I coloni sospettati di essere coinvolti nell’uccisione di un adolescente sono agli arresti domiciliari

Tamara Nassar 

9 agosto 2023 – Electronic Intifada

Un tribunale israeliano ha liberato i due coloni sospettati di essere coinvolti nell’uccisione di un adolescente palestinese la scorsa settimana.

Elisha Yered e Yehiel Indore sono stati rilasciati dal carcere mercoledì e ora sono agli arresti domiciliari. Indore, che sarebbe rimasto ferito da una pietra e ricoverato in ospedale, ha “ammesso di aver utilizzato un’arma da fuoco”, ma sostiene di aver sparato “solo in aria, dopo aver pensato che la sua vita e quella degli altri fossero in pericolo,” secondo quanto riportato dal quotidiano di Tel Aviv Haaretz.

Qusai Jamal Mutan, 19 anni, è stato ucciso quando circa 20 coloni hanno fatto irruzione in un terreno del villaggio di Burqa. Secondo testimonianze di chi era presente sul posto raccolte da Palestinian Center for Human Rights [Centro Palestinese per i Diritti Umani, ong palestinese, ndt.] i coloni hanno sparato con armi da fuoco e sono stati affrontati dai giovani [palestinesi].

Secondo PCHR, quando Mutan è stato colpito “stava cucinando sul fuoco e non era coinvolto” negli scontri.

“Il colono era a soli 5 metri da Mutan quando ha sparato direttamente contro di lui, ferendolo con un proiettile alla nuca,” ha detto un testimone a PCHR, secondo cui altri due sono rimasti feriti nell’aggressione.

Benché nessun colono israeliano sia stato ucciso, Israele ha arrestato cinque palestinesi per presunto “coinvolgimento” nella vicenda. I cinque palestinesi rimangono in carcere.

Si pensa che Yered, un colono fanatico che ha apertamente e ripetutamente incitato alla pulizia etnica e al genocidio contro i palestinesi, abbia seppellito l’arma usata da Indore nei pressi dei boschi della colonia in cui vive. Yered in precedenza ha lavorato come portavoce di un deputato del partito “Potere ebraico” [di estrema destra suprematista ebraica, ndt.] del ministro israeliano della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir.

“Una volta che i poliziotti sono arrivati a casa sua Yered li ha portati dove aveva seppellito l’arma, sostenendo che non intendeva nasconderla e intralciare la loro indagine, ma temeva che se fosse rimasta sul posto alla fine l’arma sarebbe stata trovata dai palestinesi,” ha affermato Haaretz.

Il giornale ha informato che le imputazioni contro Yered riguardano l’ostruzione alla giustizia e il possesso illegale di un’arma, non l’omicidio. Indore ha una remota possibilità di essere imputato di omicidio. Due membri della Knesset [il parlamento israeliano, ndt.] del partito Otzma Yehudit (Potere Ebraico) hanno visitato Indore in ospedale. Ma la polizia israeliana non ha consentito al parlamentare palestinese della Knesset Ahmad Tibi di visitare neanche uno dei cinque palestinesi arrestati.

Ben-Gvir ha lodato come “eroi” i coloni sospettati di essere coinvolti nell’uccisione di Mutan.

Qualche giorno dopo, durante le vacanze a Limassol, ha posato per una fotografia nel suo primo incontro con una funzionaria dell’UE, Anna Koukkides-Procopiou, la sua controparte cipriota.

Esecuzione extragiudiziaria

Nel contempo domenica, in pieno giorno, le forze di occupazione israeliane hanno ucciso tre palestinesi, compreso un minore in quelle che le organizzazioni per i diritti umani hanno definito “esecuzioni extragiudiziarie”.

I tre sono stati uccisi domenica pomeriggio mentre viaggiavano su un veicolo lungo una strada a Jenin, nel nord della Cisgiordania occupata.

Truppe israeliane stavano viaggiando in due auto con targhe palestinesi su una strada che collega il villaggio di Bir al-Basha e la cittadina di Arraba quando hanno intercettato un’auto grigia con targa gialla israeliana su cui viaggiavano i tre palestinesi.

I soldati israeliani sono scesi dai loro veicoli e hanno aperto il fuoco contro l’auto grigia prima di essere raggiunti da altri militari che hanno bloccato il traffico e sparato gas lacrimogeni. Tutto ciò è stato in parte documentato da un video. La macchina grigia è stata crivellata dai buchi delle pallottole.

Quando i soldati si sono ritirati dalla zona hanno portato via l’auto con le tre vittime, trattenendo i loro corpi.

Secondo PCHR la gente presente sul posto “ha visto materia cerebrale sparsa a terra”.

Due degli uccisi sono stati identificati come Nayef Jihad Abu Sweiss, 27 anni, e Khalil Nizar Abu Naaseh, 21. Entrambi erano del campo profughi di Jenin e membri della Brigata di Jenin, un gruppo legato a Saraya al-Quds, l’ala militare dell’organizzazione della resistenza Jihad Islamico.

In seguito all’uccisione media locali hanno fatto circolare le loro foto.

Secondo Defense for Children International-Palestine [Difesa dei Minori Internazionale-Palestina] è stato ucciso anche un ragazzo sedicenne, Bara Ahmad Fayez al-Qerm.

DCIP afferma che è stata un’unità Yamam [reparti speciali per operazioni di tipo militare, ndt.] della polizia di frontiera israeliana che ha fatto parte della squadra di killer israeliani, insieme a otto operativi dei corpi speciali israeliani.

“Non è chiaro quante pallottole abbiano colpito Bara e dove, dato che le autorità israeliane hanno sequestrato il corpo,” afferma DCIP.

In marzo membri di Yamam avevano ucciso a Jenin quattro palestinesi, tra cui il quattordicenne Omar Awadin, colpito alla schiena da forze in borghese mentre girava in bicicletta fuori dal negozio dei suoi genitori. L’esercito israeliano, il servizio di sicurezza interna Shin Bet e la polizia di frontiera israeliana hanno affermato di aver lavorato insieme per impedire alla “cellula terroristica” guidata da Abu Sweiss di compiere un attacco.

L’esercito israeliano ha sostenuto di aver trovato un M16 nell’auto, fornendo una foto per sostenere la propria affermazione. Non è chiaro perché un gruppo di tre combattenti della resistenza palestinesi che stavano andando a compiere un’operazione avrebbero portato con sé una sola arma.

Un altro minore ucciso

Lunedì un diciassettenne è morto in seguito alle ferite riportate quando una guardia di sicurezza di una colonia gli ha sparato al petto il 2 agosto vicino a Ofra, una colonia israeliana costruita su terre rubate ai palestinesi dei vicini villaggi di Ein Yabrud e Silwad.

Ramzi Fathi Abd al-Rahman Hamed si trovava sul sedile del passeggero di un’auto con alcuni amici.

Quando hanno visto la macchina della guardia della colonia israeliana hanno cercato di tornare indietro e andarsene dalla zona. Ma secondo DCIP la guardia ha aperto il fuoco da una distanza di 10 metri.

“I minori palestinesi vivono in un contesto molto militarizzato in cui i civili israeliani illegalmente stabilitisi nel territorio occupato sono armati dal governo israeliano come una decisione di politica ufficiale,” afferma Ayed Abu Eqtaish, direttore del programma di responsabilizzazione di DCIP.

“Soldati, poliziotti e personale della sicurezza privata israeliani non solo proteggono la popolazione dei coloni israeliani, ma aiutano, favoriscono e praticano la violenza contro i palestinesi, anche minorenni.”

Secondo DCIP dall’inizio del 2023 sono stati uccisi in violenze legate all’occupazione militare israeliana 40 minori palestinesi, quattro dei quali dall’inizio di agosto.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Israele blocca gli strumenti sanitari per la cura degli abitanti di Gaza affetti da malattie renali

Hanin A. Elholy

31 luglio 2023 – The Electronic Intifada

Naseem ama il calcio.

Grande fan dell’argentino Lionel Messi, Naseem giocava ovunque potesse: a scuola, per strada, per un club locale.

Purtroppo, ultimamente non è nemmeno in grado di dare qualche calcio al pallone. A causa della sua malattia il bambino di 10 anni teme di dover rinunciare al suo amato gioco.

