Cisgiordania: le forze israeliane uccidono un palestinese nel campo profughi di Nablus

Secondo il ministero palestinese della Sanità Mohammad Abdel-Hakim Nada, di 23 anni, è stato colpito al petto.

Redazione di MEE

26 luglio 2023 – Middle East Eye

Mercoledì le forze israeliane hanno ucciso un uomo palestinese durante un’incursione militare in un campo profughi nella Cisgiordania occupata.

Secondo il ministero della Sanità palestinese Mohammad Abdel-Hakim Nada, di 23 anni, è stato colpito al petto dal fuoco israeliano e successivamente è morto in ospedale.

I media locali affermano che in tarda mattinata le truppe israeliane hanno fatto una incursione nel campo profughi di Al-Ain, a Nablus, per arrestare alcuni palestinesi.

Scontri armati sono scoppiati dopo che un’unità di soldati israeliani in borghese è stata scoperta nel campo.

Non è stato immediatamente chiaro se Nada è morto durante gli scontri o come testimone.

Durante l’incursione le forze israeliane hanno circondato una casa e chiesto ad uno dei suoi abitanti di arrendersi. Secondo quanto riferito da fonti palestinesi l’uomo dentro la casa è stato successivamente arrestato.

I militari israeliani hanno confermato che stavano facendo un’operazione nel campo ma non hanno fornito ulteriori dettagli.

La morte di Nada accade un giorno dopo che l’esercito israeliano ha ucciso tre palestinesi a Nablus, sostenendo che essi avevano aperto il fuoco sui soldati.

Almeno 201 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano quest’anno, inclusi 34 minorenni – una media di quasi una vittima al giorno.

In totale 164 persone sono morte nella Cisgiordania e a Gerusalemme Est, rendendo il 2023 uno degli anni più insanguinati nei territori occupati palestinesi. Altre 36 persone sono state uccise nella Striscia di Gaza.

Nello stesso periodo i palestinesi hanno ucciso 25 israeliani, inclusi sei minorenni.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)

 

 

 




Le forze israeliane uccidono tre palestinesi in Cisgiordania

I palestinesi nella Cisgiordania occupata contestano la versione israeliana sull’uccisione di tre palestinesi

Redazione di MEE

25 luglio 2023  –  Middle East Eye

 

Il ministero della Salute palestinese ha annunciato che all’alba di martedì mattina le forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi nella città occupata di Nablus, in Cisgiordania.

Anche l’esercito israeliano ha confermato le uccisioni, sostenendo che i tre palestinesi hanno aperto il fuoco contro i soldati vicino agli insediamenti coloniali israeliani sul Monte Garizim, nei pressi di Nablus.

Secondo la testata giornalistica palestinese Arab48 le ambulanze israeliane sono arrivate sul posto e hanno portato via i tre corpi.

Le forze israeliane hanno impedito alle ambulanze palestinesi di raggiungere le tre vittime, le cui identità devono ancora essere confermate.

Secondo i resoconti dei testimoni oculari, l’esercito israeliano ha sparato all’impazzata per quasi dieci minuti sul veicolo su cui viaggiavano i tre palestinesi colpendolo con una pioggia di proiettili.

L’esercito israeliano sostiene che vi sia stato uno scontro a fuoco tra le due parti e, a seguito di una perquisizione del veicolo, siano state rinvenute ulteriori armi.

Tuttavia testimoni oculari palestinesi hanno affermato che le forze israeliane hanno “teso un’imboscata” al veicolo per poi “assassinare” i giovani.

Le forze israeliane hanno in seguito perquisito un certo numero di case e negozi palestinesi nelle vicinanze della sparatoria e, secondo quanto riferito da Arab48, hanno confiscato il filmato delle telecamere a circuito chiuso.

Non è chiaro se il filmato abbia ripreso la sparatoria israeliana.

‘Sparare per uccidere’

L’esercito israeliano, che raramente indaga sull’uccisione di palestinesi da parte delle sue truppe, è stato criticato dalle organizzazioni per i diritti umani per la sua politica di “sparare per uccidere” anche quando i palestinesi non rappresentano un pericolo per i soldati.

Un rapporto del 2022 dell’organizzazione israeliana per i diritti Yesh Din ha rilevato che meno dell’uno per cento dei soldati accusati di aver danneggiato i palestinesi tra il 2017 e il 2021 sono stati accusati di crimini.

Le autorità giudiziarie militari “evitano sistematicamente di indagare e perseguire i soldati che danneggiano i palestinesi”, afferma l’organizzazione.

Quest’anno sono stati uccisi dal fuoco israeliano almeno 200 palestinesi, di cui 34 minori, un tasso di quasi un morto al giorno.

In totale sono morte 163 persone nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est mentre le restanti 36 sono state uccise nella Striscia di Gaza.

Nel frattempo, nello stesso periodo i palestinesi hanno ucciso 25 israeliani, di cui sei minori.

