Israele/Territori Palestinesi Occupati: la morte in detenzione di Walid Daqqah è un crudele esempio del disprezzo di Israele verso il diritto alla vita dei palestinesi

 

Amnesty International

8 aprile 2024 – Amnesty International

In seguito alla morte in detenzione di Walid Daqqah, uno scrittore palestinese di 62 anni che era il prigioniero palestinese di più lunga data nelle carceri di Israele, avendovi trascorso 38 anni, Erika Guevara-Rosas, direttrice senior di Amnesty International per la ricerca, la sensibilizzazione, la politica e le campagne, ha dichiarato:

È straziante che Walid Daqqah sia morto sotto detenzione israeliana, nonostante i tanti appelli per il suo immediato rilascio per motivi umanitari in seguito alla sua diagnosi del 2022 di cancro al midollo osseo e al fatto che avesse già scontato la sua originaria condanna.

La morte di Walid Daqqah è un crudele esempio della sistematica negligenza medica di Israele e del suo disprezzo per i diritti dei prigionieri palestinesi. Secondo la sua avvocata, per Daqqah e la sua famiglia gli ultimi sei mesi in particolare sono stati un incubo senza fine, durante il quale è stato sottoposto a tortura o altri maltrattamenti, comprese percosse e umiliazioni da parte del Servizio Penitenziario Israeliano. Dal 7 ottobre non gli è stato concesso di telefonare a sua moglie. La sua richiesta finale di condizionale per motivi umanitari è stata respinta dalla Corte Suprema israeliana, che di fatto lo ha condannato a morire dietro le sbarre.

Anche sul letto di morte le autorità israeliane hanno continuato a mostrare agghiaccianti livelli di crudeltà contro Walid Daqqah e la sua famiglia, non solo negandogli adeguate cure mediche e cibo idoneo, ma anche impedendogli di dire addio a sua moglie Sanaa Salameh e alla loro bimba di quattro anni Milad. La morte di Walid significa che ha potuto vedere sua figlia Milad una sola volta di persona nell’ottobre 2022, dopo una estenuante battaglia legale.”

Sanaa Salameh, la moglie di Walid Daqqah che si è spesa senza sosta per il suo rilascio, non ha potuto abbracciare suo marito morente un’ultima volta. Le autorità israeliane ora devono restituire immediatamente il corpo di Walid Daqqah alla sua famiglia in modo che gli possa dare una pacifica e dignitosa sepoltura e devono permettere ai familiari di piangere la sua morte senza intimidazioni”, ha detto Erika Guevara-Rosas.

L’avvocata, che è stata l’ultima a visitare Walid Daqqah il 24 marzo nella clinica del carcere di Ramleh, ha detto ad Amnesty International di essere stata scioccata dalla sua gravissima perdita di peso e dalla sua evidente fragilità. Negare ai prigionieri l’accesso a un’adeguata assistenza medica viola gli standard internazionali sul trattamento dei detenuti e può configurarsi come tortura.

Antefatti

Il 25 marzo 1986 le forze israeliane arrestarono Walid Daqqah, allora 24enne, cittadino palestinese di Israele. Nel marzo 1987 un tribunale militare israeliano lo condannò all’ergastolo dopo averlo accusato di essere stato al comando di un gruppo affiliato al FPLP (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina) che aveva rapito e ucciso il soldato israeliano Moshe Tamam nel 1984. Daqqah non fu accusato di aver compiuto l’omicidio, ma di aver comandato il gruppo, accusa da lui sempre respinta, e la sua condanna si basò sulle disposizioni di emergenza risalenti al 1945, che richiedono per la condanna un grado probatorio molto inferiore rispetto al diritto penale israeliano.

