Il fango su Ken Loach e Jeremy Corbyn è il volto della nostra nuova politica tossica

Jonathan Cook

9 aprile 2020 Z Net Italy

Ken Loach, uno dei registi britannici più acclamati, ha passato più di mezzo secolo a mettere in scena il calvario dei poveri e dei vulnerabili. I suoi film hanno spesso presentato l’indifferenza casuale o l’attiva ostilità dello stato mentre esercita sulla gente comune un potere non chiamato a rispondere.

Il mese scorso Loach si è trovato gettato in una vicenda feroce che avrebbe potuto essere stata tratta direttamente da uno dei suoi film. Questo cronista veterano dei mali della società è stato costretto a dimettersi da giudice di un concorso scolastico antirazzista, accusato falsamente di razzismo lui stesso e senza mezzi per rimediare.

Voce degli inermi

Dovrebbero esserci pochi dubbi sulle credenziali di Loach sia come antirazzista, sia come caustico difensore degli inermi e dei denigrati.

Nei suoi film ha rivolto il suo sguardo risoluto su alcuni degli episodi più odiosi della repressione e della brutalità dello stato britannico in Irlanda, nonché su lotte storiche contro il fascismo in altre parti del globo, dalla Spagna al Nicaragua.

Ma la sua attenzione critica è stata concentrata principalmente sul vergognoso trattamento della Gran Bretagna dei suoi stessi poveri, delle sue minoranze e dei suoi rifugiati. Nel suo recente film I, Daniel Blake ha esaminato l’insensibilità della burocrazia statale nell’attuare politica di austerità, mentre l’uscita di quest’anno di Sorry We Missed You si è concentrata sulle vite precarie di una forza lavoro a zero ore costretta a scegliere tra la necessità di lavorare e la responsabilità della famiglia.

Inevitabilmente, questi studi aspri della disfunzione sociale e politica britannica – esposta in modo ancor più feroce dall’attuale pandemia del coronavirus – significano che Loach è onorato molto meno in patria che nel resto del mondo, dove i suoi film ricevono regolarmente premi.

Il che può spiegare perché le straordinarie accuse di razzismo contro di lui – o più specificamente di antisemitismo – non sono state più diffusamente denunciate come maligne.

Campagna di denigrazione

Dal momento in cui è stato annunciato a febbraio che Loach e Michael Rosen, un famoso poeta di sinistra per bambini, dovevano giudicare un concorso artistico per le scuole contro il razzismo, la coppia ha subito una campagna di denigrazione incessante e di alto profilo. Ma considerato il fatto che Rosen è ebreo, a fare le spese dell’attacco è stato Loach.

L’organizzazione del premio, ‘Show Racism the Red Card’ [Mostra il cartellino rosso al razzismo], che inizialmente aveva rifiutato di capitolare al bullismo, si è trovata rapidamente a subire minacce al suo status di associazione di beneficenza e alla sua opera di sradicamento del razzismo dal calcio.

In una dichiarazione la società di produzione di Loach, Sixteen Films, ha affermato che Show Racism the Red Card era stata “oggetto di una campagna aggressiva per convincere sindacati, dipartimenti governativi, squadre di calcio e politici a smettere di finanziare o di sostenere in altro modo l’associazione di beneficenza e il suo lavoro”.

“Pressioni dietro le quinte” sono state esercitate dal governo e da squadre di calcio che hanno cominciato a minacciare di tagliare i legami con l’associazione di beneficenza.

Più di duecento figure di spicco dello sport, dell’accademia e delle arti, si erano schierate a difesa di Loach, ha segnalato Sixteen Films, ma era presto in gioco “l’esistenza stessa” dell’associazione di beneficenza. Di fronte a questo continuo attacco Loach ha accettato di dimettersi il 18 marzo.

Questa non è stata una protesta comune, bensì una organizzata con feroce efficienza che ha trovato rapidamente orecchie favorevoli nei corridoi del potere.

Lobby israeliana in stile statunitense

A guidare la campagna contro Loach e Rosen sono stati il Consiglio dei Deputati degli Ebrei Britannici e il Movimento Laburista Ebreo [JLM], due gruppi con cui molti a sinistra hanno familiarità.