 

(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Cisgiordania: sviluppo della resistenza armata palestinese nei campi profughi contro i raid israeliani

Leila Warah, Tulkarem, Cisgiordania occupata

24 giugno 2023 – Middle East Eye

Nur Shams a Tulkarem è il più recente campo di rifugiati ad organizzare delle brigate mentre le incursioni israeliane diventano un elemento costante nelle vite dei palestinesi

Un piccolo gruppo di giovani, di cui tre armati di fucili informalmente imbracciati, staziona fuori da un supermercato. Fissano con circospezione qualunque sconosciuto che entri nel campo profughi, stando all’erta per individuare forze israeliane che possano fare irruzione in qualunque momento.

La scena potrebbe facilmente svolgersi a Jenin o Nablus, due città palestinesi nel nord della Cisgiordania occupata che hanno ricevuto attenzione internazionale per la loro resistenza armata contro l’occupazione di Israele.

Benché i giovani siano del nord, non provengono né da Jenin né da Nablus. Vengono dal campo profughi di Nur Shams a Tulkarem, ancora più ad ovest, e sono membri di un gruppo di resistenza armata recentemente creatosi nella zona.

In un vicolo del campo il 24enne leader delle brigate Tulkarem, Mohammad, dice a Middle East Eye di credere che l’occupazione israeliana non abbia lasciato ai giovani della Cisgiordania altra scelta che rivolgersi alla resistenza armata.

L’occupazione israeliana è la nemica di Dio, perciò io lotto per riavere la nostra terra in nome di Dio”, dice. “Il nostro problema non è che loro sono ebrei, è che stanno occupando la nostra terra.

Se vieni da noi con la violenza la nostra unica opzione è rispondere con la violenza. L’occupazione non ci lascia alcuno spazio di mediazione, solo i fucili.”

Una dura realtà e un futuro nero’

Le Brigate Tulkarem sono nate a febbraio e sono sotto il comando delle brigate Al-Quds, l’ala militare del movimento della Jihad islamica.

Sono formate da 15 militanti del campo di Nur Shams di età tra i 16 e i 25 anni, che si impegnano a “difendersi” contro l’occupazione militare di Israele attraverso la resistenza armata. 

Siamo all’inizio della resistenza. Tutto ciò che è accaduto non è che l’inizio. Stanno emergendo nuove generazioni e la libertà sarà nelle loro mani e sarà ottenuta da loro”, dice Mohammad.

La gente del posto dice che il campo profughi di Nur Shams subisce quasi ogni giorno incursioni militari, incluse cinque operazioni su larga scala in questo anno.

Questa generazione è nata in una dura realtà e un nero futuro. Ogni giorno l’occupazione fa incursione nel campo e arresta i loro padri. Uccidono i loro amici e distruggono tutto”, dice a MEE Ibrahim Al-Nimr, di 51 anni, un attivista che lavora per la Società dei Prigionieri Palestinesi.

Il gruppo crea dei posti di blocco a tutte le entrate del campo e le tiene chiuse tra mezzanotte e mezzogiorno per contrastare le frequenti incursioni e neutralizzare agenti israeliani sotto copertura.

Niya Jundi, abitante di Nur Shams, dice che la comunità “incoraggia gli sforzi della giovane e resiliente generazione che vuole vivere in un Paese libero.”

Ovviamente ci sono inconvenienti nella resistenza. Ci rende più difficile accedere ai servizi, ma è un nostro diritto imbracciare le armi finché non saremo liberi dall’occupazione.”

Una rete di resistenza armata

I locali dicono che la nascita della Brigata Tulkarem è stata indotta dal “martirio” dell’abitante di Nur Shams Saif Abu Libda.

Nato e cresciuto nel campo, Abu Libda si è unito alla Brigata Jenin e sperava di portare un giorno la resistenza armata a casa sua a Nur Shams, cosa che avrebbe completato il “triangolo della resistenza del nord” tra Jenin, Nablus e Tulkarem.

Il 2 aprile 2022 le forze israeliane gli hanno teso un’imboscata e lo hanno ucciso insieme a Saeb Abahra, di 30 anni, e Khalil Tawalbeh, di 24, mentre stavano guidando a Jenin. Tutti e tre erano membri delle Brigate Al-Quds, ma al momento sembra che non fossero impegnati in scontri armati.

Tutti i gruppi di resistenza in Cisgiordania sono in contatto tra di loro. Tutti abbiamo lo stesso obbiettivo”, dice Mohammad.

Jamal Huweil, professore di scienze politiche e relazioni internazionali all’università arabo-americana di Jenin, dice che, come Abu Libda, gente da tutta la Cisgiordania – comprese Tubas, Nablus, Balata e Hebron – è andata a Jenin per conoscere la lotta armata.

Con l’intensificarsi della resistenza armata in Cisgiordania, Israele ha ufficialmente dato inizio alla campagna ‘Spezzare l’Onda’ nel marzo 2022, conducendo incursioni militari quasi quotidiane in tutta la Cisgiordania e incrementando la politica di sparare per uccidere, con la conseguenza di arresti di massa e di segnare l’anno più mortale per i palestinesi nei territori occupati dopo la seconda Intifada due decenni fa.

Huweil ritiene che Israele abbia chiamato così l’operazione riferendosi a Jenin, dove è iniziata l’“onda”.

