Report: Wikipedia dichiara l’Anti-Defamation League “inaffidabile” su Israele e antisemitismo

Redazione di MEE

18 giugno 2024 – Middle East Eye

La decisione inserisce l’organizzazione filo-israeliana in un elenco che comprende Newsmax, TMZ e il sito web cospirazionista Infowars

Secondo un rapporto della Jewish Telegraph Agency (JTA) [agenzia di stampa internazionale a cui fanno riferimento molti media della comunità ebraica, ndt.] gli editori di Wikipedia hanno deciso di dichiarare l’Anti-Defamation League [ONG della lobby filo-israeliana statunitense, ndt.] “generalmente inaffidabile” su Israele e Palestina, nonché sulla questione dell’antisemitismo, aggiungendo l’organizzazione a un elenco di fonti bandite.

Il rapporto afferma che una “stragrande maggioranza” degli editori di Wikipedia ha optato per definire inaffidabile l’organizzazione.

Middle East Eye ha contattato Wikipedia per un commento sul rapporto.

La decisione inserisce lorganizzazione filo-israeliana, che ha una lunga storia di demonizzazione dellattivismo filopalestinese, in un elenco che comprende National Inquirer, Newsmax, TMZ e il sito cospirazionista Infowars.

“L’ADL non sembra più aderire a una definizione di antisemitismo seria, condivisa e intellettualmente convincente, ma ha invece ceduto alla spudorata politicizzazione dello stesso argomento su cui originariamente si riteneva affidabile”, ha scritto un editore di Wikipedia noto con il nome diIskandar323, come riportato da JTA.

L’ADL ha affermato in un comunicato riportato dalla JTA che la decisione è frutto di una “campagna per delegittimare l’ADL” e che gli editori contrari al bando “hanno confutato punto per punto, basandosi su citazioni fattuali, ogni affermazione fatta, ma a quanto pare i fatti non contano più “.

“Si tratta di una scelta infelice per la ricerca e l’istruzione, ma l’ADL non si farà scoraggiare nella sua secolare lotta contro l’antisemitismo e tutte le forme di odio”, si legge nella dichiarazione.

Molti redattori dellenciclopedia online hanno affermato che lADL ha minato la sua credibilità come fonte affidabile di informazioni alterando il modo di classificare i comportamenti come antisemiti, con l’inclusione delle proteste filo-palestinesi.

I redattori hanno anche citato dichiarazioni discutibili del direttore dell’ADL Jonathan Greenblatt, il quale ha affermato che le proteste studentesche sarebbero state istigate dall’Iran e ha paragonato la kefiah palestinese alla svastica.

Hanno anche discusso dell’adozione da parte dell’ADL della controversa definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance [IHRA, organizzazione intergovernativa impegnata nella promozione dell’educazione sull’Olocausto, ndt.]

La definizione è stata formulata nel 2004 e pubblicata nel 2005 dallesperto di antisemitismo Kenneth Stern in collaborazione con altri accademici dellAmerican Jewish Committee, unorganizzazione di difesa ebraica filo-israeliana fondata allinizio del XX secolo e con sede a New York.

Chi la critica afferma che alcuni esempi confondono lantisemitismo con le critiche alle politiche attuali e storiche che hanno portato alla creazione dello Stato di Israele, oltre che alle continue violazioni dei diritti umani contro i palestinesi e alloccupazione delle loro terre da parte di Israele.

Le organizzazioni progressiste e gli attivisti palestinesi hanno sollevato per anni preoccupazioni riguardo allADL e ai suoi tentativi di indebolire i movimenti per la giustizia sociale negli Stati Uniti.

Nel 2020 più di 100 associazioni per i diritti umani hanno firmato una lettera aperta chiedendo alle organizzazioni progressiste di smettere di collaborare con lADL.

LADL ha anche una lunga storia di attacchi ai movimenti per i diritti dei palestinesi attraverso la loro designazione come antisemiti e ha precedentemente collaborato con le forze dellordine statunitensi per spiare le organizzazioni arabo-americane. Ha anche facilitato e finanziato viaggi di addestramento della polizia statunitense in Israele.

L’ADL ha anche denunciato le organizzazioni per i diritti dei neri, incluso il Movement for Black Lives (M4BL). Nel 2016, non molto tempo dopo la fondazione del movimento Black Lives Matter, Greenblatt ha pubblicato una lettera sulla New York Jewish Week [media redatto a cura della JTA, ndt.) in cui evidenziava e condannava il lavoro di solidarietà del movimento con gli attivisti palestinesi.

LADL ha inoltre consigliato alle forze di polizia di inserire agenti sotto copertura allinterno delle manifestazioni antirazziste per utilizzare filmati di sorveglianza al fine di perseguire i manifestanti.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Un’organizzazione legata a Israele guida la reazione contro le proteste studentesche

James Bamford

16 maggio 2024 – The Nation

L’Israeli-American Council ha lavorato per anni con le agenzie di intelligence israeliane. Lo scorso mese i suoi dirigenti hanno giurato di far sgombrare l’accampamento all’UCLA.

