Coloni bloccano le strade nella Cisgiordania occupata

Redazione di MEMO

23 novembre 2022 – Middle East Monitor

Anadolu [agenzia di stampa turca, ndt.] ha riferito che oggi coloni israeliani hanno bloccato delle strade ai veicoli palestinesi nella zona settentrionale della Cisgiordania occupata. Testimoni oculari hanno affermato che, in seguito a due esplosioni a Gerusalemme ovest nelle quali un israeliano è stato ucciso e 14 sono stati feriti, i coloni hanno anche lanciato pietre contro le auto.

Le strade sono state blocccate a Hawara e Yitzhar, a sud di Nablus, e a Deir Sharaf, ad ovest della città. Sono stati incendiati pneumatici.

In una dichiarazione ufficiale la polizia israeliana ha affermato che “oggi, dopo l’esplosione avvenuta vicino ad un incrocio all’ingresso di Gerusalemme nei pressi di una stazione degli autobus ce n’è stata un’altra vicino alla stazione degli autobus all’incrocio di Ramot”. Undici feriti sono stati coinvolti nella prima esplosione, mentre gli altri tre hanno subito ferite “di minore gravità” nella seconda.

Sccondo la radio dell’esercito israeliano la polizia “ha deciso di elevare il livello di allerta a Gerusalemme, e in seguito si è discusso di alzare il livello di allerta in tutto lo Stato di Israele”. Ha inoltre segnalato che il ministro della Difesa Benny Gantz ha tenuto una seduta di valutazione della sicurezza con la partecipazione di alti ufficiali dell’esercito, della polizia e dei servizi di sicurezza israeliani.

Più tardi oggi stesso il primo ministro israeliano Yair Lapid terrà una seduta di valutazione della sicurezza.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




I coloni israeliani picchiano un’attivista di 70 anni minacciando di ucciderla

Yael Freidsonand  e Yaniv Kubovich

21 ottobre 2022, Haaretz

Hagar Gefen e un altro attivista stavano aiutando i palestinesi nella raccolta delle olive a sud di Betlemme quando sono stati attaccati dai coloni

Secondo le testimonianze dei volontari, mercoledì nella zona di Betlemme una donna israeliana di 70 anni e un altro attivista, che aiutavano i palestinesi a raccogliere le olive a Kisan, un villaggio a sud di Betlemme, sono stati attaccati da coloni ebrei armati di pietre e bastoni.

Hagar Gefen, 70 anni, ha affermato che, sebbene questa non sia la prima volta che è stata attaccata per aver aiutato i palestinesi nei raccolti, non immaginava di poter essere oggetto di tale violenza. Gefen è stata ferita abbastanza seriamente nell’attacco ed è stata ricoverata allospedale Shaare Zedek Medical Center di Gerusalemme con una mano e delle costole rotte, un polmone perforato e punti di sutura alla testa.

Gefen ha raccontato di essere arrivata alluliveto insieme ad altri attivisti ebrei e italiani per aiutare i palestinesi a raccogliere le olive a Kisan. “Mentre stavamo salendo, diversi ragazzi di Ma’ale Amos ci hanno inseguito. Luliveto è recintato, ma quando siamo arrivati il proprietario ha scoperto che le olive gli erano già state rubate”.

Ha aggiunto che gli attivisti hanno innaffiato gli ulivi e hanno cercato di recuperare le olive rimaste, quando hanno notato un folto gruppo di giovani con la maschera che correvano giù da una collina. “Abbiamo iniziato a scattare foto e ho detto a Michal (un altro attivista presente all’evento che è stato anche lui aggredito) ‘Fai delle foto e mandali [i ragazzi] via di qui.’ Michal ha scattato foto mentre correvano verso di noi e brandivano pietre. Ho girato dietro la collina, sono riusciti a raggiungermi e hanno lanciato grossi sassi contro di noi”.

Gefen ha detto che a questo punto i coloni l’hanno gettata a terra e hanno iniziato a picchiarla. “Mi hanno preso lo zaino e la macchina fotografica e hanno urlato che mi avrebbero ucciso e che non abbiamo il diritto di esistere in questo paese”.

Gefen non ha sporto denuncia dopo l’incidente, ma la polizia ha raccolto le testimonianze dell’attivista Michal e di altri volontari che erano sul posto. Finora la polizia non ha contattato Geffen per acquisire la sua testimonianza.

Nonostante l’attacco, Gefen ha chiarito che non intende smettere di fare volontariato in Cisgiordania. “Voglio continuare a proteggere i contadini e i pastori palestinesi”, ha detto. “Spero di tornare presto ad accompagnare i pastori nella Valle del Giordano”.

(Traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Rapporto OCHA 30 agosto – 12 settembre 2022

La versione in italiano dei rapporti ONU OCHA OPT è stata curata negli ultimi 10 anni dall’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, ma purtroppo questo prezioso lavoro si è ora interrotto per la scomparsa di Ezio Romanelli che con costanza e competenza provvedeva alla loro pubblicazione. Nella speranza che altri raccolgano stabilmente questa importante eredità, AssoPacePalestina si offre di colmare intanto questa lacuna.**

Le forze israeliane hanno sparato e ucciso tre uomini palestinesi in tre operazioni di ricerca e arresto in Cisgiordania.

L’1 e il 7 settembre, le forze israeliane hanno fatto irruzione ad Al Bireh (Ramallah) e nel campo profughi di Al Far’a (Tubas) e hanno sparato munizioni vere e proiettili di metallo gommati contro i residenti che lanciavano pietre e bombe Molotov; un palestinese di 21 e uno di 26 anni sono stati uccisi nella sparatoria e altri tre sono stati arrestati. Il 5 settembre, le forze israeliane hanno assediato un edificio residenziale a Qabatiya (Jenin), e hanno chiesto ai residenti dell’edificio di consegnarsi. È stato segnalato uno scambio di fuoco con i palestinesi. Le forze israeliane hanno sparato munizioni vere e lacrimogeni contro i residenti che lanciavano pietre e bombe Molotov. Un palestinese di 19 anni è stato ucciso. Complessivamente, le forze israeliane hanno condotto 125 operazioni di ricerca e arresto e hanno arrestato 240 palestinesi, tra cui 13 minori, in tutta la Cisgiordania. Il governatorato di Gerusalemme ha registrato il maggior numero di operazioni (29) e il governatorato di Hebron ha registrato il maggior numero di arresti (48). Durante sette di queste operazioni, le forze israeliane hanno sparato munizioni vere contro i Palestinesi che lanciavano pietre e, in alcuni casi, avevano aperto il fuoco contro le forze israeliane, con il bilancio finale di 61 feriti palestinesi, di cui 13 da proiettili veri.

Due Palestinesi, tra cui un minore, sono stati colpiti e uccisi mentre, secondo quanto riferito, accoltellavano o tentavano di colpire con un martello le forze israeliane a Hebron e Ramallah. Il 2 settembre, un palestinese di 19 anni ha accoltellato e ferito un soldato israeliano nei pressi della Beit Einun Junction a Hebron ed è stato ucciso dalle forze israeliane. L’8 settembre, un ragazzo palestinese di 17 anni ha tentato di accoltellare e colpire un soldato israeliano con un martello vicino al checkpoint Beit El/DCO a Ramallah ed è stato poi colpito e ucciso dalle forze israeliane. Alla fine del periodo di riferimento di questo report, entrambi i corpi sono ancora trattenuti dalle forze israeliane. Dall’inizio dell’anno, otto palestinesi sono stati colpiti e uccisi dalle forze israeliane durante attacchi palestinesi o tentati/pretesi attacchi contro israeliani in Cisgiordania. Inoltre, il 4 settembre, i palestinesi hanno aperto il fuoco contro un autobus che trasportava soldati israeliani nella Valle del Giordano, ferendone sei oltre all’autista. Sono seguiti scambi di fuoco e l’auto dei sospetti ha preso fuoco. Due dei sospetti sono stati feriti e arrestati.

Due palestinesi sono stati uccisi e altri 16 sono stati feriti dalle forze israeliane durante una demolizione punitiva nella città di Jenin. Il 6 settembre, le forze israeliane hanno utilizzato degli esplosivi per demolire la casa della famiglia di un palestinese che aveva sparato e ucciso tre israeliani e ne aveva feriti nove in Israele nell’aprile 2022. Durante l’operazione, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e bombole di gas lacrimogeno e i palestinesi hanno sparato proiettili veri, lanciato pietre e bombe Molotov. Un palestinese di 19 anni, che avrebbe filmato l’incidente, è stato colpito e ucciso, e altri 16 sono stati feriti, tra cui un uomo di 25 anni che è stato ferito da munizioni vere ed è deceduto in seguito alle ferite l’11 settembre.

In totale, 315 palestinesi, tra cui almeno 37 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane in tutta la Cisgiordania. 121 dei feriti sono stati registrati nei pressi di Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya), durante le proteste contro gli insediamenti. Altri cinque palestinesi sono stati feriti in una manifestazione vicino al checkpoint di Al Jib (Gerusalemme), durante le proteste di solidarietà e le manifestazioni settimanali che si svolgono nel villaggio di An Nabi Samwil (maggiori dettagli di seguito). In cinque incidenti separati, ad At Tuwani (Hebron), Kisan (Betlemme), Sinjil (Ramallah) e Nablus, 112 persone sono state ferite dopo che i coloni israeliani, accompagnati dalle forze israeliane, hanno attaccato le comunità palestinesi. Secondo fonti palestinesi, le forze israeliane hanno sparato bombe sonore, lacrimogeni e proiettili di gomma contro i residenti che lanciavano pietre. Altre 16 persone sono rimaste ferite nello scambio di fuoco avvenuto a Jenin durante una demolizione punitiva (maggiori dettagli di seguito). Inoltre, 61 Palestinesi sono stati feriti durante le operazioni militari, tra cui 45 feriti riportati il 30 agosto, quando le forze israeliane hanno fatto irruzione nel villaggio di Rujeib (Nablus) e hanno assediato un edificio residenziale, e secondo quanto riferito hanno lanciato missili a spalla e hanno scambiato fuoco con i Palestinesi all’interno, che successivamente si sono consegnati; le forze israeliane hanno sparato gas lacrimogeni e munizioni vere contro i Palestinesi che lanciavano pietre. Secondo le autorità israeliane, gli arrestati sono sospettati di aver sparato contro un veicolo di sicurezza in un insediamento il 26 agosto (maggiori dettagli di seguito). Dei 350 palestinesi feriti, 25 erano stati colpiti da munizioni vere.