I reni di Naseem non funzionano correttamente e deve seguire una dieta alimentare molto stretta. È stato consigliato un trapianto ma finora non è stato possibile programmarne uno.

Perché non sono come i miei fratelli e sorelle?” chiede. Loro possono mangiare e bere quello che vogliono. Perché io no?

Naseem è in cura per i suoi problemi renali presso l’ospedale al-Rantisi di Gaza City.

Per quanto l’ospedale fornisca gratuitamente la dialisi e alcuni medicinali, il trattamento di Naseem costa alla sua famiglia quasi 100 dollari al mese.

Le spese hanno messo a dura prova la famiglia. Il padre di Nassem è in prigione per debiti non pagati.

Il personale di al-Rantisi, l’unico ospedale di Gaza che fornisce ai bambini la dialisi, fa del suo meglio per prendersi cura di pazienti affetti da malattie renali come Naseem. Ciononostante, il blocco totale a cui Gaza è sottoposta ormai da 16 anni fa sì che non riesca a fornire un servizio adeguato.

Il Ministero della Salute di Gaza ha recentemente segnalato che l’ospedale al-Rantisi ha un disperato bisogno di tubi per le macchine per la dialisi, oltre ad altre attrezzature essenziali. Il Ministero della Salute ha anche dichiarato che negli ultimi due anni Israele ha quasi sempre impedito l’ingresso a Gaza delle attrezzature tecnologiche di telemedicina utilizzate negli esami sui pazienti nefropatici.

Condizioni disumane”

Il dottor Nabil Ayad dirige il dipartimento di nefrologia dell’ospedale

al-Rantisi.

“Essere un medico è fondamentalmente un lavoro umanitario”, dice. Ma a Gaza noi medici lavoriamo in condizioni disumane. Sono sempre esausto, fisicamente ed emotivamente. Il mio cuore soffre per ogni madre che vede il proprio figlio soffrire”.

Il suo collega, il dottor Muhammad al-Anqar, osserva che la carenza di medicinali ha costretto l’ospedale a somministrare dosi inferiori a quelle raccomandate a livello internazionale.

Il Ministero della Salute di Gaza ha recentemente riferito che gli ospedali di Gaza stanno funzionando a metà rispetto alla loro capacità. Circa il 40% dei medicinali e oltre il 30% delle forniture mediche non sono più disponibili.

“Alcuni pazienti hanno bisogno di medicine tre volte al giorno”, dice al-Anqar. “Ma possiamo somministrarle solo una volta.”

Woroud, 14 anni, è un altra bambina ricoverata all’ospedale al-Rantisi.

Ha bisogno di medicinali per l’assorbimento del calcio e altre patologie attualmente non disponibili a Gaza.

Sua madre, nota come Um Muhammad, è angosciata per la cattiva salute di Woroud.

Woroud in arabo significa fiori. “Il mio fiore non sta più sbocciando”, dice sua madre.

Sia Woroud che suo padre hanno bisogno della dialisi per problemi renali.

“I miei tre figli e mio marito sono malati”, dice sua madre. “È molto difficile. Nessuno mi aiuta. Devo fare tutto da sola”.

Un incubo”

Tala, 13 anni, ha mantenuto un forte senso dell’umorismo nonostante sia malata da diversi anni. La sua materia preferita a scuola è l’inglese e spera di diventare un giorno insegnante di lingue.

“Ho viaggiato molto”, scherza. “Fino al quartiere vicino.”

Dal momento che sua madre è impegnata a prendersi cura dei fratelli più piccoli, è la sorella di Tala, Marwa, che spesso la accompagna quando va in ospedale.

“Sono la sua sorella maggiore e la sua seconda madre”, dice Marwa.

Aseel, anche lei tredicenne, ha dovuto smettere di frequentare la scuola a causa della sua malattia.

“La dialisi richiede ore”, dice suo padre Mahmoud. Aseel trascorre quel tempo guardando cartoni animati sul cellulare e cercando di distrarsi. Dopo la dialisi è molto stanca”.

Maher, 13 anni, ha vissuto molto più a lungo di quanto si aspettasse lo staff medico.

All’età di 5 mesi, dopo un improvviso calo ponderale, gli è stato diagnosticato un problema renale. Un medico ha previsto che sarebbe morto entro i sei mesi successivi.

Nonostante abbia smentito le previsioni, Maher è ancora malato. Sua madre lo porta all’ospedale al-Rantisi per la dialisi tre volte alla settimana.

Finora non è stato possibile pianificare un trapianto per Maher.

“Mi sono sposata a 16 anni e ora ne ho 24”, dice sua madre, conosciuta come Um Hafez. Ho trascorso quelli che avrebbero dovuto essere gli anni migliori della mia vita in ospedale. Spero solo che questo incubo finisca presto”.

Hanin A. Elholy è una ricercatrice, scrittrice e traduttrice che vive a Gaza.

(traduzione di Aldo Lotta)




Le truppe israeliane uccidono tre palestinesi in Cisgiordania

Maureen Clare Murphy

7 luglio 2023, ElectronicIntifada

Le forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi nella Cisgiordania occupata venerdì, il giorno dopo che un soldato era stato ucciso a colpi di arma da fuoco in una colonia.

Venerdì pomeriggio Abd al-Jawad Hamdan Saleh, 24 anni, è morto dopo essere stato colpito al petto dalle truppe nel villaggio di Um Safa, vicino alla città di Ramallah nel cuore della Cisgiordania.

Le forze israeliane si erano schierate a Um Safa al momento della preghiera del venerdì nella piazza della città, prima di una marcia di protesta contro un vicino avamposto coloniale.

Un membro del consiglio del villaggio ha detto a WAFA, l’agenzia di stampa ufficiale palestinese, che i soldati hanno chiuso tutti gli ingressi a Um Safa e si sono appostati sui tetti degli edifici più alti.

Nel contempo i coloni, scortati dai militari, hanno attaccato gli abitanti del villaggio.

Um Safa è stata oggetto di crescenti vessazioni da parte dei coloni israeliani, che il mese scorso hanno distrutto gli arboscelli di ulivo del villaggio.

Alla fine di giugno i coloni, alcuni armati di fucili, hanno appiccato il fuoco a case e veicoli nel villaggio protetti dalla polizia di frontiera paramilitare israeliana dopo che quattro israeliani erano stati uccisi in un attacco a fuoco in una colonia. Secondo WAFA “i coloni infuriati “hanno sparato indiscriminatamente contro tutto ciò che incontravano, comprese case e veicoli”.

All’alba dello stesso giorno due uomini sono stati uccisi dalle forze israeliane nella città di Nablus, nel nord della Cisgiordania, in quella che potrebbe essere considerata un’esecuzione extragiudiziale.

Le truppe hanno preso d’assalto un quartiere nella Città Vecchia di Nablus e hanno circondato un edificio attaccandolo con pesanti colpi di arma da fuoco, intimando ai due uomini di arrendersi.

Le autorità israeliane hanno affermato che i due uomini – Khairi Shahin, 34 anni, e Hamza Maqbul, 32 – sono stati “uccisi durante uno scontro a fuoco con le nostre forze”.

Tuttavia dei testimoni oculari palestinesi hanno detto ai giornalisti che gli uomini sono stati uccisi dopo che avevano deposto le armi e chiesto alle truppe di non sparare.

Un testimone oculare ha detto ai media di aver sentito un soldato parlare con uno degli uomini che si trovava all’interno della casa dicendogli di arrendersi. L’uomo ha risposto di essere disarmato ma di avere paura ad uscire perché i soldati avrebbero potuto sparargli.

Dopo circa 10 minuti di trattative l’uomo ha accettato di uscire – e lo ha fatto con le mani alzate seguendo tutte le indicazioni del soldato. Nonostante le esplicite promesse a voce del soldato che non gli avrebbero sparato se si fosse arreso, secondo il testimone oculare l’uomo è stato ucciso dagli israeliani pochi secondi dopo essere uscito dalla casa.

Israele afferma che gli uomini uccisi a Nablus venerdì avevano sparato mercoledì ad un’auto della polizia in una colonia vicino a Nablus. Nellattacco c’erano stati danni ma nessun ferito.

Giovedì un soldato israeliano della Brigata Givati era stato ucciso nei pressi della colonia di Kedumim, nel nord della Cisgiordania.

