Come i media occidentali permettono a Israele di farla franca su Gaza

Ramzy Baroud

16 novembre, 2019 Middle East Monitor

Un attacco israeliano a Gaza era imminente e non a causa di qualche provocazione da parte di gruppi palestinesi nella impoverita e assediata striscia di Gaza. L’escalation dell’esercito israeliano era prevedibile perché si colloca perfettamente nel controverso scenario politico israeliano. La guerra non era una questione di “se”, ma di “quando”.

La risposta è arrivata il 12 novembre quando l’esercito israeliano ha lanciato un grave attacco contro Gaza, uccidendo il comandante della Jihad islamica Bahaa Abu al-Ata e la moglie Asma.

Sono seguiti altri attacchi contro quelle che l’esercito israeliano ha descritto come basi della Jihad islamica. Comunque le identità delle vittime, insieme a video incriminanti sui social media, foto e resoconti di testimoni indicano che sono stati bombardati anche civili e distrutte infrastrutture civili.

Quando il 14 novembre è stata annunciata la tregua, durante l’aggressione israeliana erano stati uccisi 32 e feriti oltre 80 palestinesi.

Quello che veramente ostacola ogni seria discussione sull’orrenda situazione a Gaza è la blanda reazione sia delle organizzazioni internazionali, che esistono con il solo scopo di mantenere la pace nel mondo, che dei principali media occidentali, che incessantemente celebrano la propria accuratezza ed imparzialità. Una reazione estremamente deludente alla violenza israeliana è stata quella di Nickolay Mladenov, il coordinatore speciale ONU per il processo di pace in Medio Oriente.

Mladenov, il cui compito da tempo avrebbe dovuto essere considerato inutile dato che non esiste al momento alcun “processo di pace”, ha espresso la sua “preoccupazione” circa la “seria e costante escalation fra la Jihad islamica palestinese e Israele”.

La dichiarazione di Mladenov non solo stabilisce un’equivalenza morale fra una potenza di occupazione, che per prima ha provocato la guerra, e un piccolo gruppo di poche centinaia di uomini armati, ma è anche disonesta.

Il lancio indiscriminato di razzi e colpi di mortaio contro centri abitati è assolutamente inaccettabile e deve cessare immediatamente” ha aggiunto Mladenov, dando grande enfasi al fatto che “non c’è alcuna giustificazione per degli attacchi contro civili”.

Sorprendentemente Mladenov si stava riferendo ai civili israeliani, non a quelli palestinesi. Quando questa dichiarazione è stata rilasciata ai media, c’erano già decine di civili palestinesi feriti e uccisi mentre i reportage dei media israeliani parlavano dei pochi israeliani che erano stati curati per “ansia”.

L’Unione Europea non ha fatto molto di meglio, ripetendo la solita reazione automatica americana di condanna “al fuoco di fila di attacchi di razzi che penetrano profondamente in territorio israeliano”.

Non è possibile che Mladenov e i vertici dei responsabili della politica estera dell’UE non capiscano correttamente il contesto politico dell’ultimo massacro israeliano, cioè che il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sotto attacco sta usando l’escalation militare per rafforzare il suo controllo sul potere che si sta sempre più indebolendo.

Tenendo presente questo, cosa si deve pensare della scadente copertura mediatica, delle analisi inadeguate e dell’assenza di servizi equilibrati sui principali media occidentali?

In un servizio diffuso dalla BBC il 13 novembre, l’emittente britannica ha parlato di “violenza alla frontiera fra Israele e i militanti a Gaza”.

Ma Gaza non è un Paese indipendente e, secondo le leggi internazionali, è ancora occupata da Israele. Israele ha dichiarato Gaza un “territorio ostile” nel settembre 2007, stabilendo arbitrariamente un “confine” fra il Paese e il territorio palestinese assediato. Per qualche ragione la BBC pensa che questa definizione sia accettabile.

Dal canto suo, il 13 novembre la CNN ha riportato che “la campagna militare israeliana contro la Jihad islamica” è al suo secondo giorno, enfatizzando la condanna ONU degli attacchi con i razzi.

La CNN, come la maggior parte degli altri principali media americani, riporta le campagne militari israeliane come parte integrante di una immaginaria “guerra al terrorismo”. Perciò analizzare il linguaggio dei principali media USA allo scopo di sottolineare e enfatizzare i suoi errori e pregiudizi è un esercizio inutile. Purtroppo, i pregiudizi USA sulla Palestina si sono estesi ai media principali in quei Paesi europei che erano, in parte, più imparziali, se non più solidali con la situazione dei palestinesi.

