Israele sta perdendo la battaglia della percezione negli USA mentre cresce la simpatia verso i palestinesi

Anchal Vohra

1 giugno 2021 – Al Jazeera

Le opinioni dei parlamentari e dell’opinione pubblica USA stavano cambiando già prima degli 11 giorni di bombardamento su Gaza

Il mese scorso, mentre Israele portava avanti la campagna di bombardamenti durata undici giorni contro la Striscia di Gaza assediata e Hamas, il gruppo palestinese che la controlla, rispondeva lanciando razzi, dall’altra parte del mondo qualcosa di importante stava cambiando.

Per la prima volta dopo molto tempo è parso che Israele stesse perdendo terreno, almeno negli Stati Uniti, nella battaglia della percezione mentre i parlamentari mettevano in discussione le politiche filo-israeliane del loro governo.

Qui non si tratta di entrambe le parti,” ha detto in un suo intervento la parlamentare USA Alexandria Ocasio-Cortez, “si tratta di uno squilibrio di potere,” a favore di Israele, causato principalmente dal sostegno militare e diplomatico americano.

Il presidente ha detto che Israele ha il diritto di difendersi. Ma i palestinesi non hanno forse il diritto di sopravvivere?”.

La sua collega Rashida Tlaib ha fatto un appello commuovente nel suo discorso al Congresso raccontando la storia di una madre palestinese indifesa.

Mi ha detto: ‘Stasera metto a dormire i bambini nella nostra camera da letto così quando moriremo, moriremo insieme. E nessuno vivrà per piangere la scomparsa degli altri’, ha detto Tlaib in lacrime. “Queste parole mi hanno sconvolta ancora di più, perché le politiche e i finanziamenti del mio Paese negano a questa madre il diritto di vedere vivere i figli, i suoi figli, senza paura.”

Dei circa 250 palestinesi uccisi dagli attacchi aerei israeliani, 66 sono minori. Il New York Times ha pubblicato i loro volti in prima pagina e, nel corso degli scontri, varie pubblicazioni e canali televisivi americani hanno dato uno spazio più ampio alle voci di giovani palestinesi.

Black Lives Matter e ‘il punteggio simpatia’

Lo spostamento della percezione americana forse è stato reso netto dopo le politiche molto ostili dell’amministrazione Trump verso le richieste palestinesi.

Un recente sondaggio ha rilevato che, anche se negli USA il giudizio su Israele è ancora positivo, la simpatia a favore dei palestinesi è salita negli ultimi due anni, un periodo durante il quale gli americani hanno lottato contro la discriminazione razzista nel proprio Paese.

L’ultimo aggiornamento annuale della Gallup circa le opinioni degli americani sul conflitto israelo-palestinese, basato su sondaggi fatti prima dello scoppio delle recenti violenze, ha rilevato che i giovani e i democratici progressisti sono sempre di più a favore dei palestinesi riguardo all’irrisolvibile conflitto.

Il sondaggio aggiunge che quest’anno è migliorata persino l’opinione dei repubblicani sull’Autorità Nazionale Palestinese.

Stando al sondaggio della Gallup il 33% dei democratici progressisti simpatizza più per gli israeliani, mentre il 48% simpatizza più per i palestinesi, “con una differenza netta (di simpatia) del 15% in meno a favore di Israele”.

Due anni fa, prima che emergesse il movimento Black Lives Matter (BLM) [‘Le vite dei neri contano, movimento di protesta contro la violenza della polizia nei confronti delle minoranze, ndtr.] a favore della giustizia razziale, i democratici progressisti simpatizzavano in parti uguali per gli israeliani e i palestinesi.

Le opinioni dei democratici moderati e conservatori rispecchiano all’incirca quelle dei democratici progressisti: nel 2021 il 48% simpatizza per gli israeliani e il 32% per i palestinesi, totalizzando più 16% a favore di Israele,” aggiunge il sondaggio.

Il rapporto conclude che sul lungo termine la simpatia per Israele è scesa in entrambi i gruppi dei democratici; la relazione riporta che:

Le opinioni dei democratici ora sono a una svolta, dato che le loro simpatie per i palestinesi sono più o meno uguali a quelle per Israele, mentre i democratici progressisti sono passati dall’altra parte e ora solidarizzano di più con i palestinesi,” sostiene

Si indebolisce il sostegno per Israele’

Dana al-Kurd, autrice di Polarized and Demobilized: Legacies of Authoritarianism in Palestine [Polarizzati e smobilitati: retaggi dell’autoritarismo in Palestina] e ricercatrice presso l’Institute for Graduate Studies a Doha, dice che il cambiamento nella percezione è dovuto più al consistente ed efficace attivismo digitale dei palestinesi che alla stampa americana.

Secondo al-Kurd: “la differenza è dovuta all’ingresso di un maggior numero di persone di colore nel Congresso e nelle istituzioni di potere”.

È stato inoltre determinante il Black Lives Matter, che ha veramente cambiato il dibattito e modificato il modo in cui le persone percepiscono i temi relativi a razzismo e apartheid. I palestinesi sono stati di gran sostegno al movimento Black Lives Matter e hanno messo in contatto attivisti e organizzatori. Quindi è questo che ha spostato la percezione sulla questione palestinese.”

Sentiamo voci ebree in favore della pace e assistiamo all’emergere di una discussione veramente progressista fra gli ebrei americani,” aggiunge. “E ciò ha eroso il supporto a Israele.”

Anwar Mhajne, una ricercatrice presso lo Stonehill College in Massachusetts e politologa specializzata in relazioni internazionali, riconosce che sembra esserci un leggero cambiamento negli atteggiamenti della stampa americana a proposito del conflitto e lo attribuisce a un più vasto cambiamento nelle politiche statunitensi.

I molti membri democratici della Camera dei Rappresentanti che si sono espressi contro l’appoggio militare degli Stati Uniti a favore di Israele e invocato la protezione dei diritti dei palestinesi evidenziano anche una crescente visibilità delle voci palestinesi e il riconoscimento delle sofferenze dei palestinesi vittime dell’occupazione,” ha detto Mhajne.

Questi sono cambiamenti importanti di cui gli attivisti sul posto e all’estero sono consapevoli e che cercano di sfruttare per promuovere la loro causa.”

Favorire il ripensamento del problema’

Altri manifestano la speranza che il cambiamento delle opinioni negli USA possa incoraggiare l’amministrazione Biden non solo a prestare attenzione al conflitto, ma anche a giocare il ruolo che gli USA hanno tradizionalmente promesso, quello di un mediatore onesto.

Tamara al-Rifai, portavoce dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) afferma che secondo lei il tema dell’insoluto conflitto, inclusa l’emergenza dei rifugiati palestinesi, ha ricevuto un’attenzione che mancava da molto tempo.

Dei due milioni di abitanti di Gaza, 1,4 sono rifugiati, fa notare al-Rifai, aggiungendo che è il momento di portare il dibattito verso una soluzione duratura. C’è un’atmosfera che favorisce un ripensamento del dramma dei rifugiati palestinesi e la necessità di imporre pari diritti e la fine delle discriminazioni nei territori della Palestina occupata,” dice ad Al Jazeera.

Giovedì il commissario generale dell’UNRWA ha informato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ed ha ripetuto che solo un onesto percorso politico può portare una pace duratura, non certo un fragile cessate il foco ,” afferma al-Rifai.

Quest’anno gli USA hanno ripreso il loro consistente sostegno all’UNRWA che noi sinceramente apprezziamo, non solo come donatori ma anche come partner e Stato membro delle Nazioni Unite con peso e autorità sufficienti ad aiutare a spostare il dibattito verso la ricerca di una soluzione politica.”

Emily Wilder, una giornalista americana, è stata licenziata dal suo datore di lavoro,The Associated Press [agenzia di stampa USA, ndtr.], pare per dei tweet che riflettevano una posizione a favore dei palestinesi.

Wilder ha respinto l’accusa e ha detto in una dichiarazione di essere stata “vittima di un’applicazione asimmetrica delle regole sull’obiettività e i social media”. Ha detto che AP le ha comunicato che era stata licenziata per aver violato la politica aziendale a proposito dei social media, ma senza specificare quali tweets abbiano violato tale policy.

Se il favore per Israele non è tramontato, in Occidente il sostegno a favore dei palestinesi sembra crescere sia per il maggiore ingresso di progressisti nel governo che per l’uso che i palestinesi in Palestina e in tutto il mondo fanno delle piattaforme digitali per raccontare le proprie storie.

Tuttavia c’è un rinnovato slancio nella comunità internazionale verso la soluzione dei due Stati che sembrava essere scomparsa durante l’era Trump.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




“Vogliono uccidere”: i medici di Gaza raccontano le esperienze vissute durante la guerra

Ana Adli

20 Maggio 2021 – Al Jazeera

I medici dell’ospedale al-Shifa riportano ad Al Jazeera le difficoltà emotive e pratiche che devono affrontare mentre lavorano per salvare vite umane nel corso dei bombardamenti israeliani

Gaza City – Per più di 10 giorni i medici palestinesi di al Shifa, principale ospedale della Striscia di Gaza, durante gli incessanti bombardamenti dell’esercito israeliano sull’enclave assediata, hanno lavorato 24 ore su 24 per salvare vite umane.

Da quando il 10 maggio Israele ha iniziato a bombardare la Striscia di Gaza almeno 230 persone, tra cui 65 minori, sono state uccise. I feriti sono stati più di 1.500.

Questa settimana l’uccisione di due dirigenti medici – Ayman Abu al-Ouf, primario della medicina interna all’ospedale al-Shifa, e il neuro-psichiatra Mooein Ahmad al-Aloul – ha inferto un ulteriore colpo psicologico ai medici che già lavoravano sotto un’immensa pressione e si trovavano di fronte a una grave carenza di risorse sanitarie a causa di molteplici guerre e un blocco che dura da 14 anni.

Al Jazeera ha discusso con i medici di al-Shifa su cosa significhi, fisicamente ed emotivamente, lavorare in mezzo ad un violento conflitto. Le interviste che seguono hanno subito delle modifiche per brevità e chiarezza.

Sarah El-Saqqa, 33 anni, specialista in chirurgia generale

“Durante l’attuale escalation lavoro sotto pressione per circa 13 ore al giorno: vengo in ospedale alle 19:30 e me ne vado alle 8 o alle 8:30 del giorno successivo.

Questo è stressante ed estenuante … essere lontana dalla famiglia nel mezzo dei bombardamenti è preoccupante. Ho paura che tra le persone che accogliamo in ospedale possa esserci uno dei miei familiari.Sono casi molto difficili, simili a quelli che si vedono solo durante le guerre. Non sappiamo che tipo di armi vengano utilizzate, ma l’obiettivo è uccidere, non terrorizzare o causare ferite. La maggior parte dei casi che giungono in ospedale sono persone che sono state uccise o con gravi ferite.

