Dr. Ghassan Abu-Sittah: “Domani sarà il giorno della Palestina”

Ghassan Abu Sitta

12 aprile 2024 – Mondoweiss

Per noi, tutti noi, parte della nostra resistenza alla cancellazione del genocidio è parlare del domani a Gaza, pianificare la guarigione delle ferite della Gaza di domani. Il domani sarà nostro. Domani sarà il giorno della Palestina.

Il 12 aprile il governo tedesco ha impedito al dottor Ghassan Abu-Sittah di entrare nel Paese per parlare ad una conferenza a Berlino come testimone del genocidio di Gaza. Il giorno prima, l’11 aprile, Abu-Sittah era stato insediato come rettore dell’Università di Glasgow alla Bute Hall dopo la sua vittoria schiacciante con l’80% dei voti. Di seguito è riportata una trascrizione del discorso del dr. Abu-Sittah.

Ogni generazione deve scoprire la propria missione, compierla o tradirla, in relativo anonimato”.

Frantz Fanon, I dannati della terra

Gli studenti dell’Università di Glasgow hanno deciso di votare in memoria dei 52.000 palestinesi uccisi. In memoria di 14.000 bambini assassinati. Hanno votato in solidarietà con i 17.000 minori palestinesi rimasti orfani, i 70.000 feriti – di cui il 50% minori e dei 4-5.000 minori ai quali sono stati amputati gli arti.

Hanno votato in solidarietà con gli studenti e gli insegnanti di 360 scuole distrutte e di 12 università completamente rase al suolo. Hanno espresso solidarietà con i familiari e in ricordo di Dima Alhaj [palestinese di 29 anni, amministratrice per lOMS presso il Centro di ricostruzione degli arti a Gaza City, ndt.] una ex studentessa dell’Università di Glasgow uccisa con il suo bambino e con tutta la sua famiglia.

Allinizio del XX secolo Lenin predisse che il vero cambiamento rivoluzionario nellEuropa occidentale sarebbe dipeso dal suo stretto contatto con i movimenti di liberazione contro limperialismo e con le colonie schiaviste. Gli studenti dellUniversità di Glasgow hanno capito cosa abbiamo da perdere quando permettiamo che la nostra politica divenga disumana. Capiscono anche che ciò che vi è di importante e diverso a Gaza è che essa è il laboratorio in cui il capitale globale elabora la modalità di gestione della sovrappopolazione.

Hanno espresso solidarietà con Gaza e il suo popolo perché hanno capito che le armi che Benjamin Netanyahu usa oggi sono le armi che Narendra Modi userà domani. I quadricotteri e i droni dotati di fucili di precisione – usati in modo così subdolo ed efficiente a Gaza che una notte allospedale Al-Ahli abbiamo accolto oltre 30 civili feriti colpiti fuori dal nostro ospedale da queste creazioni tecnologiche – impiegati oggi a Gaza saranno usati domani a Mumbai, Nairobi e San Paolo. Alla fine, come il software di riconoscimento facciale sviluppato dagli israeliani, arriveranno a Easterhouse e Springburn [quartieri operai di Glasgow, ndt.].

Quindi chi hanno eletto in definitiva questi studenti? Mi chiamo Ghassan Solieman Hussain Dahashan Saqer Dahashan Ahmed Mahmoud Abu-Sittah e, a parte me, mio padre e tutti i miei antenati sono nati in Palestina, una terra che venne ceduta da uno dei rettori dell’Università di Glasgow che mi hanno preceduto. Tre decenni prima che la sua dichiarazione di quarantasei parole annunciasse il sostegno del governo britannico alla colonizzazione della Palestina, Arthur Balfour fu nominato Lord Rettore dellUniversità di Glasgow. “Un’indagine sul mondo… ci mostra un vasto numero di comunità selvagge, evidentemente ad uno stadio culturale non profondamente diverso da quello prevalente tra gli uomini preistorici”, disse Balfour durante il suo discorso in rettorato nel 1891. Sedici anni dopo, questo antisemita ideò lAliens Act del 1905 per impedire agli ebrei in fuga dai pogrom dellEuropa orientale di mettersi in salvo nel Regno Unito.

Nel 1920 mio nonno Sheikh Hussain costruì con i propri soldi una scuola nel piccolo villaggio dove viveva la mia famiglia. Lì gettò le basi per un legame che avrebbe reso leducazione centrale nella vita della mia famiglia. Il 15 maggio 1948, le forze dellHaganah [organizzazione paramilitare ebraica, ndt.] effettuarono la pulizia etnica in quel villaggio e portarono la mia famiglia, che viveva su quella terra da generazioni, in un campo profughi a Khan Younis, ora in rovina, nella Striscia di Gaza. Le memorie dellufficiale dellHaganah che aveva invaso la casa di mio nonno furono ritrovate da mio zio. In queste memorie l’ufficiale nota con incredulità come la casa fosse piena di libri e vi fosse un certificato di laurea in giurisprudenza dell’Università del Cairo appartenente a mio nonno.

Lanno dopo la Nakba mio padre si laureò in medicina allUniversità del Cairo e tornò a Gaza per lavorare nellUNRWA nelle sue cliniche appena aperte. Ma come molti della sua generazione, si trasferì nel Golfo per contribuire a costruire il sistema sanitario di quei Paesi. Nel 1963 venne a Glasgow per proseguire la sua formazione post-laurea in pediatria e si innamorò della città e della sua gente.

E così è stato che nel 1988 sono arrivato a studiare medicina all’Università di Glasgow, e qui ho scoperto cosa può fare la medicina, come una carriera in medicina ti pone a confronto con i momenti più dolorosi della vita della e come, se sei dotato della giusta visione politica, sociologica ed economica, puoi comprendere come la vita delle persone venga modellata, e molte volte distorta, da forze politiche al di fuori del loro controllo.

Ed è stato a Glasgow che ho scoperto il significato della solidarietà internazionale. Glasgow in quel periodo era piena di associazioni che organizzavano momenti di solidarietà con El Salvador, Nicaragua e Palestina. Il Comune di Glasgow è stato uno dei primi a gemellarsi con città della Cisgiordania e l’Università di Glasgow ha istituito la sua prima borsa di studio per le vittime del massacro di Sabra e Shatila. È stato proprio durante i miei anni a Glasgow che è iniziato il mio viaggio come chirurgo di guerra, prima da studente quando sono andato in Iraq in occasione della prima guerra americana nel 1991; poi nel 1993 con Mike Holmes nel Libano meridionale; poi con mia moglie a Gaza durante la Seconda Intifada; poi in occasione delle guerre intraprese dagli israeliani a Gaza nel 2009, 2012, 2014 e 2021 e della guerra di Mosul nel nord dellIraq, a Damasco durante la guerra in Siria e in occasione della guerra nello Yemen. Ma è stato solo il 9 ottobre, quando sono arrivato a Gaza, che ho visto svolgersi il genocidio.

Tutto ciò che sapevo sulle guerre è nulla rispetto a ciò che ho visto. È come paragonare unalluvione con a uno tsunami. Per 43 giorni ho visto le macchine assassine nella Striscia di Gaza fare a pezzi le vite e i corpi dei palestinesi, metà dei quali minori. Dopo il mio rientro gli studenti dellUniversità di Glasgow mi hanno chiesto di candidarmi alla nomina di rettore. Poco dopo uno dei selvaggi di Balfour ha vinto l’elezione.

Quindi cosa abbiamo imparato dal genocidio e sul genocidio negli ultimi 6 mesi? Abbiamo imparato che lo scuolicidio, leliminazione di intere istituzioni educative, sia delle infrastrutture che delle risorse umane, è una componente fondamentale della cancellazione genocida di un popolo: 12 università e 400 scuole completamente rase al suolo; 6.000 studenti, 230 insegnanti di scuola, 100 tra docenti e presidi e due rettori universitari uccisi.

Abbiamo anche imparato, e questo è qualcosa che ho scoperto quando ho lasciato Gaza, che il progetto genocidario è come un iceberg di cui Israele è solo la punta. Il resto delliceberg è costituito da un asse del genocidio. Questo è costituito dagli Stati Uniti, il Regno Unito, la Germania, lAustralia, il Canada e la Francia… Paesi che hanno sostenuto Israele con le armi – e continuano con le armi a sostenere il genocidio – e hanno mantenuto il sostegno politico al progetto genocida perché proseguisse. Non dovremmo lasciarci ingannare dai tentativi degli Stati Uniti di umanitarizzare il genocidio: uccidendo persone col lancio paracadutato di aiuti alimentari.