Il soldato è stato “ucciso da un aggressore palestinese seduto in un’auto fermata per controlli dalla pattuglia di sicurezza vicino alla colonia”, ha riferito il quotidiano di Tel Aviv Haaretz.

L’uomo palestinese presumibilmente armato, Ahmad Yassin Ghaidhan, un 19enne del villaggio di Qibya, è stato ucciso dalle truppe.

All’alba di venerdì i soldati hanno fatto irruzione nel villaggio di Qibya e hanno preso le misure della casa appartenente alla famiglia di Ghaithan in preparazione della sua demolizione. Israele demolisce sistematicamente le case dei palestinesi accusati di attacchi con un atto di punizione collettiva proibito dal diritto internazionale.

Hamas ha rivendicato l’attacco a Kedumim.

Il gruppo di resistenza ha avvertito Bezalel Smotrich – il Ministro delle Finanze israeliano che vive a Kedumim e vuole imporre il dominio teocratico ebraico in tutta la Palestina storica – che i suoi militanti “hanno quasi bussato alla sua porta”.

Le Brigate Qassam, il braccio armato di Hamas, hanno dichiarato giovedì di essere responsabili anche dell’attentato del 20 giugno nella colonia di Eli durante il quale sono rimasti uccisi quattro israeliani. Le Brigate Qassam hanno affermato che è stato in risposta al raid su Jenin di due giorni prima che aveva provocato la morte di sei palestinesi.

Hamas ha affermato di essere anche responsabile di un attacco con auto, speronamento e accoltellamento a Tel Aviv martedì in cui sono rimasti feriti sette israeliani, alcuni dei quali gravemente. Il presunto assalitore palestinese è stato colpito e ucciso sul posto.

Abu Obaida ha affermato che gli attacchi a Tel Aviv e Kedumim sono stati “in risposta ai crimini del nemico a Jenin”.

All’inizio di questa settimana almeno 12 palestinesi e un soldato israeliano erano rimasti uccisi nell’offensiva militare di due giorni nella città di Jenin, nel nord della Cisgiordania – la più vasta operazione in Cisgiordania in circa due decenni.

Israele ha lanciato attacchi aerei e un assalto di terra, provocando un’ampia distruzione nel campo profughi di Jenin.

Venerdì Antonio Guterres, il segretario generale delle Nazioni Unite, ha detto di essere “profondamente turbato” dagli eventi di Jenin, affermando che “In questa circostanza le forze israeliane hanno fatto chiaramente uso di forza eccessiva“.

Un gruppo di esperti indipendenti dei diritti umani delle Nazioni Unite ha affermato mercoledì che gli attacchi aerei e l’invasione da parte di Israele possono costituire un crimine di guerra.

Secondo il monitoraggio di The Electronic Intifada dall’inizio dellanno più di 190 palestinesi sono stati uccisi dalla polizia, dai soldati e dai coloni israeliani, o sono morti per le ferite riportate. Tra loro c’erano 33 ragazzi e ragazze.

Il numero di vittime palestinesi nel 2023 ha già sorpassato quello dell’anno precedente. Durante lo stesso periodo in Israele e in Cisgiordania trenta persone tra cui cinque bambini sono state uccise dai palestinesi nel contesto dell’occupazione, o sono morte per ferite riportate in precedenza.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Un bambino palestinese di due anni muore dopo essere stato colpito dal fuoco dei soldati

Maureen Clare Murphy

6 giugno 2023 – The Electronic Intifada

Un bambino palestinese è morto per le ferite riportate quattro giorni dopo essere stato colpito dalle truppe israeliane, lunedì, a Nabi Saleh, un villaggio vicino a Ramallah nella Cisgiordania centrale occupata.

Defence for Children International-Palestine ha affermato che Muhammad Haitham Ibrahim Tamimi, di 2 anni, era nel retro dell’auto di suo padre fuori dalla loro casa giovedì sera “quando le forze israeliane hanno aperto il fuoco indiscriminatamente”.

L’organizazione per i diritti umani ha aggiunto che il bambino è stato colpito alla testa e suo padre alla spalla. Muhammad è stato trasportato in aereo in un ospedale vicino a Tel Aviv, dove in seguito è morto.

L’esercito israeliano afferma che uomini armati palestinesi avevano aperto il fuoco su un insediamento vicino da Nabi Saleh e che le truppe di stanza in una postazione dell’esercito hanno risposto al fuoco.

Il Times of Israel ha affermato in un titolo che Muhammad sarebbe stato “colpito per errore”.

Ma anche se il soldato non intendeva ferire il bambino, l’uso indiscriminato delle armi da fuoco in una comunità palestinese dimostra uno scellerato disprezzo per le vite dei palestinesi.

Ayed Abu Eqtaish, direttore del programma per Defence for Children International-Palestina, ha affermato: “Sparare indiscriminatamente proiettili veri in un quartiere residenziale dove non vi è alcuna minaccia per la vita di un soldato israeliano è una chiara violazione delle stesse politiche dell’esercito israeliano”,

“Le uccisioni illegali di minori palestinesi sono diventate la norma poiché le forze israeliane sono sempre più autorizzate a usare la forza letale intenzionale in situazioni che non sono giustificate”, aggiunge Abu Eqtaish.

“Questo è un crimine di guerra senza conseguenze”.

L’agenzia di stampa ufficiale palestinese WAFA ha riferito lunedì che Hassan al-Tamimi, lo zio del bambino ucciso, ha dichiarato che la famiglia intende portare il caso di Muhammad alla Corte penale internazionale.

Diverse persone nel villaggio sono state uccise negli ultimi anni, di cui due in incidenti distinti nel 2022. Altre sono state gravemente ferite e imprigionate dalle forze israeliane in quanto gli abitanti resistono all’occupazione e agli insediamenti coloniali, in particolare Halamish, che è costruito sulla terra di Nabi Saleh.

Dall’inizio dell’anno le forze israeliane hanno ucciso almeno due dozzine di minori palestinesi, 20 dei quali in Cisgiordania.

Sei minori palestinesi sono stati uccisi durante l’offensiva militare israeliana a Gaza nel mese di maggio; i rapporti iniziali indicano che due di quei ragazzi e ragazze potrebbero essere morti a causa di un razzo che non ha raggiunto il suo obiettivo in Israele.

Inoltre un bambino di 10 anni è morto a causa delle ferite alla testa subite durante un attacco israeliano a Gaza nell’agosto 2022.

Dall’inizio dell’anno ventiquattro israeliani e persone di altre nazionalità sono stati uccisi dai palestinesi nel contesto dell’occupazione, o sono morti per ferite riportate in precedenza. Quattro di loro erano minori.

Sabato, inoltre, tre soldati israeliani sono stati colpiti e uccisi da un ufficiale egiziano lungo il confine tra i due paesi. L’ufficiale egiziano è stato ucciso in una sparatoria in seguito alla sua scoperta da parte delle truppe che setacciavano la zona.

Nel frattempo, domenica, i coloni israeliani hanno attaccato Burqa, una città nel nord della Cisgiordania, lanciando pietre contro gli abitanti e le loro case.

Alla fine del mese scorso i coloni hanno iniziato a spianare la terra a Homesh, un avamposto di coloni costruito su un terreno appartenente ai palestinesi di Burqa.

I coloni hanno invaso Burqa e dato fuoco a diverse strutture nel villaggio dopo che una delegazione di diplomatici a guida europea ha visitato la comunità.

Il gruppo di monitoraggio delle Nazioni Unite OCHA ha registrato quest’anno circa 300 attacchi di coloni in Cisgiordania che hanno provocato danni alla proprietà e più di 100 che hanno provocato feriti o morti.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Tribunale di Francoforte revoca il bando contro un concerto di Roger Waters

Nora Barrows-Friedman

24 aprile 2023 – Electronic Intifada

Un tribunale tedesco ha revocato il bando contro un imminente concerto dell’icona del rock Roger Waters a Francoforte.

La sentenza è giunta tre settimane dopo che il co-fondatore dei Pink Floyd aveva presentato una diffida contro la decisione della giunta comunale di Francoforte e dello Stato dell’Assia di annullare il suo spettacolo del 28 maggio prossimo.

