lievemente ferito.

Nel frattempo due palestinesi, compreso un combattente della Jihad islamica, sono stati uccisi nel corso di incursioni dell’esercito a Jenin.

Le violenze si sono verificate mentre in Israele sta avvenendo un cambiamento politico dopo le elezioni nazionali, con l’ex Primo Ministro Benjamin Netanyahu che probabilmente tornerà al potere con un governo di coalizione composto da alleati di estrema destra, incluso il parlamentare di estrema destra Itamar Ben-Gvir, che in risposta agli incidenti ha detto che Israele presto userà un approccio più duro nei confronti degli aggressori.

È arrivato il momento di riportare la sicurezza nelle strade”, ha twittato. “È arrivato il momento che un terrorista che sta per compiere un attacco venga eliminato!”

Gli incidenti sono stati gli ultimi di un’ondata di violenze in Cisgiordania e a Gerusalemme est che quest’anno ha ucciso più di 130 palestinesi, facendo del 2022 l’anno con il maggior numero di vittime dal 2015.

Le forze israeliane hanno compiuto incursioni quasi quotidiane in Cisgiordania e i combattenti palestinesi hanno risposto attaccando soldati israeliani.

Le incursioni sono state parte dell’operazione israeliana “Spezzare l’onda”, che è un tentativo di porre fine all’emergere di nuovi gruppi di resistenza palestinesi in Cisgiordania.

Nelle ultime settimane le incursioni sono state accompagnate da un aumento degli attacchi contro israeliani, che hanno fatto almeno tre morti.

Sempre giovedì Israele ha rimosso alcuni posti di blocco in entrata e uscita da Nablus. Israele ha imposto le restrizioni settimane fa, attuando un giro di vite sulla città in risposta ad un nuovo gruppo militante noto come “La fossa dei leoni”. Nelle settimane scorse l’esercito ha condotto ripetute operazioni in città, uccidendo o arrestando i comandanti al vertice del gruppo.

Israele ha conquistato la Cisgiordania nella guerra del 1967 e da allora ha mantenuto un’occupazione militare illegale sul territorio e vi ha insediato più di 500.000 persone. I palestinesi vogliono il territorio, insieme alla Cisgiordania e Gerusalemme est per il loro auspicato Stato indipendente.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Studenti dell’università di Birzeit accusano l’Autorità Nazionale Palestinese di arresti politici

Redazione di The New Arab, PC, Social

2 novembre 2022 – The Palestine Chronicle

Una fonte locale vicina al consiglio degli studenti dell’università di Birzeit, presso Ramallah, ha riferito a The New Arab che, dopo che uno è stato rilasciato lunedì, altri otto studenti palestinesi continuano ad essere detenuti dall’Autorità Nazionale Palestinese.

Il consiglio degli studenti accusa l’ANP [Autorità Nazionale Palestinese, ndt.] di aver arrestato gli studenti per motivazioni politiche.

Domenica il consiglio degli studenti ha rilasciato una dichiarazione in cui ha annunciato che le forze di sicurezza dell’ANP avevano arrestato tre studenti che sono attivi nel movimento studentesco.

Noi del consiglio studentesco rifiutiamo l’ingiustizia e l’arroganza che privano gli studenti dei loro diritti ad una vita universitaria sicura,” si legge nel comunicato.

Domenica, decine di palestinesi, inclusi molti studenti, hanno fatto una manifestazione a Ramallah contro quella che hanno definito “detenzione politica” da parte dell’ANP, chiedendo l’immediato rilascio dei prigionieri.

Nel frattempo un gruppo di studenti continua a fare un sit-in dentro il campus d Birzeit, come forma di protesta contro le detenzioni operate dall’ANP, chiedendo l’immediato rilascio degli arrestati.