Ho anche scoperto che a far parte dell’iceberg ci sono dei facilitatori del genocidio. Piccole persone, uomini e donne, in ogni ambito dell’esistenza, in ogni istituzione. Questi facilitatori del genocidio sono di tre tipi:

    • I primi sono quelli la cui razzializzazione e la totale alterizzazione dei palestinesi li ha resi incapaci di provare qualcosa per i 14.000 minori uccisi e che rimangono incapaci di piangere per loro. Se Israele avesse ucciso 14.000 cuccioli o gattini, sarebbero stati profondamente distrutti da tale barbarie.

    • Il secondo gruppo è costituito da coloro che, secondo Hannah Arendt ne “La banalità del male”, “erano privi di qualsiasi motivazione, a parte una scrupolo eccezionale nel badare al proprio tornaconto”.

    • I terzi sono gli apatici. Come dice Arendt, il male prospera nellapatia e non può esistere senza di essa”.

Nellaprile del 1915, un anno dopo linizio della prima guerra mondiale, Rosa Luxemburg scrisse sulla società borghese tedesca. Violati, disonorati, che sguazzano nel sangue… la bestia famelica, il sabba anarchico delle streghe, una piaga per la cultura e lumanità.” Quelli di noi che hanno visto, annusato e sentito ciò che le armi da guerra fanno di proposito al corpo di un bambino, quelli di noi che hanno amputato gli arti incurabili di bambini feriti non possono mai provare altro che il massimo disprezzo per tutti coloro coinvolti nella fabbricazione, progettazione e vendita di questi strumenti brutali. Lo scopo della produzione di armi è distruggere la vita e devastare la natura. Nellindustria degli armamenti i profitti aumentano non solo come risultato delle risorse catturate durante o attraverso la guerra, ma mediante il processo di distruzione di tutta la vita, sia umana che ambientale. Lidea che ci sia la pace o un mondo non inquinato mentre il capitale cresce grazie alla guerra è ridicola. Né il commercio delle armi né quello dei combustibili fossili trovano posto allUniversità.

Allora, qual è il nostro piano, di questo selvaggio” e dei suoi complici?

In questa università faremo una campagna per il disinvestimento dalla produzione di armi e dall’industria dei combustibili fossili, sia per ridurre i rischi dell’università a seguito della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia secondo cui si tratta plausibilmente di una guerra genocida sia per l’attuale causa intentata contro la Germania dal Nicaragua per complicità in genocidio.

Il denaro insanguinato dal genocidio ricavato come profitto da queste azioni durante la guerra sarà utilizzato per creare un fondo per aiutare a ricostruire le istituzioni accademiche palestinesi. Questo fondo sarà a nome di Dima Alhaj, in ricordo di una vita stroncata da questo genocidio.

Formeremo una coalizione di organizzazioni di studenti e della società civile e di sindacati per trasformare lUniversità di Glasgow in un campus libero dalla violenza di genere.

Faremo una campagna per trovare soluzioni concrete per porre fine alla povertà studentesca allUniversità di Glasgow e per fornire alloggi a prezzi accessibili a tutti gli studenti.

Faremo una campagna per il boicottaggio di tutte le istituzioni accademiche israeliane che sono passate dalla complicità con lapartheid e la negazione dellistruzione per i palestinesi al genocidio e alla negazione della vita. Faremo una campagna per una nuova definizione di antisemitismo che non confonda lantisionismo e l’opposizione al colonialismo genocida israeliano con lantisemitismo.

Lotteremo insieme a tutte le comunità alterizzate e soggette a razzismo, compresa la comunità ebraica, la comunità rom, i musulmani, i neri e tutti i gruppi sottoposti a razzismo, contro il nemico comune del crescente fascismo di destra, ora assolto dalle sue radici antisemite da parte di un governo israeliano in cambio del sostegno alleliminazione del popolo palestinese.

Proprio questa settimana abbiamo appena visto come unistituzione finanziata dal governo tedesco ha censurato unintellettuale e filosofa ebrea, Nancy Fraser, a causa del suo sostegno al popolo palestinese. Più di un anno fa abbiamo visto il Partito Laburista sospendere Moshé Machover, un attivista ebreo antisionista, per antisemitismo.

Durante il volo ho avuto la fortuna di leggere We Are Free to Change the World[Siamo liberi di cambiare il mondo] di Lyndsey Stonebridge. Cito da questo libro: “È quando lesperienza dellimpotenza è più acuta, quando la storia sembra più cupa, che la determinazione a pensare come un essere umano, in modo creativo, coraggioso e complesso, è più importante”. 90 anni fa, nel suo Canto della solidarietà”, Bertolt Brecht si chiedeva: Di chi è il domani? E di chi è il mondo?”

Ebbene, ecco la mia risposta a lui, a voi e agli studenti dell’Università di Glasgow: è vostro il mondo per cui lottare. È vostro il domani da realizzare. Per noi, tutti noi, parte della nostra resistenza per la cancellazione del genocidio è parlare del domani di Gaza, pianificare domani la guarigione delle ferite di Gaza. Prenderemo possesso del domani. Domani sarà una giornata palestinese.

Nel 1984, quando lUniversità di Glasgow nominò Winnie Mandela suo rettore nei giorni più bui del governo di P. W. Botha sotto un brutale regime di apartheid sostenuto da Margaret Thatcher e Ronald Reagan, nessuno avrebbe potuto sognare che in 40 anni uomini e donne sudafricani avrebbero potuto sostenere e difendere davanti alla Corte Internazionale di Giustizia il diritto del popolo palestinese a vivere come liberi cittadini di una libera nazione.

Uno degli obiettivi di questo genocidio è quello di lasciarci affogare nel nostro dolore. Come nota personale, voglio dedicare uno spazio per poter, io e la mia famiglia, piangere i nostri cari. Lo dedico alla memoria del nostro amato Abdelminim ucciso a 74 anni nel giorno del suo compleanno. Lo dedico alla memoria del mio collega dottor Midhat Saidam, uscito per mezz’ora per portare nella loro casa sua sorella perché stesse al sicuro con i figli e non più tornato. Lo dedico al mio amico e collega dr. Ahmad Makadmeh, giustiziato con sua moglie poco più di 10 giorni fa dall’esercito israeliano nell’ospedale di Shifa. Lo dedico al sempre sorridente dottor Haitham Abu-Hani, responsabile del pronto soccorso dell’ospedale Shifa, che mi ha sempre accolto con un sorriso e una pacca sulla spalla. Ma soprattutto lo dedichiamo alla nostra terra. Nelle parole del sempre presente Mahmoud Darwish,

Per la nostra terra, ed è un prezzo della guerra,

la libertà di morire di nostalgia e di incendio

e la nostra terra, nella sua notte insanguinata,

è un gioiello che brilla per chi è lontano, lontano

e illumina ciò che c’è fuori…

Quanto a noi, dentro,

soffochiamo di più!”

E ora voglio concludere con una speranza. Con le parole dellimmortale Bobby Sands, La nostra vendetta sarà la risata dei nostri figli”.

HASTA LA VICTORIA SIEMPRE!

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Sette operatori umanitari a Gaza, compresi cittadini del Regno Unito, degli Stati Uniti e dell’Australia, uccisi in un attacco israeliano, afferma l’organizzazione benefica

Bethan McKernan, a Gerusalemme, e Ben Doherty

2 aprile 2024 – The Guardian

L’esercito israeliano indaga in seguito al fatto che in un convoglio colpito nel centro di Gaza si trovavano degli operatori di World Central Kitchen 

Sette persone che lavoravano per World Central Kitchen [ONG americana, ndt.], un’organizzazione benefica che promuove sforzi per alleviare l’incombente carestia a Gaza, sono rimaste uccise in un attacco aereo israeliano, dice l’organizzazione, gettando nel caos gli sforzi di soccorso umanitario nel territorio palestinese, in quanto l’organizzazione ha detto che avrebbe sospeso le operazioni.

Secondo una dichiarazione rilasciata giovedì mattina gli operatori facevano parte di un gruppo che viaggiava su tre veicoli corazzati che riportavano il logo dell’organizzazione umanitaria. World Central Kitchen (WCK) ha detto che gli uccisi erano originari di Regno Unito, Australia, Polonia e Palestina e uno aveva doppia cittadinanza USA e canadese.

Secondo un giornalista dell’Associated Press che si trovava nella struttura, i corpi degli operatori umanitari sono stati portati in un ospedale della città di Rafah nel sud di Gaza, sul confine egiziano. Le registrazioni dell’ospedale hanno riportato che tre cittadini del Regno Unito erano morti.