Israele considera il campo profughi di Jenin un’incubatrice di resistenza. L’onda continua ed ha raggiunto Nablus, il campo profughi di Nur Shams a Tulkarem e il campo profughi Aqbat Jabir a Gerico. Jenin è la fonte della resistenza palestinese e a sua volta un problema per Israele”, dice a MEE.

Anche con la crescita della resistenza armata, Huweil specifica che i rapporti di forza tra l’esercito di prima classe di Israele e i giovani militanti siano molto sproporzionati.

Non c’è paragone, quando loro hanno elicotteri Apache, aerei da ricognizione e unità speciali contro un gruppo di combattenti dotati del minimo indispensabile”, dice.

Mentre la resistenza armata palestinese si diffonde, i leader israeliani hanno invocato l’ “Operazione Scudo Difensivo 2”, con riferimento all’invasione militare su larga scala della Cisgiordania nel 2002 durante la seconda Intifada.

Ci sono discussioni interne se Israele debba espandere le proprie operazioni, ma sospetto che, se proseguiranno su questa strada, la resistenza si farà più forte e agguerrita”, dice Huweil.

Coordinamento della sicurezza palestinese e israeliana

Dirigenti palestinesi e israeliani si sono incontrati due volte quest’anno, a Aqabat in Giordania e a Sharm el Sheikh in Egitto, per discutere dell’economia palestinese, del ridimensionamento della violenza e del ruolo dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) nel disperdere la resistenza armata in Cisgiordania.

Tuttavia molti palestinesi sono delusi dai colloqui di pace e dalla diplomazia tra dirigenti e denigrano il coordinamento sulla sicurezza tra ANP e Israele per stroncare la resistenza armata, che ha provocato l’insorgere di tensioni in luoghi come Nur Shams.

Il presidente dell’ANP Mahmoud Abbas non crede nella resistenza armata. Incontra politici israeliani per discutere di situazioni di sicurezza e di economia perché sono fattori che spingono la gente a ribellarsi”, dice Huweil. “Sono spaventati che l’onda del campo di Jenin si allarghi e raggiunga tutta la Cisgiordania, Gaza e il Libano.”

Mohammad dice a MEE che “i colloqui politici non servono a niente. Ci abbiamo provato e sono finiti nel nulla. L’unica strada per riavere la nostra libertà è la forza.”

Sebbene qui l’ANP faccia pressioni sulla resistenza armata, tentando di offrire denaro per abbandonare la resistenza armata ed entrare nella polizia, non concluderà niente”, dice.

L’esercito israeliano non segue le norme internazionali, non segue nessuna regola.”

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Rapporto OCHA del periodo 14 – 27 febbraio 2023

1). In Cisgiordania sono continuati gli episodi di violenza quotidiana che hanno coinvolto palestinesi, coloni israeliani e forze israeliane: 16 palestinesi, di cui tre minori, e tre israeliani sono stati uccisi; 1.089 palestinesi e cinque israeliani sono rimasti feriti.

Dal 1° gennaio al 27 febbraio 2023, nei Territori palestinesi occupati e in Israele sono stati uccisi 63 palestinesi e tredici israeliani, oltre a un cittadino straniero e un soldato israeliano; 2.001 palestinesi e almeno 25 israeliani sono rimasti feriti.

2). Nella città vecchia di Nablus, in un’operazione che ha comportato uno scontro a fuoco con palestinesi, forze israeliane hanno ucciso dieci palestinesi e ferito altri 453, di cui 103 con proiettili veri. Un altro palestinese è morto a causa dell’esposizione a gas lacrimogeni che hanno aggravato la sua condizione medica preesistente. Secondo il Ministero della salute questo è il numero più alto di persone uccise in una singola operazione in Cisgiordania da quando, nel 2005, l’OCHA (ONU) iniziò a registrare i dati (seguono dettagli).

Il 22 febbraio, forze israeliane hanno fatto irruzione nella Città Vecchia di Nablus, dove hanno circondato un edificio ed hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi. Secondo l’esercito israeliano, l’operazione aveva lo scopo di arrestare palestinesi sospettati di pianificare attacchi contro israeliani. Durante l’operazione, le forze israeliane hanno distrutto un edificio, all’interno del quale due palestinesi, che si erano rifiutati di arrendersi, sono stati uccisi. Inoltre, durante la stessa operazione, altri quattro palestinesi sono stati colpiti e uccisi in scontri a fuoco con forze israeliane. L’operazione ha innescato ulteriori scontri tra residenti palestinesi e forze israeliane, durante i quali le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni contro i palestinesi che hanno lanciato contro di loro pietre e bottiglie incendiarie. Di conseguenza, quattro palestinesi, tra cui un ragazzo di 16 anni, sono stati colpiti e uccisi con proiettili veri sparati dalle forze israeliane; altri 453 sono rimasti feriti, di cui 103 da proiettili veri. Secondo i media israeliani, due soldati israeliani sono rimasti feriti. Secondo fonti mediche, le forze israeliane hanno impedito alle ambulanze di accedere all’area. Dopo l’operazione, palestinesi di tutta la Cisgiordania e della Striscia di Gaza hanno tenuto manifestazioni, durante le quali sette palestinesi sono rimasti feriti. Il 24 febbraio, un palestinese è morto per le ferite riportate il giorno prima; le forze israeliane gli avevano sparato con proiettili veri durante una di tali manifestazioni, svolta all’interno del Campo profughi di Al ‘Arrub (Hebron), in cui i palestinesi avevano lanciato pietre contro le forze israeliane.

