Guerra Israele-Palestina: un secondo palestinese muore in due giorni in una prigione israeliana

Redazione di MEE

24 ottobre 2023 – Middle East Eye

L’autorità giudiziaria ha affermato che martedì un detenuto palestinese di 25 anni è morto nella prigione di Ofer. È il secondo prigioniero a morire in carcere da lunedì.

La Commissione per gli Affari dei Detenuti ed Ex-detenuti Palestinesi ha identificato il prigioniero in Arafat Hamdan originario della città di Beit Sira, nella parte settentrionale della Cisgiordania occupata. Hamdan è stato arrestato domenica.

Dal 7 ottobre, quando combattenti palestinesi hanno lanciato a sorpresa un attacco per terra, aria e mare s sud di Israele, uccidendo 1.400 israeliani, Israele ha effettuato una campagna di arresti di massa in tutta la Cisgiordania.

Le autorità israeliane in precedenza avevano affermato che il prigioniero non si era sentito bene ed era stato trasferito per esami nell’infermeria del carcere, “dove il dottore ha dichiarato la sua morte”.

La Commissione ha affermato che “l’occupazione ha cominciato una operazione di assassinio sistematico contro i prigionieri nel contesto di una campagna di aggressione totale contro il nostro popolo.”

Un giorno prima il prigioniero palestinese Omar Darghmeh, che Hamas ha dichiarato essere un suo membro, è morto in prigione in circostanze non chiare.

Israele ha affermato che Darghmeh è morto per motivi di salute, ma i palestinesi hanno restituito al mittente l’affermazione, dicendo che è morto per tortura.

Daraghmeh era stato incarcerato con suo figlio il 9 ottobre in Cisgiordania.

La morte dei detenuti è avvenuta perché dall’inizio della guerra Israele ha incrementato la sua repressione contro i prigionieri palestinesi.

Le autorità giudiziarie hanno implementato una serie di misure punitive che hanno visto i detenuti confinati nelle loro celle senza accesso ai cortili, ai dispositivi elettronici e alle visite della famiglia e dell’avvocato.

Le testimonianze del Club dei Prigionieri Palestinesi e di carcerati riferiscono che i detenuti sono anche soggetti giornalmente ad essere picchiati duramente, intimiditi, sottoposti a incursioni e a danneggiamenti o confische dei beni.

Le autorità giudiziarie hanno chiuso i negozi di cibo e ai prigionieri si è ridotto il cibo a due pasti al giorno con porzioni ridotte.

Il portavoce del Club dei Prigionieri, Amani Sarhana, ha affermato a Middle East Eye che i detenuti stanno attraversando uno dei “periodi più difficili e crudeli” dato che devono sopportare isolamento, oppressione e fame.

Sono state interrotte anche le cure mediche. Non stiamo più parlando di prigionieri soggetti a cure mediche insufficienti, ma piuttosto del taglio completo dell’assistenza sanitaria,” ha affermato Sarhana.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




È iniziata la guerra di Ben-Gvir a Gerusalemme

MARIAM BARGHOUTI e YUMNA PATEL

18 febbraio 2023 Mondoweiss   

Gli eventi degli ultimi giorni a Gerusalemme dimostrano che la guerra dichiarata da Ben Gvir a Gerusalemme Est [sezione palestinese della città, ndt.] è già iniziata, con le autorità israeliane che inaspriscono il controllo sui palestinesi in tutta la città.

La scorsa settimana tre israeliani sono stati uccisi quando un palestinese di Gerusalemme est ha diretto la sua auto contro una fermata dell’autobus nell’insediamento illegale di Ramot Alon.

L’irruzione in auto a Gerusalemme è stata l’ultima di una serie di attacchi di “lupi solitari” da parte di palestinesi nella città occupata, inclusa una sparatoria nell’insediamento di Neve Yaacov che ha ucciso sette israeliani il 27 gennaio, il giorno dopo che le forze israeliane avevano sparato e ucciso 9 palestinesi nel campo profughi di Jenin.

Dopo ogni incidente la risposta del governo israeliano è stata quasi identica: immediati appelli alla punizione collettiva della famiglia del palestinese autore dell’attacco, con arresti di massa e demolizioni punitive di case. Il governo ha anche chiesto l’espulsione delle famiglie dei palestinesi accusati di aver compiuto attacchi contro israeliani e l’allentamento delle norme sulle armi per rendere più facile portare armi agli israeliani.

In seguito all’irruzione di Ramot Alon, l’ultranazionalista israeliano e parlamentare di estrema destra Itamar Ben-Gvir ha chiesto alla polizia israeliana, sulla quale ha il controllo in qualità di Ministro della Sicurezza nazionale, di “riportare l’ordine a Gerusalemme est.”

La repressione proposta da Ben-Gvir a Gerusalemme Est include la richiesta di chiudere interi quartieri, erigere posti di blocco volanti, istituire blocchi e perquisizioni per tutti i palestinesi che entrano ed escono da determinati quartieri e accelerare la demolizione di case a Gerusalemme Est.

Sebbene si sia parlato di dissidi tra Ben-Gvir e il capo della polizia israeliana Kobi Shabtai su quando e come la polizia dovrebbe agire in base ai radicali ordini di Ben-Gvir, gli eventi degli ultimi giorni a Gerusalemme hanno segnalato che, indipendentemente dal fatto se ci sia o meno un accordo a livello governativo, la guerra dichiarata da Ben-Gvir a Gerusalemme est è già in corso.

È documentato che nei quartieri cittadini la polizia israeliana e le forze di polizia di frontiera molestano e attaccano i palestinesi senza essere provocati. Sono stati documentati diversi casi di minori fermati e perquisiti mentre andavano a scuola, passanti e negozianti palestinesi attaccati da agenti di polizia e, in un caso, un palestinese a cui le forze israeliane hanno sparato arbitrariamente e indiscriminatamente mentre guidava.

Nel frattempo le forze israeliane hanno intensificato la demolizione di case palestinesi a Gerusalemme est, con il pretesto che sono prive dei permessi di costruzione rilasciati da Israele.

Persecuzione e aggressioni ai civili

Negli ultimi giorni sono apparsi numerosi rapporti che documentano le punizioni e le vessazioni collettive sulla popolazione palestinese a Gerusalemme est.

Molti degli incidenti sono avvenuti dentro e intorno all’area di Shu’fat, dopo che nel campo profughi di Shu’fat le forze israeliane hanno sparato e ferito un adolescente palestinese che avrebbe tentato di accoltellare un soldato al posto di blocco fuori dal campo. Durante il presunto tentativo di accoltellamento un ufficiale della polizia di frontiera israeliana ha sparato e ucciso un collega.

Nei giorni e ore successive all’uccisione del soldato ad opera del collega, le forze israeliane hanno imposto la chiusura totale del posto di blocco, effettuato arresti e perquisizioni casuali dei residenti e hanno fatto irruzione nel campo profughi vessando e aggredendo i palestinesi nell’area.

In un video che è diventato virale sui social media, un ragazzo palestinese viene picchiato dalla polizia di frontiera israeliana a un posto di blocco fuori dal posto di blocco militare di Shu’fat dopo che gli agenti gli avevano ordinato di spogliarsi durante una perquisizione casuale.

In altri casi documentati sui social media si vedono le forze di polizia di frontiera israeliane aggredire una donna che passa nel campo profughi di Shu’fat, aggredire minori e impedire loro di attraversare un posto di blocco militare per recarsi a scuola, e fermare e perquisire bambini e i loro zaini nella Città Vecchia di Gerusalemme Est.

In un altro caso, un palestinese è stato ferito da proiettili veri quando agenti israeliani hanno crivellato la sua auto di proiettili affermando che aveva tentato di speronarli con il suo veicolo. I media palestinesi e i testimoni oculari hanno riferito che l’uomo stava semplicemente attraversando un’area in cui i soldati stavano conducendo un raid e che gli hanno sparato senza motivo.

L’anno scorso, prima di assumere l’incarico di ministro, Ben-Gvir aveva chiesto di allentare le regole di ingaggio contro coloro che “odiano Israele”.

Aumentano le demolizioni di case e le famiglie dei detenuti sono prese di mira

Venerdì 17 febbraio sei proprietari di case palestinesi sono stati informati dei piani del comune di Gerusalemme di distruggere le loro case nel quartiere di Issawiya a Gerusalemme Est, dove risiedeva Hussein Qaraqe, il palestinese che ha effettuato l’attacco con l’auto a Ramot Alon. 