Alcuni deputati avevano ingiustamente accusato Waters di fanatismo antiebraico per le sue critiche all’apartheid israeliano e l’appoggio alla campagna per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS) per i diritti dei palestinesi.

Decine di importanti personalità della cultura e più di 35.000 sostenitori hanno firmato una petizione in cui si chiede che il divieto venga annullato.

“Un altro tribunale tedesco ha sentenziato a favore dei sostenitori del movimento BDS,” ha twittato lunedì la Campagna Palestinese per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele (PACBI).

Politici locali hanno citato il “costante comportamento anti-israeliano” di Waters e hanno denunciato il fatto che ha esercitato pressioni su altri artisti perché annullassero esibizioni in Israele.

L’amministrazione cittadina ha aggiunto che il musicista “ha ripetutamente chiesto il boicottaggio culturale di Israele”, facendo un confronto tra Israele e l’apartheid sudafricano.

Molti politici tedeschi sembrano negare totalmente la situazione di apartheid a danno dei palestinesi ora ampiamente riconosciuta anche da Amnesty International, Human Rights Watch e dall’associazione israeliana per i diritti umani B’Tselem.

Le accuse secondo cui tali principi antirazzisti sarebbero un’offesa per gli ebrei sono diventate usuali in Germania, dove l’appoggio incondizionato a Israele è visto dai leader di governo come un’espiazione per l’Olocausto nazista.

Andando ancora oltre, alcuni parlamentari hanno accusato Waters di fanatismo antiebraico per il luogo del concerto, la Festhalle.

Secondo i media tedeschi alcuni politici hanno sostenuto che Waters avrebbe violato la memoria di più di 3.000 ebrei che vi vennero ammassati e detenuti nel 1938 durante i pogrom della Notte dei Cristalli [in cui vennero feriti e uccisi centinaia di ebrei e furono distrutte proprietà ebraiche e sinagoghe, ndt.], prima di essere deportati dai nazisti nei campi di concentramento.

Ma dagli anni ’80 la Festhalle è stata utilizzata come importante sede di concerti con esibizioni di artisti famosi.

Lunedì il tribunale di Francoforte ha affermato che l’esibizione “nel suo complesso non consente di concludere che (Waters) glorifichi o relativizzi le atrocità del Nazionalsocialismo o si identifichi con l’ideologia razzista nazionalsocialista.”

La revoca da parte del tribunale è l’ultima di una serie di sconfitte delle autorità tedesche, aizzate dalle organizzazioni della lobby israeliana, nei loro tentativi di limitare o criminalizzare l’attivismo a favore dei diritti dei palestinesi.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Cibo o medicine? Una scelta tragica a Gaza.

Ola Mousa

14 aprile 2023-The Electronic Intifada

Amal Bahar ha dovuto aspettare tre mesi prima di poter vedere un medico nel reparto otorinolaringoiatria dell’ospedale al-Shifa di Gaza City.

Per tutto quel tempo ha avuto l’acufene.

“Ho un formicolio costante nell’orecchio”, ha detto. “A volte, il dolore diventa acuto e si trasforma in mal di testa.”

Il dolore, ha osservato, può essere particolarmente acuto la sera.

Poiché al-Shifa è un’istituzione pubblica, alla fine Amal ha potuto consultare un medico gratuitamente. Tuttavia, poiché le risorse dell’ospedale sono limitate e molto richieste, c’è voluto molto tempo prima che potesse ottenere un appuntamento.

Avrebbe potuto ricevere cure prima se avesse avuto un reddito più elevato. Tuttavia sia Amal, 50 anni, che suo marito Wael, 55 anni, sono disoccupati, e lei non può permettersi di pagare.

La coppia fa affidamento sul sussidio di invalidità che Wael riceve dall’Autorità nazionale palestinese. Ammonta a circa $ 110 al mese.

Lui ha avuto un incidente in un cantiere dove lavorava due anni fa. Di conseguenza, la sua gamba destra ha subito gravi lesioni.

Amal dovrebbe pagare circa $ 22 per un consulto con uno specialista in una clinica privata. Ha anche bisogno di acquistare medicine dalle farmacie, il che può costarle circa $ 40 a settimana.

Le loro terribili circostanze economiche hanno fatto sì che Wael, Amal e i loro quattro figli abbiano dovuto fare a meno di molte qualità di cibo. Non hanno mangiato carne negli ultimi 18 mesi.

La povertà sta distruggendo la mia famiglia”, dice Amal. “E la mia malattia e tutto lo stress della mia vita stanno distruggendo la mia salute.”

Il blocco totale di Gaza – imposto da Israele dal 2007 – ha causato grossi problemi al sistema sanitario.

Le scorte di medicinali essenziali sono da lungo tempo gravemente carenti.

E i farmaci disponibili possono essere “più cari rispetto ai paesi vicini”, ha osservato Hussam al-Ladgha, un farmacista locale. L’importazione di medicinali da Israele e dall’Egitto è onerosa e costosa, ha spiegato.

Si lotta per il cibo

Muhammad Salem, 49 anni, soffre di mal di schiena cronico. Negli ultimi sette mesi ha aspettato un’operazione.

Gli è stato consigliato un certo numero di medicinali per alleviare le sue condizioni. Il costo totale per i farmaci è di oltre $ 20 a settimana.

Disoccupato da sette anni, Salem non può permettersi quella cifra.

Inoltre non può pagare gli onorari richiesti da molti medici. Mentre i medici che può vedere gratuitamente negli ospedali pubblici di solito sono oberati di lavoro

A volte è arrivato in ospedale per appuntamenti la mattina presto, ma ha dovuto aspettare fino al pomeriggio prima che un medico potesse vederlo.

“Soffro molto ogni giorno”, ha detto. “E trovo difficile dormire. Sono sempre in ansia”.

Le vittime della brutalità di Israele spesso devono accontentarsi di un trattamento inadeguato.

Muhammad Diab, che ora ha 34 anni, è stato colpito alla gamba sinistra da un cecchino israeliano nel maggio 2018. Stava partecipando alla Grande Marcia del Ritorno – proteste per chiedere che ai palestinesi fosse permesso di realizzare i loro diritti umani fondamentali.

Diab ha subito una serie di operazioni. Ha subito varie complicazioni, inclusa un’infezione alla gamba.

Dato che avrebbe bisogno di una sostituzione della rotula, dovrebbe vedere i medici regolarmente. Tuttavia, poiché non può permettersi di pagare le spese mediche, può fare gli esami medici solo una volta ogni due mesi.

Afferma che gli antidolorifici che riceve non forniscono un sollievo efficace.

“Sono disoccupato e ho tre figli”, prosegue. “Prima del mio infortunio [nel 2018], ero un operaio edile. Oggi sono ferito e povero e devo contare sull’aiuto dei miei fratelli. Non posso pagare per le cure di cui ho bisogno”.

Secondo gli ultimi dati ufficiali circa il 44% delle persone di età pari o superiore a 15 anni a Gaza sono disoccupate. Circa l’80% dei due milioni di abitanti di Gaza dipende dagli aiuti umanitari.

Il dottor Shawqi al-Baba, un chirurgo ortopedico, rileva che molte persone a Gaza non ottengono dei controlli clinici adeguati per i loro problemi medici perché non possono pagare gli onorari. È noto che i problemi di salute peggiorano di conseguenza.

“Per i poveri di Gaza andare da un dottore è spesso l’ultima risorsa”, ha detto. “La lotta principale qui è per il cibo.”

Zuhair Saad, 50 anni, fa eco a questa affermazione. Ha il diabete e la pressione alta, ma raramente va dal dottore.

Afferma: “Sono disoccupato da 10 anni e ho tre figli disoccupati”. “Per i poveri di Gaza recarsi in cliniche e acquistare medicinali è un carico aggiuntivo. Già dobbiamo affrontare una battaglia quotidiana per trovare cibo”.

Ola Mousa è un’artista e scrittrice di Gaza.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Le giustificazioni di Israele per la fucilazione – che l’Occidente si beve

Maureen Clare Murphy

The Electronic Intifada 14 Aprile 2023

Yusif Abu Jaber è stato seppellito martedì e la sua famiglia chiede risposte sulle circostanze della sua morte.

