Palestinese in sciopero della fame si appellerà alla Corte Suprema israeliana

Redazione di Al Jazeera

16 agosto 2022 – Al Jazeera

Il prigioniero palestinese Khalil Awawdeh continua uno sciopero della fame durato 165 giorni contro la sua detenzione senza accuse né processo

Secondo la sua legale, il prigioniero palestinese in sciopero della fame Khalil Awawdeh si appellerà alla Corte Suprema israeliana contro la sua detenzione dopo che un tribunale militare israeliano ha respinto una richiesta di rilascio per problemi di salute.

Awawdeh – che secondo la sua famiglia è in sciopero della fame per protesta da 165 giorni – sta contestando il fatto di essere detenuto senza accuse né processo in base a quella che Israele definisce “detenzione amministrativa”.

L’avvocatessa Ahlam Haddad sostiene che la salute del suo cliente sta peggiorando e di aver chiesto che venga rilasciato.

“A quest’uomo non è stata fatta giustizia,” ha detto Haddad riguardo alla sentenza del tribunale militare israeliano. “Ci rivolgiamo alla… Corte Suprema di Gerusalemme per ottenere forse la giusta soluzione, cioè il suo rilascio dalla detenzione amministrativa.”

Awawdeh, quarantenne con quattro figli, è uno dei numerosi prigionieri palestinesi in prolungato sciopero della fame che nel corso degli anni hanno protestato contro la detenzione amministrativa.

Israele sostiene che questa politica contribuisce a mantenere le strade sicure e consente al governo israeliano di detenere i sospettati senza divulgare informazioni di intelligence riservate.

Chi lo critica afferma che questo modo di agire nega il giusto processo ai prigionieri palestinesi.

Israele sostiene che Awawdeh è membro di un gruppo armato, un’accusa che tramite la sua avvocatessa egli ha strenuamente respinto.

Miliziani palestinesi del Jihad Islamico hanno chiesto il rilascio di Awawdeh come parte di un accordo di cessate il fuoco mediato dall’Egitto che ha posto fine all’attacco di tre giorni contro la Striscia di Gaza assediata da parte di forze israeliane all’inizio di questo mese. L’organizzazione non lo ha riconosciuto come un suo membro.

Israele attualmente tiene in carcere circa 4.450 prigionieri palestinesi.

Al momento sono in detenzione amministrativa circa 670 palestinesi, un numero in aumento in marzo quando Israele ha iniziato a effettuare retate quasi ogni sera nella Cisgiordania occupata.

Secondo gli ultimi dati resi pubblici dall’associazione per i diritti dei detenuti Addameer, delle migliaia di palestinesi nelle prigioni israeliane 175 sono minorenni e 27 sono donne.

Haddad ha affermato che, secondo la sua famiglia, durante lo sciopero della fame il suo cliente non ha mai mangiato, salvo che in un periodo di 10 giorni in cui ha ricevuto iniezioni di vitamine.

Il servizio di sicurezza interna israeliano Shin Bet non ha fatto commenti sul suo caso.

Israele ha affermato che la detenzione amministrativa garantisce un giusto processo e imprigiona principalmente chi minaccia la sua sicurezza, benché un piccolo numero di prigionieri sia composto da detenuti per reati minori.

I palestinesi e le associazioni per i diritti umani affermano che il sistema è inteso a reprimere l’opposizione all’occupazione militare israeliana delle loro terre durata 55 anni e che non accenna a finire.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Le forze israeliane uccidono un palestinese dentro la sua casa a Gerusalemme

Shatha Hammad, Ramallah, Palestina Occupata

Lunedì 15 agosto 2022 – Middle East Eye

Il padre del ventunenne Muhammad al-Shaham ha affermato che i soldati hanno lasciato che suo figlio perdesse sangue per 40 minuti dentro la casa prima di portarlo via.

Secondo la sua famiglia lunedì mattina le forze israeliane hanno colpito a morte in testa un giovane palestinese, Muhammad al-Shaham, dopo aver fatto irruzione nella sua casa nel sobborgo di Kufr Aqab a Gerusalemme Est occupata.

Ibrahim al-Shaham, il padre di Muhammad, ha affermato che suo figlio ventunenne è stato colpito da breve distanza da un proiettile diretto alla testa e poi lasciato a perdere sangue dentro la sua casa per circa 40 minuti prima di essere preso dalle forze israeliane per essere curato.

Ibrahim ha negato il comunicato delle forze israeliane secondo cui suo figlio avrebbe tentato di colpire uno degli agenti. Ha detto ai mezzi di informazione locale che gli agenti hanno fatto saltare la porta della casa alle 3,30 del mattino e immediatamente hanno aperto il fuoco contro la famiglia.

Nel comunicato le forze israeliane hanno confermato la morte di Shaham in un ospedale israeliano alcune ore dopo l’incidente in seguito alle ferite.

Hanno aggiunto che truppe in borghese che stavano cercando armi a Kufr Aqab sono state affrontate dalla famiglia al-Shaham quando hanno assaltato la loro casa. Hanno dichiarato che Shaham allora ha tentato di colpire uno degli agenti e che in seguito a ciò gli hanno sparato.

Un video dalle telecamere di sorveglianza nell’area mostrano i soldati che trasportavano il corpo di Shaham su un veicolo militare dopo il suo ferimento.

Ibrahim afferma che la sparatoria di fronte alla sua famiglia è stata simile ad altre uccisioni effettuate dalle forze israeliane la settimana scorsa a Nablus.

Dice che prima di lasciare la casa i soldati hanno raccolto i bossoli dei proiettili che hanno sparato a suoi figlio.

Il padre di Shaham afferma inoltre che essi hanno perquisito e distrutto le suppellettili della casa, situata a Kufr Aqab, proprio al confine tra Gerusalemme Est e Ramallah.

Comportamento mafioso’

Il ministero degli Esteri palestinese ha condannato l’uccisione di Shaham, descrivendolo come un “crimine efferato” e l’ultimo di una serie di “esecuzioni e assassinii sul campo commessi dalle forze israeliane su indicazione del governo.”