3). Durante il periodo in esame altri quattro palestinesi, tra cui due minori, sono stati uccisi da forze israeliane o sono morti per le ferite riportate in precedenza (seguono dettagli).

Il 14 febbraio, forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di El Far’a a Tubas, e nel corso di uno scontro a fuoco con palestinesi, hanno ucciso un ragazzo di 17 anni che, secondo l’esercito israeliano, aveva sparato contro di loro; accusa contestata da un testimone oculare e da Organizzazioni per i diritti umani.

Durante lo stesso episodio, un ragazzo di 13 anni è stato morso e ferito da un cane delle forze armate israeliane.

Lo stesso giorno, un palestinese è morto per le ferite riportate il 1° gennaio 2021; in quelle circostanze, accadute nella Comunità Ar Rakeez di Masafer Yatta (Hebron), mentre cercava di impedire la confisca di un generatore elettrico, un soldato israeliano gli aveva sparato al collo .

Il 20 febbraio, un tredicenne palestinese è deceduto per le ferite riportate l’8 febbraio 2023; durante scontri tra palestinesi ed esercito israeliano che scortavano coloni israeliani alla tomba di Giuseppe, nella città di Nablus, un soldato israeliano gli aveva sparato con proiettili veri.

Ad oggi, il numero totale di minori palestinesi uccisi da forze israeliane in Cisgiordania nel 2023 è di dodici (12), rispetto ai due uccisi nel 2022, in un arco di tempo equivalente.

Il 23 febbraio, un altro palestinese è deceduto per le ferite riportate il 12 febbraio durante un’operazione di ricerca-arresto che aveva provocato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi nel Campo profughi di Jenin.

4). A Nablus, due coloni israeliani e un palestinese sono stati uccisi lo stesso giorno, in due diversi episodi (seguono dettagli).

Il 26 febbraio, due fratelli israeliani dell’insediamento colonico di Har Barcha, mentre stavano percorrendo la strada 60 nella città di Huwwara (Nablus), sono stati uccisi da un uomo armato, ritenuto palestinese. Successivamente, per trovare l’autore, forze israeliane hanno lanciato una caccia all’uomo, imponendo restrizioni agli spostamenti in Città e nell’area circostante (vedi sotto). A seguito dell’attacco, coloni israeliani, secondo quanto riferito, provenienti dagli insediamenti colonici di Yitzhar, Bracha, Kfar Tappuah e altri avamposti di insediamenti adiacenti, hanno lanciato pietre ed hanno aggredito fisicamente abitanti della città di Huwwara e dei villaggi vicini; inoltre hanno appiccato il fuoco a proprietà palestinesi. Nel villaggio di Za’tara, un palestinese è stato colpito e ucciso vicino alla sua casa e un altro è rimasto ferito, entrambi con proiettili veri sparati da coloni israeliani o da forze israeliane. Altri nove palestinesi sono stati feriti da coloni israeliani, tra cui un minore e una donna, e sono stati causati ingenti danni alle proprietà palestinesi. Almeno 37 case abitate hanno subito danni, comprese alcune date alle fiamme da coloni israeliani, provocando lo sfollamento di otto famiglie palestinesi e di parte di altre cinque famiglie. Inoltre, almeno otto strutture commerciali, comprese sei officine di riparazione auto, sono state incendiate, insieme a 55 veicoli privati palestinesi e 1.200 veicoli rottamati. Inoltre, a Huwwara, coloni hanno attaccato un camion dei pompieri, impedendo loro di entrare in città; il veicolo è stato danneggiato e uno dei vigili del fuoco è rimasto ferito. Secondo le forze israeliane un soldato è rimasto ferito da coloni che lo hanno aggredito fisicamente e hanno tentato di investirlo.

5). Il 27 febbraio, in una sparatoria registrata vicino a Gerico, un israeliano, che detiene anche la cittadinanza statunitense, è stato ucciso da un uomo armato (ritenuto palestinese). Lo stesso uomo ha continuato a guidare, sparando contro altri due veicoli, ma non sono stati riportati feriti. Successivamente, forze israeliane hanno lanciato una caccia all’uomo per trovare l’autore, imponendo restrizioni agli spostamento nella città di Gerico (vedi sotto). Ciò porta a tredici, oltre a un cittadino straniero e un soldato, gli israeliani uccisi, dall’inizio dell’anno, in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est e Israele; nel 2022, nello stesso arco di tempo non erano state registrate uccisioni.

6). In Cisgiordania, durante il periodo in esame, 1.068 palestinesi, tra cui almeno 102 minori, sono stati feriti da forze israeliane, di cui 119 colpiti da proiettili veri (seguono dettagli).

Oltre ai 453 palestinesi feriti da forze israeliane, il 22 febbraio, nell’operazione nella Città Vecchia di Nablus, altri 39 feriti sono stati registrati durante dieci operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte da forze israeliane in tutta la Cisgiordania.

