Amnesty condanna la JCB per i macchinari usati per demolire le case dei palestinesi

Areeb Ullah

18 novembre 2021 – Middle East Eye

L’organizzazione per i diritti umani riporta che il rappresentante esclusivo della JCB in Israele ha venduto macchinari al ministero della difesa israeliano che li ha usati per demolire le case dei palestinesi e distruggere coltivazioni

Amnesty International ha accusato l’impresa edile britannica JCB di ignorare la vendita, tramite la sua unica sussidiaria in Israele, dei suoi bulldozer al governo israeliano che si dice li abbia usati per demolire le case dei palestinesi nella Cisgiordania occupata. 

In un’inchiesta divulgata giovedì, Amnesty International riporta che la JCB non ha adottato le misure necessarie per impedire alla Comasco, il suo distributore in esclusiva in Israele, di vendere ed eseguire la manutenzione di mezzi quali bulldozer e scavatrici al ministero della difesa israeliano.

L’organizzazione con sede a Londra ha detto che ci sono decine di casi specifici riguardanti macchinari della JCB usati per demolire edifici residenziali e agricoli appartenenti a palestinesi, oltre a condutture, oliveti e altre coltivazioni.

Peter Frankental, direttore del Programma affari economici di Amnesty UK (Regno Unito), ha attaccato la JCB per la sua inazione e ha detto che l’azienda aveva “i mezzi tecnologici e contrattuali per opporsi” all’uso dei suoi macchinari fatto da Israele per infrangere il diritto internazionale.   

“Nessuna azienda responsabile dovrebbe stare a guardare mentre i suoi prodotti sono usati per violare i diritti umani, specialmente quando ciò succede da oltre un decennio come la demolizione delle case dei palestinesi nei territori palestinesi occupati,” dice Frankental a Middle East Eye.   

“È assolutamente prevedibile che i macchinari che la JCB vende al suo unico distributore in Israele vengano usati per la demolizione delle case dei palestinesi e per la costruzione delle colonie illegali di Israele.

“È semplicemente imperdonabile la negligenza della JCB nel valutare l’impatto sui diritti umani dell’uso dei suoi macchinari nell’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele.”

L’anno scorso il governo inglese lanciò un’indagine circa le denunce secondo cui i macchinari costruiti dalla JCB sono stati usati per demolire le case dei palestinesi e la costruzione di colonie israeliane illegali nei territori palestinesi occupati. 

L’UK National Contact Point (NCP) [Punto di contatto nazionale del Regno Unito] che è finanziato dal governo britannico per indagare in modo indipendente su reclami contro le imprese multinazionali per presunte violazioni dei diritti umani e di altri obblighi, ha accolto la denuncia contro la JCB presentata dall’ente britannico e filantropico di assistenza legale Lawyers for Palestinian Human Rights (LPHR).  

La scorsa settimana il NCP ha detto che è “deplorevole” che la JCB “non abbia preso alcuna iniziativa per applicare la dovuta diligenza circa la difesa dei diritti umani di ogni tipo, sebbene consapevole dell’impatto di eventi che potrebbero essere contrari ai diritti umani”.

Un portavoce della JCB ha detto a Middle East Eye che “l’impresa non tollera alcuna forma di violazione dei diritti umani” e che “non contribuisce né è in alcun modo responsabile o collegata a violazioni dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati, sia direttamente che indirettamente.” 

“Queste asserzioni sono state recentemente oggetto di un’indagine completa e indipendente da parte dell’UK National Contact Point per le linee guida OCSE [Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico] per le imprese multinazionali,” aggiunge il portavoce. 

“La recente conclusione del NCP-UK riconferma gli accertamenti iniziali secondo cui non ci sono state violazioni da parte della JCB. In particolare, il NCP–UK ha concluso che il presunto impatto sui diritti umani non può essere collegato alle operazioni commerciali o agli accordi contrattuali della JCB.”  

Una storia di violazioni dei diritti

Le attività della JCB in Israele sono al centro di polemiche e hanno ricevuto pesanti critiche da parte di attivisti per i diritti [umani]. 

L’azienda domina il mercato israeliano con una quota di mercato del 65% di tutte le scavatrici e con il 90% del mercato dei veicoli da carico comunemente usati nel Paese. 

All’inizio di quest’anno la JCB era su una lista pubblicata dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite secondo cui l’impresa edile ha dei legami con le colonie israeliane ritenute da molte organizzazioni a livello globale in violazione del diritto internazionale. 

Il consiglio ha compilato la lista e detto che le imprese elencate hanno agevolato la costruzione delle colonie, fornito loro apparecchiature di sorveglianza o servizi di sicurezza a imprese che vi lavorano.

Nel 2018 Middle East Eye rivelò che attrezzature di perforazione della JCB erano usate nei pressi di Khan al-Ahmar, un villaggio palestinese nella Cisgiordania centrale occupata e da tempo minacciato di demolizione da Israele.

Nel 1984 la JCB cominciò a produrre veicoli di tipo militare appositamente ideati per costruire edifici. Tramite la sua branca JCB Defence Products ha fornito 3.500 veicoli alle forze armate di 57 Paesi. 

“Per molti palestinesi i caratteristici bulldozer gialli e neri della JCB sono un segno nefasto dell’incombente perdita delle loro case e di altre terre sottratte ai palestinesi per far posto alle illegali colonie israeliane,” dice Sacha Deshmukh, l’AD di Amnesty UK.

“Secondo gli standard internazionali di commercio, la JCB ha la chiara responsabilità di prendere misure per assicurare che i propri prodotti non siano usati nel commettere violazioni dei diritti umani e ciò dovrebbe essere considerato parte essenziale della diligenza dovuta per garantire i diritti umani.”

MEE ha contattato la JCB per un commento ma al momento della pubblicazione di questo articolo non ha ricevuto risposta.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)