Perché la UE contribuisce ad etichettare come antisemite le critiche a Israele?

Ilan Baruch,

19 aprile 2021 – +972 MAGAZINE

Adottando la definizione dell’IHRA la UE prende parte al programma dei gruppi di sostegno a Israele che minano l’impegno della società civile contro l’occupazione.

Da quando l’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) [Alleanza internazionale per la memoria dell’olocausto: organizzazione intergovernativa fondata nel 1998 col fine di promuovere e divulgare l’educazione sull’Olocausto, ndtr.] nel maggio 2016 ha adottato la sua “definizione operativa di antisemitismo diverse organizzazioni israeliane – alcune delle quali con legami dichiarati con il governo israeliano – hanno promosso quella definizione con l’obiettivo di screditare e minare l’impegno della società civile che esige risposte da Israele sull’occupazione della Palestina.

Una di queste organizzazioni è NGO Monitor [ONG israeliana che monitora i dati relativi alla comunità internazionale delle ONG da una prospettiva filo-governativa e di destra, ndtr.] che è stata contestata per aver preso di mira le fonti di finanziamento di organizzazioni critiche nei confronti di Israele. Unaltra è l’International Legal Forum (ILF) [Foro giuridico internazionale, ndtr.] una rete giuridica nota per contrastare la pressione internazionale contro le politiche del governo israeliano. Negli ultimi anni entrambe le organizzazioni hanno preso parte ad una campagna più estesa che ha portato alla riduzione dello spazio civico per le iniziative a sostegno dei diritti umani nell’ambito della questione israelo-palestinese.

Per queste organizzazioni in difesa di Israele la definizione dell’IHRA è diventata un progetto importante. Nelle scorse settimane l’ILF, ad esempio, ha contribuito a stilare una lettera aperta di intellettuali a sostegno della definizione. La definizione occupa un posto di rilievo anche nel recente rapporto dell’ILF, “Antisemitism & De-Legitimization”. Il gruppo ha anche assegnato una pagina web alla promozione di un’analisi giuridica in cui si sostiene che la definizione “fornisce, per la prima volta nella storia (sic), uno standard oggettivo per identificare le motivazioni e gli intenti antisemiti dietro comportamenti discriminatori” e per “riconoscere e comprendere con chiarezza che cosa costituisca antisemitismo.”

Tuttavia la definizione dell’IHRA non rappresenta certo un criterio oggettivo. Come molti critici hanno evidenziato, la definizione manca di chiarezza e demarcazione, il che la rende vulnerabile a interpretazioni errate e manipolazioni. Ancora più suscettibili ad un uso arbitrario sono gli undici “esempi contemporanei di antisemitismo” allegati alla definizione IHRA, sette dei quali si riferiscono a Israele.

Questi esempi relativi a Israele sembrano essere uno dei motivi principali per cui organizzazioni come l’ILF stanno promuovendo con tale entusiasmo la definizione dell’IHRA. In effetti l’ILF non tratta la definizione dell’IHRA come una dichiarazione simbolica – pretende che sia applicata nel concreto da agenzie e funzionari governativi, tra cui polizia, pubblici ministeri e giudici.

Rendere operativa la definizione

Purtroppo la Commissione Europea ha condiviso gli obiettivi dell’ILF e dell’NGO Monitor quando, il 7 gennaio 2021, ha pubblicato un “Manuale per l’uso pratico della definizione operativa di antisemitismo dell’IHRA”. Il manuale rappresenta un ambizioso piano d’azione per l’operatività e il rafforzamento della definizione dell’IHRA in molteplici aree politiche, dall’istruzione alla giustizia al finanziamento della società civile.

Una coalizione di ONG, sindacati e gruppi di solidarietà progressisti del Belgio, denominata “11.11.11”, ha risposto con un documento utile e istruttivo sollevando otto dubbi riguardo questo manuale, alcuni dei quali sono riassunti di seguito.

Benché pubblicato con il logo ufficiale della Commissione Europea, il manuale è stato di fatto scritto dalla RIAS (l’Associazione federale dei dipartimenti per la ricerca e l’informazione sull’antisemitismo), un ente finanziato dallo zar tedesco dell’antisemitismo, il dottor Felix Klein, che lavora per il Ministero dell’Interno del Paese. Klein è stato una forza trainante in Germania nel condurre la strumentalizzazione politica della lotta contro l’antisemitismo, in particolare contro i gruppi che sostengono il BDS, cosa che ha portato a delle richieste di dimissioni nei suoi confronti.

Secondo il manuale, per produrre i suoi contenuti la RIAS si è rivolta ad una serie di soggetti di interesse politicamente coinvolti. Uno dei collaboratori elencati è il direttore degli affari governativi del Simon Wiesenthal Center [ONG con sede a Los Angeles intitolata al famoso cacciatore di nazisti, ndtr.] che pubblica un elenco annuale dei “10 peggiori eventi antisemiti”.