Le autorità israeliane affermano che venerdì scorso il cittadino palestinese dello Stato (di Israele) ha diretto intenzionalmente l’auto contro un gruppo di turisti sulla passeggiata a mare di Jaffa, uccidendo un italiano, prima di essere ucciso dal fuoco della polizia.

La polizia dice che, dopo che la sua auto si è ribaltata, è sembrato che Abu Jaber afferrasse un “oggetto simile a un fucile”, che in seguito ha ammesso essere una pistola giocattolo.

I famigliari di Abu Jaber vogliono che Israele consegni le riprese della videocamera registrate dagli agenti che hanno ucciso il padre di sei ragazze. Segnalano che Israele non ha pubblicato foto della pistola giocattolo che Abu Jaber avrebbe afferrato.

Una prima autopsia eseguita dall’Istituto di Israele di Medicina Legale ha stabilito che il quarantacinquenne ha avuto un ictus. I media israeliani, rimettendosi alla polizia segreta dello Shin Bet israeliano (servizi segreti interni, ndtr.), hanno riferito che questi risultati preliminari rafforzano “i sospetti che si trattasse di un attacco terroristico”, anche se dovrebbe essere necessario un esame ulteriore per accertare altre cause della possibile perdita di controllo del veicolo da parte di Abu Jaber.

L’Istituto di Medicina Legale avrebbe concluso che Alessandro Parini, il turista italiano, è stato ucciso dalla violenza dell’impatto e non ha riscontrato che sia stato ferito da arma da fuoco.

La polizia israeliana ha concluso che Abu Jaber ha investito intenzionalmente le persone con la sua auto.

E’entrato ad alta velocità nell’area della passeggiata ed ha guidato tra i blocchi di cemento per raggiungere la pista ciclabile e colpire più persone possibile”, ha detto al giornale Haaretz di Tel Aviv un alto funzionario. Dopo aver investito un primo gruppo di persone Abu Jaber “ha continuato ad accelerare investendo un altro gruppo.”

Il funzionario ha detto che dopo che l’auto di Abu Jaber si è ribaltata lui è uscito dal veicolo impugnando una pistola giocattolo. Dopo che gli hanno sparato e l’oggetto gli è caduto di mano, “ha cercato di afferrare nuovamente la pistola giocattolo, dimostrando di voler morire”, riferisce Haaretz.

La polizia israeliana ha confermato quella conclusione. In un video degli spari a Abu Jaber fatto da un passante si sente qualcuno ordinare in ebraico di dare conferma dell’uccisione.

Riecheggiando ciò che le associazioni per i diritti umani sostengono da anni, Omar Abu Jaber, fratello del guidatore ucciso, ha detto: “Il poliziotto che gli ha sparato uccidendolo ha assunto il ruolo di accusatore e giudice e lo ha condannato direttamente sul campo.”

Omar Abu Jaber ha detto che suo fratello avrebbe potuto essere arrestato da vivo ed ha sottolineato che la polizia e il Servizio nazionale di pronto soccorso israeliano Magen David Adom hanno modificato più volte la loro versione dei fatti.

Problema di credibilità della polizia israeliana

Sami Abou Shahadeh, un deputato palestinese del parlamento israeliano, ha richiesto un’indagine indipendente.

Tuttavia media internazionali, diplomatici e persino funzionari ONU hanno velocemente accettato le affermazioni della polizia israeliana sull’episodio dell’evidente esecuzione sommaria di un palestinese.

In una dichiarazione rilasciata giovedì, esperti indipendenti di diritti umani dell’ONU hanno riportato l’incidente di Jaffa con dei giri di parole. Gli esperti fanno riferimento a “attacchi mortali contro israeliani e civili internazionali”, chiedendo un’azione internazionale per bloccare il trasferimento forzato da parte di Israele dei palestinesi di Gerusalemme.

Le affermazioni della polizia israeliana dovrebbero invece essere trattate con scetticismo, data la lunga consuetudine di dare copertura a morti ingiustificate per mano dei suoi agenti.

Giovedì il procuratore di Stato di Israele ha chiuso una indagine di routine sulla sparatoria mortale della polizia contro un cittadino palestinese di Israele sulla spianata della moschea di al-Aqsa nella Città Vecchia di Gerusalemme all’inizio di aprile.

La polizia sostiene che Muhammad al-Asibi, uno studente di medicina, aveva afferrato il fucile di un poliziotto e sparato due volte, prima di essere ucciso.

Testimoni oculari hanno confutato la versione della polizia e persino degli ex poliziotti hanno espresso dei dubbi sull’affermazione che l’incidente non fosse stato ripreso da una videocamera in un’area altamente sorvegliata.

Un sorvegliante della moschea di al-Aqsa che è stato testimone degli spari ad al-Asibi ha detto che la polizia aveva sequestrato il suo cellulare e che era stato interrogato dallo Shin Bet a scopo di intimidazione.

Gideon Levy, un giornalista di Haaretz, nota che “in una registrazione audio della scena si sentono sparare 12 colpi in rapida successione in circa tre secondi”, nonostante la polizia affermi che ci fosse stata una lotta prima dei colpi iniziali presumibilmente sparati da al-Asibi e di quelli che lo hanno ucciso.

Oltre all’assenza di pause tra i colpi uditi nella registrazione, secondo Levy “è anche sconcertante il fatto che 12 pallottole abbiano colpito Mohammed, la maggior parte delle quali sparate da un secondo poliziotto, senza che nessuna di esse abbia colpito il poliziotto che avrebbe lottato con al-Asibi.”

Ahmad Tibi, un deputato palestinese nel parlamento israeliano, ha sottolineato che la polizia israeliana è pronta a diffondere filmati quando sostiene che qualcuno ha attaccato un agente.

Conosco bene la zona, ci sono cinque videocamere di registrazione ed ogni poliziotto ha una videocamera”, ha detto Tibi.

Sospettiamo che la polizia abbia coordinato i suoi testimoni. Dicono esattamente le stesse cose e questo desta veramente dei sospetti.”

Insabbiamenti e diffamazioni della polizia

Tibi ha paragonato l’uccisione di Abu Jaber a quella di Yaqoub Abu al-Qiyan e Iyad Hallaq.

In entrambi quei casi la polizia sostenne di aver ucciso qualcuno che stava compiendo o intendeva compiere un attacco, con il capo della polizia e l’allora Ministro della Pubblica Sicurezza che arrivarono a calunniare Abu al-Qiyan come terrorista dello Stato Islamico.

Anni dopo un’inchiesta indipendente rivelò una massiccia copertura dell’uccisione nel 2017 di Abu al-Qiyan durante un’azione di demolizione, anche se lo Shin Bet concluse due giorni dopo il fatto che “non vi era prova o indicazione di un attacco terroristico”, come riportato da Haaretz.

Il procuratore di Stato di Israele nel 2018 archiviò l’inchiesta sulla sua uccisione e nessuno venne indicato responsabile della morte dell’insegnante di matematica.

Un ex agente di polizia ammise in un’intervista televisiva lo scorso anno che il dipartimento investigativo ricevette pressioni dai livelli superiori per chiudere l’indagine sull’uccisione di Abu al-Qiyan.

Adalah, un’associazione che difende i diritti dei palestinesi in Israele, ha detto che quell’ammissione dimostra che gli apparati dello Stato “applicano una consolidata politica di completa immunità quando dei palestinesi vengono uccisi o feriti dalla polizia o dall’esercito di Israele.”

L’agente che ha ucciso Iyad Hallaq, un palestinese affetto da autismo ammazzato mentre andava a scuola a Gerusalemme nel 2020, è attualmente sotto processo per omicidio colposo.

Nonostante l’apparente attribuzione di responsabilità, l’agente, il cui nome non è stato reso noto, gode dell’appoggio del capo della polizia israeliana Kobi Shabtai. E nonostante sia sotto processo ha ricevuto di fatto una promozione.

Come al-Asibi e Abu Jaber, Hallaq è stato ucciso durante il Ramadan, quando l’esercito e la polizia israeliana sono in massima allerta.

E similmente al caso di al-Asibi, Israele sostiene che tutte le 10 videocamere della zona erano in qualche modo non funzionanti nel periodo in cui Hallaq venne ucciso dalla polizia mentre il suo accompagnatore li implorava di fermarsi.

