L’esercito israeliano chiude Nablus a seguito di mortali attacchi a mano armata

Agar Shezaf,Yaniv Kubovich,Yael Freidson

12 ottobre 2022 – Haaretz

L’IDF ritiene che la maggior parte dei responsabili degli attacchi con armi da fuoco avvenuti nell’ultima settimana in Cisgiordania provenissero da Nablus e siano fuggiti in città dopo aver compiuto gli attacchi; I negozi e le attività commerciali palestinesi a Gerusalemme est hanno chiuso mercoledì per protestare contro le incursioni della polizia israeliana

Mercoledì l’esercito israeliano ha chiuso tutti gli ingressi alla città di Nablus, in Cisgiordania, limitando l’ingresso e l’uscita a sole tre località, effettuando controlli di sicurezza.

La decisione di bloccare gli ingressi si basa sulla valutazione dell’esercito secondo cui la maggior parte dei responsabili dei recenti attentati in Cisgiordania proverrebbero dalla città e in seguito vi si sarebbero rifugiati.

Alcune delle strade principali della città sono state bloccate da cumuli di terra. L’esercito non ha confermato la durata dei blocchi. Secondo l’IDF [le forze armate israeliane, ndt.] i soldati israeliani sono schierati fuori città e entreranno solo se ci saranno prove concrete che stia per avere luogo un attacco terroristico.

A Nablus vivono circa 170.000 persone. È una delle città più grandi della Cisgiordania e funge da polo commerciale regionale. Il blocco della città è inusuale e sconvolge in modo significativo la vita dei suoi abitanti.

Inoltre l’esercito non ha ancora deciso se consentire ai fedeli [ebrei, la tomba è luogo di culto per questi ultimi, ndt.] di entrare mercoledì nella tomba di Giuseppe a Nablus. Inizialmente era previsto un ingresso di massa al sito, ma ora sembra che sarà consentito solo un ingresso limitato e subordinato a una valutazione della situazione.

Martedì il sergente Ido Baruch è stato ucciso a colpi di arma da fuoco in una postazione dell’IDF vicino all’insediamento di Shavei Shomron, a nord di Nablus. I filmati di sicurezza hanno mostrato che gli spari provenivano da un veicolo di passaggio. I responsabili sono ancora latitanti.

L’organizzazione “Lion’s den” [la fossa del Leone, ndt] con sede a Nablus, che comprende centinaia di giovani di varie organizzazioni palestinesi, si è attribuita la responsabilità della sparatoria e ha affermato che questo è solo l’inizio dei “giorni della rabbia”.

Baruch è il secondo soldato ucciso in quattro giorni, dopo che la sergente Noa Lazar era stata uccisa a colpi d’arma da fuoco al checkpoint di Shoafat a Gerusalemme est sabato. Nell’incidente un’altra guardia di sicurezza è rimasta gravemente ferita. La caccia al palestinese sospettato della sparatoria continua.

Mercoledì scorso le forze dell’IDF e dello Shin Bet [servizio di intelligence interna israeliano, ndt.] hanno arrestato un palestinese sospettato di essere coinvolto nella sparatoria contro un autobus e un taxi israeliani vicino a Nablus domenica scorsa. In una manifestazione di coloni israeliani tenutasi vicino a Nablus dopo l’attacco, un soldato dell’IDF è stato leggermente ferito da un colpo di arma da fuoco contro i manifestanti.

Palestinesi in sciopero a Gerusalemme est per i raid della polizia

Mercoledì i negozi e le attività commerciali palestinesi a Gerusalemme est hanno chiuso per protestare contro i raid della polizia israeliana nell’area che hanno provocato aspri scontri tra polizia e manifestanti palestinesi.

La polizia israeliana ha operato nel campo profughi di Shoafat, nella zona orientale di Gerusalemme, per dare la caccia a un sospettato di aver compiuto un attacco mortale a un posto di blocco che domenica [in realtà sabato, ndt.] ha ucciso un soldato.

La polizia ha rastrellato Shoafat, un misero campo per rifugiati palestinesi alla periferia di Gerusalemme, per cercare il sospettato allestendo posti di blocco e schierando gruppi di agenti armati per interrogare i residenti. La massiccia presenza della polizia ha scatenato intensi scontri con i giovani locali. I posti di blocco hanno ostacolato i punti di ingresso e di uscita dall’area, disturbando la vita quotidiana degli abitanti.

Uno sciopero generale è stato indetto per protestare contro la repressione. Scuole e negozi sono rimasti chiusi in tutta Gerusalemme Est, inclusa la Città Vecchia, i cui pittoreschi negozi che si rivolgono sia ai turisti che alla gente del posto solitamente brulicano di vita.

“Mostrare solidarietà con Shoafat è più importante dell’incasso di una giornata”, ha detto Anan Sabah, un macellaio della Città Vecchia. “Il campo è chiuso e circondato da giorni. Abbiamo chiuso i negozi per affermare che si tratta di una punizione collettiva”.

La tensione tra israeliani e palestinesi è alle stelle, soprattutto a Gerusalemme, migliaia di fedeli ebrei si stanno riversando in questa città cruciale in occasione della settimana di festa di Sukkot [la festa delle capanne, una delle più importanti ricorrenze del calendario religioso ebraico, ndt.].

La Associated Press ha contribuito a questo articolo.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Combattenti palestinesi uccidono un soldato israeliano nella Cisgiordania occupata

Redazione di Al Jazeera

11 ottobre 2022 – Al Jazeera

L’uccisione di un soldato israeliano vicino ad una colonia illegale avviene pochi giorni dopo che un altro [soldato] è stato colpito a morte ad un posto di blocco nella Gerusalemme est occupata

Un soldato israeliano è stato colpito a morte vicino ad una colonia illegale nella Cisgiordania occupata in un attacco rivendicato da un gruppo palestinese, il secondo assalto alle forze armate in pochi giorni.

L’esercito israeliano ha detto che il soldato è stato ucciso martedì quando “due aggressori sono arrivati con un veicolo vicino alla comunità di Shavei Shomron e hanno sparato proiettili veri.”