Secondo Wafa News Agency, gli edifici non erano di nuova costruzione, alcuni hanno 25 anni. All’inizio della settimana un altro palestinese di Issawiya è stato costretto a demolire un ampliamento di due stanze della sua casa, e altre due case sono state demolite nel quartiere di Jabal al-Mukaber.

Al Jazeera ha riferito che dall’inizio dell’anno le forze israeliane hanno demolito almeno 47 strutture palestinesi a Gerusalemme Est e che al 7 febbraio almeno 60 palestinesi sono rimasti senza casa a causa delle demolizioni.

Secondo l’analisi di Mondoweiss sui dati OCHA delle demolizioni, tra il 2018 e il 2021 c’è stato un aumento del 156% delle espulsioni di palestinesi dalle loro case in Cisgiordania e a Gerusalemme. Nello stesso periodo, c’è stato un aumento del 99% delle espulsioni dei palestinesi dalle loro case nella sola Gerusalemme Est.

In aggiunta, giovedì a Gerusalemme le forze israeliane hanno saccheggiato le case di detenuti ed ex detenuti palestinesi, sequestrando alle famiglie denaro, oro e beni personali di valore.

Le forze israeliane hanno in passato preso di mira ex detenuti a Gerusalemme, dove le forze armate hanno fatto irruzione nelle case e preso con la forza tutto il denaro trovato. La casa della famiglia di Ahmad Manasra, processato come un adulto all’età di 13 anni, era una di quelle case.

Secondo Amjad Abu Asab, capo del Comitato per le famiglie dei prigionieri a Gerusalemme, prendere di mira i detenuti palestinesi e le loro famiglie serve a cacciare i palestinesi da Gerusalemme, come la demolizione delle case. “L’occupazione mira a compiacere i coloni e l’estrema destra razzista premendo per ulteriori politiche discriminatorie contro i detenuti”, ha detto Abu Asab in un’intervista ad Al-Qastal.

“Una nuova Nakba”

“Il governo israeliano fascista di destra sta lanciando un attacco senza precedenti contro il nostro popolo a Gerusalemme”, ha dichiarato giovedì 17 febbraio Qadura Faris, direttore dell’Associazione dei Prigionieri Palestinesi.

In un’escalation di campagne di perquisizioni e arresti, le forze israeliane continuano a detenere in massa palestinesi in Cisgiordania e a Gerusalemme. Il più alto tasso di arresti si concentra a Gerusalemme.

Secondo il dipartimento di monitoraggio dell’Associazione dei Prigionieri Palestinesi, a gennaio più di 255 palestinesi sono stati arrestati a Gerusalemme, facendo di Gerusalemme il luogo con il tasso più alto di arresti di palestinesi per mano delle autorità israeliane.

Nelle ultime settimane, le autorità israeliane hanno sequestrato il denaro fornito dall’Autorità Nazionale Palestinese alle famiglie dei detenuti politici palestinesi a Gerusalemme, che considerano pagamento da “entità ostili”.

L’ANP è incaricata della fornitura di stipendi e sostegno monetario ai detenuti palestinesi e alle loro famiglie in caso di detenzione da parte di Israele. Ciò è in gran parte dovuto alla considerazione che molti dei detenuti sono spesso il principale sostegno delle loro famiglie.

“Quello che sta accadendo nel prendere di mira le famiglie dei prigionieri e gli ex detenuti politici”, ha detto Faris, “è una nuova Nakba, che l’occupazione sta sviluppando con l’uso di nuovi mezzi tecnologici”.

Questo concentrarsi su Gerusalemme fa molto aumentare le preoccupazioni palestinesi che Gerusalemme venga espropriata alla comunità palestinese.

Dal 2021, i responsabili politici e il personale militare israeliani chiedono la revoca della residenza a Gerusalemme ai palestinesi come misura punitiva contro coloro che hanno partecipato alle proteste della Rivolta dell’Unità nel 2021 [contro lo sgombero di residenti palestinesi a Sheikh Jarrah, quartiere di Gerusalemme Est, ndt.].

Nel 2018 questo potere è stato affidato al Ministro degli Interni ad interim, che ha il potere di revocare la residenza permanente dei gerosolimitani, una politica che è stata applicata solo contro i palestinesi.

Proteste israeliane contro il governo mentre aumentano gli insediamenti

Il 13 febbraio decine di migliaia di ebrei israeliani si sono riuniti a Gerusalemme per protestare contro le nuove misure del Parlamento che cercano di indebolire la Corte Suprema israeliana, consolidando ulteriormente il potere delle forze armate israeliane.

Ciò è avvenuto il giorno dopo che il nuovo governo israeliano ha approvato e legalizzato nove avamposti in Cisgiordania. “È ora che il mondo punisca Israele per aver sfidato le risoluzioni delle Nazioni Unite e le politiche americane ed europee che chiedono di fermare gli insediamenti”, ha detto in una dichiarazione il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh.

L’anno scorso l’esercito israeliano ha dotato gli avamposti e le colonie israeliane in Cisgiordania di tecnologia e supporto.

Questa ribellione contro il diritto internazionale e la legittimità internazionale deve essere perseguita con gravi ripercussioni”, ha proseguito Shtayyeh, chiedendo il boicottaggio di Israele “in quanto Stato al di fuori della legalità”.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Israele uccide tre palestinesi mentre continuano i raid in Cisgiordania

Zena Al Tahhan

12 gennaio 2023 – Al Jazeera

Continuano gli attacchi israeliani mortali nella Cisgiordania occupata mentre i palestinesi sono nuovamente uccisi dall’esercito

Ramallah, Cisgiordania occupata – Giovedì l’esercito israeliano ha ucciso tre palestinesi mentre continuano gli attacchi mortali nella Cisgiordania occupata.

Secondo il ministero della salute palestinese durante un raid nella città di Qabatiya, nei pressi della città di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale Habib Kamil, 25 anni, e Abdulhadi Nazal, 18 anni, sono stati colpiti a morte da proiettili veri dall’esercito israeliano.

L’esercito israeliano ha comunicato che i soldati stavano arrestando e confiscando armi in varie località della Cisgiordania. I soldati hanno aperto il fuoco dopo essere stati colpiti e quando è scoppiata una “violenta rivolta”.

 Secondo fonti ufficiali palestinesi l’esercito israeliano aveva precedentemente ucciso un palestinese mentre stava sul tetto di casa sua durante un raid contro il campo profughi nella Gerusalemme Est occupata.

Sameer Aslan, 41 anni, è stato dichiarato morto all’alba di giovedì dal Ministero della Salute Palestinese secondo cui è stato colpito al petto nel campo profughi di Qalandiya.

Funzionari hanno detto ad Al Jazeera che Aslan, padre di otto figli, è stato colpito a morte da un cecchino israeliano mentre sul tetto di casa con altri familiari guardava il raid.

È stato ucciso circa 10 minuti dopo l’arresto da parte dell’esercito israeliano di Ramzi, il figlio diciassettenne, avvenuto nella loro casa.

Dopo l’arresto, “tutta la famiglia è salita sul tetto per vedere cosa stava succedendo quando ha sentito forti urla e che uno degli altri figli era stato ferito”, ha detto ad Al Jazeera Zakariya Fayyaleh, funzionario dell’Autorità Palestinese che gestisce il campo.

Sameer, sua moglie, tre delle figlie e vari figli erano sul tetto quando un cecchino israeliano ha aperto il fuoco contro la famiglia e colpito Sameer direttamente al petto,” ha continuato.

I figli l’hanno portato di sotto e cercato di trasportarlo in ospedale. Un grande numero di soldati li ha fermati e steso a terra Sameer. L’hanno lasciato lì a sanguinare per un po’ prima di permetterci di riprenderlo. È spirato subito dopo essere arrivato in ospedale,” continua Fayyaleh.

Video condivisi da abitanti e organi di stampa locali, verificati da Al Jazeera, mostrano Aslan per terra circondato da soldati israeliani.

Sameer era uno dei miei più cari amici, con lui avevo un rapporto fraterno,” ha detto Fayyaleh, aggiungendo che Aslan lavorava in una macelleria ad al-Ram.

Il funzionario ha aggiunto che il modo in cui l’esercito israeliano ha fatto irruzione nel campo profughi di Qalandiya è “senza precedenti”, e l’ha descritto come “un attacco forsennato e feroce”.