Hanno lavorato in precedenza all’interno e all’esterno del Partito Laburista per contribuire a indebolire Jeremy Corbyn, il suo leader eletto. Corbyn si è dimesso questo mese per essere sostituito da Keir Starmer, il suo ex ministro della Brexit, dopo aver perso elezioni generali a dicembre contro il Partito Conservatore al governo.

Sforzi clandestini e di lungo corso del Movimento Laburista Ebreo per deporre Corbyn sono stati rivelati due anni fa in un’inchiesta sotto copertura filmata da Al-Jazeera.

Il JLM è piccolo gruppo lobbistico, fortemente filoisraeliano affiliato al Partito Laburista, mentre il Consiglio dei Deputati afferma falsamente di rappresentare la comunità ebrea britannica quando in realtà opera da lobby per gli elementi più conservatori di essa.

Echeggiando la loro più recente campagna contro Loach, i due gruppi hanno regolarmente accusato Corbyn di antisemitismo e di presiedere quello che hanno definito un Partito Laburista “istituzionalmente antisemita”. Pur attirando molta attenzione mediatica acritica alle loro affermazioni, nessuna delle due organizzazioni ha prodotto una qualsiasi prova se non aneddotica.

Il motivo di queste campagne di denigrazione è stato scarsamente celato. Loach e Corbyn hanno condiviso una lunga storia di difensori appassionati dei diritti dei palestinesi in un tempo in cui Israele sta intensificando gli sforzi per estinguere qualsiasi speranza che i palestinesi ottengano mai la condizione di stato o un diritto all’autodeterminazione.

In anni recenti il Consiglio dei Deputati e il Movimento Laburista Ebreo hanno adottato le tattiche di una lobby in stile statunitense decisi a cancellare le critiche di Israele dalla sfera pubblica. Non per caso, quanto peggiore è cresciuta la violenza di Israele contro i palestinesi, tanto più intensamente questi gruppi hanno reso difficile parlare di giustizia per i palestinesi.

Starmer, il successore di Corbyn, si è scomodato a placare la lobby durante la campagna del mese scorso per la direzione del Partito Laburista, allegramente rendendo una cosa sola la critica di Israele e l’antisemitismo, per evitare uno scontro simile. La sua vittoria è stata apprezzata sia dal Consiglio sia dal JLM.

Diffamazione

Ma il trattamento riservato a Ken Loach dimostra che l’uso dell’antisemitismo come arma è lungi dall’essere terminato, e continuerà contro critici di spicco di Israele. E’ una spada pendente su futuri leader laburisti, che li costringe a sradicare i membri del partito che persistono nell’evidenziare o l’intensificazione israeliana della violenza contro i palestinesi o il ruolo nefasto di gruppi lobbistici filoisraeliani quali il Consiglio e il JLM.

Le basi per le accuse contro Loach erano, al meglio, inconsistenti, radicate in una logica circolare che è divenuta ultimamente la norma nel giudicare presunti esempi di antisemitismo.

Il reato di Loach secondo il Consiglio dei Deputati e il Movimento Laburista Ebreo è consistito nell’aver negato – coerentemente con tutti i dati – che il Partito Laburista sia istituzionalmente antisemita.

La richiesta di prove a sostegno delle affermazioni fatte da questi due organismi che il Partito Laburista abbia una crisi di antisemitismo è ora trattata anch’essa come prova di antisemitismo, trasformandola nell’equivalente della negazione dell’Olocausto.

Ma quando Show Racism the Red Card ha inizialmente mantenuto la posizione contro le calunnie, il Consiglio e il Movimento Laburista Ebreo hanno prodotto un’accusa successiva. L’associazione di beneficenza antirazzista è risultata usarla come pretesto per tirarsi fuori dai guai montanti associati a sostenere Loach.

La nuova affermazione contro Loach è consistita non tanto in una diffamazione quanto in una diffamazione mediante tenue associazione.

Il Consiglio e il Movimento Laburista Ebreo hanno sollevato il fatto irrilevante che un anno fa Loach ha risposto a una e-mail di un membro del sindacato GMB che era stato espulso.