I genitori di Hallaq dissero che il loro figlio spesso registrava le sue camminate verso e dalla scuola con il suo cellulare, che fu restituito alla famiglia con il contenuto cancellato, secondo Haaretz.

Ci sono forti motivi per credere che le autorità israeliane stiano occultando le prove, ha detto il legale della famiglia Hallaq.

Gli agenti “sospettarono che Hallaq fosse un terrorista perché si era fermato diverse volte guardandosi indietro mentre camminava”, ha riferito Haaretz.

Quanto al poliziotto che uccise Hallaq, “quando mi hanno detto che era affetto da problemi sono rimasto scioccato”, disse in tribunale. “Sul momento ciò che sapevo era che lui era un terrorista.”

Il processo al killer di Hallaq è un’eccezione alla “totale impunità di Israele nei confronti delle sue forze militari e di polizia, come anche dei vigilanti civili ebrei israeliani, quando dei palestinesi vengono uccisi e feriti”, secondo quanto detto da Adalah.

L’organizzazione nota che Israele non ha attribuito la responsabilità alle sue forze per l’uccisione di 13 palestinesi – tutti cittadini di Israele tranne uno – durante le proteste nell’ottobre 2000, mentre “i capi politici e delle forze dell’ordine … incitavano insistentemente contro i palestinesi cittadini dello Stato.”

Il governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu intende ristrutturare le forze di polizia e allentare ulteriormente le regole d’ingaggio, codificando al contempo la politica di quasi totale impunità.

I campioni di verità e giustizia dovrebbero pensarci due volte prima di ripetere a pappagallo le asserzioni di Israele riguardo a palestinesi uccisi dalle sue forze.

Maureen Clare Murphy è caporedattrice di The Electronic Intifada.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Smotrich smaschera il vero volto genocida di Israele

Ali Abunimah

20 marzo 2023 – The Electronic Intifada

Bezalel Smotrich, il ministro delle finanze israeliano di estrema destra, ha dichiarato domenica a Parigi che i palestinesi non esistono.

Non esistono “i palestinesi perché non esiste il popolo palestinese”, ha detto Smotrich.

Le sue osservazioni sono state “accolte con applausi e ovazioni dai partecipanti”, ha osservato The Times of Israel e come mostrano i video dell’evento.

Smotrich è andato oltre, dichiarando che lui – un colono della Cisgiordania – è un “vero” palestinese.

Appesa al podio di Smotrich c’era una bandiera che raffigurava l’intera Palestina storica, la Giordania e parti del Libano e della Siria come appartenenti allo Stato sionista, rivelando un desiderio di una ancora più grande espansione territoriale che anche altri funzionari israeliani hanno espresso di recente.

L’affermazione che i palestinesi non esistono o sono un “popolo inventato” è diffusa tra i sionisti.

Nel 2014 Sheldon Adelson, il defunto miliardario grande donatore a favore delle cause anti-palestinesi e del Partito Repubblicano, ha dichiarato allo stesso modo che “i palestinesi sono un popolo inventato”.

Adelson ha aggiunto: “Lo scopo dell’esistenza dei palestinesi è distruggere Israele”.

Due anni dopo Brooke Goldstein, un’importante attivista della lobby israeliana negli Stati Uniti, ha affermato che “non esiste un individuo palestinese”.

Ma forse il fatto più noto è la dichiarazione del 1969 del primo ministro israeliano Golda Meir secondo cui “non esistono palestinesi”.

Meir era uno dei pilastri dell’establishment del partito laburista di Israele che si pretendeva di sinistra.

L’ultimo commento di Smotrich arriva poche settimane dopo aver dichiarato che la città palestinese di Huwwara dovrebbe essere “spazzata via” dallo Stato di Israele.

Non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che Smotrich pensi davvero ciò che dice e, se gli fosse data l’opportunità, lui e il movimento politico in ascesa che rappresenta realizzerebbero questa opzione.

Inoltre, non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che ciò di cui Smotrich sta parlando e propagandando è il genocidio del popolo palestinese.

Né le osservazioni di Smotrich sono sfoghi sconsiderati; riflettono un pensiero profondo e attento e un’ideologia coerente.

Valori delle SS tedesche

Nel 2017, Smotrich elaborò un piano per costringere il popolo palestinese a lasciare la propria terra e per occupare una volta per tutte l’intero territorio.

All’epoca, Daniel Blatman, professore di studi sull’Olocausto all’Università Ebraica, scrisse che Smotrich aveva preso ispirazione per il suo piano dal libro biblico di Giosuè, che descrive il massacro totale di un popolo da parte dei “figli di Israele”.

Blatman definì Smotrich, che allora era vicepresidente del parlamento israeliano, la Knesset, “la più importante figura di governo fino ad oggi a dire sfacciatamente che l’opzione del genocidio è sul tavolo se i palestinesi non accettano i nostri termini”.

Secondo il piano di Smotrich, i palestinesi avrebbero dovuto sottomettersi completamente alla supremazia ebraica o essere costretti ad andarsene.

Oggi Smotrich non solo controlla il ministero delle finanze, ma gli sono stati conferiti poteri speciali sulla cosiddetta amministrazione civile, la burocrazia di occupazione militare israeliana che gestisce la vita di milioni di palestinesi, persone che Smotrich ritiene inesistenti.

“L’ammirazione di Smotrich per il genocida biblico Joshua bin Nun lo porta ad adottare valori che assomigliano a quelli delle SS tedesche”, ha aggiunto Blatman, un ex membro del Museo commemorativo dell’Olocausto degli Stati Uniti.

Va sottolineato che anche allora il primo ministro Benjamin Netanyahu era disposto a dare un implicito segno di approvazione alle idee di Smotrich.

“Sono stato felice di sentire che stai indirizzando la discussione dell’incontro al tema del futuro della Terra di Israele”, ha detto Netanyahu in un saluto registrato riprodotto durante l’incontro in cui Smotrich ha esposto il suo piano di genocidio.

Fino a non molti anni fa questo Paese era deserto e abbandonato, ma da quando siamo tornati a Sion, dopo generazioni di esilio, la Terra di Israele è fiorente”, ha affermato Netanyahu.

Tentativi “liberal” di mascheramento.

I sionisti “liberal” hanno già compiuto intensi sforzi per ritrarre personaggi del calibro di Smotrich e il ministro della sicurezza nazionale kahanista [seguace del defunto rabbino Kahan, ndt] israeliano Itamar Ben-Gvir come aberrazioni che in qualche modo non sono veri rappresentanti di Israele e del sionismo.

Possiamo aspettarci che questi sforzi di occultamento si intensifichino.

Ma non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che Smotrich stia semplicemente articolando l’ideologia e la politica fondative di Israele.

Nel 2004, il quotidiano “liberal” israeliano Haaretz ha intervistato Benny Morris, uno dei “nuovi storici” israeliani che negli anni ’80 ha utilizzato fonti sioniste per convalidare i resoconti palestinesi della Nakba – la sistematica pulizia etnica della Palestina del 1948 durante la quale le milizie sioniste perpetrarono stupri, omicidi arbitrari e dozzine di massacri.

Morris ha spiegato che David Ben-Gurion, il primo ministro fondatore di Israele – come Meir un pilastro del Partito laburista di sinistra nominalmente laico – ha diretto personalmente il deliberato “trasferimento” del popolo palestinese da gran parte della sua patria.

“Ben-Gurion era favorevole al trasferimento”, ha spiegato Morris. “Ha capito che non poteva esistere uno Stato ebraico con una numerosa e ostile minoranza araba al suo interno. Non ci sarebbe stato un tale Stato. Non sarebbe stato in grado di esistere”.

“Non ti sento condannarlo”, ha detto a Morris l’intervistatore di Haaretz.

“Ben-Gurion aveva ragione”, ha risposto Morris. “Se non avesse fatto quello che ha fatto, uno Stato non sarebbe venuto in essere. Questo deve essere chiaro. È impossibile evitarlo. Senza lo sradicamento dei palestinesi, qui non sarebbe sorto uno Stato ebraico”.

Ma per Morris, l’errore di Ben-Gurion è che non ha fatto una sufficiente pulizia etnica.

Dato che lui [Ben-Gurion] era già impegnato nell’espulsione, forse avrebbe dovuto fare un lavoro completo”, ha affermato Morris.