Gli spari nella colonia israeliana sono stati rivendicati dalla ‘Fossa dei Leoni’, una coalizione eterogenea di combattenti palestinesi che si è formata negli ultimi mesi.

Annunciamo che stiamo conducendo una seconda operazione di fuoco contro i soldati dell’occupazione (israeliana) nella zona di Deir Sharaf, ad ovest di Nablus”, ha affermato il gruppo.

La zona si trova tra Nablus e Jenin, città palestinesi che hanno assistito a sei mesi di intensificate incursioni dell’esercito scatenate da Israele in seguito ad un’ondata di attacchi nelle strade di città israeliane.

Nel suo comunicato l’esercito ha aggiunto che forze israeliane stanno cercando le persone che hanno compiuto l’attacco. Secondo l’agenzia AFP [Agenzia France Press], le forze israeliane sono state schierate nell’area e perquisiscono i veicoli.

In un post su Twitter il Ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha promesso che “prenderemo il terrorista e quelli che lo hanno aiutato”.

Il soldato ucciso è stato identificato come il 21enne Ido Baroukh.

L’uccisione è avvenuta tre giorni dopo che una soldatessa israeliana 18enne è stata colpita a morte ad un posto di blocco presso il campo profughi palestinese di Shuafat, nella Gerusalemme est occupata.

Le forze israeliane proseguono la ricerca del presunto sparatore, identificato dalla polizia come un 22enne palestinese residente nella città.

Hanno chiuso gli ingressi al campo profughi e l’ONU ha detto che lunedì le scuole (del campo) sono state chiuse.

Punizione collettiva’

Il parlamentare palestinese della Knesset Ahmad Tibi martedì ha visitato il campo e ha descritto la “sofferenza” degli abitanti.

Le persone malate non possono uscire dal campo per essere curate, le panetterie sono vuote, alcuni medici e infermieri non hanno potuto entrare”, ha detto all’agenzia AFP.

Per uscire dal campo devi aspettare in macchina tre o quattro ore. Questa è sofferenza, questa è punizione collettiva”, ha aggiunto Tibi.

Intanto, secondo il Ministero della Salute palestinese, da venerdì quattro adolescenti palestinesi sono stati colpiti a morte dalle forze israeliane nella Cisgiordania occupata.

Un quinto palestinese, un ragazzino di 12 anni, è morto lunedì in seguito alle ferite riportate il mese scorso durante un’incursione militare israeliana nella città cisgiordana di Jenin.

L’esercito ed altre forze di sicurezza israeliane nei mesi scorsi hanno compiuto incursioni quasi quotidiane in Cisgiordania, soprattutto a Jenin e Nablus, dove la resistenza armata palestinese sta divenendo più organizzata e si sono formati nuovi gruppi di miliziani.

Da gennaio sono stati uccisi più di 80 palestinesi, sia combattenti che civili, in quello che la Commissione Europea ha definito l’anno più letale nella Cisgiordania occupata dal 2008.

La giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh è stata uccisa a maggio mentre documentava un raid israeliano a Jenin.

Secondo i dati delle Nazioni Unite, quest’anno in Cisgiordania sono stati uccisi almeno 20 minori palestinesi.

Israele ha occupato la Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est durante la guerra mediorientale del 1967. I leader palestinesi rivendicano questi territori per la creazione di un futuro Stato.

Le colonie israeliane sono considerate illegali dal diritto internazionale. I governi israeliani che si sono succeduti hanno costruito e ampliato le colonie nei territori palestinesi occupati – un’azione che i palestinesi sostengono abbia l’obbiettivo di un cambiamento demografico.

Ci sono almeno 600.000 coloni israeliani che vivono in circa 250 colonie nella Cisgiordania e Gerusalemme est occupate, spesso sotto massiccia protezione militare israeliana.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Decade di nuovo la causa contro Palestine Action

Kit Klarenberg

10 ottobre 2022 The Electronic Intifada

Il 22 settembre cinque attivisti di Palestine Action [rete di protesta pro-palestinese che pratica la disobbedienza civile, ndt.] avrebbero dovuto presentarsi in tribunale per un’udienza di patteggiamento per avere intrapreso quest’estate un’azione contro il produttore di armi israeliano Elbit Systems.

Tuttavia, prima ancora che il procedimento fosse iniziato, i cinque sono stati informati all’ultimo minuto che tutte le accuse erano state ritirate. Le autorità hanno stabilito che nella causa “non c’erano prove sufficienti per fornire una prospettiva realistica di condanna”, come hanno confermato i rappresentanti di Palestine Action.

I cinque attivisti erano stati arrestati all’inizio di luglio per danni penali e violazione di domicilio aggravata per aver interrotto l’attività della fabbrica di motori UAV [unmanned aerial vehicle, velivolo senza pilota, drone ndt] di Elbit a Shenstone, Staffordshire, nelle Midlands occidentali inglesi. Avevano spruzzato la fabbrica, i cancelli e i sistemi di sicurezza esterni con vernice rossa, a simboleggiare il sangue dei palestinesi, e si erano incatenati ai cancelli della fabbrica.

Il sito è stato reso inutilizzabile. Elbit è stata costretta a interrompere temporaneamente la produzione di componenti per droni come i motori.

L’azienda fornisce circa l’85% della flotta di droni israeliani.

La fabbrica di Shenstone, UAV Engines, produce componenti per droni ed è una parte fondamentale degli investimenti di Elbit in Gran Bretagna.

Fra i droni con componenti realizzati a Shenstone c’è il Watchkeeper, utilizzato dall’esercito britannico nelle guerre all’estero e dalla forza di frontiera britannica per sorvegliare e attaccare i migranti.

Perciò il sito è stato a lungo bersaglio degli attacchi di Palestine Action e quello di luglio è stato solo l’ultimo di una campagna ad ampio raggio per distruggere le strutture di Elbit e rendere impossibile la normale produzione.

Nel corso di questa campagna alcuni attivisti del gruppo sono stati arrestati, ma i conseguenti procedimenti giudiziari sono falliti.

A febbraio, quattro attivisti erano stati liberati, perché di nuovo non c’era “alcuna possibilità realistica di condanna”.