Il ministero ha affermato che “questo è il comportamento delle mafie e delle organizzazioni criminali che hanno come obiettivo omicidi a sangue freddo senza processo”.

Ha affermato che indagherà sulla morte a tutti i livelli, specialmente presso la Corte Penale Internazionale, il Consiglio per i Diritti Umani e ad altri livelli legali delle Nazioni Unite, nel contesto dei suoi continui sforzi per porre fine all’impunità dello Stato di Israele per le sue azioni.

Hussein Al-Sheikh, segretario generale del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ha affermato che l’uccisione di Shaham richiede un’immediata inchiesta a livello internazionale.

Quasi ogni giorno l’esercito israeliano conduce operazioni di incursione e arresto nelle città e nei villaggi palestinesi, che spesso portano al ferimento o all’uccisione di palestinesi.

Quest’anno più di 130 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano, inclusi 49 vittime nella Striscia di Gaza e più di 81 nella Cisgiordania e a Gerusalemme Est occupate.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Lavoratori palestinesi costretti a scendere da un autobus israeliano per far posto a passeggeri ebrei

Redazione di MiddleEastEye

9 agosto 2022, MiddleEastEye

Un uomo che si fingeva funzionario del Ministero dei Trasporti ha fatto pressioni sull’autista perché facesse scendere circa 50 lavoratori palestinesi dall’autobus

Secondo Haaretz tre passeggeri ebrei, uno dei quali fingendosi funzionario del Ministero dei Trasporti, hanno costretto alcuni palestinesi a scendere da un autobus diretto nella Cisgiordania occupata.

L’incidente è avvenuto giovedì scorso; circa 50 lavoratori palestinesi sono scesi dall’autobus nella città di Bnei Brak dopo che i passeggeri ebrei avevano chiesto all’autista di farli scendere.

Tnufa Transportation Solutions, proprietaria dell’autobus, gestisce le tratte tra Tel Aviv e l’insediamento coloniale di Ariel in Cisgiordania, portando i lavoratori palestinesi con permesso di lavoro da Israele alla Cisgiordania occupata.

“Sono passati alcuni autobus e non si sono fermati, perché l’autobus 288 è riservato solo agli ebrei, poi uno che era vuoto e senza ebrei a bordo si è fermato per noi e siamo saliti”, ha detto ad Haaretz uno dei passeggeri palestinesi.

“Tre ebrei sono saliti a Bnei Brak [cittadina israeliana abitata soprattutto da ultraortodossi, ndt.] e hanno chiesto che tutti gli arabi scendessero”.

L’autista ha chiamato i suoi superiori e poi ha chiesto ai palestinesi di scendere.

La legge vieta agli operatori dei trasporti di segregare ebrei e arabi che utilizzano i loro servizi. L’amministratore delegato di Tnufa Transportation Solutions ha negato le accuse.

“Non abbiamo percorsi separati per palestinesi o ebrei… Ci sono linee che vanno ai valichi [tra Israele e la Cisgiordania] e naturalmente i palestinesi le usano di più, ma se un ebreo vuole salire non ci sono restrizioni”, ha detto .

Su richiesta di Haaretz, la compagnia ha condotto un’indagine e ha affermato che l’autista “è stato vittima di una vergognosa manipolazione da parte di un passeggero che si è spacciato per dipendente del Ministero dei Trasporti”, affermando che quelle erano le nuove istruzioni del Ministero per quella particolare tratta.

“L’autista, uno nuovo, ha detto di aver discusso con l’impostore, che però gli ha detto che avrebbe potuto perdere il lavoro o ricevere una grossa multa se non avesse seguito immediatamente le istruzioni”, ha affermato la società in una nota.

“Sembra che a causa delle pressioni esercitate l’autista abbia ceduto alla manipolazione razzista e sia stato costretto a lasciare i passeggeri alla fermata dell’autobus. L’autista non ha denunciato il fatto al suo datore di lavoro”.

La compagnia ha sporto denuncia alla polizia israeliana, ha riaffermato il suo impegno a fornire un servizio uguale a palestinesi ed ebrei e si è scusata con i passeggeri palestinesi per lo ” spiacevole evento”.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Gli israeliani uccidono tre combattenti della resistenza a Nablus e un ragazzo a Hebron

Yumna Patel

9 agosto 2022Mondoweiss

A meno di 48 ore dal cessate il fuoco tra Israele e il movimento per il Jihad Islamico palestinese a Gaza l’esercito israeliano uccide 3 combattenti della resistenza a Nablus innescando proteste in Cisgiordania.

Martedì mattina tre combattenti della resistenza, tra cui un minore, sono stati uccisi dalle forze israeliane durante un raid militare nella città vecchia di Nablus, nella parte settentrionale della Cisgiordania occupata. 

I tre combattenti appartenevano alla Brigata dei Martiri di Al-Aqsa, l’ala militare del movimento Fatah. Sono stati identificati come Ibrahim Nabulsi, 19 anni, comandante della brigata, Islam Subuh, 32 anni, e Hussein Jamal Taha, 16 anni. 

Ci sono informazioni contrastanti dei media sull’età di Nabulsi, ma un funzionario del Ministero della Salute ha confermato a Mondoweiss che aveva 19 anni. 

Confermando le loro morti, Il Ministero della Salute palestinese ha aggiunto che Nabulsi è stato ucciso con una pallottola alla testa, Subuh è stato colpito alla parte superiore del torace e Taha al cuore. Il ministero ha detto che nel raid sono stati feriti almeno altri 40 palestinesi. 

Ibrahim Nabulsi

Nelle prime ore del mattino di martedì le forze israeliane hanno compiuto un raid nella Città Vecchia e circondato una casa dove si pensava Nabulsi abitasse, scatenando uno scontro a fuoco tra i combattenti della zona. L’esercito ha anche usato missili lanciati a spalla contro l’abitazione per costringere Nabulsi a uscire. 

Nabulsi era ricercato dalle forze israeliane per la sua appartenenza alle brigate Al-Aqsa e sarebbe sfuggito a numerosi tentativi di arrestarlo e assassinarlo. A febbraio le forze israeliane avevano ucciso tre palestinesi appartenenti alle brigate mentre erano nella loro auto a Nablus. Allora avevano affermato che Nabulsi era uno dei loro obiettivi. 

