Rapporto OCHA del periodo 25 ottobre – 7 novembre 2022

1- In Cisgiordania, durante il periodo in esame, 15 palestinesi e un colono israeliano sono stati uccisi e 201 palestinesi e 12 israeliani sono rimasti feriti, inclusi sette membri delle forze israeliane.

I palestinesi feriti includono 184 feriti dalle forze israeliane e 17 da coloni israeliani. In Cisgiordania, considerando la media mensile di uccisi, il 2022 è l’anno più mortifero per i palestinesi, da quando (nel 2005) le Nazioni Unite iniziarono a contare sistematicamente le vittime.

2- Nella Città Vecchia di Nablus e nel Campo profughi di Jenin, nel corso di due operazioni militari israeliane sotto copertura, sono stati uccisi dalle forze israeliane sei palestinesi; 28 sono rimasti feriti (seguono dettagli).

Il 25 ottobre, nella Città Vecchia di Nablus, le forze israeliane hanno accerchiato palestinesi affiliati al gruppo Lions’ Den, [La Fossa dei Leoni ndr] con i quali hanno avuto uno scambio a fuoco, durante il quale l’esercito israeliano ha utilizzato anche proiettili esplosivi da spalla. Di conseguenza, quattro palestinesi, tra cui due passanti, sono stati uccisi e altri 27 sono rimasti feriti da proiettili veri sparati dalle forze israeliane. Inoltre, secondo i rapporti disponibili, un palestinese è stato ucciso e altri due sono rimasti feriti dalle schegge di un ordigno esplosivo improvvisato (IED) esploso sul luogo degli scontri, all’interno di un’auto. Il 3 novembre, nel Campo profughi di Jenin, le forze israeliane sotto copertura, hanno ucciso un palestinese: dopo averlo inseguito, gli hanno sparato alla schiena. Successivamente, tra palestinesi e forze israeliane, si sono verificati lanci di pietre e uno scontro a fuoco, durante il quale un ragazzo di 14 anni è stato ucciso e un altro palestinese è rimasto ferito; entrambi colpiti con proiettili veri.

3- A Hebron, Qalqilya e Gerusalemme, nel corso di due aggressioni, portate con arma da fuoco e coltello, e un episodio di lancio di pietre contro coloni israeliani, un colono israeliano e un palestinese sono stati uccisi, e cinque coloni israeliani e un palestinese sono rimasti feriti, (seguono dettagli).

Il 25 ottobre, nel villaggio di Al Funduq (Qalqilya), un palestinese ha accoltellato un colono israeliano che, per le ferite riportate, è morto l’8 novembre (questa vittima verrà conteggiata nel prossimo periodo di riferimento). Dopo l’accoltellamento, le forze israeliane hanno condotto nell’area operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato un palestinese, presunto aggressore. Il 29 ottobre, nell’area di Wadi al Ghrouz della città di Hebron, vicino all’insediamento di Kiryat Arba, un palestinese ha sparato contro veicoli di coloni israeliani, uccidendo un colono israeliano e ferendone altri tre. Ne è seguito uno scontro a fuoco, durante il quale l’uomo è stato investito da un veicolo di una guardia dell’insediamento israeliano e poi è stato ucciso, con arma da fuoco, da un soldato israeliano. Durante lo stesso episodio, è stato ferito, con proiettili veri sparati dalle forze israeliane, anche un paramedico palestinese; faceva parte di una equipe medica inviata nella zona dopo l’accaduto. Successivamente, le forze israeliane hanno chiuso gli ingressi alla città di Hebron (vedi sotto). Il 31 ottobre, un colono israeliano è stato ferito dal lancio di pietre, da parte palestinese, contro un autobus israeliano che viaggiava sulla strada 437 vicino al villaggio di Hizma (Gerusalemme). Complessivamente, sulle strade della Cisgiordania, almeno tre veicoli di coloni israeliani sono stati danneggiati dal lancio di pietre da parte di persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, mentre nell’area di Silwan a Gerusalemme est, sei veicoli sono stati dati alle fiamme. Il 3 novembre, nell’insediamento colonico di Kiryat Arba, una colona israeliana di 13 anni ha riportato un trauma cranico a causa di un proiettile vagante; l’esercito israeliano ha dichiarato che le circostanze dell’episodio sono sotto inchiesta (non conteggiata nel totale).