La morte del dottor Ayman Abu al-Auf è stata una delle notizie più difficili da sopportare. È stato mio docente all’università e poi sono diventata sua collega nel dipartimento di medicina interna dell’ospedale, che lui dirigeva.

“Quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza è un crimine di guerra e un crimine di genocidio, e le organizzazioni internazionali per i diritti umani devono intervenire per fermare questa guerra e non permettere che si ripeta di nuovo”.

Hani al-Shanti, 42 anni, medico consulente specialista in malattie vascolari

In questa guerra il numero di persone uccise è superiore al numero di feriti gravi. Nella guerra del 2014, quando il campo di Shati [campo profughi nel nord della Striscia di Gaza, ndtr.] è stato colpito, ci sono stati molti feriti e abbiamo dovuto trascorrere diversi giorni in sala operatoria per salvare vite umane. Non sono un esperto militare, ma questa volta l’obiettivo principale sembra quello di uccidere le persone. Ecco perché abbiamo avuto meno interventi chirurgici per salvare vite umane.

In ospedale ci sentiamo al sicuro, ma l’ansia per mia moglie, i miei figli e i miei familiari è forte. A casa, questa sensazione è ancora più intensa perché i bombardamenti sono intorno a te, vicino a te. Vivo in uno stato di emergenza a casa e in ospedale.

Il suono dei bombardamenti durante questa guerra è terrificante; il rumore stesso ha causato danni alle persone e ci sono state morti non per lesioni dirette ma per attacchi di cuore dovuti al rumore dei missili.

Soffriamo per la mancanza di sonno, in ospedale e a casa. Ciò causa insonnia cronica e depressione. Inoltre la guerra, in aggiunta alla diffusione del COVID-19, ha iniziato a colpire servizi come acqua, elettricità e rifiuti, oltre, lasciando il settore sanitario sull’orlo del collasso.

Il martirio del mio collega Ayman Abu al-Auf e della sua famiglia è stato devastante. Solo suo figlio è sopravvissuto all’attacco, ma è in terapia intensiva. Non è a conoscenza della loro morte e continua a chiedere ogni giorno di suo padre e della sua famiglia – gli abbiamo detto che si trovano nel reparto di chirurgia.

Il mondo ha calpestato la Striscia di Gaza. Rimarremo nella condizione di crisi e di guerre per diversi motivi: gli israeliani infrangono le promesse e i donatori internazionali non rispettano i loro impegni né per ricostruire né per fermare l’assedio.

Vorrei che Gaza potesse vivere in pace. Vorrei poter vivere in un paese indipendente, vivere dignitosamente “.

Amid Awad, 48 anni, specialista in chirurgia vascolare

I medici sono qui 24 ore su 24. Iniziamo la giornata esaminando i feriti per verificare se ci sono state complicazioni o se è necessario un intervento medico o un intervento chirurgico.

Le necessità di un intervento chirurgico vascolare durante questa guerra non sono le stesse che durante le proteste della Grande Marcia del Ritorno, quando i cecchini israeliani sparavano col proposito di rendere invalidi i palestinesi, specialmente quelli di età inferiore ai 18 anni. Questa volta, la maggior parte delle persone che arrivano in ospedale sono già morte.

“Ci sono esplosioni che non abbiamo mai sperimentato prima. Ciò ha influito sullo stato psicologico dei nostri figli. I nostri figli non hanno visto una bella giornata da più di 15 anni.

Penso alla mia famiglia a casa tutto il giorno, ma quando vengo in ospedale dimentico l’ansia perché Dio li protegge.

C’è una carenza di materiali e dispositivi medici. Abbiamo competenze che non sono disponibili nei Paesi vicini. Quando le delegazioni mediche vengono qui sono stupite da quello che stiamo facendo nel settore.

Serve un appoggio internazionale. Siamo un popolo indifeso e i nostri media e il nostro arsenale, a differenza di Israele, sono deboli. Ho un’altra nazionalità, sono russo e ho votato per il presidente Vladimir Putin. Voglio chiedere il suo sostegno a noi, cittadini russi, per fermare questa escalation e i massacri. Anche mia moglie è russa, ha assistito a tre guerre israeliane contro Gaza ed è in grado di far fronte alla situazione attuale meglio di me.

Temo che le future generazioni di palestinesi saranno sfigurate dalle armi e dalle bombe che Israele sta usando. Non abbiamo laboratori per esaminarle, ma la questione emergerà nei prossimi anni. I tumori sono molto numerosi e questo è il risultato di ciò che hanno usato nelle guerre precedenti”.

Muhammad Ibrahim al-Ron, 40 anni, consulente chirurgo e responsabile del dipartimento di chirurgia generale

“In questa guerra è dura. La famiglia ha bisogno di te e l’ospedale ha bisogno di te, ma non puoi trovarti in due posti contemporaneamente. In ospedale il lavoro è diviso in tre squadre che lavorano 24 ore e riposano 24 ore. Ma veniamo in servizio anche durante i turni di riposo.Il nemico ha come obiettivo l’uccisione di civili innocenti. I casi che provengono dalle case bombardate sono soprattutto bambini e donne. Queste sono tattiche militari, forse il nemico sta cercando di sconfiggere psicologicamente le persone e le uccisioni seminano la paura tra le persone e le destabilizzano. Questa è la realtà che ho sotto gli occhi.

Il morale generale nella Striscia di Gaza in risposta [agli eventi a] Gerusalemme è alto. Ma c’è anche paura perché stanno bombardando civili, quindi il movimento delle persone e i loro spostamenti non sono gli stessi di prima.

La guerra ha colpito il cuore di Gaza, l’economia, le aziende, la stampa, le torri, i civili e altro.

Il settore sanitario sta soffrendo a causa del blocco. Nel complesso ha periodi buoni e periodi cattivi, ma è peggiorato durante la crisi legata al coronavirus. Non abbiamo l’attrezzatura. Lavoriamo con dispositivi obsoleti e abbiamo bisogno di molte attrezzature mediche, formazione e manutenzione di dispositivi diagnostici e terapeutici.

I 15 anni del blocco corrispondono a 150 anni del progresso medico che avviene al di fuori della Striscia di Gaza. Ciò che è necessaria ora è una giusta soluzione alla questione palestinese, che ci possa consentire di vivere come gli altri”.

Abdul Hadi Mohammad Abu Shahla, 37 anni, specialista in chirurgia vascolare

Da quando è iniziata questa guerra, arriviamo in ospedale alle 7 del mattino e lavoriamo per 24 ore, poi ci prendiamo un giorno per riposarci. Riceviamo vittime che necessitano di interventi specialistici di chirurgia vascolare. Ma portiamo assistenza anche in altre specialità, come chirurgia generale e toracica.

Ci occupiamo di casi clinici provenienti da tutta la Striscia di Gaza. Una delle situazioni più difficili è stata quando è arrivato un bambino di 11 anni con schegge conficcate nell’aorta e nell’arteria epatica [che rifornisce di sangue il fegato, ndtr.]. Abbiamo usato un cerotto sintetico per riparare l’arteria e l’operazione ha avuto successo. Ma il bambino è morto due giorni dopo a causa di ferite alla testa e al torace.

“Le notti in cui sono a casa con la mia famiglia mi sento più tranquillo, e le notti in cui lavoro in ospedale … è difficile trovare un equilibrio tra il prendermi cura dei feriti e il pensare alla mia famiglia e proteggerla.

Ma abbiamo ancora energie e le squadre sono pronte a continuare a lavorare nonostante la carenza di forniture mediche, gravissima nei periodi di guerra e di crisi.

“Voglio che la guerra finisca, poiché la maggior parte delle vittime sono martiri”.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




La violenza fa il gioco di Netanyahu

Akiva Eldar

16 maggio 2021- Al Jazeera

Permettendo l’escalation di violenza, il primo ministro uscente sta sabotando la formazione del governo da parte dell’opposizione.

All’inizio, gli unici israeliani a dirlo forte sono stati i soliti sospetti della sinistra. Poi è stato Moshe Ya’alon, già ministro della Difesa ed ex capo di stato maggiore, a stabilire un collegamento fra gli interessi personali del primo ministro Benjamin Netanyahu e i violenti scontri che, iniziati a Gerusalemme Est, si sono poi allargati alla Striscia di Gaza, alla Cisgiordania occupata e a Israele. “L’escalation della sicurezza serve a Netanyahu e ad Hamas per ragioni di politica interna di entrambi,” ha twittato Ya’alon.

Poi persino Avigdor Lieberman, ex ministro della Difesa e fondatore del partito Yisrael Beitenu [Israele Casa Nostra, ultranazionalista laico, rappresenta soprattutto gli immigrati russi, ndt.] ha dichiarato che: “Lo scopo strategico dell’operazione [militare] è modificare in meglio l’opinione pubblica verso Netanyahu. Fino a quando Lapid ha il mandato di formare un governo, Netanyahu cercherà di estendere l’operazione.”

Infatti il primo ministro israeliano in carica non ha fatto alcuno sforzo per contenere la violenza. Il mese scorso avrebbe potuto ordinare alla polizia di rimuovere i blocchi stradali dalla Porta di Damasco, nella Città Vecchia di Gerusalemme. Perché ha aspettato fino a quando non è diventata un terreno di scontro fra la polizia e centinaia di giovani palestinesi? Perché ha permesso alla polizia di gettare granate stordenti dentro la moschea di Al-Aqsa durante la preghiera?

Yair Lapid, presidente del partito Yesh Atid, già ministro delle Finanze e leader della cosiddetta “coalizione per il cambiamento”, ha dato una risposta persino prima che iniziasse l’escalation.

Poco dopo le elezioni del 23 marzo ha incontrato Benny Gantz, ministro della Difesa e capo dell’Alleanza Blu e Bianco, e, secondo Yossi Verter, giornalista di Haaretz, gli ha detto ciò che segue: “C’è una cosa che devi considerare. Se Netanyahu sente che gli sta sfuggendo di mano il governo, cercherà di creare un incidente riguardante la sicurezza. A Gaza o lungo il confine nord. Se pensa che questo sia l’unico modo per salvarsi, non esiterà un attimo.”

Durante gli ultimi due anni Netanyahu ha lottato per la sua sopravvivenza politica con tutto quello che aveva a disposizione. È stato accusato di frode e corruzione e, se perdesse il potere, dovrebbe affrontare una pesante pena detentiva.