Le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto a demolire 44 strutture di proprietà palestinese a Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele. Di conseguenza, 29 persone, tra cui dieci minori, sono state sfollate, mettendo in pericolo i mezzi di sostentamento di circa 140 altre persone. Circa 35 delle strutture si trovavano nell’Area C, tra cui 19 strutture sequestrate senza preavviso, il che ha impedito ai proprietari di opporsi in anticipo. Questo rappresenta un aumento significativo di tali sequestri rispetto alla media bisettimanale dall’inizio dell’anno (quattro). Altre nove strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, tra cui cinque distrutte dai proprietari in seguito all’emissione di ordini di demolizione, per evitare di pagare multe se la struttura viene demolita dalle autorità israeliane.

Il 6 settembre, le autorità israeliane hanno demolito un appartamento residenziale non abitato in un edificio multipiano nella città di Jenin, nell’Area A, a scopo punitivo. L’abitazione apparteneva alla famiglia di un palestinese che ha sparato e ucciso tre israeliani in Israele nell’aprile 2022 e che è stato successivamente ucciso. Durante l’operazione, un uomo palestinese è stato colpito e ucciso e un altro è poi morto per le ferite riportate (vedi sopra). Altre due case hanno subito danni a causa dell’esplosione, colpendo due nuclei familiari palestinesi composti da 12 persone, tra cui otto minori. Dall’inizio del 2022, undici case sono state demolite a scopo punitivo, rispetto alle tre di tutto il 2021 e alle sette del 2020. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva, illegale secondo il diritto internazionale, in quanto prendono di mira le famiglie di un colpevole, o presunto tale, che non sono coinvolte nell’atto contestato.

Per due giorni consecutivi, le forze israeliane hanno condotto esercitazioni militari vicino alle 13 comunità di pastori palestinesi di Masafer Yatta, nel sud di Hebron. Quest’area è stata designata dalle autorità israeliane come ‘zona di tiro’ e dichiarata chiusa per l’addestramento militare israeliano. L’addestramento è continuato fino al 15 settembre, limitando l’accesso dei palestinesi ai servizi di base e mettendo a rischio la loro sicurezza. Inoltre, in diverse occasioni dall’inizio dell’anno scolastico, le autorità israeliane hanno interrotto l’accesso di insegnanti e studenti alle quattro scuole di Masafer Yatta, attraverso posti di blocco fissi e volanti. Tutte le scuole della zona sono a rischio di demolizione da parte delle autorità israeliane. Il 30 agosto, le forze israeliane hanno fermato uno scuolabus che trasportava gli alunni alla scuola di Al Fakhiet, costringendo almeno 30 minori a percorrere una lunga distanza a piedi per raggiungere la scuola. Il giorno seguente, nove insegnanti della scuola Jinba che erano arrivati nell’area da Yatta, sono stati fermati dalle forze israeliane ad un checkpoint volante e costretti a proseguire a piedi. Oltre 1.000 palestinesi, tra cui 560 minori, vivono a Masafer Yatta a rischio di trasferimento forzato.

Le forze israeliane hanno limitato il movimento dei palestinesi in varie località della Cisgiordania. Il 31 agosto, le forze israeliane hanno bloccato con cumuli di terra una strada agricola a Deir Istiya (Salfit), ostacolando l’accesso di circa 400 agricoltori palestinesi alle loro terre. In altri cinque incidenti, il 4, 7, 9 e 10 settembre, le forze israeliane hanno bloccato con cumuli di terra e chiuso i cancelli metallici di Khirbet Atuf (Tubas), Qarawat Bani Hassan (Salfit), An Nabi Salih e Deir Nidham (entrambi a Ramallah) e Azzun (Qalqiliya), ostacolando l’accesso di circa 18.000 palestinesi ai mezzi di sussistenza e ai servizi e costringendoli a lunghe deviazioni. Si ritiene che queste chiusure siano legate al lancio di pietre da parte dei palestinesi e all’attacco con armi da fuoco contro un autobus israeliano (vedi sopra). In diverse occasioni, le forze israeliane hanno inasprito le restrizioni di movimento e di accesso imposte ai residenti palestinesi della comunità dislocata di An Nabi Samwil, situata interamente nell’area C all’interno del lato di Gerusalemme della barriera, e dove i residenti vivono con la continua minaccia di demolizioni, violenza dei coloni e restrizioni di movimento e di accesso. I residenti dell’area hanno organizzato manifestazioni settimanali contro le nuove politiche di accesso, durante le quali sono stati arrestati tre palestinesi.

I coloni israeliani hanno ferito 21 palestinesi e persone conosciute come coloni israeliani o ritenute tali hanno danneggiato proprietà palestinesi in 27 casi. L’8, il 9 e il 12 settembre, i coloni israeliani hanno sparato, aggredito fisicamente e spruzzato spray di pepe contro gli agricoltori palestinesi che coltivavano le loro terre a Sinjil (Ramallah), At Tuwani (Hebron) e Khallet al Louza (Betlemme). In seguito a questo, 21 Palestinesi sono stati feriti, tra cui almeno due con munizioni vere. Complessivamente, 126 alberi di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati nei pressi degli insediamenti israeliani vicino a Haris (Salfit), Qaryut (Nablus) e Deir Ibzi’ e Sinjil (entrambi a Ramallah). In sette incidenti, nell’area H2 della città di Hebron, così come a Huwwara, Burin, Tell, Beita e Madama (tutti a Nablus), nove auto di proprietà palestinese sono state vandalizzate e il lancio di pietre ha danneggiato tre case palestinesi. Altri nove incidenti ad Al Mazra’a al Qibliya, Al Mughayyir e Deir Nidham (tutti a Ramallah), An Naqura, Beit Dajan, Einabus e Burqa (tutti a Nablus) hanno provocato danni alle colture, al bestiame, alle attrezzature agricole, ai serbatoi d’acqua e alle strutture legate ai mezzi di sussistenza. Il 31 agosto, coloni israeliani, a quanto pare provenienti da Yitzhar, hanno preso d’assalto la scuola di Urif (Nablus) mentre si svolgevano le lezioni e hanno lanciato pietre, costringendo l’amministrazione scolastica a sospendere le attività e ad evacuare gli studenti per metterli al sicuro; 250 studenti sono stati colpiti e sono stati riportati danni alla scuola. Secondo il consiglio del villaggio e i testimoni oculari, le Forze israeliane erano presenti nell’area durante l’attacco, ma non sono intervenute per fermare i coloni. Successivamente, le Forze israeliane hanno sparato lacrimogeni contro i Palestinesi che avevano lanciato pietre contro i coloni per protestare contro l’attacco.

Due coloni israeliani sono stati feriti dopo che i Palestinesi hanno aperto il fuoco contro il loro veicolo vicino al sito della Tomba di Giuseppe nella città di Nablus. In altri tre incidenti, persone conosciute come palestinesi o ritenute tali hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania. Di conseguenza, tre veicoli sono stati danneggiati, secondo le fonti israeliane.

Nella Striscia di Gaza, tre palestinesi, tra cui un minore di 9 e uno di 12 anni, sono stati feriti dalla detonazione di un ordigno inesploso, per aver manomesso una munizione trovata mentre raccoglievano rottami a est di Khan Yunis.

Sempre nella Striscia di Gaza, in almeno 42 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento vicino alla recinzione perimetrale di Israele o al largo della costa, presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso alle aree all’interno di Gaza. Secondo quanto riferito, la maggior parte degli incidenti ha costretto agricoltori o pescatori ad allontanarsi dalle loro aree di lavoro. Due minori palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane mentre tentavano di attraversare la recinzione a est di Rafah. In almeno sette occasioni, i bulldozer militari israeliani hanno spianato terreni all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale a est di Rafah.

Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 14 settembre, le forze israeliane hanno avuto uno scambio di fuoco con due palestinesi al checkpoint Jalama a Jenin. Un ufficiale israeliano e i due palestinesi sono stati uccisi. Il giorno successivo, le forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca e arresto a Kafr Dan (Jenin), dove hanno sparato e ucciso un bambino palestinese. Maggiori dettagli saranno forniti nel prossimo rapporto.

Questo rapporto contiene le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori suddivisioni sono disponibili su ochaopt.org/data.