Considerazioni su chi indaga

Uno dei cinque di Shenstone, un attivista che desidera essere chiamato Randeep, non è particolarmente sorpreso dalla notizia.

Randeep è comunque leggermente irritato dal fatto che le accuse siano state ritirate dopo che ha sostenuto la spesa per l’acquisto dei biglietti del treno per partecipare all’udienza di patteggiamento.

Questo conferma ulteriormente ciò che già sapevamo. Non siamo noi i criminali e ostacolare la colonizzazione israeliana della Palestina non solo un è dovere morale, è anche giuridicamente valido”, ha affermato in una nota.

Un altro accusato, Richard Spence, ha detto a The Electronic Intifada che la conclusione dell’accusa di mancanza di “prove sufficienti per fondare una realistica prospettiva di condanna” è particolarmente degna di nota, dato che né lui né i suoi colleghi attivisti hanno fatto alcun tentativo di eludere l’arresto o hanno negato di aver agito. In altre parole, un caso facile da risolvere, se mai avessero fatto qualcosa di criminale.

“Il CPS [Crown Prosecution Service, la Procura della Corona] deve aver capito, dopo che altri portati in tribunale per aver preso di mira lo stesso sito sono stati dichiarati non colpevoli, che non c’è ragione per punire degli attivisti che difendono i diritti umani”, ha affermato.

Ad oggi, diversi attivisti di Palestine Action sono stati arrestati e perseguiti per aver violato i siti Elbit e quelli dei suoi fornitori in Gran Bretagna.

Solo un caso si è concluso con una effettiva condanna. L’attivista in questione ha ricevuto una sospensione condizionale della pena di tre mesi e una multa trascurabile di soli 25 dollari.

È raro che i casi anche solo raggiungano il tribunale. In uno di questi casi nel dicembre 2021, tre attivisti – che avevano ugualmente preso di mira il sito di Shenstone – sono stati dichiarati non colpevoli di danni penali dopo un processo di due giorni.

Gli avvocati dei tre attivisti, tra cui l’avvocata palestinese Mira Hammad, hanno sostenuto con successo che, sebbene le loro azioni avessero apportato un danno alla fabbrica, non erano di natura criminale, ma costituivano un’azione proporzionata per prevenire crimini molto più gravi in Palestina.

All’epoca Huda Ammori, co-fondatore di Palestine Action, sostenne che la sentenza equivaleva ad un sostegno del tribunale per la campagna del gruppo. Secondo le stime della polizia britannica ad agosto, e come riportato in un cortometraggio su Palestine Action, nell’arco di un anno il gruppo avrebbe inflitto perdite per oltre 22 milioni di dollari ai siti Elbit in tutto il paese.

Le prossime sfide

Tuttavia, sono in vista importanti sfide legali per il gruppo e i suoi attivisti. In tutto, da qui al prossimo anno sono previsti 13 diversi procedimenti giudiziari contro gli attivisti di Palestine Action.

Il 21 novembre, gli attivisti che hanno scalato il tetto della fabbrica di Elbit a Oldham, vicino a Manchester, e sono entrati nel sito danneggiando dei macchinari, sono accusati di danni penali e furto con scasso.

All’inizio di ottobre, inoltre, presso la Corte di Snaresbrook a Londra sarebbe dovuto iniziare un processo contro un gruppo di attivisti che è stato soprannominato “gli otto di Elbit”. Come apparso su The Electronic Intifada il mese scorso, devono affrontare una marea di accuse per le quali potrebbero essere incarcerati individualmente e collettivamente per molti anni.

Degli otto, tre – Ammori, il suo collega co-fondatore di Palestine Action Richard Barnard e la loro compagna Emily Arnott – affrontano l’accusa più grave di tutte, quella di associazione a delinquere a fini di ricatto.

L’accusa si basa sul fatto che gli attivisti hanno scritto alla società che ha affittato gli uffici londinesi di Elbit incoraggiandone i dirigenti a sfrattare la produzione di armi e minacciando di intensificare la campagna se questa richiesta non fosse stata soddisfatta. La pena massima per il ricatto secondo la legge inglese è di 14 anni di carcere.

Tuttavia, per ragioni poco chiare, tale processo è stato rinviato almeno fino al novembre 2023.

Forse si spera che un lungo periodo da trascorrere con un futuro incerto smorzi la passione. Nel frattempo, però, gli otto attivisti accusati rimangono sulle loro posizioni e considerano il loro eventuale processo un’opportunità d’oro per mettere Elbit sul banco degli imputati.

Sperano di porre ai rappresentanti dell’azienda domande sgradite sulle sue operazioni e, nel processo, impegnarsi a rendere pubbliche sicure prove degli scopi distruttivi per cui quelle armi vengono regolarmente usate a Gaza e in Cisgiordania.

Palestine Action sospetta fortemente che uno dei motivi principali per cui i casi precedenti sono decaduti prima di arrivare in tribunale è che i rappresentanti di Elbit non vorrebbero trovarsi a dover ammettere in una udienza pubblica la loro complicità attiva, continua e diretta negli abusi perpetrati contro i civili palestinesi. In termini di pubblicità negativa, il prossimo processo potrebbe produrre grande disagio ai potenti – ciò che il gruppo considererebbe un grande successo anche in caso di condanna.

“Il governo britannico e Elbit sanno che stiamo decostruendo la loro violenza, il loro apartheid, le loro spudorate violazioni del diritto internazionale”, ha detto un attivista di Palestine Action che ha chiesto di essere chiamato Finn.

“Hanno paura che i loro crimini vengano smascherati, e hanno ragione ad essere spaventati”, ha aggiunto Finn, uno degli attivisti che è uscito dal tribunale il mese scorso. “Questo è un appello a chiunque stia pensando di prendere parte all’azione diretta. Noi siamo innocenti e loro colpevoli, non importa quello che dicono i tribunali”.

Kit Klarenberg è un giornalista investigativo che indaga il ruolo dei servizi di intelligence nel plasmare la politica e la percezione del pubblico.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Attacco dei media israeliani alla vincitrice del premio Nobel per aver sostenuto il boicottaggio contro l’apartheid di Israele

Palestine Chronicle

9 ottobre 2022,Palestine Chronicle

I media israeliani hanno attaccato la scrittrice francese Annie Ernaux, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 2022, per aver dimostrato solidarietà alla causa palestinese.