Ora egli teme la “coalizione per il cambiamento” di cui fanno parte Lapid e Gantz e che si è formata per spodestarlo. Include anche Lieberman, di destra, Naftali Bennett, capo di Yamina, partito di destra, e Gideon Sa’ar, capo di “Nuova Speranza”, formata da fuoriusciti dal Likud, Merav Michaeli, di sinistra, leader del partito laburista [partito di centro, ndtr.], e Nitzan Horowitz, capo di Meretz [partito della sinistra sionista, ndtr.]. Quest’alleanza eterogenea e piuttosto fragile aveva come unico scopo la formazione di un governo che escludesse Netanyahu.

Dopo che per la quarta volta in due anni Netanyahu non è riuscito a formare un governo, il presidente ha offerto il mandato a Lapid, il leader del maggiore partito della “coalizione per il cambiamento” e che ha 17 seggi alla Knesset. La recente ondata di violenza l’ha colto mentre stava per completare i negoziati con gli altri partiti.

Fino a pochi giorni fa alla “coalizione per il cambiamento” mancavano 4 voti sui 61 necessari per compiere questa missione. Ci si aspettava che questi voti arrivassero dal partito palestinese Ra’am, guidato da Mansour Abbas che aveva promesso di unirsi a ogni coalizione politica che fosse riuscita a formare un governo.

Mentre aumentava la tensione a Gerusalemme, Ya’alon ha sollecitato i leader della “coalizione per il cambiamento” ad accelerare la formazione di un nuovo governo. Ma sembra che questo consiglio sia arrivato un po’ troppo tardi.

Il 13 maggio, il blocco è andato a pezzi. Bennett ha annunciato che stava lasciando la “coalizione per il cambiamento” per riprendere i negoziati con Netanyahu. Lapid ha detto che avrebbe continuato il tentativo di formare un governo, ma le sue alternative si sono drammaticamente ridotte.

A parte Mansour, dovrà anche convincere la Lista Unita palestinese a “rimpiazzare” il partito di Bennett. Se fallisse in meno di tre settimane, dovrebbe restituire il mandato al presidente. In questo caso, Netanyahu potrebbe guidare il Paese verso la quinta elezione in due anni e nominare nel frattempo un Procuratore generale che trovi il modo di bloccare il suo processo.

A questo punto ci si deve chiedere se la “coalizione per il cambiamento” che si appoggia sulle forze politiche palestinesi sarebbe in grado di evitare il prossimo ciclo di scontri fra l’occupante e le forze della resistenza. Può un politico palestinese-israeliano rimanere in un governo che ordina alla polizia di attaccare la moschea di Al-Aqsa durante il Ramadan e manda i piloti a gettare bombe a Gaza, uccidendo bambini palestinesi innocenti?

Le differenti reazioni agli eventi attuali dimostrano l’enorme divario fra i partner potenziali della “coalizione per il cambiamento”. Se Abbas e gli altri membri palestinesi della Knesset devono prendere le distanze dai nuovi partner potenziali, i leader sionisti non possono voltare le spalle ai loro elettori che temono le raffiche di razzi di Hamas e la violenza intercomunitaria nelle città miste.

Sa’ar si è affrettato ad appellarsi a Netanyahu e Gantz affinché rispondano con forza agli attacchi contro i civili israeliani. Ha promesso che il suo partito sosterrà la forte risposta governativa a ripristinare la deterrenza. Anche Lapid ha dichiarato che sosterrà le azioni governative “nella guerra contro i nemici di Israele”. Nessuno dei leader del centro-destra ha detto una sola parola sull’origine del conflitto, né ha offerto una strategia per raggiungere un accordo politico.

L’escalation nei territori occupati è un avvertimento che la “coalizione per il cambiamento” deve innanzitutto cambiare la sua futile politica sul conflitto israelo-palestinese e la sua politica discriminatoria verso la minoranza palestinese in Israele. Gli eventi odierni ci ricordano che nessun governo israeliano può permettersi di ignorare questa questione senza danneggiare la sicurezza dei cittadini israeliani, compromettendo le relazioni con i vicini Paesi arabi e inimicandosi la comunità internazionale.

Il conflitto israelo-palestinese è come una macchina che ha solo due marce: “avanti” e “indietro”. Si deve scegliere fra queste due. Non ci sono “freno a mano” o “in folle”. Se non si fanno progressi, si è condannati ad andare indietro.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione editoriale di Al Jazeera.

Akiva Eldar è un giornalista israeliano, ex editorialista e opinionista di Haaretz.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




Alcuni palestinesi uccisi dal fuoco israeliano nelle proteste in Cisgiordania

Mel Frykberg

14 maggio 2021 – Al Jazeera

Le forze israeliane feriscono più di 500 palestinesi durante un’ondata di proteste in Cisgiordania contro i bombardamenti israeliani contro Gaza.

Beit El, Cisogiordania – Le forze di sicurezza israeliane hanno ucciso 11 palestinesi nella Cisgiordania occupata, in quanto molteplici proteste sono scoppiate per la crescente rabbia riguardo all’intensificazione dei bombardamenti aerei contro Gaza da parte di Israele e la minaccia di espulsione forzata di palestinesi dalle loro case a Gerusalemme est.

Il ministero della Salute palestinese ha affermato che venerdì [14 maggio] durante le proteste in Cisgiordania 10 palestinesi sono stati uccisi da forze israeliane e un altro è stato ucciso durante un tentativo di accoltellare un soldato israeliano nei pressi di una illegale colonia israeliana a Yabad, vicino a Jenin.

Dopo le preghiere del venerdì migliaia di palestinesi hanno protestato in più di 200 località in Cisgiordania. La Mezzaluna Rossa ha affermato che più di 500 palestinesi sono rimasti feriti in tutto il territorio, con manifestanti colpiti da proiettili, lacrimogeni e colpi di arma da fuoco letali da parte israeliana.

Venerdì anche in Giordania centinaia di palestinesi hanno cercato di riunirsi sul confine con Israele, ma sono stati bloccati dalle forze di sicurezza giordane, mentre i palestinesi nel Libano meridionale hanno tentato di superare il confine con Israele.

Le proteste sono giunte nel contesto di un’escalation durante giorni di scontri tra Israele e Hamas, che governa la Striscia di Gaza. Venerdì Israele ha scatenato più attacchi aerei e colpi sparati da carri armati contro la Striscia di Gaza, mentre i gruppi armati palestinesi hanno continuato a lanciare razzi su Israele dall’enclave costiera assediata.

Al posto di controllo di Beit El a al-Bireh, nei pressi di Ramallah, nella Cisgiordania occupata, centinaia di palestinesi delle fazioni politiche rivali di Hamas, Fatah e del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP), di sinistra, hanno manifestato insieme ad altri senza affiliazione politica, gridando slogan in appoggio a Gaza e agli abitanti palestinesi di Gerusalemme est.

Il suono degli spari di proiettili veri e di quelli di acciaio ricoperto di gomma hanno sibilato nell’aria mentre le ambulanze correvano avanti e indietro portando feriti e nuvole di fumo si levavano nell’aria da copertoni bruciati dai manifestanti.

Malak Abu Rab, di Ramallah, ha detto ad Al Jazeera di aver partecipato al corteo insieme a sua figlia, Tuleen, 13 anni, e suo figlio Jad di 10 anni, per appoggiare le vittime di Gaza e anche i palestinesi di Gerusalemme est minacciati di espulsione a Sheikh Jarrah e le centinaia ferite nelle recenti incursioni della polizia israeliana nella moschea di Al-Aqsa, in città [Gerusalemme].

A Gerusalemme coloni israeliani, appoggiati da soldati, stanno cercato di cacciare la gente dalle proprie case, un comportamento in cui Israele è impegnato da decenni, ed è ora di porvi fine,” ha detto.

I palestinesi stanno parlando la stessa lingua riguardo a questi problemi e le loro opinioni sono le stesse.”

Lo scontro si intensifica

I morti di venerdì hanno portato almeno a 13 il numero totale di palestinesi uccisi dal fuoco israeliano negli scontri in Cisgiordania da lunedì, quando Israele ha lanciato raid aerei contro la Striscia di Gaza assediata in risposta agli attacchi di Hamas con i razzi.

Il ministero della Salute di Gaza afferma che da quando è iniziato l’ultimo ciclo di violenze almeno 126 palestinesi, tra cui 31 minorenni, sono stati uccisi e più di 900 feriti nell’enclave.

Negli ultimi giorni l’esercito israeliano ha lanciato più di 600 attacchi contro l’enclave ed ha ammassato truppe e carri armati nei pressi di Gaza mentre lo scontro si è intensificato.

In Israele da lunedì almeno sette persone sono state uccise nei più di 2.000 attacchi con i razzi lanciati dai gruppi armati a Gaza

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso che l’offensiva contro Gaza continuerà “finché necessario per ripristinare la calma nello Stato di Israele”, nonostante gli appelli internazionali per un’immediata interruzione delle ostilità. L’ultima escalation della violenza ha fatto seguito a settimane di tensioni nella Gerusalemme occupata riguardo a un’udienza del tribunale, ora rinviata, in relazione all’espulsione con la forza di una serie di famiglie palestinesi dalle loro case nel quartiere di Sheikh Jarrah per far posto a coloni israeliani.

In città sono scoppiate tensioni anche nel complesso della moschea di Al-Aqsa, in cui le forze israeliane hanno fatto incursione per tre giorni di seguito durante l’ultima settimana di Ramadan, sparando lacrimogeni e granate assordanti contro fedeli all’interno della moschea e ferendone centinaia.

A Beit El il banchiere Salama Khalil, 42 anni, ha affermato di aver partecipato alle proteste con suo figlio Saji, 13 anni, per manifestare solidarietà con la gente di Gaza contro il “terrorismo perpetrato dall’esercito israeliano sui palestinesi.”

La stupidità degli israeliani nel cercare di cacciare i palestinesi dalle loro case a Sheikh Jarrah e le loro ripetute invasioni ad Al-Aqsa sono riuscite ad unire i palestinesi di Israele fino a Gaza e alla Cisgiordania, dalla Giordania al Libano e persino a livello internazionale,” ha detto.

å“Ci sono molte possibilità che se non ci sono speranze e nessun processo di pace si vada verso una terza Intifada,” ha aggiunto.

I palestinesi non stanno per scomparire.”

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Israele ammassa forze militari a ridosso di Gaza mentre continuano gli attacchi aerei: notizie in diretta*

Virginia Pietromarchi e Arwa Ibrahim

13 maggio 2021 – Al Jazeera

Secondo l’autorità sanitaria il bilancio delle vittime a Gaza sale a 87, mentre Israele accresce il numero di soldati e carri armati al confine dell’enclave palestinese sotto assedio.

