Israele trasforma le moschee in sinagoghe o bar

Middle East Monitor

28 luglio 2020, Middle East Monitor

Uno dei punti di riferimento di Tiberiade è la moschea, nota anche come moschea Zaydani, prodotto dell’architettura mamelucca, con una grande cupola e un minareto.

“Come la maggior parte dei palestinesi, gli abitanti di Tiberiade sono fuggiti in Siria e in Libano dopo la Nakba”, ha detto Kamal Khatib dell’Alto comitato di controllo per i cittadini arabi di Israele, all’Agenzia Anadolu.

“La famiglia Zaydani, tuttavia, si è trasferita nella città adiacente di Nazareth”, ha detto.

Khatib ha detto che la famiglia Zaydani ha chiesto alle autorità israeliane di concedere il permesso di restaurare la moschea Umari.

“Il Comune di Tiberiade, però, si è rifiutato, sostenendo che l’avrebbe ristrutturata, ma non è successo nulla”, ha detto.

“Anche da quando la moschea è stata chiusa, le autorità israeliane hanno vietato l’ingresso ai fedeli e ai visitatori”, ha detto.

Lo studio ha anche dimostrato che 40 moschee sono state distrutte, chiuse o abbandonate, mentre altre 17 sono state trasformate in bar, ristoranti o musei.

Per esempio, secondo lo studio, la moschea Al-Ahmar nella città settentrionale di Safed è stata trasformata in una sala da concerto, mentre la moschea Al-Jadid nella città di Cesarea in un bar.

Khatib ricorda che le moschee pre-Nakba erano piene di fedeli. “Dopo la Nakba, però, le moschee furono distrutte, specialmente quelle dei villaggi. Altre moschee furono trasformate in sinagoghe, bar, musei, caffè o ristoranti”.

Khatib si è lamentato che la polizia israeliana “non tiene conto dei sentimenti dei musulmani”, citando il cimitero di al-Isaaf a Giaffa, dove le tombe sono state rase al suolo nonostante le proteste dei residenti locali.

Khatib ha detto che le autorità israeliane hanno promulgato una legge per confiscare i beni dei palestinesi, che sono fuggiti dalle loro case.

“La Knesset (il parlamento di Israele) ha approvato la legge degli assenteisti, con la quale Israele ha confiscato edifici e proprietà dei cittadini arabi [che lasciarono le loro case si trasferirono in altre zone]”, ha detto.

Israele nega le accuse di usare le moschee per scopi diversi dal culto.

A ottobre del 2015, il Ministero degli Esteri israeliano ha detto che c’erano circa 400 moschee in Israele e che il numero dei fedeli è raddoppiato cinque volte negli ultimi 25 anni.

Khatib però respinge l’affermazione israeliana, dicendo “Nella storia del paese il governo israeliano non mai costruito una moschea”.

Traduzione di Elisabetta Valento – Assopace Palestina