Alla fine di luglio in un raid nella Città Vecchia in cui anche Nabulsi era un obiettivo, l’esercito israeliano aveva ucciso Muhammad Azizi, 25 anni, e Abdul Rahman Subuh, 28 anni, entrambi appartenenti alle brigate. Nabulsi che era molto rispettato a Nablus e in Cisgiordania come un combattente coraggioso e intrepido, aveva presenziato al funerale dei suoi compagni il 25 luglio, rafforzando ulteriormente la sua fama di eroe.

Proteggete la patria’

Martedì, in un messaggio vocale ampiamente condiviso sui social palestinesi e registrato probabilmente poco prima di essere ucciso, Nabulsi ha detto: 

Vi amo tanto. Amo mia madre. Se diventerò martire proteggete la nostra patria dopo che me ne sarò andato. Le mie ultime volontà che affido a voi sono che, sul vostro onore, non abbandoniate le armi. Sono circondato e sto andando verso il martirio.”

Martedì il suo messaggio, con foto e video, ha inondato i social, mentre i palestinesi partecipavano al funerale di colui che molti considerano un eroico caduto. 

Sono diventati virali i video della mamma di Nabulsi che dice, rivolgendosi alla folla davanti all’ospedale a Nablus: “Loro hanno ucciso Ibrahim, ma ci sono centinaia di Ibrahim. Voi siete tutti Ibrahim. Siete tutti miei figli,” e, facendo il segno di vittoria, ha aggiunto “Ibrahim era vittorioso.”

A Nablus martedì pomeriggio centinaia di palestinesi hanno partecipato all’imponente corteo funebre per Nabulsi, Subuh e Taha. 

L’intera Cisgiordania si è fermata e i distretti dei territori occupati hanno annunciato uno sciopero generale in segno di lutto per i combattenti uccisi. 

Dopo i funerali sono state segnalate proteste in varie città della Cisgiordania. I media palestinesi hanno riferito che un diciassettenne, Momin Yassin Jaber, è stato ucciso durante gli scontri con soldati israeliani a Hebron, nel sud della Cisgiordania. 

L’assassinio di Nabulsi, Subuh e Taha è avvenuto a meno di 48 ore dal cessate il fuoco fra Israele e il movimento per il Jihad islamico palestinese a Gaza. Venerdì Israele ha lanciato un attacco di tre giorni contro la Striscia che ha causato la morte di 44 palestinesi, tra cui 16 minori. 

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




Gaza: i nomi e i volti dei 16 bambini palestinesi uccisi nell’assalto israeliano

Redazione di MEE

8 agosto 2022 – Middle East Eye

Almeno 45 palestinesi sono stati uccisi e più di 360 feriti nel corso dei tre giorni di attacchi aerei israeliani sulla Striscia assediata.

Questi sedici bambini palestinesi non vedevano l’ora di trascorrere un’estate piena di gioia. Avevano in programma di giocare a pallone, andare in spiaggia e frequentare un campo estivo.

Ma nel corso di tre giorni orribili le forze israeliane hanno scatenato un’ondata di attacchi aerei sulla Striscia di Gaza assediata, uccidendo 45 persone, tra cui i 16 bambini, e ferendone almeno altre 360.

“Non c’è uno spazio sicuro nella Striscia di Gaza per i bambini palestinesi e le loro famiglie, che sempre di più pagano le conseguenze delle ripetute offensive militari di Israele”, ha dichiarato Ayed Abu Eqtaish, direttore del programma di accertamento di responsabilità presso l’ONG Defense for Children International – Palestina (DCIP) [la DCI è una ONG internazionale impegnata nella promozione e protezione dei diritti del fanciullo, ndt.].

Anche se domenica è entrato in vigore un cessate il fuoco a seguito di un accordo mediato dall’Egitto, i palestinesi hanno denunciato la devastante campagna di bombardamenti ed emergono maggiori dettagli sulle persone uccise.

L’esercito israeliano ha affermato che alcune delle vittime civili sono state uccise da razzi fuori bersaglio, senza fornire prove provenienti da verifiche indipendenti. Il Ministero della Salute palestinese afferma che tutte le persone uccise, compresi i 16 bambini, sono morte a causa degli attacchi aerei israeliani.

Alcune famiglie si sono rese disponibili a condividere le loro storie, mentre altre hanno mantenuto lo stato di lutto e hanno chiesto il rispetto della privacy.

Ecco i nomi e i volti dei bambini morti:

Alaa Abdullah Qaddoum, cinque anni

Alaa Abdullah Qaddoum è stata tra le prime vittime venerdì, dopo la decisione di Israele di lanciare gli attacchi aerei sulla Striscia di Gaza assediata.

È morta il 5 agosto mentre giocava con gli amici fuori casa, nel quartiere di Shujaiya, nel nord della Striscia di Gaza.

Durante l’attacco suo fratello di sette anni e suo padre sono rimasti feriti.

Suo cugino, Abu Diab Qaddoum, ha detto a Middle East Eye: “Alaa era una bambina innocente di cinque anni che giocava per strada con i suoi fratelli e cugini. Cosa ha fatto per essere uccisa?”.

Momen Muhammed Ahmed al-Nairab, cinque anni

Momen Muhammed ِAhmed al-Nairab, cinque anni, è stato ucciso sabato in un presunto attacco aereo israeliano nel campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza.

Il campo è uno dei luoghi più densamente popolati della Terra e ospita più di 114.000 persone.

Hazem Muhammed Ali Salem, nove anni

Secondo la documentazione raccolta da Defense for Children International, Hazem Muhammed Ali Salem, nove anni, è tra i quattro bambini vittime dell’esplosione di sabato nel campo profughi di Jabalia.

Israele sostiene di non essere responsabile dell’attacco, ma fonti palestinesi affermano che non avrebbe potuto provenire da nessun’altra parte.

Ahmed Muhammed al-Nairab, 11 anni

Ahmed Muhammed al-Nairab, di 11 anni, è uno dei quattro bambini uccisi sabato quando presunti aerei da guerra israeliani hanno colpito il campo profughi di Jabalia.