È la prima volta che hanno fatto irruzione in un campo in questo modo sia per l’entità delle forze che per il numero di case in cui hanno fatto irruzione. Hanno distrutto i beni delle persone, hanno persino aggredito delle donne,” ha continuato, aggiungendo che i cecchini si sono appostati sui tetti.

Secondo Fayyaleh e l’Associazione dei prigionieri palestinesi (PPS), durante il raid l’esercito israeliano ha arrestato nel campo almeno 18 persone.

L’assalto è iniziato circa alle 3 del mattino ora locale, con decine di mezzi blindati e forze speciali. Sono scoppiati scontri con giovani che hanno lanciato pietre.

In una dichiarazione l’esercito israeliano ha affermato che il raid nel campo fa parte della campagna “Rompere l’onda”. Ha precisato che durante l’irruzione “sospetti hanno lanciato dai tetti pietre e blocchi di cemento contro le forze, tanto da mettere in pericolo le vite dei soldati che hanno risposto disperdendo dimostrazioni e sparando”, aggiungendo che “è stato localizzato un ferito”, senza confermare la morte.

La zona di Qalandiya rientra nel governatorato di Gerusalemme, ma è stata separata dalla città dal Muro di Separazione israeliano, la cui costruzione è iniziata nel 2002.

Il campo profughi, costruito nel 1949, ora fa parte di Gerusalemme Est e dell’Area C, [in base agli accordi di Oslo, ndt.] sotto il totale controllo militare israeliano.

Aslan è il settimo palestinese ucciso dall’esercito israeliano dall’inizio del 2023, compresi tre minori. È anche il terzo palestinese ucciso in meno di 24 ore.

Mercoledì sera a Hebron, nel sud della Cisgiordania occupata, l’esercito israeliano ha ucciso il diciottenne Sanad Samamreh dopo un presunto attacco all’arma bianca.

Precedentemente nella stessa giornata, durante un attacco contro il campo profughi di Balata a Nablus, nel nord della Cisgiordania occupata, l’esercito ha ucciso il ventunenne Ahmad Abu Junaid.

Gli eventi sono il risultato di una continua campagna militare israeliana di intensificazione di raid e uccisioni durata circa un anno.

Giovedì mattina l’esercito israeliano ha fatto irruzione nella città di Nablus, compresa la Città Vecchia. Il ministero della salute ha riferito che almeno sette palestinesi sono stati feriti dal fuoco israeliano con proiettili veri.

Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2022 l’anno più letale per i palestinesi in Cisgiordania dal 2006.

L’anno scorso fra i morti ci sono stati oltre 30 minori e almeno 9000 palestinesi sono stati feriti.

Le forze israeliane hanno ucciso civili negli scontri avvenuti durante i raid, passanti non coinvolti e combattenti palestinesi in assassinii mirati e durante conflitti armati.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




Le forze israeliane mantengono la chiusura di Nablus per il settimo giorno consecutivo

Qassam Muaddi – Cisgiordania

17 ottobre 2022 – The New Arab

“È stata una settimana difficile, senza lavoro e con il rumore dei droni israeliani che sorvolano la città 24 ore su 24”, ha commentato Ghazal. “La cosa peggiore è che non è finita e non sappiamo quando finirà”.

Le forze israeliane continuano per il settimo giorno a imporre una chiusura militare alla città palestinese di Nablus nella Cisgiordania occupata.

Le forze israeliane hanno interdetto i movimenti dentro e fuori la città da martedì scorso in seguito all’uccisione di un soldato israeliano in una sparatoria vicino all’insediamento israeliano di Shavei Shomron, a nord di Nablus.

Il Lions’ Den [Fossa dei leoni], un gruppo di combattenti palestinesi di diverse fazioni, radicati a Nablus, ha rivendicato l’operazione.

A seguito dell’attacco le forze israeliane hanno bloccato diverse strade a nord-ovest di Nablus, isolando dieci villaggi dalla città, per poi imporre una ulteriore restrizione al movimento all’interno della città mettendo posti di blocco agli ingressi.

“Sebbene all’interno della stessa Nablus la vita sembri normale, ci sono molte meno persone nelle strade”, ha detto a The New Arab Ameen Abu Wardeh, giornalista palestinese che abita a Nablus.

“Le persone evitano di mettersi in condizione di lasciare Nablus perché potrebbero volerci ore solo per uscire dalla città, mentre le persone dei villaggi circostanti non possono accedere al centro”, ha aggiunto Abu Wardeh. “Il commercio è diminuito in modo significativo poiché il mercato nella città vecchia è quasi vuoto mentre nei giorni normali è pieno di persone e anche l’istruzione è stata colpita”.

L’Università Al-Najah di Nablus ha annunciato sulla sua pagina Facebook che da mercoledì scorso le lezioni si sarebbero tenute on-line.

“Le lezioni continueranno on-line per il resto della settimana e riprenderanno in presenza sabato prossimo”, si legge nell’annuncio dell’Università. “Si prenderanno accordi con gli studenti che non riusciranno ad accedere al campus, in collaborazione con i docenti”.

“Non ci sono quasi studenti all’Università, e dunque non abbiamo venduto quasi nulla nell’ultima settimana”, ha detto a The New Arab Nisreen Ghazal, proprietario di un’azienda di cibo da asporto fatto in casa situata di fronte all’Università di Al-Najah.

“Nei giorni normali, la nostra strada è piena di studenti, insegnanti e dipendenti che sono nostri clienti”, ha detto Ghazal. “Oggi non c’è nessuno ad eccezione di pochi residenti”.

“È stata una settimana difficile, senza lavoro e con il rumore dei droni israeliani che sorvolano la città 24 ore su 24”, ha osservato Ghazal. “La cosa peggiore è che non è finita e non sappiamo quando finirà”.

“Le persone che hanno assolutamente bisogno di lasciare Nablus possono farlo, ma devono percorrere lunghe strade alternative e aspettarsi un posto di blocco israeliano improvvisato lungo la strada”, ha detto a The New Arab Fidaa Abu Hamdiyah, residente a Ramallah, mentre lasciava Nablus.

“Ho lasciato la casa di un amico a Nablus alle 14:45 e sono arrivata a una delle strade alternative che attraversano un villaggio vicino circa 15 minuti dopo”, ha detto Abu Hamdiyah. “Ho aspettato il mio turno in una lunga fila di auto mentre i soldati israeliani perquisivano ogni veicolo in dettaglio e ne costringevano alcuni a tornare in città. Sono finalmente riuscita a uscire da Nablus intorno alle 15:40, quasi un’intera ora dopo aver deciso di partire”.

Nella tarda serata di domenica le forze israeliane hanno fatto irruzione a Nablus e arrestato un palestinese, tra crescenti preoccupazioni per un possibile raid più vasto sulla città.

Sempre domenica la Brigata Jenin, gruppo che raduna combattenti palestinesi nel campo profughi di Jenin, ha affermato in una dichiarazione che i suoi membri “non lasceranno soli i fratelli di Nablus, anche se dovessimo inviare combattenti a Nablus per combattere al loro fianco”.

Nello stesso tempo le forze israeliane continuano a imporre la chiusura del campo profughi di Shuafat a Gerusalemme e cercano un palestinese sospettato di essere coinvolto nella sparatoria che ha ucciso due soldati israeliani a un posto di blocco fuori dal campo la scorsa settimana.

Gli scontri tra forze israeliane e manifestanti palestinesi sono continuati per tutta la settimana nella Gerusalemme occupata e la polizia israeliana ha annunciato di aver arrestato 50 palestinesi.

La chiusura di Nablus avviene nel corso di una continua escalation in Cisgiordania in cui secondo il Ministero della Salute palestinese le forze israeliane hanno ucciso dall’inizio dell’anno più di 100 palestinesi.

(Traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Rapporto OCHA 30 agosto – 12 settembre 2022

La versione in italiano dei rapporti ONU OCHA OPT è stata curata negli ultimi 10 anni dall’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, ma purtroppo questo prezioso lavoro si è ora interrotto per la scomparsa di Ezio Romanelli che con costanza e competenza provvedeva alla loro pubblicazione. Nella speranza che altri raccolgano stabilmente questa importante eredità, AssoPacePalestina si offre di colmare intanto questa lacuna.**

Le forze israeliane hanno sparato e ucciso tre uomini palestinesi in tre operazioni di ricerca e arresto in Cisgiordania.