Lo spagnolo El Mundo, per esempio, ha parlato di un certo numero di palestinesi, avendo cura di sottolineare che erano “quasi tutti miliziani” che sono “morti” e non che “erano stati uccisi” dall’esercito israeliano.

L’escalation ha fatto seguito alla morte del leader del braccio armato di Gaza” ha riportato El Mundo, omettendo, ancora una volta, di identificare i responsabili di queste morti apparentemente misteriose.

La Repubblica, che in Italia è considerata una testata di “sinistra”, sembrava più un giornale israeliano di destra nella sua descrizione degli eventi che hanno portato alla morte e al ferimento di molti palestinesi. Il quotidiano italiano ha usato una sequenza degli avvenimenti inventata che esiste solo nella mente dell’esercito e dei responsabili politici israeliani.

La violenza continua. Secondo “The Jerusalem Post” (un giornale israeliano di destra) e l’esercito israeliano parecchi razzi sono stati lanciati dai (miliziani) della Jihad islamica di Gaza verso Israele, violando la breve tregua”.

Resta poco chiaro a quale “tregua” si riferisse La Repubblica.

Il francese Le Monde ha fatto lo stesso, riportando le stesse frasi israeliane, fuorvianti e stereotipate e enfatizzando le dichiarazioni dell’esercito e del

governo israeliano. Stranamente la morte e il ferimento di molti palestinesi a Gaza non merita un posto sulla homepage del giornale francese.

Invece si è scelto di dare evidenza a una notizia relativamente poco importante, in cui Israele denunciava la definizione di prodotti delle colonie illegali come “discriminatoria”.

Forse si sarebbero potute scusare queste mancanze giornalistiche e morali ad ampio raggio se non fosse per il fatto che la storia di Gaza è stata una di quelle più ampiamente riportate ovunque nel mondo da oltre un decennio.

È ovvio che i “i quotidiani più importanti” occidentali non hanno volutamente fatto dei reportage onesti su Gaza e hanno intenzionalmente nascosto la verità ai loro lettori per molti anni, per non offendere la sensibilità del governo israeliano e dei suoi potenti alleati e lobby.

Se non si può che deplorare la morte del buon giornalismo in Occidente, è anche importante riconoscere con grande ammirazione il coraggio e i sacrifici dei giovani giornalisti e dei blogger di Gaza che, in più occasioni, sono stati presi di mira e uccisi dall’esercito israeliano per aver trasmesso la verità sulla situazione di emergenza dell’assediata, ma tenace Striscia.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale del Middle East Monitor.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




“Mezzi di informazione occidentali” e mistificazione di massa

Hamid Dabashi

9 aprile 2018, Al Jazeera

Cosa ci dice l’informazione sulle atrocità commesse da Israele a Gaza della veridicità dei “mezzi di informazione occidentali”?

Confine tra Gaza e Israele: scontri ‘lasciano 16 palestinesi uccisi e centinaia feriti’”. Questo è un tipico titolo della BBC quando i soldati israeliani hanno iniziato a uccidere, con precisione e a sangue freddo, palestinesi indifesi. “Fonti ufficiali palestinesi affermano,” aggiungerebbero poi, “che almeno 16 persone sono state uccise dalle forze israeliane e altre centinaia ferite durante le proteste sul confine tra Gaza e Israele…L’esercito israeliano afferma che i soldati hanno aperto il fuoco dopo che erano scoppiati disordini.”

Da dove provengono queste notizie particolarmente evasive, questo linguaggio ingannevole, questa propensione per un resoconto con tono passivo, che mette sistematicamente in discussione la verità mentre la racconta – cosa significa questo tratto di tergiversazione congenita, cosa penserebbe la gente in tutto il mondo che legge queste righe sia successo, per come lo racconta la BBC, sul “confine tra Gaza e Israele”?

Non importa molto quello che è realmente avvenuto sul “confine”. Quello che interessa è quello che la BBC, o qualunque altro auto-denominato membro onorario del club “mezzi di informazione occidentali”, dice sia avvenuto, e come lo dice. Ma cosa ne è della verità? Cos’è effettivamente avvenuto? Chi ha avuto a portata di mano un potere di fuoco letale, chi si è esposto totalmente indifeso? Uno dei pochi giornalisti palestinesi che avrebbe potuto raccontare al mondo la verità di quanto stava accadendo, Yaser Murtaja, è stato preso di mira da un tiratore scelto israeliano e deliberatamente ucciso. Così il mondo è in balia della BBC o del New York Times, ecc., perché dicano quello che è realmente successo.