Peter Gregson aveva chiesto la valutazione professionale di Loach di un video in cui accusava il sindacato di averlo perseguitato per la sua opposizione a una nuova definizione consultiva dell’antisemitismo da parte dell’Alleanza Internazionale per il Ricordo dell’Olocausto (IHRA) che parifica apertamente l’antisemitismo con la critica di Israele.

La definizione dell’IHRA è stata propinata al Partito Laburista due anni fa dagli stessi gruppi – il Movimento Laburista Ebreo e il Consiglio dei Deputati – in larga misura come modo per isolare Corbyn. C’era stata una gran quantità di opposizione da parte dei membri della base.

Opposizione alla nuova definizione

Al gruppo lobbistico filoisraeliano è piaciuta questa nuova definizione – sette dei suoi esempi di antisemitismo si riferiscono a Israele, non agli ebrei – perché rendeva impossibile a Corbyn e ai suoi sostenitori criticare Israele senza finire sotto la forca mediante affermazioni che erano antisemiti nel farlo.

Loach è stato tra i molti sostenitori di Corbyn a tentare di opporsi all’imposizione della definizione dell’IHRA. Così non è stata certo una sorpresa, considerate le affermazioni di Gregson e i paralleli della sua vicenda con molte altre che Loach ha documentato per decenni, che il regista avesse risposto, offrendo la sua opinione critica del video.

Solo in seguito è stato raccontato a Loach che c’erano problemi separati riguardo al comportamento di Gregson, tra cui un’accusa che si era scontrato con un membro ebreo del sindacato. Loach ha preso le distanze da Gregson e appoggiato la decisione del GMB.

Ciò avrebbe dovuto dire la parola fine alla vicenda. Loach è una figura pubblica che considera parte del suo ruolo coinvolgersi con persone comuni bisognose d’aiuto; nulla di meno, considerate le sue idee politiche, lo renderebbe un ipocrita. Ma non è onnisciente. Non può conoscere il passato di ogni individuo che gli attraversa la strada. Non può controllare ogni persona prima di inviare una e-mail.

Sarebbe sciocco, tuttavia, prendere alla lettera le manifestazioni di preoccupazione a proposito di Loach del Consiglio e del Movimento Laburista Ebreo. Di fatto la loro opposizione a lui è relativa a un dissenso molto più fondamentale circa che cosa possa o non possa essere detto riguardo a Israele, un dissenso su cui la definizione dell’IHRA serve da cruciale campo di battaglia.

Discorso tossico

I loro attacchi evidenziano un discorso sempre più, e intenzionalmente, tossico a proposito dell’antisemitismo che oggi domina la vita pubblica britannica. Attraverso la recente pubblicazione dei suoi cosiddetti dieci impegni, il Consiglio dei Deputati ha richiesto a tutti i futuri leader laburisti di accettare questo stesso discorso tossico o subire il destino di Corbyn.

Non è una coincidenza che il caso di Loach abbia echi così forti della persecuzione pubblica di Corbyn.

Entrambi sono figure pubbliche rare che hanno dedicato per molti decenni il loro tempo e le loro energie a schierarsi dalla parte dei deboli contro i forti, difendendo i meno in grado di difendersi da soli.

Entrambi sono sopravvissuti di una generazione che sta svanendo di attivisti politici e intellettuali che continuano a promuovere la tradizione di una lotta di classe manifesta, basata su diritti universale, anziché sulla politica più alla moda, ma fortemente divisiva, dell’identità e delle guerre culturali.

Loach e Corbyn sono i rimasti di una sinistra britannica postbellica le cui ispirazioni erano molto diversa da quelle del centro e della destra politica, e dalle influenze su molti giovani di oggi.

Lotta contro il fascismo

In patria sono stati ispirati dalle lotte antifasciste dei loro genitori negli anni Trenta con le Camice Brune di Oswald Moseley, quali la Battaglia di Cable Street. E in gioventù sono stati incoraggiati dalla solidarietà di classe che costruì un Servizio Sanitario Nazionale dagli anni Quaranta in poi, che per la prima volta forniva assistenza sanitaria uguale per tutti nel Regno Unito.