*Nota redazionale. A oggi sabato sera 15 maggio il bilancio delle vittime e di feriti è il seguente: 140 morti di cui 39 bambini e 950 i feriti.

Giovedì i caccia israeliani hanno continuato ad attaccare gli edifici più alti e altri obiettivi nella Striscia di Gaza mentre Israele ha intensificato il suo dispiegamento di truppe e carri armati vicino all’enclave palestinese assediata.

I palestinesi hanno trascorso il primo giorno della festa religiosa di Eid al-Fitr [la festa al termine del mese di digiuno del Ramadan, ndtr.] sotto incessanti bombardamenti aerei, mentre il ministero della Salute di Gaza ha annunciato che almeno 87 persone, tra cui 18 bambini, sono state uccise dall’inizio dell’offensiva israeliana nella tarda serata di lunedì. Oltre 530 sono rimaste ferite.

Sono stati anche uccisi almeno sei israeliani e un cittadino indiano. L’esercito israeliano ha affermato che centinaia di razzi sono stati lanciati da Gaza verso varie località in Israele e che sono stati aggiunti rinforzi a ridosso della parte orientale dell’enclave.

In diverse città all’interno di Israele si è anche intensificata la violenza degli scontri tra ebrei israeliani e cittadini palestinesi di Israele.

Ecco gli ultimi aggiornamenti

43 minuti fa (16:52 )

Mentre divampa il conflitto israelo-palestinese Biden sollecita la riduzione degli attacchi missilistici.

Con l’intensificarsi del conflitto a Gaza il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto una de-escalation della violenza in Medio Oriente, affermando di voler assistere ad una significativa riduzione degli attacchi missilistici.

Parlando ai giornalisti alla Casa Bianca, Biden ha anche detto che si aspetta di avere più colloqui con i leader della regione. Ha aggiunto di non aver assistito a una risposta significativamente sproporzionata” da parte di Israele agli attacchi missilistici di Hamas da Gaza.

“La domanda è … in che modo si otterrà una significativa riduzione degli attacchi, in particolare gli attacchi missilistici, che vengono lanciati indiscriminatamente sui centri abitati”, ha detto Biden.

Biden ha parlato mercoledì con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e ha riferito che sono in corso conversazioni tra diplomatici, militari e funzionari dell’intelligence statunitensi con le controparti in Israele, Egitto e Arabia Saudita e altri su una riduzione della violenza.

56 minuti fa (16:39)

Israele chiama a raccolta 9.000 riservisti da schierare al confine di Gaza

Nel corso dei combattimenti con Hamas il ministro della Difesa israeliano ha approvato la mobilitazione di altre 9.000 riservisti e il portavoce militare israeliano riferisce che le forze militari si stanno schierando al confine con la Striscia di Gaza.

Il ministero della Difesa ha affermato che l’ultima mobilitazione approvata dal ministro della Difesa Benny Gantz è stata un “reclutamento eccezionale”.

1 ora fa (16:33)

Gli Stati Uniti si oppongono ad una riunione delle Nazioni Unite, venerdì, su Israele e Gaza

Fonti diplomatiche hanno riferito che gli Stati Uniti si sono opposti alla richiesta di Norvegia, Cina e Tunisia di una riunione allargata del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite venerdì per discutere l’aggravarsi della violenza tra Israele e militanti palestinesi, hanno riferito i diplomatici.

Hanno detto che Washington ha citato gli sforzi diplomatici come il motivo della sua opposizione, dicendo che una discussione del consiglio non sarebbe stata produttiva, ma ha lasciato la porta aperta per un possibile incontro martedì.

1 ora fa (16:27)

“Un incubo”: abitante di Gaza racconta l’attacco aereo israeliano

Yousef Al Hammash, un abitante della Striscia di Gaza, ha detto ad Al Jazeera: “Due giorni fa mi trovavo a casa mia con mia moglie incinta e mia figlia di tre anni, e cercavamo di convincerci che stare a casa fosse sicuro.

Alle 18:00 un drone ha colpito improvvisamente l’edificio. Poi è arrivato un attacco aereo che ha colpito l’appartamento sottostante. Sono dovuto scappare subito perché ci aspettavamo un razzo successivo.

“Non ho potuto prendere niente. Il giorno dopo sono tornato per due minuti per cercare di prendere dei vestiti e delle medicine, ma poi [Israele] ha colpito di nuovo.

“Oggi sono dovuto fuggire ancora una volta dalla casa dei miei nonni con tutta la mia famiglia. Tutto quello che possiamo fare è spostarci da un posto all’altro e cercare di convincerci che questa volta staremo al sicuro. È stato un incubo.”

1 ora fa (16:15)

Panico all’aeroporto Ben Gurion

Utenti dei social media hanno detto che i viaggiatori all’aeroporto principale di Israele, il Ben Gurion, erano spaventati e in preda al panico mentre correvano in cerca di riparo dopo che un razzo sparato da Hamas dalla Striscia di Gaza è caduto vicino all’aeroporto.

2 ore fa (15:47)

La Germania mette in guardia per le proteste mentre il conflitto si intensifica

In Germania le autorità hanno previsto ulteriori proteste per il conflitto tra Israele e palestinesi.

Mercoledì la polizia tedesca ha arrestato in tre città più di una decina di persone sospettate di aver danneggiato una sinagoga, bruciato bandiere israeliane e appiccato un incendio in un sito commemorativo ebraico.

I servizi di sicurezza si aspettano un’intensificazione delle azioni di protesta da parte dei palestinesi in Germania e di frange del movimento di sinistra”, ha riferito un portavoce del ministero dell’Interno.

Alcuni dei sospettati per gli incidenti hanno detto alla polizia che sarebbero stati spinti a lanciare pietre contro una sinagoga dalle violenze israeliane contro i palestinesi.

2 ore fa (15:36)

Il bilancio delle vittime a Gaza raggiunge le 87

Il numero dei palestinesi uccisi nella Striscia di Gaza è ora salito a 87, inclusi 18 bambini e otto donne, ha riferito il ministero della Sanità locale.

Almeno altre 530 persone sono state ferite in seguito al persistere della violenza.

2 ore fa (15:07)

La Francia chiede alla polizia di impedire le proteste filo-palestinesi a Parigi

Il ministero degli Interni francese ha chiesto alla polizia di impedire questo fine settimana a Parigi le proteste filo-palestinesi sul conflitto con Israele temendo il ripetersi degli scontri avvenuti nel 2014 in occasione di un evento analogo.

Gli attivisti hanno fatto un appello alla protesta nel quartiere Barbes, a nord di Parigi, per manifestare contro l’uso della forza da parte di Israele nella Striscia di Gaza in risposta al lancio di razzi da parte del gruppo militante Hamas contro lo Stato ebraico.

“Ho chiesto al capo della polizia di Parigi di impedire le proteste di sabato collegate alle recenti tensioni in Medio Oriente”, ha scritto su Twitter il ministro dell’Interno Gerald Darmanin.

“Nel 2014 ci sono state gravi violazioni dell’l’ordine pubblico”, ha aggiunto, esortando anche i comandanti della polizia in altre parti della Francia a rimanere all’erta sulle manifestazioni.

In una circolare visionata da AFP [Agence France-Presse, agenzia di stampa francese, ndtr.] ha anche esortato i comandanti della polizia locale a garantire la “protezione dei luoghi di culto, delle scuole, dei centri culturali e delle attività economiche della comunità ebraica”.

3 ore fa (14:52)

Il ruolo delle celebrità sul conflitto israelo-palestinese

Un’escalation nel conflitto israelo-palestinese, che ha visto decine di morti in pochi giorni, ha suscitato sconcerto e preoccupazioni internazionali sulle possibilità di una guerra totale.

Il conflitto ha preso il sopravvento nell’agenda delle notizie internazionali e ha portato a richieste internazionali per la riduzione dell’escalation.

Ha anche attirato l’attenzione da parte di personaggi pubblici e celebrità di spicco, tra cui le modelle palestinesi-olandesi Bella e Gigi Hadid, la cantante Rihanna, il premio Nobel pakistano Malala Yousafzai e l’attrice israeliana Gal Gadot.

3 ore fa (14:49)

I cittadini palestinesi di Israele riferiscono di attacchi da parte delle forze di sicurezza israeliane

Riya Al-Sanah, attivista palestinese residente ad Haifa, ha dichiarato ad Al Jazeera: Dobbiamo mettere le cose in chiaro su una cosa. Questa non è una guerra civile. Noi palestinesi nel cosiddetto Israele siamo un popolo colonizzato”.

Questo è iniziato nel 1948 con la creazione dello Stato israeliano e la colonizzazione della Palestina. Quindi, non è corretto descriverla [la violenza inter-comunitaria] come una guerra civile. Questa situazione è la continuazione di un processo iniziato molto tempo fa.

“C’è molta paura tra le comunità palestinesi. Non stiamo solo affrontando una violenza strutturale da parte dello Stato israeliano, delle istituzioni di polizia e dei militari, ma stiamo anche assistendo a bande di sionisti organizzate e armate che vagano per le strade, alla ricerca di palestinesi e li attaccano”, ha detto.

Ieri ad Haifa le bande che vagavano per le strade in cerca di palestinesi da aggredire erano protette dalla polizia. La polizia stessa è entrata nelle case delle persone e le ha assalite in modo feroce e violento”.

3 ore fa (14:25)

Putin e il capo delle Nazioni Unite chiedono la cessazione delle violenze

Durante una videochiamata il presidente russo Vladimir Putin e il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres hanno fatto appello perché si ponga fine ai combattimenti tra Israele e palestinesi, ha dichiarato il Cremlino.

“Alla luce dell’escalation del conflitto israelo-palestinese è stato precisato che l’obiettivo principale è fermare gli atti violenti da entrambe le parti e garantire la sicurezza della popolazione civile”, ha detto il Cremlino in un comunicato.

3 ore fa (14:14)

I cittadini palestinesi di Israele riferiscono di attacchi da parte di gruppi di ebrei

Famiglie palestinesi nella comunità mista arabo-ebraica di Haifa hanno detto ad Al Jazeera in arabo che mercoledì sera gruppi di ebrei israeliani stavano marcando le case della comunità araba della città per poterle identificare.

Nel frattempo, altri hanno usato la forza letale per attaccare gli arabi nelle loro case mentre le forze di polizia stavano a guardare.

“La scorsa notte centinaia se non migliaia di coloni [ebrei israeliani] hanno attaccato i quartieri arabi di Haifa”, ha detto Heba, un’abitante araba di Haifa.

