Il post di Emma Watson mostra come le accuse diffamatorie di Israele sull’ antisemitismo stiano iniziando a crollare

Asa Winstanley

8 gennaio 2022 – Middle East Monitor

Emma Watson, attrice del cast di Harry Potter, è stata diffamata lunedì da un funzionario israeliano razzista. Ne parleremo più avanti.

Ma, innanzitutto, è importante notare che il governo israeliano si è sempre avvalso contro i suoi nemici di accuse inventate di antisemitismo.

Questo risale alla fondazione sulle fosse comuni dei palestinesi dello stesso Stato di Israele nel 1948.

Il primo a venire diffamato in questo modo è lo stesso popolo palestinese. Le false accuse di antisemitismo architettate da Israele e dalla lobby israeliana contro il movimento di solidarietà con la Palestina sono quindi di fatto un’estensione della campagna di disinformazione del progetto coloniale sionista contro gli stessi palestinesi.

Diplomatici e propagandisti israeliani sostengono da tempo che l’opposizione del popolo palestinese all’espropriazione della propria terra non è motivata da alcun senso di ingiustizia, ma semplicemente dal razzismo antiebraico. Secondo il canone dell’orientalismo imperialista europeo quest’ultimo è ritenuto misteriosamente endemico nelle società musulmane e arabe.

Questa è, ovviamente, una sciocchezza. Più che una sciocchezza, è una bugia velenosa e razzista.

I palestinesi si oppongono al movimento sionista – e alla sua creazione, Israele – perché ha significato e continua a significare espulsioni, massacri, apartheid, dittatura militare ed espropriazione per loro, per i loro figli e per i figli dei loro figli.

Il fatto che Israele si definisca uno “Stato ebraico” è irrilevante. I palestinesi si sarebbero opposti a qualsiasi progetto politico e/o religioso che li avesse cacciati dalle proprie terre nello stesso modo o in modo simile.

È proprio perché le ingiustizie israeliane sono diventate sempre più chiare per un numero sempre maggiore di persone che il movimento sionista e la lobby israeliana sono arrivati ​​a fare sempre più affidamento su accuse inventate di antisemitismo.

I propagandisti israeliani sanno che non possono prevalere discutendo in un dibattito aperto. Quindi, invece di cercare di battere gli attivisti sconfiggendo le loro argomentazioni, tentano di zittirli, cancellarli, bandirli e, soprattutto in Palestina, incarcerarli.

Ma le accuse false e tendenziose di antisemitismo contro i nemici di Israele sono diventate così smaccate che la maggior parte delle persone non ci crede più.

L’uso dell’antisemitismo come arma – uno strumento nell’arsenale israeliano quasi tanto potente quanto le armi nucleari non dichiarate che possiede – sta cominciando a perdere la sua forza.

Tutto ciò ci riporta a Emma Watson.

Lunedì Watson ha pubblicato su Instagram una blanda dichiarazione di solidarietà con il popolo palestinese. Sullo sfondo di manifestanti solidali che tengono in mano bandiere palestinesi ha pubblicato la didascalia: “Solidarietà è un verbo”.

Non era certo un’affermazione tendenziosa. Ma il riconoscimento stesso dell’esistenza dei palestinesi e dei loro sostenitori ha sollevato la rabbia e l’odio di Israele e della sua lobby.

Danny Danon, ex ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite e attuale presidente della sezione internazionale del partito israeliano ufficialmente all’opposizione Likud, ha attaccato il post di Watson su Twitter, sostenendo che esso dimostrava che lei è un'”antisemita”.

Naturalmente, come al solito, non è stata presentata alcuna prova di questo presunto “antisemitismo”.

Ma la risposta di Danon è particolarmente grossolana. È totalmente priva di “sfumature” – è una diretta e inequivocabile pretesa che se fai anche la più blanda dichiarazione di solidarietà con i palestinesi significa che sei ipso facto un antisemita.

Ciò che molti commentatori non sottolineano sono due fatti importanti: è Danny Danon stesso il vero razzista, e il post di Danon ha anche mostrato che lui, come tutti i sionisti, è il vero antisemita.

Manca in tutta l’informazione mainstream sul post di Watson e nel modo in cui è stato accolto (gli autori del titolo del Guardian hanno affermato in modo fuorviante che esso ha portato a una “disputa sull’antisemitismo”) che personaggio sia esattamente Danon.

È un famigerato razzista anti-palestinese.

Questo doveva essere sottolineato, ma per lo più non lo è stato. Come ha scritto la mia collega di The Electronic Intifada Nora Barrows-Friedman: “Danon è un politico di estrema destra che ha chiesto il ‘suicidio nazionale’ dei palestinesi e ha una lunga storia di dichiarazioni razziste contro arabi e africani”.

