Israele cambierà il testo della canzone presentata all’Eurovision dopo l’intervento del suo Presidente

Redazione

4 marzo 2024-Middle East Eye

Su richiesta del Presidente israeliano rivisto il testo della canzone presentata al concorso che conteneva riferimenti all’attacco di Hamas del 7 ottobre.

Israele ha accettato di cambiare il testo della canzone con cui intende partecipare all’Eurovision Song Contest dopo che gli organizzatori hanno contestato gli evidenti riferimenti alla guerra a Gaza.

L’emittente nazionale Kan è responsabile della scelta delle candidature nazionali per la competizione, che si svolgerà a Malmö, in Svezia, dal 7 all’11 maggio.

La principale proposta israeliana è October Rain, una ballata dell’artista solista Eden Golan.

Il testo originale della canzone, secondo Kan, include versi come “Non c’è più aria per respirare” e “Erano tutti bravi bambini, ognuno di loro”.

I testi sono evidenti riferimenti all’attacco a sorpresa dei combattenti palestinesi nel sud di Israele il 7 ottobre.

Kan ha annunciato domenica di aver chiesto agli autori di October Rain e del secondo classificato, Dance Forever, di modificare i testi “preservando la loro libertà artistica”.

A seguito delle revisioni, Kan presenterà ufficialmente la canzone israeliana al comitato dell’Eurovision.

La canzone October Rain verrà ribattezzata Hurricane, ha annunciato l’emittente. Il testo modificato non è stato ancora rivelato.

Kan inizialmente aveva detto che non avrebbe cambiato il testo, ma ha accettato di farlo su richiesta del Presidente israeliano Isaac Herzog.

“Il Presidente ha sottolineato che in questo particolare momento, in cui coloro che ci odiano cercano di emarginare e boicottare lo Stato di Israele in ogni modo, Israele deve far risuonare la sua voce con orgoglio e a testa alta e alzare la sua bandiera in ogni forum mondiale, soprattutto quest’anno”, ha scritto l’emittente Kan in una nota.

“Non politico”

Gli organizzatori di Eurovision, la European Broadcasting Union (EBU), affermano che il concorso è un evento non politico e che i concorrenti possono essere squalificati per aver violato le regole.

Il mese scorso hanno annunciato che stavano indagando sui testi della proposta israeliana, ma che le procedure erano riservate.

“Se una canzone è ritenuta inaccettabile per qualsiasi motivo, alle emittenti viene data l’opportunità di presentare una nuova canzone o un nuovo testo, secondo le regole del concorso”, ha affermato l’EBU.

Diversi musicisti – tra cui artisti provenienti da Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia e Islanda – hanno chiesto che Israele venga sospeso dal concorso per l’uccisione dei palestinesi a Gaza dal 7 ottobre.

Due anni fa la Russia fu squalificata dalla competizione per l’invasione dell’Ucraina.

L’EBU ha sostenuto che la situazione a Gaza è diversa da quella dell’Ucraina e ha resistito alle richieste di rimuovere Israele.

Israele ha gareggiato all’Eurovision dal 1973, vincendo la competizione in quattro occasioni.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Guerra Israele-Palestina: come i media statunitensi legittimano la barbarie di Israele contro i palestinesi

Gregory Shupak

20 ottobre 2023, Middle East Eye

Presentando la campagna terroristica di Israele contro i palestinesi come se fosse giustificabile, i media statunitensi fanno la loro parte nel farla continuare

I recenti editoriali apparsi sui principali giornali liberal statunitensi hanno regolarmente presentato l’incessante terrore di massa che Israele infligge ai palestinesi come legittimo.

I media hanno appoggiato l’assalto israeliano a Gaza e il finanziamento americano dell’attacco criticando allo stesso tempo coloro che propongono opinioni anche leggermente dissenzienti. La stampa americana ha ripetutamente conferito alla violenza israeliana un aspetto virtuoso, anche quando falcidia le persone – generosità non concessa alla controparte palestinese.

Il 12 ottobre il Washington Post ha pubblicato un editoriale in cui elogiava il presidente americano Joe Biden per la sua “condanna senza riserve del terrorismo di Hamas”, affermando: “A questo riguardo, le ferme parole di Biden sono anche in gradito contrasto con le ambiguità di un piccolo numero di membri di sinistra del suo stesso partito al Congresso che la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre ha espressamente sconfessato.”

Il collegamento alle parole di Jean-Pierre segnala che le “ambiguità” contestate dal Washigton Post sono le affermazioni che “suggeriscono che l’attacco di Hamas contro Israele dovrebbe essere considerato nel contesto delle precedenti azioni di Israele”, o che “si oppongono sui social media agli aiuti militari statunitensi per Israele e chiedono un immediato cessate il fuoco nel conflitto.”

