I conservatori britannici si impegnano a vietare i boicottaggi

Asa Winstanley

26 novembre 2019Electronic Intifada

Il partito conservatore al governo nel Regno Unito si è impegnato a vietare agli enti pubblici di aderire a “campagne di boicottaggio, disinvestimento o sanzioni contro Paesi stranieri”.

La promessa – inserita nel programma elettorale del partito – non fa il nome di alcuno Stato specifico, ma è chiaramente rivolta a proteggere Israele dal crescente movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni).

Le campagne del BDS “minano la coesione della comunità”, afferma il documento programmatico, pubblicato domenica. I conservatori dicono che applicheranno il nuovo divieto se vinceranno le elezioni nazionali del 12 dicembre.

Se messo in pratica, si tratterebbe del secondo tentativo di questo genere da parte dei conservatori per arginare il BDS.

Nel febbraio 2016 Matt Hancock, ora importante ministro, si è recato a Gerusalemme per annunciare nuove misure volte a impedire agli enti pubblici britannici di boicottare Israele, durante una conferenza stampa congiunta insieme al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Ma le nuove regole del governo del Regno Unito sulla gestione dell’autorità locale non sono state incisive e non hanno comportato nessuna nuova legge.

Il primo caso che si è basato sulla nuova normativa – promosso da un gruppo di pressione israeliano contro governi locali che avevano boicottato Israele – è stato bocciato dall’Alta Corte nel giugno 2016.

BDS nuovamente vietato?

Però c’era un’altra serie di direttive derivanti dal “divieto”. Tali direttive erano mirate ad impedire che gli enti pubblici che amministrano il regime pensionistico escludessero le imprese complici delle violazioni israeliane dei diritti umani.

Il nuovo impegno del programma elettorale arriva nel momento in cui la Campagna di solidarietà con la Palestina sta impugnando le norme anti-BDS presso la Corte Suprema, la più alta autorità giudiziaria del Regno Unito.

La settimana scorsa si è tenuta un’udienza ed una sentenza è prevista probabilmente per gennaio. Una fonte della Campagna ha detto che loro sono moderatamente ottimisti sull’esito.

A differenza del precedente “divieto”, la nuova promessa del programma elettorale sembra preludere alla presentazione di una nuova legge anti-BDS, o almeno un decreto che dichiari il boicottaggio di Israele “antisemita”.

L’affermazione del documento programmatico secondo cui le campagne BDS “minano la coesione della comunità” è quasi certamente un riferimento a quella falsa accusa.

Infatti il movimento BDS è sempre stato chiaro sul fatto di essere una campagna antirazzista che chiede eguali diritti per tutti.

Quest’anno i ministri del governo conservatore hanno diffamato i boicottaggi di Israele come antisemiti.

Calunnie

A maggio Jeremy Hunt, allora ministro degli Esteri del Regno Unito, ha espresso il suo appoggio alla dichiarazione non vincolante del Parlamento tedesco secondo cui “le argomentazioni e i metodi del movimento BDS sono antisemiti”.

La mozione tedesca ha anche calunniato il movimento BDS definendolo affine ai nazisti.

Il nuovo programma elettorale dei conservatori si pone in netto contrasto con quello del partito laburista di opposizione, che ha anzi appoggiato il movimento BDS.

La settimana scorsa il partito ha annunciato che un governo laburista sospenderebbe “immediatamente” la vendita di armi ad Israele ed all’Arabia Saudita.

Asa Winstanley è un giornalista di inchiesta e redattore associato di ‘The Electronic Intifada’. Vive a Londra

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Germania: attivista del BDS espulso dagli eventi pro-Palestina

24 giugno 2019 – Middle East Monitor

La Germania ha proibito allo scrittore e giornalista palestinese Khalid Barakat e a sua moglie Charlotte Keats di partecipare agli eventi pro-Palestina a causa del loro supporto al movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro Israele.

Barakat vive a Berlino da 18 mesi e lavora come libero professionista, mentre sua moglie è coordinatrice internazionale per Samidoon, una agenzia di comunicazione palestinese che si occupa di difendere i prigionieri palestinesi. Entrambi sono stati accusati di sostenere il BDS, come riferito da Arab 48 il 23 giugno.