L’organizzazione ha affermato: “Nonostante i movimenti fossero stati concordati con l’esercito israeliano il convoglio è stato colpito alla partenza dal deposito di Deir al-Balah, dove la squadra aveva scaricato più di 100 tonnellate di aiuti umanitari in cibo portati a Gaza via mare.”

Erin Gore, presidente di WCK, ha detto: “Questo non è solo un attacco contro WCK, è un attacco alle organizzazioni umanitarie che avviene nella più tremenda delle situazioni in cui il cibo viene usato come arma di guerra. Questo è imperdonabile.”

L’organizzazione interromperà le operazioni nella regione e dice che prenderà una decisione sul futuro della sua attività, sollevando timori che il recente corridoio marittimo da Cipro per la consegna di aiuti disperatamente necessari a Gaza possa fallire a fronte dei ripetuti ostacoli da parte israeliana.

Giovedì pomeriggio Cipro ha detto che le navi recentemente giunte a Gaza stanno tornando indietro con 240 tonnellate di aiuti non consegnati.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha deplorato le uccisioni, che ha detto essere state provocate da un attacco aereo israeliano. Ha decritto l’incidente come tragico e non intenzionale.

Succede in tempi di guerra. Stiamo indagando accuratamente sui fatti, siamo in contatto con i governi (delle vittime straniere) e faremo di tutto per garantire che non avvenga di nuovo”, ha detto in una videodichiarazione.

L’esercito israeliano ha espresso “sincero dispiacere” per le morti mentre non ha ammesso del tutto di accettarne la responsabilità, aggiungendo che è in corso un’indagine.

Una dichiarazione dell’esercito afferma: “Le IDF (esercito) compiono molti sforzi per rendere possibile la consegna sicura di aiuti umanitari e hanno lavorato a stretto contatto con WCK nei suoi sforzi vitali per fornire cibo e aiuto umanitario alla popolazione di Gaza.”

I tentativi delle agenzie umanitarie di fornire assistenza dove c’è più necessità a Gaza sono stati gravemente ostacolati da un insieme di impedimenti logistici, da un collasso dell’ordine pubblico e dalla farraginosa burocrazia imposta da Israele. Il numero di camion di aiuti entrati nel territorio via terra negli ultimi cinque mesi è stato molto al di sotto dei 500 al giorno che entravano prima della guerra.

A febbraio più di 100 persone sono state uccise quando le forze israeliane hanno aperto il fuoco in un punto di distribuzione degli aiuti a Gaza City. L’esercito israeliano ha detto che per la maggior parte sono morti nella calca, ma funzionari palestinesi e testimoni lo hanno smentito dicendo che la maggioranza di quelli portati in ospedale presentava ferite da proiettili.

L’ONU ha detto che nel territorio costiero almeno 576.000 persone– un quarto della popolazione – sono sulla soglia della carestia ed è aumentata la pressione su Israele perché accresca il flusso di aiuti.

Le navi con gli aiuti arrivate lunedì trasportavano 400 tonnellate di cibo e prodotti – sufficienti per un mese di pasti – in una spedizione finanziata dagli Emirati Arabi Uniti e organizzata da WCK, ma gli operatori avevano scaricato solo 100 tonnellate prima che l’attacco costringesse l’organizzazione ad ordinare che le imbarcazioni tornassero a Cipro.

Il mese scorso un’altra nave di WCK ha consegnato 200 tonnellate di aiuti in un’esperienza pilota resa possibile da volontari di WCK e da altri a Gaza che hanno costruito un molo con le macerie di edifici distrutti dai bombardamenti israeliani negli scorsi cinque mesi. L’esercito israeliano è stato coinvolto nel coordinamento di entrambe le consegne.

Washington, il principale alleato di Israele, ha caldeggiato la via marittima come nuovo modo per fornire aiuti disperatamente necessari al nord di Gaza, che è ampiamente separato dal resto del territorio dalle forze israeliane.

Israele ha impedito all’UNRWA, la principale agenzia dell’ONU a Gaza, di effettuare consegne nel nord dopo aver sostenuto che molti dei suoi dipendenti erano coinvolti nell’attacco di Hamas che ha scatenato la guerra, ora nel suo sesto mese. Altre organizzazioni umanitarie dicono che spedire convogli di camion al nord è troppo pericoloso a causa delle mancate garanzie da parte dell’esercito di un passaggio sicuro.

In base ai dati israeliani il 7 ottobre circa 1.200 israeliani sono stati uccisi e altri 250 presi in ostaggio, mentre più di 32.000 palestinesi sono stati uccisi nella successiva offensiva israeliana, secondo il locale Ministero della Salute nel territorio governato da Hamas.

José Andrés, il fondatore di WCK, ha dichiarato a X che l’organizzazione umanitaria “ha perso parecchie nostre sorelle e fratelli in un attacco aereo delle IDF a Gaza.”

Ha scritto: “Ho il cuore spezzato e sono addolorato per le loro famiglie ed amici e per l’intera nostra famiglia di WCK. Queste sono persone…sono angeli…Ho lavorato al loro fianco in Ucraina, a Gaza, in Turchia, in Marocco, alle Bahamas, in Indonesia. Hanno un volto…hanno un nome.”

Ha detto che il governo israeliano avrebbe dovuto “fermare queste uccisioni indiscriminate.”

Il Primo Ministro australiano, Anthony Albanese, ha identificato la persona uccisa di nazionalità australiana come Zomi Frankcom e ha definito il suo lavoro “straordinariamente importante.”

Albanese ha detto che il suo governo avrebbe convocato l’ambasciatore israeliano riguardo ad un incidente che ha detto essere “al di là di ogni ragionevole circostanza”, aggiungendo: “l’Australia si attende una piena assunzione di responsabilità per la morte di operatori umanitari, che è assolutamente inaccettabile.”

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Gli USA minacciano di tagliare i fondi all’Autorità Palestinese se ottiene il riconoscimento da parte dell’ONU e se appoggia la causa contro Israele presso la CPI

Redazione di Middle East Monitor

25 marzo 2024 – Middle East Monitor

Il governo degli Stati Uniti ha approvato una legge che minaccia di limitare il finanziamento all’ Autorità Nazionale Palestinese (ANP) se ottiene il riconoscimento come Stato presso le Nazioni Unite e se cerca di agire contro Israele alla Corte Penale Internazionale (CPI), insieme ad una miriade di altre restrizioni su aiuti e finanziamenti ai palestinesi sotto occupazione.

Nella risoluzione votata sabato dal Senato statunitense e firmato dal presidente Joe Biden, si afferma che “nessuno dei fondi stanziato sotto la voce ‘Fondo di supporto economico’ in questa legge può essere disponibile per assistenza all’Autorità Nazionale Palestinese se dopo la data di adozione di questa legge …i palestinesi otterranno lo stesso riconoscimento degli Stati membri oppure la piena affiliazione come Stato presso le Nazioni Unite o ogni singola agenzia [ONU] fuori da un accordo negoziato tra Israele ed i palestinesi.”

Un’altra ragione per tagliare il supporto economico per l’ANP sarebbe se “i palestinesi iniziassero un’indagine autorizzata per via giudiziaria presso la Corte Penale Internazionale (CPI), o la supportassero attivamente, che sottoponga cittadini israeliani ad una inchiesta per presunti crimini contro i palestinesi.”

Nel documento si afferma comunque che “il Segretario di Stato” degli Stati Uniti “può revocare la restrizione” riguardo al riconoscimento ONU della sovranità palestinese “se il segretario certifica alle Commissioni sugli Stanziamenti [del parlamento USA] che farlo è nell’interesse della sicurezza nazionale degli Stati Uniti.” Lo stessa autorizzazione per una revoca a quanto pare non si applica alla seconda restrizione sui procedimenti legali contro Israele presso la CPI.

Un’altra parte rilevante della legge di finanziamento da 1.200 miliardi di dollari – che è rivolta a prevenire il blocco del governo statunitense e chiudere il bilancio annuale – è la prosecuzione del divieto di finanziamento per il United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees [Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, ndt.] (UNRWA) fino al 2025, nonostante il fatto che sia la principale agenzia sul terreno nella Striscia di Gaza nel pieno della crescente carestia e la crisi umanitaria laggiù.