4- A Gerico, Ramallah e Gerusalemme, nel contesto di tre attacchi palestinesi, o presunti attacchi, contro le forze israeliane sono stati uccisi tre autori/presunti autori palestinesi e sono stati feriti sette membri delle forze israeliane (seguono dettagli). Il 30 ottobre, in due diversi incroci prossimi a Gerico, un palestinese ha investito, e ferito, con il suo veicolo cinque soldati israeliani; è stato quindi colpito e ucciso dalle forze israeliane. Il 2 novembre, al checkpoint di Beit ‘Ur al Fauqa nel Governatorato di Ramallah, secondo quanto riferito, un palestinese ha investito e ferito con il suo veicolo un soldato israeliano. Poi è uscito dal veicolo e, secondo quanto riferito, ha brandito un’ascia prima di essere colpito e ucciso da un soldato israeliano. Il 3 novembre, alla porta di Bab al Majles nella Città Vecchia di Gerusalemme, un palestinese ha ferito un poliziotto israeliano con un coltello, prima di essere colpito e ucciso da agenti di polizia israeliani; secondo fonti dei media israeliani, nello stesso contesto, altri due poliziotti israeliani sono stati feriti da “fuoco amico”. I corpi dei tre palestinesi autori degli attacchi di cui sopra sono stati trattenuti dalle autorità israeliane. Dall’inizio del 2022, in Cisgiordania e Israele, durante attacchi palestinesi o tentati/presunti attacchi, sono stati uccisi dalle forze israeliane, con armi da fuoco, diciassette (17) palestinesi.

5- In Cisgiordania, in altre quattro circostanze, sono stati uccisi dalle forze israeliane cinque palestinesi (seguono dettagli). Il 25 ottobre, all’ingresso del villaggio di An Nabi Salih (Ramallah), un palestinese è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane: i soldati israeliani hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni contro palestinesi che, manifestando contro l’operazione militare israeliana nella Città Vecchia di Nablus, lanciavano pietre contro soldati israeliani di guardia alla torretta militare posizionata all’ingresso del villaggio. Il 28 ottobre, nella città di Huwwara (Nablus), le forze israeliane hanno sparato, uccidendo due palestinesi (successivamente identificati come membri della Protezione civile palestinese) e ferendone un terzo. Secondo fonti dei media israeliani, le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro veicoli sospettati di aver sparato a una postazione militare vicino al checkpoint di Huwwara; non sono state segnalate vittime tra i soldati israeliani e le circostanze precise dell’episodio rimangono poco chiare. Il 3 novembre, l’esercito israeliano ha fatto irruzione nel villaggio di Beit Duqqu (Gerusalemme), la città natale dell’uomo palestinese che aveva effettuato un attacco con auto al checkpoint di Beit ‘Ur al Fauqa (vedi dettagli sopra); l’irruzione ha innescato scontri tra palestinesi che lanciavano pietre e forze israeliane che, secondo quanto riferito, hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni: un palestinese è stato colpito e ucciso da proiettili veri sparati dall’esercito israeliano. Secondo fonti mediche, per almeno mezz’ora, le forze israeliane hanno impedito al personale medico di raggiungere il ferito e hanno permesso all’ambulanza di trasportarlo solo dopo averne confermato la morte. Il 5 novembre, l’esercito israeliano ha sparato, uccidendo un palestinese e ferendone un altro a seguito di un presunto lancio di pietre contro veicoli di coloni israeliani che viaggiavano sulla strada 60, vicino al villaggio di Sinjil (Ramallah). Non sono state segnalate vittime tra i coloni israeliani e, secondo fonti palestinesi, le circostanze complete dell’episodio rimangono poco chiare. Questo porta a 125 (di cui 28 minori) il numero totale di palestinesi uccisi dalle forze israeliane in Cisgiordania nel 2022.

