La furia dei coloni israeliani incendia le città palestinesi

Redazione di Middle East Eye

21 giugno 2023 – MiddleEastEye

Nella Cisgiordania occupata almeno 34 palestinesi sono stati feriti e più di 140 veicoli dati alle fiamme dai coloni inferociti

Martedì notte i coloni israeliani si sono scatenati in diverse città palestinesi della Cisgiordania incendiando auto, bruciando terreni agricoli e vandalizzando case – scene che ricordano il pogrom all’inizio di quest’anno nel villaggio di Huwwara.

Mercoledì i coloni hanno attaccato la città di Turmusaya, a sud di Huwwara, incendiando veicoli, case e terreni agricoli.

Martedì scorso i coloni sono calati su Luban a-Sharqiya, Huwwara, Beit Furik, Burin e su altre città a sud di Nablus bloccando le strade, lanciando sassi al traffico di passaggio e terrorizzando le comunità palestinesi.

Secondo i funzionari palestinesi almeno 34 palestinesi sono rimasti feriti e almeno 140 veicoli sono stati dati alle fiamme, inclusa un’ambulanza.

L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito casi di palestinesi derubati da coloni e di un ragazzo di 12 anni che è stato picchiato.

La casa di Ziyad Ghalib, abitante di Huwwara, era stata bruciata dai coloni durante il precedente pogrom di febbraio. Quella volta lui e la sua famiglia erano a casa quando gli israeliani hanno appiccato il fuoco, rischiando di morire soffocati dal fumo prima di scappare appena in tempo.

Secondo quanto ha detto a MEE, con l’assalto di martedì è la quarta volta che sono stati attaccati.

“Nessuno è venuto a controllare, c’è stata una modesta copertura mediatica ma a parte questo niente”, afferma.

Nessuno ci ha dato alcuna precedenza [nelle notizie, ndt] o importanza, le nostre vite sembrano prive di valore. La realtà è che a nessuno importa di noi, e non stiamo esagerando”.

Ghalib e la sua famiglia ora alloggiano in un’altra casa a Huwwara, che fortunatamente questa volta non era vicina agli attacchi dei coloni. Tuttavia, l’auto di un parente è stata incendiata.

Dice che non si sente più al sicuro a Huwwara.

Mia figlia di nove anni è terrorizzata. Non sappiamo cosa fare, possiamo solo affidarci a Dio”, ha detto.

Puoi andare normalmente in giro e un colono ti attacca o cerca di investirti con la macchina. È molto difficile vivere così”.

La furia dei coloni di martedì si è scatenata poche ore dopo che quattro coloni israeliani sono stati uccisi in una sparatoria nei pressi dell’insediamento israeliano illegale di Eli, nella Cisgiordania centrale.

Due uomini armati sono stati identificati dai media palestinesi come Muhannad Faleh Shehadeh e Khaled Mustafa Sabah, entrambi del villaggio di Orif a sud di Nablus.

Shehadeh è stato ucciso sul posto. Sabah è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco nella vicina Toubas, ha riferito l’agenzia di sicurezza interna israeliana dello Shin Bet.

Le forze israeliane sono arrivate in alcune aree nel tentativo di reprimere la violenza dei coloni. Haaretz ha riferito che i coloni hanno attaccato anche alcuni soldati israeliani, costringendoli a sparare colpi di avvertimento in aria.

La polizia israeliana ha annunciato che avrebbe dispiegato più agenti sulle strade principali della Cisgiordania, con particolare attenzione alle “aree sensibili”.

L’attacco ai coloni israeliani era avvenuto dopo che lunedì le forze israeliane avevano ucciso almeno sette palestinesi, tra cui tre adolescenti, in un raid nella città di Jenin in Cisgiordania.

A Huwwara martedì una folla di coloni ha incendiato automobili e danneggiato proprietà palestinesi. Secondo Wafa alcuni hanno anche aperto il fuoco sui palestinesi.

