Secondo il partito Laburista il mio operato come attivista antirazzista e antisionista fa di me un antisemita

Haim Bresheeth

14 febbraio 2020 – Mondoweiss

A Jennie Formby

Partito Laburista

Southside 105 Victoria Street

London SW1E 6QT

11/2/2020

Cara Jennie Formby,

le scrivo in seguito ai recenti avvenimenti – l’espulsione di Jo Bird e l’eccellente lettera di Natalie Strecker [scrittrice laburista che ha mandato in precedenza una lettera simile, ndtr.] -, in quanto le vorrei chiedere, per le ragioni che dettaglierò qui sotto, di deferirmi cortesemente alla commissione dei probiviri per “antisemitismo”.

Per supportare la mia richiesta vorrei raccontarle i miei trascorsi. Sono un accademico, scrittore e regista, e un ebreo ex-israeliano che è stato attivo per oltre cinquant’anni come socialista, antisionista e antirazzista. I miei genitori erano ebrei polacchi, sopravvissuti ad Auschwitz e ad altri campi. Finirono per essere obbligati a seguire le marce della morte verso l’interno del Terzo Reich dopo che il campo di Auschwitz venne svuotato dalle SS a metà gennaio del 1945. Mia madre venne liberata dall’esercito inglese a Bergen-Belsen, mio padre dalle forze statunitensi a Mauthausen. Sono nato in un campo per sfollati in Italia e sono arrivato in Israele da neonato, nel giugno 1948, in quanto allora nessun Paese europeo accettava sopravvissuti all’Olocausto.

Ho fatto il servizio militare nell’esercito israeliano (IDF) come giovane ufficiale di fanteria ed ho preso parte a due guerre, nel 1967 e nel 1973, dopo di che sono diventato un pacifista impegnato. Sono venuto a studiare in Gran Bretagna nel 1972, e poco dopo ho imparato molto più sul sionismo di quando ero in Israele, diventando quindi un acceso sostenitore dei diritti dei palestinesi e un attivista antisionista. Come iscritto al partito Laburista, negli anni ’70 sono stato un attivo sostenitore del movimento contro l’apartheid e in tutta la mia vita ho lottato contro le organizzazioni razziste. I miei film, libri e articoli riflettono le stesse opinioni politiche qui evidenziate, compresi, tra gli altri, un libro di successo sull’Olocausto (Introduction to the Holocaust [Introduzione all’Olocausto], con Stuart Hood, 1994, 2001 2014) un documentario della BBC (State of Danger [Condizione di pericolo], con Jenny Morgan, BBC2, marzo 1988) sulla Prima Intifada e un volume in uscita sull’esercito israeliano (An Army Like No Other [Un esercito senza pari], May 2020). Quando Jeremy Corbyn è stato eletto alla direzione del partito, dopo decenni sono tornato nel partito Laburista in quanto, dopo anni di blairismo, ho riacquistato speranza in un programma progressista per il partito.

È chiaro che, secondo le conclusioni del partito Laburista in base all’errata “definizione” di antisemitismo dell’IHRA, o piuttosto alla versione brandita come un’arma dalla propaganda sionista, intesa a colpire i sostenitori dei diritti umani e politici dei palestinesi, il mio passato mi rende un antisemita. Ma vorrei aggiungere qualche altra prova a carico, in modo da rendere, se possibile, il caso inoppugnabile.

Nel corso dei decenni in vari Paesi – in Israele, in Europa e negli USA – ho partecipato a centinaia di manifestazioni contro la brutalità israeliana ed ho agito contro le atrocità commesse dall’occupazione militare. Ho pubblicato articoli, fatto film e contribuito a molti libri, ho parlato ampiamente in molti Paesi contro la colonizzazione israeliana militarizzata della Palestina, la negazione di qualunque diritto alla maggior parte dei palestinesi, le gravissime violazioni dei diritti umani e politici dei cittadini palestinesi di Israele e l’impatto brutale delle IDF [Israeli Defence Forces, l’esercito israeliano, ndtr.] sulla società ebraica israeliana. In un recente articolo, scritto da una prospettiva antisionista e per i diritti umani, ho anche analizzato la falsa natura della campagna IHRA. Sono attivo in molti gruppi politici affiliati o vicini al partito Laburista, che appoggiano i diritti dei palestinesi – Jewish Voice for Labour [Voce ebraica per il partito Laburista] e Jewish Network for Palestine [Rete ebraica per la Palestina], di cui sono un membro fondatore.