L’1 e il 7 settembre, le forze israeliane hanno fatto irruzione ad Al Bireh (Ramallah) e nel campo profughi di Al Far’a (Tubas) e hanno sparato munizioni vere e proiettili di metallo gommati contro i residenti che lanciavano pietre e bombe Molotov; un palestinese di 21 e uno di 26 anni sono stati uccisi nella sparatoria e altri tre sono stati arrestati. Il 5 settembre, le forze israeliane hanno assediato un edificio residenziale a Qabatiya (Jenin), e hanno chiesto ai residenti dell’edificio di consegnarsi. È stato segnalato uno scambio di fuoco con i palestinesi. Le forze israeliane hanno sparato munizioni vere e lacrimogeni contro i residenti che lanciavano pietre e bombe Molotov. Un palestinese di 19 anni è stato ucciso. Complessivamente, le forze israeliane hanno condotto 125 operazioni di ricerca e arresto e hanno arrestato 240 palestinesi, tra cui 13 minori, in tutta la Cisgiordania. Il governatorato di Gerusalemme ha registrato il maggior numero di operazioni (29) e il governatorato di Hebron ha registrato il maggior numero di arresti (48). Durante sette di queste operazioni, le forze israeliane hanno sparato munizioni vere contro i Palestinesi che lanciavano pietre e, in alcuni casi, avevano aperto il fuoco contro le forze israeliane, con il bilancio finale di 61 feriti palestinesi, di cui 13 da proiettili veri.

Due Palestinesi, tra cui un minore, sono stati colpiti e uccisi mentre, secondo quanto riferito, accoltellavano o tentavano di colpire con un martello le forze israeliane a Hebron e Ramallah. Il 2 settembre, un palestinese di 19 anni ha accoltellato e ferito un soldato israeliano nei pressi della Beit Einun Junction a Hebron ed è stato ucciso dalle forze israeliane. L’8 settembre, un ragazzo palestinese di 17 anni ha tentato di accoltellare e colpire un soldato israeliano con un martello vicino al checkpoint Beit El/DCO a Ramallah ed è stato poi colpito e ucciso dalle forze israeliane. Alla fine del periodo di riferimento di questo report, entrambi i corpi sono ancora trattenuti dalle forze israeliane. Dall’inizio dell’anno, otto palestinesi sono stati colpiti e uccisi dalle forze israeliane durante attacchi palestinesi o tentati/pretesi attacchi contro israeliani in Cisgiordania. Inoltre, il 4 settembre, i palestinesi hanno aperto il fuoco contro un autobus che trasportava soldati israeliani nella Valle del Giordano, ferendone sei oltre all’autista. Sono seguiti scambi di fuoco e l’auto dei sospetti ha preso fuoco. Due dei sospetti sono stati feriti e arrestati.

Due palestinesi sono stati uccisi e altri 16 sono stati feriti dalle forze israeliane durante una demolizione punitiva nella città di Jenin. Il 6 settembre, le forze israeliane hanno utilizzato degli esplosivi per demolire la casa della famiglia di un palestinese che aveva sparato e ucciso tre israeliani e ne aveva feriti nove in Israele nell’aprile 2022. Durante l’operazione, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e bombole di gas lacrimogeno e i palestinesi hanno sparato proiettili veri, lanciato pietre e bombe Molotov. Un palestinese di 19 anni, che avrebbe filmato l’incidente, è stato colpito e ucciso, e altri 16 sono stati feriti, tra cui un uomo di 25 anni che è stato ferito da munizioni vere ed è deceduto in seguito alle ferite l’11 settembre.

In totale, 315 palestinesi, tra cui almeno 37 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane in tutta la Cisgiordania. 121 dei feriti sono stati registrati nei pressi di Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya), durante le proteste contro gli insediamenti. Altri cinque palestinesi sono stati feriti in una manifestazione vicino al checkpoint di Al Jib (Gerusalemme), durante le proteste di solidarietà e le manifestazioni settimanali che si svolgono nel villaggio di An Nabi Samwil (maggiori dettagli di seguito). In cinque incidenti separati, ad At Tuwani (Hebron), Kisan (Betlemme), Sinjil (Ramallah) e Nablus, 112 persone sono state ferite dopo che i coloni israeliani, accompagnati dalle forze israeliane, hanno attaccato le comunità palestinesi. Secondo fonti palestinesi, le forze israeliane hanno sparato bombe sonore, lacrimogeni e proiettili di gomma contro i residenti che lanciavano pietre. Altre 16 persone sono rimaste ferite nello scambio di fuoco avvenuto a Jenin durante una demolizione punitiva (maggiori dettagli di seguito). Inoltre, 61 Palestinesi sono stati feriti durante le operazioni militari, tra cui 45 feriti riportati il 30 agosto, quando le forze israeliane hanno fatto irruzione nel villaggio di Rujeib (Nablus) e hanno assediato un edificio residenziale, e secondo quanto riferito hanno lanciato missili a spalla e hanno scambiato fuoco con i Palestinesi all’interno, che successivamente si sono consegnati; le forze israeliane hanno sparato gas lacrimogeni e munizioni vere contro i Palestinesi che lanciavano pietre. Secondo le autorità israeliane, gli arrestati sono sospettati di aver sparato contro un veicolo di sicurezza in un insediamento il 26 agosto (maggiori dettagli di seguito). Dei 350 palestinesi feriti, 25 erano stati colpiti da munizioni vere.

Le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto a demolire 44 strutture di proprietà palestinese a Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele. Di conseguenza, 29 persone, tra cui dieci minori, sono state sfollate, mettendo in pericolo i mezzi di sostentamento di circa 140 altre persone. Circa 35 delle strutture si trovavano nell’Area C, tra cui 19 strutture sequestrate senza preavviso, il che ha impedito ai proprietari di opporsi in anticipo. Questo rappresenta un aumento significativo di tali sequestri rispetto alla media bisettimanale dall’inizio dell’anno (quattro). Altre nove strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, tra cui cinque distrutte dai proprietari in seguito all’emissione di ordini di demolizione, per evitare di pagare multe se la struttura viene demolita dalle autorità israeliane.

Il 6 settembre, le autorità israeliane hanno demolito un appartamento residenziale non abitato in un edificio multipiano nella città di Jenin, nell’Area A, a scopo punitivo. L’abitazione apparteneva alla famiglia di un palestinese che ha sparato e ucciso tre israeliani in Israele nell’aprile 2022 e che è stato successivamente ucciso. Durante l’operazione, un uomo palestinese è stato colpito e ucciso e un altro è poi morto per le ferite riportate (vedi sopra). Altre due case hanno subito danni a causa dell’esplosione, colpendo due nuclei familiari palestinesi composti da 12 persone, tra cui otto minori. Dall’inizio del 2022, undici case sono state demolite a scopo punitivo, rispetto alle tre di tutto il 2021 e alle sette del 2020. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva, illegale secondo il diritto internazionale, in quanto prendono di mira le famiglie di un colpevole, o presunto tale, che non sono coinvolte nell’atto contestato.

Per due giorni consecutivi, le forze israeliane hanno condotto esercitazioni militari vicino alle 13 comunità di pastori palestinesi di Masafer Yatta, nel sud di Hebron. Quest’area è stata designata dalle autorità israeliane come ‘zona di tiro’ e dichiarata chiusa per l’addestramento militare israeliano. L’addestramento è continuato fino al 15 settembre, limitando l’accesso dei palestinesi ai servizi di base e mettendo a rischio la loro sicurezza. Inoltre, in diverse occasioni dall’inizio dell’anno scolastico, le autorità israeliane hanno interrotto l’accesso di insegnanti e studenti alle quattro scuole di Masafer Yatta, attraverso posti di blocco fissi e volanti. Tutte le scuole della zona sono a rischio di demolizione da parte delle autorità israeliane. Il 30 agosto, le forze israeliane hanno fermato uno scuolabus che trasportava gli alunni alla scuola di Al Fakhiet, costringendo almeno 30 minori a percorrere una lunga distanza a piedi per raggiungere la scuola. Il giorno seguente, nove insegnanti della scuola Jinba che erano arrivati nell’area da Yatta, sono stati fermati dalle forze israeliane ad un checkpoint volante e costretti a proseguire a piedi. Oltre 1.000 palestinesi, tra cui 560 minori, vivono a Masafer Yatta a rischio di trasferimento forzato.