Qual’ è la distanza, la differenza, tra quello che è realmente successo per come l’hanno vissuto i palestinesi, camminando come innocenti gazzelle, di fronte ad una banda di feroci cacciatori, e quello che la BBC, o la CNN o il New York Times, ecc., dicono sia successo?

L’esempio di mistificazione di massa

Nel loro rivoluzionario libro “Dialettica dell’Illuminismo” (1944) le figure fondative della “Teoria Critica”, Theodore Adorno e Max Horkheimer, dedicano un ormai leggendario capitolo a quello che chiamano “Industria culturale: quando l’Illuminismo diventa mistificazione di massa.”

In questo capitolo analizzano come le società del capitalismo avanzato producano i soggetti sociali come consumatori della cultura di massa –come sono consumatori del caffè Starbucks o degli hamburger MacDonald –, che vuol dire che le loro soggettività sono la creazione di un’industria della cultura, ricettacoli di un massiccio corpo di disinformazione che non solo li intrattiene e li preoccupa ma, di fatto, li progetta come ricettacoli di una dominazione ideologica al di là della loro consapevolezza o capacità critica. Crea in loro un senso di falsa autonomia di scelta.

Quelli che oggi chiamiamo “mezzi di informazione occidentali” sono l’esempio fondamentale della visione di Adorno e Horkheimer, la produzione di “notizie” come esempi perfetti di feticismo della merce. Mezzi di informazione come BBC, CNN, New York Times sono etichette sotto cui questa merce che si chiama “mezzi di informazione occidentali” costruisce sia una realtà da tenere in conto che di fatto la consapevolezza normativa della persona che consuma queste notizie e si ritiene informata. Possono ritenersi mezzi di informazione obiettivi che ogni tanto diffondono nell’etere un annuncio pubblicitario per una linea aerea o un detersivo. Ma loro stessi sono una marca esattamente come le altre marche che pubblicizzano.

Questi “mezzi di informazione occidentali” si sono storicamente posti inizialmente come il contrario delle notizie come venivano in genere diffuse nel Blocco Sovietico, o in Cina, o nel “Terzo Mondo” in generale, bollate come “controllate dallo Stato”, “propaganda” e quindi false, e di conseguenza postulavano se stessi come “indipendenti”, “oggettivi”, “corretti” e “veritieri”.

Quella etichetta politica ha ora raggiunto il punto di autodefinizione normativa di verità. È stato, forse paradossalmente – forse no – uno squallido ciarlatano come Donald Trump, ora presidente degli Stati Uniti, che per primo ha messo questi “mezzi di informazione occidentali” sulla difensiva, svalutandoli con le proprie “verità alternative”. Le sue bugie e la sua ciarlataneria sono una marca di notizie opposte ai “mezzi di informazione occidentali.”

Proprio questi “mezzi di informazione occidentali” sono ora in uno stato di shock e sulla difensiva. Si sentono minacciati da una disinformazione manipolatoria, come evidenziato al meglio dallo scandalo di “Cambridge Analytica”, in cui abbiamo appreso che compagnie private “estraggono dati” da reti sociali per manipolare masse critiche di votanti nelle elezioni nazionali. Questi “mezzi di informazione occidentali” hanno trovato in “Cambridge Analytica” una sfida, un nuovissimo rivale. “Cambridge Analytica” è un grande specchio scintillante davanti ai “mezzi di informazione occidentali”, che ha un rendimento superiore rispetto alle loro prassi e marchi antiquati.

Permettete che mi spieghi.

Colonialismo allora e adesso

Prendiamo l’esempio della BBC [la televisione pubblica britannica, ndt.] e vediamo in che modo abbia etichettato se stessa come metro di giudizio dei fatti e della verità – mentre si impegnava sistematicamente in quella che Adorno e Horkheimer hanno chiamato “mistificazione di massa”.

Iniziamo ponendoci una semplice domanda: i britannici hanno appreso la lezione dalla loro lunga e crudele storia coloniale, durante la quale hanno saccheggiato la Terra, i suoi abitanti e le sue risorse naturali? Si pentono di quella storia – guardano alle persone di Asia, Africa o America latina con un senso di colpa, rimorso o di scusa?

Per esempio Shashi Tharoor, l’illustre parlamentare indiano, ha sostenuto in modo convincente che i britannici devono all’India un indennizzo per il saccheggio dei suoi preziosi beni. In un mondo giusto, quel risarcimento sarebbe pagato sia come ratifica fattuale di quello che i britannici hanno fatto all’India che come parziale ammenda per le loro criminali atrocità.