Il giorno prima della pubblicazione di quest’editoriale le associazioni per i diritti umani Mezan, al-Haq e il Centro Palestinese per i Diritti Umani avevano documentato congiuntamente che solo nel periodo tra il mezzogiorno del 10 e dell’11 ottobre Israele aveva distrutto gli interi quartieri di al-Qarm, Ezbet Abdrabbo e al-Sikka, con le squadre di soccorso che “recuperano dozzine di corpi” mentre “altri sono ancora sotto le macerie”; “hanno preso di mira l’Università islamica di Gaza e hanno bombardato l’edificio del Programma di Borse di Studio Al-Fakhoura”, attacchi che hanno ucciso 57 palestinesi, tra cui 20 bambini. Hanno inoltre segnalato gli attacchi aerei e i bombardamenti di Israele sui terreni agricoli del Distretto dell’Area Centrale e sulle “aree residenziali, in particolare nei tre campi profughi densamente popolati di Al-Bureij, Al-Nusairat e Deir al-Balah”, uccidendo almeno 49 palestinesi 15 dei quali bambini.

Per il Post, “equivocare” sulla questione se gli Stati Uniti debbano finanziare tali atrocità o cercare di mettervi fine con un cessate il fuoco è “[in]accettabile”.

Giustificare il linguaggio “genocida”.

Nel suo editoriale più recente, il Washington Post esprime preoccupazione per i palestinesi ma continua a sostenere la campagna militare di Israele: “Dopo il massacro dei suoi civili, Israele – come qualsiasi altro Stato – ha tutto il diritto di rispondere militarmente”.

Per il Washington Post la violenza dell’occupante è giusta e quella degli occupati no: Israele può “rispondere militarmente” alle forze palestinesi che uccidono israeliani ma i palestinesi non hanno lo stesso diritto, anche dopo 75 anni di pulizia etnica, anche sotto un regime di apartheid.

Un editoriale del New York Times del 14 ottobre sostiene fermamente gli attacchi di Israele, affermando che Israele “è determinato a spezzare il potere di Hamas e in questo sforzo merita il sostegno degli Stati Uniti e del resto del mondo”. Gli autori proseguono affermando che “la fine del controllo di Hamas su Gaza è un passo essenziale”.

L’editoriale del New York Times contiene specificazioni quali: Israele “non dovrebbe perdere di vista il suo impegno a salvaguardare coloro che non hanno imbracciato le armi”.

Il comitato editoriale contraddice le proprie affermazioni sul presunto “impegno” di Israele a proteggere i civili citando il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant che definisce i palestinesi “animali umani”, cosa che gli autori giustificano dicendo che l’osservazione avviene “in un’atmosfera di intensa emozione”.

Naturalmente, Gallant non è l’unico funzionario israeliano ad usare un linguaggio genocida dopo l’escalation della guerra contro la Palestina. Il portavoce militare israeliano, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha affermato che Israele ha sganciato “centinaia di tonnellate di bombe” su Gaza e che “l’accento è sui danni e non sulla precisione”.

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha detto: “C’è là un’intera nazione che è responsabile. Non è vera questa retorica sui civili non consapevoli, non coinvolti. Non è assolutamente vera”. Ha aggiunto: “Stiamo difendendo le nostre case, stiamo proteggendo le nostre case, questa è la verità, e quando una nazione protegge la sua casa combatte e noi combatteremo finché non gli spezzeremo le reni”.

Non solo i leader israeliani hanno ripetutamente segnalato di non aver intenzione di “tutelare” i non combattenti, ma Israele li ha deliberatamente massacrati in massa.

Ad esempio il giorno prima della pubblicazione dell’editoriale il pluripremiato gruppo per i diritti umani Defense for Children International Palestine ha riferito che nell’attacco contro Gaza Israele aveva ucciso fino a quel momento quasi 600 bambini palestinesi, un terzo del bilancio complessivo delle vittime.

Affermazioni assurde

Anche se Israele respinge qualsiasi impegno a proteggere i civili sia nelle parole che nei fatti, il New York Times mette ripetutamente in buona luce la politica militare israeliana a fronte di quella delle forze palestinesi, scrivendo che “Israele si sta preparando a mandare i suoi giovani uomini e donne in battaglia, dove affronteranno un nemico che non rispetta le stesse regole di guerra a cui loro si sono impegnati.”

Dire che la violenza dello Stato israeliano è moralmente superiore a quella dei gruppi di resistenza palestinesi trasmette il chiaro messaggio che la prima è legittima mentre la seconda no.