Le forze israeliane hanno limitato il movimento dei palestinesi in varie località della Cisgiordania. Il 31 agosto, le forze israeliane hanno bloccato con cumuli di terra una strada agricola a Deir Istiya (Salfit), ostacolando l’accesso di circa 400 agricoltori palestinesi alle loro terre. In altri cinque incidenti, il 4, 7, 9 e 10 settembre, le forze israeliane hanno bloccato con cumuli di terra e chiuso i cancelli metallici di Khirbet Atuf (Tubas), Qarawat Bani Hassan (Salfit), An Nabi Salih e Deir Nidham (entrambi a Ramallah) e Azzun (Qalqiliya), ostacolando l’accesso di circa 18.000 palestinesi ai mezzi di sussistenza e ai servizi e costringendoli a lunghe deviazioni. Si ritiene che queste chiusure siano legate al lancio di pietre da parte dei palestinesi e all’attacco con armi da fuoco contro un autobus israeliano (vedi sopra). In diverse occasioni, le forze israeliane hanno inasprito le restrizioni di movimento e di accesso imposte ai residenti palestinesi della comunità dislocata di An Nabi Samwil, situata interamente nell’area C all’interno del lato di Gerusalemme della barriera, e dove i residenti vivono con la continua minaccia di demolizioni, violenza dei coloni e restrizioni di movimento e di accesso. I residenti dell’area hanno organizzato manifestazioni settimanali contro le nuove politiche di accesso, durante le quali sono stati arrestati tre palestinesi.

I coloni israeliani hanno ferito 21 palestinesi e persone conosciute come coloni israeliani o ritenute tali hanno danneggiato proprietà palestinesi in 27 casi. L’8, il 9 e il 12 settembre, i coloni israeliani hanno sparato, aggredito fisicamente e spruzzato spray di pepe contro gli agricoltori palestinesi che coltivavano le loro terre a Sinjil (Ramallah), At Tuwani (Hebron) e Khallet al Louza (Betlemme). In seguito a questo, 21 Palestinesi sono stati feriti, tra cui almeno due con munizioni vere. Complessivamente, 126 alberi di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati nei pressi degli insediamenti israeliani vicino a Haris (Salfit), Qaryut (Nablus) e Deir Ibzi’ e Sinjil (entrambi a Ramallah). In sette incidenti, nell’area H2 della città di Hebron, così come a Huwwara, Burin, Tell, Beita e Madama (tutti a Nablus), nove auto di proprietà palestinese sono state vandalizzate e il lancio di pietre ha danneggiato tre case palestinesi. Altri nove incidenti ad Al Mazra’a al Qibliya, Al Mughayyir e Deir Nidham (tutti a Ramallah), An Naqura, Beit Dajan, Einabus e Burqa (tutti a Nablus) hanno provocato danni alle colture, al bestiame, alle attrezzature agricole, ai serbatoi d’acqua e alle strutture legate ai mezzi di sussistenza. Il 31 agosto, coloni israeliani, a quanto pare provenienti da Yitzhar, hanno preso d’assalto la scuola di Urif (Nablus) mentre si svolgevano le lezioni e hanno lanciato pietre, costringendo l’amministrazione scolastica a sospendere le attività e ad evacuare gli studenti per metterli al sicuro; 250 studenti sono stati colpiti e sono stati riportati danni alla scuola. Secondo il consiglio del villaggio e i testimoni oculari, le Forze israeliane erano presenti nell’area durante l’attacco, ma non sono intervenute per fermare i coloni. Successivamente, le Forze israeliane hanno sparato lacrimogeni contro i Palestinesi che avevano lanciato pietre contro i coloni per protestare contro l’attacco.

Due coloni israeliani sono stati feriti dopo che i Palestinesi hanno aperto il fuoco contro il loro veicolo vicino al sito della Tomba di Giuseppe nella città di Nablus. In altri tre incidenti, persone conosciute come palestinesi o ritenute tali hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania. Di conseguenza, tre veicoli sono stati danneggiati, secondo le fonti israeliane.

Nella Striscia di Gaza, tre palestinesi, tra cui un minore di 9 e uno di 12 anni, sono stati feriti dalla detonazione di un ordigno inesploso, per aver manomesso una munizione trovata mentre raccoglievano rottami a est di Khan Yunis.

Sempre nella Striscia di Gaza, in almeno 42 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento vicino alla recinzione perimetrale di Israele o al largo della costa, presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso alle aree all’interno di Gaza. Secondo quanto riferito, la maggior parte degli incidenti ha costretto agricoltori o pescatori ad allontanarsi dalle loro aree di lavoro. Due minori palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane mentre tentavano di attraversare la recinzione a est di Rafah. In almeno sette occasioni, i bulldozer militari israeliani hanno spianato terreni all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale a est di Rafah.

Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 14 settembre, le forze israeliane hanno avuto uno scambio di fuoco con due palestinesi al checkpoint Jalama a Jenin. Un ufficiale israeliano e i due palestinesi sono stati uccisi. Il giorno successivo, le forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca e arresto a Kafr Dan (Jenin), dove hanno sparato e ucciso un bambino palestinese. Maggiori dettagli saranno forniti nel prossimo rapporto.

Questo rapporto contiene le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori suddivisioni sono disponibili su ochaopt.org/data.

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

**Chi volesse ricevere ogni due settimane via email una copia del Rapporto in italiano può richiederlo a: donatocioli@gmail.com




Il capo di stato maggiore delle IDF afferma che sono stati arrestati 1.500 palestinesi

Redazione di MEMO

6 settembre 2022 – Middle Est Monitor

Media locali hanno riferito che il capo di stato maggiore delle forze armate israeliane Aviv Kohavi ha dichiarato che circa 1500 ricercati palestinesi sono stati arrestati nella Cisgiordania occupata e centinaia di attacchi sono stati sventati finora come parte dell’operazione ‘Rompere l’onda’, che è stata iniziata alla fine di marzo.

Durante una riunione militare Kohavi ha aggiunto che l’incremento delle operazioni ha origine nella inefficacia dei meccanismi di sicurezza della Autorità Nazionale Palestinese (ANP) che causa la mancanza di controllo in certe aree della Cisgiordania.

Come sempre, anche di fronte a questo cambiamento della situazione, il nostro compito è proteggere i cittadini di Israele e la nostra missione è di contrastare il terrorismo. Raggiungeremo ogni città, quartiere, vicolo, casa o scantinato per quello scopo. La nostra attività continuerà e siamo preparati ad intensificarla secondo le necessità”, è stato citato dal Times of Israel.

La nostra attività continuerà e siamo preparati ad incremementarla in base alle necessità” ha aggiunto.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Cisgiordania: scontri e arresti nel territorio occupato

Redazione di MEMO

24 agosto 2022 – Middle East Monitor

La notte scorsa le forze di occupazione israeliane hanno lanciato una campagna di incursioni nella Cigiordania occupata. Dopo essersi scontrati con le forze di sicurezza, un certo numero di palestinesi è stato arrestato non appena gli scontri hanno avuto luogo in alcune aree. Spari sono stati uditi quando gli israeliani hanno assaltato la città di Jenin e il suo campo profughi.

Secondo l’esercito di occupazione israeliano, 14 palestinesi sono stati arrestati e sottoposti a interrogatorio sulla base del prestesto di aver partecipato alle attività di resistenza popolare. L’esercito ha anche dichiarato che sono state sequestrate delle armi.

È stato riportato che le forze di occupazione hanno assaltato all’alba varie città nei governatorati di Nablus, Hebron, Ramallah e Jenin. Dopo che le forze speciali israeliane sono entrate nel campo profughi di Jenin e hanno circondato una casa, rinforzi militari sono stati inviati nel corso di uno scontro a fuoco tra gli abitanti palestinesi e i soldati di occupazione. Sia le brigate dei martiri di Al-Aqsa che le brigate di Al-Quds a Jenin hanno affermato di essersi scontrati con le truppe israeliane nei vicoli e nelle strade del campo profughi.