Ma si potrebbe dire: lasciamo perdere il passato. Quello che è fatto è fatto. Andiamo avanti. Va bene. Ma i britannici della “British Broadcasting Corporation” (BBC) hanno appreso la lezione e si pentono delle loro atrocità o continuano ad ostentare in qualunque altro luogo gli stessi atteggiamenti, pratiche e discorsi razzisti e colonialisti della conquista coloniale britannica dell’India? Basta vedere il modo in cui la BBC informa sulla conquista israeliana della Palestina a confronto con il linguaggio coloniale della loro conquista dell’India.

Oggi due documenti storici sono a disposizione del mondo in generale per vedere come l’atteggiamento britannico verso il colonialismo sia rimasto costante e coerente: uno è la dichiarazione Balfour del 1917 e l’altro il modo – sia nelle parole che nel punto di vista – con cui oggi la BBC informa dell’occupazione coloniale israeliana della Palestina. Sono identici nella loro perfidia.

Mistificare la verità

Oggi la BBC è parte integrante della macchina propagandistica di Israele – e la prova di ciò è totalmente evidente a tutti ogni volta che gli israeliani compiono una strage massacrando palestinesi come stanno facendo dal 30 marzo, quando gente di Gaza ha cominciato a commemorare il “Giorno della Terra”. L’esercito israeliano ha iniziato a prendere di mira e a uccidere deliberatamente palestinesi, mentre la BBC ed altri campioni del marchio “mezzi di informazione occidentali” hanno sistematicamente sminuito la gravità di questo crudele massacro di persone indifese. La BBC ha reso accettabile, spiegabile, persino giustificabile questo crimine contro l’umanità – per il quale tutti i principali politici della colonia di insediamento [cioè Israele, ndt.] dovrebbero essere arrestati e giudicati in tribunale.

Le strategie di immagini e parole della BBC per mistificare la realtà di quello che gli israeliani hanno storicamente fatto e continuano a fare oggi sono piuttosto semplici, se non insieme rozze e banali. Devono mandare il loro personale a studiare per conseguire un diploma più avanzato in “Neolingua” [linguaggio artificiale inventato da George Orwell nel libro “1984”, ndt.]. La loro “Neolingua” è infantile e banale.

Prendete uno qualunque dei loro reportage: in primo luogo, mostra un primo piano di pugni alzati e bocche aperte e facce infuriate e bandiere in alto di palestinesi – non stanno forse minacciando? Violenti, pericolosi e minacciosi. Assicurati che l’obiettivo della tua macchina da presa sia molto stretto. Non allargarlo mai per mostrare i tiratori scelti israeliani lì vicino che sparano proiettili letali contro migliaia di civili indifesi e disarmati che protestano contro il sistematico furto della loro patria agevolato dal colonialismo britannico. Ciò vanificherebbe l’obiettivo principale, metterebbe in evidenza la menzogna e rovinerebbe il marchio.

Poi arrivano le definizioni più insidiose – a cominciare da “scontri”. Quali “scontri”? Scontri tra quali due soggetti? “Scontrarsi” è confrontarsi con una forza oggettivamente uguale – lo scontro tra due spade, tra due pugni, tra due eserciti – un proiettile letale non “si scontra” con un corpo indifeso. Una pallottola attraversa e ferisce ed uccide (non “si scontra con”) un corpo. Scegliendo “scontri”, la BBC mente: fa finta che ci siano due elementi più o meno identici, due eserciti, due forze opposte. Non c’è niente di simile. Da una parte c’è un esercito senza pietà, armato fino ai denti da Barack Obama e da tutti i suoi predecessori e successori, dall’altra gente indifesa. La BBC occulta questo fatto con la parola “scontri” – e nientemeno che al plurale.

Poi viene il vero trucco: usa virgolette intimidatorie, scrivi “lascia 16 palestinesi morti e centinaia feriti” tra virgolette per pregiudicarne la veridicità. I tuoi reporter sul posto sono sordi, muti e ciechi – non vedono che i palestinesi vengono uccisi e feriti da quei tiratori scelti israeliani – per cui si attribuisce la ”notizia” – non la verità – del loro massacro alle fonti palestinesi – ciò metterà in dubbio il vero valore della notizia. “Loro” dicono che sono stati uccisi o feriti in tanti – la BBC non conferma la veridicità di questi palestinesi di scarsa importanza menomati ed uccisi.

Metti ulteriormente in dubbio la verità – “Fonti ufficiali palestinesi affermano” che in tanti sono stati feriti e uccisi – non la BBC, perché la BBC dedica la sua descrizione ufficiale dei fatti solo se ad essere uccisi o feriti sono gli israeliani.