6- In Cisgiordania, in totale, sono stati feriti dalle forze israeliane 184 palestinesi (16 minori), di cui 60 (33%) colpiti da proiettili veri. Oltre ai 28 palestinesi feriti durante due operazioni militari nella Città Vecchia di Nablus e nel campo profughi di Jenin (vedi sopra), 95 palestinesi sono rimasti feriti durante manifestazioni tenutesi in tutta la Cisgiordania, principalmente per protestare contro queste operazioni militari. Altri 13 palestinesi e un attivista israeliano sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan (Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya) durante manifestazioni contro le restrizioni di accesso e l’espansione degli insediamenti. Inoltre, nei governatorati di Nablus e Ramallah, le forze israeliane hanno ferito 19 palestinesi in concomitanza di attacchi di coloni israeliani. A Hebron un palestinese è stato ferito durante un attacco palestinese contro coloni (vedi sopra). Altri quindici palestinesi sono rimasti feriti in scontri: sei durante operazioni di ricerca-arresto e altri arresti, due durante un episodio di demolizione e uno quando le forze israeliane hanno sparato proiettili veri contro un palestinese che cercava di attraversare varchi nella Barriera a Hebron, nel tentativo di raggiungere il luogo di lavoro in Israele. Infine, due palestinesi sono rimasti feriti presso checkpoints in Cisgiordania, uno in un attacco/presunto attacco contro le forze israeliane e uno in risposta a presunti lanci di pietre contro forze israeliane

7- In Cisgiordania, complessivamente, le forze israeliane hanno condotto 144 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 268 palestinesi, tra cui 31 minori. Il governatorato di Gerusalemme ha registrato il maggior numero di operazioni (56 – 39%) e il maggior numero di arresti (54 – 20%). Tra gennaio e ottobre 2022, il numero medio mensile di palestinesi detenuti/arrestati dalle forze israeliane in Cisgiordania, pari a 572, è il più alto dal 2017.

8- In diverse località della Cisgiordania le forze israeliane hanno limitato gli spostamenti dei palestinesi. In seguito all’uccisione di un colono israeliano, avvenuta il 29 ottobre (vedi sopra), l’esercito israeliano ha chiuso per un giorno tutti i punti di accesso e uscita dalla città di Hebron; da allora sono state bloccate quattro strade con cumuli di terra e sono stati chiusi due cancelli stradali che di solito erano aperti. Nelle aree di Al Bowereh, Beit ‘Einun e Wadi al Ghrous nell’Area C della città di Hebron, ciò ha impedito il movimento di circa 3.000 persone, costringendo i residenti a utilizzare strade sterrate alternative e lunghe deviazioni per accedere a cliniche, scuole e mercati. Simili restrizioni di movimento si sono intensificate anche intorno alla città di Nablus in seguito al presunto attacco con armi da fuoco registrato al checkpoint di Huwwara il 28 ottobre.

9- A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto persone a demolire 54 strutture; sette delle strutture erano state fornite come aiuti umanitari finanziati da donatori. Di conseguenza, 35 persone, tra cui 16 minori, sono state sfollate e quasi 200 persone sono state colpite in altro modo. La maggior parte delle strutture prese di mira (41) si trovava in Area C, comprese undici strutture sequestrate senza preavviso, impedendo così ai proprietari di presentare opposizioni in tempo utile. Inoltre, 13 strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, tra cui sei case demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane.