Le forze di sicurezza dell’ANP non hanno fatto alcun commento pubblico sulle incarcerazioni degli studenti dell’università di Birzeit.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Punito per aver detto la verità sull’estrema destra israeliana

Sheren Falah Saab

31 ottobre 2022 – Haaretz

Questo è ciò che è successo quando un presentatore televisivo ha osato dire la verità sulle posizioni politiche razziste di Smotrich e Ben-Gvir, sconvolgendo un ecosistema mediatico che per lo più intende ripetere i messaggi di Netanyahu e dei suoi alleati.

In questi giorni la verità disturba, soprattutto se detta nei mezzi di comunicazione israeliani. La tempesta sulle considerazioni di Arad Nir sabato nel notiziario di Channel 12 [Canale 12, rete televisiva privata israeliana, ndt.] “World Order” [Ordine internazionale] ne sono la dimostrazione assoluta. “In base ai sondaggi pubblicati questo fine settimana non c’è ancora una scelta definitiva tra il blocco leale al leader dell’opposizione Benjamin Netanyahu, sotto processo per corruzione, frode e abuso d’ufficio, e la coalizione di partiti che gli si oppongono,” ha detto Nir. “E ciò persino dopo che Netanyahu ha legittimato l’estremista di destra Itamar Ben-Gvir e lo ha spinto ad allearsi con Bezalel Smotrich, che vuole che lo Stato di Israele venga governato in base alla legge della Torah, in un partito il cui nome provoca un certo disagio: Otzma Yehudit [Potere ebraico].” Nir non ha detto niente di nuovo. Al contrario, è fedele alla verità e accurato rispetto ai fatti.

Ma perché essere fedele ai fatti quando dai giornalisti di Channel 12 ci si aspetta che ripetano i messaggi del padrone, il capo dell’opposizione C e compagni? A Channel 12 sono abituati ad agire solo all’interno del quadro dei limiti prestabiliti per loro e come portavoce di Netanyahu. Nel caso di Nir è inquietante il fatto che Avi Weiss, il direttore generale di Channel 12 News, abbia richiamato e rimproverato Nir.

Cosa c’è di inquietante nelle affermazioni di Nir? Non ha fatto altro che mettere uno specchio davanti alla situazione politica di Israele ed è suffragato dai fatti, in quanto sono stati presentati in continuazione nelle discussioni politiche sui media negli ultimi due anni. Nir non ha normalizzato il razzismo e non ha glorificato il kahanismo [ideologia del defunto rabbino di estrema destra Meir Kahane, cui Ben-Gvir si ispira, ndt.]. Le sue parole sono la pura verità sulla politica israeliana e su come Netanyahu ha legittimato con le sue mani il capo di Otzma Yehudit, il deputato Itamar Ben-Gvir, e si è preso la briga di metterlo in contatto con il capo di Sionismo Religioso, Bezalel Smotrich. Ma pare che a Channel 12 temano la verità e i fatti e sia più facile agire all’interno del quadro delle “interpretazioni” funzionali solo alla narrazione del nostro padrone. Nir è stato l’unico che abbia osato sfidare le imbeccate messe sulla dei giornalisti di Channel 12, ed egli è stato redarguito e persino convocato per un chiarimento.

Di fatto è stato Channel 12, che sostiene di agire in un quadro di oggettività conservando un delicato equilibrio, che recentemente ha presentato un sondaggio che includeva la domanda: “Concordi con l’affermazione secondo cui il governo si appoggia su sostenitori del terrorismo?” [in riferimento al partito arabo-israeliano Ra’am, che faceva parte della coalizione di governo, ndt.]. Amit Segal, che ha presentato il sondaggio, si è preso la briga di spiegare: “Una maggioranza di personalità influenti lo pensa: il 47% è d’accordo, il 43% dissente.”