Quando si tratta della paralizzante accusa di antisemitismo contro Jeremy Corbyn e il partito Laburista, la BBC è in prima linea, audace e coraggiosa, ma quando si tratta del massacro di palestinesi indifesi, le telecamere e le parole della BBC stanno alle spalle dei soldati israeliani, dicendo e mostrando le cose dal loro punto di vista.

La semplice verità

La BBC non è l’unico elemento in questo marchio dei ’”mezzi d’informazione occidentali.” Il “New York Times” è peggio, la CNN peggio di entrambi messi insieme, all’infinito, fino alla nausea. I “mezzi d’informazione occidentali” sono una marca, un trucco, un feticismo delle merci al servizio di una sistematica mistificazione di massa in “Occidente” e in tutto il mondo – e la BBC è un esempio paradigmatico di ciò.

Questo marchio dei “mezzi d’informazione occidentali” si è storicamente collocato in contrasto con i mezzi di informazione controllati dallo Stato in Asia, Africa e America latina, che sono in effetti il terreno per le sistematiche menzogne al servizio degli Stati dominanti. Ma questi mezzi di comunicazione sono così palesemente rozzi nella loro falsità che c’è una buona parte dell’opinione pubblica che ne diffida. La maggioranza della gente non crede a quello che i mezzi di informazione ufficiali dicono in Iran, Egitto o Turchia. Leggono o vedono queste fonti di informazione con una notevole dose di sospetto e scetticismo. I “mezzi d’informazione occidentali” si sono falsamente autodefiniti contro questa realtà e hanno creato la finzione come se la loro falsità fosse la verità. Smantellare questa falsità e mettere in luce le sue pericolose menzogne, o quello che Adorno e Horkheimer giustamente chiamano “mistificazione di massa”, è molto facile.

La migliore e più potente forza contro la “mistificazione di massa” del marchio “mezzi di comunicazione occidentali” è semplicemente dire la verità. Contrariamente all’ingannevole prosa sionista progressista, la situazione palestinese non è per niente complicata. È di fatto semplicissima ed ha una soluzione molto semplice. Non è la storia dei due popoli con due narrazioni. È la storia di un popolo con la verità (palestinesi – ebrei, cristiani o musulmani) e un altro caso di colonialismo di insediamento europeo (sionismo – progressista o più duro), con crudeltà e violenza sfrenati. Israele è l’ultimo potente residuo del colonialismo europeo. Con sorprendente ciarlataneria conta su tutta una storia di spoliazione e sulle sofferenze degli ebrei per spossessare e provocare sofferenze ai palestinesi, rubare la loro terra, costruire uno Stato caserma e metterlo a disposizione degli immutati interessi coloniali ed imperiali dell’imperialismo euro-americano. Questa è la semplice realtà, la semplice verità, leggila una volta al giorno e sarai immune a tutta la mistificazione di massa dei “mezzi di informazione occidentali”.

I sionisti fanno maledettamente tutto quello che vogliono ai palestinesi – rubando la loro terra, distruggendo con i bulldozer le loro case, sradicando i loro ulivi, uccidendoli a sangue freddo – e se qualcuno osa dire una parola contro i loro crimini di guerra e contro l’umanità, loro e la loro quinta colonna sionista negli USA e in Europa, iniziano a gridargli “antisemitismo” – e dato che l’antisemitismo è una malattia europea profondamente radicata nella storia dell’Europa, gli europei stanno zitti quando vengono chiamati antisemiti.

Ma a livello mondiale non ci si preoccupa affatto di questa falsa accusa. Lotteremo contro l’antisemitismo, contro l’islamofobia e contro il razzismo, e soprattutto lotteremo contro il colonialismo e il sionismo, il suo ultimo bastione. Non staremo zitti. Testimonieremo per la giustizia storica della causa palestinese. I sionisti sono ladri assassini. Stanno rubando la Palestina alla luce del giorno e stanno uccidendo palestinesi proprio davanti agli occhi increduli del mondo.

La BBC e quelli della sua risma possono fare tutti i loro trucchetti infantili per mettere in dubbio la verità. Ma il mondo sta guardando. Il mondo è vigile. La liberazione nazionale palestinese, come dimostrato al meglio e meravigliosamente dal movimento globale del BDS [Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele, ndt.] e ora dalla “Grande Marcia del Ritorno”, andrà avanti e trionferà sull’ideologia sionista razzista e corrotta – e la BBC starà a guardare quella bellissima festa della verità.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione editoriale di Al Hazeera.

Israel-Palestine: The conflict and the coverage

Hamid Dabashi è professore “Hagop Kevorkian” di studi iraniani e di letteratura comparata alla Columbia University.

(traduzione di Amedeo Rossi)