10- La stagione della raccolta delle olive è stata interrotta da almeno 23 episodi di violenza che hanno provocato il ferimento di 18 palestinesi: 10 da parte di coloni israeliani e 8 da parte delle forze israeliane; inoltre sono stati danneggiati più di 350 ulivi e sono state rubate grandi quantità di raccolto (seguono dettagli). Il 25 ottobre, nell’Area C del villaggio di Turmus’ayya (Ramallah), durante un’attività di raccolta delle olive un gruppo di coloni israeliani ha lanciato pietre contro palestinesi e ha dato fuoco a due veicoli. Successivamente le forze israeliane sono intervenute e hanno ferito otto palestinesi, usando proiettili di gomma, lacrimogeni e aggressioni fisiche. In due casi, registrati nel governatorato di Hebron il 29 ottobre e il 3 novembre, coloni israeliani hanno aggredito fisicamente e lanciato pietre contro raccoglitori di olive palestinesi, tra cui un uomo e una donna anziani, ferendo sette palestinesi alla periferia del villaggio di Ash Shuyukh e nell’area H2 della città di Hebron. Il 5 novembre, a nord del villaggio di Kafr ad Dik nel governatorato di Salfit, tre palestinesi, tra cui un ragazzo di 13 anni, intenti a raccogliere le loro olive, sono stati aggrediti fisicamente e presi a sassate da un gruppo di circa 40 coloni israeliani; nella stessa circostanza, coloni israeliani hanno rubato circa 40 kg di raccolto e un macchinario per la raccolta. Gli episodi che hanno provocato danni alla proprietà hanno comportato, tra gli altri, il furto di strumenti e prodotti per la raccolta, lo sradicamento di alberi, danni alle attrezzature agricole e l’irrorazione di ulivi con sostanze chimiche. Inoltre, in 25 episodi di violenza dei coloni non collegati alla raccolta delle olive, coloni israeliani hanno ferito sette palestinesi e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi. Questi includono un caso registrato a Burin (Nablus) dove le forze israeliane sono intervenute e hanno ferito altri nove palestinesi. I danni alla proprietà segnalati riguardano tra l’altro più di 50 veicoli, 1.400 metri di tubi di irrigazione, serbatoi d’acqua, pannelli solari e case residenziali.

11- Nella Striscia di Gaza, il 1° novembre, tre minori palestinesi sono rimasti feriti dall’esplosione di un residuato bellico (UXO) trovato a nord-ovest di Rafah.

12- Il 3 novembre, gruppi armati palestinesi hanno lanciato quattro razzi da Gaza verso il sud di Israele (la prima volta dalle ostilità dell’agosto 2022): tre razzi sono caduti e il quarto è stato intercettato dal sistema israeliano Iron Dome. Successivamente, le forze israeliane hanno effettuato diversi attacchi aerei, colpendo posizioni che, secondo quanto riferito, appartenevano a gruppi armati di Gaza; sono stati segnalati danni strutturali, ma non feriti.

13- Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 35 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento; presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso nelle aree all’interno di Gaza: ciò ha provocato il ferimento di un pescatore, l’arresto di nove palestinesi, il danneggiamento di quattro pescherecci e il sequestro di altri tre. In un altro episodio, tre palestinesi di Gaza sono stati arrestati dalle forze israeliane al valico di Erez.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Traduzione a cura di  Associazione per la Pace , gruppo di Rivoli

Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Dichiarazione di Lucia Elmi, coordinatrice umanitaria facente funzione per i territori palestinesi occupati, sull’allarmante incremento della violenza e delle restrizioni agli spostamenti in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est.

Gerusalemme, 18 ottobre 2022 – OCHA Reliefweb

Per i palestinesi che risiedono nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme est, con almeno 105 palestinesi uccisi dalle forze israeliane, tra cui 26 minorenni, il 2022 è stato l’anno più letale dal 2006 come media mensile, con un aumento del 57% delle vittime palestinesi rispetto all’anno scorso. Nel 2022 dieci civili israeliani, tre stranieri e quattro soldati israeliani sono stati uccisi da palestinesi della Cisgiordania.

Solo dall’inizio di ottobre 15 palestinesi, tra cui sei minorenni, sono stati uccisi dalle forze israeliane durante operazioni di rastrellamento e arresto, conflitti a fuoco o durante scontri tra forze israeliane e palestinesi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, spesso in seguito ad attacchi o incursioni dei coloni nei villaggi palestinesi. In alcuni casi le persone uccise non sembravano rappresentare una concreta o imminente minaccia che giustificasse l’eliminazione fisica, sollevando preoccupazioni per l’uso eccessivo della forza.