Era ormai tempo di reagire contro i campus dei college americani. E il poco noto Israeli-American Council [Consiglio Israelo-Americano] (IAC), un’organizzazione che ha stretti rapporti con l’intelligence israeliana e composta per lo più da israeliani espatriati, ha deciso che avrebbe guidato la carica in tutto il Paese. Domenica 28 aprile, quando alcuni membri del gruppo sono arrivati sul prato della Dickson Plaza all’UCLA, il presidente dell’IAC, Elan Carr, è salito sul palco. Politico repubblicano, ex-membro del consiglio nazionale dell’AIPAC [principale organizzazione della lobby filo-israeliana negli USA, ndt.] e consigliere speciale dell’amministrazione Trump per monitorare e combattere l’antisemitismo, ha avuto una scarsa considerazione nei confronti di chiunque avesse screditato Israele. Nel passato ha paragonato l’appello al boicottaggio economico di Israele alle azioni dei nazisti. E ha affermato che il gruppo Jewish Voice for Peace [Voci ebraiche per la pace, organizzazione di ebrei statunitensi antisionisti, ndt.], i cui membri hanno preso parte alle proteste, “è coinvolto nell’antisemitismo.”

Tra quanti si sono rivolti alla folla di contromanifestanti che sventolavano bandiere israeliane proprio davanti all’accampamento dei dimostranti filo-palestinesi, c’era il console generale di Israele per il Pacifico sudoccidentale, Israel Bachar. Ha parlato anche Jonathan Greenblatt, presidente dell’Anti-Defamation League [altra importante associazione della lobby filoisraeliana, ndt.]. Poi è arrivato Carr, che ha annunciato l’inizio della lotta. “Ci riprenderemo le nostre strade. Ci riprenderemo i nostri campus, dalla Columbia University all’UCLA o ovunque tra l’una e l’altra,” ha affermato. La domanda è: data la lunga storia di stretti rapporti dell’IAC con le organizzazioni dell’intelligence israeliana, per chi si stanno riprendendo i campus?

Durante il raduno un sostenitore di Israele ha estratto un coltello a serramanico e ha squarciato un manifesto filopalestinese mentre altri si scontravano con manifestanti filopalestinesi e il volto di un dimostrante si è coperto di sangue. Quella mattina presto alcuni contromanifestanti hanno tentato di arrampicarsi sulle barricate dell’accampamento filopalestinese e una guardia di sicurezza è stata cosparsa con uno spray urticante. Danielle Carr, un’assistente universitaria, ha detto di aver assistito a un’aggressione “veramente incredibile” contro i dimostranti filopalestinesi.

In precedenza il gruppo aveva allestito un enorme schermo chiaramente visibile dall’accampamento. Avrebbero iniziato una tecnica di guerra psicologica simile a quella utilizzata dall’esercito USA contro i presunti terroristi a Guantanamo. Un ispettore dell’FBI assegnato al campo di detenzione ha raccontato in un memorandum di aver visto una volta un “detenuto seduto per terra nella stanza degli interrogatori avvolto in una bandiera israeliana, con musica a tutto volume e una luce stroboscopica lampeggiante.” L’ispettore è uscito dalla stanza, notando in un rapporto che la sua opinione era che “tali tecniche non fossero autorizzate né approvate dalle regole dell’FBI.”

A quanto pare queste regole non si applicano all’IAC. Durante il raduno hanno sparato a tutto volume l’inno nazionale israeliano e poi sullo schermo gigante sistemato dai contromanifestanti hanno proiettato a volume altissimo duri video dei miliziani di Hamas. Secondo il Los Angeles Times i video includevano anche “un fiume di inquietanti suoni assordanti – lo stridio di un’aquila, il pianto di un bambino – con uno stereo e sparato a tutto volume in continuazione una versione in ebraico della canzone “Baby Shark” [canzoncina per bambini, ndt.] a notte fonda in modo che chi era accampato non potesse dormire. “Sfortunatamente abbiamo sperimentato maltrattamenti e il terrore notturni che possono veramente sconvolgere,” ha detto a un giornalista un dottorando ventottenne che era nell’accampamento.