Il New York Times ha fatto la stravagante affermazione secondo cui “Israele sta combattendo per difendere una società che valorizza la vita umana e lo stato di diritto”.

Dal momento che non viene fatta alcuna affermazione del genere sui “valori” palestinesi, il messaggio è che massacrare i palestinesi sia legittimo: se la società palestinese (o importanti settori di essa) valorizza la criminalità omicida, allora è implicito che sia auspicabile venga spazzata via da una forza che si presume più civile.

Nel frattempo, due giorni prima che l’editoriale andasse in stampa, Human Rights Watch (HRW) ha affermato che Israele aveva utilizzato il fosforo bianco – che, al contatto, può “bruciare le persone, termicamente e chimicamente, fino alle ossa” – sia sul porto di Gaza City che in aree rurali lungo la linea dell’armistizio tra Israele e il Libano.

HRW ha affermato che l’uso del fosforo bianco a Gaza, una delle aree più densamente popolate del mondo, “amplifica il rischio per i civili e viola il divieto del diritto umanitario internazionale di esporre i civili a rischi inutili”.

Come ha osservato HRW, Israele ha utilizzato quest’arma a Gaza anche nel 2009 e nell’attuale ciclo di combattimenti Israele ha “tagliato elettricità, acqua, carburante e cibo a Gaza in violazione al divieto del diritto umanitario internazionale contro la punizione collettiva”.

Per “una società che valorizza la vita umana e lo stato di diritto”, Israele compie un’enorme quantità di uccisioni e di violazioni della legge.

Una patina etica

Allo stesso modo il Los Angeles Times ha dichiarato che “Israele ha tutto il diritto di usare la forza militare per prevenire” attacchi come quelli compiuti da Hamas il 7 ottobre e che Israele “deve rimanere fedele ai suoi valori facendo tutto il possibile per ridurre al minimo le sofferenze degli innocenti residenti palestinesi di Gaza.”

Il pezzo applaude Biden per aver affermato che chiederà al Congresso “un pacchetto di sostegno senza precedenti per la difesa di Israele” e per aver vagamente suggerito a Israele di riflettere se l’uccisione di migliaia di palestinesi aiuterà a “raggiungere i [suoi] obiettivi”.

L’editoriale poi afferma: “Che Israele non prenda di mira i civili è di scarso conforto per le famiglie delle persone uccise o ferite”.

Forse gli autori ritengono che sia magnanimo menzionare le circa 3.000 vite palestinesi che Israele ha ucciso in 11 giorni. Ma tali simpatie sono peggio che inutili quando sono confezionate con una menzogna che giustifica tutte le uccisioni e crea alibi per tutte le uccisioni future: ad esempio, due giorni prima dell’editoriale l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) osservava: “Molti edifici residenziali in aree densamente popolate sono stati presi di mira e distrutti” da Israele, tra cui un “edificio residenziale a Jabalia, nel nord di Gaza, dove sono stati uccisi dieci palestinesi; un edificio residenziale nella zona Musabah di Rafah, dove almeno 11 palestinesi, tra cui donne e bambini, sono stati uccisi; e l’edificio di un’organizzazione di beneficenza a Rafah, dove sono stati uccisi 11 palestinesi e molti altri sono rimasti feriti. Il 16 ottobre, al mattino, secondo quanto riferito, le forze israeliane hanno preso di mira un edificio residenziale a Khan Yunis, uccidendo 22 palestinesi.”

Inoltre il 15 ottobre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato: “Quattro ospedali nel nord di Gaza non funzionano più a causa di danni e attacchi. 21 ospedali nella Striscia di Gaza hanno ricevuto istruzioni dalle forze israeliane di evacuare. L’OMS ribadisce che devono essere prese tutte le precauzioni per proteggere gli operatori sanitari e le strutture sanitarie, compresi i pazienti e i civili che vi trovano rifugio.”

Queste fantasie su un presunto risparmiare i civili da parte di Israele e sui suoi presunti “valori” umani presentano tutta la crudeltà – le uccisioni spietate, le raccapriccianti ferite fisiche e psichiche, il sadismo dell’assedio – come incidenti in buona fede lungo il percorso verso una giusta causa; è retorica intesa a mascherare la brutalità israeliana con una patina etica.

Ma la causa di Israele è la violenza coloniale. La violenza dell’espropriazione, della tortura e di un massacro dopo l’altro. Perché nessuno Stato etnico in cui i palestinesi rimangano una minoranza perseguitata nella propria patria è possibile senza una violenza spietata e incessante.

Presentando tutta questa barbarie come se fosse giustificabile, i media statunitensi stanno facendo la loro parte affinché continui.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.

