L’esercito israeliano chiude Nablus a seguito di mortali attacchi a mano armata

Agar Shezaf,Yaniv Kubovich,Yael Freidson

12 ottobre 2022 – Haaretz

L’IDF ritiene che la maggior parte dei responsabili degli attacchi con armi da fuoco avvenuti nell’ultima settimana in Cisgiordania provenissero da Nablus e siano fuggiti in città dopo aver compiuto gli attacchi; I negozi e le attività commerciali palestinesi a Gerusalemme est hanno chiuso mercoledì per protestare contro le incursioni della polizia israeliana

Mercoledì l’esercito israeliano ha chiuso tutti gli ingressi alla città di Nablus, in Cisgiordania, limitando l’ingresso e l’uscita a sole tre località, effettuando controlli di sicurezza.

La decisione di bloccare gli ingressi si basa sulla valutazione dell’esercito secondo cui la maggior parte dei responsabili dei recenti attentati in Cisgiordania proverrebbero dalla città e in seguito vi si sarebbero rifugiati.

Alcune delle strade principali della città sono state bloccate da cumuli di terra. L’esercito non ha confermato la durata dei blocchi. Secondo l’IDF [le forze armate israeliane, ndt.] i soldati israeliani sono schierati fuori città e entreranno solo se ci saranno prove concrete che stia per avere luogo un attacco terroristico.

A Nablus vivono circa 170.000 persone. È una delle città più grandi della Cisgiordania e funge da polo commerciale regionale. Il blocco della città è inusuale e sconvolge in modo significativo la vita dei suoi abitanti.

Inoltre l’esercito non ha ancora deciso se consentire ai fedeli [ebrei, la tomba è luogo di culto per questi ultimi, ndt.] di entrare mercoledì nella tomba di Giuseppe a Nablus. Inizialmente era previsto un ingresso di massa al sito, ma ora sembra che sarà consentito solo un ingresso limitato e subordinato a una valutazione della situazione.

Martedì il sergente Ido Baruch è stato ucciso a colpi di arma da fuoco in una postazione dell’IDF vicino all’insediamento di Shavei Shomron, a nord di Nablus. I filmati di sicurezza hanno mostrato che gli spari provenivano da un veicolo di passaggio. I responsabili sono ancora latitanti.

L’organizzazione “Lion’s den” [la fossa del Leone, ndt] con sede a Nablus, che comprende centinaia di giovani di varie organizzazioni palestinesi, si è attribuita la responsabilità della sparatoria e ha affermato che questo è solo l’inizio dei “giorni della rabbia”.

Baruch è il secondo soldato ucciso in quattro giorni, dopo che la sergente Noa Lazar era stata uccisa a colpi d’arma da fuoco al checkpoint di Shoafat a Gerusalemme est sabato. Nell’incidente un’altra guardia di sicurezza è rimasta gravemente ferita. La caccia al palestinese sospettato della sparatoria continua.

Mercoledì scorso le forze dell’IDF e dello Shin Bet [servizio di intelligence interna israeliano, ndt.] hanno arrestato un palestinese sospettato di essere coinvolto nella sparatoria contro un autobus e un taxi israeliani vicino a Nablus domenica scorsa. In una manifestazione di coloni israeliani tenutasi vicino a Nablus dopo l’attacco, un soldato dell’IDF è stato leggermente ferito da un colpo di arma da fuoco contro i manifestanti.

Palestinesi in sciopero a Gerusalemme est per i raid della polizia

Mercoledì i negozi e le attività commerciali palestinesi a Gerusalemme est hanno chiuso per protestare contro i raid della polizia israeliana nell’area che hanno provocato aspri scontri tra polizia e manifestanti palestinesi.

La polizia israeliana ha operato nel campo profughi di Shoafat, nella zona orientale di Gerusalemme, per dare la caccia a un sospettato di aver compiuto un attacco mortale a un posto di blocco che domenica [in realtà sabato, ndt.] ha ucciso un soldato.

La polizia ha rastrellato Shoafat, un misero campo per rifugiati palestinesi alla periferia di Gerusalemme, per cercare il sospettato allestendo posti di blocco e schierando gruppi di agenti armati per interrogare i residenti. La massiccia presenza della polizia ha scatenato intensi scontri con i giovani locali. I posti di blocco hanno ostacolato i punti di ingresso e di uscita dall’area, disturbando la vita quotidiana degli abitanti.

Uno sciopero generale è stato indetto per protestare contro la repressione. Scuole e negozi sono rimasti chiusi in tutta Gerusalemme Est, inclusa la Città Vecchia, i cui pittoreschi negozi che si rivolgono sia ai turisti che alla gente del posto solitamente brulicano di vita.

“Mostrare solidarietà con Shoafat è più importante dell’incasso di una giornata”, ha detto Anan Sabah, un macellaio della Città Vecchia. “Il campo è chiuso e circondato da giorni. Abbiamo chiuso i negozi per affermare che si tratta di una punizione collettiva”.

La tensione tra israeliani e palestinesi è alle stelle, soprattutto a Gerusalemme, migliaia di fedeli ebrei si stanno riversando in questa città cruciale in occasione della settimana di festa di Sukkot [la festa delle capanne, una delle più importanti ricorrenze del calendario religioso ebraico, ndt.].

La Associated Press ha contribuito a questo articolo.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)