Poi solo due giorni dopo i contromanifestanti filoisraeliani sono tornati per adempiere all’impegno dell’IAC di sgomberare l’accampamento con quelle che la prorettrice dell’università Mary Osako ha definito “orribili violenze.” Alle 22:48 il gruppo filoisraeliano si è avvicinato all’accampamento e ha scandito “Harbu Darbu”, un inno di guerra israeliano che chiede vendetta per il 7 ottobre. Lo scrittore di Los Angeles Piper French ha affermato che i sostenitori di Israele hanno proiettato “immagini raccapriccianti degli attacchi del 7 ottobre. Hanno anche fatto sentire in continuazione una canzone per bambini che i soldati dell’esercito israeliano pare abbiano fatto ascoltare per ore e ore a volume altissimo ai prigionieri palestinesi come forma di tortura,” così come una canzone israeliana sulla campagna delle Forze di Difesa Israeliane a Gaza. Poi sono ritornati dopo mezzanotte.

Hanno subito iniziato a demolire le barriere che proteggevano i manifestanti filopalestinesi ed hanno aggredito brutalmente quelli che si trovavano all’interno. “Le violenze sono state istigate da decine di persone che nei video si vedono manifestare contro l’accampamento,” afferma un’inchiesta del New York Times dopo aver rivisto più di 100 filmati. “Le immagini mostrano contromanifestanti che aggrediscono per varie ore studenti nell’accampamento filopalestinese, anche picchiandoli con bastoni, usando spray chimici e lanciando fuochi d’artificio come proiettili… Uno è stato lanciato in direzione di un gruppo di dimostranti che stavano trasportando un ferito fuori dall’accampamento.”

Altri a volto coperto hanno attaccato con assi di legno, tubi di plastica, pali di ferro, spray urticanti e anti-orso. Secondo Piper French “una folla di uomini… ha agitato bastoni di legno chiodati e proferito minacce di morte e stupro. Hanno preso a pugni e colpito con mazze quattro studenti di giornalismo, ne hanno buttato a terra uno e lo hanno colpito a lungo.” Venticinque manifestanti filopalestinesi sono stati portati in ospedale.

E non c’è stato nessun intervento da parte della polizia locale, che stranamente ha aspettato più di tre ore e mezza prima di interrompere la violenza di una parte sola. “Un’orda di vigilantes antipalestinesi ha attaccato l’accampamento degli studenti,” ha affermato un articolo sul sito web di Jewish Voice for Peace. “La sicurezza del campus, LAPD, e il personale sono rimasti a guardare mentre la folla che sventolava bandiere israeliane ha assalito l’accampamento, colpendo studenti con oggetti contundenti, lanciando contro di loro fuochi artificiali e li ha aggrediti con armi chimiche, provocando decine di feriti gravi.” La violenza è continuata “per ore e ore, senza che qualcuno intervenisse,” ha affermato Bharat Venkat, un professore associato. “Ho pensato che sarebbe stato ucciso uno studente.”

Tra i poliziotti c’era Aaron Cohen, un ben noto istruttore della polizia civile che insegna le tattiche israeliane di contro-intelligence. A un certo punto si è mascherato con una kefiah, la tradizionale sciarpa palestinese a scacchi, che ha nascosto il suo volto tranne gli occhi, e si è infiltrato nell’accampamento. Secondo il suo sito web, Cohen in precedenza ha lavorato per l’israeliana mista’aravim, o unità “araba”, un gruppo “specificamente addestrato per infiltrarsi tra la popolazione araba locale e… incaricata di arresti ad alto rischio di terroristi, raccolta di informazioni e assassinii mirati, che utilizza il camuffamento e la sorpresa come sua arma principale.”

In seguito ha detto: “Così la notte scorsa ho fatto una piccola indagine speciale… Quindi ho tirato fuori la vecchia kefiah, che è diventata il nuovo simbolo nazista degli intellettuali, me la sono messa intorno al volto nel modo giusto … e sono entrato nell’UCLA appena ha fatto buio e mi sono infiltrato proprio in quell’accampamento. Ho passato circa un’ora lì in giro nel perimetro.” Ha detto di essere stato invitato a entrare nell’ufficio dello sceriffo “dietro il filo divisorio con il loro gruppo di risposta rapida,” una chiara indicazione degli stretti rapporti tra ex membri dell’intelligence israeliana e le forze dell’ordine USA.

L’Israeli-American Council è nato nel 2006 sul tovagliolo di carta di un ristorante, molto prima delle proteste e manifestazioni nel campus dell’UCLA. È stata un’idea del console generale israeliano a Los Angeles dell’epoca, Ehud Danoch. Voleva riunire la grande popolazione di espatriati israeliani negli USA, quindi formare un potente gruppo di pressione in appoggio alle politiche del governo israeliano. Tra i suoi principali fondatori c’era Adam Milstein, ex presidente nazionale e attuale membro del consiglio di amministrazione nato in Israele e immobiliarista multimiliardario, nonché criminale, di Los Angeles.