Amnesty International ha condotto una campagna in favore di Walid Daqqah dallo scorso agosto, chiedendo alle autorità israeliane di rilasciarlo per motivi umanitari, citando un parere medico indipendente secondo cui Walid Daqqah aveva i giorni contati e il fatto che aveva già scontato la sua condanna a 37 anni nel marzo 2023, ma una precedente sentenza del tribunale lo aveva condannato a due ulteriori anni di carcere – per il suo coinvolgimento nel far pervenire dei telefoni cellulari ad altri prigionieri per aiutarli a contattare le famiglie – rinviando la data del suo rilascio a marzo 2025, un giorno che tragicamente non vedrà.

Durante la sua detenzione Walid Daqqah ha ampiamente scritto dell’esperienza palestinese nelle carceri israeliane. È stato mentore e educatore per generazioni di giovani prigionieri palestinesi, bambini compresi. I suoi scritti, che comprendono lettere, saggi, una celebre commedia e un racconto per giovani adulti, sono stati un atto di resistenza contro la disumanizzazione dei prigionieri palestinesi. “L’amore è la mia modesta ed unica vittoria contro il mio carceriere”, ha scritto una volta.

Gli scritti dal carcere di Walid Daqqah sono una testimonianza di uno spirito mai spezzato da decenni di incarcerazione e oppressione.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Israele deve porre fine all’occupazione della Palestina per smettere di alimentare l’apartheid e le violazioni sistematiche dei diritti umani

18 febbraio 2024 – Amnesty International

In occasione dell’inizio delle udienze pubbliche presso la Corte Internazionale di Giustizia (CIG) per l’esame delle conseguenze sul piano legale delloccupazione prolungata da parte di Israele Amnesty International ha dichiarato che Israele deve porre fine alla brutale occupazione di Gaza e della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, iniziata nel 1967.

Le udienze pubbliche sono in programma all’Aia dal 19 al 26 febbraio in seguito alla risoluzione con cui nel dicembre 2022 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha richiesto un parere consultivo alla CGI sulla legalità delle politiche e delle prassi di Israele nei Territori Palestinesi Occupati (TPO) e sulle conseguenze per gli altri Stati e per l’ONU della condotta di Israele. Parteciperanno ai lavori più di 50 Stati, l’Unione Africana, la Lega Araba e l’Organizzazione per la Cooperazione Islamica.

Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha affermato: Loccupazione israeliana della Palestina è la più lunga e una delle più letali occupazioni militari al mondo, caratterizzata da decenni di diffuse e sistematiche violazioni dei diritti umani contro i palestinesi. Loccupazione militare ha anche consentito e rafforzato il sistema israeliano di apartheid imposto a tutti i palestinesi e nel corso degli anni si è trasformata in unoccupazione perpetua in flagrante violazione del diritto internazionale”.

Lattuale conflitto che infuria nella Striscia di Gaza occupata, dove la CIG ha stabilito che esiste un rischio reale e imminente di genocidio, ha messo in luce le conseguenze catastrofiche del permettere che i crimini internazionali di Israele nei territori occupati continuino impunemente per così tanto tempo.” – continua Callamard –Il mondo deve riconoscere che porre fine alloccupazione illegale di Israele è un prerequisito per fermare le ricorrenti violazioni dei diritti umani in Israele e nei TPO”.

Occupazione ‘perpetua’

Secondo il diritto internazionale umanitario loccupazione di un territorio durante un conflitto è intesa come temporanea. La potenza occupante è tenuta ad amministrare il territorio nell’interesse della popolazione sotto occupazione e a preservare quanto più possibile la situazione che esisteva all’inizio dell’occupazione, anche rispettando le leggi esistenti e astenendosi dall’introdurre cambiamenti demografici e dall’alterare l’integrità territoriale.

Loccupazione israeliana non è stata in grado di allinearsi con questi principi fondamentali del diritto umanitario internazionale. La durata delloccupazione israeliana – più di mezzo secolo – insieme allannessione ufficiale autoritaria e illegale di Gerusalemme Est occupata e allannessione di fatto di ampie aree della Cisgiordania attraverso la confisca delle terre e lespansione delle colonie, forniscono una chiara prova che lintenzione di Israele è rendere loccupazione permanente e a beneficio della potenza occupante e dei suoi cittadini.