Allo stesso tempo, la legge alloca 3,8 miliardi di dollari aggiuntivi per aiuti militari ad Israele dal budget di 886 miliardi di dollari per il Dipartimento della Difesa statunitense, consentendo all’occupazione [isreliana] di continuare la sua offensiva contro il territorio palestinese assediato e di commettere crimini di guerra contro la popolazione, di cui sono già state uccise oltre 32.000 persone.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




L’aiuto umanitario è uno strumento genocida nelle mani di Israele e degli USA

Ramona Wadi

12 marzo 2024 – Middle East Monitor

Israele non ha alcuna intenzione di consentire che una quantità significativa di aiuti umanitari arrivi a Gaza. Anche la società dei coloni ha affermato che a Gaza i palestinesi non meritano aiuto finché non saranno rilasciati tutti gli ostaggi israeliani, nonostante il fatto che non c’è alcun rapporto tra l’imposizione di una carestia genocida e una garanzia del ritorno degli ostaggi nello Stato occupante. A parte, cioè, il fatto che se Gaza muore di fame, lo stesso faranno gli ostaggi.

Fare del genocidio uno spettacolo in nome dell’aiuto umanitario è una cosa in cui la comunità internazionale eccelle. Israele ha distrutto camion che portavano aiuti e ucciso palestinesi che vi si arrampicavano per una misera quantità di cibo. La Giordania e gli USA hanno tentato lanci umanitari dal cielo, alcuni dei quali sono caduti in mare. Un altro bancale di cibo lanciato dal cielo ha ucciso dei palestinesi perché il paracadute non si è aperto. Non solo è stato un aiuto sprecato, ma il cibo era sufficiente per qualche migliaio di palestinesi, mentre tutta Gaza muore di fame.

Si sta per costruire un molo galleggiante sulle coste di Gaza che sarà utilizzato per trasferire aiuti dalle navi all’enclave. Lo costruiranno soldati USA. Sembra che militarizzare l’aiuto umanitario non sia mai stato così facile, e dal punto di vista umanitario mai così tirato per le lunghe. Costruire il molo potrebbe richiedere fino a 60 giorni, e il generale Frank S. Besson, di USAV [Ufficio federale della sicurezza alimentare e veterinaria, ndt.], è già salpato con le attrezzature necessarie. Gli USA schiereranno 1.000 soldati per la costruzione del pontile lungo 550 metri e, secondo dichiarazioni del presidente USA Joe Biden, “il governo israeliano ne garantirà la sicurezza.” Non è certo un’idea rassicurante. Al contrario è la garanzia che, 60 giorni dopo, i palestinesi continueranno a morire di fame nel genocidio pianificato da Israele.

L’UN Relief and Works Agency for Palestine Refugees [agenzia dell’ONU per il Soccorso e il Lavoro dei Profughi Palestinesi] (UNRWA) ha ammorbidito le sue critiche al piano USA per la consegna di aiuti. “Qualunque tentativo di far entrare aiuti umanitari a Gaza per aiutare persone disperate è assolutamente benvenuto,” ha detto la direttrice della comunicazione Juliette Touma, notando nel contempo che il trasporto di aiuti umanitari sarebbe più efficace via terra. Il comunicato è esplicitamente attento a non irritare Israele e gli USA, e anche paternalistico nei confronti del popolo palestinese. Se le preoccupazioni dell’UNRWA riguardo alla neutralità non fossero state il principale obiettivo nel rilasciare comunicati, il piano degli USA avrebbe incontrato un’obiezione di principio. Cercare di compiacere Israele non ammorbidirà i progetti dello Stato occupante per la chiusura dell’UNRWA, come ha riportato ieri il Times of Israel riguardo al piano dell’esercito israeliano di sostituire l’agenzia con un’alternativa come il Programma Alimentare Mondiale dell’ONU. Il che dimostra ancora una volta che l’ONU non trova alcuna contraddizione riguardo a lavorare con violatori dei diritti umani per salvaguardare i diritti umani. 

Il molo galleggiante per l’aiuto umanitario è una perdita di tempo, non uno sforzo ben accetto.

Rimane da vedere a cosa servirà il pontile, se ci sono in serbo ulteriori motivazioni. Il ministro degli Esteri dello Stato di apartheid Israel Katz ha parlato di costruire un’isola artificiale al largo delle coste di Gaza per facilitare l’espulsione forzata del popolo palestinese dall’enclave. Ogni gesto umanitario da parte degli USA per il quale Israele non ha concrete obiezioni, come nel caso di questo molo, dovrebbe dunque far suonare il campanello d’allarme. Secondo l’esperto giordano di questioni militari e strategiche Hisham Khreisat “il porto galleggiante al largo delle coste di Gaza è una finzione umanitaria che nasconde la migrazione volontaria verso l’Europa.” Fai entrare gli aiuti, fai uscire i palestinesi.

L’aiuto umanitario è uno strumento genocida nelle mani di Israele e degli USA.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autrice e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Monitor.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Oltre 2/3 degli ebrei israeliani si oppongono agli aiuti umanitari ai palestinesi che muoiono di fame a Gaza

Jonathan Ofir

23 Febbraio 2024-Mondoweiss

Un nuovo sondaggio dell’Israeli Democracy Institute mostra che il 68% degli ebrei israeliani si oppone “al trasferimento di aiuti umanitari ai residenti di Gaza”.

È un dato scioccante. L’Israeli Democracy Institute ha pubblicato questa settimana un sondaggio che dimostra che oltre i 2/3 degli ebrei israeliani – cioè il 68% – si oppongono “in questo momento al trasferimento di aiuti umanitari ai residenti di Gaza

La situazione è anche peggiore: il sondaggio ha cercato di escludere qualsiasi possibile opposizione all’UNRWA (contro cui Israele si sta scagliando) o alle autorità di Hamas (che Israele considera terroristi). Inutilmente. Oltre due terzi si oppongono comunque agli aiuti umanitari “tramite organismi internazionali che non siano collegati ad Hamas o all’UNRWA… La maggioranza degli intervistati ebrei (68%) si oppone al trasferimento di aiuti umanitari anche in queste condizioni”, rileva il sondaggio.

I numeri sono peggio quando si tratta degli ebrei israeliani di destra, dove l’opposizione è all’80% – quattro su cinque. E si consideri che circa 2/3 degli elettori israeliani sono considerati di destra.

Qui bisogna davvero fermarsi. Ci troviamo in una situazione in cui i palestinesi di Gaza muoiono di fame, le persone disperate consumano mangimi per animali. Questa settimana il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite ha riferito che le persone a Gaza stanno “già morendo per cause legate alla fame” e uno screening nutrizionale dell’UNICEF nel nord di Gaza ha rilevato che 1 bambino su 6 sotto i due anni è gravemente malnutrito. Gli israeliani non ignorano affatto questi dati. Stanno sostenendo il genocidio a stragrande maggioranza.

È ormai prassi comune nella società israeliana discutere a partire da quale età sia accettabile che i bambini muoiano di fame. Una recente discussione sul programma di notizie dell’emittente pubblica più popolare ha raggiunto un consenso tra un ex funzionario del Mossad e la conduttrice veterana sul fatto che è legittimo che i bambini di età superiore ai 4 anni muoiano di fame.

Gran parte del mondo, compresi gli Stati Uniti, sembra negare quanto sia omicida ed esplicitamente genocida la società israeliana. Nancy Pelosi continua a parlare di Israele come “l’unica democrazia nella regione” mentre gli stessi israeliani sostengono la morte per fame dei bambini. La gente semplicemente non sembra capirlo.

L’aiuto umanitario è stato uno dei punti principali dell’ordinanza della Corte Internazionale di Giustizia del 26 gennaio, emessa quando la corte ha ritenuto plausibile che Israele stesse commettendo un genocidio, secondo l’accusa del Sud Africa. Era il punto 4 dei 6, che afferma:

Lo Stato di Israele adotterà misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura dei servizi di base e dell’assistenza umanitaria urgentemente necessari per affrontare le condizioni di vita avverse affrontate dai palestinesi nella Striscia di Gaza”.

Anche il giudice israeliano aggiunto appositamente alla Corte, Aharon Barak, che ha votato contro 4 delle 6 misure urgenti, ha votato a favore di questa (è stata approvata 16 a 1, con l’eccezione della giudice ugandese Julia Sabutinde che ha votato recisamente contro tutte le misure).

È una cosa così basilare, un bisogno così fondamentale – anche in guerra, quando ci si oppone a una questione così fondamentale diventa qualcosa di diverso dalla guerra: diventa un genocidio. Come stiamo assistendo.