“So che questo fa inorridire gli arabi, i “liberal” e i tipi politicamente corretti”, ha detto Morris. “Ma la mia sensazione è che questo posto sarebbe più tranquillo e conoscerebbe meno sofferenze se la questione fosse stata risolta una volta per tutte. Se Ben-Gurion avesse effettuato una grande espulsione e ripulito l’intero paese, l’intera Terra d’Israele, fino al fiume Giordano”.

“Potrebbe anche diventare evidente che questo è stato il suo errore fatale”, ha aggiunto Morris. “Se avesse effettuato un’espulsione totale – piuttosto che parziale – avrebbe stabilizzato lo Stato di Israele per generazioni”.

Nessuno che si definisca sionista, sia di “sinistra” che di estrema destra, può essere fondamentalmente in disaccordo con Morris.

Ecco perché nessuno che si definisce sionista sostiene il diritto al ritorno dei profughi palestinesi.

È per questo che i sionisti, anche della varietà “liberal”, si preoccupano costantemente della “minaccia demografica” derivante dalla nascita di bambini palestinesi.

Questo è genocidio

E se nessun sionista può essere fondamentalmente in disaccordo con Morris, allora non può nemmeno essere in disaccordo con Smotrich.

In effetti, lo stesso Smotrich ha fatto eco a Morris quasi alla lettera nel 2021, quando ha urlato ai legislatori palestinesi nel parlamento israeliano che “è stato un errore che Ben-Gurion non abbia finito il lavoro e non vi abbia buttati fuori nel 1948”.

Possono fingere shock e disgusto per il linguaggio di Smotrich, ma chiunque creda che Israele debba rimanere uno “Stato ebraico” con una maggioranza ebraica deve almeno sostenere la pulizia etnica dei palestinesi che Israele ha perpetrato fino ad oggi, indipendentemente dal fatto che sostenga o meno attivamente ulteriori espulsioni su vasta scala in futuro.

In effetti la posizione del numero sempre minore di “liberal” israeliani e di altri sostenitori della cosiddetta soluzione dei due Stati può essere riassunta come segue: sosteniamo tutta la pulizia etnica e il furto di terra che Israele ha già effettuato, ma pensiamo che le future espulsioni e sottrazioni di terre dovrebbero essere limitate, anche se è ampiamente aperto il dibattito sulla loro entità.

Mentre la posizione di Smotrich e compagnia è: noi, come voi, sosteniamo tutta la pulizia etnica e il furto di terra fino ad oggi, ma pensiamo che ce ne debba essere molto di più.

Moralmente e praticamente non c’è differenza perché entrambe le posizioni relegano milioni di palestinesi a vivere sotto il brutale dominio del suprematismo e dell’apartheid ebraico, o esiliati dalla loro patria, solo ed esclusivamente perché non sono ebrei.

Insieme alle frequenti affermazioni secondo cui i palestinesi non esistono e non sono mai esistiti come popolo, le espulsioni e i massacri di Israele trascendono il crimine già sufficientemente orribile della pulizia etnica ed entrano nel regno del genocidio: la completa cancellazione dei palestinesi come popolo.

Anche qui, la posizione di Smotrich secondo cui i palestinesi non hanno esistenza e tanto meno diritti come popolo non è un’aberrazione ma un riflesso del consenso israeliano.

Ricordiamo che nel 2018 Israele ha adottato la cosiddetta Legge sullo Stato-Nazione, uno strumento costituzionale che dichiara che “il diritto di esercitare l’autodeterminazione nazionale nello Stato di Israele è esclusivo del popolo ebraico”, negando così ai palestinesi qualsiasi diritto nazionale o esistenza.

E a dicembre, quando il nuovo governo di coalizione di Benjamin Netanyahu si è insediato, ha dichiarato come primi principi guida che “il popolo ebraico ha un diritto esclusivo e indiscutibile su tutte le aree della terra di Israele”.

Israele torna alle sue radici

Si dice spesso, comprensibilmente, che l’attuale governo israeliano sia il più apertamente razzista e di destra della storia.

Ciò può essere vero in termini di retorica, ma non c’è alcuna differenza pratica tra il fondatore “socialista” laico di Israele, David Ben-Gurion, e un sionista religioso di estrema destra come Smotrich.

Ma dopo decenni di soppressione del linguaggio apertamente genocida di Smotrich a favore della presentazione di un volto “liberal” e “democratico”, perché gli israeliani ora stanno abbracciando questa retorica?

Ciò dipende dal fatto che il “problema demografico” di Israele – l’esistenza di “troppi” palestinesi che vivono e respirano sul proprio suolo – sta diventando urgente.

Con gli ebrei ancora una volta una minoranza tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo, molti israeliani sentono chiaramente di non avere altra scelta che tornare pienamente alle radici genocide del loro paese.

Ecco perché l’ostracismo verso Smotrich – come hanno fatto i funzionari francesi rifiutandosi di incontrarlo durante la sua permanenza nel loro paese – è insufficiente e fuorviante perché ritrae falsamente un “estremista” come il problema.

Il problema è il sionismo stesso e l’incubo genocida e coloniale in corso che ha scatenato sul popolo palestinese e sulla sua terra.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




I coloni festeggiano Purim con altri attacchi contro i palestinesi

Ali Abunimah 

7 marzo 2023 – Electronic Intifada

Lunedì quattro palestinesi, tra cui una ragazza, sono stati portati in ospedale dopo che coloni israeliani li hanno aggrediti a colpi di pietre nel villaggio di Huwwara, nella Cisgiordania occupata.

Si tratta dello stesso villaggio che il mese scorso i coloni, appoggiati da soldati israeliani, hanno assaltato bruciando automobili, case e attività commerciali.

Durante il pogrom è stata uccisa una persona, il trentasettenne Sameh Aqtash, appena tornato dalla Turchia dove era andato volontario per aiutare le vittime del terremoto.

Dopo questo attacco il ministro israeliano delle Finanze Bezalel Smotrich ha rilasciato un appello genocida secondo cui Huwwara deve essere “spazzato via”.

Giovedì mi sono unito a Rania Khalek e Eugene Purvear su BreakThrough News [notiziario di controinformazione con sede negli USA, ndt.] per parlare dell’aggressione contro Huwwara e del contesto più generale dell’estremismo e della violenza israeliani in aumento, soprattutto delle sempre più frequenti incursioni letali nelle città e nei campi profughi palestinesi.

Si può vedere l’intervista completa nel video all’inizio di questo articolo [nella versione originale in inglese, ndt.].

Nonostante la condanna internazionale del primo attacco contro Huwwara, Israele non sta facendo niente per frenare i coloni.

I pogrom a Huwwara continuano anche come parte dei festeggiamenti per Purim dei coloni, appoggiati dal governo e senza che le autorità facciano rispettare la legge,” afferma l’Ong israeliana per i diritti umani Yesh Din.

Lunedì si sono visti coloni ballare e cantare per le strade del villaggio come parte dei festeggiamenti per la festa ebraica di Purim, un’esibizione che un giornalista ha definito uno “spettacolo di suprematismo ebraico”.

Spesso Purim viene festeggiato in maschera, ma per l’avanguardia dei coloni dello Stato israeliano è diventato da tempo un’occasione per sfoggiare il loro razzismo e la loro violenza.

Itamar Ben-Gvir, ora ministro israeliano della Sicurezza Nazionale, è stato un partecipante entusiasta di questa orribile tradizione.

Nel 1995, da giovane adulto, Ben-Gvir si è travestito da Baruch Goldstein, il colono e medico ebreo americano che un anno prima aveva massacrato 29 palestinesi che stavano pregando nella moschea di Ibrahimi a Hebron per il Ramadan.

Il dottor Goldstein è il mio eroe”, dice Ben-Gvir a una televisione israeliana in un video.

Nonostante il suo odio violento contro i palestinesi sia rimasto immutato, ora Ben-Gvir recita la parte dello statista, celebrando Purim con una cerimonia religiosa solenne insieme al Primo Ministro Benjamin Netanyahu.

Ma nelle città palestinesi i coloni continuano a scatenarsi, con il totale appoggio dell’esercito israeliano.

Utilizzare Purim come scusa per la violenza è praticamente una tradizione” nella Cisgiordania occupata, osserva Breaking the Silence, un’associazione israeliana contro l’occupazione.