La Striscia di Gaza è rimasta occupata anche dopo il ritiro delle forze israeliane e lallontanamento dei coloni nel 2005, poiché Israele ha mantenuto il dominio effettivo sul territorio e sulla sua popolazione, anche attraverso il controllo dei suoi confini, delle acque territoriali, dello spazio aereo e dell’anagrafe. Per 16 anni loccupazione è stata vissuta a Gaza attraverso il blocco illegale da parte di Israele che ha gravemente limitato la circolazione di persone e merci e ha devastato leconomia della Striscia, e dopo ripetuti episodi di ostilità che hanno ucciso e ferito migliaia di civili e distrutto gran parte delle infrastrutture e abitazioni di Gaza.

Tutti gli Stati devono rivedere le loro relazioni con Israele per garantire che non stiano contribuendo a sostenere loccupazione o il sistema di apartheid”, afferma Callamard. Mentre i ministri degli Esteri europei si riuniscono oggi a Bruxelles la necessità di lanciare un appello chiaro e unito per la fine delloccupazione israeliana non è mai stata così urgente”.

La vita sotto l’occupazione

I palestinesi che vivono sotto loccupazione israeliana sono soggetti a una miriade di violazioni dei diritti umani, mantenute da un regime istituzionalizzato di dominazione e oppressione sistematiche. Le leggi discriminatorie e repressive, ufficialmente adottate come parte delloccupazione ma di fatto al servizio degli obiettivi del sistema israeliano di apartheid israeliano, hanno frammentato e segregato i palestinesi nei territori occupati, sfruttando illegalmente le loro risorse, limitando arbitrariamente i loro diritti e le loro libertà e controllando quasi ogni aspetto della loro vita.

Anche prima delle ultime ostilità i palestinesi di Gaza sono stati sottoposti a numerose offensive militari israeliane – almeno sei tra il 2008 e il 2023 – oltre a un persistente blocco terrestre, aereo e marittimo che ha contribuito a mantenere un controllo effettivo e loccupazione di Gaza da parte di Israele. Durante quelle offensive, Amnesty International ha documentato una schema ricorrente di attacchi illegali, che costituiscono crimini di guerra e persino crimini contro lumanità, mentre il perdurare del blocco costituisce una punizione collettiva, anchessa un crimine di guerra.

In Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est occupata, i palestinesi affrontano regolarmente un uso eccessivo della forza, uccisioni illegali, arresti arbitrari, detenzione amministrativa, sfollamenti forzati, demolizioni di case, confisca di terre e risorse naturali e negazione dei diritti e delle libertà fondamentali. Il sistema di chiusura a più livelli di Israele, rafforzato da una sorveglianza di massa, barriere fisiche e restrizioni giuridiche, tra cui muri e recinzioni illegali, centinaia di checkpoint e posti di blocco e un regime arbitrario, ha limitato la libertà di movimento dei palestinesi e perpetuato la loro privazione dei diritti civili.

Tra gli esempi più emblematici del totale disprezzo di Israele per il diritto internazionale si evidenzia la creazione e lincessante diffusione di colonie israeliane in tutti i TPO e lannessione illegale di Gerusalemme Est occupata subito dopo la guerra del 1967, sancita costituzionalmente nel 1980. Attualmente in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est occupata, ci sono almeno 300 insediamenti e avamposti coloniali israeliani illegali con una popolazione di oltre 700.000 coloni.

Per 56 anni i palestinesi nei TPO hanno vissuto intrappolati e oppressi sotto la brutale occupazione israeliana, soggetti a una discriminazione sistematica. Ogni aspetto della loro vita quotidiana è sconvolto e controllato dalle autorità israeliane, che pongono restrizioni ai loro diritti di spostarsi, guadagnarsi da vivere, perseguire aspirazioni educative e professionali e godere di una qualità di vita dignitosa, oltre a privarli dellaccesso alla loro terra e alle loro risorse naturali”, afferma Agnès Callamard.

