Dispaccio dalla Cisgiordania: lo stato di guerra dei coloni sionisti

Mondoweiss Ufficio Palestina

10 aprile 2023, Mondoweiss

I recenti attacchi ad Al-Aqsa, i continui arresti e omicidi di combattenti della resistenza e la marcia dei coloni sul monte Sbeih indicano un rinnovato impegno all’etica sionista delle origini. Ciò porterà inevitabilmente a uno scontro di ampia portata.

Principali sviluppi (7–10 aprile)

All’alba di lunedì mattina 10 aprile le forze israeliane hanno invaso il campo profughi di Aqbat Jabr e ucciso il diciottenne Mohammad Fayez Mohammad Oweidat. Durante l’invasione militare sono stati anche arrestati Yasin Omar Izzat Hunaifa e Mohammad Eid Abu Dahouk. Il mese scorso, le forze israeliane hanno invaso Aqbat Jabr e ucciso sei palestinesi.

Lunedì mattina 10 aprile a dir poco sette ministri israeliani hanno guidato migliaia di coloni in una manifestazione sul monte Sbeih nella città di Beita, 13 chilometri a sud-est di Nablus. Almeno un giornalista palestinese è rimasto ferito secondo i giornalisti locali presenti sulla scena, mentre secondo la Mezzaluna Rossa nelle prime due ore più di 121 palestinesi sono stati feriti. Dal 2021 i coloni israeliani hanno cercato di impossessarsi con la forza delle terre nell’area, ma sono stati ostacolati dall’opposizione organizzata dei palestinesi.

Durante il fine settimana l’aviazione israeliana ha lanciato attacchi aerei sulla Siria sostenendo di mirare ad agenti militari iraniani e ad un gruppo armato palestinese assadista [corrente politica del Partito Ba’th che sostiene le politiche di Àsad, ndt.] 

Nonostante gli accordi del comunicato congiunto mediato il mese scorso da Giordania ed Egitto, Israele ha approvato sei nuovi insediamenti in Cisgiordania.

Centinaia di coloni israeliani continuano nel quinto giorno della pasqua ebraica le incursioni armate nel sacro spazio di culto musulmano, il complesso di Al-Aqsa.

A seguito dello speronamento di un’auto venerdì che ha provocato la morte di un italiano e il ferimento di almeno altre quattro persone, la famiglia del palestinese ucciso ha negato la versione della polizia che si sia trattato di un attacco e afferma che si è trattato di un incidente automobilistico.

Approfondimento

La scorsa settimana l’assalto israeliano ai luoghi del Ramadan in Gerusalemme ha minacciato di trasformarsi nel corso della settimana in una guerra a tutto campo, con razzi lanciati dal Libano sulle zone settentrionali ai confini dello Stato israeliano in risposta alle provocazioni israeliane ad Al-Aqsa. Molti avrebbero potuto definire prevedibile questo sviluppo, poiché offre a Netanyahu una comoda scusa per sfuggire alla crisi interna sulla revisione giudiziaria proposta dal suo governo, forzando Israele all’unità di fronte a una minaccia esterna. La gente di Gaza lo prevedeva già da settimane, temendo che la striscia assediata sarebbe stata usata ancora una volta come pedina nelle battaglie interne del regime israeliano. Questo è ciò che ha portato alcuni a credere che la brutale repressione dei fedeli ad Al-Aqsa la scorsa settimana sia stata una deliberata provocazione israeliana per spingere Gaza a rispondere con il lancio di razzi. Quello che nessuno si aspettava era che i razzi provenissero dal Libano.

La direzione della sicurezza israeliana ha insistito sul fatto che non sia stato Hezbollah a lanciare i razzi, ma che ne fossero invece responsabili gli agenti di Hamas – qualsiasi cosa pur di evitare uno scontro diretto con il gruppo politico libanese dominante da cui Israele aveva subito una sconfitta militare durante l’invasione del Libano nel 2006. Gli analisti della sicurezza israeliani hanno fatto eco a questa opinione cauta anche se venata di isteria, ritenendo che l’incidente rappresenti la “situazione più pericolosa e complessa della sicurezza che Israele abbia dovuto affrontare sul suo confine settentrionale dalla seconda guerra del Libano nell’agosto 2006”.