Questo sondaggio sembra solo confermare ciò che abbiamo già visto. I manifestanti israeliani hanno bloccato i camion degli aiuti al confine meridionale vicino a Rafah. Si sarebbe forse tentati di inquadrarli come estremisti marginali, ma il sondaggio mostra che sono la maggioranza. Il sondaggio afferma anche che i leader israeliani come il ministro della Difesa Yoav Galant, che all’inizio del genocidio disse: “Ho ordinato un assedio totale sulla Striscia di Gaza – niente elettricità, niente cibo, niente gas, tutto è chiuso – stiamo combattendo animali umani e noi agiamo di conseguenza”, rappresentano la maggioranza della popolazione.

Questo è il peggior livello di disumanizzazione nella società israeliana che posso ricordare da quando vi sono nato 52 anni fa. Naturalmente, questa disumanizzazione non è iniziata il 7 ottobre, esisteva molto prima che io nascessi e anche prima che esistesse lo Stato. Ma ora sembra essere giunto al culmine. Agli israeliani non sembra importare più nemmeno di mantenere una parvenza di tolleranza: sono entrati in una vera e propria modalità di genocidio. E quando dico disumanizzazione, non sono solo i palestinesi ad essere disumanizzati in questo processo. Gli israeliani si stanno riducendo a un livello di barbarie. È qualcosa che abbiamo fatto a noi stessi mentre ci convincevamo che uccidere decine di migliaia di palestinesi ci avrebbe salvato in qualche modo da questo abisso. Non è così.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Secondo un articolo l’intelligence statunitense mette in dubbio le affermazioni israeliane riguardo ai rapporti tra l’UNRWA e Hamas.

Redazione di The Guardian

22 febbraio 2024 – The Guardian

Un rapporto dell’intelligence afferma che alcune accuse secondo cui collaboratori umanitari avrebbero partecipato agli attacchi di Hamas sono credibili ma non potrebbero essere verificate in modo indipendente.

Una verifica da parte dell’intelligence USA delle affermazioni di Israele secondo cui membri del personale di un’agenzia umanitaria dell’ONU avrebbero partecipato il 7 ottobre all’attacco di Hamas afferma che alcune delle accuse sono credibili, benché non potrebbero essere verificate in modo indipendente, mettendo nel contempo in dubbio denunce di rapporti più ampi con gruppi di miliziani.

L’attacco ha provocato un’invasione su vasta scala di Gaza che ha ucciso fino a 30.000 palestinesi. All’inizio dell’anno Israele ha accusato 12 dipendenti della United Nations Reliefs and Works Agency [agenzia ONU che si occupa dei profughi palestinesi, ndt.] (UNRWA) di aver partecipato agli attacchi del 7 ottobre insieme ad Hamas. Ha anche sostenuto che il 10% di tutti i lavoratori dell’UNRWA è affiliato ad Hamas.

La clamorosa accusa ha portato molti Paesi, tra cui gli USA, a tagliare i finanziamenti all’agenzia, che è stato un mezzo fondamentale per inviare aiuti a Gaza in quella che è stata ampiamente descritta come una crisi umanitaria.

Secondo il Wall Street Journal [importante quotidiano statunitense, ndt.] il rapporto dell’intelligence reso noto la scorsa settimana afferma con “scarsa fiducia” che un pugno di impiegati hanno partecipato agli attacchi, indicando di considerare le accuse credibili, pur non potendo confermare in modo indipendente la loro veridicità.

Tuttavia solleva dubbi sulle accuse secondo cui l’agenzia dell’ONU ha collaborato con Hamas in modo più complessivo. Secondo il Journal il rapporto sostiene che, benché l’UNRWA si coordini con Hamas per consegnare aiuti e operare nella zona, mancano prove che suggeriscano una collaborazione con il gruppo.

Aggiunge che Israele non ha “condiviso con gli USA i documenti di intelligence che stanno dietro le sue affermazioni.”

Inoltre il rapporto nota l’avversione di Israele nei confronti dell’UNRWA, hanno affermato al Journal due fonti informate: “C’è un paragrafo specifico che menziona come la tendenziosità israeliana sia funzionale a travisare molte delle affermazioni sull’UNRWA e dice che ciò ha dato come risultato delle distorsioni,” avrebbe affermato una fonte.

Secondo il Journal la scorsa settimana il rapporto di quattro pagine del National Intelligence Council ha circolato tra i funzionari del governo USA. Fondato nel 1979, il NIC include importanti analisti ed esperti dell’intelligence che lavorano insieme a parlamentari USA sulla politica statunitense.

A gennaio il segretario di stato Antony Blinken aveva affermato che le accuse di Israele sono “molto, molto credibili”. Nove dei dipendenti accusati sono stati licenziati dal capo dell’agenzia, che ha affermato di aver seguito così facendo “il contrario di un giusto processo”. In una conferenza stampa a Gerusalemme il commissario generale dell’UNRWA Philippe Lazzarini all’inizio di febbraio ha detto di non aver verificato le prove prima del licenziamento.

“Avrei potuto sospenderli, ma li ho licenziati. E ora ho avviato un’indagine e se l’inchiesta ci dirà che è stato un errore, in quel caso all’ONU prenderemo una decisione su come compensarli correttamente,” ha affermato.

Mercoledì Lazzarini ha detto ad Haaretz [quotidiano israeliano di centro-sinistra, ndt.] che l’agenzia sta chiedendo a Israele la “massima collaborazione per fornire le prove agli inquirenti.”

Riguardo alle affermazioni israeliane secondo cui circa il 10% dei lavoratori dell’UNRWA sarebbe affiliato ad Hamas, Lazzarini ha detto al giornale: “Ho letto sul giornale di 190 o 1.200 (dipendenti), ma non siamo stati informati (al riguardo) … Non abbiamo queste informazioni, non sappiamo da dove vengano queste informazioni, non sappiamo se si tratta di una stima. Non sappiamo se si tratta solo di una congettura.”

Con circa 2 milioni di palestinesi sfollati con la forza dagli attacchi di Israele contro Gaza dal 7 ottobre, la maggioranza dei sopravvissuti ha cercato rifugio a Rafah. Mentre i palestinesi devono fare i conti con gravi carenze di cibo, acqua, carburante e servizi medici, l’ONU ha avvertito di un incombente disastro della sanità pubblica.

Solo quattro degli ambulatori e centri medici dell’UNRWA nella Striscia sono ancora in funzione.

“Ci siamo totalmente riorientati da quelli che chiamerei i tradizionali servizi di tipo pubblico forniti ai rifugiati palestinesi e dalle attività per lo sviluppo umano verso un tipo di risposta emergenziale che è prioritariamente salvavita, come aiutare la gente a trovare un rifugio,” ha detto Lazzarini ad Haaretz.

“Stiamo cercando di tenere in piedi per quanto possibile il nostro sistema sanitario di base in modo che la gente non sovraffolli gli ospedali, che sono travolti da quella che definirei chirurgia di guerra di base.”

Nel contempo un rapporto separato dell’ONU di un gruppo di esperti dell’ONU reso pubblico lunedì ha manifestato allarme riguardo a “denunce credibili” di donne e ragazze sottoposte a “molteplici forme di aggressioni sessuali … da parte di soldati maschi dell’esercito israeliano.”

Le denunce includono stupri e detenzioni di donne palestinesi in gabbie, oltre a “foto di donne detenute in condizioni degradanti… che sarebbero state prese dall’esercito israeliano e pubblicate in rete.”

“Ricordiamo al governo israeliano i suoi obblighi di tutelare il diritto alla vita, alla sicurezza, alla salute e alla dignità delle donne e ragazze palestinesi e di garantire che nessuna sia sottoposta a violenza, tortura, sevizie o trattamenti degradanti, comprese violenze sessuali,” affermano gli esperti dell’ONU.

(traduzione dall’inglese Amedeo Rossi)




Reportage: un ministro israeliano ha bloccato un carico di farina verso Gaza

Redazione di Middle East Monitor

13 febbraio 2024 – Middle East Monitor

L’agenzia Anadolu riferisce che il ministro ultranazionalista delle Finanze Bezalel Smotrich sta bloccando un carico di farina diretto alla Striscia di Gaza, affermando che le forniture finanziate dagli Stati Uniti sono dirette all’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA).

Il carico è stato bloccato per settimane nel porto di Ashdod, nella parte meridionale di Israele, dal momento che Smotrich ha ordinato alle autorità doganali di “non lasciar passare la spedizione fin quando l’UNRWA sia il destinatario,” ha riferito martedì il sito americano di notizie Axios.