Ahmed Walid Ahmed al-Farram, 16 anni

Anche Ahmed Walid Ahmed al-Farram, di 16 anni, è stato ucciso sabato quando presunti aerei da guerra israeliani hanno colpito il campo profughi di Jabalia.

Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) il campo risente di un’elevata disoccupazione, interruzioni regolari dell’elettricità e inquinamento dell’acqua potabile.

Muhammed Iyad Muhammed Hassouna, 14 anni

Muhammed Iyad Muhammed Hassouna, di 14 anni, è stato ucciso quando un attacco aereo israeliano ha preso di mira la sua casa a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.

Adeeb Ahmad, un testimone oculare dell’attacco, ha detto a MEE che nel corso del raid sono state uccise almeno otto persone.

“La casa è stata colpita senza alcun preavviso”, ha detto Ahmad. “Qui le case sono sovraffollate, ospitano da sette a otto persone ciascuna, e sono molto vicine l’una all’altra, quindi quando una casa viene colpita sono coinvolte diverse abitazioni intorno”.

Fatma Aaed Abdulfattah Ubaid, 15 anni

Fatma Aaed Abdulfattah Ubaid, 15 anni, è una dei nove minorenni uccisi nell’arco di 30 minuti, poco prima dell’annuncio del cessate il fuoco di domenica.

Ubaid è stata uccisa domenica a Beit Hanoun, nel nord della Striscia di Gaza.

Ahmed Yasser Nimr al-Nabahin, nove anni [a sinistra]

Muhammed Yasser Nimr al-Nabahin, 12 anni [al centro]

Dalia Yasser Nimr al-Nabahin, 13 anni [a destra]

Domenica un attacco aereo israeliano contro il campo profughi di Bureij ha ucciso Yasser al-Nabahin e i suoi tre figli, Muhammed Yasser Nimr al-Nabahin, 13 anni (a sinistra); Ahmed Yasser Nimr al-Nabahin, nove (al centro); e la loro sorella, Dalia Yasser Nimr al-Nabahin, 13 (a destra).

Muhammed Salah Nijm, 16 anni

Domenica un presunto attacco aereo israeliano al cimitero di Falluja, nella zona nord di Gaza, ha ucciso cinque ragazzi mentre stavano seduti vicino a una tomba.

Tra le vittime, Muhammed Salah Nijm, di 16 anni.

Hamed Haidar Hamed Nijm, 16 anni

Hamed Haidar Hamed Nijm, di 16 anni, è un’altra delle vittime del raid di domenica al cimitero. Il testimone oculare Mohammad Sami ha detto a MEE che quattro dei ragazzi erano cugini e il quinto era un loro amico.

“Venivano a sedersi qui ogni giorno”, dice Sami. “Questa è una zona sicura.”

Jamil Nijm Jamil Nijm, quattro anni

Jamil Nijm Jamil Nijm è il bambino più piccolo ucciso durante l’offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza. Aveva solo quattro anni.

Jamil Ihab Nijm, 13 anni

Jamil Ihab Nijm, 13 anni, è il quarto bambino facente parte della famiglia Nijm ad essere stato ucciso nel presunto attacco aereo di domenica.

Nazmi Fayez Abdulhadi Abukarsh, 16 anni

Anche Nazmi Fayez Abdulhadi Abukarsh, di 16 anni, amico dei ragazzi Nijm, è rimasto ucciso nel sospetto attacco aereo al cimitero.

Hanin Walid Muhammed Abuqaida, 10 anni

Hanin Walid Muhammed Abuqaida, di 10 anni, è stata ferita domenica in un attacco aereo sul campo profughi di Jabalia, ma lunedì è deceduta per le ferite riportate.

Aveva 10 anni.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




La relatrice speciale per l’ONU afferma che gli attacchi israeliani su Gaza sono “illegali”.

Redazione Al Jazeera

7 agosto 2022 – Al Jazeera

Francesca Albanese chiede alle Nazioni Unite di indagare se Israele abbia violato il diritto internazionale e di accertare le responsabilità.

La relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati afferma che i raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza assediata “non solo sono illegali, ma irresponsabili”, invocando una soluzione diplomatica all’ultimo scoppio di violenza iniziato venerdì, quando Israele ha lanciato gli attacchi aerei su Gaza City.

La situazione a Gaza è sull’orlo di una crisi umanitaria”, ha detto Francesca Albanese ad Al Jazeera.

Il solo modo per garantire il benessere dei palestinesi ovunque siano è togliere l’assedio e permettere l’ingresso degli aiuti”.

Israele ha definito l’attacco come azione “preventiva” di autodifesa contro il gruppo della Jihad Islamica palestinese e ha detto che l’operazione sarebbe durata una settimana.

Albanese ha esecrato gli Stati Uniti per aver detto di ritenere che Israele aveva il diritto di difendersi. “Israele non può sostenere che si sta difendendo in questo conflitto”, ha detto Albanese.

L’ambasciatore statunitense in Israele, Tom Nides, venerdì ha scritto su twitter: “Gli Stati Uniti credono fermamente che Israele abbia il diritto di proteggersi. Ci stiamo impegnando con le diverse parti e invitiamo tutti alla calma.”

La sua posizione è stata ripresa dalla Ministra degli Esteri britannica Liz Truss, che ha detto che il Regno Unito “sta dalla parte di Israele e del suo diritto a difendersi” e ha condannato i gruppi terroristi che sparano ai civili e la violenza che ha provocato vittime da entrambe le parti.”

A partire da venerdì a Gaza sono stati uccisi almeno 31 palestinesi e 260 sono stati feriti. A sabato non sono stati riferiti feriti gravi dal lato israeliano, in quanto secondo l’esercito il sistema di difesa Iron Dome ha intercettato il 97% dei razzi lanciati dalla striscia assediata.

La protezione è ciò che ho chiesto in Palestina e non solo io. È necessario…proteggere le vite dei civili”, ha detto Albanese. “Non è possibile che Israele si stia difendendo dai civili dal 1967.”