Segal non è stato rimproverato ed ha persino ricevuto il sostegno e la legittimazione per una domanda che molte persone pensano inciti e normalizzi il razzismo contro i cittadini arabi di Israele. Anche i partecipanti alla discussione sono rimasti in silenzio. Ciò era quello che ci si aspettava da Nir, che continuasse a stare zitto, annuisse e persino che dipingesse le azioni politiche di Netanyahu e della sua banda come liberalismo, democrazia e la volontà del popolo. Proprio ora, solo a un giorno da elezioni cruciali, è dovere di ogni giornalista rispettabile e dedito alla professione presentare la verità e i fatti, anche quando sono imbarazzanti per il direttore generale dell’impresa di notizie o per Segal.

Nir ha cercato di rompere il muro del silenzio in base al quale Channel 12 opera ed ha osato dire un’altra verità che la maggior parte della gente sceglie di ignorare riguardo a Otzma Yehudit. Nei suoi commenti sul partito Nir è stato moderato e non ha menzionato il fatto che Ben-Gvir è l’uomo che disse di Yitzhak Rabin, dopo aver strappato lo stemma dalla macchina dell’allora primo ministro: “Siamo arrivati alla sua auto, arriveremo anche a lui.” Nir non ha neppure citato le dichiarazioni di Ben–Gvir sulla cosiddetta “Legge delle Espulsioni” e i treni per trasferire parlamentari come il capo di Hadash [partito arabo-israeliano laico di sinistra, ndt.], Ayman Odeh. Non ha neppure citato, e forse è il caso di ricordarlo al direttore generale dell’impresa, quello che ha detto Smotrich lo scorso anno dal podio della Knesset [il parlamento israeliano, ndt.], rivolto ai parlamentari arabi con una dichiarazione che rappresenta assolutamente razzismo, odio e incitamento alla violenza: “Siete qui per sbaglio, perché (il fondatore e primo capo del governo di Israele David) Ben Gurion non finì il lavoro e non vi espulse nel 1948.”

Il richiamo a Nir evidenzia il meccanismo in base al quale opera Channel 12, il controllo repressivo del modo di pensare che blocca ogni possibilità di pensiero critico. L’idea del trasferimento e di una seconda Nakba [Catastrofe, cioè l’espulsione di centinaia di migliaia di palestinesi nella guerra del 1947-49, ndt.] non è comparsa dal nulla, sono cose che sono state dette da Smotrich e Ben-Gvir con la legittimazione di Netanyahu, sotto processo per reati penali. Questo non è solo un rimprovero, ma la riduzione al silenzio di un giornalista che non vuole ignorare la politica di razzismo etnico di Ben-Gvir e Smotrich nè partecipare alla censura che priva i cittadini della possibilità di giudicare la realtà senza una propaganda dettata dall’alto.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Come nelle carceri israeliane i prigionieri palestinesi sono vittime di incuria

Lubna Abdelwahab Abuhashem

29 0ttobre 2022 We are not Numbers

Souad al-Amour, 65 anni, ha atteso a lungo il rilascio del figlio, Sami al-Amour, detenuto dal 2008. Le sue speranze, tuttavia, sono state distrutte perché Sami è morto in una prigione israeliana.

Il 39enne detenuto palestinese, condannato a 19 anni, è morto nel 2021 per un disturbo cardiaco. L’Israel Prison Service (IPS) [il servizio carcerario israeliano, sotto la giurisdizione del Ministero della Pubblica Sicurezza, è responsabile della supervisione delle carceri in Israele, ndt.] ha affermato che Sami aveva una malattia cardiologiaca congenita. “Nel corso dei 25 anni in cui ha vissuto con me Sami non è mai andato in ospedale per disturbi cardiaci”, racconta Souad. Ogni giorno si arrampicava e scendeva dalla erta collina a forma di cono vicina alla nostra casa”.

Souaad sapeva solo che in prigione suo figlio soffriva di problemi di stomaco e ipertensione. Nessuno sa come sto vivendo adesso. Non posso credere che sia morto. Non me lo sarei mai aspettato; non sapevo che negli ultimi tre mesi la sua salute si fosse deteriorata”, dice Souad.