Il quotidiano israeliano The Jerusalem Post ha riportato che la scrittrice ha invitato “a boicottare gli eventi culturali israeliani, a rilasciare i terroristi e ha chiamato Israele Stato di apartheid”.

Ernaux, la cui carriera di scrittrice dura da cinquant’anni, è la prima donna francese ad aver vinto il prestigioso premio.

Nel 2021, quando Israele ha espulso dei palestinesi dalle loro case nella Gerusalemme est occupata e ha condotto una spietata campagna di bombardamenti sulla Striscia di Gaza assediata uccidendo più di 250 palestinesi, Ernaux ha firmato una lettera “contro l’apartheid” che condannava Israele per le sue azioni.

“Chiediamo la fine immediata e incondizionata della violenza israeliana contro i palestinesi… Chiediamo a tutti i governi che consentono questi crimini contro l’umanità di mettere in atto sanzioni, di mobilitare gli organismi internazionali perché li condannino e di porre fine alle loro relazioni commerciali ed economiche”, si legge nella lettera.

Nel 2019, Ernaux ha firmato una lettera in cui invitava la televisione nazionale francese a non mandare in onda l’Eurovision Song Contest, che quell’anno si svolgeva in Israele.

L’anno prima aveva firmato una lettera contro l’istituzione di una stagione di eventi culturali da parte dei governi francese e israeliano in occasione del 70° anniversario della creazione dello Stato israeliano.

Entrambe le lettere accusavano Israele di utilizzare eventi culturali per nascondere i suoi crimini contro i palestinesi e sono state firmate da altre icone culturali francesi tra cui il defunto regista Jean-Luc Godard.

Ernaux ha anche firmato una lettera per chiedere il rilascio del prigioniero politico libanese Georges Abdallah.

Nell’assegnazione del premio Nobel per la letteratura Ernaux ha battuto scrittori tra cui Salman Rushdie – sopravvissuto a un attacco di accoltellamento che lo ha portato in ospedale all’inizio di quest’anno.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Quattro adolescenti palestinesi uccisi dalle forze israeliane in 24 ore.

Redazione di MEE

8 ottobre 2022 – Middle East Eye

Un recente raid dell’esercito a Jenin ha provocato due morti, il giorno dopo che altri due, tra cui un quattordicenne, sono stati colpiti a morte

Sabato, poche ore dopo che due adolescenti erano stati colpiti a morte in due diversi incidenti nella Cisgiordania occupata, soldati israeliani hanno ucciso due palestinesi a Jenin.

Secondo il ministero della Sanità palestinese sabato mattina, durante una vasta incursione dell’esercito nel campo profughi di Jenin, sono stati uccisi dal fuoco israeliano Mahmoud Assos, 18 anni, e Ahmed Daragma, 16.

Nel raid sarebbero stati schierati veicoli blindati, bulldozer, elicotteri dell’esercito e droni da combattimento.

Combattenti palestinesi hanno risposto al fuoco, mentre anche abitanti disarmati hanno affrontato i soldati israeliani lanciando pietre.

Secondo il ministero della Sanità palestinese Assos è stato colpito al collo e Daragma alla testa.

Almeno altri 11 palestinesi, tre dei quali in condizioni critiche, sono stati feriti.

L’esercito israeliano ha affermato che stava effettuando un’operazione di arresto quando “ordigni esplosivi, bottiglie molotov e colpi di armi da fuoco” sono stati lanciati contro i soldati, che hanno risposto al fuoco e “sono stati identificati dei colpi”.

Un palestinese è stato arrestato, ha aggiunto l’esercito. Fonti palestinesi lo hanno identificato come Saleh Abu Zeneh.

Mezzi di informazione locali hanno riferito che durante il raid a giornalisti e medici palestinesi è stato negato l’accesso. L’agenzia di notizie palestinese Wafa ha affermato che i soldati israeliani hanno sparato verso un gruppo di giornalisti che si stavano mettendo al riparo nella zona.

Venerdì pomeriggio altri due minorenni palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane.

Adel Ibrahim Daoud, 14 anni, è stato colpito alla testa nei pressi della barriera di separazione israeliana a Qalqilya, mentre Mahdi Ladadweh, 17 anni, è stato colpito al petto da soldati a nord-ovest di Ramallah.

Secondo il giornale israeliano Haaretz, riguardo alla morte di Daud l’esercito israeliano ha affermato di aver sparato a qualcuno che avrebbe lanciato bottiglie molotov verso i soldati.

Secondo la Mezzaluna Rossi palestinese venerdì, durante la repressione contro manifestazioni contro l’occupazione in tutta la Cisgiordania, più di 50 palestinesi sono rimasti feriti dalle forze israeliane.

Porterà a un’esplosione”

Nei mesi scorsi i palestinesi della Cisgiordania hanno affrontato una crescente violenza mai vista da anni da parte delle forze israeliane.

Operazioni di raid e arresti quasi quotidiane, che secondo l’esercito israeliano intendono debellare un’insurrezione della resistenza armata palestinese, in particolare nelle città del nord di Nablus e Jenin, sono aumentate in tutti i territori palestinesi occupati.

Quest’anno più di 160 palestinesi, di cui 50 nella Striscia di Gaza e almeno 110 nella Cisgiordania e a Gerusalemme est, sono stati uccisi da fuoco israeliano. Il numero di morti in Cisgiordania è il più alto registrato in un solo anno dal 2015.

Da maggio almeno due soldati israeliani sono stati uccisi da fuoco palestinese.

Il movimento palestinese Hamas ha affermato che il raid di Jenin dimostra la debolezza dell’esercito israeliano contro “la resistenza in Cisgiordania”.

Quindi ricorre alla mobilitazione di mezzi militari ed elicotteri per arrestare una sola persona,” ha affermato in un comunicato Hamas, che governa la Striscia di Gaza.

Venerdì il portavoce del presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Nabil Abu Rudeineh ha condannato Israele per quelle che ha definito “esecuzioni sul campo”.