All’estero furono galvanizzati dalla lotta popolare, estesa in tutto il pianeta, contro il razzismo istituzionale dell’apartheid in Sudafrica, una lotta che gradualmente erose il sostegno dei governi occidentali al regime bianco. E sono stati in prima linea nell’ultima grande mobilitazione politica di massa contro le menzogne ufficiali che giustificavano la guerra di aggressione di USA-Regno Unito contro l’Iraq nel 2003.

Ma come la maggior parte di questa sinistra morente sono perseguitati dal maggior fallimento della solidarietà internazionale della loro generazione. Le loro proteste non hanno fatto finire i molti decenni di oppressione coloniale sofferti dal popolo palestinese e patrocinati dagli stessi stati occidentali che un tempo erano schierati con il Sudafrica dell’apartheid.

I paralleli tra questi due progetti coloniali d’insediamento appoggiati dall’occidente, in gran parte oscurati da politici e da media britannici, sono estremi e inquietanti per loro.

Purga della politica di classe

La demonizzazione di Loach e Corbyn quali antisemiti – e gli sforzi paralleli attraverso l’Atlantico di zittire Bernie Sanders (resi più complicati dal suo essere ebreo) – sono prova di una purga pubblica finale da parte delle dirigenze politiche e mediatiche occidentali di questo tipo di coscienza di classe della vecchia scuola.

Attivisti come Loach e Corbyn vogliono una resa dei conti storica per l’interferenza coloniale dell’occidente in altre parti del mondo, tra cui l’eredità catastrofica da cui i cosiddetti “migranti” stanno fuggendo oggi.

E’ stato l’occidente che ha saccheggiato per secoli suoli stranieri, poi armato i dittatori che avrebbero portato l’indipendenza a quelle ex colonie e oggi invadono o attaccano quelle stesse società in falsi “interventi umanitari”.

Analogamente la lotta internazionalista, su basi classe, di Loach e Corbyn rigetta una politica identitaria che, anziché riconoscere la lunga storia di crimini commessi dall’occidente contro donne, minoranze e profughi, incanala le energie degli emarginati in una competizione per chi possa avere il permesso di sedere al massimo tavolo con una élite bianca.

E’ precisamente questo genere di falsa coscienza che conduce ai festeggiamenti delle donne quando dirigono il complesso militare-industriale, o all’eccitazione per un nero che diventa presidente degli Stati Uniti sono per usare il suo potere per fissare nuovi record di assassinii extragiudiziali all’estero e di repressione del dissenso politico in patria.

L’attivismo di base di Loach e Corbyn è l’antitesi di una politica moderna in cui le imprese usano la loro enorme ricchezza per condizionare e comprare politici, che a loro volta usano i loro propagandisti per controllare il discorso pubblico attraverso media industriali fortemente di parte e favorevoli.

Preoccupazione ipocrita

Il Consiglio dei Deputati e il Movimento Laburista Ebreo sono fortemente radicati in quest’ultimo tipo di politica, sfruttando un’identità politica per conquistare un posto al massimo tavolo e poi usarlo per il lobbismo a favore della loro causa scelta di Israele.

Se questo sembra scorretto, si ricordi che mentre il Consiglio e il Movimento Laburista Ebreo hanno martellato su una presunta crisi di antisemitismo a sinistra definita principalmente in termini di ostilità a Israele, la destra e l’estrema destra anno ricevuto un lasciapassare per attizzare livelli sempre maggiori di nazionalismo e razzismo bianco contro minoranze.

Queste due organizzazioni hanno non solo deviato lo sguardo dall’ascesa della destra nazionalista – che è ora inserita nel governo britannico – ma si sono schierate dalla sua parte.

In particolare i leader del Consiglio – nonché il rabbino capo Ephraim Mirvis, che ha pubblicamente oltraggiato Corbyn come antisemita giorni prima delle elezioni generali dell’anno scorso – si sono a malapena presi la briga di celare il loro sostegno al governo Conservatore e al primo ministro Boris Johnson.

Le loro manifestazioni di preoccupazione per il razzismo e i loro attacchi allo status di associazione di beneficenza di Show Racism the Red Card sono tanto più ipocrite, considerato i loro precedenti di sostegno del razzismo.

Entrambi i gruppi hanno ripetutamente appoggiato Israele nelle sue violazioni dei diritti umani e nei suoi attacchi contro i palestinesi, compreso l’impiego israeliano di cecchini per abbattere uomini, donne e bambini in protesta contro più di un decennio di strangolamento di Gaza con un blocco.