Chiedevano dove abitavano gli arabi. Sotto la protezione delle forze di sicurezza ci hanno attaccato nella nostra casa con pietre. C’erano decine di agenti di polizia, automobili e persino cavalli. Non avevamo nulla con cui proteggerci nelle nostre case”, ha aggiunto.

Heba dice che i coloni andavano in giro contrassegnando in rosso le case arabe. Hanno promesso di tornare per attaccarci”.

Stanno assalendo tutti gli arabi che siano musulmani, cristiani o drusi. Siamo terribilmente spaventati dalla possibilità che tornino e ci aggrediscano nelle nostre case e per le strade. Non abbiamo nulla per proteggerci da questa violenza sponsorizzata dallo Stato.

Nessuno è stato arrestato. La polizia li ha chiaramente protetti. Questi gruppi si sentono protetti dallo Stato, dalla polizia, dai militari e da questa violenza”, dice ad Al Jazeera in arabo.

4 ore fa (13:39)

Israele prevede [di attivare] un aeroporto di emergenza in seguito alle crescenti cancellazioni dei voli

British Airways, Virgin Atlantic, Lufthansa e Iberia hanno cancellato i voli per Tel Aviv poiché i vettori europei si sono aggiunti alle compagnie aeree statunitensi nel sospendere i voli verso Israele che ha attivato un aeroporto di emergenza nell’estremo sud come misura precauzionale in difesa dai missili da Gaza.

“La sicurezza e la protezione dei nostri colleghi e clienti è sempre la nostra massima priorità, e continuiamo a monitorare la situazione da vicino”, ha detto British Airways dopo aver cancellato per giovedì i suoi voli da e per [l’aeroporto di] Ben Gurion.

5 ore fa (12:35)

Delegazione egiziana a Tel Aviv per colloqui sul cessate il fuoco

Funzionari dell’intelligence egiziana hanno dichiarato che una delegazione egiziana è a Tel Aviv per colloqui con funzionari israeliani come parte degli sforzi per negoziare un cessate il fuoco nell’escalation del conflitto con Gaza.

I due funzionari hanno parlato sotto anonimato perché non erano autorizzati a informare i media. Essi hanno affermato che la stessa delegazione ha incontrato prima i funzionari di Hamas nella Striscia di Gaza ed è entrata in Israele via terra. L’Egitto ha svolto in passato un ruolo di mediazione tra le parti.

6 ore fa (11:48)

Missile a lungo raggio lanciato verso l’aeroporto Ramon: Hamas

Il portavoce delle Brigate al-Qassam di Hamas ha dichiarato che l’ala armata ha lanciato per la prima volta un razzo verso l’aeroporto di Ramon, a sud del Paese.

lanciato verso l’aeroporto di Ramon, a circa 220 km da Gaza”, ha detto Abu Obeida.

Il razzo prende il nome da Yahya Ayyash, uno dei principali miliziani di Hamas assassinato da Israele nel 1996.

Abu Obeida ha definito il lancio del razzo come parte della risposta delle Brigate al-Qassam all’uccisione dei suoi alti comandanti.

6 ore fa (11:24)

Il primo ministro Johnson afferma che il Regno Unito vuole con urgenza una de-escalation

Il primo ministro Boris Johnson ha detto che la Gran Bretagna vuole vedere un’immediata riduzione della violenza in Israele.

Ovviamente noi nel Regno Unito siamo molto tristi nell’assistere a ciò che sta succedendo e al ciclo di violenze che sembra ora essere in atto”, ha detto Johnson ai giornalisti.

“Penso che sia importante interrompere questo ciclo e porre fine al monopolio della vendetta, e penso che ciò che tutti vogliono vedere sia una immediata, immediata de-escalation”.

6 ore fa (11:21)

Egitto e Russia sostengono che Israele debbano cessare gli attacchi a Gaza

Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry e il suo omologo russo Sergey Lavrov hanno convenuto che Israele deve cessare gli attacchi contro la Striscia di Gaza.

Secondo una dichiarazione rilasciata dal ministero degli Esteri egiziano, in una telefonata i due massimi diplomatici hanno ribadito che Israele dovrebbe fermare lo spargimento di sangue.

6 ore fa (11:12)

“Le nostre armi sono per il bene della nostra terra, per difendere il nostro popolo”: Hamas

L’ala militare di Hamas, le Brigate al-Qassam, ha avvertito Israele che “non ci sono linee rosse se Al-Aqsa viene violata”.

Il portavoce Abu Obeida ha detto che [prendere] la decisione di bombardare Dimona, Tel Aviv e altre città israeliane “è più facile per noi che bere un bicchier d’acqua”.

“Rassicuriamo la nostra gente che abbiamo molti razzi nel nostro arsenale, e i nostri attacchi missilistici hanno rivelato la fragilità del nemico”, ha detto.

Mentre Israele sta preparando le truppe di terra a est della Striscia di Gaza, Obeida ha detto che l’esercito israeliano si pentirà molto nel caso effettuasse un’invasione via terra.

“Le nostre armi sono per la nostra terra, per la difesa del nostro popolo e per la vittoria nella difesa dei nostri luoghi sacri”, ha detto il portavoce militare.

“Ciò che distingue questa battaglia è la solidarietà dei palestinesi in tutto il paese e il loro sostegno unanime alla resistenza”.

8 ore fa (09:56)

Lufthansa sospende i voli per Tel Aviv fino a venerdì

La compagnia aerea tedesca Lufthansa ha dichiarato che sospenderà tutti i voli per Tel Aviv fino a venerdì 14 maggio.

“Lufthansa sta monitorando da vicino l’andamento della situazione in Israele e continua a mantenere uno stretto scambio con le autorità, i fornitori di servizi di sicurezza e il nostro personale sul campo”, si legge in una dichiarazione dell’azienda.

Lufthansa ha dichiarato che i voli per Israele riprenderanno sabato 15 maggio.

8 ore fa (09:43)

Israele organizza “consistenti rinforzi” per sedare la violenza interna

Il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha ordinato un “consistente rinforzo” delle forze di sicurezza per aiutare a contenere i letali disordini interni che hanno sconvolto le comunità miste ebraiche e arabe in tutto il Paese.

“Siamo in una situazione di emergenza a causa delle violenze interne e ora è necessario un consistente rinforzo delle forze sul campo, che devono essere inviate immediatamente per far rispettare la legge e l’ordine”, ha detto.

Ha specificato che le forze saranno costituite dai riservisti della polizia di frontiera israeliana, forze che operano in gran parte nella Cisgiordania occupata.

8 ore fa (09:28)

L’esercito israeliano provoca 35 feriti nella Cisgiordania occupata

Nida Ibrahim di Al Jazeera riferisce che almeno 35 palestinesi sono rimasti feriti negli scontri con l’esercito israeliano in varie località della Cisgiordania occupata.

Ibrahim ha detto che la maggior parte delle persone è stata colpita da proiettili veri e che i ferimenti hanno avuto luogo prevalentemente nella città di Hebron, nel sud della Cisgiordania.

“C’è stato un numero particolarmente alto di feriti in seguito ad incendi, il che ci mostra che la situazione potrebbe aggravarsi rapidamente”, ha aggiunto.

9 ore fa (09:01)

Il bilancio delle vittime a Gaza sale a 83

Il numero dei palestinesi uccisi nella Striscia di Gaza è ora salito a 83, inclusi 17 bambini, ha detto il ministero della Sanità locale. Più di altri 480 sono rimasti feriti a causa del ripetersi delle violenze.

9 ore fa (08:31)

1.600 razzi lanciati da Gaza: esercito israeliano

Secondo l’esercito israeliano, da quando all’inizio di questa settimana è iniziata l’ultima fiammata di combattimenti, più di 1.600 razzi sono stati lanciati da Gaza contro Israele da quando è scaturita l’ultima fiammata di combattimenti all’inizio di questa settimana.

Circa 400 razzi sono caduti su Gaza, ha detto il portavoce Jonathan Conricus. Il tasso di successo del sistema di difesa aerea israeliano Iron Dome nell’intercettazione dei razzi continua a raggiungere una media di circa il 90%, ha aggiunto.

L’esercito israeliano ha attaccato circa 600 obiettivi nella Striscia di Gaza, compresa la produzione di razzi e le strutture di stoccaggio. È stato anche preso di mira un tunnel che, secondo Conricus, è stato in parte utilizzato per nascondere i combattenti ed è stato costruito sotto una scuola in un’area sovrappopolata.

L’esercito israeliano ha anche affermato che presenterà alla dirigenza politica un piano per un’operazione di terra, ha riferito per Al Jazeera Harry Fawcett in un rapporto dal sud di Israele, vicino al confine con la Striscia di Gaza.

“Ciò non significa che [il piano] andrà avanti poiché un’offensiva di terra a Gaza sarebbe un enorme passo di escalation che comporta un’enorme quantità di rischi”, ha detto.

Fawcett ha riferito che nel frattempo altri razzi sono stati lanciati da Gaza nel corso della notte, aggiungendo che alcuni rapporti hanno rivelato che altri bombardamenti arriveranno durante il giorno.

“Quindi il carattere di grave evoluzione dei fatti rimane per lo più invariato.”

9 ore fa (08:27)

Nuovo raid aereo israeliano sulla città di Rafah

La città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, è stata colpita da un nuovo raid aereo israeliano, mentre una raffica di razzi è stata lanciata da Gaza verso le città israeliane vicine all’enclave, ha riferito Nida Ibrahim di Al Jazeera in un rapporto da Ramallah.

“Gaza è un pezzo di terra relativamente piccolo con due milioni di palestinesi – una delle aree a più elevata densità di popolazione del mondo, quindi potete immaginare l’impatto su questi obiettivi”, ha detto Ibrahim.

È anche una zona così chiusa che le possibilità di colpire i civili diventano molto alte, come i palestinesi possono testimoniare sulla base delle guerre precedenti”, ha aggiunto.

10 ore fa (07:45)

Israele distrugge la terza torre di Gaza

10 ore fa (07:26)

PODCAST: The take [Il furto, ndtr.] – A Sheikh Jarrah, i palestinesi affrontano il futuro della città

Quelle che erano iniziate come proteste contro le espulsioni forzate in un quartiere palestinese si sono trasformate in una repressione israeliana che ha travolto gran parte della Gerusalemme est occupata, compresi i luoghi sacri come la moschea di Al-Aqsa.

Ma Sheikh Jarrah è solo un quartiere e le evacuazioni sono in corso nella totalità dei territori occupati.

Man mano che si estendono le ripercussioni di Sheikh Jarrah, come influenzeranno il futuro dei palestinesi a Gerusalemme?