Il Club dei prigionieri palestinesi [una ONG palestinese, ndt.] ha affermato che gli arrestati a Jenin sono Imad Abu Al-Heija, Issam Abu Khalifa, Majdi Huwail, Kazem Huwail e Suhaib Issa. A Ramallah gli israeliani hanno arrestato gli ex-detenuti Mustafa Nakhleh dopo aver fatto irruzione nella sua casa nel campo di Jalazun e Ahmad Hajjaj Al-Rimai di Beit Rima, che ha passato 17 anni nelle prigioni israeliane. Hanno inoltre arrestato l’ex-detenuto Asim Al-Kaabi di Al-Bireh che ha passato 18 anni in prigione. Per altri tre sono stati emessi ordini di comparizione presso il locale centro di intelligence.

Altrove, durante un’incursione nella sua casa a Silwad è stato arrestato Muhammad Ezzat, mentre a Nablus è stato arrestato anche l’ex prigioniero Montaser Al-Shannar, così come un altro ex prigioniero, Awni Al-Shakhshir. Nel contempo a Betlemme, nella sua casa nel campo profughi di Al-Izza, è stato arrestato l’ex-detenuto Muhammad Mustafa Al-Najjar.

Nel governatorato di Hebron, decine di abitanti, inclusi bambini, hanno sofferto per l’inalazione di gas lacrimogeni quando i candelotti di gas sono stati sparati dalle truppe israeliane nel campo profughi di Al-Aroub.

Ad Abu Dis, nella parte est di Gerusalemme occupata, secondo fonti mediche locali un giovane palestinese è stato colpito al capo con un proiettile di gomma. È stato ferito durante gli scontri che sono scoppiati nella città dopo il funerale della martire Mai Afana [uccisa più di un anno fa e che secondo l’esercito israeliano avrebbe cercato prima di investire e poi accoltellare soldati, N.d.T.].

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Palestinese ucciso dalle forze israeliane nella Cisgiordania occupata

Redazione Al Jazeera

6 luglio Al Jazeera

Rafeeq Riyad Ghannam è stato ucciso all’alba di mercoledì nella città di Jabaa a sud di Jenin, durante un’incursione dell’esercito israeliano.

Le forze israeliane hanno sparato uccidendolo ad un giovane palestinese nella Cisgiordania occupata, nel corso degli scontri seguiti ad un’incursione militare israeliana.

Il Ministero della Salute palestinese ha identificato l’uomo come Rafiq Riyad Ghannam e ha dichiarato che è stato ucciso dal fuoco israeliano nella città di Jabaa a sud di Jenin all’alba di mercoledì.

L’agenzia di notizie ufficiale palestinese Wafa ha riferito che Ghannam aveva 20 anni.

Ghannam è stato arrestato dalle forze israeliane dopo essere stato ferito ed è morto poco dopo sotto la loro custodia. Il suo corpo non è stato ancora consegnato alla sua famiglia dall’esercito israeliano.

La ‘Palestinian Prisoners Society’ ha dichiarato che l’uccisione “è avvenuta nell’ambito di una continua escalation di esecuzioni sul campo da parte delle forze di occupazione israeliane fin dall’inizio di quest’anno e del trattenimento dei loro corpi, oltre ad arresti e violenze su molti cittadini dopo che sono stati feriti.”

Gli scontri si erano accesi all’alba di mercoledì dopo che le forze israeliane hanno fatto irruzione a Jabaa.

L’esercito israeliano compie quasi ogni giorno incursioni ed operazioni di arresto nelle città palestinesi nella Cisgiordania illegalmente occupata, che spesso provocano il ferimento o l’uccisione di palestinesi.

Nella notte di mercoledì le forze israeliane hanno arrestato almeno 42 palestinesi, compresi 30 provenienti dalla città di Silwad vicino a Ramallah.

Nei mesi scorsi l’esercito ha intensificato le incursioni nella zona di Jenin.

Dalla fine di marzo almeno 50 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane in Israele e nei territori palestinesi, inclusa la giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh, uccisa l’11 maggio mentre svolgeva il suo lavoro di cronaca nel campo profughi di Jenin.

Nello stesso periodo 19 persone sono state uccise in Israele in attacchi da parte di singoli palestinesi.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Rapporto OCHA del periodo 19 aprile-9 maggio 2022

1). In Cisgiordania e Israele, durante quattro attacchi palestinesi, o attacchi tentati o presunti, sono rimasti uccisi quattro israeliani e un ragazzo palestinese (presunto aggressore); nelle stesse circostanze sono rimasti feriti anche cinque israeliani e un palestinese [seguono dettagli].

Il 29 aprile, nell’insediamento di Ariel, a nord di Salfit, due palestinesi di Qarawat Bani Hassan (Salfit) hanno sparato, uccidendo una guardia di sicurezza israeliana; sono stati successivamente arrestati quello stesso giorno. Il 5 maggio, nella città di Elad, in Israele, due palestinesi di Rummana (Jenin) hanno ucciso tre israeliani e ne hanno feriti altri quattro; sono stati arrestati tre giorni dopo. L’8 maggio, nell’insediamento israeliano di Tekoa (Betlemme), un ragazzo palestinese di 17 anni è stato ucciso con arma da fuoco da una guardia di sicurezza israeliana; secondo le autorità israeliane sarebbe stato visto scavalcare la recinzione perimetrale dell’insediamento, impugnando un coltello. Nella circostanza non è stato segnalato alcun ferito israeliano. Lo stesso giorno, alla Porta di Damasco (Gerusalemme Est), presso una torre di sorveglianza della polizia, un palestinese avrebbe accoltellato e ferito un agente di polizia israeliano e successivamente, secondo i media israeliani, sarebbe stato colpito e ferito con arma da fuoco.

2). A seguito dei due suddetti attacchi, le forze israeliane hanno fatto irruzione nei villaggi di Qarawat Bani Hassan (Salfit) e Rummana (Jenin), da dove provenivano gli autori, ed hanno bloccato tutti gli accessi alla città di Salfit e ai cinque villaggi vicini. Le irruzioni hanno innescato scontri con palestinesi; questi hanno lanciato pietre e bottiglie incendiarie contro le forze israeliane che, in risposta, hanno sparato proiettili veri; ciò ha provocato l’uccisione di un palestinese di 27 anni nel villaggio di Azzun (Qalqiliya). Altri tre palestinesi sono stati feriti con proiettili veri e altri dodici sono stati arrestati dalle forze israeliane. Per almeno un giorno, è stato seriamente compromesso l’accesso ai servizi e ai mezzi di sussistenza di tutti i quarantamila residenti dei villaggi colpiti. Durante le irruzioni, le forze israeliane hanno anche perquisito le case di famiglia degli autori dell’attacco di Elad ed hanno effettuato rilevamenti, secondo quanto riferito, nella prospettiva di una loro demolizione “punitiva”.

3). In Cisgiordania, in quattro distinti episodi, le forze israeliane hanno ucciso altri quattro palestinesi con proiettili veri [seguono dettagli]. Una delle vittime, un ventenne, è deceduto per le ferite riportate il 9 aprile, durante un’operazione di ricerca-arresto condotta ad Al Yamun (Jenin); era stato colpito con arma da fuoco dalle forze israeliane, nel contesto di lanci di pietre da parte palestinese. Un altro ventenne è stato ucciso il 27 aprile, nel Campo profughi di Jenin, durante un’operazione di ricerca-arresto; secondo fonti israeliane, la vittima sarebbe stata coinvolta in uno scontro a fuoco. Un’altra vittima, di 20 anni, è stata uccisa il 26 aprile, con arma da fuoco, nel Campo profughi di Aqabet Jaber (Gerico), sempre nel contesto di lanci di pietre, ad opera di palestinesi, contro un’unità israeliana sotto copertura; durante tale operazione altri tre palestinesi sono rimasti feriti e altri due sono stati arrestati. In un altro caso, verificatosi l’8 maggio, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese di 27 anni che tentava di entrare in Israele attraverso una breccia nella Barriera, nell’area di Tulkarm.