I più alti livelli dell’amministrazione Biden hanno ventilato la possibilità della spedizione di farina più di un mese fa, si afferma sul sito, citando funzionari statunitensi e israeliani.

Funzionari statunitensi hanno affermato che questa è una violazione dell’impegno che Benjamin Netanyahu ha personalmente preso con il presidente Biden molte settimane fa ed è un’altra ragione per cui il leader statunitense è deluso dal primo ministro israeliano” ha affermato la testata.

I gabinetti di guerra e di sicurezza israeliani hanno approvato la consegna della farina dal porto di Ashdod attraverso il valico di Kerem Shalom, si afferma sul sito web, citando anonimi funzionari israeliani.

Questi hanno aggiunto che Smotrich ha ordinato ai servizi doganali israeliani di “non lasciar proseguire la spedizione fin quando l’UNRWA è il destinatario.”

Smotrich e gli Stati Uniti non hanno emesso alcuna dichiarazione ufficiale sul rapporto.

Molti Stati, inclusi gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Germania, la Svizzera, l’Italia e il Canada, hanno sospeso i finanziamenti per l’UNRWA in seguito ad accuse israeliane.

L’agenzia delle Nazioni Unite ha affermato che sta indagando su queste accuse.

Israele ha ripetutamente equiparato lo staff dell’UNRWA ai membri di Hamas nel tentativo di discreditarli, senza fornire alcuna prova delle dichiarazioni, mentre ha fatto dure azioni di pressione per chiudere l’UNRWA, dato che è l’unica agenzia ONU ad avere lo specifico mandato di occuparsi dei bisogni elementari dei rifugiati palestinesi. Se l’agenzia non esisterà più, sostiene Israele, allora non esisterà più neppure la questione dei rifugiati e il loro legittimo diritto a tornare alla loro terra è ingiustificato. Israele ha negato il diritto al ritorno fin dagli ultimi anni quaranta, anche se la sua adesione all’ONU è stata condizionata al fatto di permettere ai rifugiati palestinesi di tornare alle loro case e alla loro terra.

La guerra di Israele a Gaza ha spinto l’85% della popolazione del territorio ad una deportazione interna a fronte di gravi carenze di cibo, acqua pulita, e medicine, mentre secondo le Nazioni Unite il 60% dell’infrastruttura dell’enclave è stata danneggiata o distrutta.

Israele viene accusata di genocidio presso la Corte Internazionale di Giustizia, che questo gennaio con una sentenza preliminare ha ordinato a Tel Aviv di fermare gli atti di genocidio e di prendere misure per garantire che ai civili a Gaza sia fornita assistenza umanitaria.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Il congelamento dei finanziamenti potrebbe fermare le operazioni dell’UNRWA entro la fine del mese

Maureen Clare Murphy

Diritti e responsabilità

3 febbraio 2024 – The Electronic Intifada

Secondo il direttore dell’Agenzia Philippe Lazzarini se i finanziamenti non verranno ripristinati l’UNRWA sarà costretta a sospendere le operazioni già entro la fine del mese.

I Paesi donatori, tra cui gli Stati Uniti, il suo principale finanziatore, hanno sospeso gli aiuti per un valore di 440 milioni di dollari dopo che Israele ha sollevato accuse non verificate secondo cui alcuni dipendenti dellUNRWA a Gaza avrebbero partecipato agli attacchi del 7 ottobre guidati da Hamas.

Mercoledì Martin Griffiths, responsabile per gli aiuti umanitari dell’ONU, ha dichiarato al Consiglio di Sicurezza che la risposta umanitaria dellorganismo mondiale in Cisgiordania e Gaza dipende dal presupposto che lUNRWA sia adeguatamente finanziata e operativa” e ha chiesto che le decisioni di trattenere i fondi” vengano revocate.

Questa settimana tre organizzazioni palestinesi per i diritti umani – Al-Haq, Al Mezan e il Centro Palestinese per i Diritti Umani – hanno condannato il congelamento dei finanziamenti allUNRWA, affermando che ciò “equivale a un atto di punizione collettiva contro 5,9 milioni di rifugiati palestinesi registrati” presso lagenzia.

Anche Josep Borrell, rappresentante dellUnione Europea per gli affari esteri, si è espresso contro quella che ha descritto come una punizione collettiva” del popolo palestinese. Ha detto che il collasso dellagenzia causerebbe la morte di centinaia di migliaia di persone”.

Questa settimana Petra De Sutter, vice prima ministra del Belgio, ha descritto lUNRWA come insostituibile nel compito di fornire aiuti umanitari urgenti e cruciali a Gaza”. Un giorno prima che lei facesse quel commento, Israele aveva bombardato gli uffici di Gaza dellagenzia umanitaria belga.

Le organizzazioni palestinesi per i diritti umani hanno avvertito che la sospensione dei fondi, con conseguente cessazione degli aiuti umanitari a Gaza, potrebbe costituire complicità nel genocidio”. Ciò varrebbe soprattutto per gli Stati Uniti e la Germania, due dei principali Paesi donatori.

L’Istituto Lemkin per la Prevenzione del Genocidio ha affermato che la decisione di sospendere i finanziamenti rappresenta un passaggio da parte di diversi paesi da una potenziale complicità nel genocidio a un coinvolgimento diretto in una carestia pianificata”.

Listituto ha aggiunto che si tratta di un attacco a ciò che resta della sicurezza personale, libertà, salute e dignità in Palestina”.

Giovedì l‘UNRWA ha affermato che lagenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi è il più grande fornitore di aiuti umanitari a Gaza, dove la stragrande maggioranza della popolazione dipende da essa per la propria sopravvivenza”.

Prima delle agenzie delle Nazioni Unite ad essere istituita, lUNRWA fornisce servizi pubblici a circa sei milioni di rifugiati palestinesi nella Striscia di Gaza occupata e in Cisgiordania, nonché in Libano, Siria e Giordania.

Due terzi dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza sono rifugiati registrati presso lUNRWA. Delle circa 27.000 persone uccise a Gaza dal 7 ottobre più di 150 erano membri del personale dellUNRWA mentre più di 140 strutture dellagenzia sono state danneggiate o distrutte, compreso il quartier generale di Gaza City.

Centinaia di migliaia di sfollati si trovano nelle strutture dell’UNRWA in tutta Gaza. Più di 350 sfollati sono stati uccisi e 1.255 feriti negli attacchi contro le strutture delle Nazioni Unite.

Intento criminale”

Lagenzia, che fa affidamento sui finanziamenti volontari degli Stati membri delle Nazioni Unite, negli ultimi anni ha visto diminuire i contributi mentre le necessità dei suoi servizi non hanno fatto altro che aumentare. L’estate scorsa il segretario generale delle Nazioni Unite ha avvertito che lUNRWA si trovava sullorlo del collasso finanziario”.

Le tre organizzazioni palestinesi per i diritti umani affermano che la tempistica delle accuse di Israele contro lUNRWA suggerisce un intento criminale” a seguito della sentenza provvisoria della Corte Internazionale di Giustizia dellAia che ha stabilito che Israele sta plausibilmente commettendo un genocidio a Gaza.

Una delle numerose misure provvisorie emesse dalla corte impone a Israele di adottare misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura dei servizi di base e di assistenza umanitaria urgentemente necessari”.

Le organizzazioni per i diritti umani hanno affermato che le accuse convenientemente tempestive costituiscono rappresaglie contro lUNRWA, le cui dichiarazioni sono citate come supporto nellautorevole sentenza della CIG contro Israele”.

Si tratta di un comportamento abituale nel recente passato: Israele impedisce regolarmente lingresso ai funzionari delle Nazioni Unite e ad altri investigatori sui diritti umani e ha rifiutato di rinnovare un il visto a Lynn Hastings, lex alto funzionario per gli aiuti umanitari delle Nazioni Unite a favore della Cisgiordania e Gaza.

A quanto pare all’inizio di novembre dello scorso anno lo Stato ha rifiutato l’ingresso a Volker Türk, il responsabile dei diritti umani delle Nazioni Unite, nel corso della sua visita di cinque giorni nella regione.

Questa settimana durante un incontro a Gerusalemme il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto agli ambasciatori delle Nazioni Unite che lUNRWA è “totalmente infiltrata” da Hamas e deve essere sostituita.

“Lo dico con grande rammarico perché speravamo che esistesse un organismo di soccorso obiettivo e costruttivo”, ha detto Netanyahu ai diplomatici. Oggi a Gaza abbiamo bisogno di un organismo di questo tipo, ma lUNRWA non è quellorganismo”.