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

**Chi volesse ricevere ogni due settimane via email una copia del Rapporto in italiano può richiederlo a: donatocioli@gmail.com




Rapporto OCHA del periodo 21 dicembre 2021- 10 gennaio 2022

Secondo quanto riferito, in tre episodi separati, avvenuti in Cisgiordania, tre palestinesi hanno tentato di pugnalare o speronare con l’auto o aprire il fuoco contro forze israeliane o coloni; i tre sono stati colpiti ed uccisi dalle forze israeliane

[seguono dettagli]. Il 21 dicembre, secondo fonti ufficiali israeliane, un palestinese di 22 anni ha cercato di investire soldati israeliani in servizio al checkpoint di Mevo Dotan, ad ovest di Jenin. I soldati hanno aperto il fuoco contro l’auto, che si è schiantata contro un veicolo militare, provocando l’incendio di entrambi. Secondo fonti israeliane, il 31 dicembre, ad un incrocio vicino all’insediamento israeliano di Ariel (Salfit), un palestinese di 32 anni ha cercato di accoltellare soldati e coloni israeliani, prima di essere ucciso a colpi di arma da fuoco. Fonti palestinesi contestano l’accusa di tentato accoltellamento di israeliani. Il 22 dicembre, vicino al campo profughi di Al ‘Amari (Ramallah), un palestinese di 26 anni è stato ucciso dalle forze israeliane. Secondo il ministero della Salute palestinese, l’uomo è stato colpito alla schiena con arma da fuoco, all’interno della propria auto, durante scontri scoppiati all’ingresso del Campo. Media israeliani riferiscono che le forze israeliane hanno colpito l’uomo mentre inseguivano un veicolo palestinese dal quale, nei pressi dell’insediamento di Psagot (Ramallah), avevano sparato contro di loro. Nessun israeliano è rimasto ferito in questi episodi.

In Cisgiordania, durante operazioni di ricerca-arresto, un altro palestinese è stato ucciso e altri sei sono stati feriti dalle forze israeliane [seguono dettagli]. Il 6 gennaio, le forze israeliane hanno condotto una di tali operazioni nel Campo profughi di Balata (Nablus), dove hanno avuto uno scambio a fuoco con palestinesi armati: un palestinese di 21 anni è rimasto ucciso. Altri sei palestinesi sono stati feriti durante tre operazioni di ricerca-arresto condotte a Gerusalemme, Hebron e Ramallah. In totale, le forze israeliane hanno effettuato 88 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 109 palestinesi. Il maggior numero di operazioni è stato registrato nel governatorato di Hebron (32), seguito da Betlemme (28) e Gerusalemme (15).

Nei pressi dei villaggi di Sinjil e Beit Sira (Ramallah), una donna palestinese di 63 anni e un uomo di 25 sono morti dopo essere stati investiti da veicoli di coloni israeliani, rispettivamente il 24 dicembre e il 5 gennaio 2021. Secondo quanto riferito, entrambi i conducenti israeliani si sono consegnati alla polizia israeliana, che ha avviato accertamenti. Il 5 gennaio, a Umm al Kheir (Hebron), un anziano palestinese è stato gravemente ferito dopo essere stato investito da un camion della polizia israeliana che stava sequestrando veicoli non immatricolati; secondo fonti israeliane, nel momento in cui l’uomo è stato investito, venivano lanciate pietre contro il camion.

In Cisgiordania, complessivamente, 693 palestinesi, inclusi 177 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane [seguono dettagli]. La maggior parte dei ferimenti si sono avuti in cinque episodi accaduti a Burqa, Sabastiya e Deir Sharaf (Nablus), dove 490 persone, tra cui 124 minori, sono rimaste ferite dalle forze israeliane, in seguito a scontri, con lancio di pietre, tra residenti palestinesi e coloni israeliani; questi ultimi avevano fatto irruzione e attaccato le Comunità palestinesi (vedi sotto). Il 25 dicembre, 26 palestinesi hanno avuto bisogno di cure mediche per aver inalato gas lacrimogeni sparati dalle forze israeliane nel corso di scontri tra coloni e palestinesi durante una manifestazione organizzata da coloni israeliani; questi si erano radunati all’ingresso di Sabastiya (Nablus), e lanciavano pietre contro veicoli palestinesi. Altri 181 palestinesi sono rimasti feriti durante le proteste contro gli insediamenti vicino a Beita (126) e Beit Dajan (55) nel governatorato di Nablus, e uno a Dura (Hebron), durante le manifestazioni di solidarietà con i prigionieri palestinesi in sciopero della fame nelle carceri israeliane. A Hebron, durante una demolizione (vedi sotto), tre donne sono state aggredite fisicamente e ferite dalle forze israeliane. Il 29 dicembre 2021, a Tuqu’ (Betlemme), le forze israeliane hanno aggredito e ferito fisicamente un insegnante che cercava di impedire il loro ingresso in una scuola superiore; il 10 gennaio, nella Università di Birzeit (Ramallah), uno studente è stato colpito con arma da fuoco ed arrestato insieme ad altri tre studenti. Complessivamente, 28 palestinesi sono stati feriti da proiettili veri, 107 da proiettili di gomma e la maggior parte dei rimanenti ha necessitato di cure mediche per aver inalato gas lacrimogeni.

Nella Striscia di Gaza, il 29 dicembre, il membro di un gruppo armato palestinese ha sparato e ferito un israeliano che lavorava sul lato israeliano della recinzione perimetrale; conseguentemente le forze israeliane hanno sparato proiettili di carro armato contro Gaza, ferendo quattro contadini palestinesi, tra cui un minore. In un caso, gruppi armati palestinesi hanno lanciato razzi contro Israele e le forze israeliane hanno effettuato attacchi aerei prendendo di mira, a quanto riferito, postazioni di gruppi armati e campi aperti.

Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 66 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, apparentemente per far rispettare le restrizioni di accesso [imposte ai palestinesi]. Non sono stati segnalati feriti. Per due volte, bulldozer militari israeliani, entrati all’interno di Gaza, hanno spianato terreni prossimi alla recinzione perimetrale

In Cisgiordania, nel corso di due episodi, coloni israeliani hanno ferito tre palestinesi e, in 25 altri episodi, persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi [seguono dettagli]. A Susiya (Hebron), due contadini palestinesi, al lavoro sulle proprie terre, sono stati colpiti con pietre da coloni israeliani. Ad Azmut (Nablus), un palestinese è stato aggredito fisicamente, spruzzato con peperoncino, ferito e ammanettato per due ore da coloni israeliani, prima di essere liberato dalle forze israeliane e portato in ospedale. Più di 550 alberi sono stati vandalizzati in otto episodi accaduti nei governatorati di Hebron, Nablus e Salfit; inclusi due casi nel sud di Hebron, in aree designate dalle autorità israeliane come “zone di tiro”. A Qalqiliya, Nablus, Salfit e nell’area H2 della città di Hebron, almeno sei veicoli di proprietà palestinese sono stati danneggiati in quattro casi di lancio di pietre. A Qaryut e Bizzariya (entrambi a Nablus) ed a Hebron, in tre episodi, un impianto idrico, un negozio e un muro in pietra sono stati vandalizzati ad opera di coloni israeliani che avevano fatto irruzione nelle Comunità. Nella zona H2 di Hebron, coloni hanno lanciato pietre contro una casa palestinese, danneggiando finestre e mobili.

Nei governatorati di Gerusalemme, Nablus e Gerico, persone conosciute, o ritenute, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo undici coloni. In Cisgiordania, secondo fonti israeliane, il lancio di pietre ha danneggiato circa 50 auto israeliane.

Dopo la sparatoria in cui, il 16 dicembre 2021, venne ucciso un colono israeliano e altri due rimasero feriti [vedi Rapporto precedente], sono stati segnalati lunghi ritardi ai posti di blocco e le forze israeliane hanno imposto nuove chiusure agli ingressi di tre villaggi vicini al luogo della sparatoria (nel governatorato di Nablus), perturbando l’accesso ai servizi ed ai mezzi di sussistenza. Le forze israeliane hanno continuato a presidiare, ad intermittenza, un posto di blocco vicino all’insediamento israeliano di Shavei Shomron, controllando e perquisendo i veicoli palestinesi, causando così lunghi ritardi. Il 6 e 8 gennaio, le forze israeliane hanno collocato cumuli di terra per sbarrare sei strade che collegano i villaggi di Sabastiya ed Al Mas’udiya (Nablus) con la Strada 60.

Adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, sequestrato o costretto i proprietari a demolire 63 strutture di proprietà palestinese. Di conseguenza, 62 persone sono state sfollate, inclusi 35 minori, e i mezzi di sussistenza di altre 216 sono stati danneggiati [seguono dettagli]. In Area C sono state demolite 44 strutture; 19 di queste, inclusi sette rifugi abitativi, erano state fornite come assistenza umanitaria in risposta a precedenti demolizioni. Nella valle del Giordano settentrionale, nella Comunità di pastori di Ibziq (Tubas), situata all’interno di una “zona di tiro” e di una “riserva naturale” [così dichiarate da Israele], tre famiglie composte da 16 persone, tra cui cinque minori, sono state sfollate per due volte. Diciannove delle strutture demolite si trovavano a Gerusalemme Est, di cui quattro erano case demolite dai proprietari palestinesi per evitare tasse municipali e possibili danni ad altre strutture ed effetti personali.

Tra il 27 dicembre e il 2 gennaio, nell’area di Ibziq, nella Valle del Giordano, per consentire esercitazioni militari israeliane, almeno sei famiglie palestinesi sono state costrette a evacuare le loro case, per la maggior parte della giornata. La costrizione ha riguardato 38 persone, di cui 17 minori. Dopo questi episodi, l’Alta Corte di Giustizia di Israele avrebbe emesso una ingiunzione per fermare le demolizioni e le esercitazioni militari nell’area in cui vivono queste famiglie. Inoltre, il 22 dicembre, nella valle del Giordano settentrionale, le forze israeliane hanno condotto esercitazioni militari in un’area (designata [da Israele] come “zona di tiro”), circostante le Comunità pastorali di Al Farisiya, Ein al Hilwa e Hammamat al Maleh, interrompendo i mezzi di sussistenza e l’accesso ai servizi.