La polizia tedesca ha arrestato Barakat lo scorso sabato mentre si stava recando a un evento sulla Palestina, organizzato da una serie di comunità arabe residenti nella capitale tedesca.

Secondo quanto riportato da Arab 48, la polizia tedesca ha informato Barakat che da quel momento in poi non potrà più prendere parte ad alcun evento politico o culturale e neanche a riunioni familiari composte da più di dieci persone. Infrangere queste restrizioni gli costerà la detenzione per un anno e il pagamento di una multa.

L’ordinanza specifica che tale decisione è basata su informazioni raccolte dai servizi di intelligence tedesca “su un lungo periodo di tempo”. Dichiara anche che Barakat è stato coinvolto in una serie di incontri e attività che “provano” il suo essere “un antisemita e anti-israeliano”.

Idris ha anche dichiarato che la disposizione accusa Barakat di essere una minaccia alla sicurezza interna, di istigare all’odio contro gli ebrei e di essere membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP).

Lo scorso mese il parlamento tedesco ha approvato una legge per definire il BDS un movimento antisemita. La mozione affermava che “gli argomenti, atteggiamenti e metodi del movimento BDS hanno i caratteri dell’antisemitismo”, contestando ad esempio il fatto che gli adesivi “non comprare”, utilizzati dal BDS per identificare l’origine israeliana di un prodotto in modo che il consumatore possa scegliere di non comprarlo, “rievocano una associazione mentale con lo slogan nazista ‘non comprate dagli ebrei’”, cose che “ricordano alcuni dei momenti più terrificanti della storia tedesca”.

L’iniziativa è stata criticata sin da subito: l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha criticato duramente la decisione definendola “pericolosa”, mentre le ONG palestinesi obiettano che azioni del genere possono delegittimare le forme di resistenza pacifica.

( Traduzione di Maria Monno)




Israele dipende dall’antisemitismo

Asa Winstanley

1 giugno, 2019 – Middle East Monitor

Mentre scrivo, l’ultimo episodio della “crisi laburista legata all’antisemitismo” sta innestando un prevedibile effetto negativo sui social e sui mezzi di informazione.

Pete Willsman, un membro dell’ala sinistra dell’Esecutivo nazionale per la gestione corrente del Partito Laburista, secondo alcune testimonianze, si è visto sospendere l’iscrizione al partito dopo che una registrazione audio segreta -apparentemente della sua voce- era stata realizzata da radio LBC [radio commerciale con sede a Londra, ndtr.].

Nella registrazione, Willsman sembra affermare la verità banale e ovvia che l’ambasciata di Israele sia stata coinvolta nel diffondere la favola dell’”antisemitismo laburista” come un’arma contro Jeremy Corbyn e più in generale contro il partito laburista.

L’ultima testimonianza del triste stato della “sinistra moderata” del Partito Laburista è il fatto che alcune delle sue più influenti giovani voci abbiano ripetutamente messo in pericolo veterani come Willsman per placare la lobby israeliana e la destra interna. Ma naturalmente tentativi del genere sono destinati a fallire.

Ogni volta che questo succede, io lo condanno su Twitter. Una delle reazioni che leggo da qualcuno nelle risposte, in tempi come questi, è che le bugie e le esagerazioni di Israele e dei filoisraeliani relativamente all’antisemitismo siano un gridare al lupo e che un giorno, quando il vero “lupo dell’antisemitismo” busserà alla porta, nessuno ci baderà.

C’è molta verità in questa affermazione. Credo che la campagna di calunnie, lanciata da tempo, relativamente a un’inesistente “crisi” di antisemitismo nel Partito Laburista abbia condotto a qualche effettivo caso di antisemitismo, come ha ripetutamente denunciato il gruppo Voce ebraica [gruppo di ebrei iscritti al partito e contrari alla criminalizzazione della solidarietà con i palestinesi, ndtr.], ala sinistra del Partito.

D’altronde, secondo me, questa reazione fraintende fondamentalmente una cosa – suppone che le preoccupazioni espresse dal governo israeliano per l’antisemitismo siano reali e sincere. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità.

Israele, infatti, così come sull’inganno dell’anti-semitismo dove esso non c’è, fa sempre di più affidamento su casi reali di antisemitismo e dipende da ciò per consolidare il sostegno politico internazionale. Questa dinamica, apparentemente un controsenso, riguarda più lo scorso decennio che prima, ma ha una lunga storia.