Le due organizzazioni sono rimaste studiatamente in silenzio riguardo alla politica razzista israeliana di consentire a squadre di calcio degli insediamenti ebrei illegali nella West Bank di partecipare alla lega calcio in violazione delle regole della FIFA.

E hanno appoggiato anche lo status di associazione di beneficenza del Fondo Nazionale Ebreo nel Regno Unito, anche se finanzia progetti razzisti di insediamento e i programmi di rimboschimento che sono mirati a cacciare palestinesi dalla loro terra.

La loro ipocrisia è sconfinata.

La verità capovolta

Il fatto che il Consiglio dei Deputati e il Movimento Laburista Ebreo siano stati in grado di esercitare una simile influenza contro Loach su accuse prive di qualsiasi prova indica quanto entusiasticamente la lobby israeliana sia stata integrata nel sistema britannico e ne serva i propositi.

Israele è un pilastro di un’alleanza militare occidentale informale desiderosa di proiettare il proprio potere nel Medio Oriente ricco di petrolio. Israele esporta la sua tecnologia oppressiva e i suoi sistemi di sorveglianza, affinati nel dominare sui palestinesi, a stati occidentali affamati di sistemi di controllo più sofisticati. E Israele ha contribuito a fare a pezzi le regole internazionali radicando la sua occupazione, oltre che aprendo la strada alla legittimazione della tortura e delle esecuzioni extragiudiziali, oggi perni della politica estera statunitense.

Il posto centrale di Israele in questa matrice di potere è raramente discusso, perché le dirigenze occidentali non hanno interesse a vedere rivelati la loro malafede e i loro doppi metri.

Il Consiglio e il Movimento Laburista Ebreo stanno aiutando a controllare e imporre tale silenzio su Israele, un alleato chiave dell’occidente. In stile realmente orwelliano stanno capovolgendo l’accusa di razzismo, usandola contro i nostri più eminenti e più risoluti antirazzisti.

E meglio ancora per le dirigenze occidentali, figure come Loach e Corbyn  –  veterani della lotta di classe che hanno trascorso decenni immersi nella lotta per costruire una società migliore – sono ora costretti all’oblio sull’incudine della politica identitaria.

Se a questa perversione del nostro discorso democratico sarà consentito di proseguire, le nostre società saranno condannate e divenire luoghi più orrendi, più divisi e divisivi.

Questo articolo è apparso inizialmente sul blog di Jonathan Cook: https://www.jonathan-cook.net/blog/

Jonathan Cook ha vinto il Premio Speciale Martha Gellhorn per il Giornalismo. I suoi libri includono: “Israel and the Clash of Civilisations: Iraq, Iran and the Plan to Remake the Middle East” (Pluto Press) e “Disappearing Palestine: Israel’s Experiments in Human Despair” (Zed Books). Il suo sito web è www.jonathan-cook.net

 




Kamila Shamsie è solo l’ultima vittima della tendenziosità della Germania contro i palestinesi

Abir Kopty

 26 settembre 2019 – Middle East Eye

Più di 70 eventi in diverse città sono stati annullati negli ultimi 4 anni in seguito a pressioni da parte della lobby israeliana

La recente decisione della città tedesca di Dortmund di ritirare un premio letterario alla scrittrice anglo-pakistana Kamila Shamsie per la sua posizione a favore dei palestinesi non è certo una sorpresa.

Non è la prima volta che questo cambiamento di una decisione avviene in seguito alle pressioni della lobby sionista in Germania. Pochi giorni fa un evento pubblico organizzato dal “Jewish-Palestinian Dialogue Group” [Gruppo per il Dialogo Ebraico-Palestinese] a Monaco è stato annullato a causa del suo appoggio ai diritti dei palestinesi e al movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS). L’organizzazione Caritas, che doveva ospitare l’avvenimento, lo ha annullato a causa di pressioni della comunità ebraica di Monaco.