Hussain al-Zuraei, un ex detenuto che si è trovato per un po’ insieme a Sami nella stessa prigione, ha detto a The Palestine Chronicle: Negli ultimi giorni Sami pesava 37 chilogrammi pur non conducendo nessuno sciopero della fame. Era strano. Abbiamo lottato con l’IPS affinché ricevesse le cure necessarie”.

Il giorno prima della sua morte l’IPS ha trasferito Sami all’ospedale con il Bosta, il veicolo carcerario israeliano con sedili di metallo, dove i detenuti palestinesi restano ammanettati per tutto il tragitto. E’ stato costretto a trasportare da sé la sua borsa con i vestiti.

Sami e gli altri detenuti sul Bosta hanno dovuto aspettare ore davanti all’ingresso per motivi di sicurezza. I detenuti hanno detto a Hussain che durante l’attesa le condizioni di Sami sono peggiorate, per cui hanno picchiato rumorosamente contro il metallo per far venire un’infermiera o chiunque altro. Nessuno ha risposto.

Hassan Kenita, a capo del dipartimento per gli affari dei detenuti e degli ex detenuti dei governatorati meridionali, ha detto a The Palestine Chronicle: Sami è un vivido esempio di una politica di incuria sanitaria. Logicamente, si dovrebbero seguire le procedure più immediate per portare un paziente in ospedale. Se avessero avuto davvero l’intenzione di salvarlo, le cose sarebbero andate diversamente. Invece lo hanno trasferito col Bosta, che non è attrezzato per i pazienti”.

Souad non ha ancora ottenuto il corpo di suo figlio poiché l’IPS rifiuta la richiesta di rilascio di un cadavere fino a quando non ha scontato tutti gli anni della pena.

Aspetto il suo corpo. Voglio vederlo. Piango fino all’ultima lacrima ogni giorno, si lamenta sua madre. Cosa accadrebbe se lo rilasciassero dal momento che è morto? Prendetevi cura degli altri detenuti. Mio figlio è morto. Eppure sono tanti i detenuti ancora nelle carceri”.

Ancora viva solo per aspettare

In lacrime, una madre palestinese ricorda come continui a contare insonne i giorni e le ore nell’attesa del prossimo incontro con suo figlio. Ogni due mesi compie un lungo ed estenuante viaggio di nove ore per fargli visita per 45 minuti.

La madre del detenuto israeliano chiede a Palestine Chronicle di non menzionare il suo nome poiché l’IPS le impedirebbe di far visita a suo figlio, condannato all’ergastolo, e per la preoccupazione che la pubblicazione delle sue sofferenze all’interno del carcere possa dar luogo a delle rappresaglie nei suoi confronti.

Nella mia ultima visita, il 23 agosto 2022, sembrava così stanco e mi ha detto che era rientrato dalla clinica tre giorni prima. C’era stato per essere sottoposto a ventilazione polmonare in seguito ad un attacco d’asma”, dice la madre del detenuto. Nel sentire questo non ho potuto fare a meno di scoppiare in lacrime. Non sono vicino a lui. Nessuno dei suoi fratelli è con lui”, afferma con dolore.

Suo figlio, in prigione dall’età di vent’anni, prima della detenzione non soffriva di alcuna malattia. Tuttavia ora, dopo aver scontato 21 anni di pena, soffre di ulcera allo stomaco, attacchi d’asma, anemia ed emorroidi. Ha subito quattro operazioni per le emorroidi ma tutte senza successo; non riesce ancora a sedersi correttamente.

“Ad ogni visita, gli dico: ‘Voglio rompere questo vetro che ci separa.’ Voglio solo allungare la mano verso mio figlio e toccarlo. È mio figlio e non posso toccarlo”, dice.

La madre è consapevole di non avere informazioni complete sulla vita in prigione di suo figlio. Mio figlio non mi dice tutto per evitare che io non mi abbatta”.