Oltre a questa situazione allarmante, le Nazioni Unite sono preoccupate per le crescenti limitazioni agli spostamenti. All’inizio di questo mese, dopo che due soldati israeliani sono stati colpiti e uccisi a posti di controllo a Nablus e a Gerusalemme est, forze israeliane hanno imposto estese restrizioni agli spostamenti, limitando l’accesso di molte persone alle cure mediche, all’educazione e ai mezzi di sostentamento. Nel campo profughi di Shuafat queste restrizioni sono state in buona parte sospese, ma rimangono in vigore a Nablus. Anche Huwwara, uno dei pochi punti di accesso alla città di Nablus, ha visto un crescendo di gravità e frequenza nella violenza dei coloni.

Le autorità israeliane hanno la responsabilità legale di garantire la protezione di tutti i palestinesi,” ha affermato Lucia Elmi, coordinatrice per le questioni umanitarie ad interim. “Ciò include la garanzia che ogni misura intrapresa non colpisca in misura sproporzionata le persone.”

Un allentamento delle tensioni è fondamentale per evitare ulteriori vittime, proteggere i civili e garantire l’accesso a servizi umanitari essenziali.

(Traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Un medico tra i due palestinesi uccisi dalle forze israeliane a Jenin

Zena Al Tahhan

14 ottobre 2022 – Al Jazeera

Almeno 160 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane nella Cisgiordania occupata dall’inizio dell’anno.

Ramallah, Cisgiordania occupata – Durante un’incursione contro la città di Jenin, nel nord della Cisgiordania occupata, le forze israeliane hanno sparato e ucciso due palestinesi, tra cui un medico. Il Ministero della Sanità palestinese lo ha identificato come Abdullah al-Ahmad, di circa 40 anni, e ha affermato che è stato colpito alla testa da forze israeliane venerdì mattina davanti all’ospedale pubblico di Jenin.

Un portavoce del ministero della Sanità ha detto ad Al Jazeera che il secondo uomo ucciso venerdì mattina è il ventenne Mateen Dabaya. In un comunicato le Brigate di Jenin, un gruppo della resistenza armata palestinese formatosi lo scorso anno, lo ha indicato come un suo comandante locale.

Mohammad Awawdeh, il portavoce del ministero, ha detto che Dabaya è stato colpito da un proiettile alla testa. Le uccisioni sono avvenute poco dopo che venerdì alle 8 decine di veicoli blindati israeliani avevano fatto irruzione a Jenin e sono scoppiati scontri a fuoco e disordini con le forze israeliane.

Video condivisi da giornalisti del posto sembrano mostrare forze israeliane che sparano contro gli equipaggi delle ambulanze.

Secondo il ministero della Sanità venerdì mattina a Jenin almeno altri 5 palestinesi sono stati feriti da proiettili veri.

In precedenza, sempre venerdì, l’agenzia di notizie ufficiale [palestinese] Wafa ha informato che un adolescente palestinese è morto in seguito alle ferite riportate durante l’arresto da parte di forze israeliane lo scorso mese.

La Wafa e la Commissione per i Detenuti dell’Autorità Nazionale Palestinese lo hanno identificato come il diciassettenne Mohammad Maher Ghawadreh.

Ghawadreh, del campo profughi di Jenin, è morto mentre era in cura all’ospedale Tel Hashomer, in Israele. Era stato arrestato dopo che il 5 settembre avrebbe messo in atto un attacco a mano armata contro un autobus affollato di soldati israeliani nella Valle del Giordano, ferendone sette.

Incremento degli attacchi dei coloni

La settimana scorsa sono aumentate le tensioni sul terreno tra palestinesi da una parte e forze israeliane e coloni dall’altra.

Sabato una soldatessa israeliana è stata uccisa da un palestinese in un attacco a mano armata da un’auto in corsa presso il principale posto di controllo nel campo profughi di Shuafat, nella Gerusalemme est occupata.

Le forze israeliane hanno proceduto a imporre per quattro giorni un blocco al campo e nelle aree limitrofe, dove vivono 130.000 palestinesi, mentre cercavano un sospetto identificato tuttora in fuga.

Abitanti del campo e nelle zone limitrofe hanno chiesto ai palestinesi di mobilitarsi e di iniziare uno sciopero generale mercoledì per fare pressione e porre fine all’assedio che è stato lentamente tolto giovedì mattina.