Sono consapevole che, in base alle regole del partito Laburista, quanto detto finora costituisce quello che voi definite antisemitismo.

Personalmente mi è chiaro che tali accuse sono false ed esecrabili, ma nessuno ha interpellato gli iscritti sull’adozione della definizione dell’IHRA e dei suoi esempi. La definizione adottata rende Israele l’unico Stato al mondo che non si può criticare, a meno che non si voglia andare incontro ad accuse di antisemitismo. Criticare l’Impero britannico, ad esempio, non è antibritannico e in questo preciso momento è ancora permesso dalle norme del partito Laburista. Criticare il governo USA per i suoi attacchi contro l’Iraq nel 1991 e nel 2003 non è antiamericano, ed è ancora consentito dalle leggi USA. Criticare il colonialismo di apartheid israeliano non è antisraeliano, né antisemita, ovviamente. Ciò che è antisemita e razzista sono le attuali regole del partito, e finché non saranno modificate, ebrei e altri che appoggiano la Palestina non hanno ragioni per appoggiare un partito che li tratta in questo modo.

Le norme del partito Laburista sono quello che sono. Tuttavia non ho intenzione di interrompere le mie attività, di ridurle o di abbandonare i miei principi per soddisfare la logica distorta del partito Laburista. Insisto sul mio diritto, anzi, sul mio dovere come ex-israeliano, come ebreo, come cittadino, come socialista e, infine ma non meno importante, come essere umano di agire apertamente contro l’apartheid israeliano e di criticare questo e le ingiustizie finché sarò in grado di farlo. Credo anche che come membro di un partito che pensavo fosse diventato un’organizzazione politica progressista, questo debba essere mio diritto e dovere, ma ho compreso che le mie attività sono contro il dogma, le norme e gli attuali interessi del partito Laburista, per cui attraverso questa lettera mi autoaccuso apertamente e le chiedo di deferirmi alla commissione dei probiviri in modo che venga fatta giustizia e che io venga trattato come i miei molti amici che si sono trovati nella stessa difficile situazione – il professor Moshe Machover, Jackie Walker, Elleanne Green, Tony Greenstein, Glyn Secker e molti altri che si sono trovati di fronte al sistema inquisitorio stalinista messo in atto dal partito Laburista. Se voi volete separare gli “ebrei buoni” da quelli “cattivi”, la prego di includermi in quest’ultimo gruppo, perché niente della mia produzione accademica, storia di insegnante, bibliografia o attività politica può sostenere l’affermazione che non sono antisemita in base alle vostre norme. Chiedo che sia fatta giustizia.

Sono fiducioso che la mia richiesta verrà presa seriamente in considerazione e che le venga dato seguito, con lo stesso insieme di fretta, fanatismo e pregiudizi dimostrato nei confronti di altri membri già accusati di questa trasgressione. Non farlo equivarrà ad evidenziare che i criteri per giudicare l’esistenza dell’antisemitismo non sono applicati in modo uniforme.

Sono pronto a fornire tutte le prove richieste dagli inquirenti della commissione dei probiviri per dimostrare la mia colpevolezza. Vi prego di non esitare a chiedere collaborazione sui punti che rimangono poco chiari.

Con i miei ossequi.

Prof. Haim Bresheeth

Il professor Haim Bresheeth è docente e ricercatore associato della SOAS, School of Interdisciplinary Studies [Scuola di Studi Interdisciplinari] e direttore di Camera Obscura Films [casa cinematografica di produzione e distribuzione, ndtr.].

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)