Come ha spiegato Joseph Massad, un importante intellettuale e accademico palestinese, il sionismo – l’ideologia ufficiale di colonialismo d’insediamento dello Stato di Israele- è, per sua stessa definizione, un’ideologia fondamentalmente anti-semita: “Se ci fosse una definizione di anti-semitismo da adottare da parte del Partito Laburista (o di qualche altro partito o istituzione) nel Regno Unito oggi, essa dovrebbe includere la condanna di espressioni anti-semite e colonialiste come: ‘Israele è uno Stato ebraico’ o ‘Israele è lo Stato del popolo ebraico’ o ‘Israele parla per gli ebrei’ o colonizzare la terra dei palestinesi è un ‘valore ebraico’.”

Come Massad ha anche precisato, il sionismo ha una lunga e vergognosa storia di collaborazione e di contatto con ideologie tra le più anti-semite e violentemente razziste del mondo, includendo anche il governo nazista di Hitler nel caso di una milizia sionista di destra (uno dei cui leader divenne un primo ministro israeliano) [si riferisce all’Irgun e al suo capo, Menachem Begin, ndtr.].

Ciò risale allo stesso fondatore del pensiero sionista, Theodor Herzl, che scrisse in modo preveggente che “i governi di tutti i Paesi flagellati dall’antisemitismo saranno fortemente interessati a sostenerci per farci ottenere la sovranità che vogliamo” nel nostro progetto coloniale. Analogamente nei suoi diari prevedeva che “gli antisemiti diventeranno gli amici più affidabili e i Paesi antisemiti i nostri alleati.”

Come Massad spiega: “Questi non sono lapsus o errori, ma piuttosto una strategia a lungo termine che il sionismo e Israele continuano a mettere in campo a questo fine ogni giorno.”

E così la previsione di Herzl si è avverata. Oggi i partiti politici fascisti e anche neo-nazisti che hanno una rinascita elettorale in tutta Europa sono forti sostenitori di Israele.

Yair, il figlio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha recentemente posato per una foto postata su Twitter di lui sorridente che stringe la mano a Viktor Orban, il primo ministro antisemita ungherese che una volta ha lodato il collaboratore ungherese dell’Olocausto hitleriano come un “eccezionale statista”.

Rafi Eitan, un ex importante ufficiale del Mossad, pur essendo lui stesso stato responsabile della cattura del leader nazista Adolf Eichmann nel 1961, lo scorso anno ha lodato il risorgente movimento neonazista tedesco “Alternativa per la Germania” (AfD). “Vi auguro con tutto il mio cuore di essere abbastanza forti da far finire la politica di apertura delle frontiere” ha detto Eitan nel video con grande entusiasmo, invitando AfD a “fermare l’ulteriore islamizzazione del Paese e a proteggere i cittadini dal terrorismo e dal crimine. In Israele, in Germania, in Europa. Facciamolo insieme!”

Oggi Israele sta fornendo all’antisemitismo di gruppi politici storicamente fascisti e nazisti in tutta Europa un servizio di riabilitazione, come fosse una lavanderia. Tutto ciò di cui i gruppi in questione hanno bisogno di fare è dichiarare il proprio amore per Israele e assicurarsi il sostegno di Netanyahu.

Molto recentemente in Germania il parlamento ha ingiustamente dichiarato antisemita il movimento per Boicottaggio, Disvestimento e Sanzioni (BDS) con un voto non vincolante sostenuto da tutti i principali partiti politici.

L’AfD non ha sostenuto la mozione – ma solo perché ha ritenuto che essa sia stata troppo indulgente con la campagna per i diritti umani in Palestina. Ha portato avanti la sua mozione che avrebbe completamente bandito il movimento BDS.

Nelle loro perverse ideologie parallele, sia antisemiti che sionisti sono d’accordo che gli ebrei sono “alieni” e non dovrebbero effettivamente stare in Europa. Devono, piuttosto, essere spinti a diventare coloni negli insediamenti israeliani che attualmente occupano la Palestina storica.

Il movimento BDS, invece, è un movimento dichiaratamente anti-razzista, che rigetta ogni fanatismo, compreso l’antisemitismo. Da che parte state voi?

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Monitor.

(traduzione di Laura Forcella)