Gregory Shupak insegna Inglese e Studi sui Media all’Università di Guelph-Humber a Toronto. È autore del libro The Wrong Story: Palestine, Israel, and the Media [La storia sbagliata: Palestina, Israele e i media].

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Una politica israeliana: “I bambini di Gaza se la sono cercata”

Jonathan Ofir

18 ottobre 2023 – Mondoweiss

Lunedì, mentre il numero di bambini uccisi a Gaza era vicino a 1.000, la componente della Knesset Meirav Ben-Ari ha dichiarato che i bambini di Gaza se la sono cercata”. Da parte dei politici israeliani simili incitamenti alla punizione collettiva non sono rari.

È davvero difficile immaginare unaffermazione più perfida di i bambini di Gaza se la sono cercata” quando ora i bambini a Gaza vengono massacrati a centinaia. Ma questo è stato effettivamente affermato nel corso di una recente seduta della Knesset. E non si trattava di qualcuno considerato di estrema destra, ma di una centrista liberale: Meirav Ben-Ari del partito di opposizione Yesh Atid di Yair Lapid.

Durante la seduta di lunedì durata oltre tre ore Ben-Ari appare chiaramente nervosa quando la parlamentare palestinese Aida Touma-Sliman (a circa due ore dallinizio della seduta) lamenta la perdita di vite civili sia nellarea circostante Gaza che a Gaza”, implorando di fare uno sforzo per il rilascio degli ostaggi e per liberare i civili dal massacro”. Ebrei e arabi, israeliani e palestinesi”. Un bambino è un bambino”, ricorda a tutti Touma-Sliman, sottolineando che fino a quel momento più di 900 bambini sono stati uccisi dal bombardamento israeliano di Gaza (il giorno dopo, quel numero sarebbe salito a ben più di mille).

Tutta questa umanità è apparsa davvero eccessiva a Ben-Ari. Ha iniziato a gridare e a rimproverare Touma-Sliman, dicendo: “Non c‘è nessuna simmetria, nessuna!”

Touma-Sliman ha mantenuto la sua compostezza nonostante le continue interruzioni soprattutto da parte di Ben-Ari, e ha continuato a leggere le sue osservazioni. Ad un certo punto, Touma-Sliman, interrompendo la lettura del discorso si è rivolta a Ben-Ari:

Tra i bambini c’è simmetria”, ha detto.

Ben Ari si è infuriata: Non esiste nessuna simmetria!!

Touma-Sliman ha rimarcato: Un bambino è un bambino e basta”.

Venticinque minuti dopo questo episodio abominevole Ben-Ari ha preso la parola esplicitamente di propria iniziativa. Sono trascorse esattamente due ore e cinquanta dall’inizio del video della seduta:

Ovviamente non avevo intenzione di parlare ma devo dire una cosa che dovrebbe essere chiara: non c’è nessuna simmetria. Nessuna. Il giorno di Simchat Torah io e i miei amici, ok, stavamo andando alla sinagoga e gli hanno sparato solo perché erano ebrei in questo Stato. Questo è tutto. E i miei amici, i loro figli andavano alla festa, a festeggiare, laici, religiosi, non importa, sono stati assassinati solo perché erano ebrei. Quindi non c’è simmetria! E i bambini di Gaza, i bambini di Gaza se la sono cercata! Siamo una nazione che cerca la pace, una nazione che ama la vita. Non c’è simmetria: laggiù i nostri figli vengono rapiti!” (Il corsivo è mio)

Ben-Ari ha continuato per un po’ il suo discorso aggiungendo che Hamas sta usando i civili come scudi umani (l’espressione hasbara [parola ebraica che indica gli sforzi di pubbliche relazioni per diffondere all’estero informazioni positive sullo Stato di Israele e le sue azioni, ndt.] noiosamente ripetuta), concludendolo ripetendo il mantra “nessuna simmetria“:

Nel genocidio non c’è nessuna simmetria!”

Naturalmente è impossibile non vedere in tutto ciò una difesa del genocidio.

Per quanto mi è possibile vedere [nel video] queste parole non hanno ricevuto molta attenzione. Basta riflettere su cosa accadrebbe se un leader palestinese dicesse che i bambini israeliani se la sono cercata. Riusciamo almeno a immaginare la protesta e la condanna, le grida allantisemitismo e ai luoghi comuni dellOlocausto? Sarebbe assordante. Ma questo passa tranquillamente. E non è stato un lapsus.