Nel 2008 si dichiarò colpevole e venne incarcerato per due accuse di evasione delle tasse federali. Faceva parte di una complessa trama guidata da un gran rabbino di New York, estesa da Israele a New York e Los Angeles. Utilizzava false associazioni benefiche, tra cui una yeshiva, scuola ebraica ortodossa, per evadere tasse e riciclare milioni di dollari. Gli investigatori la definirono “un’impressionante struttura e un’attività sinistra.” E l’IRS [agenzia delle entrate USA, ndt.] disse: “Non si è trattato di un caso riguardante la religione, la tradizione o le donazioni benefiche. Si è trattato solo di un caso di avidità.” Subito dopo il suo rilascio Milstein fece una richiesta piuttosto strana al ministero della Giustizia. Voleva andare in Israele dove, tra le altre cose, avrebbe voluto “incontrare il primo ministro israeliano” Benjamin Netanyahu. Il ministero della Giustizia accolse la sua richiesta.

L’IAC è stato generosamente finanziato e guidato per anni dal supermiliardario di Las Vegas Sheldon Adelson, il principale donatore della campagna elettorale di Trump nel 2020. L’organizzazione è anche riuscita ad avere stretti legami con l’intelligence israeliana. Per anni il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato sempre più preoccupato per il crescente attivismo filopalestinese nei campus dei college statunitensi e soprattutto del movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele. Più il movimento prendeva piede nei campus, più Netanyahu era preoccupato di perdere i miliardi in aiuti dell’America e il suo fondamentale appoggio alle Nazioni Unite. Di conseguenza ha nominato Gilad Erdan, suo stretto collaboratore, come responsabile del tenebroso ministero degli Affari Strategici, con la principale priorità di lanciare operazioni sotto copertura negli USA per reprimere il movimento filopalestinese e dare segretamente la caccia in ogni modo possibile ai suoi sostenitori.

Il quartier generale di Erdan era nascosto al 29esimo piano di un grattacielo di uffici, la Champion Tower, nel quartiere di Bnei Brak a Tel Aviv. E nel 2016 la vice di Erdan nel ministero, la direttrice generale Sima Vaknin-Gil, disse a una commissione governativa che l’obiettivo del suo ministero era perseguitare il movimento di boicottaggio filopalestinese negli USA in modo che la “narrazione del mondo non fosse che Israele equivale all’apartheid.” In un altro punto del discorso chiarì come il ministero avrebbe raggiunto quell’obiettivo: “Per fare ciò,” affermò, “dobbiamo utilizzare trucchi e furbizie.” Che sarebbero stati tradotti in operazioni sotto copertura e attività clandestine negli Stati Uniti.

Per le operazioni negli USA era fondamentale un’unità molto sofisticata di intelligence che prendesse di mira americani innocenti in tutto il Paese. Venne descritta nel 2016 ai membri dell’IAC da Sagi Balasha, un ex ufficiale superiore israeliano ed ex presidente dell’IAC dal 2011 al 2015. Poi tornò in Israele e rilevò Concert, un’organizzazione di copertura controllata dal ministero degli Affari Strategici, dove lui chiamava Vaknin-Gill “la mia collaboratrice”. E tra i suoi progetti c’era Israel Cyber Shield [Scudo Informatico di Israele]. “Iniziammo creando un progetto chiamato Israel Cyber Shield,” ha affermato. “In realtà è un’unità di intelligence civile che raccoglie dati, analizza e agisce contro gli attivisti del movimento BDS, della sua gente, organizzazioni o eventi. E noi gli forniamo tutto quello che raccogliamo. Stiamo utilizzando il sistema di dati più sofisticato, il sistema di intelligence sul mercato israeliano.”

E secondo Vaknin-Gil tutto quello che raccolgono include sorveglianza su studenti, frequentatori di chiese e lavoratori in tutto il Paese, ogni gruppo che possa appoggiare o simpatizzare con la causa palestinese e con il boicottaggio. Descrivendo i vari aspetti delle operazioni sotto copertura ha detto: “La principale è l’intel, intelligence…Quello che abbiamo fatto è stato mappare e analizzare tutto il fenomeno (filopalestinese) a livello globale. Non solo gli Stati Uniti, non solo i campus, ma i campus e l’intersezionalità, i sindacati e le chiese.” E la segretezza era fondamentale: “Siamo un altro governo che lavora su suolo straniero, e dobbiamo essere molto, molto cauti,” ha affermato. C’erano buone ragioni per la discrezione di Israele. Tra i principali obiettivi c’è stata Linda Sarsour, una dirigente sia del movimento filopalestinese che di Black Lives Matter, che ha aderito al boicottaggio nel 2016.

È stata anche una delle principali organizzatrici della Marcia delle Donne in seguito all’insediamento del presidente Donald Trump. Secondo un’inchiesta del giornale israeliano Haaretz tra il materiale che l’unità Cyber Shield è riuscita a ottenere segretamente da Sarsour c’era un file protetto con una password “contenente informazioni sui suoi genitori, e un altro con più di 10 pagine tutte identificate come ‘riservate’… Il dossier finiva con una sintesi che evidenziava i suoi evidenti punti deboli.” Una volta raccolti, i dati poi venivano consegnati per essere utilizzati da un’altra unità israeliana segreta che prendeva di mira americani, nota come Act.iL, che poi poteva sfruttare i “punti deboli” di Sarsour. Act.iL è nata in modo inusuale.