In altri quindici episodi, registrati a Betlemme, Hebron, Nablus e Tubas, 451 palestinesi sono stati feriti da forze israeliane, in seguito all’ingresso di coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, nelle stesse Comunità palestinesi; la maggior parte dei feriti è stata curata per inalazione di gas lacrimogeni. Il novanta per cento di questi feriti è stato registrato nella città di Huwwara, tra il 26 e il 27 febbraio, contestualmente all’attacco di coloni.

Altri 125 dei feriti totali sono stati registrati in varie manifestazioni, compresa quella che contestava la creazione di un avamposto israeliano presso la Comunità Wadi Seeq (Ramallah), e contro l’espansione degli insediamenti e le restrizioni di accesso legate agli insediamenti a Beit Dajan e Beita (entrambe a Nablus), e Kafr Qaddum (Qalqilya) e in altre manifestazioni contro l’operazione Nablus che hanno provocato la morte di undici palestinesi.

Complessivamente, 866 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 120 sono stati colpiti da proiettili veri, 19 sono stati feriti da proiettili di gomma, 55 da schegge, cinque sono stati aggrediti fisicamente, due sono stati colpiti da granate sonore e uno è stato colpito da candelotti lacrimogeni.

7). In Cisgiordania, altri otto palestinesi, tra cui due minori, sono stati feriti da coloni israeliani; persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 39 casi. Oltre ai palestinesi feriti da forze israeliane e da coloni nei già citati episodi collegati a coloni (seguono dettagli).

Tra il 14 e il 25 febbraio, coloni israeliani hanno ferito cinque palestinesi, tra cui un minore. Due dei feriti sono stati provocati da proiettili veri sparati da coloni.

In altri 24 episodi registrati a Ramallah, Betlemme, Hebron, Gerusalemme e Nablus, secondo testimoni oculari e fonti delle Comunità locali, più di 300 alberi sono stati vandalizzati su terre palestinesi, comprese le terre prossime agli insediamenti israeliani e agli avamposti degli insediamenti israeliani di nuova costituzione; sono state forate le gomme di venticinque auto di proprietà palestinese; coloni israeliani hanno scritto sui muri di tre case, hanno dato fuoco alle coltivazioni in un terreno agricolo, hanno rubato attrezzature agricole e danneggiato serbatoi d’acqua.

Inoltre, tra il 26 e il 27 febbraio, in seguito alla uccisione di due coloni (di cui sopra), in Cisgiordania sono stati segnalati altri 18 episodi di violenza: coloni israeliani hanno ferito tre palestinesi, tra cui una donna, hanno lanciato pietre, hanno vandalizzando 17 veicoli palestinesi ed hanno forato le gomme di altri sette o dato fuoco a proprietà palestinesi vicino a Tubas, Hebron, Ramallah, Salfit e Nablus.

8). Vicino a Nablus, una donna israeliana è rimasta ferita e il suo veicolo ha subito danni, secondo quanto riferito, ad opera di palestinesi che hanno sparato al suo veicolo. In altri cinque casi, due coloni israeliani sono rimasti feriti e sono stati causati danni ad almeno cinque veicoli israeliani da persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, che hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania.

9). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 66 strutture comprese 18 strutture residenziali Ventidue (22) delle strutture erano state fornite da donatori come assistenza umanitaria. Di conseguenza, 60 palestinesi, tra cui 29 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 200 altri (seguono dettagli).

Quarantanove (49) delle strutture si trovavano in Area C, di cui sedici (tutte finanziate da donatori) demolite in un unico episodio registrato nella Comunità di Lifjim a Nablus; tre famiglie, comprendenti 17 persone, tra cui dieci minori, sono state sfollate. Altre 17 strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, di cui otto demolite dai proprietari, per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Il mese di febbraio 2023 ha registrato il maggior numero di strutture demolite a Gerusalemme est, dall’aprile 2019, in un solo mese; con un totale di 36 strutture demolite, a fronte di una media mensile di undici demolizioni nel 2022.

10). Il 16 febbraio, nell’Area C della città di Hebron, per motivi punitivi, le autorità israeliane hanno demolito con esplosivi l’appartamento al quarto piano di un edificio residenziale a più piani, sfollando una famiglia composta da quattro persone, tra cui tre minori. L’appartamento apparteneva alla famiglia dell’uomo che sparò e uccise un colono israeliano il 29 ottobre 2022 a Hebron. Dall’inizio del 2023, per motivi punitivi, sono state demolite sei case e una struttura agricola, rispetto alle undici case e tre strutture demolite in tutto il 2022; erano state tre in tutto il 2021 e sette nel 2020. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e in quanto tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale in quanto prendono di mira le famiglie di un autore, o presunto autore.

11). In diverse località della Cisgiordania, forze israeliane hanno limitato gli spostamenti dei palestinesi, interrompendo l’accesso di migliaia di persone a mezzi di sussistenza e servizi (seguono dettagli).

Il 26 febbraio, in seguito alla uccisione di due coloni israeliani (di cui sopra), l’esercito israeliano ha imposto la chiusura della città di Huwwara (Nablus) e ha chiuso i checkpoints nelle vicinanze; ha inoltre ostruito l’ingresso del villaggio di Beita (Nablus) con blocchi di cemento, ostacolando il movimento di più di 19.000 palestinesi.