La relatrice speciale, che è un’esperta indipendente responsabile del monitoraggio delle violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi occupati e di riferirne all’ONU, ha chiesto all’ente internazionale di accertare se a Gaza sia stato violato il diritto internazionale e di garantire l’attribuzione delle responsabilità.

Ritengo che la mancanza di attribuzione di responsabilità rafforzi Israele”, ha detto Albanese. “Vedo come soluzione la fine dell’occupazione.”

Una commissione di inchiesta indipendente istituita dal Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU dopo la brutale guerra contro Gaza nel maggio 2021 ha affermato che Israele deve fare di più che “porre semplicemente fine all’occupazione” della terra che i dirigenti palestinesi esigono per un futuro Stato.

Di per sé la fine dell’occupazione non sarà sufficiente”, conclude il rapporto pubblicato a giugno. Aggiunge che devono essere prese misure per assicurare un uguale godimento dei diritti umani per i palestinesi.

Tuttavia fornisce prove che Israele “non ha intenzione di porre termine all’occupazione”, ma al contrario persegue il “completo controllo” dei territori occupati nel 1967.

La commissione conclude che il governo israeliano “ha agito in modo da alterare la demografia tramite il mantenimento di un contesto repressivo per i palestinesi e favorevole ai coloni israeliani.”

Gli USA hanno lasciato il Consiglio (per i Diritti Umani) nel 2018 imputando “un cronico pregiudizio” contro Israele e vi sono pienamente rientrati solo quest’anno.

Nel maggio 2021 un’offensiva militare durata 11 giorni contro Gaza ha ucciso oltre 260 palestinesi e ne ha feriti più di 2.000. In Israele sono state uccise 13 persone.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Ben & Jerry’s chiede un decreto ingiuntivo per impedire le vendite in Cisgiordania.

Martedì 9 agosto 2022 – Middle East Monitor

La società di gelati Ben & Jerry’s sta cercando di impedire alla società controllante Unilever Plc di trasferire la proprietà intellettuale e il marchio ad una società israeliana. Il caso è all’esame del tribunale federale del distretto sud di New York.

Un decreto ingiuntivo impedirà le vendite dei prodotti della società in Israele-Cisgiordania occupata, che il produttore di gelati aveva affermato essere contrarie ai suoi principi. Tuttavia il giudice del distretto USA Andrew Carter ha dichiarato ieri durante l’udienza che non era sicuro che Ben & Jerry’s avesse dimostrato di aver dovuto affrontate un danno immediato in seguito alla vendita da parte dell’Unilever della proprietà intellettuale e del marchio al licenziatario locale Avi Zinger.

Il 5 luglio Ben & Jerry’s ha citato Unilever, proprietaria sin dal 2000 della società con sede a Burlington nel Vermont, per cercare di bloccare la vendita della sua attività in Israele a Zinger. Lo scorso anno la società ha affermato di non voler più vendere i propri prodotti nella Cisgiordania occupata perché ciò non è “compatibile” con i propri principi. Questo ha indotto la Unilever a stringere un accordo con Zinger per rendere disponibile il gelato a tutti i consumatori in Israele e nei territori palestinesi occupati.

Sebbene la vertenza cerchi anche di bloccare la vendita, l’udienza di ieri era dedicata al fatto che Ben & Jerry’s possa sostenere una ingiunzione temporanea per impedire a Zinger di vendere prodotti nuovi o rimarchiati usando i suoi marchi registrati in lingua inglese.

Durante l’udienza il legale della società, Shahmeer Halepota, ha affermato che Zinger potrebbe produrre nuovi prodotti “in senso esattamente opposto” causando confusione al consumatore. “Invece di ‘ghiaccioli di pace’ potrebbe produrre ‘ghiaccioli carro armato’”, ha affermato Halepota, e i consumatori vedrebbero entrambi mentre camminano nel reparto di un supermercato.

Inoltre, secondo il Times of Israel, nell’udienza in tribunale i legali di Ben & Jerry’s hanno argomentato che “Ben & Jerry Israel” potrebbe usurpare l’immagine della società con un nuovo gusto e cambiando il suo marchio. I legali hanno sostenuto che per esempio Ben & Jerry’s potrebbe produrre un gusto a supporto dei palestinesi e la sede israeliana potrebbe prendere lo stesso gusto e marchiarlo come a favore delle colonie. La società considera il marchio riguardante la sua l’attivismo sociali come la chiave del successo della propria attività economica.

Il giudice non ha emesso subito la sentenza ma ha detto al legale di Ben & Jerry: “Non ho sentito nulla relativo a qualcosa di imminente. Non sembra … che niente stia per accadere nelle prossime settimane” ha riferito Reuters. Non ha detto quando avrebbe emesso la sentenza.

Unilever possiede più di 400 marchi, ivi inclusi il sapone Dove, la maionese Hellmann’s, la zuppa Knorr e la lozione per la pelle Vaseline.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Israele uccide almeno 10 palestinesi nella nuova campagna di bombardamenti contro Gaza

Ahmed Al-Sammak, Lubna Masarwa, Huthifa Fayyad da Gaza City, Palestina occupata

5 agosto 2022 – Middle East Eye

Un dirigente della Jihad Islamica è stato assassinato in un attacco che ha ucciso anche una bambina di 5 anni e ferito più di 55 civili

Nell’ultimo bombardamento contro la Striscia di Gaza di venerdì l’esercito israeliano ha ucciso almeno 10 palestinesi, tra cui una bambina di 5 anni e un importante leader militare.

Taiseer al-Jabari, capo della divisione nord delle Brigate di al-Quds (Saraya al-Quds), l’ala militare del movimento Jihad Islamica, è stato ucciso durante attacchi aerei che hanno colpito varie località di Gaza. Secondo il ministero della Sanità palestinese almeno 55 persone sono rimaste ferite.

Gli attacchi iniziali hanno colpito tre diverse zone: Khan Younis nel sud della Striscia, Shujaiya a nord e un edificio residenziale nel centro di Gaza.

L’esercito afferma di aver preso di mira la Jihad Islamica con l’operazione denominata “Breaking Dawn” [Sorgere del sole].