Il 4 giugno 2017 il governatore di New York Andrew Cuomo nominò Erdan “Gran Cerimoniere Onorario” della parata per celebrare Israele, nonostante il fatto che egli fosse il capo delle operazioni sotto copertura di Netanyahu negli Stati Uniti. Ma Cuomo aveva passato buona parte del suo incarico di governatore ad assecondare i sostenitori di Israele tra i quasi due milioni di votanti ebrei e invitò vicino a sé Erdan alla marcia attraverso il centro di Manhattan. Ore dopo Erdan ripagò Cuomo per quell’onore lanciando la sua nuova operazione: una rete di fabbriche segrete di troll [agenti provocatori informatici, ndt.] in tutti gli USA diretta da Israele. L’idea era di incoraggiare studenti filoisraeliani a scaricare un’app israeliana con cui avrebbero potuto rispondere a “missioni” dirette dal governo israeliano per prendere di mira e perseguitare segretamente chi, come Sarsour, criticava Israele e i sostenitori dei palestinesi.

Rapidamente l’app ebbe oltre 20.000 potenziali troll in rete, molti dei quali ebrei americani, e un budget di 1.1 milioni di dollari. Benché sviluppata e controllata dal ministero degli Affari Strategici di Erdan, ottenne il generoso sostegno di Adelson e Milstein di IAC, che facevano parte del suo consiglio direttivo. La sala operativa delle attività era appena fuori Tel Aviv e il responsabile era Yarden Ben-Yosef, un maggiore della riserva in quello che definiva “un’unità d’élite dell’intelligence”. “Lavoriamo con il ministero degli Affari Esteri e con quello degli Affari Strategici, ci consultiamo con loro e gestiamo progetti comuni,” disse a una rivista israeliana. “Anche con le agenzie di intelligence,” aggiunse. “Parliamo tra di noi. Lavoriamo insieme.”

Nel 2018 l’operazione aveva aperto fabbriche di troll dirette da Israele in tutti gli USA e stava realizzando 1.580 missioni alla settimana. A un certo punto la fabbrica di troll di Boston creò una missione per prendere di mira una chiesa locale che stava proiettando un documentario che secondo loro era eccessivamente critico con Israele. Il testo della mail proposto faceva un confronto con gli scontri dei suprematisti bianchi a Charlottesville, in Virginia, e definiva il narratore del film “un noto antisemita”. Quello che spesso succedeva in questi casi era che la sala operativa allora dirigeva i troll nel bombardamento sulle reti sociali. Poi nascondevano i propri link per Israele e attaccavano i bersagli, in questo caso i fedeli cristiani. L’idea era di “cancellare” il documentario.

Tra gli estimatori del successo della fabbrica di troll c’era Shoham Nicolet, uno dei fondatori di IAC e all’epoca suo presidente. “Nicolet,” secondo un giornalista israeliano che era presente, “era visibilmente estasiato quando parlava al gruppo dalla nuova sala operativa via Skype. ‘Immaginate altre 20 sale come questa, non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo,” si entusiasmava.”

Una volta che la sala operativa ebbe ottenuto i file riservati di Linda Sarsour, insieme a come sfruttare i suoi punti deboli, i troll americani dell’organizzazione vennero indirizzati per attaccarla. Utilizzando i dati prepararono una lettera distribuita attraverso i troll nel tentativo di impedire la sua presenza in college e università, cosa che in buona misura avvenne. Successivamente Ben-Yosef confermò ad Haaretz che Act.iL riceveva materiale dall’unità di Israel Cyber Shield: “La nostra collaborazione con (ICS) è simile a quella che abbiamo con altri gruppi, e include la condivisione di dati,” affermò.

Un’altra organizzazione legata all’IAC che prende di mira studenti americani critici con Israele o sostenitori della Palestina è la Israel on Campus Coalition [Coalizione di Israele nei campus] (ICC). Con sede a Washington, è sostenuta da Milstein dell’IAC, che fa parte del suo consiglio direttivo e contribuisce a finanziarla attraverso la sua fondazione di famiglia. L’ICC agisce a favore di Israele come una sorta di centro di sorveglianza clandestino di studenti in tutto il Paese. Come per le fabbriche di troll, riceve in forma riservata informazioni su studenti filopalestinesi da studenti filoisraeliani che collaborano nei college e università in tutto il Paese. Molte di queste informazioni sono poi incluse in una “sintesi di intelligence” e riportate al ministero degli Affari Strategici. In base a questo lavoro di intelligence l’ICC attacca poi gli studenti presi di mira. “Abbiamo costruito questa massiccia campagna politica nazionale per annientarli,” si è vantato una volta in una registrazione fatta a sua insaputa Jacob Baime, il direttore esecutivo dell’organizzazione.