La continuazione di questa politica porterà a far esplodere la situazione e maggiori tensioni e instabilità,” ha avvertito Abu Rudeineh in un comunicato.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Israele ritarda il rilascio concordato di un prigioniero dopo 172 giorni di sciopero della fame

Redazione di MEMO

3 ottobre 2022 – Middle East Monitor

Domenica un tribunale israeliano ha rimandato fino ad oggi il rilascio concordato del prigioniero Khalil Awawdeh. Awawdeh di quarant’anni e abitante a Idna, nel distretto di Hebron nella Cisgiordania del sud, ha interrotto lo sciopero della fame il 21 giugno dopo che le autorità israeliane gli avevano promesso che non avrebbero rinnovato la sua detenzione amministrativa.

Una settimana dopo ha ricominciato la sua protesta dopo che le autorità dell’occupazione si sono rimangiate la promessa e hanno deciso di prolungare la sua detenzione. Egli ha interrotto nuovamente lo sciopero della fame il 21 agosto quando si era concordato il suo rilascio il 2 ottobre.

Tuttavia il tribunale israeliano di Rishon LeZion, vicino a Tel Aviv, lo scorso mercoledì ha sentenziato che Awawdeh sarebbe stato trattenuto almeno fino al 9 ottobre. Nondimeno le autorità poi si sono accordate per il rilascio in data odierna, anche se il ministero palestinese dei prigionieri a Gaza si aspettava che ciò avrebbe significato che la detenzione sarebbe ricominciata.

Questa estensione è apparentemente dovuta al fatto che egli è stato accusato di cercare di portare con sé all’infermeria della prigione di Ramla il telefono cellulare che aveva all’ospedale Assaf Harofeh.

Proviamo frustrazione e dolore” ha detto Dalal, la moglie di Awawdeh. “Questa è una occupazione e non è una novità per noi che cerchino di rovinare la gioia e il trionfo di Khalil dopo che si era riconquistato la libertà da loro”.

Amnesty International ha descritto l’uso da parte di Israele della detenzione amministrativa come una “crudele e ingiusta pratica che contribuisce a mantenere il sistema di apartheid di Israele nei confronti dei palestinesi.”

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




ONG internazionali di difesa dei diritti umani condannano fermamente il vertice UE-Israele

Elis Gjevori

3 ottobre 2022 – Middle East Eye

Mentre l’Unione Europea affronta una crisi energetica legata alla guerra in Ucraina, Israele intende approfittare del vertice per consolidare i propri interessi.

Organizzazioni internazionali di difesa dei diritti umani condannano il vertice UE-Israele previsto oggi, affermando che non farebbe altro che legittimare l’“apartheid” che colpisce attualmente i palestinesi.

Secondo un comunicato di Amnesty International “Israele commette un crimine di apartheid nei confronti dei palestinesi” e “qualunque forma di cooperazione deve focalizzarsi sullo smantellamento del brutale sistema di oppressione e di dominazione attuato da Israele.”

L’UE cerca di rilanciare i suoi rapporti con Israele in occasione del vertice previsto questo lunedì, il primo tra le due parti dal 2012, soprattutto a causa della necessità di diversificare le proprie risorse energetiche in seguito alla guerra in Ukraina.

Questo vertice, denominato “Consiglio di associazione UE-Israele”, è stato annullato da Israele nel 2013 dopo la pubblicazione da parte dell’UE di una direttiva che ha avuto l’effetto di una bomba, in base alla quale tutti i futuri accordi con Israele escluderebbero le colonie israeliane nei territori palestinesi occupati.

Gli organismi israeliani che vogliono ottenere un finanziamento dall’UE dovevano quindi dimostrare attivamente l’assenza di qualunque legame diretto o indiretto con la Cisgiordania, Gerusalemme est o le alture del Golan occupate.

Pur se la politica ufficiale dell’UE a questo riguardo non è cambiata, Israele ha deciso di confermare il vertice. Tuttavia alcune organizzazioni in difesa dei diritti umani temono che Bruxelles finisca per cedere.

Le autorità israeliane impongono ai palestinesi requisizioni di terre, omicidi illegali, trasferimenti forzati e severe restrizioni alla circolazione, negando la loro umanità e l’eguaglianza di cittadinanza e di status”, afferma Amnesty International a proposito del vertice.

L’UE non può pretendere di condividere degli impegni in materia di diritti umani con uno Stato che pratica l’apartheid e che nei mesi scorsi ha chiuso gli uffici di note organizzazioni della società civile palestinese”, sottolinea Amnesty.

All’inizio di quest’anno le forze israeliane hanno perquisito e chiuso gli uffici di sette ONG palestinesi: Al-Haq, Addameer, Centro Bisan per la ricerca e lo sviluppo, Difesa dei Bambini Internazionale-Palestina, Unione dei comitati di donne palestinesi, Unione dei comitati del lavoro agricolo e Unione dei comitati dei lavoratori della sanità.

Crimini contro l’umanità”

In un comunicato anche Human Rights Watch (HRW) ha condannato il vertice.

I responsabili europei devono sapere che stringeranno la mano a rappresentanti di un governo che commette crimini contro l’umanità e che ha messo al bando importanti associazioni della società civile che si oppongono a questi abusi”, afferma la ONG.

Grace O’Sullivan, eurodeputata del partito dei verdi irlandesi, intervistata da Middle East Eye, sottolinea che è anche improbabile che questo vertice offra ai dirigenti UE l’occasione di esternare le loro preoccupazioni ai dirigenti israeliani.

Mi è stato detto che il Primo Ministro Lapid non vi parteciperà nemmeno di persona”, aggiunge, ritenendo “deludente il fatto che l’UE abbia organizzato questo incontro nella settimana di Yom Kippur (importante ricorrenza religiosa ebraica, ndt.), poiché questo limiterà il (suo) impegno nei confronti dei dirigenti israeliani.”

L’eurodeputata precisa che seguirà da vicino ciò che Josep Borrell, alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, dichiarerà dopo l’incontro con i suoi interlocutori israeliani, in particolare per sapere se verranno menzionati i diritti umani e le colonie occupate.