La retorica genocida di Ben-Ari riecheggiava in realtà un commento appena fatto dal presidente israeliano Isaac Herzog, conosciuto anche lui come liberale persino dallestrema sinistra. In una recente conferenza stampa del 13 ottobre Herzog ha risposto a una domanda di Rageh Omar di ITV che gli chiedeva cosa può fare Israele per alleviare limpatto sugli oltre due milioni di civili di Gaza, molti dei quali non hanno nulla a che fare con Hamas. Herzog ha risposto:

Stiamo lavorando, operando militarmente secondo le regole del diritto internazionale, punto. Inequivocabilmente. La responsabilità è di unintera nazione. Non è vera questa retorica sui civili non consapevoli, non coinvolti. Non è assolutamente vera. Avrebbero potuto ribellarsi, avrebbero potuto combattere contro quel regime malvagio che ha preso il controllo di Gaza con un colpo di stato”. (Il corsivo è mio)

Non c’è dubbio: Herzog sta davvero insinuando che unintera nazione è responsabile”, e limplicazione è che [tale nazione] sia un bersaglio legittimo. Tuttavia, in seguito ha negato che questo fosse ciò che intendeva.

Questa retorica ha una lunga storia tra i politici israeliani. Nel 2018 Avigdor Lieberman, che allora era ministro della Difesa, dichiarò che non ci sono persone innocenti nella Striscia di Gaza” perché “tutti hanno un legame con Hamas”. Ciò accadde nellaprile 2018, quando Israele stava cominciando a fare il tiro al bersaglio sui manifestanti palestinesi disarmati durante la Grande Marcia del Ritorno. Quando in quel periodo è comparso sui social media un video di cecchini israeliani che esultano per luccisione di un palestinese immobile e disarmato, Lieberman ha commentato che per i loro spari meritavano una medaglia. Potrei anche menzionare che Lieberman ha invocato la decapitazione dei cittadini palestinesi sleali” con unascia e lannegamento dei prigionieri palestinesi nel Mar Morto. Lieberman è ora considerato un critico di Netanyahu e sta valutando la possibilità di unirsi al governo di unità nazionale” in modo da far parte del gabinetto di guerra per ottenere la vittoria più rapida possibile”.

Si potrebbe sostenere che questa è solo retorica, ma queste parole portano anche ad azioni. I commenti del ministro della Difesa israeliano Yoav Galant si riferivano ai palestinesi come animali umani” mentre Israele chiudeva tutti i rubinetti dellacqua verso Gaza rendendo le già invivibili condizioni di vita un incubo genocida. La relazione tra le parole e le azioni è evidente.

I bambini sono spesso stati un indicatore del fatto che si è andati troppo oltre. Una volta che i bambini vengono esplicitamente definiti non innocenti”, si sa che è possibile una guerra genocida totale. Non per niente Netanyahu ha citato la poesia di Haim Nachman Bialik del 1904, affermando: “La vendetta per il sangue di un bambino è stata architettata da Satana” quando ha promesso di “distruggere [Hamas]” e “vendicare con la forza questo giorno oscuro”. .” Quella poesia intitolata Sul massacro” è spesso citata nella cultura israeliana e spesso da Netanyahu. Fu scritta sulla scia del pogrom di Kishiniev del 1903. il grido di protesta riguarda sempre la morte di bambini israeliani. Ma è interessante notare che la riga che precede quella citata dice: E maledetto sia luomo che dice: Vendetta!”

E così tanti israeliani sembrano non capirlo. Si dannano a causa della loro brama di vendetta e ignorano la morte di oltre mille bambini.

(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




La visita di Herzog negli Stati Uniti nasconde i crimini israeliani, ma emergono motivi di speranza.

Majdi Khaldi

29 luglio 2023 – Middle East Eye

Il discorso del presidente israeliano al Congresso è stato un mero esercizio di pubbliche relazioni mentre l’appoggio statunitense ai diritti dei palestinesi sembrerebbe il più alto da sempre.

Proprio mentre il governo israeliano promuove un numero senza precedenti di unità abitative nelle colonie e adotta decine di leggi discriminatorie, i politici occidentali continuano a lodare i valori “democratici” e “liberali” di Israele.

È come se si affannassero a trovare ogni scusa per proteggere Israele qualunque cosa faccia.

Questo atteggiamento è stato il presupposto del recente discorso del presidente israeliano Isaac Herzog al Congresso USA, in cui ancora una volta il messaggio di impunità per le violazioni e i crimini israeliani è stato sostenuto oltre ogni considerazione per le leggi internazionali, i diritti umani o persino gli stessi principi del Processo di Pace per il Medio Oriente sponsorizzato a suo tempo dagli USA.