Far tacere critiche legittime

L’evento avrebbe dovuto ospitare il giornalista Christoph Sydow, co-autore di reportage sul campo per “Der Spiegel” [settimanale tedesco di centro sinistra, ndtr.] su come le organizzazioni della lobby ebreo-tedesca e filo-israeliana hanno giocato un ruolo fondamentale nella recente risoluzione del Bundestag [il parlamento tedesco, ndtr.] contro il BDS. Questo reportage ha fatto scalpore, provocando un violento attacco da parte della lobby filoisraeliana.

Sydow non è un attivista, ma un giornalista che ha fatto il proprio lavoro per svelare la verità sulla lobby filoisraeliana. Eppure ogni critica può essere messa a tacere sventolando la bandiera dell’antisemitismo. In Germania questa strategia sembra sempre funzionare, in quanto la lobby filoisraeliana continua ad (ab)usare della storia tedesca di genocidio contro gli ebrei per far tacere le legittime critiche alle continue violazioni dei diritti dei palestinesi da parte di Israele.

Una lista stilata da attivisti tedeschi di cui sono venuta in possesso documenta più di 70 eventi in diverse città che negli ultimi quattro anni sono stati annullati per pressioni da parte della lobby israeliana.

Solo quest’anno agli attivisti palestinesi Rasmea Odeh e Khaled Barakat è stato impedito di partecipare ad iniziative pubbliche in Germania; tre attivisti sono stati processati per aver interrotto una conferenza presso l’università Humboldt di una deputata della Knesset [parlamento] israeliana che ha appoggiato l’attacco di Israele contro Gaza nel 2014; il direttore del Museo Ebraico di Berlino, Peter Schafter, è stato obbligato a dimettersi in seguito a pressioni della comunità ebraica per un tweet critico nei confronti della presa di posizione della Germania contro il BDS.

Sempre quest’anno, dopo che il gruppo Jewish Voice for a Just Peace in the Middle East [Voci Ebraiche per una Pace Giusta in Medio Oriente, gruppo di ebrei tedeschi contro l’occupazione, ndtr.] ha vinto un premio per la pace nella città di Gottinga, funzionari di alto livello hanno cercato di farlo revocare – benché la giuria alla fine abbia confermato la propria decisione ed abbia finanziato il premio.

Situazione di timore

Mentre queste misure dovrebbero impensierire tutti i difensori dei diritti umani e in particolare il movimento filo-palestinese, esse dovrebbero in primo luogo preoccupare gli stessi tedeschi.

I tedeschi dovrebbero cogliere l’occasione per prendere in considerazione lo stato di timore che devono affrontare se vogliono esprimere le proprie opinioni sulle politiche di Israele. Molti tedeschi in privato mi hanno detto di non sentirsi tranquilli quando si esprimono in pubblico “a causa della nostra storia”.

Il significato sottinteso è che temono di perdere il proprio lavoro o di essere presi di mira da una campagna di calunnie che potrebbe distruggere le loro vite.

I tedeschi parlano a voce alta di persone oppresse in tutto il mondo; i palestinesi sono l’eccezione. Sembrerebbe che la Germania valorizzi la democrazia e la libertà di parola, salvo quando si tratta della Palestina. Molti semplicemente non sono abbastanza coraggiosi da schierarsi chiaramente contro quelli che soffocano la loro libertà di parola e impediscono loro di vivere secondo i propri valori.

Mentre questa condizione di timore è predominante, ci sono ancora quelli che rifiutano di essere messi a tacere e che continuano a reagire – soprattutto sul piano legale.

Motivo di speranza

Due settimane fa il tribunale amministrativo di Colonia ha ordinato alla città di Bonn di accettare la “German-Palestinian Women’s Association” [Associazione Tedesco-Palestinese delle Donne] all’annuale “Festival della Cultura e dell’Incontro” di Bonn, dopo che in un primo tempo la città aveva escluso il gruppo per il suo appoggio al BDS. Secondo il tribunale, la città non ha “neppur lontanamente dimostrato” alcuna ragione plausibile per l’esclusione.

Secondo l’“European Legal Support Centre” [Centro di Sostegno Legale Europeo] la decisione ha fatto seguito ad altre due precedenti sentenze da parte del tribunale amministrativo di Oldenburg e dell’Alta Corte Amministrativa della Bassa Sassonia, a Luneburg, che hanno anch’esse garantito l’accesso di attivisti del BDS a strutture pubbliche dopo che inizialmente erano state loro negate dalle autorità locali. 