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nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Coloni aggrediscono alcuni villaggi palestinesi dopo un’uccisione in Cisgiordania

Redazione di Al Jazeera

17 dicembre 2021 – Al Jazeera

Il giorno dopo che palestinesi armati hanno ucciso un israeliano nella Cisgiordania occupata sono avvenuti attacchi da parte di coloni.

Fonti ufficiali palestinesi hanno affermato che coloni ebrei hanno fatto irruzione in alcuni villaggi della Cisgiordania occupata danneggiando case e automobili e picchiando almeno due persone.

Gli attacchi di venerdì sono avvenuti il giorno dopo che palestinesi armati hanno ucciso un israeliano in un’imboscata nei territori.

La morte del colono Yehuda Dimentman, ucciso quando giovedì uomini armati hanno aperto il fuoco contro la sua auto nei pressi di un avamposto illegale nella Cisgiordania occupata, minaccia di infiammare ulteriormente la violenza tra gli abitanti palestinesi e i coloni israeliani.

Giovedì gli altri due passeggeri dell’auto di Dimentman sono rimasti lievemente feriti.

Ghassan Daghlas, funzionario dell’Autorità Nazionale Palestinese che controlla le attività di colonizzazione, ha affermato che venerdì mattina gruppi di coloni sono entrati in alcuni villaggi nei pressi della città settentrionale di Nablus danneggiando macchine e case. Due palestinesi feriti sono stati portati in ospedale.

Secondo Daghlas, alcuni coloni si sono introdotti in una casa nel villaggio palestinese di Qaryout e hanno cercato di rapire un abitante, Wael Miqbel.

Foto diffuse sulle reti sociali mostrano Miqbel con lividi ed ematomi sul volto, mentre altri video e fotografie pubblicati in rete mostrano scontri tra coloni armati e abitanti palestinesi.

Parlando all’agenzia di notizie [turca] Anadolu, Jihad Salah, capo del villaggio di Burqa, nel nord-ovest della provincia di Nablus, ha affermato che i coloni hanno attaccato il villaggio con armi da fuoco.

Ha aggiunto che hanno dato fuoco a baracche del villaggio e lanciato pietre contro parecchie case palestinesi. L’agenzia di notizie palestinese Wafa ha informato che i coloni hanno attaccato la città di Sebastia, a nord di Nablus, e vandalizzato un certo numero di veicoli di proprietà di palestinesi e l’officina meccanica.

I dirigenti israeliani si sono impegnati a trovare gli aggressori responsabili della sparatoria di giovedì e l’esercito ha schierato truppe aggiuntive nella zona.

Secondo la Wafa almeno tre uomini di Burqa sono stati arrestati in incursioni notturne.

Venerdì l’esercito ha affermato che era in corso una caccia all’uomo per trovare i palestinesi armati, ma non ha dato ulteriori dettagli.

L’auto di Dimentman è stata colpita dopo che aveva lasciato un seminario ebraico nell’avamposto illegale di Homesh, una ex-colonia evacuata come parte del ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza nel 2005. Gli ultimi attacchi sono giunti nel contesto di un’impennata di violenze tra israeliani e palestinesi in tutta la Cisgiordania e a Gerusalemme est occupate.

All’inizio del mese un ebreo ultra-ortodosso è stato gravemente ferito dopo essere stato accoltellato da un aggressore palestinese fuori dalle mura della Città Vecchia a Gerusalemme.

Una settimana prima un membro di Hamas ha aperto il fuoco nella Città Vecchia, uccidendo un israeliano. Entrambi gli aggressori sono stati uccisi dalle forze israeliane.

Questa settimana durante un’incursione nella zona di Ras al-Ain a Nablus, nella Cisgiordania occupata, truppe israeliane hanno colpito a morte un altro palestinese.

All’inizio di questo mese soldati israeliani hanno ucciso un palestinese anche nel villaggio di Beita, nella Cisgiordania occupata, durante una protesta contro le colonie illegali. Forze israeliane hanno ucciso un minorenne palestinese dopo un presunto tentativo di investimento presso un posto di controllo militare nella parte settentrionale della Cisgiordania occupata.

Israele ha conquistato Gerusalemme est e la Cisgiordania durante la guerra del 1967 in Medio Oriente. I territori sono ora abitati da più di 700.000 coloni ebrei che vivono in 164 colonie e 116 avamposti, che i palestinesi rivendicano come parte del loro futuro Stato indipendente.

In base alle leggi internazionali, tutte le colonie ebraiche nei territori occupati sono considerate illegali. I palestinesi, insieme a quasi tutta la comunità internazionale, ritengono che le colonie siano un gravissimo ostacolo alla pace.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Rapporto OCHA del periodo 4 – 17 febbraio 2020

Il 6 febbraio, in tre distinti attacchi e presunti attacchi palestinesi, due palestinesi sono stati uccisi e 14 soldati israeliani sono rimasti feriti

[segue dettaglio]. Nella Città Vecchia di Gerusalemme, un palestinese 45enne, cittadino israeliano, dopo aver aperto il fuoco ed aver ferito un agente di polizia di frontiera, è stato ucciso dalle forze di polizia israeliane. A Gerusalemme Ovest, un palestinese ha investito con la sua auto un gruppo di soldati israeliani, ferendone 12; l’uomo è stato successivamente arrestato al bivio di Gush Etzion (Hebron). Nello stesso giorno, il 6 febbraio, nei pressi del villaggio di Deir Ibzi (Ramallah), palestinesi, secondo quanto riferito, hanno sparato contro soldati israeliani, ferendone uno; il 17 febbraio, l’esercito israeliano ha comunicato di aver trovato il corpo di un presunto attentatore: l’uomo sarebbe morto per le ferite riportate durante lo scontro a fuoco con i soldati israeliani. In un ulteriore episodio, accaduto il 17 febbraio nella città di Hebron, ad un checkpoint nell’area controllata da Israele, un palestinese ha tentato di pugnalare dei soldati israeliani ed è stato arrestato; non sono stati segnalati feriti.

Il 6 febbraio, in scontri scoppiati durante una demolizione “punitiva” nella città di Jenin, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo due palestinesi e ferendone altri nove. Una delle vittime è un 19enne e l’altra un poliziotto palestinese che, secondo quanto riferito, al momento degli scontri si trovava all’interno della stazione di polizia. Secondo fonti israeliane, durante gli scontri in questione, palestinesi hanno sparato e lanciato due ordigni esplosivi contro i soldati; non sono stati segnalati ferimenti di israeliani.

In Cisgiordania, durante molteplici scontri scoppiati in risposta al piano americano per il Medio Oriente, annunciato il 28 gennaio, sono stati uccisi dalle forze israeliane altri due palestinesi e oltre 100 sono rimasti feriti. Le due vittime sono un minore di 17 anni, ucciso nella città di Hebron il 5 febbraio, e un 19enne, ucciso il 7 febbraio vicino a un cancello della Barriera, nei pressi del villaggio di Qaffin (Tulkarm). Altri scontri, con gran numero di feriti, sono stati registrati vicino al checkpoint di Beit El / DCO (Ramallah), all’ingresso della città di Gerico, nel villaggio di Beita (Nablus), e nelle città di Al ‘Eizariya e Abu Dis (governatorato di Gerusalemme). Tra i feriti ci sono 21 minori. Oltre il 70% dei feriti sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno, il 24% è stato colpito da proiettili di gomma e il 2% da proiettili di arma da fuoco.

In altri scontri, registrati durante il periodo di riferimento, altri 138 palestinesi, tra cui sette minori, sono stati feriti dalle forze israeliane. Oltre il 60% di questi feriti (88) si sono avuti durante scontri scoppiati nel contesto di tre operazioni di ricerca-arresto condotte a Beit Jala (Betlemme) a seguito del presunto investimento volontario del 6 febbraio [vedi 1° paragrafo]. Il 24% [dei 138 feriti] sono stati registrati durante le proteste settimanali nel villaggio di Kafr Qaddum (Qalqiliya) ed i rimanenti in altri scontri; tra cui [quello avvenuto durante] il funerale del poliziotto ucciso nella città di Jenin [vedi 2° paragrafo]. Questi episodi portano a sei il numero di palestinesi uccisi da forze israeliane in Cisgiordania e Israele ed a 623 il numero di feriti dall’inizio del 2020.

Il 15 febbraio, nel quartiere di Al Isawiya a Gerusalemme Est, mentre stava tornando a casa da scuola, un ragazzo palestinese di 9 anni è stato colpito ad un occhio da un proiettile di gomma sparato da un poliziotto israeliano. Il ragazzo è rimasto ferito in modo grave ed ha perso l’uso dell’occhio. Al momento dell’accaduto non risulta fossero in corso scontri. Le autorità israeliane hanno annunciato l’apertura di un’indagine penale. Dalla metà del 2019, ad Al Isawiya sono in corso consistenti operazioni di polizia che, per almeno 18.000 residenti, sono causa di tensioni e disagi quotidiani.

In Cisgiordania le forze israeliane hanno effettuato 135 operazioni di ricerca-arresto, arrestando 132 palestinesi, tra cui otto minori. La maggior parte delle operazioni sono state effettuate nel Governatorato di Ramallah (34), seguito dai Governatorati di Hebron (30) e Gerusalemme (26).

È proseguito, da Gaza verso Israele, il lancio di proiettili, nonché di fasci di palloncini recanti esplosivo; sia i proiettili che i palloncini sono atterrati in aree aperte all’interno di Israele, o sono stati intercettati in aria. Nella città di Netivot, due israeliani sono rimasti feriti mentre correvano verso un rifugio. Questi episodi sono stati seguiti da attacchi aerei israeliani contro strutture militari di Gaza; non sono state segnalate vittime, ma nel Campo Profughi Beach è stata danneggiata una conduttura per lo scarico in mare dell’acqua piovana.