10 ore fa (07:23)

“Fate un passo indietro”: il ministro britannico

Il ministro britannico per il Medio Oriente ha esortato “entrambe le parti a fare un passo indietro” dal limite di quella che ha descritto come una terribile escalation.

“Abbiamo visto, tuttavia, un livello senza precedenti di attacchi missilistici contro Israele”, ha detto a Sky News James Cleverly, un giovane ministro degli Esteri che si occupa di Medio Oriente e Nord Africa. “Vogliamo che cessino gli attacchi missilistici”.

10 ore fa (07:23)

Prepararsi a “scenari multipli”: esercito israeliano

Il portavoce militare israeliano Jonathan Conricus ha riferito che gli attacchi a Gaza continueranno mentre Israele si prepara a “scenari multipli”.

“Abbiamo unità di terra che sono pronte e che si trovano in varie fasi della preparazione per le operazioni di terra”, ha detto ai giornalisti giovedì.

11 ore fa (06:16)

Preghiere dell’Eid

Centinaia di fedeli hanno assistito alle preghiere dell’Eid nel complesso della moschea di Al-Aqsa nella Città Vecchia di Gerusalemme, il terzo luogo più sacro dell’Islam.

“Noi a Gaza e in tutta la Palestina non proviamo gioia per questo Eid, a causa dell’attuale devastante aggressione compiuta dalle forze di occupazione su Gaza e su tutta la Palestina in generale”, ha detto Moe’n Ahmad, abitante di Gaza.

I leader religiosi hanno chiesto la tregua nel giorno che segna la fine del Ramadan per i musulmani di tutto il mondo.

12 ore fa (06:00)

La Turchia invita i musulmani a prendere una posizione chiara su Gaza

I Paesi musulmani devono mostrare una posizione unita e chiara sul conflitto di Israele con il movimento di Hamas a Gaza, ha detto il vicepresidente turco Fuat Oktay mentre criticava le potenze mondiali per aver condannato la violenza senza agire.

“Quello che desideriamo è che vengano prese misure attive”, ha detto Oktay ai giornalisti dopo le preghiere mattutine che segnano la fine del Ramadan.

Ci sono decisioni prese ripetutamente alle Nazioni Unite, ci sono condanne. Ma sfortunatamente non è stato ottenuto alcun risultato, perché non viene presa una posizione chiara“.

12 ore fa (05:58)

I razzi determinano il dirottamento dei voli da Tel Aviv

Le autorità aeroportuali hanno annunciato che tutti i voli passeggeri per l’aeroporto internazionale di Israele Ben Gurion, vicino a Tel Aviv, sono stati dirottati verso un aeroporto meridionale a causa del persistente lancio di razzi da Gaza.

Hanno detto che dalla mattina di giovedì è in corso la programmazione dell’atterraggio degli aerei passeggeri all’aeroporto di Ramon, vicino alla città turistica meridionale di Eilat.

(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Ventiquattro palestinesi uccisi nei raid aerei israeliani contro Gaza*

Al Jazeera e agenzie

10 maggio 2021- Al Jazeera

*Alle 00,17 di mercoledì 12 maggio le vittime palestinesi sono 28 di cui 10 bambini [ ndr]

Secondo il ministero della Salute palestinese, almeno 24 palestinesi sono stati uccisi a seguito dei raid aerei israeliani contro la Striscia di Gaza occupata, dopo che Hamas aveva lanciato dal territorio costiero dei razzi verso Israele.

Le forze israeliane hanno continuato a bombardare il territorio fino a martedì mattina, prendendo di mira siti a Khan Younis, nel campo profughi di al-Bureij e nel quartiere di al-Zaitoun.

All’alba sono morti almeno 3 civili, uccisi da un aereo da guerra israeliano che ha preso di mira una casa del campo profughi di al-Shati.

Raed al-Dahshan, portavoce della difesa civile di Gaza, ha detto ad Al Jazeera che fra i tre ci sono una donna e un disabile.

Il ministero della Salute palestinese di Gaza ha detto che, in seguito agli attacchi israeliani, il bilancio delle vittime è salito a 24 persone, inclusi nove bambini. Almeno altre 106 persone sono state ferite.

La maggior parte dei bambini apparteneva alla stessa famiglia. Due di loro, Ibrahim, undicenne, e il fratellino Marwan, di sette anni, erano gli unici figli di Yousef al-Masri.

In attesa dell’iftar, il pasto serale che interrompe il digiuno del Ramadan, i ragazzini stavano giocando davanti alle loro case a Beit Hanoun, nel nord della Striscia di Gaza, quando due esplosioni hanno fatto tremare la strada.

Lunedì, Eman Basher, insegnante, ha reso omaggio a Rahaf al-Masri,10 anni, uccisa durante gli attacchi.

Dopo il ferimento di centinaia di palestinesi da parte delle forze israeliane che hanno preso d’assalto il complesso della moschea di Al Aqsa che si trova nella Gerusalemme Est occupata, Hamas, l’organizzazione che governa a Gaza, ha lanciato decine di razzi contro Israele, incluso bombardamento che ha fatto scattare le sirene contro i raid aerei fino a Gerusalemme.

Hamas ha dato un ultimatum a Israele perché ritirasse le forze da Al Aqsa, il terzo luogo più sacro dell’Islam e anche per gli ebrei [come luogo su cui sorgeva il Secondo Tempio, ndtr.].

Le tensioni a Gerusalemme sono state alimentate dalle previste espulsioni forzate di famiglie palestinesi dal quartiere di Sheikh Jarrah e dai raid delle forze israeliane contro Al Aqsa, in una delle notti più sante del mese di Ramadan.

Israele avverte Hamas

In un discorso il primo ministro Benjamin Netanyahu ha minacciato un’operazione di lunga durata contro Hamas, accusando il gruppo di aver varcato la “linea rossa” con gli ultimi lanci di razzi, promettendo una pesante reazione. “Chi ci attacca pagherà un prezzo altissimo,” ha detto.

Un soldato israeliano ha riferito che, nella parte sud del Paese un civile ha riportato leggere ferite dopo che un veicolo è stato colpito da un missile anticarro partito da Gaza.

Abu Obeida, portavoce dell’ala militare di Hamas, ha detto che l’attacco contro Gerusalemme è stato la risposta a quelli che lui chiama “crimini e aggressioni” israeliane nella città. “Questo è un messaggio che il nemico farebbe bene a capire”, ha aggiunto.

Ha minacciato altri attacchi se le forze israeliane ritorneranno nel complesso della moschea di Al Aqsa o espelleranno famiglie palestinesi da un quartiere di Gerusalemme Est.

Attacco contro Al Aqsa

All’inizio della giornata la polizia israeliana ha lanciato lacrimogeni, granate stordenti e usato proiettili ricoperti di gomma contro i fedeli palestinesi alla moschea di Al Aqsa.

Più di una decina di lacrimogeni e granate stordenti sono finite nella moschea, mentre la polizia ha attaccato i manifestanti all’interno delle mura che circondano il complesso.

Secondo la Mezzaluna Rossa palestinese più di 300 palestinesi sono stati feriti dalle forze armate israeliane, incluse 228 persone ricoverate in ospedali e ambulatori per essere curati. La polizia israeliana ha dichiarato che sono stati feriti 21 agenti, tre dei quali sono stati portati in ospedale. Paramedici israeliani hanno detto che sono stati feriti anche sette civili israeliani.

Di conseguenza, e in un apparente tentativo di evitare ulteriori scontri, le autorità israeliane hanno cambiato il percorso pianificato di una marcia di israeliani dell’estrema destra ultra-nazionalista attraverso il quartiere musulmano della Città Vecchia per ricordare la “Giornata di Gerusalemme”, che celebra la conquista israeliana di Gerusalemme Est che non è riconosciuta dalla comunità internazionale come territorio israeliano.

Lo scontro di lunedì è stato l’ultimo dopo settimane di attacchi quasi ogni notte da parte di truppe israeliane nella Città Vecchia di Gerusalemme contro manifestanti palestinesi durante il sacro mese musulmano di Ramadan.

Sabato, più di 250 persone sono state ferite dopo l’ingresso di forze israeliane dentro Al Aqsa durante la Laylat ul-Qadr, una delle notti più sante dell’Islam.

Espulsioni forzate

Le tensioni nella Gerusalemme Est occupata sono state alimentate dalla prevista espulsione forzata di decine di palestinesi dal quartiere di Sheikh Jarrah, dove coloni israeliani illegali stanno cercando di occupare proprietà di famiglie palestinesi.

Abitanti del quartiere e attivisti della solidarietà locale e internazionale hanno recentemente tenuto veglie a sostegno delle famiglie palestinesi minacciate di sfratto.

Lunedì la Corte Suprema israeliana ha rimandato una sentenza definitiva sul caso, citando le “circostanze”.

La polizia di frontiera e le forze israeliane hanno attaccato i sit-in usando acqua maleodorante, lacrimogeni, proiettili di gomma e granate stordenti. Decine di palestinesi sono stati arrestati.

Nida Ibrahim, reporter di Al Jazeera da Ramallah, ha detto che in tutta la Cisgiordania occupata hanno avuto luogo “moltissime proteste spontanee” di sostegno.

Abbiamo sentito persone intonare slogan a sostegno di quelli di Gerusalemme Est e Sheikh Jarrah, inneggiando alla libertà, affinché i palestinesi non vengano cacciati dalle proprie case.”

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno manifestato profonda preoccupazione per gli scontri a Gerusalemme Est, esortando Israele a calmare la situazione e a non eseguire le espulsioni forzate. Anche gli alleati arabi di Israele e la Turchia hanno condannato le azioni di Israele.

Israele ha conquistato Gerusalemme Est, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza durante la Guerra dei Sei giorni nel 1967.

Ha poi annesso unilateralmente Gerusalemme Est e considera l’intera città quale sua capitale, una decisione non riconosciuta dalla vasta maggioranza della comunità internazionale. I palestinesi vogliono i territori occupati per uno Stato futuro con capitale Gerusalemme Est.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




Adolescente palestinese ucciso durante un’incursione in un villaggio della Cisgiordania

Al Jazeera e agenzie di notizie

6 maggio 2021- Al Jazeera

Il sedicenne Said Odeh è morto dopo essere stato colpito due volte alla schiena da forze israeliane nella Cisgiordania occupata.

Fonti palestinesi affermano che durante un’incursione in un villaggio a sud della città di Nablus, nella Cisgiordania occupata, truppe israeliane hanno sparato a un sedicenne palestinese uccidendolo.