Il trattamento dei palestinesi e la messa in atto di misure reali a favore di uno Stato palestinese dovranno essere al centro di questi incontri”, ritiene.

Mi piacerebbe anche vedere dei progressi per quanto riguarda l’uccisione della giornalista americana-palestinese Shireen Abu Akleh e l’arresto di oltre 25 giornalisti palestinesi da parte di Israele solo in quest’anno. La libertà di stampa è gravemente minacciata in Israele e nei territori occupati.”

Un ordine del giorno completamente diverso

Tuttavia l’attuale atmosfera a Bruxelles e a Tel Aviv lascia prevedere un ordine del giorno completamente diverso.

La visita effettuata il mese scorso in Israele dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, allo scopo di rafforzare la cooperazione energetica, non è passata inosservata in Israele, alla luce delle opportunità che potrebbe offrire al Paese.

Traduzione [del discorso di Von der Leyen]: “Sono molto felice di essere in Israele. Lavoriamo fianco a fianco per rafforzare la collaborazione tra UE ed Israele. La mia visita sarà incentrata sulla sicurezza energetica e alimentare, l’intensificazione della cooperazione nell’ambito della ricerca, della sanità e della protezione ambientale. Discuteremo anche della situazione regionale e degli sforzi verso la costruzione di un Medio Oriente sicuro.”

Contemporaneamente alla visita della dirigente, Oded Eran, ex ambasciatore di Israele presso l’Unione Europea, ha dichiarato che la delicata situazione energetica in Europa offre a Israele l’occasione di approfondire i suoi rapporti con Bruxelles.

In agosto Israele ha registrato un aumento del 50% delle tariffe derivanti dalle esportazioni di gas nel 2022, sostenuto da prezzi mondiali record, mentre l’Europa affronta una imminente scarsità energetica in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.

Anche se limitata, la capacità di Israele di rispondere alla domanda europea non è trascurabile. Così, mentre nel 2021 l’UE ha importato circa 155 miliardi di m3 dalla Russia, Israele potrebbe essere in grado di fornirle circa 10 miliardi di metri cubi all’anno.

(Traduzione dal francese di Cristiana Cavagna)




Palestinesi uccisi dall’esercito israeliano vicino a Ramallah

Zena Al Tahhan

3 ottobre 2022 – Al Jazeera

I palestinesi respingono l’affermazione dell’esercito israeliano secondo cui gli uomini avrebbero tentato di effettuare un attacco terroristico con un’auto.

Rettifica

Una precedente versione di questo articolo riportava, sulla base dei rapporti dell’agenzia di stampa statale palestinese Wafa e della stessa famiglia di Basbous, che Basel Basbous fosse uno dei due uomini uccisi dall’esercito israeliano a Jalazone. L’articolo è stato aggiornato mercoledì 5 ottobre 2022 dopo che è emerso che in realtà Basbous è rimasto ferito e che a Wafa e alla famiglia è stato erroneamente riferito il suo nome come uno degli uomini uccisi. Un portavoce del ministero della salute palestinese ha detto ad Al Jazeera che c’è stato “un errore di identificazione da parte degli israeliani”. L’esercito israeliano non ha rilasciato dichiarazioni sui nomi degli uomini uccisi.

Ramallah, Cisgiordania occupata Le forze israeliane hanno ucciso due palestinesi durante un raid vicino alla città di Ramallah, nella Cisgiordania centrale occupata.

I due uomini sono stati uccisi lunedì in un’auto appena fuori dal campo profughi di Jalazone, a nord di Ramallah.

Sono stati identificati come Khaled Anbar e Salameh Sharayah.

Un terzo uomo, Basel Basbous, è stato dato inizialmente come ucciso nell’attacco. Tuttavia mercoledì il portavoce del Ministero della Salute palestinese ha confermato che Basbous è sopravvissuto, ma è rimasto ferito ed è attualmente ricoverato in un ospedale israeliano.

La notizia degli omicidi è arrivata intorno alle 7:00 (04:00 GMT, 06 ora italiana) di lunedì.

Un testimone, che ha voluto rimanere anonimo, ha detto che la sparatoria è avvenuta davanti alla sua casa.

“Ho sentito il rumore degli spari intorno alle 3:30 del mattino, ho guardato fuori dalla mia finestra, c’era un’auto, all’interno i ragazzi a cui avevano sparato”, ha detto ad Al Jazeera.

I soldati li hanno tirati fuori dall’auto e li hanno messi sul ciglio della strada. Sono stati lasciati sanguinare a terra per circa 40 minuti. Dopodiché hanno preso i loro corpi”.

“Lo scenario più probabile è che i tre siano stati sorpresi dall’esercito”, afferma l’uomo, aggiungendo che i soldati israeliani erano appostati nascosti alla vista in diversi punti della zona intorno al luogo in cui si trovava l’auto degli uomini.

L’esercito israeliano ha affermato che i suoi soldati stavano tentando di arrestare un sospetto a Jalazone quando hanno pensato che i tre uomini stessero pianificando un attacco con l’auto contro di loro.

I membri della famiglia di Basbous lo negano fermamente.

Basbous, che lavora in una panetteria, è uno di 10 fratelli di cui uno si trova attualmente in una prigione israeliana.

Sua sorella Baraa dice che il fratello era uscito con i suoi amici per vedere cosa stesse succedendo avendo sentito che l’esercito israeliano stava compiendo un’irruzione nella zona.

Baraa, parlando con noi nella sua casa di famiglia a Jalazone, nega che suo fratello abbia attaccato i soldati israeliani.

“Mio fratello non ha fatto nulla”, riferisce ad Al Jazeera. “I suoi amici lo hanno chiamato e sono usciti, hanno pensato che non ci fossero grossi problemi, avrebbero semplicemente fatto un giro per vedere se ci fossero stati degli scontri”.

“Ogni giovane del campo che sente che c’è l’esercito va ad osservare, anche da lontano”, continua Baraa.

Un’altra sorella, Rasha, di 37 anni, dice che Basbous aveva trascorso la sera precedente con suo figlio.