Il discorso di Herzog ha difeso adeguatamente gli interessi del primo ministro Benjamin Netanyahu. Ha glorificato un Israele mitico come faro di democrazia e uguaglianza, come se decine di leggi israeliane che negano ai palestinesi i loro diritti non esistessero, mentre gli ebrei israeliani godono dei pieni diritti dello Stato. Sono in vigore più di 70 leggi discriminatorie contro i palestinesi che secondo diverse organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International, Human Rights Watch e persino l’israeliana B’Tselem configurano il crimine di apartheid.

Tra gli esempi ci sono la legge dello Stato-Nazione del popolo ebraico, secondo cui l’autodeterminazione è riservata solo agli ebrei la legge del Ritorno, che consente solo agli ebrei di entrare e ottenere la cittadinanza dello Stato; la legge sulla Proprietà degli Assenti, che codifica il furto di proprietà dei rifugiati palestinesi da parte dello Stato; infine il divieto di riunificazione delle famiglie palestinesi, che nega alle famiglie palestinesi cristiane e musulmane di Gerusalemme o di Israele il diritto di vivere insieme se un coniuge ha la carta d’identità palestinese.

Nessun interesse per la pace

Herzog non ha parlato della soluzione a due Stati, ma dei “vicini palestinesi” di Israele come se non fossero sottoposti all’occupazione israeliana, giocando il classico gioco di incolpare gli altri. Ciò che Herzog ha anche dimenticato di citare è che i “vicini” includono più del 50% della popolazione dei territori controllati da Israele, che consegna alla sua minoranza demografica pieni diritti negando nel contempo i diritti civili e umani al popolo palestinese.

Inoltre non ha menzionato il fatto che il territorio occupato nel 1967, compresa Gerusalemme est, in base al diritto internazionale è della Palestina. È semplicemente vergognoso, anche per centinaia di migliaia di cittadini palestinesi-americani, che i politici statunitensi abbiano ospitato al Congresso la negazione della Nakba e l’occultamento dell’occupazione da parte di Herzog.
Si è trattato di un puro esercizio di pubbliche relazioni piuttosto che di un tentativo di fare la pace. Al massimo è stato un tentativo personale da parte del presidente israeliano di presentare le sue credenziali a Washington in un momento in cui i rapporti tra l’amministrazione Biden e Netanyahu sembrano essere tesi.

Tuttavia i loro problemi non riguardano il popolo palestinese, la cui negazione dei diritti a Washington sembra essere stata normalizzata, ma piuttosto le dispute interne a Israele riguardo alle riforme giudiziarie di Netanyahu.

In effetti lo stesso Congresso USA che sostiene le politiche israeliane contro il popolo palestinese non molto tempo fa appoggiava l’apartheid in Sud Africa. La vasta maggioranza delle iniziative prese dall’amministrazione Trump a sostegno all’annessione israeliana e alla negazione dei diritti dei palestinesi non è stata revocata dall’attuale governo, mentre il Congresso considera ancora l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina un gruppo terroristico proprio come fece con l’African National Congress [il partito di Mandela, ndt.]. Herzog rappresenta la tradizionale diplomazia israeliana che nasconde crimini di guerra con un sorriso e una stretta di mano. La sua descrizione del governo israeliano è stata raffinata e fatta su misura per un pubblico di persone già desiderose di concedergli il podio. Ovviamente non ha citato i sionisti religiosi radicali del suo governo perché sono una pubblicità negativa. Nel contempo sono stati attuati sul terreno i disastrosi progetti del colono di estrema destra e ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, che chiaramente invocano una seconda Nakba [la pulizia etnica di cui furono vittime i palestinesi nel 1947-49, ndt.] senza uno Stato palestinese, con l’espulsione forzata e l’apartheid.

Ragioni di Speranza

Ma ci sono ancora ragioni di ottimismo. Il boicottaggio che alcuni membri del Congresso hanno messo in atto contro il discorso del presidente israeliano è più significativo di quanto alcuni credono, in quanto rappresenta la crescente percentuale di americani che appoggiano i diritti dei palestinesi.

Nella comunità statunitense per i diritti umani c’è un crescente riconoscimento dell’apartheid israeliana e più comunità religiose ed altre organizzazioni della società civile stanno chiedendo di prendere misure concrete contro l’occupazione israeliana, anche attraverso il boicottaggio e il disinvestimento.

Quanti sostengono l’impunità di Israele sembrano essere sovrarappresentati rispetto all’opinione pubblica USA. Questi segnali potrebbero essere un punto di svolta nella lotta per la libertà, la giustizia, l’uguaglianza e la pace. Il popolo palestinese e i suoi alleati continueranno la lotta, ovunque siano, per la libertà e rinnovano appelli agli USA e ai Paesi europei perché prendano misure di responsabilizzazione per mettere in pratica, con molto ritardo, i diritti inalienabili del popolo palestinese. Ciò dovrebbe includere azioni contro il terrorismo dei coloni. Inoltre è adesso chiaro che il riconoscimento dello Stato di Palestina è un passo urgente che gli USA e l’UE dovrebbero prendere per confermare il loro sostegno a una soluzione politica piuttosto che rimanere in silenzio riguardo alle azioni di un governo di coloni e altri estremisti che dettano i termini dell’impegno.