Benché queste decisioni siano motivo di speranza, le azioni legali da sole non sono sufficienti. La vera lotta riguarda la sfera pubblica.

I tedeschi dovrebbero porsi domande scomode e decidere se intendono continuare a vivere in una condizione di timore che sabota i loro diritti fondamentali di libertà di parola e di pensiero.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autrice e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.

Abir Kopty

Blogger, conduttrice radio-televisiva e dottoranda.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Deputata UE chiede un’inchiesta sulle calunnie della lobby israeliana

Ali Abunimah

9 marzo 2018, Electronic Intifada

Un’importante esponente del Parlamento Europeo sta chiedendo un’inchiesta ufficiale sul ruolo di una funzionaria di alto livello dell’Unione Europea in una campagna di diffamazione della lobby israeliana che l’ha presa di mira.

Ana Gomes, una parlamentare portoghese di centro-sinistra, è stata denunciata da gruppi della lobby filoisraeliana come antisemita dopo che li ha pubblicamente criticati per aver tentato di bloccare il suo invito al militante per i diritti umani dei palestinesi Omar Barghouti per una conferenza al Parlamento Europeo la scorsa settimana a Bruxelles.

Le accuse dei gruppi della lobby filoisraeliana sono state poi amplificate da Katharina von Schnurbein, la più importante funzionaria dell’UE incaricata di combattere l’antisemitismo, e dall’ambasciata UE a Tel Aviv, nota ufficialmente come la “Delegazione dell’Unione Europea in Israele”.

Gomes ha fatto la sua richiesta mercoledì con una lettera a Jean-Claude Juncker, il presidente della Commissione Europea – il governo dell’UE – e alla responsabile della diplomazia dell’UE Federica Mogherini. “Chiedo un’inchiesta sulla campagna diffamatoria diretta contro di me, in quanto MEP (membro del Parlamento Europeo) eletta, da parte di qualcuno della Delegazione UE in Israele e dalla signora von Schnurbein,” afferma la lettera.

Gomes vuole l’indagine per definire se questi funzionari abbiano violato i loro doveri in base al regolamento del personale e alle norme dell’UE sui social media.

In linea con la prassi comune nei sistemi democratici, ai funzionari dell’UE viene richiesto di rimanere politicamente neutrali, il che rende l’attacco pubblico a Gomes – una politica eletta – da parte di von Schnurbein e dell’ambasciata UE a Tel Aviv una grave violazione del loro dovere.

Gomes ha anche sporto la propria denuncia al difensore civico europeo, un ente indipendente incaricato di indagare su accuse di comportamento scorretto presso le istituzioni europee.

Una “lobby perversa”

Il 28 febbraio Gomes ha ospitato un seminario sul movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS) [contro Israele] con Omar Barghouti.

Barghouti è uno dei fondatori della campagna di base non violenta per i diritti umani e vincitore nel 2017 del “Gandhi Peace Award” [Premio Gandhi per la Pace].

All’inizio del seminario Gomes ha sottolineato che discussioni sui diritti umani dei palestinesi erano molto più frequenti, “ma sono diventate sempre più rare in questo parlamento in seguito ad una lobby molto perversa che tenta di intimidire le persone.”

Gomes ha aggiunto di essere stata sottoposta a simili pressioni nei giorni precedenti il seminario da parte di gruppi che “dicono molte falsità” e “fraintendono le parole di molti studiosi.”

In risposta l’“AJC Transatlantic Institute” [Istituto Transatlantico AJC] ha denunciato le notazioni di Gomes come “antisemite”, sostenendo che lei stava “demonizzando le organizzazioni della società civile ebraica” e ha chiesto “un’azione disciplinare” contro di lei da parte del suo gruppo parlamentare.

L’ “AJC Transatlantic Institute” è l’ufficio di Bruxelles dell’”American Jewish Committee” [Commissione Ebraica Americana], un’organizzazione lobbystica che afferma di “appoggiare Israele ai più alti livelli” dai “corridoi dell’ONU a New York a quelli dell’Unione Europea.”

Una delle sue principali attività è insabbiare i crimini di guerra israeliani.