4). In Cisgiordania, complessivamente, sono stati feriti dalle forze israeliane 668 palestinesi, inclusi 24 minori [seguono dettagli]. La maggior parte dei feriti (375) sono stati registrati vicino a Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqiliya), in manifestazioni contro gli insediamenti; altri 78 ferimenti sono avvenuti durante altre manifestazioni a Nablus, Qalqilya e Betlemme tenute in segno di protesta contro l’incremento di uccisioni di palestinesi. In cinque episodi, a Qaryut (Nablus), città di Nablus, città di Salfit e Haris (Salfit), 100 palestinesi sono stati feriti dopo che coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, sono entrati in Comunità palestinesi; secondo fonti palestinesi, le forze israeliane hanno sparato in aria bombe assordanti e i residenti hanno successivamente lanciato pietre contro di loro. Altri 12 palestinesi sono rimasti feriti durante cinque operazioni di ricerca-arresto condotte a Gerusalemme, Gerico, Jenin e Betlemme. Altri quattro sono rimasti feriti durante una demolizione “punitiva” a Silat al Harithiya (Jenin), (vedi più avanti). I restanti 99 feriti sono stati segnalati nella Città Vecchia di Gerusalemme (vedi sotto). Di tutti i feriti palestinesi, 17 sono stati causati da proiettili veri, 117 da proiettili di gomma e la maggior parte dei rimanenti è stata curata per inalazione di gas lacrimogeni.

5). In sei occasioni, la polizia israeliana ha effettuato operazioni dentro e intorno ad Haram Al Sharif / Monte del Tempio nella Città Vecchia di Gerusalemme, innescando violenti scontri con i palestinesi. Un totale di 99 palestinesi, inclusi 15 minori, sono rimasti feriti; altri 107 sono stati arrestati, mentre le finestre, le porte e i tappeti della moschea di Al Qibly hanno subito ingenti danni. Queste operazioni hanno fatto seguito, per tre settimane consecutive, a incursioni quasi quotidiane da parte delle forze israeliane, con lo scopo di allontanare i fedeli palestinesi e garantire l’ingresso degli israeliani nel Complesso. Le forze israeliane hanno sparato granate assordanti, proiettili con la punta di gomma e lacrimogeni ed hanno malmenato i palestinesi con manganelli, compresi minori, donne e giornalisti. Il 4 maggio, gli israeliani hanno ripreso i loro ingressi quotidiani nel Complesso di Al Aqsa, dopo che le autorità israeliane ne avevano vietato l’ingresso per 12 giorni. Funzionari palestinesi hanno avvertito che l’ammissione di coloni israeliani nel Complesso potrebbe aggravare ulteriormente una situazione già tesa e modificare lo “status quo” ad Haram Al Sharif / Monte del Tempio. Secondo i funzionari israeliani, non c’è alcuna intenzione di modificare lo “status quo”.

6). Il 3 maggio, l’Alta Corte di Giustizia israeliana ha respinto la petizione presentata da 12 Comunità di pastori palestinesi di Massafer Yatta (Hebron) contro la decisione dell’esercito israeliano di utilizzare 3.000 ettari della loro terra [palestinese] come “zona di tiro” operativa. Dal 4 maggio, l’esercito israeliano è autorizzato a condurre addestramenti militari in quest’area. Circa 1.200 palestinesi, inclusi 560 minori, potrebbero essere sfollati con la forza o subire conseguenze di altro tipo.

7). In Area C della Cisgiordania e a Gerusalemme Est, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone ad autodemolire nove strutture di proprietà palestinese. Di conseguenza, una persona è stata sfollata e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 31 circa. Ciò in conseguenza di una diminuzione delle demolizioni e delle confische durante il Ramadan, coerentemente con quanto verificatosi nella maggior parte degli anni precedenti.

8). Il 7 maggio, a Silat al Harithiya (Jenin), le forze israeliane hanno demolito “punitivamente” parti di una struttura abitativa. La proprietà ospitava due familiari di un palestinese accusato di essere coinvolto nell’uccisione di un colono israeliano avvenuta il 16 dicembre 2021.

9). Coloni israeliani hanno ferito diciassette palestinesi, inclusi due minori, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 27 casi [seguono dettagli]. In sei distinti episodi accaduti a Surif, As Samu’s e Safa (tutti a Hebron), Sinjil (Ramallah), Beita (Nablus) e Kisan (Betlemme), coloni israeliani hanno aggredito e ferito tredici contadini palestinesi che stavano lavorando nelle proprie terre; due dei contadini feriti sono stati colpiti con armi da fuoco e tre aggrediti da cani. Altri dieci attacchi si sono verificati a Nablus, Ramallah, Hebron e Salfit, con irruzioni in strutture di sostentamento, furto di attrezzature agricole e serbatoi d’acqua e danni a un impianto idrico e condutture. In altri quattro casi, vicino a Ramallah, Hebron e Nablus, sono state lanciate pietre contro veicoli palestinesi, provocando il ferimento di quattro palestinesi, tra cui una bambina di quattro anni, e danni ad almeno sedici veicoli. In tredici episodi, accaduti Betlemme, Ramallah, Salfit, Hebron, Nablus e Qalqilya, coloni hanno sradicato circa 450 ulivi di proprietà palestinese.

10). Persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre, ferendo tredici coloni israeliani e danneggiando dieci veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania. Gli episodi sono avvenuti vicino a Nablus, Ramallah e Gerusalemme. In otto casi, veicoli e autobus israeliani sono stati danneggiati dal lancio di pietre o bottiglie incendiarie.

11). In Gaza, tra il 20 e il 23 aprile, gruppi armati palestinesi hanno lanciato razzi contro Israele. Successivamente, in un episodio, le forze israeliane hanno effettuato attacchi aerei, colpendo postazioni militari a Gaza. In Israele tre israeliani sono rimasti feriti mentre cercavano rifugio e sono stati segnalati alcuni danni. Un palestinese è stato ferito da razzi palestinesi caduti all’interno di Gaza. I raid aerei non hanno procurato alcun ferito, ma sono stati rilevati danni ai siti presi di mira e alle vicine proprietà civili, comprese quattro unità abitative. Il 24 aprile, a seguito di uno degli attacchi missilistici, le autorità israeliane hanno imposto un divieto di due giorni all’uscita da Gaza di 12.000 lavoratori o commercianti palestinesi titolari di permessi israeliani.

12). Il 4 maggio, a causa delle celebrazioni nazionali israeliane, le autorità israeliane hanno chiuso, per persone e merci, i valichi controllati da Israele; successivamente, adducendo problemi di sicurezza, le autorità israeliane hanno annunciato una proroga del divieto di uscita delle persone (con alcune eccezioni) fino a nuovo avviso. Al termine del presente rapporto, la chiusura del valico di Erez risulta essere la più lunga dall’escalation di maggio 2021 e impedisce l’uscita per motivi di lavoro, fino ad un massimo di 12.000 persone titolari di permessi israeliani. Il valico commerciale di Kerem Shalom è stato riaperto il 6 maggio, consentendo la normale circolazione delle merci in entrata e in uscita da Gaza.

13). Sempre nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 50 occasioni le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento [verso palestinesi], presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso [loro imposte]. In tre casi, tre palestinesi sono rimasti feriti dai colpi di arma da fuoco israeliani. Undici pescatori, tra cui tre minori, sono stati arrestati in mare e quattro barche da pesca sono state sequestrate.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

L’11 maggio, un’importante giornalista di Al Jazeera, Shireen Abu Aqla, mentre svolgeva un servizio giornalistico su un’operazione militare israeliana condotta nel Campo profughi di Jenin, è stata uccisa con arma da fuoco e un altro giornalista è rimasto ferito. Il Coordinatore Speciale e il Coordinatore Umanitario, facendo eco ai portavoce del Segretario generale ONU, hanno chiesto indagini tempestive e l’accertamento delle responsabilità relative alle circostanze della sua uccisione.

L’11 maggio, ad Al Bireh, Ramallah, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo di 16 anni.

Il 13 maggio, nel Campo profughi di Jenin, nel corso di una operazione militare, un soldato israeliano è stato ucciso e un numero, ancora non definito, di palestinesi, feriti.

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nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 22 marzo – 4 aprile 2022

1). Nel corso di due aggressioni da parte di palestinesi, sono stati uccisi tre israeliani e due stranieri; entrambi gli aggressori sono stati uccisi sul posto [dalle forze israeliane] [seguono dettagli].

Il 29 marzo, nella regione centrale di Israele, un palestinese di Ya’bad (Jenin) ha sparato uccidendo tre israeliani (di cui uno poliziotto) e due stranieri, e ferendo altri. L’aggressore, che secondo quanto riferito era entrato in Israele senza permesso, è stato colpito ed ucciso dal poliziotto sopraccitato (a sua volta poi deceduto per le ferite riportate). Il giorno seguente, vicino all’insediamento di Gush Etzion (Betlemme), un palestinese di 30 anni ha accoltellato e ferito un colono israeliano ed è stato successivamente ucciso da un altro colono. Alla chiusura del presente rapporto i corpi di entrambi gli assalitori sono ancora trattenuti dalle autorità israeliane.