“Ha accompagnato mio figlio a casa intorno alle 3 del mattino e poi, dopo che i suoi amici lo hanno chiamato, è andato a vedere cosa stava succedendo”, racconta Rasha ad Al Jazeera.

“Negli ultimi tre giorni l’esercito ha compiuto delle irruzioni nel campo e quando arrivano sparano indiscriminatamente”, prosegue.

“Non siamo al sicuro nemmeno nelle nostre case”, dice, aggiungendo che una volta mentre nel corso di un’incursione osservava fuori dalla finestra la sua casa è stata colpita da colpi di arma da fuoco.

“Dico a chiunque affermi qualcosa sui palestinesi, sono loro [gli israeliani] a venire da noi e non siamo al sicuro nemmeno nelle nostre stesse case … vengono e uccidono i nostri giovani con un proiettile”.

In un primo tempo la famiglia di Basbous, dopo che l’agenzia di stampa ufficiale palestinese Wafa aveva fatto il suo nome, era convinta che fosse stato ucciso dall’esercito israeliano.

Tuttavia, secondo il ministero della Salute palestinese, sembra che all’origine ci sia stato un errore di identità.

Il governatorato di Ramallah ed el-Bireh ha osservato lunedì uno sciopero generale con la chiusura completa dei negozi in segno di lutto per i due uomini uccisi.

Israele sta effettuando raid quasi quotidiani in Cisgiordania, in gran parte concentrati sulle città di Jenin e Nablus, dove si sono costituiti nuovi gruppi armati palestinesi.

Secondo il Ministero della Salute dall’inizio dell’anno nei territori occupati [in seguito alla guerra] del 1967 sono stati uccisi dalle forze israeliane circa 160 palestinesi di cui 51 ad agosto nel corso dei tre giorni di assalto israeliano contro la Striscia di Gaza assediata.

Organizzazioni locali e internazionali per i diritti umani hanno condannato ciò che chiamano uso eccessivo della forza da parte di Israele e “prassi di sparare per uccidere” contro i palestinesi, compresi dei sospetti aggressori, nella Cisgiordania occupata e nella Striscia di Gaza.

Secondo Human Rights Watch [organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, ndt.] politici israeliani di alto livello hanno incoraggiato “i soldati e la polizia israeliani a uccidere i palestinesi sospettati di aver attaccato gli israeliani anche quando non rappresentino più una minaccia”.

L’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite ha rilevato nei rapporti che le forze israeliane “usano spesso armi da fuoco contro i palestinesi per un semplice sospetto o come misura precauzionale, in violazione degli standard internazionali”.

Giovedì nel corso di uno dei raid più recenti compiuto in una città vicino a Betlemme, un bambino di sette anni è morto dopo che i suoi famigliari gli hanno detto che era ricercato dai soldati israeliani [il bambino, Rayyan Suleiman, è morto in seguito ad un attacco cardiaco mentre i soldati israeliani facevano irruzione nella sua casa, ndt.].

Il Dipartimento di Stato americano ha chiesto che venga fatta un’indagine sulla morte di Rayyan Suleiman.

Sempre nel 2022 sono state uccise venti persone nel corso di attacchi compiuti da palestinesi in Israele e in Cisgiordania.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Gli Stati Uniti chiedono un’indagine sulla morte nella Cisgiordania occupata di un bambino palestinese di 7 anni

YUMNA PATEL – 30 settembre 2022 

Mondoweiss

La famiglia di Rayan Suleiman afferma che il cuore del bambino di sette anni si è fermato e che è crollato a terra mentre scappava terrorizzato dai soldati israeliani che avevano fatto irruzione nella sua casa alla ricerca di presunti “lanciatori di pietre”.

Un bambino palestinese di sette anni è morto giovedì; il suo cuore si è fermato, verosimilmente per essere stato inseguito e terrorizzato dai soldati israeliani che facevano irruzione nella sua casa.

Rayan Yasser Suleiman, 7 anni, è stato dichiarato morto giovedì pomeriggio all’ospedale governativo di Beit Jala, poco dopo aver perso i sensi vicino alla sua casa nella città di Tuqu’, nella parte meridionale della Cisgiordania occupata.

La famiglia di Rayan afferma che il suo cuore si è fermato e che è crollato a terra mentre scappava per la paura dai soldati dell’esercito israeliano che stavano facendo irruzione nella sua casa alla ricerca di presunti “lanciatori di pietre” in città.

“Ieri i soldati israeliani hanno detto che nel villaggio alcuni bambini hanno lanciato pietre contro di loro”, ha riferito a Mondoweiss Muhammad Adel Suleiman, 27 anni, cugino di Rayan, poche ore dopo che il piccolo è stato sepolto nel villaggio.

Muhammad dice che non stava succedendo nulla nel villaggio in quel momento, “nessuno scontro, niente”, quando i soldati israeliani hanno fatto irruzione nelle case della città, sostenendo che fossero stati lanciati sassi contro di loro da alcuni ragazzi del posto.

“Hanno fatto irruzione nel villaggio e hanno iniziato a cercare i bambini nelle case”, ha raccontato Muhammad. “Hanno perquisito alcune case prima di venire a ispezionare quella di Rayan, dopo averlo visto con i fratelli vicino a casa. Rayan era il più giovane di tre: Ali di 8 e Khalid di 10.

“I soldati si sono avvicinati alla casa e hanno iniziato a bussare con violenza alla porta”, ha detto Mohammad sottolineando che in quel momento tutti e tre i ragazzi erano all’interno della casa. I soldati avrebbero voluto arrestare Ali e Khalid, sostenendo che avessero lanciato pietre contro i soldati.

“Mio zio ha cercato in tutti i modi di impedire ai soldati di prendere i bambini, e si sono sentite urla in tutta la casa”, dice Mohammad. “Rayan è uscito dalla sua stanza per vedere cosa stava succedendo, e quando i soldati lo hanno visto hanno iniziato a urlare anche contro di lui”.

Mohammad racconta che Rayan si è spaventato e ha iniziato a correre per la casa mentre i soldati lo inseguivano nel tentativo di catturarlo. Terrorizzato, Rayan è corso in strada, dove è crollato a terra.