I tentativi di sdoganare le politiche israeliane non faranno sparire il popolo palestinese. Nel momento in cui il governo israeliano sta mettendo in atto iniziative intese a consolidare l’annessione di tutta la Palestina storica, la risposta di quanti hanno a cuore la pace fondata su un ordine mondiale basato sulle leggi dovrebbe essere di prendere iniziative per la libertà dei palestinesi piuttosto che rafforzare l’occupazione israeliana.

Il discorso di Herzog al Congresso rappresenta la perpetuazione dello status quo, in cui i diritti dei palestinesi sono negati. Ma lo spostamento dell’opinione pubblica statunitense a favore dei palestinesi e i parlamentari che hanno boicottato la sessione con il presidente [israeliano] sono una fonte di speranza lungo il cammino per raggiungere la libertà e l’indipendenza dei palestinesi.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.

L’ambasciatore Majdi Khaldi è membro del Consiglio Nazionale Palestinese e consigliere diplomatico esperto del presidente palestinese Mahmoud Abbas.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




A proposito di ‘gassare gli arabi’ e altre patologie: Israele è una ‘società malata’?

Ramzy Baroud

6 dicembre 2021 – Middle East Monitor

Alcuni credono erroneamente e chissà perché che il quotidiano israeliano Haaretz sia di centro-sinistra, progressista e persino ‘filo-palestinese’. Chiaramente nulla di tutto ciò è vero. Questa descrizione distorta di un giornale essenzialmente sionista e anti-palestinese racconta una situazione molto più complessiva riguardo a quanto sia confusa la politica israeliana e come molti di noi siano altrettanto confusi quando si tratta di capire il dibattito politico israeliano.

Il 28 novembre, Isaac Herzog, appena eletto presidente di Israele, ha fatto irruzione nella moschea di Ibrahimi nella città palestinese di Al-Khalil (Hebron) con centinaia di soldati e molti coloni ebrei illegali, incluso il gotha degli estremisti israeliani.

La scena ricorda un evento simile, quando nel settembre 2000 Ariel Sharon, ex primo ministro, entrò con migliaia di soldati e poliziotti nell’Haram Sharif [la Spianata delle Moschee, ndtr.] nella Gerusalemme Est occupata. Fu proprio questo evento a scatenare la seconda Intifada palestinese (2000-05) che causò migliaia di morti.

Il gesto di Herzog di solidarietà con i coloni di Kiryat Arba [colonia particolarmente violenta nei pressi di Al Khalil /Hebron, ndtr.] è identico a quello precedente di Sharon, anch’esso rivolto a conquistare l’approvazione degli influenti estremisti di destra israeliani in costante crescita.

Appena pochi mesi fa Haaretz ha descritto Herzog come un “centrista, pacato, non un istrione che, a volte, “si sente fuori posto sul tempestoso e frammentato campo di battaglia della politica israeliana “. Herzog, secondo Haaretz, “potrebbe essere proprio quello di cui Israele ha bisogno.”

Ma è davvero così? Stupiscono alcune dichiarazioni rilasciate da Herzog in occasione della sua visita al luogo dove ventinove palestinesi furono massacrati da Baruch Goldstein, un estremista di Kiryat Arba e dove molti altri sono stati uccisi dai soldati israeliani in conseguenza del tragico evento. Non solo molti israeliani celebrano Goldstein con un santuario degno di eroi e santi, ma molti di quelli che hanno accompagnato Herzog durante la provocatoria ‘visita’ sono ardenti seguaci del terrorista ebreo israeliano.

“Dobbiamo continuare a sognare la pace,” ha dichiarato Herzog in occasione della prima notte della festività ebraica di Hanukkah dentro il complesso della moschea di Ibrahimi che era stato in precedenza svuotato dei fedeli musulmani [il luogo sacro è condiviso sia dai fedeli ebrei che da quelli musulmani, ndtr.]. Egli orgogliosamente ” ha condannato qualsiasi forma di odio o violenza”. Intanto centinaia di soldati israeliani stavano terrorizzando 35.000 abitanti della città vecchia di Al-Khalil. Questi palestinesi, vittime di violenze quotidiane per mano dei circa 800 coloni ebrei armati di Kiryat Arba e di circa un numero simile di soldati israeliani, sono stati tutti rinchiusi: i loro negozi chiusi, le loro vite sospese, i muri coperti di scritte razziste.