In almeno 53 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento verso palestinesi presenti in aree [di Gaza] adiacenti alla recinzione perimetrale israeliana ed al largo della costa di Gaza [cioé, in “Aree ad Accesso Riservato”, vietate ai palestinesi]; un pescatore palestinese è rimasto ferito e due barche sono state danneggiate dalle forze navali israeliane. In tre occasioni, le forze israeliane sono entrate nella Striscia di Gaza (a Beit Lahia, al Campo di Al Maghazi e Khan Younis) ed hanno effettuato operazioni di spianatura del terreno e di scavo vicino alla recinzione perimetrale.

In Area C e Gerusalemme Est, citando la mancanza di permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno demolito o costretto i palestinesi a demolire 24 strutture, sfollando 23 persone e causando ripercussioni su altre altre 88 [segue dettaglio]. Tredici delle strutture demolite, di cui tre precedentemente fornite come aiuto umanitario, erano situate in Area C. Tra i casi più rilevanti, due si sono verificati vicino alla città di Hebron (Al Hijra) ed a Deir Qaddis (Ramallah), dove sono state demolite tre strutture di sostentamento, due locali ad uso agricolo e due latrine. Sempre in Area C, nella città di Hebron, le autorità israeliane hanno demolito una abitazione ed una latrina fornite come assistenza umanitaria, sfollando una famiglia di sette persone. Le restanti undici strutture colpite si trovavano a Gerusalemme Est; cinque di queste sono state demolite dai proprietari, a seguito degli ordini di demolizione.

Il 6 febbraio, nella città di Jenin, per la seconda volta le autorità israeliane hanno demolito una casa per motivi “punitivi”, sfollando sette persone, tra cui due minori. La casa apparteneva alla famiglia di un palestinese, attualmente in carcere, che, nel gennaio 2018, partecipò ad un attacco in cui fu ucciso un colono israeliano. Dopo la prima demolizione, avvenuta il 23 aprile 2018, la casa era stata ricostruita.

Cinque attacchi, attribuiti a coloni israeliani, hanno provocato il ferimento di tre palestinesi e danni a proprietà palestinesi [segue dettaglio]. Il 16 febbraio, coloni israeliani armati hanno fatto irruzione nel villaggio di Ein ar Rashash (Ramallah), dove hanno aggredito e ferito tre residenti palestinesi ed hanno danneggiato la loro casa. Secondo fonti locali palestinesi, in due episodi separati, coloni israeliani hanno vandalizzato almeno 5 ettari di coltivazioni nel villaggio di Iskaka (Salfit), colpendo i mezzi di sussistenza di sette famiglie, mentre, nel villaggio di Beitillu (Ramallah), hanno vandalizzato 30 ulivi. Nei villaggi di Deir Dibwan e Beitin (entrambi a Ramallah), coloni israeliani hanno vandalizzato 15 veicoli di proprietà palestinese e due case.

Secondo fonti israeliane, a seguito di lanci di pietre e bottiglie incendiarie da parte di palestinesi contro auto percorrenti strade della Cisgiordania, tre israeliane (una ragazza e due donne) sono rimaste ferite e almeno 12 veicoli israeliani sono stati danneggiati.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Secondo quanto riferito, in risposta alla recente diminuzione del lancio di razzi e palloni incendiari da Gaza, il 18 febbraio le autorità israeliane hanno ampliato da 10 a 15 miglia nautiche la zona di pesca consentita [ai pescatori palestinesi] al largo della costa meridionale; hanno inoltre riattivato 500 permessi di uscita per le persone classificate come “uomini d’affari”.

Il 19 febbraio, il Comune di Gerusalemme ha annunciato che fermerà per sei mesi la demolizione di case nel quartiere di Al Isawiya, nella parte orientale di Gerusalemme. Dall’agosto 2019, ad Al Isawiya sono state demolite tredici strutture, di cui sette abitative, e per decine di altre sono in corso ordini di demolizione.

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nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali. Il neretto è di OCHAoPt.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 10 – 23 dicembre 2019

Durante le manifestazioni della “Grande Marcia del Ritorno” (GMR), tenute nei pressi della recinzione perimetrale che separa la Striscia di Gaza da Israele, 129 palestinesi, tra cui 44 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane.

Secondo il Ministero palestinese della Salute di Gaza, 60 persone sono state ricoverate in ospedale per ferite, mentre le rimanenti sono state curate sul campo. Fonti israeliane hanno riferito che, in diverse occasioni, i manifestanti si sono avvicinati alla recinzione ed hanno lanciato ordigni esplosivi, senza provocare feriti israeliani. Le proteste del 13 e del 20 dicembre hanno fatto registrare il più basso numero di ferimenti dal marzo 2018, data di inizio della GMR.

In alcune occasioni, fazioni armate di Gaza hanno lanciato missili contro Israele che, a sua volta, ha effettuato attacchi aerei su Gaza, prendendo di mira, a quanto riferito, strutture militari. Nessuno degli attacchi ha provocato vittime. A Gaza, circa 10 edifici residenziali, prossimi agli obiettivi citati sopra, hanno subito lievi danni.

Il 19 dicembre, secondo quanto riferito in risposta al lancio di un razzo, Israele ha ridotto da 15 a 10 miglia nautiche (NM) la zona di pesca consentita [ai palestinesi] al largo della costa meridionale di Gaza; il limite di 15 miglia è stato poi ripristinato il 23 dicembre. Sulla costa settentrionale rimangono immutate le restrizioni di pesca imposte da Israele; qui la distanza massima consentita dalla costa è di sei miglia nautiche. Durante il periodo in esame, al largo della costa di Gaza le forze israeliane hanno aperto il fuoco verso pescatori palestinesi in almeno sette occasioni; non risultano feriti, ma una barca è stata affondata.

L’esercito israeliano ha riferito che a Gaza, il 17 dicembre, ad est di Khan Younis, un palestinese 18enne armato è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane mentre si stava avvicinando alla recinzione. Il giovane non è stato riconosciuto da alcuna fazione armata e il suo corpo è stato trattenuto dalle autorità israeliane. In un altro caso, le forze israeliane hanno sparato e ferito, e successivamente arrestato, un palestinese che era entrato in Israele attraverso la recinzione; secondo quanto riferito era in possesso di un coltello.

In almeno altre 15 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco [di avvertimento] allo scopo di far rispettare le restrizioni di accesso [imposte da Israele ai palestinesi] sulle aree [di Gaza] adiacenti alla recinzione perimetrale; non sono stati segnalati feriti. Le forze israeliane hanno effettuato una incursione [nella Striscia] ed hanno svolto una operazione di spianatura del terreno vicino alla recinzione. In due episodi separati, vicino alla recinzione perimetrale tra Gaza e Israele, sono stati arrestati quattro palestinesi, tra cui tre minori.

Il 22 dicembre, le autorità israeliane hanno annunciato che, in occasione delle festività natalizie, avrebbero agevolato l’accesso dei residenti cristiani di Gaza e della Cisgiordania ai luoghi sacri di Gerusalemme Est e Betlemme. Secondo lo stesso annuncio, i permessi per uscire da Gaza ed entrare in Gerusalemme Est (destinati ai titolari di documento di identità della Cisgiordania) consentiranno agli interessati di dover sostenere unicamente il controllo di sicurezza individuale, indipendentemente dalla loro età. Secondo la consueta politica israeliana nei confronti di Gaza, avrebbero invece ottenuto permessi di uscita solo palestinesi appartenenti a determinate categorie ben definite, fermo restando il controllo di sicurezza individuale.

In Cisgiordania, in diverse circostanze, sono stati feriti dalle forze israeliane 14 palestinesi, tra cui almeno tre minori [segue dettaglio]. Nella zona di Tulkarm, in tre diverse occasioni, le forze israeliane hanno sparato con armi da fuoco ed hanno ferito sei palestinesi; ne hanno aggredito fisicamente altri due che, a quanto riferito, per motivi di lavoro avevano tentato di entrare in Israele valicando la Barriera, senza permesso e attraverso aperture non autorizzate. Altri quattro ferimenti sono stati segnalati durante scontri avvenuti nel corso di operazioni di ricerca-arresto. Un altro palestinese di 16 anni è stato colpito e ferito con arma da fuoco sulla strada 60, vicino a Betlemme; a quanto riferito, stava per lanciare una bottiglia incendiaria contro veicoli israeliani; il ragazzo è stato successivamente arrestato.

In Cisgiordania, le forze israeliane hanno effettuato un totale di 154 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 146 palestinesi, tra cui almeno 17 minori. Il maggior numero di operazioni è stato registrato nel governatorato di Gerusalemme (41) (principalmente nel quartiere di Al ‘Isawiya a Gerusalemme Est), seguito dai governatorati di Ramallah (34) e Hebron (27).

In Area C e Gerusalemme est, citando la mancanza di permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno demolito o costretto le persone ad autodemolire 29 strutture, sfollando 45 persone e creando ripercussioni su altre 100. Dodici delle strutture prese di mira, di cui cinque precedentemente fornite come assistenza umanitaria, si trovavano nei governatorati di Tubas, Nablus e Gerico, presso tre Comunità di pastori situate in aree designate come “zone per esercitazioni a fuoco” e destinate [da Israele] all’addestramento militare. In Cisgiordania nel 2019, finora, sono state demolite o sequestrate 617 strutture, sfollando 898 palestinesi; queste cifre rappresentano rispettivamente un aumento del 35% (strutture) e del 92% (sfollati), rispetto al corrispondente periodo del 2018. Oltre il 20% di tutte le strutture prese di mira nel 2019 e circa il 40% di tutte le strutture di sostegno finanziate da donatori, si trovavano in “zone per esercitazioni a fuoco”; questa denominazione viene attribuita a circa il 30% dell’Area C.