Mercoledì e giovedì in decine di quartieri, cittadine e villaggi a Gerusalemme est e in tutta la Cisgiordania occupata sono scoppiati scontri con le forze israeliane e i coloni. Mercoledì un giovane palestinese, il diciottenne Osama Adawi, è stato colpito a morte dall’esercito israeliano durante incidenti nel campo profughi di Arroub, a nord della città di Hebron, nella Cisgiordania occupata.

Al grido di “morte agli arabi”, giovedì notte decine di coloni israeliani hanno attaccato gli abitanti e le loro proprietà nel critico quartiere palestinese di Sheikh Jarrah, nella Gerusalemme est occupata.

La Mezzaluna Rossa palestinese [corrispettivo musulmano della Croce Rossa, ndt.] ha informato che le sue équipe mediche hanno curato da aggressioni fisiche e lancio di pietre da parte dei coloni 20 feriti, tra cui cinque che sono stati trasferiti in ospedale per essere curati.

Secondo abitanti e media locali, a un palestinese è stato rotto un braccio e un altro, di 48 anni, soffre di un’emorragia interna dovuta a fratture del cranio e attualmente si trova in ospedale.

Mahmoud Ramadan, abitante di Sheikh Jarrah, afferma che il picco di violenza di giovedì è stato grave.

“Ci manca solo che inizino a fare irruzione nelle nostre case con la protezione della polizia. Hanno usato pietre, tubi e spray urticante,” dice Ramadan ad Al Jazeera.

“Ci hanno picchiati e hanno sfasciato le nostre macchine davanti agli occhi della polizia e alle telecamere di sorveglianza,” continua, aggiungendo che le forze israeliane hanno arrestato almeno 10 giovani del quartiere.

“Le pietre che hanno scagliato avrebbero potuto uccidere qualcuno. Sono arrivati con un atteggiamento mostruoso, come se fossero pronti a uccidere. Non abbiamo nessuna fiducia che la polizia israeliana ci protegga né nei tribunali israeliani,” aggiunge.

Giornalisti locali affermano che giovedì notte il parlamentare di destra della Knesset e uno dei politici [israeliani] più popolari, Itamar Ben-Gvir, ha fatto irruzione a Sheikh Jarrah insieme ai coloni. Secondo i giornalisti, Ben-Gvir ha estratto una pistola e detto ai coloni che “se (i palestinesi) lanciano pietre sparategli.”

Clima di terrore”

Martedì e mercoledì bande di coloni israeliani armati hanno aggredito abitanti, case e negozi anche nella cittadina palestinese di Huwarra, a sud di Nablus, nella Cisgiordania occupata.

Wajeeh Odeh, consigliere comunale del posto, afferma che sotto la protezione di forze israeliane coloni armati di fucili, pietre e tubi hanno sfasciato negozi, auto e aggredito fisicamente alcuni abitanti. L’attacco è stato documentato da video condivisi da giornalisti.

“Gli attacchi sono continuati per due giorni di fila, con l’appoggio dell’esercito israeliano,” dice Odeh ad Al Jazeera. “Alcuni abitanti sono stati picchiati fisicamente, mentre alcuni giovani sono stati feriti da pietre e spray urticante.”

Odeh ha affermato che sia i coloni che l’esercito israeliano hanno sparato proiettili veri sia contro gli abitanti che in aria, ma che non ci sono stati feriti da colpi di armi da fuoco.

“I coloni hanno sparato proiettili veri davanti ai soldati,” continua. “Ciò ha creato un clima di terrore tra la gente.”

Tra i 600.000 e i 750.000 coloni israeliani vivono in almeno 250 colonie illegali sparse in tutta la Cisgiordania e a Gerusalemme est occupate, in maggioranza costruite dal governo israeliano o legalizzate retroattivamente.

Israele ha effettuato incursioni quasi quotidiane in Cisgiordania, concentrate soprattutto nelle città di Jenin e Nablus, dove la resistenza armata palestinese sta diventando più organizzata.

Lo scorso mese sono aumentati sia gli attacchi con armi da fuoco che le uccisioni di soldati da parte di palestinesi.