Riferendosi al presidente israeliano il sito israeliano di notizie +972Mag ha affermato: “Se Herzog avesse girato l’angolo avrebbe potuto vedere le scritte sui muri che dicevano: ‘gassate gli arabi.’”

È probabile che Herzog conosca già, anzi sostenga, tale razzismo: dopotutto insieme a lui c’erano tipi come Eliyahu Libman, che capeggia il consiglio regionale di Kiryat Arba, e Hillel Horowitz, il leader dei coloni ebrei di Al-Khalil. Questi sono i due che predicano, come cosa normale, estremismo e violenza contro i palestinesi. A parte ospitare la tomba e il santuario di Goldstein, la colonia ha un parco intitolato a Meir Kahane, il leader spirituale degli estremisti israeliani più violenti.

In un discorso emotivo tenuto da Horowitz in presenza di Herzog, il leader dei coloni ha proclamato che la violenta irruzione del presidente israeliano nella moschea di Ibrahimi “ci rammenta che noi non abbiamo preso la terra di stranieri.” Ha continuato dicendo: “La tua visita rafforza la nostra missione.”

Dal punto di vista di Horowitz, Libman e di quelli della loro genia, la loro ‘missione’ è stata un grande successo. Essi sono riusciti a orientare verso destra quasi tutta la politica israeliana. Ora persino il presidente, “centrista e pacato”, abbraccia totalmente la loro infame missione.

Ma Haaretz  ammetterà questa situazione? Che la linea editoriale ‘liberal’ e ‘progressista’ che avrebbe caldeggiato per molti anni ha completamente fallito e, di conseguenza, dire la verità su Israele?

Paragonate il ritratto positivo di Herzog dipinto da Haaretz con i suoi reportage su Reuven Litvin, l’ex presidente israeliano di destra. Giustamente e in varie occasioni quest’ultimo era stato criticato per la sua linea politica filo-Likud [il principale partito israeliano di destra, ndtr.] e per il suo ruolo divisivo che ha contribuito a creare una scena politica israeliana già frammentata. Ma quando Rivlin nell’ottobre 2014 ha dichiarato che la “società israeliana è malata ed è nostro dovere curare questa malattia,” un editorialista di Haaretz aveva insinuando sferzante che “i commenti di Rivlin sono decisamente zeppi di odio antiebraico”.

“Prima ha definito come ‘malata’ la società ebraica, facendo affiorare ricorrenti temi antisemiti sugli ebrei come portatori di una malattia culturale e ideologica. Poi ha chiesto se gli ebrei siano ‘esseri umani decenti’, mettendo in dubbio la loro stessa umanità,” sosteneva l’articolo.

Naturalmente le malattie di “violenza, ostilità, bullismo (e) razzismo”, che Rivlin aveva poi fatto notare, sono molto reali. Altri sintomi di questa orribile patologia includono anche occupazione militare, apartheid e violenza genocida, come quella inflitta frequentemente contro la striscia di Gaza assediata.

Mentre questa ‘malattia’ israeliana sta diventando famosa a livello globale presso organizzazioni come Human Rights Watch [nota Ong per i diritti umani con sede negli USA, ndtr.] e molte altre che la descrivono nel modo più onesto e schietto, la maggioranza della società israeliana, inclusi i suoi rappresentanti e il suo ‘moderato’ presidente restano ciechi, protetti dalla verità dalla loro stessa arroganza, infatuati del loro potere militare e inebriati dall’umiliazione e dalla violenza a cui i palestinesi sono sottoposti ad Al-Khalil, a Gaza, a Gerusalemme e nella Palestina occupata.

Non ci sono segnali che la società, il governo e i media israeliani ‘liberal’ o di destra svilupperanno da soli gli anticorpi necessari per curare le malattie di razzismo, occupazione militare e apartheid. Sì, alla fine sarà la resistenza palestinese che contribuirà in modo decisivo a fare in modo che Israele ne debba rispondere. Ma questo succederà solo quando la comunità internazionale prenderà una posizione coraggiosa, promuovendo i diritti dei palestinesi e sostenendo incondizionatamente la loro ricerca di libertà.

Di destra, sinistra o di centro, Israele è più che mai legato alla sua superiorità militare, al suo razzismo e all’occupazione militare. Prima accetteremo questo fatto e smetteremo di credere nell’illusione che i cambiamenti in Israele avvengano dall’interno, prima il popolo palestinese finalmente otterrà la giustizia di cui ha bisogno e che si merita.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Monitor.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)