“Ho sentito alcune persone urlare, quindi sono uscito per vedere cosa stava succedendo”, ha detto Muhammad, che vive alla porta accanto.

Qualcuno diceva che un bambino era caduto da casa mentre l’esercito lo inseguiva. Quando ho visto Rayan sdraiato per strada, l’ho preso in braccio e poi gli ho tolto i vestiti per controllare se era ferito, ma non ho visto né sangue né ferite”, ha detto Muhammad, trascurando le prime voci secondo cui Rayan era caduto e morto per la caduta.

“Era privo di sensi, ho cercato di svegliarlo versandogli dell’acqua in faccia”, ha detto Mohammad. “Ho provato a muovergli il viso e poi le mani, ma il corpo era inerte e non si muoveva”.

La famiglia ha portato d’urgenza Rayan all’Ospedale Governativo di Beit Jala, dove poco dopo è stato dichiarato morto. I medici hanno detto alla famiglia che era morto a causa di un infarto.

“Ora nel villaggio, dopo il martirio di Rayan, in tutti aleggia un sentimento di tristezza, rabbia e odio”, dice Mohammad, aggiungendo che la madre di Rayan è stata portata in ospedale diverse volte da quando suo figlio è morto, e il padre di Rayan è sotto shock e rifiuta di parlare con chiunque.

Il mio messaggio al mondo è che vogliamo solo vivere in sicurezza e pace. Pace e sicurezza per i bambini”.

Richieste indagini

A seguito della notizia della morte di Rayan l’esercito israeliano ha rilasciato una dichiarazione secondo cui “l’indagine iniziale non mostra alcun collegamento tra le ricerche delle Forze israeliane nell’area e la tragica morte del bambino”, ha riferito Reuters.

Gli articoli sui media israeliani, sia su Haaretz che The Times of Israel, hanno citato fonti dell’esercito e della sicurezza israeliane che sostengono che i soldati avrebbero interrogato i genitori dei ragazzi “senza che i bambini fossero presenti”. Le fonti affermano anche che non avrebbero inseguito Rayan.

Giovedì durante una conferenza stampa il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha affermato di “auspicare un’indagine approfondita e immediata sulle circostanze intorno alla morte del bambino” e che “si spezza il cuore nell’apprendere della morte di un bambino palestinese innocente”.

“Come il presidente Biden e il segretario Blinken hanno ripetuto numerose volte, palestinesi e israeliani meritano entrambi di vivere in modo sicuro e di godere di uguali misure di libertà e prosperità”, ha affermato il portavoce.

Anche il rappresentante della UE in Cisgiordania, striscia di Gaza e UNRWA ha rilasciato dichiarazioni simile, affermando di essere rimasto “scioccato dalla tragica morte” di Rayan. “Secondo il diritto internazionale, i bambini godono di una protezione speciale. Le circostanze di questo incidente devono essere rapidamente e completamente indagate dalle autorità israeliane al fine di assicurare i colpevoli alla giustizia”.

Anche il Consolato Generale del Regno Unito a Gerusalemme ha fatto eco alla richiesta di un’indagine sulla morte di Rayan.

Brad Parker, Avvocato Senior e Consulente Politico di Defense for Children International Palestine (DCIP) [ONG internazionale impegnata nella difesa e promozione dei diritti del fanciullo, ndr.], ha dichiarato a Mondoweiss che “i bambini palestinesi nella Cisgiordania occupata vivono in un contesto iper-militarizzato in cui le forze israeliane uccidono, detengono illegalmente e torturano impunemente i bambini”.

Le forze israeliane non conoscono limiti nel tentativo di controllare una popolazione palestinese sotto occupazione estremamente giovane attraverso intimidazioni, minacce, incursioni notturne, punizioni collettive e instillando paura. Le norme internazionali sui diritti dell’infanzia e le stesse leggi israeliane vietano l’arresto e il perseguimento di un bambino di sette anni, ma i soldati israeliani pesantemente armati ignorano palesemente questo fatto, inseguendo e trattenendo regolarmente i bambini palestinesi, incutendo loro paura e assicurandosi che non abbiano spazi sicuri per crescere bene e in salute”, ha affermato Parker.

Secondo DCIP, dall’inizio dell’anno 22 minori palestinesi sono stati uccisi da soldati e coloni israeliani nella Cisgiordania occupata.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Vittoria del BDS: il Sydney festival blocca i finanziamenti da governi stranieri dopo un boicottaggio di massa

The New Arab, PC, SOCIAL

27 settembre 2022 – The Palestine Chronicle

Martedì il direttivo di uno dei più importanti festival culturali australiani ha annunciato la sospensione immediata dei finanziamenti da governi stranieri, un anno dopo che l’evento è stato scosso dalla polemica relativa al finanziamento da parte dell’ambasciata israeliana.

Il direttivo del Sydney festival ha annunciato la decisione dopo “una revisione indipendente sul ruolo di investimenti governativi internazionali” commissionata, secondo quanto ha dichiarato, dal direttivo stesso.

Il Sydney festival oggi ha annunciato una serie di importanti misure per migliorare il processo decisionale riguardo a partenariati e sponsorizzazioni prima di lanciare il programma del Sydney festival 2023”, afferma la dichiarazione.

Questo include un’immediata sospensione degli investimenti provenienti da governi esteri e dai loro enti culturali”.

Il boicottaggio dell’edizione 2022 del Sydney Festival è cominciato lo scorso dicembre e ha avuto luogo dopo la rivelazione che l’evento di tre settimane aveva ricevuto decine di migliaia di dollari di finanziamento dall’ambasciata israeliana in Australia.

Il finanziamento serviva a contribuire a pagare uno spettacolo di danza di un coreografo israeliano.

In seguito alla sponsorizzazione Israele era stato indicato come “partner importante” sul sito web del festival.

Gli attivisti pro-Palestina hanno duramente criticato la gestione del festival per la sua decisione di approvare il finanziamento e hanno fatto appello al boicottaggio dell’evento.

Più di 20 spettacoli si sono ritirati dal festival a causa di questo finanziamento.

L’edizione del 2023 del festival è programmata per gennaio.

Traduzione di Gianluca Ramunno