Tuttavia, Peraltro Alaa AbuJazer, un ex detenuto e rappresentante dei detenuti per il periodo 2006-2021, ha affermato che secondo le statistiche del 2019 il 90% dei detenuti nelle prigioni israeliane soffre di diversi tipi di problemi allo stomaco. La carne di pollo che mangiano i carcerati è disgustosa e non nutriente. Non ha nulla a che vedere col pollo”, dice Alaa.

Alaa spiega perché molti detenuti soffrono di anemia ed emorroidi: Una volta al mese ogni detenuto può acquistare tre chilogrammi di frutta e verdura. Quindi, ognuno compra circa due chili di verdure come cipolle e patate e un chilo di frutta. E a ciascuno di noi vengono consegnati a proprie spese 180 grammi di un qualche tipo di frutta al giorno. Per sentirci sazi facciamo affidamento principalmente su riso e pane”.

Tanti hanno le emorroidi poiché nel periodo dell’istruttoria i detenuti dormono per terra, che è umida. Con il pretesto di “motivi di sicurezza” le finestre delle stanze della prigione sono troppo piccole quindi il vapore proveniente dalla cucina e dalle docce calde le riempie. Non c’è ventilazione, così tanti detenuti hanno attacchi d’asma.

Mohammed Abuhashem, ricercatore legale presso il Centro palestinese per i diritti umani, ha chiarito: La Quarta Convenzione di Ginevra, nei suoi articoli (89-92), impone allo Stato detentore l’obbligo di garantire il diritto alla salute dei carcerati fornendo loro la necessaria assistenza medica, nonché condizioni sanitarie adeguate, tra cui un’alimentazione corretta ed equilibrata, misure di prevenzione sanitaria e strutture di detenzione adeguate. Tali diritti non possono essere alienati in nessun caso, nemmeno col pretesto di ragioni di sicurezza”.

Alcuni detenuti contraggono l’influenza molte volte senza essere curati. Quando diciamo loro che qualcuno ha l’influenza, dicono che deve prendere un antidolorifico e bevande calde. L’infiammazione in sede polmonare non trattata si aggrava e si trasforma in un attacco d’asma”, rivela Alaa.

La madre racconta che in una delle visite suo figlio le ha detto che se verrà rilasciato vuole che lei gli prepari delle verdure ripiene, una torta di spinaci e somaqia, un piatto palestinese. Continuo a pregare Allah di lasciarmi vivere fino a quando non verrà rilasciato per potergli preparare tutto il cibo che gli manca, dice la madre.

Kenita dice: Nel 1987 Ibrahim Alyan, un ex detenuto, ha sofferto di disturbi cardiaci e ha subito un intervento chirurgico a cuore aperto che ha avuto successo. È ancora vivo ed è molto attivo. Oggi, sotto i nuovi governi israeliani che impongono nuove politiche, se un detenuto ha l’ipertensione o il diabete, ci si aspetta il peggio: la morte. Nonostante Israele sia ora sicuramente più evoluto in campo medico che in passato”.

Abuhashem aggiunge: Le testimonianze secondo cui i detenuti subiscono le conseguenze di una sistematica e intenzionale incuria medica costituiscono forti indizi sulla possibile configurazione di crimini di guerra e potrebbero equivalere a un genocidio contro i detenuti palestinesi; tuttavia devono essere raccolte delle prove che dimostrino tali crimini. L’IPS deve aprire le carceri ad ispezioni e indagini internazionali in modo che il mondo intero possa sapere cosa sta succedendo contro i detenuti palestinesi all’interno delle carceri israeliane”.

Questo articolo è co-pubblicato insieme con Palestine Chronicle.