Secondo Defense for Children International Palestine [Difesa Internazionale dei Minori-Palestina, Ong internazionale, ndtr.] (DCIP) forze israeliane che si trovavano in un uliveto all’ingresso del villaggio di Odala hanno sparato per due volte alla schiena a Said Odeh. Afferma che per 15 minuti è stato impedito a un’ambulanza di raggiungere Odeh , che al suo arrivo è stato dichiarato morto dopo essere stato trasferito all’ospedale Rafidia di Nablus.

Le forze israeliane uccidono sistematicamente minori palestinesi in modo illegale nella più totale impunità, utilizzando intenzionalmente una forza letale contro minori palestinesi che non stanno rappresentando alcun pericolo,” afferma Ayed Abu Eqtaish, direttore del programma per la responsabilizzazione di DCIP. “L’impunità sistematica ha favorito un contesto in cui le forze israeliane non conoscono limiti.”

In un comunicato il ministero della Salute palestinese afferma che mercoledì un secondo palestinese è stato colpito alla schiena durante scontri ed è stato curato in ospedale, e annuncia la morte del sedicenne.

L’esercito israeliano afferma che nella notte di mercoledì le truppe hanno sparato a palestinesi che lanciavano molotov nei pressi del villaggio palestinese di Beita, a sud di Nablus.

Le truppe hanno agito per bloccare sospetti sparando verso di loro,” ha detto una portavoce dell’esercito israeliano, aggiungendo che sull’incidente ci sarà un’indagine.

Alcuni abitanti di Beita e Odala affermano che ci sono state proteste contro le incursioni delle forze israeliane, che hanno sparato lacrimogeni e proiettili veri, vicino agli ingressi dei villaggi nelle ultime notti.

Le incursioni sono state condotte come parte delle ricerche da parte dell’esercito israeliano in alcuni villaggi nella zona di un presunto palestinese armato che domenica ha aperto il fuoco al posto di controllo di Za’tara nella Cisgiordania occupata, ferendo gravemente due israeliani e leggermente un altro.

Uno degli israeliani, un diciannovenne, è morto mercoledì notte per le ferite, ha detto su Twitter il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz.

L’Agenzia Israeliana per la Sicurezza, nota anche come Shin Bet, ha detto di aver arrestato un palestinese sospettato di aver sparato, identificandolo come Muntaser Shalabi, un quarantaquattrenne abitante del villaggio palestinese di Turmus Ayya.

Lo Shin Bet ha detto che Shalabi, trovato in un edificio abbandonato nel villaggio di Silwad, non è affiliato ad alcun gruppo armato.

Veglia a Sheikh Jarrah attaccata

Nella Gerusalemme est occupata la polizia di frontiera israeliana ha ancora una volta attaccato la veglia notturna di Sheikh Jarrah, organizzata da abitanti che devono affrontare l’espulsione dalle loro case e da attivisti solidali con loro.

Decine di persone sono rimaste ferrite e, secondo l’agenzia di notizie palestinese Maan, almeno 10 palestinesi, tra cui un medico, sono stati arrestati.

Le forze israeliane hanno anche sparato lacrimogeni e acque reflue chimicamente potenziate nella casa degli al-Kurds, una delle famiglie minacciate di espulsione dalle loro case a favore di coloni israeliani, come stabilito dal tribunale distrettuale israeliano di Gerusalemme.

Martedì la Corte Suprema di Israele deciderà se le famiglie palestinesi hanno il diritto di presentare appello contro l’ordine del tribunale distrettuale di cacciarli.

Attivisti per i diritti umani affermano che se i palestinesi perderanno la battaglia legale ciò potrebbe rappresentare un precedente per decine di altre case nella zona.

Dovranno ucciderci… è l’unico modo per farci andare via,” ha detto alla Reuter [agenzia di notizie britannica, ndtr.] Abdelfatteh Iskafi.

Nuha Attieh, 58 anni, ha affermato di temere che la sua famiglia sia la prossima [ad essere cacciata] se la sentenza verrà confermata. “Temo per la mia casa, per i miei ragazzi, ho paura di tutto.”

Mercoledì, parlando con Al Jazeera, il capo del partito [laico di sinistra, ndtr.] Iniziativa Nazionale Palestinese Mustafà Barghouti ha affermato che quanto sta avvenendo a Sheikh Jarrah è un “processo di pulizia etnica”.

Non è niente di nuovo, ma parte di un metodo sistematico che il governo israeliano ha seguito dall’annessione di Gerusalemme (est), cercando di eliminare la presenza palestinese dalla città,” ha affermato.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




“Un golpe”: le fazioni palestinesi criticano il rinvio delle elezioni politiche

Al Jazeera e agenzie

30 aprile 2021 – Al Jazeera

Hamas afferma che la decisione del presidente Abbas “è un golpe contro il percorso verso la collaborazione politica e il consenso”.

Il movimento palestinese Hamas, che governa la Striscia di Gaza assediata, ha duramente criticato la decisione del presidente Mahmoud Abbas di rimandare le elezioni politiche previste il 22 maggio.

Giovedì notte il presidente Abbas ha annunciato il rinvio facendo riferimento al rifiuto israeliano di permettere che si tengano le elezioni a Gerusalemme est. Ha tuttavia sottolineato che una volta che Israele consenta di votare a Gerusalemme, le elezioni si terranno “entro una settimana”.

Abbiamo accolto con rammarico la decisione di Fatah (il partito) e dell’Autorità Nazionale Palestinese espressa dal loro presidente, Mahmoud Abbas, di interrompere le elezioni palestinesi,” ha affermato in un comunicato l’organizzazione Hamas.

Essa afferma di ritenere totalmente responsabili l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e Fatah del rinvio e delle sue ripercussioni, considerando questo passo “un golpe contro il cammino verso la collaborazione nazionale e il consenso.”

Il comunicato afferma che Hamas ha boicottato l’incontro [che ha preceduto la decisione di rinviare il voto, ndtr.], in quanto “sapeva già che l’ANP e Fatah stavano andando verso l’annullamento delle elezioni per calcoli diversi, non riguardanti Gerusalemme.” Anche il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, respingendo la decisione, ha chiesto l’osservanza degli accordi nazionali per tenere le elezioni, aggiungendo che cercherà in ogni modo di ribaltare la decisione di rimandare il voto. V

Anche il commissario dell’Unione Europea per la politica estera Josep Borrell ha condannato la decisione di rinviare il voto a lungo atteso.

La decisione di rimandare le previste elezioni palestinesi, comprese quelle legislative fissate originariamente per il 22 maggio, è molto deludente,” ha detto Borrell in un comunicato.

Incoraggiamo vivamente tutti gli attori palestinesi a riprendere gli sforzi basandosi sui colloqui fruttuosi tra le fazioni durante i mesi scorsi. Dovrebbe essere fissata senza indugio una nuova data per le elezioni.”

Il ritardo rischia di accentuare le tensioni  in una società palestinese politicamente divisa.

All’inizio di questa settimana il quotidiano “Al-Quds”, noto per essere vicino all’ANP, ha rivelato che Abbas è stato sottoposto a pressioni da parte araba e statunitense perché rinviasse il voto. Ha affermato che le pressioni erano dovute alla probabilità che Hamas vincesse le elezioni.

Proteste

Parlando con Al Jazeera prima della decisione, alcuni palestinesi nella Cisgiordania occupata hanno detto che se il governo palestinese avesse voluto realmente andare al voto avrebbe trovato una soluzione. “È facile trovare delle scuse,” ha detto un negoziante palestinese.

Dopo la decisione di Abbas, centinaia di palestinesi arrabbiati si sono riuniti nella città centrale di Ramallah e nella Striscia di Gaza per condannare la mossa.

C’è un’intera generazione di giovani che non sa cosa siano le elezioni,” ha detto all’agenzia di notizie AFP Tariq Khudairi, un manifestante di Ramallah. “Questa generazione ha il diritto di eleggere i propri dirigenti.”

Guadagnare tempo

Chi critica Abbas lo accusa di aver utilizzato la questione di Gerusalemme per guadagnare tempo in quanto le prospettive politiche di Fatah erano peggiorate.

Hamas è vista come meglio organizzata di Fatah e con buone prospettive di conquistare terreno in Cisgiordania.

Alcuni osservatori hanno anche visto il problema di Gerusalemme come un possibile pretesto per l’annullamento, perché una vittoria della profondamente divisa Fatah di Abbas è considerata incerta.

In recenti sondaggi, due terzi degli interpellati hanno manifestato scontento nei confronti del presidente. Abbas ha anche affrontato l’opposizione da parte di gruppi scissionisti di Fatah, tra cui uno guidato da Nasser al-Kidwa, nipote del leggendario leader palestinese Yasser Arafat, e un altro dal potente ex-capo dei servizi di sicurezza di Fatah, in esilio, Mohammed Dahlan.

Controsenso”

Durante le ultime elezioni palestinesi, gli abitanti di Gerusalemme est hanno votato nei dintorni della città e migliaia l’hanno fatto via posta, un’iniziativa simbolica accettata da Israele.

Questa settimana il ministero degli Esteri israeliano ha affermato che le elezioni sono una “questione interna dei palestinesi e che Israele non ha intenzione di interferire con esse o di impedirle.”

Ma non ha fatto alcun commento riguardo al voto a Gerusalemme, la città che descrive come sua “capitale indivisibile” e dove ora vieta ogni attività politica dei palestinesi.

Abbas ha detto ai dirigenti dell’OLP di aver ricevuto un messaggio da Israele in cui si dice di non poter dare indicazioni sulla questione di Gerusalemme perché lo Stato ebraico attualmente non ha un governo.

Lo stesso Israele è impantanato nella sua peggiore crisi politica di sempre, senza aver ancora formato un governo in seguito alle inconcludenti elezioni del 23 marzo.

Veto” israeliano

Parlando con alcuni inviati prima dell’annuncio di venerdì, la giornalista palestinese Nadia Harhash, critica con Abbas, ha detto che utilizzare Gerusalemme per giustificare un rinvio “non è affatto una mossa astuta per l’ANP.”

Harhash, candidata alle elezioni con una fazione contraria ad Abbas, ha sostenuto che ciò concede a Israele il potere di veto de facto sul diritto di voto dei palestinesi.

Anche Hamas ha affermato che un ritardo rappresenta una resa al “veto dell’occupazione israeliana.” Le elezioni sono state in parte viste come un tentativo unitario da parte di Hamas e Fatah per rafforzare la fiducia a livello internazionale sulla capacità di governo dei palestinesi prima della possibile ripresa dell’attività diplomatica guidata dagli USA con il presidente Joe Biden, dopo quattro anni di Donald Trump, che hanno visto Washington appoggiare obiettivi fondamentali di Israele.