E come ha detto bene l’utente di Twitter Jonathan Kennedy, Danon “equipara il sostegno ai palestinesi all’antisemitismo, presuppone che la repressione del popolo palestinese sia una qualità intrinsecamente ebraica, il che in questo caso è la vera opinione antisemita”.

Alcuni sionisti “liberal” si sono preoccupati che la diffamazione di Danon contro Watson fosse troppo “rozza” e che quindi non sarebbe stata creduta.

Avevano ragione ad avere paura. Le reazioni contro l’affermazione di Danon sono state immense e massive ed è stato ridicolizzato e denunciato per le sue vergognose calunnie.

Ma, contrariamente alle preoccupazioni dei sionisti “liberal” rispetto declino della forza del loro uso dell’accusa di antisemitismo come arma, questo declino è da accogliere con estremo favore ed è atteso da molto tempo.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non rispecchiano necessariamente la linea editoriale di Middle East Monitor

(traduzione dall’inglese di Giuseppe Ponsetti)




L’inviato israeliano delle Nazioni Unite attacca Emma Watson che ha espresso sostegno ai palestinesi

Redazione di MiddleEastEye

 3 gennaio 2022 MEE

Gilad Erdan e l’ex ambasciatore Danny Danon ricevono reazioni negative in rete per aver criticato la star di Harry Potter che ha espresso solidarietà ai palestinesi

Lunedì l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite si è scagliato contro l’attrice Emma Watson dopo che la star di Harry Potter ha condiviso una foto su Instagram in solidarietà con i palestinesi.

Nel suo post, Watson ha condiviso l’immagine di un raduno pro-palestinese con la frase “La solidarietà è un verbo”. Nel commento, Watson ha incluso una citazione dell’attivista anglo-australiana Sara Ahmed, che ha detto: “La solidarietà non presuppone che le nostre lotte siano le stesse lotte, o che il nostro dolore sia lo stesso dolore, o che la nostra speranza sia per lo stesso futuro. La solidarietà implica impegno e lavoro, così come il riconoscimento che anche se non abbiamo gli stessi sentimenti, o le stesse vite, o gli stessi corpi, viviamo condividendo molte cose”.

Gilad Erdan, ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, è ricorso a Twitter per criticare le osservazioni dell’attrice, e ha scritto: “La finzione può funzionare in Harry Potter ma non funziona nella realtà. Se si potesse, la magia usata nel mondo della fantasia potrebbe eliminare i mali di Hamas (che opprime le donne e persegue l’annientamento di Israele) e dell’Autorità Nazionale Palestinese (che sostiene il terrore). Mi piacerebbe molto!” ha aggiunto.

I suoi commenti sono arrivati poco dopo che anche Danny Danon, l’ex ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, si è scagliato contro Watson.

“10 motivi da Grifondoro per essere antisemiti”, ha twittato Danon.

Gli utenti dei social media hanno criticato sia Erdan che Danon per i loro commenti, e molti hanno affermato che hanno “sviato l’attenzione dai veri casi di antisemitismo”.

Leah Greenberg, co-direttrice esecutiva di Indivisible Project, organizzazione no-profit fondata nel 2016 in risposta all’elezione di Donald Trump a presidente, ha affermato che le osservazioni di Danon sono “una perfetta dimostrazione del cinismo e della malafede del fare dell’antisemitismo un’arma per zittire elementari espressioni di solidarietà con il popolo palestinese.

“L’ex ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite definisce Emma Watson ‘antisemita’ per aver espresso solidarietà ai palestinesi. Peggio di una presa in giro”, ha twittato l’emittente Mehdi Hasan.

Nel frattempo, l’attivista palestinese Mohammed El-Kurd, che ha svolto un ruolo cruciale nella sensibilizzazione internazionale sugli sgomberi forzati dei palestinesi dal quartiere sotto occupazione di Sheikh Jarrah a Gerusalemme est, ha reagito con: “Piangi più forte che mi fai ridere”.

Il post su Instagram di Watson ha attualmente oltre 600.000 likes e oltre 47.000 commenti. La foto è stata originariamente pubblicata a maggio dal Bad Activism Collective [blog che “ esplora temi di giustizia climatica, ambientalismo, giustizia razziale, attivismo giovanile, giustizia per i disabili, teoria femminista queer, salute mentale, sovranità della terra e del cibo e smantellamento dei sistemi di oppressione”, ndtr.] dopo che l’ultima offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza ha provocato la morte di oltre 250 palestinesi.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ammonisce Israele a rinunciare ai piani di annessione

23 giu 2020 – Al Jazeera

L’alto rappresentante dell’ONU afferma che una simile mossa sarebbe “devastante” per le speranze di nuovi colloqui e sull’eventuale soluzione dei due Stati.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha invitato Israele ad abbandonare il piano di annessione di parti della Cisgiordania occupata, affermando che tale mossa sarebbe una “grave violazione del diritto internazionale”.