Martedì un soldato israeliano è stato ucciso nei pressi della colonia illegale di Shavei Shomron, a nordovest di Nablus, durante un attacco armato da parte di un palestinese da un veicolo in corsa. In seguito all’attentato le forze israeliane hanno chiuso ogni strada che porta a Nablus, che si trova tra Jenin e Ramallah, e hanno rigidamente ridotto gli spostamenti per due giorni.

Il gruppo armato “La Fossa del Leone” di Nablus ha rivendicato la responsabilità dell’attacco.

Secondo il ministero della Sanità palestinese dall’inizio dell’anno sono stati uccisi da forze israeliane nella Cisgiordania e nella Striscia di Gaza illegalmente occupate almeno 160 palestinesi, di cui 51 durante l’attacco israeliano durato tre giorni contro Gaza in agosto.

Associazioni per i diritti umani locali e internazionali hanno condannato quello che hanno definito un uso eccessivo della forza da parte di Israele e la “politica di sparare per uccidere” contro i palestinesi, compresi sospetti assalitori in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, occupate da Israele nel 1967.

Secondo Human Rights Watch [nota ong per i diritti umani con sede a New York, ndt.], importanti politici israeliani hanno incoraggiato “soldati e poliziotti israeliani a uccidere palestinesi sospettati di aver aggredito israeliani anche quando non rappresentano più una minaccia.”

Nei suoi rapporti l’ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha evidenziato che le forze israeliane “spesso, in violazione degli standard internazionali, utilizzano armi da fuoco contro palestinesi in base al semplice sospetto o come misura precauzionale.”

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Decine di soldati sono entrati in un villaggio palestinese nel cuore della notte per un “Tour Selichot”

Amira Hass

21 settembre 2022 – Haaretz

I soldati hanno assistito ad una conferenza tenuta da un civile in un sito archeologico di a-Tuwani, dove i coloni affermano che un tempo sorgesse una sinagoga. Nelle ultime notti le IDF hanno fatto ripetute irruzioni nel villaggio, per cui all’arrivo dei soldati molti erano svegli.

Da 20 a 30 soldati del genio militare, accompagnati da una forza di polizia di frontiera, sono entrati nel cuore della notte nel villaggio di al-Tuwani, nelle colline meridionali di Hebron, per effettuare una visita presso uno scavo archeologico all’interno di un’area residenziale come parte di un “tour selichot[visita rituale accompagnata da preghiere, ndtr.].

I soldati sono giunti al villaggio intorno all’una della notte tra mercoledì e giovedì della scorsa settimana, sono rimasti per circa 90 minuti e hanno assistito alla conferenza di un archeologo civile, accompagnato da un uomo e una donna in abiti civili. I selichot sono preghiere ebraiche per il perdono recitate tradizionalmente durante il mese precedente al Rosh Hashanah [capodanno civile ebraico, ndt.].

Di recente l’esercito ha spesso fatto delle irruzioni notturne nel villaggio, per cui all’arrivo dei soldati molti abitanti erano svegli non volendo essere sorpresi dalle irruzioni dei soldati nelle loro case, come ha affermato un abitante. All’interno delle case che circondano gli scavi la tensione era particolarmente alta. Un poliziotto di frontiera ha impedito agli attivisti israeliani e americani, che si oppongono all’occupazione e soggiornano permanentemente ad al-Tuwani, di avvicinarsi al luogo della conferenza.

I partecipanti erano ufficiali di stato maggiore e sottufficiali del battaglione regolare del genio di stanza presso le colline a sud di Hebron che, come riportato lunedì su Haaretz, dovevano prendere parte al tour selichot di preghiera durante un’esercitazione di diversi giorni del battaglione. A tal fine hanno tenuto i loro soldati disarmati, schierati allo scoperto nella Cisgiordania meridionale, con la presenza di un solo giovane ufficiale armato. Mentre i soldati dormivano sono stati rubati loro effetti personali ed equipaggiamento protettivo.