Netanyahu si è anche lamentato del controllo delle Nazioni Unite sulle azioni di Israele, ha ripetuto affermazioni già confutate sulle atrocità e ha affermato che il suo Paese sta combattendo la guerra della civiltà contro la barbarie”.

Netanyahu ha criticato lUNRWA per aver presentato le informazioni citate dal Sudafrica nella sua denuncia di genocidio contro Israele allAia.

Altri funzionari israeliani sono meno desiderosi di Netanyahu di vedere il collasso immediato dellUNRWA.

Un alto funzionario anonimo ha detto al Times of Israel che se lUNRWA cessasse di operare sul terreno ciò potrebbe causare una catastrofe umanitaria che costringerebbe Israele a fermare la sua lotta contro Hamas”.

Una catastrofe umanitaria a Gaza è in corso da mesi dopo che allinizio della sua controffensiva Israele ha tagliato la fornitura di elettricità, carburante, acqua, cibo e scorte mediche.

Alcuni di questi elementi vitali indispensabili sono stati ripristinati a Gaza ma a un livello ben lungi dal soddisfare i bisogni primari della popolazione poiché le restrizioni e le operazioni militari israeliane impediscono lattività commerciale e la fornitura di aiuti su vasta scala.

I palestinesi di Gaza si trovano ad affrontare una malnutrizione di massa con un ritmo e una portata mai visti dalla seconda guerra mondiale, costretti a mangiare erba e bere acqua inquinata per sopravvivere alle condizioni di carestia imposte da Israele.

Christian Lindmeier, portavoce dellOrganizzazione Mondiale della Sanità, ha affermato che le accuse contro il personale dellUNRWA sono una distrazione da ciò che realmente accade ogni giorno, ogni ora, ogni minuto a Gaza”.

È un voler distogliere l’attenzione dall’aver interdetto a unintera popolazione laccesso allacqua pulita, al cibo e ad un riparo”, ha aggiunto. “È un voler distogliere l’attenzione dallaver impedito l’afflusso dell’elettricità a Gaza per oltre 100 giorni”.

Diritto al ritorno

La dichiarazione di rammarico di Netanyahyu è smentita dalla campagna multi-decennale di Israele rivolta a smantellare lUNRWA.

Le tre organizzazioni palestinesi per i diritti umani hanno affermato che il desiderio di Israele di distruggere lagenzia è “motivato dalla questione centrale insita nel mandato dellUNRWA: lattuazione della risoluzione 194 (III) dellAssemblea generale delle Nazioni Unite”.

Tale risoluzione fu approvata dallAssemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1948 in seguito allespulsione forzata di centinaia di migliaia di palestinesi dalla loro patria da parte delle milizie sioniste prestatali e dellesercito israeliano.

I rifugiati che desiderano ritornare alle loro case e vivere in pace con i loro vicini dovranno essere autorizzati a farlo il prima possibile”, afferma la risoluzione delle Nazioni Unite, aggiungendo che i rifugiati che avessero scelto di non ritornare avrebbero dovuto essere risarciti per la perdita o il danno alle loro proprietà.

Israele ha negato ai palestinesi di esercitare il loro diritto al ritorno nelle terre che ora occupa perché ciò “altererebbe il carattere demografico di Israele al punto da eliminarlo come Stato ebraico”, come ha affermato la Commissione Economica e Sociale delle Nazioni Unite per lAsia occidentale in un rapporto del 2017.

Le nostre organizzazioni sottolineano che lUNRWA deve essere preservata come istituzione per proteggere i diritti dei palestinesi”, hanno affermato le tre organizzazioni per i diritti umani sopra menzionate, aggiungendo che ai rifugiati palestinesi viene ancora sistematicamente negato il loro inalienabile diritto al ritorno; essi vengono lasciati vivere per generazioni in campi profughi e viene negata loro la libertà di movimento e i diritti umani fondamentali”.

Le organizzazioni per i diritti dei palestinesi sottolineano che i Paesi che hanno sospeso il sostegno all’UNRWA – che oltre agli Stati Uniti includono Germania, Regno Unito, Canada, Australia, Italia, Paesi Bassi, Svezia, Finlandia, Estonia, Islanda, Giappone, Austria, Lettonia, Lituania e Romania – hanno ignorato i loro appelli affinché smettessero di armare Israele.

La britannica Sky News ha riferito questa settimana di aver visto i documenti dellintelligence israeliana che supporterebbero le sue affermazioni secondo cui degli operatori dellUNRWA sarebbero collegati ad Hamas.

Sky News ha affermato che il dossier, condiviso con i governi stranieri ma non con le autorità delle Nazioni Unite, sostiene che il 7 ottobre sei dipendenti dellUNRWA si sono infiltrati” in Israele da Gaza. Secondo Sky News quattro di questi sei dipendenti sarebbero presumibilmente coinvolti nel rapimento di israeliani, mentre un altro lavoratore avrebbe fornito supporto logistico’”.

I primi rapporti della scorsa settimana affermavano che Israele avrebbe sostenuto che 12 dipendenti dell’UNRWA erano coinvolti negli attacchi del 7 ottobre.

Sky News ha aggiunto che il dossier di Israele afferma che il 10% dei 12.000 dipendenti dellUNRWA a Gaza sono agenti di Hamas e della Jihad islamica, unaltra fazione palestinese impegnata nella resistenza armata. Il dossier afferma inoltre che circa la metà del personale dellUNRWA a Gaza sarebbe costituita da parenti di primo grado di un militante di Hamas”.

Il dossier di Israele tenta evidentemente di dipingere il coordinamento dellUNRWA con le autorità locali come una forma di subordinazione a Hamas che di fatto governa gli affari interni di Gaza dal 2007.

L’emittente ha affermato: I documenti dellintelligence israeliana fanno diverse affermazioni di cui Sky News non ha visto prove e molte delle affermazioni, anche se vere, non implicano esplicitamente lUNRWA”.

Dossier sospetti

Il dossier dellUNRWA riportato da Sky News sembra essere simile ai documenti prodotti in passato da Israele e dai suoi delegati che cercavano di collegare le organizzazioni non governative palestinesi alle organizzazioni di resistenza nel tentativo di privarle dei loro finanziamenti europei.

Nel 2021 gli Stati europei hanno affermato di non essere rimasti convinti da un dossier segreto fornito da Israele per dimostrare le sue accuse contro diverse importanti organizzazioni della società civile palestinese dichiarate organizzazioni terroristiche”.

Il dossier si fondava su testimonianze di due uomini licenziati da un’organizzazione per sospetti reati finanziari.

L’avvocato di uno degli uomini ha sostenuto che [il suo assistito] durante l’interrogatorio potrebbe essere stato sottoposto a maltrattamenti o torture.

Nel dossier segreto, il cui contenuto è stato rivelato dalla rivista +972 Magazine, risultava evidente che i due uomini non avevano familiarità con le altre organizzazioni palestinesi contro le quali la loro testimonianza era stata usata.

Le dichiarazioni dei funzionari israeliani suggeriscono che le attuali accuse contro i dipendenti dell’UNRWA potrebbero essere basate su informazioni estorte ai detenuti, dando adito a preoccupazioni per torture e maltrattamenti.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Dirigo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. La storia ci giudicherà tutti se non ci sarà un cessate il fuoco a Gaza

Philippe Lazzarini

26 ottobre 2023-The Guardian

Philippe Lazzarini è commissario generale dell’UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East)

Ormai da più di due settimane riceviamo da Gaza immagini insopportabili della tragedia dei suoi abitanti. Donne, bambini e anziani vengono uccisi, ospedali e scuole vengono bombardati, nessuno viene risparmiato. Mentre scrivo l’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ha già tragicamente perso 35 membri del suo personale, molti dei quali uccisi mentre erano nelle loro case con le loro famiglie.

Interi quartieri vengono rasi al suolo sulle teste dei civili in uno dei luoghi più sovraffollati della Terra. Le IDF [Forze di Difesa Israeliane, ndt.] hanno avvertito i palestinesi di Gaza di spostarsi nella parte meridionale della Striscia mentre bombardano il nord; ma i bombardamenti continuano anche al sud. Non c’è nessun posto sicuro a Gaza.