La scorsa notte a Huwwara coloni e soldati hanno ballato insieme con la musica di Purim mentre altri coloni aggredivano palestinesi,” aggiunge Breaking the Silence.

Sfortunatamente il resto dell’anno l’esercito israeliano e i coloni non si scomodano a inventare scuse per le continue violenze contro i palestinesi.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Perché il pogrom di Huwwara era inevitabile

Maureen Clare Murphy

27 febbraio 2023 – The Electronic Intifada

All’inizio di gennaio, mentre Israele stava formando il suo governo più apertamente di estrema destra mai varato, Nadav Tamir, un ex diplomatico israeliano e attuale direttore di un’organizzazione lobbystica J Street,[ associazione sionista moderata, ndt.], ha dato un profetico avvertimento.

Tamir ha affermato che Zvika Fogel, una figura precedentemente poco conosciuta che ora presiede il Comitato per la sicurezza nazionale del parlamento israeliano, “esprime apertamente la velenosa verità” del partito Potere Ebraico di Itamar Ben-Gvir, un attore chiave nella coalizione di governo di Benjamin Netanyahu.

Tamir afferma che mentre Ben-Gvir potrebbe desiderare di mascherare i suoi obiettivi estremisti con un linguaggio moderato, Fogel “ha parlato con orgoglio tranquillamente e ad alta voce: vale la pena ascoltarlo”.

Fogel ha svolto quel ruolo lunedì, elogiando l’effetto “deterrente” dopo che centinaia di coloni hanno attaccato le comunità palestinesi nel nord della Cisgiordania, dando fuoco a case e veicoli palestinesi.

Un palestinese di 37 anni è stato ucciso durante questa furia durata ore, organizzata dai coloni dopo che due fratelli israeliani sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco a Huwwara, l’epicentro della rabbia violenta della folla di giustizieri.

Mentre Netanyahu e Ben-Gvir facevano finta di invitare gli israeliani ad astenersi dal farsi giustizia da sé, Fogel ha intrapreso una campagna mediatica esprimendo la sua approvazione per la devastazione.

Fogel ha affermato: “Una Huwwara chiusa e bruciata – questo è quello che voglio vedere”. Ha spiegato: “Questo è l’unico modo per ottenere deterrenza. Dopo un omicidio come quello di ieri dobbiamo bruciare villaggi quando [l’esercito israeliano] non agisce”.

Fogel in seguito ha ritrattato i suoi commenti e si è contraddetto dicendo: “Ho detto che lo Stato è quello che dovrebbe agire per scoraggiare i terroristi, sicuramente non i civili”.

Ma a quel punto i seguaci del suo partito e gli aderenti all’ideologia suprematista che esso rappresenta avevano già ricevuto il messaggio, forte e chiaro.

Violenza autorizzata dallo Stato”

Anche se chiedere ai vendicatori “di non farsi giustizia da sé” lunedì era la linea del governo Netanyahu, essa è smentita da tutto ciò che la coalizione di governo ha detto e fatto fino ad ora.

Breaking the Silence, un gruppo di veterani [dell’esercito, ndt] israeliani che denunciano quanto avviene nei territori occupati, ha affermato lunedì che “il pogrom di Huwwara è stata una violenza autorizzata dallo Stato”.

Rappresentati ai massimi livelli del governo, “i coloni si sono scatenati impunemente perché sanno di avere lo Stato dalla loro parte”, ha aggiunto Breaking the Silence.

E questo include l’esercito israeliano, la cui funzione principale nella Cisgiordania occupata è proteggere i coloni che vivono in colonie per soli ebrei costruite in violazione del diritto internazionale.

B’Tselem,organizzazione israeliana per i diritti umani, ha sottolineato la “sinergia” della cooperazione: “I coloni effettuano l’attacco, i militari lo proteggono, i politici lo sostengono”.

Rifiutando le affermazioni che suggerivano che il governo israeliano avesse perso il controllo, B’Tselem ha affermato che “è proprio così che si manifesta il controllo israeliano” e ha aggiunto che “il pogrom di Huwwara è stata una manifestazione estrema di una politica israeliana di lunga data”.

Il precedente di Hebron

Per un altro tragico esempio di questa politica bisogna guardare alla città di Hebron, in Cisgiordania.

Un giorno, 29 anni prima del pogrom dei coloni a Huwwara, Baruch Goldstein, un colono ebreo nato negli Stati Uniti, sparò nella moschea di Ibrahimi, massacrando 29 uomini e ragazzi palestinesi.

Goldstein era un seguace del rabbino genocida Meir Kahane. Ben-Gvir, il ministro della Sicurezza Nazionale di Israele, definisce sé stesso come un “discepolo” di Kahane, come ha affermato The Times of Israel, e considera Goldstein un eroe.

Sulla scia del massacro di Goldstein, Israele intensificò le sue misure repressive contro i palestinesi e spartì la moschea Ibrahimi a favore dei coloni – un precedente che Israele potrebbe tentare di ripetere alla moschea al-Aqsa di Gerusalemme.

Da allora i coloni hanno sequestrato proprietà palestinesi nella Città Vecchia di Hebron, rendendo il suo ex cuore commerciale una città fantasma chiusa.

Lunedì, dopo che l’esercito israeliano ha chiuso i negozi palestinesi a Huwwara, agli osservatori non è sfuggito il parallelo con Hebron.

Lungi dal fatto che Israele non gradisca la violenza dei coloni, quest’ultima è un mezzo necessario per raggiungere l’obiettivo dello Stato di svuotare la Palestina della sua popolazione nativa in modo che possa essere sostituita da coloni stranieri.

La violenza dei coloni, compresi i massacri durante il periodo della fondazione di Israele nel 1948, è stata essenziale per la formazione e il mantenimento di uno Stato ebraico in Palestina.

La “guerra” di Ben-Gvir

Lunedì Ben-Gvir ha espresso un cenno di approvazione a questa prosecuzione della violenza che ha descritto come una necessità esistenziale per il progetto sionista in Palestina: “Questa non è una guerra iniziata ieri, non è una guerra che finirà in un giorno, ma è una guerra per la nostra casa, per le nostre vite”.

Ben-Gvir stava parlava con i coloni a Evyatar, un avamposto non autorizzato dal governo israeliano.

I coloni hanno fondato Evyatar nel maggio 2021 su un terreno appartenente alle comunità palestinesi di Beita, Qabalan e Yatma a Jabal Subeih, vicino alla città di Nablus, nel nord della Cisgiordania. Da allora diversi palestinesi sono stati uccisi durante le proteste contro l’insediamento o subito dopo.

Il governo di Netanyahu intende legalizzare Evyatar, che è stato co-fondato da Zvi Sukkot, un estremista di estrema destra del famigerato insediamento di Yitzhar che, dopo aver ottenuto il seggio lasciato da Smotrich [ministro delle Finanze in carica e che ha rilasciato dichiarazioni simili a quelle di Fogel, ndt.] e che è anche un parlamentare dell’attuale maggioranza del governo israeliano.

I coloni di Yitzhar, che si trova vicino a Huwwara ed è costruito in parte sulla terra del villaggio, sono noti per aver attaccato le vicine comunità palestinesi, con le guardie private di Yitzhar che hanno persino dato ordini ai soldati israeliani durante quegli attacchi.

Il leader dell’opposizione Benny Gantz ha dichiarato lunedì di sostenere il compromesso che il suo governo ha fatto per “legalizzare” Evyatar.

Gantz e il suo collega dell’opposizione Yair Lapid sono stati molto critici nei confronti del governo di estrema destra, affermando che ha “perso il controllo” e sta portando Israele a un “disastro della sicurezza”.

Ma a parte le critiche, Gantz e Lapid condividono la stessa visione di uno Stato suprematista ebraico in Palestina, anche se con una patina di democrazia liberale piuttosto che con la tendenza teocratica di Ben-Gvir e Smotrich.

Le fiamme che hanno avvolto Huwwara domenica sono la logica conclusione dell’ideologia suprematista di Israele.

Lo Stato è oggi guidato dagli aderenti più estremi al sionismo, che, secondo le parole del commentatore palestinese Muhammad Shehada, “non si fermeranno finché tutta la terra non sarà in fiamme”.

(traduzione dall’inglese di Giuseppe Ponsetti)