In uno scavo condotto ad a-Tuwani circa 11 anni fa, durante il processo di approvazione urbanistica riguardante il villaggio, sono state scoperte le rovine di un edificio pubblico. Nonostante l’assenza di iscrizioni o del simbolo della menorah [lampada ad olio a sette bracci che veniva accesa all’interno delle sinagoghe, ndt.] un’ipotesi sostiene che si tratti di una sinagoga del I o II secolo d.C. Secondo l’archeologo Yonathan Mizrachi altri resti archeologici nel villaggio testimoniano la presenza di un insediamento del periodo bizantino e del primo periodo musulmano.

Lo scorso mese, durante Tisha BAv [giorno di lutto e digiuno nel calendario religioso, ndt.], decine di israeliani hanno pregato in mezzo alla zona di scavo, che si trova nel cuore della zona abitata dai palestinesi. L’esercito ha bloccato gli ingressi al villaggio dalle 3:30 del mattino e i soldati sono saliti sui tetti per proteggere i fedeli ebrei, giunti ​​circa due ore dopo. Per diversi anni i coloni hanno cercato di etichettare il luogo come sacro per gli ebrei e gli abitanti del villaggio temono che ciò faccia parte di un piano per sfrattarli e impossessarsi delle terre del villaggio.

Le forze di difesa israeliane hanno risposto che si è trattato di un tour pianificato condotto sotto la guida di un archeologo in un’antica sinagoga situata nell’area C [in base agli accordi di Oslo sotto totale ma temporaneo controllo israeliano, ndt.], all’interno del villaggio di a-Tuwani nell’area regionale di Yehuda. Il tour è stato condotto a scopo didattico e si è concluso senza attriti con gli abitanti del villaggio”.

Due giorni prima della lezione notturna l’abitante del villaggio Hafez al-Hureini, un uomo sulla cinquantina, è stato arrestato, dopo aver difeso se stesso e altri da cinque israeliani, alcuni dei quali mascherati, i quali, giunti nella sua terra dal vicino avamposto coloniale di Havat Maon, armati di bastoni e un fucile, li avevano attaccati e avevano sparato in aria. Uno degli assalitori ha riportato una grave ferita alla testa e nell’incidente al-Hureini ha subito la frattura di entrambe le braccia. L’ episodio è stato ripreso per intero in un video, ma da allora la detenzione di al-Hureini è stata prolungata più volte, mentre gli israeliani coinvolti nell’aggressione non sono stati finora né arrestati né convocati per essere interrogati.

La notte in cui al-Hureini è stato arrestato l’esercito ha fatto irruzione due volte nel villaggio. Durante la prima incursione sono stati anche effettuati intensi lanci di granate assordanti e gas lacrimogeni nelle case. Nel corso del secondo raid alla periferia del villaggio 10 uomini sono stati arrestati e interrogati per diverse ore.

Secondo il sito web della rivista +972 [rivista indipendente e senza scopo di lucro gestita da un gruppo di giornalisti palestinesi e israeliani, ndt.] un ufficiale del servizio di sicurezza Shin Bet [agenzia di intelligence per gli affari interni dello Stato di Israele, ndt.] ha minacciato di “colpire il villaggio con il pugno di ferro” e li ha avvertiti di non invitare nel villaggio attivisti di sinistra o il ricercatore di B’tselem [ONG israeliana che raccoglie e diffonde dati sulla violazione dei diritti umani nei territori occupati, ndt.], in quanto “sono fonte di guai”. (Lo Shin Bet non ha risposto alle richieste di commento sulla questione da parte di +972 Magazine).

Il villaggio di a-Tuwani sopporta da oltre 20 anni intimidazioni, attacchi violenti e tentativi di acquisizione delle terre dei suoi abitanti da parte di israeliani che abitano o visitano l’avamposto coloniale di Havat Maon. La persistenza di questi abusi è la ragione per cui, su ordine del Comitato della Knesset [parlamento israeliano, ndt.] per il benessere dei minori, negli ultimi 18 anni le IDF sono obbligate ad accompagnare i bambini dei villaggi di Tuba e Mughayer al Abeed alla scuola di a-Tuwani. La scorsa settimana, in seguito al fatto violento, le IDF hanno annullato la scorta militare e i bambini sono stati costretti a rimanere a casa e a saltare le lezioni per due giorni.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)