Per colpire migliaia di studenti in tutto il Paese la sala operativa dell’ICC è tappezzata di monitor a schermo piatto e alcune delle più avanzate tecnologie di intelligence sul mercato. Per un certo periodo ha utilizzato il programma Radian6, che monitora conversazioni in rete in tempo reale da più di 150 milioni di fonti sui social media. “Lo elimineremo gradualmente nel corso del prossimo anno e introdurremo una tecnologia più sofisticata sviluppata in Israele,” ha affermato Baime. Tuttavia la segretezza è fondamentale: “Il 90% delle persone che dedica molta attenzione a questo spazio non ha la più pallida idea di quello che stiamo realmente facendo, che a me piace,” ha affermato. “Lo facciamo in modo sicuro e anonimo, e ciò è fondamentale.”

Ora l’IAC ha annunciato l’ultimo fronte nella sempre più ampia guerra di Israele contro gli studenti americani: reprimere le proteste e manifestazioni che intendono porre fine al genocidio israeliano a Gaza e alla sua brutale occupazione militare della Palestina. È una guerra a lungo combattuta in segreto dal ministro degli Affari Strategici Erdan e a lungo sostenuta da Milstein, il cofondatore di IAC. Nel 2017 su The Times of Israel [quotidiano israeliano in lingua inglese, ndt.] egli arrivò fino al punto di definire la lotta per i diritti dei palestinesi e per il boicottaggio di Israele “un sofisticato movimento di odio impegnato alla distruzione del popolo ebraico.” Quell’anno in un discorso al Center for Entrepreneurial Jewish Philanthropy summit [Vertice Filantropia Imprenditoriale Ebraica] disse: “Dobbiamo insegnare loro che chiunque ci attacchi pagherà un prezzo, dovrà risponderne. Dobbiamo passare all’offensiva.” A giudicare dalle ore di percosse e violenze contro gli studenti dell’UCLA la scorsa settimana da parte di contromanifestanti che brandivano pali di ferro dopo il raduno dell’IAC, sembra che Milstein e Erdan, ora ambasciatore di Israele all’ONU, abbiano finalmente esaudito i loro desideri.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Il pericolo di trattare Smotrich come un’anomalia

Edo Konrad

9 Marzo 2023 +972

Segnalando come inaccettabile il politico israeliano gli ebrei statunitensi eludono la necessità di fare i conti con il sistema più ampio che consente le sue opinioni genocide.

Due settimane dopo aver invocato un’azione genocida contro i palestinesi, uno dei più potenti ministri del governo israeliano sbarcherà negli Stati Uniti dove è destinato a imbattersi in grandi proteste e affrontare quello che probabilmente sarà un rifiuto senza precedenti da parte dei funzionari statunitensi. Bezalel Smotrich, Ministro delle Finanze israeliano e sorvegliante de facto dei territori occupati, ha espresso pubblicamente la convinzione che la città di Huwara in Cisgiordania dovrebbe essere “spazzata via” dopo che due coloni vi sono stati uccisi mentre percorrevano in auto la strada principale. Smotrich ha fatto questi commenti pochi giorni dopo che più di 400 coloni, appoggiati dai soldati israeliani, hanno condotto un pogrom su Huwara e il vicino villaggio di Za’atara dando fuoco a case, attività commerciali e veicoli palestinesi e ucciso il 37enne Sameh Aqtesh.

La dichiarazione di Smotrich è stata ampiamente condannata dai leader dell’opposizione israeliana, dai giornalisti e persino dal Dipartimento di Stato americano, che ha descritto le sue affermazioni come “irresponsabili” e “ripugnanti”. Percependo la furia crescente, e dopo essere stato rimproverato pubblicamente dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu, Smotrich ha provato spudoratamente due volte a ritrattare il suo commento, sostenendo che quando ha insistito esplicitamente che Huwara fosse spazzata via, in qualche modo non stava davvero chiedendo che fosse cancellata.