Durante una delle demolizioni in una “zona per esercitazioni a fuoco” ad est di Nablus, le forze israeliane hanno sradicato o tagliato circa 2.500 alberi forestali e alberelli. Gli alberi facevano parte di un’area ricreativa (anche descritta dai palestinesi come una “riserva naturale”) fruibile da circa 14.000 residenti della vicina città di Beit Furik e della Comunità di pastori di Khirbet Tana. Quest’area era stata attivata con il sostegno del Ministero dell’Agricoltura palestinese e di una Organizzazione internazionale. In Area C, questa è la terza area ricreativa distrutta nel 2019.

Il 10 dicembre, circa 80 agricoltori palestinesi di tre villaggi del governatorato di Salfit hanno perso il diritto di accesso alla loro terra situata dietro la Barriera della Cisgiordania; infatti le autorità israeliane hanno confiscato i loro permessi di ingresso. L’episodio si è verificato al cancello della Barriera che porta ai terreni degli agricoltori, secondo i quali non è stata data loro alcuna motivazione. Il 5 dicembre, gli agricoltori di questi tre villaggi avevano presentato una petizione alla Corte Suprema di Israele contro la abituale trascuratezza delle autorità nell’apertura del cancello all’ora prevista.

In otto attacchi di coloni israeliani, quattro palestinesi sono rimasti feriti e circa 330 alberi di ulivo e sette veicoli sono stati danneggiati [segue dettaglio]. Nella Zona (H2) della città di Hebron, controllata da Israele, tre donne palestinesi sono state aggredite con spray al peperoncino e ferite. Nei pressi dell’insediamento colonico avamposto [cioé, non autorizzato da Israele] di Ibei Hanahal (Betlemme), un pastore palestinese che stava pascolando le sue pecore è stato attaccato e ferito da un cane sguinzagliato da coloni. Presso i villaggi di Al Khadr (Betlemme) e Al Mughayyir (Ramallah), assalitori (ritenuti coloni) hanno vandalizzato circa 330 alberi di ulivo; questo episodio si è verificato in un’area in cui i palestinesi, per accedere alla loro terra, devono richiedere una autorizzazione alle autorità israeliane. In altri due episodi verificatisi nel villaggio di Far’ata (Qalqiliya) e nella Zona H2 della città di Hebron, coloni israeliani hanno dato fuoco a due veicoli palestinesi, hanno forato le gomme di altri due ed hanno spruzzato scritte tipo “Questo è il prezzo da pagare”. Altri tre veicoli palestinesi, in transito su strade principali, sono stati colpiti da pietre e danneggiati.

Secondo resoconti di media israeliani, nel corso di sette episodi di lancio di pietre da parte di palestinesi, verificatisi su strade prossime a Betlemme, Hebron, Gerusalemme e Ramallah, un israeliano è stato ferito e almeno otto veicoli sono stati danneggiati.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali. Il neretto è di OCHAoPt.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

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Rapporto OCHA del periodo 3 – 16 settembre 2019 (due settimane)

Nel corso delle dimostrazioni palestinesi della “Grande Marcia di Ritorno” (GMR), svolte nella Striscia di Gaza in prossimità della recinzione israeliana che la delimita, le forze israeliane hanno ucciso due minori e ferito altri 437 palestinesi, tra cui 200 minori.

I due ragazzi uccisi, di 14 e 17 anni, sono stati colpiti il 6 settembre, in due manifestazioni ad est di Jabaliya e di Gaza City. Il coordinatore speciale delle Nazioni Unite Nickolay Mladenov ha condannato le uccisioni, affermando che Israele deve “usare la forza letale solo come ultima risorsa, e solo in risposta alla minaccia imminente di morte o lesioni gravi”. Questi episodi portano a 46 il numero di minori uccisi durante le proteste della GMR, dal loro inizio nel marzo 2018. Ottantuno (81) delle persone ferite durante il periodo di riferimento, tra cui 31 minori, sono state colpite con proiettili di arma da fuoco. Secondo fonti israeliane, alcuni dimostranti hanno raggiunto la recinzione e lanciato ordigni esplosivi contro le forze israeliane, senza provocare vittime.

In diverse occasioni, i palestinesi hanno lanciato razzi verso il sud di Israele; in seguito a tali lanci le forze israeliane hanno compiuto una serie di bombardamenti con carri armati e attacchi aerei, prendendo di mira basi militari di Gaza. Non sono state segnalate vittime da entrambe le parti. Secondo fonti israeliane, uno dei razzi ha causato danni a una casa in una comunità nel sud di Israele.

In almeno 20 occasioni le forze israeliane, per far rispettare le restrizioni di accesso [imposte ai palestinesi], hanno aperto il fuoco di avvertimento in aree adiacenti alla recinzione perimetrale [lato Gaza] e al largo della costa di Gaza; nessuna vittima è stata segnalata. Le forze israeliane hanno effettuato tre incursioni [nella Striscia] ed hanno svolto operazioni di spianatura del terreno vicino alla recinzione. In separati episodi, le forze israeliane hanno arrestato sei palestinesi mentre, a quanto riferito, tentavano di violare la recinzione.

L’8 settembre è morto un 47enne palestinese di Nablus che stava scontando una pena in una prigione israeliana. Nel periodo di riferimento si sono svolte diverse manifestazioni di protesta per questa morte ed in solidarietà con i prigionieri palestinesi in sciopero della fame. Secondo l’Associazione dei prigionieri palestinesi, l’uomo, che soffriva di cancro, è morto a causa di negligenza medica. Era stato condannato nel 2015 per l’uccisione di due coloni israeliani.

In numerosi scontri in tutta la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, le forze israeliane hanno ferito un totale di 187 palestinesi, tra cui 89 minori [segue dettaglio]. La maggior parte delle lesioni (120) sono state riportate nel corso di due episodi in cui le forze israeliane, a seguito del lancio di pietre da parte di palestinesi, hanno sparato bombolette di gas lacrimogeno in un quartiere della zona H2 (a controllo israeliano) di Hebron. Altri 58 palestinesi, tra cui un bambino di sei anni colpito alla testa da una bombola di gas lacrimogeno, sono rimasti feriti in vari scontri nella città di Al ‘Eizariya (Gerusalemme); alcuni degli scontri sono scoppiati durante le proteste a sostegno dei prigionieri palestinesi. A Gerusalemme Est, le forze israeliane hanno fatto irruzione in una moschea nel quartiere di Al ‘Isawiya e si sono scontrate con i fedeli; nonostante un’intesa raggiunta all’inizio di settembre tra la polizia israeliana ed i leader della comunità, la situazione nel quartiere è rimasta tesa. Inoltre, cinque palestinesi sono rimasti feriti nella manifestazione settimanale a Kafr Qaddum (Qalqiliya) e a Kafr Malik (Ramallah), nel corso di una protesta a sostegno dei prigionieri [palestinesi].

Il 7 settembre, un ragazzo palestinese di 15 anni ha accoltellato e ferito due israeliani nel villaggio di ‘Azzun (Qalqiliya). A quanto riferito, i due, padre e figlio 17enne, erano entrati nel villaggio per un appuntamento dal dentista. [A seguito dell’aggressione] le forze israeliane hanno chiuso il cancello che controlla l’accesso principale al villaggio ed hanno avviato un’operazione di ricerca dell’assalitore che, più tardi, si è consegnato alle forze di sicurezza palestinesi; il cancello è stato poi riaperto il giorno seguente.

In tutta la Cisgiordania, le forze israeliane hanno compiuto un totale di 128 operazioni di ricerca-arresto, arrestando 90 palestinesi. La maggior parte delle operazioni è stata effettuata nei governatorati di Gerusalemme (35 operazioni, di cui almeno 13 nel quartiere di Al ‘Isawiya di Gerusalemme Est) e di Ramallah (29 operazioni).

Nel mezzo dei preparativi per la raccolta delle olive, coloni israeliani hanno effettuato otto attacchi che hanno provocato due feriti e danni a proprietà palestinesi. In tre episodi separati, coloni che si ritiene provenienti dall’insediamento di Yitzhar e dagli avamposti circostanti, hanno compiuto incursioni nei vicini villaggi di Madama, ‘Einabus e ‘Asira al Qibliya (Nablus): hanno tagliato circa 100 ulivi, scagliato pietre contro case, vandalizzato veicoli e si sono scontrati con i residenti. Le forze israeliane, intervenute durante gli scontri scoppiati nel villaggio di Madama, hanno sparato bombolette di gas lacrimogeno: una di esse ha colpito un ragazzo palestinese in faccia. Finora quest’anno, oltre 4.870 ulivi sono stati vandalizzati da assalitori che si ritiene siano coloni. In un altro incidente, coloni israeliani hanno assaltato fisicamente una famiglia palestinese che stava facendo un pasto all’aperto vicino al villaggio di Jibya (Ramallah), ferendo il padre. Coloni, a quanto riferito, provenienti dall’ex insediamento di Homesh (Nablus), evacuato nel 2005, hanno aperto il fuoco verso venditori palestinesi vicino al villaggio di Burqa; non sono state segnalate vittime. In altri quattro episodi, coloni hanno lanciato pietre, danneggiando case e automobili palestinesi nella zona H2 della città di Hebron, nel villaggio di Beitin e vicino agli insediamenti colonici di Beit El (Ramallah) e Ariel (Salfit).