Quasi 600.000 persone trovano rifugio in 150 scuole e altri edifici dell’UNRWA dove sopravvivono in pessime condizioni igieniche, con poca acqua pulita, poco cibo e medicine. Le madri non sanno come pulire i propri figli. Le donne incinte pregano per non dover affrontare complicazioni durante il parto perché gli ospedali non hanno la capacità di accoglierle. Intere famiglie ora vivono nei nostri edifici perché non hanno nessun altro posto dove andare. Ma le nostre strutture non sono sicure: 40 edifici dell’UNRWA, tra cui scuole e magazzini, sono stati danneggiati dai bombardamenti. Molti civili che si sono rifugiati al loro interno sono stati tragicamente uccisi.

Gaza è stata descritta negli ultimi 15 anni come una grande prigione a cielo aperto, con un blocco aereo, marittimo e terrestre che soffoca 2,2 milioni di persone in un raggio di 365 kmq. La maggior parte dei giovani non ha mai lasciato Gaza. Oggi questa prigione sta diventando il cimitero di una popolazione intrappolata da guerra, assedio e mancanza di tutto.

Negli ultimi giorni frenetici negoziati ai massimi livelli hanno finalmente consentito l’ingresso nella Striscia di forniture umanitarie molto limitate. Anche se la svolta è benvenuta, questi camion rappresentano un rivolo piuttosto che il flusso di aiuti che una situazione umanitaria di questa portata richiede. Venti camion carichi di cibo e medicinali sono una goccia nell’oceano per i bisogni di oltre 2 milioni di civili. Il carburante, però, è stato fermamente negato a Gaza. Senza di esso non ci sarà alcuna risposta umanitaria, nessun aiuto potrà raggiungere le persone bisognose, nessuna elettricità per gli ospedali, niente acqua, niente pane.

Prima del 7 ottobre Gaza riceveva ogni giorno circa 500 camion di cibo e altre forniture, inclusi 45 camion di carburante per alimentare le auto della Striscia, gli impianti di desalinizzazione dell’acqua e i panifici. Oggi Gaza viene strangolata e i pochi convogli che stanno entrando non placheranno la consapevolezza della popolazione civile di essere stata abbandonata e sacrificata dal resto del mondo.

Il 7 ottobre Hamas ha commesso massacri indicibili di civili israeliani che potrebbero costituire crimini di guerra. L’ONU ha condannato questo atto orribile con la massima fermezza. Ma non vi può essere ombra di dubbio: ciò non giustifica i crimini in corso contro la popolazione civile di Gaza, un milione di bambini compresi.

La Carta delle Nazioni Unite e i nostri impegni sono un vincolo per la nostra comune umanità. I civili – ovunque si trovino – devono essere protetti allo stesso modo. I civili di Gaza non hanno scelto questa guerra. Le atrocità non dovrebbero essere seguite da altre atrocità. La risposta ai crimini di guerra non è altri crimini di guerra. Il quadro del diritto internazionale su questo punto è molto chiaro e ben consolidato.

Saranno necessari sforzi autentici e coraggiosi per affrontare le radici di questa situazione di stallo mortale e offrire opzioni politiche che siano praticabili e possano creare un ambiente di pace, stabilità e sicurezza. Fino ad allora dobbiamo assicurarci che le norme del diritto umanitario internazionale siano rispettate e che i civili siano risparmiati e protetti. È necessario attuare un cessate il fuoco umanitario immediato per consentire un accesso sicuro, continuo e senza restrizioni a carburante, medicine, acqua e cibo nella Striscia di Gaza.

Dag Hammarskjöld, il secondo segretario generale dell’ONU, una volta disse: “L’ONU non è stata creata per portarci in paradiso, ma per salvarci dall’inferno”. La realtà oggi a Gaza è che non è rimasta molta umanità e l’inferno sta prendendo il sopravvento.

Le generazioni a venire sapranno che abbiamo visto questa tragedia umana svolgersi sui social media e sui canali di notizie. Non potremo dire che non lo sapevamo. La storia si chiederà perché il mondo non ha avuto il coraggio di agire con decisione e fermare questo inferno sulla Terra.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Ostilità nella Striscia di Gaza e in Israele

Aggiornamento Flash n.18 del 24 ottobre 2023

OCHA

VITTIME PALESTINESI

Nella striscia di Gaza uccise 5.791 persone

ferite 16.297

in Cisgiordania uccise 95

ferire 1.833

VITTIME ISRAELIANE

In Israele uccise 1.400 persone

ferite 5.431

In Cisgiordania uccisa 1

ferite 11

PUNTI CHIAVE

Secondo il Ministero della Sanità (MoH) di Gaza, nelle ultime 24 ore (alle 18:00 del 24 ottobre), sono stati uccisi un totale di 704 palestinesi, tra cui 305 minori. Questo è il numero di vittime più alto registrato, in un solo giorno, a Gaza, durante questa tornata di ostilità. Secondo il Ministero della Salute, il numero complessivo di palestinesi uccisi a Gaza ha raggiunto i 5.791, di cui il 68% sono minori e donne. Circa 1.550 persone, tra cui 870 minori, risultano scomparse e potrebbero essere ancora sotto le macerie. Ciò consegue ai bombardamenti e agli attacchi aerei israeliani più intensi su Gaza dall’inizio dell’escalation.

L’UNRWA, di gran lunga il più grande fornitore umanitario a Gaza, ha avvertito che se non verrà consentito immediatamente l’ingresso di carburante a Gaza, l’Agenzia sarà costretta a sospendere tutte le operazioni, a partire dalla notte di domani, 25 ottobre. Dall’11 ottobre, Gaza è stata completamente in blackout elettrico, rendendo gli ospedali e le strutture idriche dipendenti da generatori di riserva alimentati a carburante.

A causa dei danni causati dalle ostilità o della mancanza di carburante, oltre un terzo degli ospedali di Gaza (12 su 35) e quasi due terzi delle cliniche di assistenza sanitaria di base (46 su 72) hanno chiuso.

Il 24 ottobre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha consegnato 51 pallet di medicinali salvavita, attrezzature chirurgiche e altre forniture all’ospedale Shifa, il più grande centro medico di Gaza, situato nella città di Gaza. Questo è uno dei sette ospedali che hanno beneficiato delle forniture mediche consentite a Gaza attraverso il valico di Rafah, tra il 21 e il 23 ottobre.

Il 22 ottobre sono state fatte entrare 44.000 bottiglie di acqua in bottiglia, rispondendo al bisogno di bere di 22.000 persone per un giorno. Tre dei camion entrati a Gaza il 23 ottobre, attraverso il valico di Rafah, trasportavano 4.000 taniche di acqua potabile (10 litri ciascuna), 2.400 kit igienici e 2.000 dispositivi per la depurazione dell’acqua. L’acqua coprirà il fabbisogno potabile di circa 13.000 persone per un solo giorno. Undici dei 20 camion entrati a Gaza attraverso il valico di Rafah, il 23 ottobre, trasportavano generi alimentari, tra cui pacchi alimentari, tonno in scatola e farina di frumento. Nel complesso, le scorte alimentari, l’acqua e i beni non alimentari entrati tra il 21 e il 23 ottobre sono stati distribuiti principalmente nei rifugi dell’UNRWA DES nel sud di Gaza.

Si stima che a Gaza siano 1,4 milioni le persone sfollate interne (IDP), di cui circa 590.000 trovano rifugio nei 150 rifugi di emergenza (DES) designati dall’UNRWA. Il sovraffollamento è una preoccupazione crescente, poiché il numero medio di sfollati interni per rifugio ha raggiunto 2,6 volte la capacità prevista; quello più sovraffollato ha raggiunto 11 volte la capacità prevista.

È continuato il lancio indiscriminato di razzi da parte dei gruppi armati palestinesi contro i centri abitati israeliani, raggiungendo, secondo quanto riferito, anche la Cisgiordania settentrionale. Complessivamente, secondo le autorità israeliane, dal 7 ottobre sono stati uccisi circa 1.400 israeliani e cittadini stranieri, la maggior parte il primo giorno.

Secondo le autorità israeliane, almeno 220 persone sono tenute prigioniere a Gaza, tra cui israeliani e cittadini stranieri. Il Segretario generale delle Nazioni Unite ha invitato Hamas a rilasciare gli ostaggi immediatamente e senza condizioni. Due ostaggi con cittadinanza statunitense sono stati rilasciati il 20 ottobre e due israeliani il 23 ottobre.

Non sono state registrate vittime palestinesi in Cisgiordania dal pomeriggio del 23 ottobre (alle 21:00 del 24 ottobre). In totale, dal 7 ottobre, 95 palestinesi sono stati uccisi dalle forze o dai coloni israeliani, tra cui 28 minori.

Traduzione di Assopace Rivoli