La polizia non è in grado di arginare la violenza nelle città miste israeliane
17 maggio 2021 – Al-Monitor
Lo Shin Bet è stato chiamato ad affiancare la polizia israeliana nel compito di contrastare le rivolte nelle città arabe e miste ebraico-arabe.
L’Alto Comitato di Follow-up per i cittadini arabi di Israele [organizzazione extraparlamentare che rappresenta i cittadini arabo-israeliani, ndtr.] ha proclamato per domani uno sciopero generale nelle città e nelle comunità arabe in seguito all’aggressione nella moschea di Al-Aqsa e alle violenze dei coloni nelle città miste. I membri del Comitato si sono incontrati ieri con gli abitanti di Giaffa e Lod per ascoltare i loro pareri e preoccupazioni.
L’incontro si è tenuto mentre per la seconda settimana di seguito nelle città miste ebraico-arabe le tensioni continuavano a crescere. La scorsa settimana scontri e tensioni a Gerusalemme est durante il Ramadan, immagini angoscianti dalla moschea di Al-Aqsa che mostrano la polizia israeliana mentre irrompe nella moschea, proteste violente in tutta Gerusalemme e la battaglia in corso nel quartiere di Sheikh Jarrah hanno creato una situazione esplosiva caratterizzata dal lancio di razzi verso Gerusalemme da parte di Hamas. E mentre Israele scatenava sulla Striscia di Gaza una valanga di bombardamenti aerei contro Hamas, in città miste come Lod, Giaffa e Ramie esplodevano scontri interni tra gli abitanti arabi e i loro vicini ebrei.
Durante il Ramadan ci sono stati anche diversi violenti scontri nelle città arabe e proteste per i fatti di Gerusalemme. Tali incidenti, tra cui lanci di pietre, disordini, l’incendio di una sinagoga, aggressioni a cittadini ebrei da parte di arabi e a cittadini arabi da parte di ebrei e distruzioni di proprietà private e pubbliche, hanno provocato molti feriti. A Lod un uomo è stato ucciso. Mousa Hassouna, 32 anni, è stato colpito a morte da un ebreo che è stato arrestato.
Il caos ha indotto il presidente Reuven Rivlin a chiedere alla leadership araba di far sentire la propria voce contro la violenza montante. Egli ha definito il suo silenzio “vergognoso, tale da offrire supporto al terrorismo e alle rivolte e incoraggiare la frattura della società in cui viviamo e in cui continueremo a vivere una volta che tutto questo sarà passato”. Ha anche invitato il governo israeliano a “perseguire i rivoltosi con mano ferma e ripristinare la sicurezza e l’ordine durante la battaglia senza compromessi contro il terrorismo proveniente da Gaza”. Il presidente ha poi tenuto un incontro con tutti i sindaci delle città arabe ed ebraiche del Negev per chiedere loro di calmare la loro gente e porre fine alla violenza.
A testimonianza della portata delle violenze lo Shin Bet [l’intelligence interna israeliana, ndtr.] ha fatto l’insolito annuncio che, alla luce dell’escalation, l’agenzia agirà a fianco della polizia israeliana all’interno delle città per fermare la violenza tra arabi ed ebrei. Con la presenza dello Shin Bet, la situazione è sembrata modificarsi, e c’è stata una drastica diminuzione degli scontri e dei disordini causati da ebrei o arabi.
Fermare gli scontri è un compito troppo arduo per la polizia, proprio come la lotta alla violenza e alla criminalità nella comunità araba, la quale perde più di 100 vite all’anno in seguito ad omicidi? È Lo Shin Bet la risposta a entrambe le sfide?
Uno degli aspetti positivi è che la leadership israeliana sembra aver finalmente capito che il gran numero di armi circolanti nella comunità araba potrebbe un giorno essere rivolto contro gli ebrei. Coloro che in passato hanno chiesto la confisca di armi illegali sono scoraggiati e affermano che il governo e le forze dell’ordine non si preoccupano della questione fintanto che gli arabi continuano a sparare agli arabi.
Ieri il leader del partito arabo Raam ,[ di tendenza islamista, ndtr.] Mansour Abbas ha visitato Lod, invitando entrambe le parti a riportare la calma. Durante la visita Abbas ha incontrato per la prima volta la famiglia di Hassouna e ha poi visitato il sito della sinagoga che è stata data alle fiamme dai rivoltosi.
Il Paese sta ora affrontando anche la crisi politica in atto, aggravata dalle tensioni interne e dall’operazione militare a Gaza. Il presidente di Yamina [alleanza di partiti politici israeliani di destra ed estrema destra nata in occasione delle elezioni del settembre 2019, ndtr.] Naftali Bennett ha annunciato di aver interrotto i negoziati riguardanti il cosiddetto Change Bloc per la formazione di un governo a rotazione con il leader di Yesh Atid [partito politico israeliano centrista e laico, ndtr.] Yair Lapid, che attualmente detiene il mandato di formare un governo. Bennett è tornato a negoziare con il Likud e il primo ministro Benjamin Netanyahu, affermando che la sicurezza deve avere priorità sulle questioni civili. Sembra che Bennett abbia detto: “A causa della situazione di emergenza nelle città miste, non è un ‘governo di cambiamento’ così come era stato pianificato a potersene occupare. Abbiamo bisogno della forza, per mettere in campo i militari e fare arresti. Queste cose non possono essere fatte se dipendiamo da Mansour Abbas [che avrebbe dovuto appoggiare il governo di Lapid, ndtr.]”.
(traduzione dall’inglese di Aldo lotta)