Il 27 febbraio, in seguito all’uccisione di un israeliano, avvenuta lo stesso giorno, vicino a Gerico, l’esercito israeliano ha dispiegato posti di blocco volanti davanti a tutte le entrate/uscite della città di Gerico, inclusi blocchi di cemento, ostacolando il movimento di almeno 50.000 palestinesi.

In due episodi separati, registrati il 17 e il 24 febbraio, forze israeliane hanno limitato il movimento di oltre 10.000 palestinesi, chiudendo i cancelli stradali all’ingresso dei villaggi di Azzun (Qalqilya) e An Nabi Salih (Ramallah), rispettivamente per quattro e tre ore.

12). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 33 occasioni, forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso; quattro pescatori sono stati arrestati e un peschereccio è stato sequestrato; non sono stati riportati feriti o danni. In un altro caso, quattro minori palestinesi sono stati arrestati da forze israeliane mentre cercavano di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale. Inoltre, il 26 febbraio, si sono svolte manifestazioni lungo la recinzione perimetrale di Israele con Gaza, contro l’operazione di Nablus che ha provocato la morte di undici palestinesi (vedi sopra). I palestinesi hanno bruciato pneumatici e lanciato pietre e altri oggetti contro la recinzione e le forze israeliane, posizionate dall’altra parte della recinzione, hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni, ferendo quattro palestinesi, tra cui un minore.

13). Sempre nella Striscia di Gaza, il 23 febbraio, gruppi armati palestinesi hanno lanciato sei razzi e altri proiettili verso il sud di Israele; cinque razzi sono stati intercettati dal sistema israeliano Iron Dome e uno è caduto in un’area aperta in Israele. Secondo quanto riferito, forze israeliane hanno lanciato attacchi aerei contro siti militari appartenenti a gruppi armati della Striscia di Gaza. Non sono stati segnalati feriti.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

Ultimi sviluppi (al di fuori del periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

Il 1° marzo, un palestinese è deceduto per le ferite da arma da fuoco riportate il giorno precedente, quando, durante un’operazione di ricerca-arresto nel Campo profughi di Aqbat Jaber (Gerico), era stato colpito dalle forze israeliane, nel contesto di uno scontro a fuoco con palestinesi.

Il 2 marzo, le forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca-arresto nel villaggio di Azzun (Qalqilya), dove hanno colpito, con arma da fuoco, e ucciso un minore palestinese.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




“Catastrofe”: i palestinesi raccontano la mortale incursione israeliana a Nablus

Zena Al Tahhan

23 febbraio 2023 – Al Jazeera

Le forze israeliane hanno ucciso 11 palestinesi a Nablus in una delle incursioni più letali dalla rivolta del 2000-05

Ramallah, Cisgiordania occupata – Almeno 150 soldati israeliani su decine di mezzi blindati hanno attaccato Nablus mercoledì in quello che è diventato uno dei più letali raid militari nella Cisgiordania occupata dalla rivolta di massa palestinese, o Intifada, del 2000-05.

In quattro ore l’esercito israeliano ha ucciso 11 palestinesi e ferito più di 80 persone, alcune gravemente, con munizioni vere. Il raid avviene quasi un mese dopo che 10 palestinesi sono stati uccisi in un raid simile nel campo profughi di Jenin, a circa 41 km di distanza.

Jenin e Nablus, diventate i centri di una moderata resistenza palestinese, sono lo scenario di sempre più numerosi attacchi mortali israeliani.

Tra le vittime dei raid di mercoledì vi sono tre anziani – di 72, 66 e 61 anni – e un ragazzo di 16 anni, e centinaia di altre persone hanno inalato gas lacrimogeni.

Sparavano a destra e sinistra, a chiunque, chi aveva e chi non aveva armi. Io ero a due metri da un ragazzo, assistevo agli eventi, e lui è stato colpito e ferito proprio davanti a me”, dice a Al Jazeera Khaled Jamal, un abitante di 25 anni.

È stata una catastrofe. Tutti dentro e fuori dall’ospedale piangevano per la scena che si svolgeva davanti ai nostri occhi – uomini, donne, bambini. Anche le persone che erano in ospedale per dei controlli piangevano”, continua.

Forze israeliane sotto copertura sono entrate a piedi nella Città Vecchia di Nablus all’alba di mercoledì, vestite da religiosi musulmani e da donne velate e si sono nascoste dentro una moschea nel quartiere di al-Halabeh vicino ad una casa dove si rifugiavano due combattenti palestinesi.

I soldati israeliani sono rimasti nascosti nella moschea fino al mattino, quando decine di altri soldati si sono posizionati dentro e intorno alla casa e al quartiere – compresi cecchini sui tetti, a quanto affermano gli abitanti del luogo.

I due combattenti, Hossam Isleem di 24 anni e Mohammad Abdulghani di 23 (conosciuto anche come Mohammad Jneidi), appartenenti al gruppo armato Fossa dei Leoni di Nablus, si sono rifiutati di arrendersi. Pochi minuti dopo, secondo gli abitanti, le forze israeliane hanno attaccato la casa con granate lanciarazzi e droni armati, uccidendoli.