Hamas, che governa di fatto Gaza, e la Jihad Islamica, la seconda più importante organizzazione armata della Striscia, hanno promesso una dura risposta all’aggressione israeliana. 

Ziad al-Nakhalah, capo della Jihad Islamica, ha affermato che non ci sono limiti in questa guerra e che Tel Aviv verrà presa di mira.

Non ci sono linee rosse in questa battaglia e Tel Aviv, come tutte le città israeliane, finirà sotto i razzi della resistenza,” ha affermato.

Gaza è stata colpita da attacchi aerei e dal fuoco dell’artiglieria. La Jihad Islamica ha affermato di aver sparato 100 razzi venerdì notte come risposta iniziale.

Fawzi Barhoum, portavoce di Hamas, ha detto che le fazioni della resistenza a Gaza sono unite e pronte a rispondere con “tutta la forza”.

Nel contempo il primo ministro israeliano Yair Lapid ha affermato che il Paese “non consentirà alle organizzazioni terroristiche della Striscia di Gaza di dettare le regole” e che l’esercito israeliano continuerà ad agire contro l’organizzazione Jihad Islamica “per eliminare la minaccia che rappresenta per i cittadini di Israele.”

Un vero e proprio crimine”

Khalil Kanon vive al dodicesimo piano della Palestine Tower, un edificio nel centro di Gaza che è stato colpito venerdì durante il primo attacco aereo israeliano. Dice a MEE che il bombardamento ha ferito sua moglie e sua madre, ha terrorizzato i suoi figli e tutta la famiglia è stata macchiata di sangue.”

Stavo leggendo le notizie. Improvvisamente abbiamo sentito bombardamenti assordanti. Una mano di mia madre e una gamba di mia moglie sono state ferite, e i miei figli erano terrorizzati,” racconta Kanon.

Dopo il bombardamento, un vicino di Kanon è corso ad aiutare e ha portato fuori dall’edificio i suoi figli e sua moglie, mentre Kanon aspettava gli infermieri per aiutarli a portare via sua madre dallo stabile.

Eravamo tutti sporchi di sangue. Guarda, c’è una macchia di sangue sulla mia maglietta.

Non avrei mai pensato che questo edificio potesse essere bombardato. Che razza di vita abbiamo?”

Ahmed al-Bata, un giornalista, quando l’edificio è stato bombardato stava aspettando l’ascensore per salire al quattordicesimo piano della Palestine Tower, dove si trova il suo ufficio.

Improvvisamente ho sentito tre massicci, intensi bombardamenti,” racconta a MEE.

La scena è stata inimmaginabile. Dopo qualche minuto decine di abitanti hanno iniziato a scappare urlando. Quasi tutti erano bambini e donne. Decine di loro erano ferite. La scena era talmente orribile. È un vero e proprio crimine.”

Arresto di un leader della Jihad Islamica

L’attacco è giunto dopo giorni di blocco imposto dalle autorità israeliane agli abitanti che vivono nei pressi di Gaza, e il dispiegamento di truppe nella zona. Le misure hanno incluso la chiusura di strade e il blocco del servizio ferroviario vicino a Gaza.

L’esercito israeliano ha affermato di averle messe in atto a causa del timore di attacchi di rappresaglia da parte della Jihad Islamica a Gaza dopo l’arresto nella città di Jenin, nella Cisgiordania occupata, di un importante dirigente dell’organizzazione, Bassam al_Saadi.

Nell’incursione in città è stato ucciso anche il diciassettenne palestinese Dirar al-Kafrayni, colpito a morte dalle forze israeliane. 

Nell’incursione è stato arrestato anche il genero di Saadi, Ashraf al-Jada. Durante l’arresto la moglie di Saadi è stata ferita e portata in ospedale per essere curata. Immagini di una telecamera di sorveglianza dell’arresto di Saadi mostrano soldati israeliani che trascinano sul pavimento il sessantaduenne. Sarebbe anche stato ferito da un cane dell’esercito israeliano.

Quando si sono diffuse notizie dell’incursione mortale, gruppi di persone si sono riuniti nel campo di rifugiati di Jenin e nella vicina città di Nablus, mentre sostenitori hanno espresso solidarietà a un personaggio molto rispettato. La Jihad Islamica, considerata la seconda milizia più importante della resistenza armata palestinese dopo Hamas, ha affermato di aver messo in allerta ovunque i propri combattenti.

Ameer Makhoul, un importante attivista e scrittore palestinese, dice a MEE: “Nessuno dovrebbe essere sorpreso dall’aggressione israeliana contro Gaza e del fatto che siano stati presi di mira i dirigenti delle brigate di al-Quds e i civili.”

Makhoul ha aggiunto che il massiccio schieramento dell’esercito sul e attorno al confine con Gaza non è stato “un’iniziativa difensiva” o per prevenire la risposta della Jihad Islamica all’arresto di Saadi.

Al contrario, l’arresto è avvenuto come parte della preparazione di una nuova aggressione con obiettivi e strategie, anche se di portata limitata,” ha affermato.

Meron Rapoport, un esperto commentatore israeliano, ha affermato che la tempistica dell’operazione israeliana è stata strana e che Israele ha essenzialmente punito l’organizzazione Jihad Islamica perché non attaccasse come rappresaglia per l’arresto di Saadi, dato che il gruppo armato ha lanciato razzi solo dopo che Israele ha iniziato attacchi aerei contro Gaza.

Israele arresta un importante membro della Jihad Islamica in Cisgiordania, e il gruppo non risponde,” continua Rapoport, in riferimento all’arresto di Bassam al-Saadi all’inizio di questa settimana a Jenin.

Ma poi “Israele ha imposto il coprifuoco a decine di migliaia di abitanti nelle zone adiacenti a Gaza in base al fatto che la Jihad Islamica progettava una risposta, poi uccide importanti membri dell’organizzazione e civili a Gaza, in base al fatto che pianificavano di attaccare Israele. Il risultato, dopo che Israele avrebbe tentato di impedire attacchi della Jihad Islamica, è che ora arrivano razzi, cosa che a quanto pare non sarebbe avvenuta se Israele non avesse attaccato per primo.”