A motivo della mancanza di permessi rilasciati da Israele, un totale di 23 strutture di proprietà palestinese sono state demolite in Area C ed in Gerusalemme Est, sfollando 29 persone [segue dettaglio]. La maggior parte degli sfollamenti sono stati causati dalla demolizione di quattro ricoveri abitativi; i ricoveri erano stati forniti come assistenza umanitaria a Umm Fagarah, una comunità situata  nel sud di Hebron, in un’area designata [da Israele] come “zona per esercitazioni a fuoco” dedicata all’addestramento dei militari [israeliani]. A Khirbet ‘Atuf (Tubas), una comunità situata in un’area designata [da Israele] come riserva naturale, le autorità israeliane hanno demolito cinque cisterne d’acqua che erano state donate alla Comunità come aiuto umanitario: oltre 250 residenti subiscono ripercussioni per la demolizione che ha anche causato il danneggiamento di oltre 470 alberi. A Gerusalemme Est, otto strutture, tra cui due edifici in costruzione, sono state demolite in un’area vicina alla Barriera. Le forze israeliane hanno anche sequestrato materiali per il ripristino di strutture abitative, forniti come assistenza alla comunità di As Safeer (Hebron), situata nell’area chiusa dietro la Barriera.

Secondo fonti israeliane, in tre occasioni, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che percorrevano strade nella zona di Betlemme, causando danni a un numero imprecisato di automobili. Palestinesi hanno anche lanciato una bottiglia incendiaria contro l’insediamento colonico israeliano di Ofra (Ramallah), senza causare vittime o danni.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 18 settembre, al checkpoint di Qalandiya, che controlla l’accesso a Gerusalemme Est dal nord, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo una donna che, a quanto riferito, aveva tentato una aggressione con un coltello.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

ð  sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:  https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2:  Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO;  e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 26 febbraio – 11 marzo (due settimane)

A Gaza, durante il periodo di riferimento, le dimostrazioni e gli scontri del venerdì lungo la recinzione perimetrale, hanno provocato l’uccisione di due palestinesi, entrambi 23enni, ed il ferimento di altri 556; inoltre un palestinese di 22 anni è morto per le ferite riportate il venerdì precedente (22 febbraio).

I due palestinesi di cui sopra, sono stati uccisi con armi da fuoco l’1 e l’8 marzo, durante le proteste svolte nelle zone di Deir al Balah e di Rafah. Dal 30 marzo 2018, data di inizio delle proteste collegate alla “Grande Marcia di Ritorno”, 193 palestinesi sono stati uccisi e 26.625 sono stati feriti. Secondo il Ministero della Sanità palestinese, dei [556] feriti registrati nel periodo di riferimento, 269 sono stati ricoverati in ospedale; 79 di questi hanno riportato ferite da armi da fuoco. Al lancio da parte di palestinesi di proiettili, palloncini incendiari e ordigni esplosivi verso Israele, hanno fatto seguito diversi attacchi aerei israeliani e bombardamenti contro siti militari appartenenti, secondo quanto riferito, a gruppi armati palestinesi e contro porti: risultano danneggiati due siti e tre barche da pesca.

Il 6 marzo, nel corso di ulteriori proteste e azioni correlate con la “Grande Marcia di Ritorno”, è stato ucciso un 15enne e altri 66 palestinesi sono rimasti feriti. Queste ulteriori proteste includono le dimostrazioni tenute sulla spiaggia, vicino alla recinzione perimetrale, nella parte nord della Striscia, e il tentativo, da parte di una flottiglia di barche, di rompere il blocco navale, nonché le attività notturne presso la recinzione; nel corso di queste ultime si è fatto uso di ordigni esplosivi contro le forze israeliane.

Nelle Aree ad Accesso Riservato, imposte da Israele sia sulla terraferma che al largo della costa di Gaza, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento in almeno 32 occasioni estranee alle dimostrazioni sopraccitate. In tre casi, quattro pescatori palestinesi sono stati feriti, altri sette pescatori sono stati arrestati e due imbarcazioni sono state confiscate dalle forze navali israeliane. In un altro caso, le forze israeliane hanno arrestato due palestinesi che, secondo quanto riferito, tentavano di infiltrarsi in Israele attraverso la recinzione perimetrale. In tre casi, le forze israeliane sono entrate nella Striscia, nelle aree di Beit Lahiya e Beit Hanoun, ed hanno effettuato operazioni di spianatura del terreno e scavi in prossimità della recinzione perimetrale.

In Cisgiordania, in due occasioni, tre palestinesi sono stati uccisi e due membri delle forze israeliane sono rimasti feriti [di seguito il dettaglio]. Nelle prime ore del 4 marzo, le forze israeliane hanno sparato e ucciso due palestinesi che percorrevano in auto la strada principale vicino al villaggio di Kafr Ni’ma (Ramallah). Le autorità israeliane sostengono che si sarebbe trattato di un tentativo deliberato di speronamento. Fonti locali palestinesi hanno segnalato che i due palestinesi, insieme ad un altro che è stato arrestato, hanno investito una jeep militare accidentalmente, provocando il ferimento di due membri delle forze israeliane. I corpi dei due palestinesi sono ancora trattenuti dalle autorità israeliane. Il 10 marzo, nella zona di Jericho, a un posto di blocco volante sulla strada 90, un altro automobilista palestinese di 22 anni è stato colpito ed ucciso dalla polizia israeliana; a quanto riferito, il giovane avrebbe ignorato l’alt della polizia. Altri due passeggeri sono fuggiti. Le autorità israeliane hanno aperto un’indagine, nella convinzione che l’autista non si sia fermato perché i passeggeri erano implicati in attività criminali. Queste ultime morti portano a dieci il numero di palestinesi uccisi in Cisgiordania dalle forze israeliane dall’inizio del 2019 ad oggi.

Il 5 marzo, nel quartiere di As Salaymeh nella zona H2 di Hebron controllata da Israele, tre minori, di età compresa tra uno e quattro anni, sono morti nell’incendio della loro casa. Secondo fonti palestinesi, i servizi di soccorso sono stati ritardati dal fatto che, per le ambulanze e i vigili del fuoco, l’accesso all’area richiede un coordinamento preventivo con le autorità israeliane.

In Cisgiordania, durante il periodo di riferimento, in numerosi scontri con le forze israeliane sono complessivamente rimasti feriti 26 palestinesi: un calo significativo di circa l’82%, rispetto alla media di ferimenti (146 ogni due settimane) registrata finora nel 2019. Dei 26 citati, 13 sono rimasti feriti negli scontri scoppiati nel villaggio di Kafr Qaddum (Tulkarm) durante le proteste settimanali contro l’espansione degli insediamenti israeliani; otto hanno subìto lesioni nel corso di un’altra protesta svolta a Beit Sira (Ramallah) per chiedere il rilascio dei corpi dei due palestinesi uccisi vicino a Kafr Ni’ma [vedi sopra]. Infine, altri cinque sono rimasti feriti negli scontri avvenuti durante due operazioni di ricerca-arresto condotte dalle forze israeliane nella città di Nablus. Complessivamente, le forze israeliane hanno condotto 173 operazioni di questo tipo, il 45% delle quali è culminato in scontri. La metà delle lesioni è stata causata da inalazione di gas lacrimogeno richiedente cure mediche, circa il 38% da proiettili di gomma, l’8% da aggressioni fisiche e il 4% da proiettili di arma da fuoco. Inoltre, le forze israeliane, sostenendo che erano stati piantati su “terra di stato” [dichiarata tale da Israele], hanno sradicato 135 ulivi appartenenti a [palestinesi del] Campo profughi di Arub e della zona di Khallet ad Dab’a.

Sette attacchi attribuiti a coloni israeliani hanno provocato il ferimento di tre palestinesi e danni a proprietà palestinesi [di seguito il dettaglio]. Nel villaggio di Jaba (Gerusalemme), coloni israeliani hanno lanciato pietre contro un veicolo che viaggiava sulla Strada 60, ferendo due palestinesi, mentre nella zona H2 della città di Hebron hanno causato lesioni ad un altro palestinese spruzzandogli liquido al peperoncino. In altri tre episodi, i residenti di Burin e di Urif (entrambi a Nablus) e Far’ata (Qalqiliya) hanno riferito che i coloni hanno danneggiato circa 50 ulivi di proprietà palestinese. Nell’episodio avvenuto in ‘Urif, dopo che coloni avevano lanciato pietre contro la scuola e case circostanti, si sono innescati scontri tra palestinesi e coloni sostenuti dalle forze israeliane che li accompagnavano. In un altro caso nel villaggio di Far’ata, palestinesi hanno riferito che coloni provenienti dall’avamposto di Gilad hanno gettato diversi animali morti in un pozzo; sul caso i palestinesi hanno presentato una denuncia alle autorità israeliane. In un altro episodio, avvenuto in Khirbet nella zona di Tawamin, coloni israeliani dell’insediamento di Susiya (Hebron) hanno distrutto un tratto di una recinzione di 200 metri che delimitava terreni agricoli, un cancello e dieci serbatoi d’acqua; anche in questo caso il proprietario ha presentato una denuncia alla polizia israeliana. Nell’area della Valle del Giordano, un cane di proprietà di coloni ha attaccato e ferito un vitello di proprietà di una famiglia palestinese della comunità di Ein al Hilweh. Sono stati segnalati altri due episodi avvenuti il 10 ed 11 marzo nella zona H2 di Hebron: coloni israeliani hanno molestato attivisti internazionali che accompagnavano dei bambini alla scuola di Qurdoba. La polizia israeliana presente sul luogo ha disperso sia i coloni che gli attivisti.

Sono state demolite 18 strutture di proprietà palestinese, sfollando 42 persone e creando danno ad altre 67: tutte le strutture, tranne una, sono state demolite per la mancanza di permessi rilasciati da Israele. 12 di queste strutture, erano nell’Area C e 5 a Gerusalemme Est. La struttura rimanente, una abitazione situata nel villaggio di Kobar (Ramallah) in zona B, è stata demolita il 7 marzo; apparteneva alla famiglia di un palestinese arrestato e accusato di aver compiuto un attacco che, nel dicembre 2018, provocò la morte di due soldati israeliani: si è trattato quindi di una demolizione “punitiva”. Dall’inizio del 2019 questa è la seconda demolizione punitiva; nel 2018, con la stessa motivazione furono demolite sei abitazioni. Il 7 marzo, nella comunità beduina di Arab ar Rashaydiya (Betlemme) le forze israeliane hanno confiscato sette latrine ricevute in donazione.