A febbraio Huwwara e le aree circostanti sono state teatro di una terrificante furia da parte di coloni israeliani, che hanno ucciso un palestinese e ferito quasi altri 400.

Le auto bruciate dall’attacco dei coloni nella zona di Lubban al Gharbi

All’epoca il Ministro delle Finanze israeliano di estrema destra Bezalel Smotrich invitò l’esercito israeliano a “colpire le città palestinesi con carri armati ed elicotteri, senza pietà, in modo che si capisca che il padrone di casa è fuori di sé”.

Dopo il raid di lunedì a Jenin, Smotrich ha twittato: “È giunto il momento di sostituire le operazioni chirurgiche con una campagna ad ampio raggio per sradicare i nidi del terrore”.

Quest’anno l’esercito e i coloni israeliani hanno ucciso almeno 163 palestinesi, tra cui 27 minorenni. Un totale di 129 vittime sono state registrate in Cisgiordania e Gerusalemme Est e altre 34 nella Striscia di Gaza.

Nello stesso periodo i palestinesi hanno ucciso almeno 24 israeliani.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)

 




Un israeliano ucciso in una sparatoria vicino ad una colonia in Cisgiordania

Redazione di MEE

30 maggio 2023 – Middle East Eye

L’esercito sta cercando due assalitori ed ha eretto barriere nell’area attorno alla colonia di Hermesh.

Medici e fonti ufficiali dell’esercito hanno affermato che martedì un civile israeliano è stato colpito a morte vicino ad una colonia nella parte settentrionale della Cisgiordania occupata.

L’esercito israeliano ha affermato che l’uomo, identificato come Meir Tamari, è stato colpito molte volte mentre stava guidando verso l’ingresso della colonia di Hermesh. Secondo funzionari locali Tamari, di 32 anni, era un abitante della colonia a sudovest di Jenin.

L’esercito ha anche affermato che delle truppe stanno cercando i due assaltatori, senza averli ancora identificati, ed hanno eretto delle barriere dell’area circostante.

Un affiliato alle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa (legate ad Al-Fatah) ha affermato che l’attacco è stato realizzato per vendicare palestinesi uccisi dallo Stato di Israele.

Successivamente martedì coloni israeliani hanno indetto proteste in Cisgiordania.

Il funzionario del ministero israeliano della Difesa Yoav Gallant ha detto che in seguito alla sparatoria avrebbe “organizzato una valutazione della situazione insieme ad alti ufficiali delle istituzioni della difesa”.

In precedenza sempre martedì, le forze israeliane hanno arrestato cinque palestinesi durante molteplici incursioni in Cisgiordania.

Gli incidenti sono avvenuti perché il governo di estrema destra dello Stato di Israele adotta in modo crescente politiche a favore delle colonie in Cisgiordania, nel Naqab (Negev) e in Galilea a detrimento dei palestinesi, anche di quelli con cittadinanza israeliana.

Circa 700.000 israeliani vivono adesso nelle colonie della Cisgiordania e a Gerusalemme Est occupata che sono considerate illegali dalla comunità internazionale.

La scorsa settimana, coloni israeliani residenti nella colonia di Adei Ad a nord-est di Ramallah hanno aggredito agricoltori palestinesi che stavano lavorando la loro terra tra i villaggi di Turmus Ayya e al-Mughayyir, nella Cisgiordania centrale.

I coloni hanno lanciato pietre e sparato agli agricoltori ferendo almeno cinque persone.

Nel frattempo, dall’inizio dell’anno le truppe israeliane hanno effettuato incursioni quasi giornaliere in Cisgiordania

Da gennaio almeno 117 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane e nello stesso periodo sono stati uccisi da palestinesi 19 israeliani.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Sono cresciuto guardando i coloni attaccare il mio villaggio palestinese. Adesso stanno diventando sempre più sfrontati. Ho paura.