L’esercito israeliano ha bombardato le aree circoscritte da cui erano stati lanciati i razzi; giorni dopo, l’8 e il 9 aprile, altri razzi sono stati lanciati dalla Siria sulle alture del Golan da un gruppo palestinese assadista. Come prima Israele ha risposto in modo insolitamente moderato sparando contro il punto da cui erano stati lanciati i razzi. Gaza, d’altra parte, è stata colpita più duramente poiché un fuoco di fila israeliano ha squarciato i siti di resistenza in diverse parti della Striscia di Gaza e ha alimentato i timori dello scoppio di un’altra guerra su Gaza – che rimane il paravento più conveniente per Israele, il deus ex machina delle crisi politiche israeliane.

Nonostante i disordini nella regione sono continuati gli assalti congiunti dell’esercito israeliano e del movimento dei coloni di destra contro le comunità palestinesi. L’esercito israeliano ha invaso il campo profughi di Aqbat Jabr a Gerico e il campo profughi di al-Ain a Nablus, uccidendo un combattente della resistenza e arrestandone molti, mentre nel villaggio di Beita migliaia di coloni israeliani guidati da Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich hanno marciato verso l’insediamento illegale di Evyatar evacuato (per rioccuparlo), e l’esercito israeliano ha ferito centinaia di contro-manifestanti palestinesi abitanti di Beita.

Il fatto che questo assalto di coloni e militari sia ostinatamente continuato senza badare alla minaccia di guerra dimostra due cose: in primo luogo che la presa da parte dei coloni sul governo israeliano ha reso il regime sionista più audace e più fedele all’ethos liberale sionista delle origini (“massimo di terra con un minimo di arabi”) rispetto a qualsiasi governo lo abbia preceduto, e in secondo luogo che questo impegno preventivo all’espansione coloniale a tutti i costi, privo della razionalità pragmatica della generazione sionista fondatrice – che, in certi momenti, si accontentò di limitare temporaneamente i progetti territoriali a favore del mantenimento della “purezza demografica” anche come tacita concessione alla resistenza armata palestinese – lancerà inevitabilmente e inesorabilmente Israele in uno scontro diretto non solo con i palestinesi ma con chiunque altro tenti di difenderli.

Questa eccezionale circostanza ha solo reso più reale la probabilità di uno scontro militare più ampio. Anche se né il governo israeliano né Hezbollah vogliono veramente tale conflitto, le forze sociali in gioco all’interno di Israele continueranno a creare le condizioni che lo rendono sempre più verosimile.

Tutto ciò è stato reso possibile da un unico filo rosso che passa dalla repressione ad al-Aqsa agli attacchi alla resistenza armata e alle marce dei coloni sul monte Sbeih: il sionismo ha raddoppiato il proprio sforzo verso il suo originale imperativo coloniale, e questo rinnovato impegno significa che l’imminente confronto, indipendentemente dalla forma che prenderà, è più vicino che mai.

Dati importanti

• Dall’inizio dell’anno, nel corso di 100 giorni, più di 98 palestinesi sono stati uccisi dalle forze armate e dai coloni israeliani. A marzo sono stati uccisi 14 israeliani.

• Nel primo trimestre del 2023 Israele ha rinnovato circa 800 ordini di detenzione amministrativa (AD – senza imputazione né processo, ndt.), raggiungendo il record più alto di arresti arbitrari da parte di Israele dal 2003.

• Dal 2021 più di 32.089 palestinesi sono stati feriti dalle forze e dai coloni israeliani, il 92% dei quali in Cisgiordania.

Da gennaio e fino al 30 marzo più di 413 palestinesi sono stati sfollati a seguito delle demolizioni israeliane in Cisgiordania e a Gerusalemme est.

• Dall’inizio dell’anno circa 100 palestinesi sono stati arrestati nella sola Gerico, la maggior parte degli arresti concentrati nel campo profughi di Aqbat Jabr – inclusa l’incarcerazione di parenti stretti dei palestinesi uccisi durante gli omicidi extragiudiziali israeliani.

(Traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)