Gli USA difendono Israele, l’ONU sollecita una riduzione della tensione

In risposta al bombardamento di Gaza da parte di Israele gli Stati Uniti hanno detto che il Paese ha il “diritto di difendersi”.

L’attacco giunge poche settimane dopo che il presidente USA Joe Biden ha visitato Israele. Prima del viaggio la sua amministrazione avrebbe chiesto a Israele di rimandare ogni escalation contro i palestinesi “a dopo la visita di Biden” a metà luglio.

La richiesta è stata condannata dagli attivisti palestinesi, che hanno detto a MEE che ciò è “indicativo della vera politica degli Stati Uniti nei confronti di Israele,” in quanto gli USA non si preoccupano di come Israele tratta i palestinesi.

Nel contempo l’ONU ha emanato un comunicato più severo, affermando che non ci sono “giustificazioni” per gli attacchi contro i civili.

Sono profondamente preoccupato dalla continua escalation tra i miliziani palestinesi e Israele, compresa l’odierna uccisione mirata di un dirigente della Jihad Islamica palestinese all’interno di Gaza,” ha affermato venerdì sera in un comunicato Tor Wennesland, il coordinatore speciale dell’ONU per il processo di pace in Medio Oriente.

La continua escalation è molto pericolosa,” ha affermato Wennesland.

Israele impone dal 2007 un durissimo blocco contro la Striscia di Gaza, che secondo le associazioni per i diritti umani rappresenta una punizione collettiva per i due milioni di abitanti dell’enclave. Israele impedisce l’importazione di materiali ed attrezzature a Gaza ed ha imposto rigide restrizioni alle esportazioni, che hanno portato a una condizione di “paralisi” in molti settori dell’economia di Gaza.  

Anche l’Egitto sostiene l’assedio, controllando i movimenti in entrata e in uscita da Gaza sulla propria frontiera.

Secondo il ministero della Sanità di Gaza nel maggio dello scorso anno un attacco militare israeliano contro Gaza ha ucciso più di 260 palestinesi, tra cui 66 minorenni, e sfollato almeno 72.000 persone.

In un rapporto Human Rights Watch [prestigiosa ong per i diritti umani con sede negli USA, ndt.] ha affermato che gli attacchi aerei israeliani del 2021 hanno preso di mira zone nelle cui vicinanze non c’erano prove dell’esistenza di obiettivi militari, il che rappresenta un crimine di guerra.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Le forze israeliane uccidono un minore durante un’incursione nel campo profughi di Jenin

Yumna Patel

Mercoledì 3 agosto 2022 – Mondoweiss

Secondo Defense for Children International – Palestine, un cecchino israeliano dal tetto di un edificio residenziale nel campo profughi ha sparato nella schiena a Dirar al-Kafrayni da una distanza di circa 90 metri. È il diciottesimo minore palestinese ad essere ucciso dall’inizio del 2022.

Lunedì notte le forze israeliane hanno colpito e ucciso un ragazzo palestinese di 17 anni durante una incursione nel campo profughi di Jenin, portando a 18 dall’inizio dell’anno il bilancio dei minori uccisi dal fuoco israeliano.

Secondo Defense for Children International – Palestine (DCIP) Dirar al-Kafrayni di 17 anni è stato colpito alla schiena ed ucciso da un cecchino israeliano alle 22:35 circa di lunedì 1 agosto. Il ministero della sanità palestinese ha informato che Kafrayni aveva 17 anni, mentre secondo il Defense for Children International – Palestine DCIP era un sedicenne.

Secondo il DCIP, un cecchino israeliano dal tetto di un edificio residenziale nel campo profughi ha sparato a al-Kafrayni da una distanza di circa 90 metri. Il proiettile è entrato nella schiena dalla spalla destra e si è dilatato nel suo corpo, causando una “grave emorragia interna” ha affermato il DCIP.

È stato dichiarato morto poco prima delle 23. Il ministero della Sanità ha riferito che un secondo palestinese è stato ferito con proiettili veri e che è in condizioni di gravità moderata.

Al-Kafrayni è stato colpito durante un’incursione militare israeliana su larga scala nel campo profughi di Jenin, durante la quale le forze israeliane hanno arrestato Bassam al-Saadi, un importante dirigente del gruppo palestinese Jihad Islamica. Durante l’operazione è stato arrestato anche il genero di Al-Saadi, Ashraf al-Jada.

I mezzi d’informazione palestinesi hanno riferito che le forze israeliane hanno violentemente arrestato al-Saadi dopo aver circondato la sua casa nel campo profughi. A quanto si dice la moglie di al-Saadi, Nawal, è stata ferita durante l’arresto e trasportata in ospedale per le cure. Video e foto effettuate dopo l’incursione mostrano pozze di sangue sul pavimento della casa della famiglia al-Saadi.

L’incursione israeliana nel campo ha provocato uno scontro a fuoco tra i combattenti della Jihad Islamica e l’esercito israeliano. In una dichiarazione la Jihad Islamica ha affermato che al-Kafrayni faceva parte del gruppo e che in seguito all’arresto di al-Saadi i combattenti del gruppo hanno dichiarato lo stato di allerta.

Al-Saadi è un ex-prigioniero politico ed è il più importante membro del movimento della Jihad Islamica nella Cisgiordania occupata. È stato recentemente rilasciato nel 2020 dopo una sentenza che lo ha costretto a due anni di prigione. Secondo Al Jazeera il suo ultimo arresto nel 2018 è avvenuto dopo una ricerca per localizzarlo di cinque anni da parte dell’esercito israeliano.

Due dei figli di al-Saadi sono stati uccisi dall’esercito israeliano durante l’invasione del campo su larga scala e letale durante la seconda Intifada nel 2002.

Il campo profughi di Jenin è stato l’obiettivo di decine di incursioni su larga scala da parte dell’esercito israeliano dall’inizio dell’anno, nel tentativo di sopprimere il crescente movimento di resistenza armata nel campo, di cui le ali militari dei movimenti Jihad Islamica e Fatah sono le più attive.

L’11 maggio le forze israeliane hanno colpito e ucciso la giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh, una giornalista esperta di Al Jazeera, mentre stava coprendo una incursione nel campo.