L’alto rappresentante dell’ONU ha formulato queste affermazioni martedì nel corso di una relazione al Consiglio di sicurezza, un giorno prima che la commissione, composta da 15 membri, si riunisse per l’incontro semestrale sul conflitto israelo-palestinese.

Il governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che il processo di annessione potrebbe avere inizio dal 1° luglio.

Nel documento, Guterres ha affermato che un’annessione israeliana sarebbe “devastante” per le speranze di nuovi negoziati e sull’eventuale soluzione dei due stati.

“Ciò sarebbe disastroso per palestinesi, israeliani e per la regione”, ha detto, aggiungendo che il piano è una minaccia contro “i tentativi di far progredire la pace nella regione”.

Le affermazioni di Guterres sono giunte il giorno dopo la protesta di migliaia di palestinesi a Gerico contro il piano israeliano, con una manifestazione alla quale hanno partecipato anche decine di diplomatici stranieri.

La scorsa settimana la leadership palestinese ha proposto un piano che mira a creare uno “Stato palestinese sovrano, indipendente e smilitarizzato”, con Gerusalemme est come capitale. Lascia inoltre la porta aperta a modifiche dei confini tra lo Stato proposto e Israele, così come a scambi di territori di uguale “dimensione, volume e valore – alla pari”.

La proposta palestinese è arrivata in risposta al controverso piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che ha dato il via libera a Israele sull’annessione di ampie zone della Cisgiordania occupata, comprese le colonie considerate illegali ai sensi del diritto internazionale, e della Valle del Giordano.

Presentato alla fine di gennaio, il piano di Trump propone l’istituzione, sul restante mosaico di parti frammentate dei territori palestinesi, di uno Stato palestinese smilitarizzato, con l’esclusione di Gerusalemme est occupata. Il piano è stato respinto nella sua interezza dai palestinesi.

La riunione del Consiglio di sicurezza, che si terrà in videoconferenza, sarà l’ultima grande riunione internazionale sulla questione prima della scadenza del 1 luglio.

“Qualsiasi decisione sulla sovranità sarà presa solo dal governo israeliano”, ha detto martedì nel corso di una dichiarazione l’inviato israeliano alle Nazioni Unite Danny Danon.

I diplomatici si aspettano che mercoledì la stragrande maggioranza dei membri delle Nazioni Unite si opponga nuovamente al piano israeliano.

“Dobbiamo inviare un messaggio chiaro”, ha detto un inviato all’agenzia di stampa AFP [l’agenzia di stampa France Presse, ndtr.], aggiungendo che “non è sufficiente” limitarsi a condannare la politica israeliana, e ha prospettato la possibilità di portare il caso dinanzi alla Corte internazionale di giustizia.

Per decenni Israele ha goduto del sostegno bipartisan [sia dei democratici che dei repubblicani, ndtr.] degli Stati Uniti che gli ha permesso di ignorare le critiche internazionali e le numerose risoluzioni delle Nazioni Unite sulla sua occupazione dei territori palestinesi.

Quando Trump alla fine del 2017 ha cambiato la politica degli Stati Uniti riconoscendo Gerusalemme come capitale di Israele, 14 dei 15 membri del Consiglio di sicurezza hanno adottato una risoluzione di condanna dell’iniziativa, ma gli Stati Uniti hanno posto il veto.

Una risoluzione simile è stata quindi presentata all’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA), dove nessuna nazione ha il potere di veto: è stata approvata con 128 voti a favore, 9 contrari e 35 astensioni.

I diplomatici, tuttavia, sembrerebbero escludere la possibilità che per la prevista annessione Israele possa subire sanzioni, quali quelle imposte da alcuni Paesi dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia.

“Qualsiasi annessione avrebbe conseguenze piuttosto gravi per la soluzione dei due Stati contenuta nel processo di pace”, ha detto un altro ambasciatore in forma anonima all’AFP.

Ma l’inviato ha affermato che non è un'”operazione semplice” mettere a confronto la Cisgiordania con la Crimea.

All’inizio di questo mese, centinaia di docenti e studiosi di diritto internazionale hanno firmato una lettera aperta che condanna il piano israeliano di annessione dei territori della Cisgiordania, definendolo una “flagrante violazione delle regole fondamentali del diritto internazionale e costituirebbe anche una grave minaccia alla stabilità internazionale in una regione instabile”.

Kevin Jon Heller, docente di diritto internazionale, ha dichiarato ad Al Jazeera che l’annessione prevista da Israele è “una chiara e sostanziale violazione del diritto internazionale, che vieta l’annessione dei territori presi con la forza”.

“L’annessione da parte di Israele delle alture del Golan e di Gerusalemme,” ha affermato Heller, “e il contemporaneo silenzio internazionale e arabo, l’hanno incoraggiato a intraprendere ulteriori azioni in quella direzione, come sta ora pianificando”.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)