Secondo quanto riportato da media israeliani, in tre diverse circostanze, il 26 febbraio e 6 il marzo, tre veicoli di coloni israeliani in transito nei pressi di Tur e Hizma (entrambi a Gerusalemme) e Deir Qaddis (Ramallah) hanno subìto danni per il lancio di pietre da parte di palestinesi. A seguito di tali episodi le forze israeliane hanno condotto operazioni di ricerca-arresto.

Per la prima volta in cinque anni, pellegrini diretti alla Mecca sono stati autorizzati ad attraversare il valico di Rafah (tra Gaza e l’Egitto) sotto controllo egiziano; durante il periodo di riferimento, il valico è stato aperto per nove giorni in entrambe le direzioni. Sono entrate a Gaza 1.413 persone e ne sono uscite 3.948, di cui 1.559 pellegrini.

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Ultimi sviluppi (fuori dal periodo di riferimento)

12 marzo: in due episodi, accaduti nella zona (H2) della città di Hebron e a Salfit, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo due palestinesi di 41 e 23 anni.

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nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.

la versione in italiano è scaricabile dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 13-26 febbraio ( due settimane)

Gaza: il 17 febbraio, a sud-est di Rafah, due minori palestinesi di 15 e 17 anni sono stati uccisi ed altri due sono rimasti feriti dalle forze israeliane che hanno aperto il fuoco contro un gruppo di palestinesi che, a quanto riferito, si avvicinava al recinto per entrare in Israele.

Lo stesso giorno, presso la recinzione, ad est di Khan Younis, quattro soldati israeliani sono rimasti feriti per l’esplosione di un ordigno. In conseguenza di questo episodio, le forze israeliane hanno lanciato numerosi attacchi, a quanto riferito contro siti militari ed aree aperte all’interno di Gaza. Tre case adiacenti a questi obiettivi hanno subito danni. Gruppi palestinesi hanno lanciato diversi razzi verso il sud di Israele, uno dei quali ha colpito e danneggiato una casa israeliana.

Sempre a Gaza, al largo di Beit Lahiya, il 25 febbraio, un pescatore palestinese di 18 anni è stato ucciso e altri due sono stati feriti dalle forze navali israeliane che hanno aperto il fuoco contro una barca da pesca. Secondo un portavoce dell’esercito israeliano, il pescatore stava navigando oltre la zona consentita e si è rifiutato di fermarsi, nonostante diversi avvertimenti. In almeno altre 22 occasioni, le forze navali israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento verso pescatori che navigavano nell’Area di mare ad Accesso Riservato (ARA), provocando il ferimento di un altro pescatore. Finora, nel 2018, in mare, ci sono stati almeno 68 casi di apertura del fuoco [verso pescatori palestinesi] che hanno provocato l’uccisione di cui sopra e undici feriti.

Il 22 febbraio, nella città di Gerico, durante un’operazione di ricerca-arresto, un palestinese è stato ucciso dai soldati israeliani. Una sequenza videoregistrata mostra l’uomo che corre con un grosso oggetto verso un gruppo di soldati che gli sparano da distanza ravvicinata, quindi lo aggrediscono fisicamente e lo trascinano in un veicolo militare. Le autorità israeliane hanno annunciato l’apertura di un’indagine penale. Il corpo è stato trattenuto dalle autorità israeliane. Ciò porta a cinque, dall’inizio del 2018, il numero di palestinesi uccisi dalle forze israeliane in operazioni di ricerca-arresto; le uccisioni nel 2017erano state nove. In aggiunta a quanto sopra, in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est , le forze israeliane hanno condotto 258 operazioni di ricerca-arresto; di queste almeno 61 hanno innescato scontri nel corso dei quali 55 palestinesi sono stati feriti.

Un palestinese è morto per le ferite riportate durante una manifestazione che ha avuto luogo nel precedente periodo di riferimento [30 gennaio -12 febbraio] mentre, nel periodo relativo al presente bollettino, 384 palestinesi, tra cui almeno 115 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane in manifestazioni e scontri. Il giovane deceduto aveva18 anni ed era stato ferito durante una manifestazione che si era tenuta il 16 febbraio in Gaza, vicino alla recinzione perimetrale. Dei [384] feriti di questo periodo [13-26 febbraio], 74 si sono avuti in scontri vicino alla recinzione di Gaza ed i rimanenti in Cisgiordania. La maggior parte di questi ultimi si sono verificati durante le dimostrazioni settimanali a Kafr Qaddum (Qalqiliya), An Nabi Saleh, Ni’lin, Bil’in e Al Mazra’a al Qibliya (tutti a Ramallah), e in manifestazioni contro il riconoscimento, da parte degli Stati Uniti, di Gerusalemme come capitale d’Israele. Di queste, le più ampie si sono verificate ad Al Bireh (Ramallah) e al checkpoint di Huwwara (Nablus). Altri feriti sono state segnalati durante scontri all’ingresso di Beit ‘Ummar e del Campo profughi Al ‘Arrub (entrambi a Hebron); altri ancora per l’intervento delle forze israeliane a seguito di scontri tra palestinesi e gruppi di coloni israeliani (vedi sotto). Di tutte le lesioni, 59 sono state causate da armi da fuoco, 102 da proiettili di gomma e 205 da inalazione di gas lacrimogeno, richiedente un intervento medico, o perché colpiti direttamente da bombolette lacrimogene.

Nella Striscia di Gaza, due bambini palestinesi (di 6 e 11 anni) sono rimasti feriti in seguito alla detonazione di un ordigno inesploso (UXO). L’episodio è avvenuto a Jabalia (nel nord della Striscia), quando uno dei bambini ha raccolto e cominciato a maneggiare l’ordigno trovato sul terreno, innescando la sua esplosione.

In Cisgiordania, le autorità israeliane hanno demolito o sequestrato 20 strutture di proprietà palestinese, sfollando 18 persone, tra cui 10 minori, e colpendo i mezzi di sostentamento di altre 70 persone circa. Tutti i provvedimenti di cui sopra sono stati motivati con la mancanza dei permessi di costruzione. 15 delle strutture prese di mira si trovavano in Gerusalemme Est e cinque in Area C, nelle Comunità di Al Baqa’a, Al Bowereh e Khirbet al Hasaka, a Hebron, e nella Comunità beduina di Jabal al Baba nel governatorato di Gerusalemme. Tre delle cinque strutture in Area C erano state fornite come assistenza umanitaria in risposta a precedenti demolizioni.

In attacchi e incursioni ad opera di coloni israeliani sono stati feriti sedici palestinesi, e proprietà palestinesi sono andate perdute o sono state danneggiate. Quattro degli episodi si sono verificati nei villaggi di Einabus e Asira al Qibliya (Nablus) e, a quanto riferito, sono opera di coloni provenienti dagli insediamenti di Yitzhar, Bracha e dai loro circostanti avamposti: è stato aggredito fisicamente e ferito un vecchio di 91 anni; sono state uccise 17 pecore e rubate altre 37; una abitazione è stata vandalizzata. Nella stessa zona, cinque palestinesi sono stati feriti dai soldati israeliani durante scontri scoppiati dopo un’incursione di coloni all’interno di un villaggio. Nella Zona H2 della città di Hebron, controllata da Israele, coloni israeliani hanno lanciato pietre contro tre case palestinesi e, negli scontri successivi, hanno ferito sei palestinesi, tra cui due minori. Altri quattro palestinesi sono stati aggrediti fisicamente e feriti da coloni in quattro distinti episodi verificatisi in altre località della Cisgiordania. Sei veicoli di proprietà palestinese sono stati danneggiati in cinque episodi di lancio di pietre. Dall’inizio del 2018, la violenza dei coloni è in aumento, con una media settimanale di sei attacchi, contro una media di tre nel 2017 e di due nel 2016.

Da media israeliani sono stati segnalati almeno tredici episodi di lancio di pietre da parte di palestinesi contro veicoli israeliani con conseguenti danni a cinque veicoli. Gli episodi si sono verificati su strade vicino a Umm Safa e Sinjil (Ramallah), vicino a Tuqu’, Beit’ Ummar e nei pressi del Campo profughi di Al ‘Arrub (Hebron) e vicino ad Al Khadr (Betlemme). Inoltre, nella zona di Shu’fat a Gerusalemme Est sono stati segnalati danni alla metropolitana leggera.

Durante il periodo di riferimento, il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, è stato aperto per due giorni in entrambe le direzioni e per un giorno in una sola direzione, consentendo a 1.665 persone di attraversare (1.317 in uscita, 348 in entrata). Secondo le autorità palestinesi di Gaza, oltre 23.000 persone, compresi i casi umanitari, sono registrate e in attesa di attraversare Rafah. Dall’inizio del 2018 il valico è stato aperto per 6 giorni (nel 2017 lo era stato per 36 giorni); in alcuni di questi giorni, l’attraversamento è stato consentito solo in una direzione.

Nella Striscia di Gaza proseguono le interruzioni di energia elettrica fino a 20 ore al giorno, compromettendo gravemente l’erogazione dei servizi. Rispetto al periodo precedente ciò rappresenta un leggero aumento dei blackout elettrici, attribuibile alla interruzione della fornitura di energia elettrica egiziana, determinata dal malfunzionamento tecnico delle tre linee di alimentazione.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.

la versione in italiano è scaricabile dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

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