Basil Al-Adraa

17 agosto 2021- Haaretz

Gli attacchi dei coloni contro le comunità palestinesi stanno diventando più gravi e coordinati e ora si usano anche le armi. Ecco come riescono a farla franca

Nel 2005, il giorno del mio decimo compleanno, ho visto per la prima volta i coloni attaccare la mia famiglia. Ricordo che papà stava arando la terra di famiglia nelle colline a sud di Hebron mentre poco lontano io e la mamma lo guardavamo. Ricordo di averle preso la mano quando un gruppo di uomini mascherati provenienti dal vicino avamposto di coloni israeliani correva verso di noi lanciando pietre contro mio padre. Lui cominciò a filmare gli aggressori mentre io cercavo di raggiungerlo, ma la mamma mi fermò.

“Non muoverti,” mi disse e notai che era terrorizzata. 

Adesso ho 25 anni. Sono cresciuto con questi attacchi la cui frequenza è aumentata e che sono diventati una parte centrale della mia vita, specialmente da quando la situazione è peggiorata in questi ultimi mesi. Vivo a Twani, un piccolo villaggio palestinese sulle colline meridionali della Cisgiordania e, come i miei genitori, sono un attivista che crede nella resistenza non violenta all’occupazione. Una macchina fotografica e un taccuino sono tutto quello che ho a mia disposizione.

Negli ultimi due mesi, dopo la più recente guerra contro Gaza, gli attacchi dei coloni sono diventati più gravi e coordinati ed essi hanno cominciato a usare le armi.

Recentemente ho collaborato a un’inchiesta giornalistica che ha rivelato che a maggio, in un solo giorno, mentre i caccia israeliani sganciavano bombe su Gaza, in quattro zone diverse della Cisgiordania sono stati ammazzati almeno quattro palestinesi dopo che coloni armati avevano assaltato contemporaneamente i loro villaggi, con i soldati israeliani che assistevano o partecipavano agli attacchi.

L’uso massiccio di armi durante attacchi premeditati dei coloni è un fenomeno nuovo e pericoloso. Il mio villaggio, Twani, è stato preso di mira. Ogni sabato durante gli ultimi due mesi, coloni dall’avamposto di Havat Ma’on hanno attaccato violentemente le nostre case. Sono riuscito a filmarne quattro.

In uno dei miei video si vede un gruppo di coloni mascherati invadere i terreni del nostro villaggio, impugnando bastoni di legno e fionde. Cominciano a bruciare i nostri campi e a lanciare pietre contro di noi mentre i soldati israeliani accanto a loro non fanno nulla.

Sono accorso con altri abitanti e abbiamo cercato di bloccarli, ma l’esercito israeliano ci ha respinti con granate stordenti. A questo punto uno dei coloni ha sparato parecchie volte con la pistola verso di noi. Il video in cui ho ripreso la sparatoria è mosso perché mi tremavano le mani dalla paura. Quando mi sono girato, ho scoperto che per fortuna nessuno dei miei amici era stato colpito. I soldati hanno assistito a tutto ciò senza far nulla.

Gli attacchi dei coloni israeliani non sono casuali né riflettono una qualche tendenza a esplosioni di violenza. Fanno quello che fanno per creare degli incidenti. Loro vogliono la nostra terra.

Durante gli ultimi due mesi i coloni hanno fondato tre nuove fattorie vicino a casa mia. Hanno ricevuto dall’esercito israeliano oltre 4.000 dunam (circa 400 ettari), una vasta area di terra che era stata espropriata ai palestinesi nel 1980 e dichiarata “terra statale”. Intere comunità palestinesi usano ogni giorno queste terre per scopi agricoli e per allevare pecore e la violenza inflitta contro di loro è uno strumento centrale per dissuaderli dal continuare a farlo. La terra era stata rubata ai palestinesi legalmente, dallo Stato: questa è violenza “legale”. La violenza illegale dei coloni non fa che completare questo processo.

Capire l’intreccio fra gli attacchi dei coloni, e le leggi razziste che le completano, è importante. Quattro meccanismi e pratiche legali del regime militare meritano un’attenzione speciale.