Con l’annuncio del suo arrivo il 12 marzo per una conferenza sugli Israel Bonds [sottoscrizione statunitense di titoli emessi dallo Stato di Israele, ndt.] a Washington D.C., le organizzazioni dell’establishment ebraico americano così come importanti gruppi sionisti liberali sono entrati in azione chiedendo che il Ministro delle Finanze israeliano fosse trattato come persona non grata. Oltre 120 leader ebrei americani hanno firmato una petizione chiedendo alle comunità ebraiche di boicottare la visita di Smotrich. Il gruppo di pressione J Street [gruppo liberale senza scopo di lucro per la leadership americana nel porre fine diplomaticamente ai conflitti arabo-israeliani, ndt.]. ha chiesto all’amministrazione Biden di “assicurarsi che nessun funzionario del governo degli Stati Uniti legittimerà incontrandolo l’estremismo [di Smotrich]” e che bisognerebbe interpretare quelle affermazioni come “motivi per il riesame di un visto per l’ingresso negli Stati Uniti.” Gruppi come T’ruah [organizzazione senza scopo di lucro di rabbini che si richiamano all’imperativo ebraico di rispettare e proteggere i diritti umani in Nord America, Israele e Territori palestinesi, ndt.] e Americans for Peace Now [organizzazione statunitense non-profit per la risoluzione politica globale del conflitto israelo-palestinese, ndt.] hanno chiesto apertamente la revoca del visto di Smotrich.

Nel frattempo organizzazioni tradizionali come l’Anti-Defamation League [organizzazione statunitense contro l’antisemitismo, ndt.] hanno affermato che “è imperdonabile che [Smotrich] inciti alla violenza di massa contro i palestinesi come forma di punizione collettiva”. William Daroff, l’amministratore delegato della Conferenza dei presidenti delle principali organizzazioni ebraiche americane, ha fatto eco alle parole del Dipartimento di Stato definendo i commenti di Smotrich “irresponsabili, ripugnanti e disgustosi”. Nonostante l’indignazione, Smotrich dovrebbe ancora parlare alla conferenza.

Va da sé che a Smotrich – un uomo che si definisce da sé “omofobo fascista” e ha una storia ben documentata di commenti chiaramente odiosi sui palestinesi, la comunità LGBTQ e altri gruppi – dovrebbe essere categoricamente condannato e vedersi negato l’ingresso negli Stati Uniti.

Questo è vero non solo per il puro sadismo genocida dei suoi commenti su Huwara, o per il fatto che Smotrich è diventato ufficialmente quello che lo studioso di diritto Eliav Leiblich ha soprannominato il “signore supremo della Cisgiordania”. Lo è anche perché, in un momento in cui l’incitamento all’omicidio contro i palestinesi continua a dare frutti mortali, la posizione degli ebrei americani sta dimostrando che ci sono passi reali che si possono fare contro un governo che sembra si dedichi oscenamente a bruciare tutto ciò che lo circonda per riconfigurare il paese a sua immagine e somiglianza.

Eppure ci si dovrebbe fermare e meravigliarsi dell’occasione singolarmente rara in cui le principali organizzazioni americane, da sinistra a destra, si uniscono per condannare e mettere in discussione la legittimità di un importante politico israeliano. Non c’è bisogno di sforzarsi per trovare altri funzionari israeliani che hanno analogamente invocato o giustificato retroattivamente massicce violenze contro i palestinesi. E questo è in parte dovuto al fatto che, a differenza di Smotrich, icona dell’estrema destra fondamentalista ebraica, molti di quei politici provengono in realtà dal centro israeliano e dalla sinistra sionista.

Ad esempio Benny Gantz, ex capo di Stato Maggiore dell’Esercito israeliano e poi Ministro della Difesa, ha lanciato la sua campagna elettorale del 2019 come sfida centrista a Netanyahu vantandosi di quanti palestinesi avesse ucciso e di come avesse riportato Gaza “all’età della pietra”. Oppure prendiamo Matan Vilnai del partito laburista, ex viceministro della Difesa, che all’inizio del 2008 avvertì che i palestinesi a Gaza avrebbero dovuto affrontare un “olocausto” meno di un anno prima che Israele lanciasse l’Operazione Piombo Fuso che uccise quasi 1.400 palestinesi in tre settimane.

C’è anche Mordechai Gur, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito israeliano diventato Ministro della Difesa, anche lui laburista, che nel 1978 disse al quotidiano israeliano Al HaMishmar di aver fatto bombardare dalle sue forze quattro villaggi nel sud del Libano “senza autorizzazione” e senza fare distinzioni tra civili e combattenti; Gur ha inoltre affermato di “non aver mai avuto dubbi” sul fatto che i civili palestinesi in quelle aree dovessero essere puniti, dicendo al giornale “sapevo esattamente cosa stavo facendo”. Oppure prendiamo David Ben-Gurion, il primo Primo Ministro israeliano e artefice della Nakba, che quando nel 1948 gli fu chiesto cosa fare dei palestinesi di Lydd e Ramle dopo che le città erano state conquistate dalle milizie sioniste, fece il famigerato cenno con la mano per ordinare loro espulsione (decenni dopo Smotrich si sarebbe rammaricato pubblicamente che Ben-Gurion non avesse “finito il lavoro”).