Molte edizioni di questo elenco comprendono degli eventi che poco hanno a che fare con l’antisemitismo. Ad esempio, nel 2015 il Centro Wiesenthal ha elencato l’Unione Europea come antisemita per la sua decisione di etichettare i prodotti delle colonie israeliane. Nel 2016 la Francia è stata inserita nell’elenco per lo stesso motivo. Nel 2018, il centro ha riportato una banca tedesca come antisemita per aver aperto il conto di un’organizzazione ebraica che sostiene il BDS. Nel 2019 ha bollato l’ambasciatore tedesco delle Nazioni Unite Christoph Heusgen come antisemita per aver criticato Israele al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Tra gli altri collaboratori al manuale c’è il presidente del consiglio di IIBSA (l’Istituto internazionale per l’educazione e la ricerca sull’antisemitismo), un’organizzazione tedesca che nel 2018 ha pubblicato un rapporto che inquadra il movimento BDS come antisemita.

È interessante notare che il manuale della Commissione Europea non fa alcuna menzione esplicita del BDS. Tuttavia promuove come “esempi di buone pratiche” due risoluzioni approvate dai parlamenti francese e austriaco che associano il BDS all’antisemitismo. A vantaggio dei suoi autori, il manuale non fa riferimento alla storica sentenza della Corte di Giustizia Europea del giugno 2020 che sancisce il BDS come espressione della libertà di parola.

L’ambiguità del manuale va oltre il BDS. Non riconosce nessuna delle crescenti preoccupazioni sulla definizione dell’IHRA e sui modi in cui viene strumentalizzata, come sostenuto da innumerevoli studiosi e organizzazioni della società civile compresi i gruppi per le libertà civili. Persino Kenneth Stern, il principale redattore della definizione dell’IHRA, si è espresso contro l’impiego della definizione come arma lesiva della libertà di parola, in particolare nelle università.

Implicazioni di vasta portata

Gli effetti del manuale della Commissione Europea possono avere conseguenze concrete e pratiche su coloro che difendono i diritti dei palestinesi e criticano la politica israeliana. In primo luogo, facilita il progetto dell’ILF di attribuire un’efficacia quasi giuridica alla definizione dell’IHRA, compresi gli esempi relativi a Israele. Sebbene il manuale riconosca che la definizione è “non giuridicamente vincolante”, chiede alle autorità di contrasto di utilizzare la definizione per identificare, registrare, analizzare e classificare i crimini antisemiti e di aggiungere “riferimenti” alla definizione dell’IHRA nella “giurisdizione sui crimini d’odio e/o nella normativa contro l’antisemitismo.”

In secondo luogo, il manuale rappresenta un aiuto efficace per l’attuale campagna di NGO Monitor volta a pregiudicare finanziamenti internazionali alle ONG che critichino e accusino il governo israeliano. Esso propone che i governi e gli attori internazionali introducano riguardo ai loro finanziamenti delle condizioni basate sulla definizione dell’IHRA, suggerendo che “le iniziative e le organizzazioni che fondano le loro azioni sulla [definizione]” dovrebbero avere la priorità nel sostegno finanziario. Il manuale raccomanda inoltre che i governi e gli attori internazionali utilizzino la definizione come “meccanismo di controllo per evitare il finanziamento di organizzazioni e progetti antisemiti” – in altre parole, per escludere organizzazioni o progetti percepiti, sulla base di un’interpretazione politica, come in violazione della definizione dell’IHRA.

In tale contesto, il manuale tratta gli “esempi contemporanei di antisemitismo” come parte integrante della definizione IHRA. Ciò contraddice le precedenti dichiarazioni dell’UE, dalle quali gli esempi erano stati deliberatamente omessi. Ora, poiché il manuale li include, le sue raccomandazioni politiche per le autorità giuridiche di contrasto e per le condizioni ai finanziamenti si estendono efficacemente agli esempi relativi a Israele allegati alla definizione. Ciò potrebbe avere implicazioni di vasta portata.

Non ci è voluto molto perché NGO Monitor cogliesse l’opportunità offerta dal manuale. Appena 18 giorni dopo la pubblicazione del documento della Commissione Europea, NGO Monitor ha pubblicato un atto programmatico dal titolo “Implementing the IHRA Definition of Antisemitism for NGO Funding” [La messa in pratica della definizione dell’IHRA sull’antisemitismo nel campo dei finanziamenti alle ONG, ndtr.].

Ciò rivela fino a che punto l’Unione Europea si è invischiata con attori e programmi che utilizzano la definizione dell’IHRA come arma per motivi diversi dalla lotta all’antisemitismo. Questo è particolarmente preoccupante in un momento in cui il governo israeliano accusa la Corte Penale Internazionale di antisemitismo per aver inteso indagare su sospetti crimini di guerra commessi nei territori palestinesi occupati. Lo stesso governo israeliano, come era prevedibile, ha accolto con entusiasmo il manuale della Commissione Europea nel rendere la definizione dell’IHRA “uno strumento centrale” nella lotta all’antisemitismo.

L’ex ambasciatore Ilan Baruch presiede il Policy Working Group [Gruppo di lavoro politico, ndtr.], un collettivo di accademici, ex ambasciatori e difensori dei diritti umani israeliani di alto livello che sostengono e promuovono una trasformazione delle relazioni tra Israele e Palestina dall’occupazione ad una coesistenza basata su una soluzione a due stati.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)