Dall’inizio dell’anno 80 palestinesi sono stati uccisi da o sono morti come risultato della violenza dell’esercito israeliano e dei coloni, secondo la documentazione di Mondoweiss. La grande maggioranza degli uccisi sono stati colpiti durante raid notturni, come quello di lunedì scorso nel campo profughi di Jenin.

Almeno sette dei palestinesi uccisi nel 2022 sono stati colpiti durante incursioni nel campo profughi di Jenin.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Le autorità giudiziarie di Israele “consentono l’incitamento” contro i cittadini palestinesi

Redazione di MEE

1 agosto 2022 – Middle East Eye

L’associazione di solidarietà Israel Religious Action Center afferma che la carente applicazione della legge “mette a rischio vite umane”.

Una nuova ricerca dell’Israel Religious Action Center [Centro per l’Azione Religiosa in Israele, organizzazione che promuove diritti, pluralismo politico e religioso e giustizia per tutti in Israele, ndt.] (IRAC) ha scoperto che i cittadini palestinesi di Israele subiscono un numero significativamente maggiore di incriminazioni, condanne e pene per incitamento alla violenza rispetto ai loro connazionali ebrei.

Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, il centro con sede a Gerusalemme afferma che la disparità di trattamento è causata da “lungaggini e ritardi” nell’azione penale quando si tratta di incitamento da parte di ebrei, aggiungendo che “i dati mostrano chiaramente una politica di insufficiente applicazione della legge.”

Il rapporto, che riguarda gli anni dal 2014 al 2021, afferma che il 77% del totale delle incriminazioni per incitamento alla violenza e al razzismo è stato presentato contro cittadini palestinesi di Israele, che rappresentano solo il 20% della popolazione del Paese.

Il 51% di queste è stato presentato entro un mese dal presunto reato, mentre il 42% dei rinvii a giudizio contro ebrei israeliani è stato presentato a due anni dai fatti.

Quando si tratta di condanne, solo due casi di denunce contro cittadini palestinesi non sono terminati con una condanna, rispetto a un terzo delle incriminazioni contro ebrei.

La stessa tendenza è evidente anche nelle sentenze.

Circa il 99% dei cittadini palestinesi condannati in base a denunce per incitamento è stato condannato al carcere, mentre circa il 54% degli ebrei non è stato condannato a pene carcerarie.

Inoltre in sette su 13 casi in cui ebrei sono stati condannati al carcere i tribunali hanno sentenziato che il periodo di detenzione poteva essere sostituito da lavoro socialmente utile. Solo a un cittadino palestinese su 69 condannati alla prigione è stato concesso di fare lavoro per la comunità.

Il rapporto, basato su risposte del ministero della Giustizia a richieste sulla base della libertà d’informazione, ha anche evidenziato l’inazione delle autorità giudiziarie riguardo a indagini su figure pubbliche.

L’IRAC sostiene di aver presentato 114 richieste perché personalità famose venissero indagate per incitamento, ma solo otto sono state incriminate nei sette anni analizzati. Di queste sei erano cittadini palestinesi, compresi cinque predicatori imputati per sermoni religiosi.

Violento e incontrollato incitamento di rabbini”

Stilato dagli avvocati Ori Narov e Orly Erez-Likhovski, il rapporto dell’IRAC sostiene che la mancanza di incriminazioni contro rabbini che avrebbero incitato alla violenza, rispetto ai religiosi musulmani, dimostra che nel Paese la legge non viene applicata in modo equo.

Il sistema giudiziario soffre di “un lungo e assordante silenzio riguardo al violento e incontrollato incitamento da parte di rabbini che pretendono di basarsi sulla legge ebraica,” afferma.

Il centro sottolinea di non chiedere minori incriminazioni di palestinesi che facciano “gravi affermazioni che giustificano la presentazione di denunce,” ma piuttosto di fare altrettanto con gli ebrei accusati di fare dichiarazioni simili.

Esso accusa la lacunosa applicazione delle leggi contro l’incitamento da parte dei pubblici ministeri di “(consentire) a molti attivisti provocatori di continuare ad incitare come vogliono senza essere chiamati a risponderne. Questa situazione inquina il dibattito pubblico e mette in pericolo vite umane.”

Una delle due personalità pubbliche ebraiche israeliane incriminata è Bentzi Gopstein, fondatore e leader dell’associazione di estrema destra “Lehava” [nota organizzazione suprematista ebraica, ndt.].

Gopstein è stato accusato di incitamento alla violenza, razzismo e terrorismo nel 2019, nove anni dopo la presentazione delle prime denunce contro di lui. L’accusa nei suoi confronti ha citato varie affermazioni da lui fatte tra il 2012 e il 2017, compresi i suoi riferimenti ai palestinesi come a un “cancro”, e le sue lodi a Baruch Goldstein, un colono americano-israeliano di estrema destra che nel febbraio 1994 uccise 29 fedeli palestinesi nella moschea di Ibrahim a Hebron.

Uno dei casi di maggior rilievo tra i cittadini palestinesi è quello della poetessa Dareen Tatour. La scrittrice, che vive a Nazareth, è stata condannata a cinque mesi di prigione per una poesia da lei postata su Facebook nel 2015 intitolata “Resisti, mio popolo, resisti a loro”, così come per altri post riguardanti la resistenza palestinese.

[Vedi l’articolo di Zeitun ]Il caso di Tatour ha conquistato il sostegno internazionale, molti critici hanno accusato Israele di limitare la libertà di espressione dei palestinesi. PEN International [associazione internazionale di scrittori che promuove gli scambi culturali nel mondo, ndt.], che nel 2019 ha concesso a Tatour il premio Oxfam Novib/PEN International per la libertà di espressione, ha affermato che è “stata condannata per aver fatto quello che gli scrittori fanno quotidianamente: usare le nostre parole per lottare pacificamente contro l’ingiustizia.”

Durante il suo processo oltre 150 personalità letterarie statunitensi, tra cui Alice Walker, Claudia Rankine, Naomi Klein e Jacqueline Woodson, hanno chiesto a Israele di liberare Tatour.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)