2). In due episodi durante i quali, secondo quanto riferito, palestinesi avrebbero lanciato pietre o bottiglie incendiarie, o avrebbero sparato, le forze israeliane hanno sparato e ucciso altri tre palestinesi, incluso un minore [seguono dettagli]. Il 31 marzo, nel Campo profughi di Jenin, nel corso di un’operazione di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno sparato e ucciso due palestinesi disarmati, uno dei quali 16enne, e ne hanno feriti altri venti; secondo quanto riferito, si è trattato di uno scontro a fuoco con palestinesi. Il 1° aprile, nell’area H2 della città di Hebron, un palestinese di 28 anni è stato colpito ed ucciso con arma da fuoco; secondo i media israeliani, aveva lanciato una bottiglia incendiaria contro una struttura in cui erano in servizio soldati israeliani. Nei due episodi non è stato segnalato alcun ferito israeliano.

3). Il 2 aprile, allo svincolo di Arraba (Jenin), altri tre palestinesi sono stati uccisi da forze israeliane sotto copertura. In questo caso, quattro soldati israeliani sono rimasti feriti nello scontro a fuoco con palestinesi. Per diverse ore, le forze israeliane hanno impedito al personale sanitario palestinese di raggiungere il luogo. Secondo i media israeliani, i tre palestinesi intendevano effettuare un attacco contro israeliani poiché nel loro veicolo sono state trovate armi.

4). In Cisgiordania, complessivamente, sono stati feriti dalle forze israeliane 441 palestinesi, inclusi 84 minori; più del doppio rispetto al precedente periodo di riferimento [seguono dettagli]. La maggior parte dei feriti (289) sono stati registrati vicino a Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqiliya), in manifestazioni contro gli insediamenti [colonici]. Nei villaggi di Qaryut (Nablus) e Kafr ad Dik (Salfit) e nella città di Hebron, 39 persone sono rimaste ferite dalle forze israeliane in seguito all’ingresso di coloni israeliani in queste aree e al successivo lancio di pietre da parte palestinese contro le forze israeliane; queste ultime hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni contro i palestinesi. Nella città di Jenin, durante un’operazione di ricerca-arresto, palestinesi avrebbero lanciato pietre contro le forze israeliane e queste ultime hanno sparato lacrimogeni, alcuni dei quali sono caduti vicino a un complesso ospedaliero; cinque pazienti e personale sanitario hanno richiesto cure mediche per l’inalazione di gas lacrimogeni, mentre diversi reparti hanno dovuto essere evacuati. Altri 73 palestinesi sono rimasti feriti durante cinque operazioni di ricerca-arresto condotte a Gerusalemme, Jenin e Betlemme. In totale, le forze israeliane hanno effettuato 40 operazioni di ricerca-arresto, arrestando 78 palestinesi. Altri 40 feriti sono stati segnalati nella Città Vecchia di Gerusalemme e Tulkarm (vedi sotto). Di tutti i feriti palestinesi, sette sono stati colpiti da proiettili veri, 81 da proiettili di gomma e la maggior parte dei rimanenti è stata curata per aver inalato gas lacrimogeni.

5). Dal 2 aprile, inizio del Ramadan, le forze israeliane hanno intensificato la loro presenza dentro e intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme, inclusa la zona antistante la Porta di Damasco, dove i palestinesi si radunano dopo aver interrotto il digiuno. Alcuni palestinesi hanno lanciato pietre contro la polizia israeliana, ferendo un poliziotto; nello scontro 19 palestinesi, tra cui almeno un minore, sono rimasti feriti (inclusi nei 441 citati sopra) e almeno dieci sono stati arrestati.

6). Dopo l’attacco del 29 marzo in Israele [vedi sopra, 1° paragrafo], l’esercito israeliano ha schierato soldati nella Cisgiordania settentrionale, con lo scopo di bloccare l’accesso irregolare di palestinesi in Israele attraverso brecce della Barriera [israeliana che recinge la Cisgiordania]. In diverse occasioni, secondo quanto riferito, le forze israeliane hanno sparato gas lacrimogeni e granate assordanti contro i palestinesi lungo la recinzione, provocando diciassette feriti (inclusi nei 441 complessivi, vedi sopra).

7). In Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito o confiscato 21 strutture di proprietà palestinese [seguono dettagli]. Non risultano sfollamenti, ma sono comunque stati colpiti i mezzi di sussistenza di circa 115 persone, inclusi 44 minori. La maggior parte delle strutture colpite (13 su 21) sono state segnalate in un singolo caso, nella città di Tulkarm, mentre due delle strutture si trovavano nella Comunità di pastori di Ras at Tin (Ramallah), in un’area dichiarata da Israele “zona di tiro” destinata alle esercitazioni militari. Le restanti sei strutture si trovavano nei governatorati di Gerusalemme, Gerico, Hebron e Betlemme.

8). Il 30 marzo, la Corte Suprema israeliana ha prorogato di sette mesi una ingiunzione provvisoria che impedisce la demolizione di 34 abitazioni in Al Walaja (Betlemme) in cui vivono circa 300 persone minacciate di sfollamento. Nondimeno, 12 strutture, non incluse nell’ingiunzione, potrebbero essere demolite in qualsiasi momento.

9). Il 27 marzo, coloni israeliani hanno occupato il primo piano del Petra Hotel, nella Città Vecchia di Gerusalemme. Nonostante le cause giudiziarie pendenti dal 2004, la polizia israeliana ha facilitato il trasferimento. Contestualmente, nell’area circostante, ci sono stati scontri verbali e fisici tra palestinesi, coloni e forze israeliane e tre palestinesi sono stati arrestati.

10). Coloni israeliani hanno ferito cinque palestinesi, e persone conosciute come coloni o ritenuti tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 35 casi, con un aumento del 75% rispetto al periodo di riferimento precedente [seguono dettagli]. I ferimenti si sono verificati in quattro distinti episodi: vicino a Jinba (Hebron) coloni hanno aggredito fisicamente un palestinese che pascolava il bestiame, mentre vicino a Kafr ad Dik (Salfit) è stato aggredito un uomo che coltivava la propria terra; vicino a Huwwara e Deir Sharaf (entrambi a Nablus) coloni hanno lanciato pietre contro veicoli, danneggiandoli e ferendo tre palestinesi. In altri sei casi, circa 255 alberi e alberelli di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati vicino agli insediamenti colonici israeliani prossimi a Al Lubban ash Sharqiya (Nablus), Turmus’ayya (Ramallah), Ash Shuyukh (Hebron) e Kafr Qaddum (Qalqiliya). In undici episodi accaduti a Ramallah, Nablus, Gerusalemme, Qalqiliya, Salfit e nell’area di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est, coloni israeliani hanno forato i pneumatici di 83 auto di proprietà palestinese ed hanno attaccato nove case, danneggiando le finestre e scrivendo scritte ingiuriose sui muri. Altri nove casi sono stati registrati a Salfit, Hebron, Ramallah e Qalqiliya, dove sono state rubate attrezzature agricole e bestiame e sono stati danneggiati un pozzo e tre serbatoi d’acqua. In altri nove casi, vicino a Gerusalemme, Hebron e Nablus, coloni hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi, danneggiandone almeno dieci.

11). Persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno ferito sei coloni israeliani e danneggiato dieci veicoli [seguono dettagli]. Vicino a Nablus, Ramallah e Gerusalemme sei coloni israeliani sono rimasti feriti da lanci di pietre. In altri 13 casi veicoli israeliani sono stati danneggiati da lanci di pietre o bottiglie incendiarie.

12). Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 27 casi, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, presumibilmente per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso [loro imposte]. Nessuno è rimasto ferito, ma agricoltori e pescatori sono stati costretti ad allontanarsi dalle loro aree di lavoro.

Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 7 aprile, nella regione centrale di Israele, un palestinese della Cisgiordania, ha sparato uccidendo tre israeliani e ferendone altri. Successivamente, in Cisgiordania, in contesti diversi, le forze israeliane hanno ucciso cinque palestinesi e ferito altri.

(Dettagli nel prossimo Rapporto).

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it

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