Alcuni analisti hanno affermato che Abbas sperava che le elezioni consentissero a Fatah e Hamas di continuare a condividere il potere, ma si è sentito minacciato dall’emergere di forti fazioni scissioniste e dal sorgere di nuovi gruppi critici nei confronti della sua leadership.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Gli Stati Uniti non possono continuare a ignorare i crimini di Israele a Gerusalemme

Daoud Kuttab

27 aprile 2021   Al Jazeera

L’amministrazione Biden deve usare maniere forti con Israele se vuole fare la differenza in Medio Oriente.

È diventato praticamente un cliché. La nuova amministrazione statunitense si insedia e delude le aspettative che intensifichi gli sforzi per risolvere il conflitto israelo-palestinese, elencando invece nuove priorità estere come Afghanistan, Russia e Cina. Allo stesso modo, l’amministrazione Biden ha segnalato una mancanza di serio interesse per la questione palestinese.

Ma le proteste violente e gli scontri scoppiati nella Gerusalemme est occupata all’inizio di questo mese dovrebbero smuovere la leadership degli Stati Uniti dalla loro apatia.

Il primo giorno di Ramadan le autorità israeliane hanno deciso di rompere il fondamentale impegno a rispettare il diritto di culto entrando con la forza nei quattro minareti della moschea di Al Aqsa, per interrompere la chiamata serale alla preghiera, che coincideva con la cerimonia israeliana per la Giornata della Memoria svoltasi presso il Muro Occidentale di Gerusalemme alla presenza di alti funzionari israeliani.

Dopo di che le autorità israeliane hanno anche deciso di negare l’ingresso ad Al Aqsa a un gran numero di fedeli musulmani che volevano unirsi ai loro fratelli e sorelle per la rottura del digiuno nel cortile della moschea. Ai palestinesi è stato anche vietato di riunirsi presso la Porta di Damasco, cosa che fanno tradizionalmente durante il Ramadan.

Le affermazioni dei funzionari che queste misure fossero state prese per proteggere i palestinesi dal COVID-19 non sono credibili. La maggior parte dei residenti di Gerusalemme Est è già stata vaccinata, poiché, a differenza dei palestinesi che vivono a Gaza e in Cisgiordania, hanno avuto accesso ai vaccini dalle autorità israeliane. A un numero limitato di palestinesi nel resto dei territori occupati è stato concesso il permesso di visitare la città occupata e tutti hanno dovuto presentare un certificato di vaccinazione.

Come se non bastasse, la polizia israeliana ha permesso a centinaia di giovani dell’organizzazione di estrema destra Lehava, considerata razzista ed estremista anche dagli israeliani, di marciare verso la città vecchia di Gerusalemme al grido di “morte agli arabi” e “via gli arabi”. Quando i palestinesi li hanno fronteggiati, per disperdere la folla palestinese la polizia israeliana ha usato granate assordanti, gas lacrimogeni e violenza fisica.

In tutto il mondo, le tattiche per prevenire la violenza includono non solo una presenza di polizia ampia e controllata, ma anche tentativi di convincere i leader politici o religiosi a usare la loro posizione per incoraggiare i membri della loro comunità a non entrare in alterchi fisici e a disperdersi pacificamente.

Il problema è che Israele ha da tempo abbandonato questi strumenti di comunicazione con i palestinesi di Gerusalemme est. Dal 1993, con la firma degli accordi di Oslo alla Casa Bianca a Washington, gli israeliani agiscono aggressivamente per recidere ogni legame dei palestinesi di Gerusalemme con la loro leadership nazionale.

Le autorità israeliane interrompono regolarmente gli eventi nella città occupata sponsorizzati dal governo palestinese di Ramallah anche se l’evento è uno spettacolo di marionette per bambini. I leader locali palestinesi vengono spesso trascinati via e imprigionati o minacciati di pene detentive se continuano a comunicare con i leader palestinesi loro colleghi.

E le violazioni israeliane dei diritti dei palestinesi in Gerusalemme non si fermano qui. Israele ha rifiutato di onorare una serie di clausole del patto interinale quinquennale degli accordi di Oslo che riguardano i gerosolimitani. Ha rifiutato di negoziare lo status della città occupata e ha continuato la sua campagna demografica e di sicurezza intesa a sradicare i residenti palestinesi. Ha anche continuato negli sforzi diplomatici per far riconoscere Gerusalemme come sua capitale.

Ora sta anche pianificando di impedire ai palestinesi di Gerusalemme di votare alle elezioni legislative palestinesi che si terranno il 22 maggio. Questo nonostante il fatto che l’accordo interinale garantisca il diritto dei palestinesi di Gerusalemme di votare alle elezioni palestinesi.

Il governo israeliano, che dichiara costantemente di presiedere “all’unica democrazia del Medio Oriente” e di rispettare il diritto dei fedeli di tutte le religioni a praticare la loro fede a Gerusalemme e in tutta la Terra Santa, sta tristemente venendo meno su entrambi i fronti.

Nel frattempo l’amministrazione Biden ha rilasciato solo una debole dichiarazione di “preoccupazione” sulla marcia degli estremisti ebrei a Gerusalemme che ha provocato tensioni. Significa anche che non si opporrà al rinvio delle elezioni palestinesi, cosa che l’Autorità Nazionale Palestinese potrebbe essere costretta a fare poiché non è riuscita a ottenere da Israele il permesso di indire le votazioni a Gerusalemme est.

In patria, l’amministrazione Biden si è opposta all’estremismo di estrema destra e alla repressione degli elettori. Non ha senso che la sua politica estera nei confronti di Israele e Palestina non rifletta gli stessi principi.

Se il presidente Joe Biden è davvero deciso a riparare i danni che il suo predecessore Donald Trump ha fatto in patria e all’estero, allora deve cambiare tattica con Israele. Chiudere un occhio sui crimini israeliani contro i palestinesi e scegliere continuamente di compiacere Israele non porterà a una risoluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese.

Biden deve fare pressione su Israele affinché sia accomodante su Gerusalemme, consenta lo svolgimento delle elezioni palestinesi in modo che possa essere eletta una nuova leadership palestinese, e poi procedere per riportare le due parti al tavolo dei negoziati.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione della redazione di Al Jazeera.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




I risultati finali delle elezioni israeliane confermano la situazione di stallo

26 marzo 2021 – Al Jazeera

Il conteggio definitivo mostra il partito Likud del premier Benjamin Netanyahu e i suoi alleati otto seggi sotto la maggioranza per la guida del Paese.

I risultati finali delle elezioni hanno mostrato che Israele si trova ancora una volta in una situazione di stallo politico, dato che il primo ministro Benjamin Netanyahu e i suoi oppositori non hanno raggiunto la maggioranza necessaria per governare.

Il voto di martedì, le quarte elezioni parlamentari in due anni in Israele, è stato generalmente visto come un referendum sull’adeguatezza di Netanyahu a governare in concomitanza con il processo per corruzione.

Egli ha posto al centro della sua campagna il grande risultato della campagna di vaccinazioni in Israele, ma è stato criticato per i precedenti passi falsi durante la pandemia e per aver rifiutato di dimettersi dopo essere stato incriminato.

Giovedì la commissione elettorale israeliana ha dichiarato che con il 100% dei voti scrutinati il partito di destra Likud di Netanyahu e i suoi alleati naturali hanno conquistato 52 dei 120 seggi della Knesset, il parlamento israeliano. Uno schieramento ideologicamente diversificato di partiti impegnati nel volerlo rimpiazzare ha conquistato 57 seggi.

Un partito di destra [Nuova Destra, ndtr.], guidato dall’ex alleato di Netanyahu Naftali Bennett, ha conquistato sette seggi e un partito arabo islamista [Lista Araba Unita, ndtr.] guidato da Mansour Abbas ne ha ottenuti quattro. Nessuno dei due partiti è legato a una coalizione, ma, date le molte rivalità in parlamento, non è chiaro se uno dei due possa concedere i propri voti per la maggioranza richiesta.

Ma giovedì il dirigente del Partito Sionista Religioso [di estrema destra, alleato di Netanyahu, ndtr.] Bezalel Smotrich ha sostenuto che “non ci sarà un governo di destra con il sostegno di Abbas”, chiudendo di fatto la porta a una possibile alleanza tra il partito islamista israeliano e quelli ebraici religiosi.

Gideon Saar, un transfuga del Likud di Netanyahu che ora è a capo di un partito con sei seggi [Nuova Speranza, ndtr.] impegnato a cacciarlo dal potere, ha dichiarato che “è chiaro che Netanyahu non ha la maggioranza per formare un governo sotto la sua guida. Ora occorre fare in modo che si possa formare un governo per il cambiamento”.

Il Likud, che ha conquistato un numero di seggi maggiore rispetto a tutti gli altri partiti, ha reagito dicendo che un tale veto sarebbe “antidemocratico”. Ha paragonato gli oppositori di Netanyahu alla dirigenza religiosa dell’Iran, acerrimo nemico di Israele, che controlla i candidati alle alte cariche.

Yohanan Plesner, presidente dell’Israel Democracy Institute [centro indipendente di ricerca e impegno dedicato al rafforzamento delle basi della democrazia israeliana, ndtr.], ha descritto la situazione di stallo come la “peggiore crisi politica israeliana degli ultimi decenni”.

“È evidente che il nostro sistema politico trova molto difficile esprimere un risultato definitivo“, ha detto Plesner.

Ha aggiunto che le debolezze intrinseche del sistema elettorale israeliano sono aggravate dal “fattore Netanyahu”: un primo ministro popolare che lotta per rimanere al potere mentre è posto in stato di accusa.

“Su tale questione gli israeliani sono divisi a metà.”

Molti degli oppositori di Netanyahu hanno iniziato a discutere la presentazione di un disegno di legge per impedire che un politico sotto accusa possa essere incaricato di formare un governo, una misura volta a escludere il primo ministro di lunga data dall’incarico. Un disegno di legge simile è stato presentato dopo le elezioni del marzo 2020, ma non è mai stato approvato.

Netanyahu è sotto processo per frode, abuso di fiducia e per tre casi di corruzione. Ha negato qualsiasi addebito e ha respinto le accuse in quanto si tratterebbe di una caccia alle streghe da parte di magistrati e organi d’informazione faziosi.

Nonostante le accuse contro di lui il partito Likud di Netanyahu ha ricevuto circa un quarto dei voti, che ne fa il più grande partito in parlamento.

In tutto 13 partiti, il numero più elevato dalle elezioni del 2003, hanno ottenuto voti sufficienti per entrare alla Knesset e rappresentano una molteplicità di tendenze ultra-ortodosse, arabe, laiche, nazionaliste e progressiste.

(traduzione dall’inglese di Aldo lotta)