Secondo Peace Now [Ong israeliana contraria all’occupazione, ndtr.], per prima cosa lo Stato espropria terre palestinesi dichiarandole ‘terre statali’ usando una legge molto discriminatoria e poi assegnando il 99,76% di questi terreni solo ai coloni.

Secondo, le IDF [Forze di Difesa Israeliane, l’esercito israeliano, ndtr.] fingono di non vedere gli avamposti che vengono costruiti illegalmente su queste cosiddette “terre statali ” e permettono loro di collegarsi alla rete elettrica e idraulica.

Terzo, le IDF impediscono di collegarsi ad acqua ed elettricità alla maggior parte delle comunità palestinesi nella mia zona sotto diretto controllo militare in una zona definita dagli Accordi di Oslo “Area C” e respingono il 98% delle nostre richieste di permessi edilizi.

Quarto, in questo contesto di spossessamento, quando ci sono violenze da parte dei coloni la polizia non indaga attivamente e solo raramente arresta i colpevoli israeliani. Le ricerche di Yesh Din, un’associazione contraria all’occupazione, indicano che, fra il 2005 e il 2014, in Cisgiordania, il 91% delle denunce presentate dai palestinesi alla polizia israeliana sui reati politici commessi da israeliani si sono conclusi senza un rinvio a giudizio.

Nel 2019 mi sono personalmente trovato a fronteggiare le conseguenze di omissioni sistematiche della polizia. Era una giornata di sole e ho ricevuto una telefonata da un vicino che con voce tremante mi ha detto che un gruppo di coloni stava tirando pietre contro di lui e la sua famiglia.

Con la macchina fotografica in mano sono corso verso il campo da dove mi avevano telefonato e ho visto sei coloni e un cane. Quando ho cominciato a filmarli, uno di loro mi ha aizzato contro il cane che mi ha morso la mano. Ho sentito un dolore intenso e ho notato che stavo sanguinando.

Quando i soldati sono arrivati si sono rifiutati di chiamare un’ambulanza. Sono rimasto a terra sanguinante per circa 40 minuti. Finalmente è arrivata un’ambulanza palestinese e mi ha portato all’ospedale.

Due giorni dopo essere stato dimesso, sono andato direttamente a una stazione di polizia israeliana in una colonia nelle vicinanze. Non mi è facile entrare in una colonia, ma l’ingiustizia che avevo subito era così dolorosa che dovevo andarci. Come palestinese che vive sotto l’occupazione militare straniera questo è l’unico modo per chiedere giustizia.

Fortunatamente avevo ripreso tutta la scena. Nel mio video la faccia del colono si poteva vedere con chiarezza. Eppure il poliziotto che stava raccogliendo la mia deposizione ha rivoltato tutto contro di me. Mi ha chiesto: “Cosa stava facendo là? Perché non è scappato? Perché stava filmando? Perché porta altri attivisti a filmare e a causare problemi?”

Alla fine, dopo una giornata lunga e snervante, sono riuscito a presentare la mia denuncia. Non sorprende che nessuno sia mai stato arrestato. Recentemente lo stesso colono ha aizzato il cane contro altre due persone del mio villaggio.

L’impunità dei coloni che ho osservato personalmente e la ricerca di Yesh Din sono il contesto che ha permesso ai colpevoli di cominciare a usare le armi negli ultimi due mesi. Ho molta paura per la mia comunità che è completamente indifesa e deve lottare da sola contro forze e individui armati. I coloni possono fare quello che vogliono perché non c’è nessuno a fermarli e nessuno a ritenerli responsabili. Il risultato diretto è che i membri della mia comunità stanno soffrendo e perdono i propri mezzi di sussistenza. Alcuni sono stati uccisi e molte altre vite sono in pericolo fino a quando questa situazione non sarà presa sul serio. Quando si sveglierà il mondo?

Basil Al-Adraa è un attivista dei diritti umani e un giornalista.

(tradotto dall’inglese da Mirella Alessio)