Katharina von Schnurbein, dell’UE, ha ritwittato l’attacco dell’“AJC Transatlantic Institute”, sostenendo che le obiezioni di Gomes per essere stata censurata da gruppi politici che lavorano per Israele rappresentano “abominevoli espressioni antisemite.”

A loro volta, i tweet di von Schnurbein che attaccavano Gomes sono stati ritwittati da @EUinIsrael, l’account ufficiale dell’ambasciata UE a Tel Aviv.

In almeno uno dei propri tweet, l’ambasciata ha fornito il proprio appoggio implicito alle critiche a Gomes.

Allineata con Israele

In realtà uno dei suoi [di von Schnurbein] principali obiettivi è stato aiutare la lobby filoisraeliana a combattere l’attivismo solidale con i palestinesi diffamando come antisemite le critiche contro l’occupazione, la colonizzazione di insediamento e l’apartheid di Israele.

Ha sostenuto senza prove che le attività del BDS hanno portato ad un incremento di episodi antisemiti nei campus universitari.

In risposta ad una richiesta di informazioni da parte di “Electronic Intifada”, la Commissione Europea ha fornito il proprio pieno appoggio a von Schnurbein in seguito al suo attacco contro Gomes.

La Commissione Europea rimane ferma contro l’antisemitismo – così come più in generale contro il razzismo e la xenofobia – e il lavoro della coordinatrice nella lotta contro l’antisemitismo è una parte importante dei nostri sforzi a questo proposito,” ha detto un portavoce.

Questa settimana von Schnurbein era a Londra per partecipare alla cena di un gruppo lobbystico israeliano, il “Community Security Trust”, insieme all’ambasciatore israeliano Mark Regev.

L’ambasciata UE a Tel Aviv si è anche schierata con opinioni di estrema destra: lo scorso anno ha ingaggiato un sostenitore israeliano del genocidio dei palestinesi perché comparisse in un video in cui reclamizzava i benefici della cooperazione tra UE ed Israele.

Tentativi di bloccare la conferenza

Nella lettera in cui chiede l’inchiesta, Gomes afferma che l’annuncio del seminario con Barghouti “ha provocato tentativi da parte di alcune organizzazioni di bloccarlo, di etichettare esso, il signor Barghouti e me con l’insulto di “antisemiti”.

Oltre all’”AJC Transatlantic Institute”, Gomes afferma che le “organizzazioni che hanno condotto questa campagna diffamatoria” includono gruppi della lobby filoisraeliana come l’“European Coalition for Israel”, l’“European Jewish Congress” e l’“European Leadership Network”.

Come riportato da Electronic Intifada, l’“European Leadership Network” ha una politica di collaborazione con politici dell’estrema destra europea, compresi neonazisti e negazionisti dell’Olocausto, nella misura in cui sono filoisraeliani.

Anche l’“Israel Project”, un’importante organizzazione antipalestinese, si è dato da fare contro la conferenza di Barghouti, definendo “vergognoso” che il Parlamento Europeo “legittimi il suo antisemitismo.”

Coraggio morale

Insistendo perché io parlassi al Parlamento Europeo, resistendo alle intimidazioni ed ai tentativi menzogneri della lobby dell’UE filoisraeliana, Ana Gomes ha dimostrato il proprio coraggio morale e il suo fermo impegno per i diritti umani,” ha detto Barghouti a “Electronic Intifada”.

Ha aggiunto: “Lei ha anche rappresentato la crescente ripulsa della società civile europea e di base nei confronti delle gravissime violazioni dei diritti umani da parte di Israele contro il popolo palestinese e, in modo decisivo, della complicità dell’UE nel consentire e rafforzare il sistema pluridecennale di oppressione coloniale e apartheid di Israele.”

Nella sua conferenza al seminario – il cui testo Gomes ha postato sul suo sito – Barghouti ha detto che “solo consistenti pressioni da parte della società civile europea possono porre fine a questa complicità dell’UE.”

Anche Israele lo sa, ed è la ragione per cui i lobbysti di Bruxelles ed i loro alleati all’interno della burocrazia dell’UE appaiono così determinati a calunniare chiunque resista loro.

(traduzione di Amedeo Rossi)