Inoltre Israele ha continuato le sue feroci politiche di furto di terre espandendo incessantemente le colonie illegali in violazione del diritto internazionale con conseguenze devastanti per i diritti umani e la sicurezza dei palestinesi. Da decenni i violenti coloni israeliani attaccano i palestinesi nella pressoché totale impunità.

Un sistema di controllo draconiano

Il draconiano sistema di controllo di Israele sui TPO comprende una vasta rete di posti di blocco militari, muri e recinzioni, basi e pattuglie militari, nonché una serie di imposizioni militari repressive.

Il controllo da parte di Israele dei confini dei TPO, dei registri anagrafici, della fornitura di acqua, elettricità, servizi di telecomunicazione, dell’assistenza umanitaria e allo sviluppo, e l’imposizione della sua valuta hanno avuto effetti devastanti sullo sviluppo economico e sociale del popolo palestinese nei TPO.

Questo controllo ha raggiunto livelli di crudeltà senza precedenti nella Striscia di Gaza, dove Israele mantiene da 16 anni un blocco illegale ulteriormente rafforzato dal 9 ottobre 2023. Il blocco, insieme alle ricorrenti operazioni militari israeliane, hanno gettato la Striscia di Gaza in una delle più gravi crisi umanitarie e dei diritti umani dei tempi moderni.

In quanto potenza occupante Israele ha lobbligo di garantire la protezione e il benessere di tutti coloro che risiedono nel territorio che controlla. Invece, ha perpetrato impunemente gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani. Israele menziona come motivo delle sue politiche crudeli la necessità di mantenere la sicurezza. Ma la sicurezza non può mai giustificare lapartheid, le annessioni e gli insediamenti coloniali illegali, o i crimini di guerra contro la popolazione protetta. Lunico modo per garantire la sicurezza a israeliani e palestinesi è sostenere i diritti umani per tutti”, afferma Callamard.

Porre fine alloccupazione significherebbe ripristinare i diritti dei palestinesi revocando il brutale blocco su Gaza, smantellando le colonie israeliane in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e annullando la loro annessione illegale. Permetterebbe ai palestinesi di muoversi liberamente nelle aree in cui vivono e consentirebbe il ricongiungimento alle famiglie separate da condizioni diverse di riconoscimento giuridico – come la residenza a Gerusalemme e in Cisgiordania o nella Striscia di Gaza. Allevierebbe le sofferenze di massa e porrebbe fine alle violazioni su vasta scala dei diritti umani.

Contribuirebbe inoltre ad affrontare una delle cause profonde della violenza e dei crimini di guerra ricorrenti contro gli israeliani, contribuendo così a migliorare la tutela dei diritti umani e a garantire giustizia e riparazione per le vittime di tutte le parti.

Antefatti

Il 30 dicembre 2022 lAssemblea Generale dell’ONU ha adottato la risoluzione A/RES/77/247, con la quale ha richiesto alla Corte Internazionale di Giustizia un parere consultivo su questioni chiave riguardanti: le conseguenze legali derivanti dalla occupazione prolungata e dalla colonizzazione e annessione del territorio palestinese occupato dal 1967; la modalità in cui le politiche e le pratiche di Israele influenzano lo status giuridico delloccupazione; l’entità delle conseguenze legali scaturite da questo status per tutti gli Stati e per lONU.

Si prevede che la Corte emetta il suo parere consultivo entro la fine dell’anno.

Per sessantanni Amnesty International ha documentato come le forze israeliane abbiano commesso impunemente gravi violazioni dei diritti umani negli OPT. Nel 2022, lorganizzazione ha pubblicato il rapporto sullapartheid israeliano contro i palestinesi: “Un sistema crudele di dominazione e di crimini contro lumanità”. Questo rapporto evidenzia il ruolo radicato che lesercito israeliano e la sua occupazione hanno avuto nel perpetuare il sistema di apartheid. Molti dei risultati e delle raccomandazioni del rapporto sottolineano lurgente necessità di porre fine alloccupazione israeliana per rimuovere le circostanze che consentono i crimini contro lumanità e di guerra.

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(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)