Come non debellare la piaga

Non si tratta di grandi rivelazioni. La sinistra sionista (e quella parte che è diventata gran parte del centro) ha sempre chiamato in causa le proprie credenziali militariste contro la destra sionista. Il punto, quindi, non è costringere le organizzazioni a prendere posizioni retroattive su azioni passate, ma piuttosto capire che l’indignazione selettiva su Smotrich, sebbene giustificata, rischia di oscurare il fatto che è il prodotto di un sistema più ampio di espropriazione e sottomissione. Come Meir Kahane, che è stato trattato come inaccettabile e isolato nella società israeliana e in gran parte della comunità ebraica americana per il suo sfacciato fascismo, Smotrich viene presentato come un paria ma con l’effetto di legittimare l’apparato di apartheid che ha ereditato dai suoi predecessori .

Raffigurando uno o due politici estremisti come inaccettabili, le comunità ebraiche possono eludere la necessità di fare i conti con il modo in cui Smotrich e Kahane realizzano gli impulsi più profondi del progetto sionista. La stessa elusione si sta operando in luoghi come il Regno Unito, dove il Consiglio dei Deputati degli ebrei britannici, uno dei principali organi della classe dirigente della comunità ha apertamente respinto Smotrich ma continua a incontrare altri estremisti di estrema destra come l’ambasciatrice Tzipi Hotovely o il Ministro degli Affari della Diaspora Amichai Chikly.

In questo modo Smotrich diventa il cattivo contro cui gli ebrei americani possono mobilitarsi: messianico, razzista, impenitente. Personaggi come Ben-Gurion e Gur, nel frattempo, rimangono eroi piuttosto che uomini che hanno soppresso un numero incalcolabile di vite. E mentre i gruppi ebraici americani possono fare i picchetti contro Smotrich alla conferenza degli Israel Bonds di questo mese, nessuno ha chiesto agli Stati Uniti di revocare il visto a Benny Gantz che ha visitato la Casa Bianca l’anno scorso, pochi mesi dopo aver messo fuori legge sei importanti gruppi palestinesi per i diritti umani come “organizzazioni terroriste”. Per le istituzioni pubbliche ebraiche iniziare a mettere in discussione chi rappresenta il “buon Israele” rischia di sgretolare l’intero edificio psicologico del sostegno allo Stato.

Anche Washington, da parte sua, ha interesse a trasformare Smotrich in un evento anomalo. Nell’ambito della sua politica di pacificazione nei confronti del nuovo governo israeliano, l’amministrazione Biden sta cercando di esercitare una certa pressione su Netanyahu almeno per tenere in riga la sua coalizione. Ma in un momento in cui Israele è pervaso dall’instabilità – per la combinazione di un tentativo di colpo di stato giudiziario, incursioni dell’esercito israeliano nelle città palestinesi, violenza sfrenata dei coloni e attacchi palestinesi a soldati e civili – il meglio che la Casa Bianca può sperare è di convincere Israele ad allontanarsi dall’orlo dell’abisso in cui sembra desideroso di buttarsi a capofitto.

Per i funzionari statunitensi si tratta di uno specchietto per le allodole: operare accordi con leader israeliani come Netanyahu o il ministro della Difesa Yoav Galant ed evitare quelli “ripugnanti” come Smotrich o il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, tutto nell’interesse di “stabilizzare” la situazione – un compito che questo governo sta rendendo sempre più irrealizzabile ogni giorno che passa.

In un momento di grave crisi dello Stato israeliano sia gli ebrei americani che l’amministrazione Biden sperano che la loro strategia di controllo dei danni contro lo smotrichismo possa ricondurre Israele verso una versione più accettabile dell’apartheid israeliano. Una in cui l’esercito è legittimato a fare irruzione e uccidere i palestinesi nei campi profughi in cui Israele li ha segregati, ma in cui i massimi ministri non invitino attivamente i vigilantes dei coloni a “prendere in mano la situazione”. Una che mantenga la facciata di una magistratura indipendente, ma distolga lo sguardo quando i tribunali approvano quasi tutte le leggi discriminatorie e le politiche coloniali. Una in cui c’è sempre un individuo anomalo da incolpare, ma non il regime coloniale stesso.

Eppure il miope tentativo di categorizzare gli estremisti israeliani – di trattarli come intrinsecamente più ripugnanti dei falchi e dei nazionalisti “mainstream” – non è semplicemente destinato a fallire. In effetti, consentirà solo più violenza. La società israeliana ha rifiutato di ammettere che il kahanismo attinge dai fiumi del sionismo (e non il contrario) solo per scoprire che è tornato a dominare la vita pubblica. Le organizzazioni ebraiche americane stanno ora commettendo lo stesso errore.

Sperano che in qualche modo, con richiami minimi e forti condanne, sconfiggeranno il flagello Smotrich – senza affrontare l’ideologia e le strutture statali che sostengono la sua richiesta di genocidio e danno a lui e ai suoi successori il potere di realizzarlo. Si sbagliano tragicamente.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)