(tradotto dall’inglese da Aldo Lotta)




Amnesty sollecita un’inchiesta per possibili crimini di guerra a Gaza

Redazione di Al Jazeera

25 Ottobre 2022 – Al Jazeera

Solo in quest’anno almeno 160 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane nella Cisgiordania occupata e nella Striscia di Gaza

Amnesty International ha sollecitato la Corte Penale Internazionale (CPI) ad indagare su possibili crimini di guerra relativi agli “illegittimi attacchi” condotti nel corso della letale aggressione di Israele alla Striscia di Gaza in agosto.

Le forze israeliane “si sono vantate” della precisione dei loro attacchi su Gaza in agosto, ha affermato Amnesty International in un nuovo rapporto pubblicato martedì, che indaga le circostanze relative a tre specifici attacchi a civili.

Amnesty ha affermato che le vittime dei cosiddetti “attacchi mirati” includono un bambino di quattro anni, un adolescente in visita alla tomba della madre e una studentessa di belle arti uccisa dal fuoco israeliano mentre era in casa a bere un tè con sua madre.

L’organizzazione ha dichiarato che è stato posto sotto indagine anche un attacco che ha ucciso sette civili palestinesi, che sembra essere stato l’esito di un razzo senza guida probabilmente lanciato da gruppi armati palestinesi.

L’ultima offensiva di Israele contro Gaza è durata solo 3 giorni, ma è stato un tempo sufficiente per infliggere nuovi traumi e distruzioni alla popolazione assediata”, ha detto Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, in una dichiarazione allegata al rapporto.

I tre attacchi mortali che abbiamo esaminato devono essere indagati come crimini di guerra; tutte le vittime degli attacchi illegittimi e le loro famiglie meritano giustizia e risarcimenti”, ha detto.

Il violento attacco di agosto da parte delle forze israeliane è stato solo uno dei più recenti esempi di violenza indiscriminata contro la popolazione di Gaza “dominata, oppressa e segregata”, che ha subito anni di blocco illegale del territorio, ha aggiunto Callamard.

Oltre ad indagare sui crimini di guerra compiuti a Gaza, la CPI dovrebbe prendere in considerazione, all’interno della sua attuale inchiesta nei Territori Palestinesi Occupati, il crimine contro l’umanità di apartheid”, ha affermato.

Secondo il Ministero della Salute palestinese dall’inizio di quest’anno almeno 160 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane nella Cisgiordania occupata e nella Striscia di Gaza, compresi 51 palestinesi uccisi durante l’attacco di tre giorni a Gaza in agosto.

31 civili figurano fra i 49 palestinesi che secondo le Nazioni Unite sono stati uccisi nella Striscia di Gaza durante il conflitto di tre giorni, ha dichiarato Amnesty nel nuovo rapporto.

Il conflitto è iniziato il 5 agosto, quando Israele ha scatenato attacchi aerei in ciò che a suo dire era un attacco preventivo mirato al gruppo della Jihad islamica.

Amnesty ha detto che, utilizzando fotografie di frammenti di armi, l’analisi di immagini satellitari e le testimonianze di decine di intervistati, ha ricostruito le circostanze relative ai tre attacchi specifici, due dei quali condotti dalle forze israeliane e uno probabilmente da gruppi armati palestinesi.

La CPI ha avviato un’indagine sul conflitto israelo-palestinese, che ci si attende focalizzata in parte su possibili crimini di guerra compiuti durante il conflitto del 2014 a Gaza. L’inchiesta è appoggiata dall’Autorità Nazionale Palestinese, ma Israele non è membro della CPI e contesta la sua giurisdizione.

Il mese scorso la famiglia della giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh ha inoltrato una denuncia ufficiale alla CPI per chiedere giustizia per la sua morte.

Abu Akleh, che ha lavorato per Al Jazeera per 25 anni ed era conosciuta come “la voce della Palestina”, è stata colpita alla testa ed uccisa dalle forze israeliane l’11 maggio mentre stava documentando un’incursione dell’esercito nel campo profughi di Jenin nella Cisgiordania occupata.

Fonte: Al Jazeera e agenzie di stampa

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)