Gruppi LGBTQ invitano al boicottaggio di ‘Eurovision’

Riri Hylton

1 febbraio 2019 The Electronic Intifada

Attivisti per i diritti di gay, lesbiche e transessuali hanno chiesto il boicottaggio del concorso musicale ‘Eurovision’ di quest’anno a Tel Aviv.

Più di 60 gruppi LGBTQ da tutto il mondo si sono uniti ad un nuovo appello per dimostrare solidarietà ai palestinesi.

In una dichiarazione, i gruppi accusano Israele di “usare spudoratamente la competizione ‘Eurovision’ ” per sviare l’attenzione da crimini di guerra.

L’organizzazione “alQaws per la Differenza Sessuale e di Genere nella Società Palestinese” sostiene che Israele sia impegnato in un ‘pinkwashing’ – il cinico uso dei diritti LGBTQ da parte di Stati e imprese per minimizzare le loro attività negative.

Haneen Maikey, direttrice di alQaws, ha detto che “Israele sta usando ‘Eurovision’ come diplomazia della cultura pop” e sta cercando di “sfruttare” i sostenitori LGBTQ della competizione.

Maikey ha affermato che Israele “ostenta sostegno ai diritti dei gay mentre rinchiude migliaia di nativi palestinesi in bantustan.”

La dichiarazione appoggiata dai gruppi LGBTQ sostiene che possono essere riscontrate “assonanze” tra la violenza della polizia e dell’esercito subita dai palestinesi e quella inflitta agli attivisti gay e lesbiche. L’incursione della polizia nel 1969 allo Stonewall Inn di New York e i disordini che ne sono seguiti sono universalmente considerati eventi chiave nella storia del movimento di liberazione LGBTQ.

Progressista?

Nonostante diffonda un’immagine progressista, Israele ha negato uguaglianza di diritti tra coppie eterosessuali ed omosessuali. È anche noto che Israele ha posto sotto sorveglianza i palestinesi LGBTQ ed ha cercato di ricattarli con la minaccia di informare gli amici palestinesi.

L’israeliana Netta Barzilai ha vinto la competizione ‘Eurovision’ 2018 a Lisbona con la canzone pop “Toy” ritenuta a favore dell’emancipazione femminile. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu quella sera ha risposto con una telefonata in diretta alla vincitrice, nel corso della quale ha detto a Barzilai che lei era “la miglior ambasciatrice” del Paese.

Il mattino seguente Netanyahu ha definito la vittoria un “regalo”.

Due giorni dopo la sua vittoria, Barzilai si è esibita in Piazza Rabin, a Tel Aviv.

Qualche ora prima, i soldati israeliani hanno compiuto un massacro durante la Grande Marcia del Ritorno a Gaza. E’ stato il giorno più sanguinoso  dall’attacco a Gaza del 2014 durato 50 giorni.

Barzilai nel 2014 ha fatto parte della marina israeliana e si dice che abbia cantato una canzone per i colleghi che hanno preso parte all’attacco a Gaza [si riferisce all’operazione “Margine protettivo”, ndtr.].

Da allora, è apparsa in molti eventi sponsorizzati da Israele, compreso il Pride di Tel Aviv.

“Tolleranza fittizia”

Gli attivisti LGBTQ stanno cercando di boicottare il Pride di Tel Aviv del 2019, come anche ‘Eurovision’.

“Il Pride di Tel Aviv non è come gli altri cortei pride”, ha dichiarato Maikey. “È un esercizio di ‘pinkwashing’, strettamente connesso al governo israeliano e parte della sua ben collaudata strategia di propaganda del “marchio Israele” per trasformare i turisti gay in comparse per il fittizio spettacolo di tolleranza che ha messo in scena.”

La scorsa estate Barzilai ha rilasciato un’intervista alla Associated Press [agenzia di stampa USA, ndtr.] in cui ha detto: “Israele è fantastico”, ma “abbiamo pessime pubbliche relazioni nel mondo.”

Nel tentativo di promuovere il sostegno a ‘Eurovision’, a novembre Barzilai ha intrapreso un tour. Si è trovata di fronte a proteste e scarsa affluenza.

La sua prima tappa è stata Vienna, dove si è esibita davanti a un pubblico di sole 100 persone, mentre lo spettacolo programmato a Zurigo è stato cancellato a causa della mancanza di interesse riscontrata.

Analogamente, a Berlino si è recato a vederla solo uno scarso numero di persone, in un locale che può ospitare 500 persone.

A Londra si è svolta una manifestazione di protesta particolarmente numerosa, quando Barzilai ha cantato nel gay club Heaven.

All’avvicinarsi di ‘Eurovision’, che si svolgerà a maggio, i sostenitori dei diritti umani hanno intensificato la loro attività. Il mese scorso a Parigi manifestanti hanno invaso il palcoscenico durante un evento indetto per stilare una lista ridotta di candidati a rappresentare la Francia a ‘Eurovision’.

Barzilai stava per presentarsi al pubblico quando è iniziata la protesta.

La campagna di boicottaggio di ‘Eurovision’ di quest’anno ha avuto molto seguito in Irlanda – che ha vinto la competizione ben sette volte.

La sezione radiofonica di Dublino dell’Unione Nazionale Giornalisti ha recentemente messo in discussione ‘Eurovision’. Ha offerto appoggio ai giornalisti che hanno dichiarato obiezione di coscienza per non seguire la competizione.

Questa decisione fa seguito all’impegno preso dalla direzione di RTE, l’emittente irlandese, che nessun membro dello staff subirà punizioni se si rifiuta di andare a Tel Aviv.

E questa settimana 50 artisti britannici hanno chiesto alla BBC di non trasmettere ‘Eurovision’ 2019.

Una lettera pubblicata su The Guardian afferma che “ ‘Eurovision’ può anche essere uno spettacolo leggero, ma non è esente da considerazioni sui diritti umani – e noi non possiamo ignorare la sistematica violazione da parte di Israele dei diritti umani dei palestinesi.”

Tra coloro che hanno firmato la lettera compaiono i musicisti Peter Gabriel e Roger Waters, il regista Ken Loach e la stilista Vivienne Westwood.

“La rapida diffusione spontanea e vivace dell’appoggio all’appello palestinese di boicottare ‘Eurovision’ in Israele ci dà speranza”, ha detto Haneen Maikey di alQaws. “Il ‘marchio’ di Israele è appannato e il suo vero volto di regime coloniale di apartheid si sta sempre più rivelando al mondo.”

Riri Hylton è giornalista e editor freelance che lavora sia nella carta stampata che nel giornalismo radiofonico. Vive tra Londra e Berlino.

(Traduzione di Cristiana Cavagna)