L’esercito israeliano sostiene che Isleem, con Osama Taweel e Kamal Joury, altri due combattenti in detenzione amministrativa, fosse coinvolto nella sparatoria che in ottobre ha ucciso un soldato israeliano vicino alla colonia illegale di Shavei Shomron.

“Inconcepibile”

Akram Saeed Antar, che abita nella zona di al-Halabeh dove si trovava la casa presa di mira, ha detto che i soldati israeliani sparavano indiscriminatamente.

Sono state almeno 3 ore di distruzione, esplosioni e proiettili veri che hanno preso di mira tutti gli abitanti della zona”, dice Antar. “Uccidevano persone anziane e bambini per strada”.

I combattenti della resistenza avevano semplici fucili, non potevano resistere a granate, missili e droni”, continua Antar.

Durante l’operazione intorno alla casa le forze israeliane hanno attaccato larghe folle di palestinesi in tutta Nablus in diversi luoghi accalcati usando proiettili veri e candelotti lacrimogeni che contenevano spray al peperoncino, e sparato anche da droni quando si sono estesi gli scontri con gli abitanti.

Inconcepibile! Lanciavano gas lacrimogeni contro donne, uomini, anziani, in ogni zona affollata di Nablus dove c’era tanta gente. Sono andato con un gruppo di giovani a instradare le persone con bambini, le famiglie, verso il principale centro commerciale in città – era il posto più sicuro”, dice Jamal, che ha anche sofferto per l’inalazione di gas lacrimogeno.

Non era normale gas lacrimogeno. Era mescolato con spray al peperoncino, per cui non solo soffochi, ma non puoi neanche aprire gli occhi. C’erano molte persone che camminavano cieche”.

Un altro testimone, che ha preferito restare anonimo per paura di rappresaglie, ha detto: “È stato un massacro.”

Tutti correvano per le strade gridando. L’esercito trattava le persone barbaramente – sparava alla gente nelle strade, nei negozi, ai carrelli della spesa nel mercato, distruggeva la merce”, dice ad Al Jazeera.

Serie di incursioni mortali

Il micidiale raid su Nablus è la terza grande operazione israeliana in Cisgiordania dall’inizio dell’anno e sotto il nuovo governo israeliano di estrema destra che ha giurato alla fine di dicembre.

Il 26 gennaio le forze israeliane hanno ucciso nove palestinesi, tra cui due bambini e una donna, nel campo profughi di Jenin, in quello che è stato anche descritto come un “massacro”. Il 6 febbraio l’esercito ha ucciso cinque uomini e ferito gravemente altri due nel campo profughi di Aqabet Jaber nella città di Gerico.

Le operazioni su larga scala arrivano a seguito del 2022, dichiarato dalle Nazioni Unite come l’anno più letale per i palestinesi dalla fine della seconda Intifada nel 2005.

Israele afferma di prendere di mira la limitata resistenza armata palestinese nel nord della Cisgiordania, ma molti civili, compresi i bambini, vengono spesso uccisi e feriti durante tali raid e le loro proprietà vengono distrutte.

Con 62 palestinesi, tra cui 13 bambini, finora uccisi quest’anno, e centinaia di altri feriti, i primi due mesi del 2023 sono stati i più letali dal 2000 rispetto allo stesso periodo.

Mercoledì il Ministero della Salute palestinese ha affermato in una dichiarazione che “l’inizio di quest’anno è il più sanguinoso nella Cisgiordania occupata almeno dall’anno 2000. Negli ultimi 22 anni non abbiamo mai registrato un tale numero di martiri [61] nei primi due mesi di un anno”.

I quasi giornalieri omicidi in Cisgiordania che continuano da più di un anno, così come altre politiche oppressive israeliane tra cui l’aumento delle demolizioni di case palestinesi e le misure punitive sui prigionieri, stanno ulteriormente rendendo esplosiva la situazione sul campo.

In migliaia hanno partecipato mercoledì pomeriggio ai funerali delle 11 persone uccise, con canti appassionati contro l’occupazione israeliana e in onore dei combattenti e dei civili uccisi. Erano presenti centinaia di combattenti con i fucili in mano.

Mercoledì notte gruppi di resistenza armata nella Striscia di Gaza assediata hanno lanciato razzi su Israele in risposta al raid di Nablus, cui Israele ha sollecitamente risposto lanciando raid aerei su Gaza.

La resistenza a Gaza è commisurata all’escalation dei crimini del nemico nella Cisgiordania occupata contro il nostro popolo, la cui pazienza si sta esaurendo”, ha detto Abu Obeida portavoce del movimento Hamas.

L’escalation della violenza fa temere un conflitto più ampio, e alcuni affermano che una terza Intifada sia inevitabile.

Tornando a Nablus, i residenti continueranno a lungo a subire lo choc per le conseguenze del micidiale attacco israeliano.

“È stato orribile. Ero seduto lì alla fine del giorno sul pavimento dell’ospedale con il sangue addosso, piangendo con un gruppo di giovani”, ha detto Jamal.

(traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Quattro ore di disastro: le testimonianze su un’incursione militare a Nablus sollevano interrogativi sulla versione degli eventi dell’esercito

Amira Hass

18 novembre 2022 – Haaretz

Sono passate quattro settimane dall’incursione dell’esercito e della polizia nella Città Vecchia di Nablus che ha causato la morte di 5 palestinesi. Le prove raccolte da Haaretz mostrano una grave violazione del protocollo da parte delle forze israeliane che ha causato la morte di due civili, un attacco alle forze dell’Autorità Nazionale Palestinese e la scoperta di un presunto “nascondiglio segreto” che in realtà era ben conosciuto

Ali Antar, un uomo di 26 anni, celibe, amava le moto e lavorava come barbiere. Anche Hamdi Sharaf, 36 anni, padre di due figli, era un barbiere. Nessuno dei due era armato né collegato alla Fossa dei Leoni [gruppo di resistenza palestinese di recente formazione, ndt.], ma sono stati comunque uccisi dalle forze israeliane in due diverse località della città di Nablus, in Cisgiordania. La loro colpa è stata trovarsi per strada nella notte tra il 24 e il 25 ottobre, quando una forza congiunta di esercito, polizia e Shin Bet [l’agenzia di intelligence per gli affari interni dello Stato di Israele, ndt.] ha invaso Nablus e ha circondato la Città Vecchia.

Il portavoce dell’esercito israeliano ha successivamente rilasciato una dichiarazione in cui precisava l’obiettivo principale, il 31enne Wadi al-Hawwah, ucciso durante l’operazione.

Alcuni media israeliani hanno riferito che oltre ad al-Hawwah, altri quattro palestinesi sono stati uccisi nel corso di “scambi di fuoco”. Ma secondo testimoni oculari, sia Antar che Sharaf non sono stati coinvolti in alcun scambio di fuoco incrociato, ma sono stati colpiti da cecchini israeliani.

Da allora sono passate quasi quattro settimane, ma un’incursione armata come quella lascia delle impressioni profonde sui palestinesi e quindi merita questo articolo per quanto tardivo.

Le dichiarazioni congiunte dell’esercito e della polizia con indiscrezioni “da fonti anonime” riportate poco dopo l’incursione sono state accettate in Israele come descrizione da parte del narratore onnisciente. Nel confronto fra questi primi rapporti, concisi e spogli, l’esercito prevale sempre, e chiunque cerchi un quadro più completo si trova in difficoltà: non gli resta altro da fare che raccogliere testimonianze oculari e porre domande. Inizieremo da qui.

Nascondiglio segreto’

Secondo il portavoce dell’esercito le forze israeliane hanno trovato al-Hawwah in quella che secondo lui sarebbe il suo “nascondiglio segreto”. L’appartamento in cui alloggiava appartiene alla famiglia al-Hawwah e dà sul cortile (“Hosh” in arabo) prospiciente a delle case ad arco in pietra vecchie più di un secolo. Tutti sapevano che l’appartamento apparteneva alla famiglia e alcuni sapevano che era stato recentemente ristrutturato nella speranza che Wadi si sposasse presto. Il piano sottostante l’appartamento appartiene alla famiglia Atout e funge da diwan, una stanza per le riunioni di famiglia.

Alla richiesta di informazioni il portavoce dell’esercito ha indirizzato Haaretz al suo omologo della polizia che non ha spiegato perché l’appartamento fosse stato definito un “nascondiglio segreto”. In risposta, ha affermato che gli agenti dello Yamam [antiterrorismo] insieme all’esercito e allo Shinbet e ad altri agenti della polizia di frontiera hanno agito per eliminare un’infrastruttura di terrorismo violento a Nablus. Le forze di sicurezza si sono coordinate pienamente nell’operazione e di conseguenza hanno sparato contro uomini armati che rappresentavano un pericolo per le nostre forze”.

Fabbrica di bombe

Il portavoce dell’esercito ha affermato che il “il nascondiglio segreto” fungeva da fabbrica di bombe, che “le nostre forze hanno fatto saltare in aria”. L’appartamento, come si presentava il 30 ottobre, mostrava chiari segni di un attacco dall’esterno da parte di diversi razzi Matador [munizioni anticarro, ndr.], come riportato: mobili e finestre rotti, cardini di metallo e ferro divelti, schermi di televisore e computer danneggiati e fusi, tappezzeria strappata, segni di colpi di arma da fuoco sui muri, resti di droni e drive di computer sparsi qua e là.

Ma se fossero stati fatti saltare in aria degli esplosivi molto probabilmente il danno sarebbe stato molto peggiore, anche alle spesse mura della casa, quindi all’appartamento stesso. Eppure non erano evidenti segni di incendio da materiale esplosivo fatto esplodere all’interno dell’appartamento. Nello stesso Hosh, il complesso di edifici in pietra adiacenti al punto in cui si trova l’appartamento, non c’erano evidenti segni di danneggiamento che indicassero [la presenza di] una carica esplosiva.

C’era forse un altro appartamento che fungeva da “fabbrica di materiali esplosivi” che è stato fatto saltare in aria e la sottoscritta autrice dell’articolo non ne è a conoscenza? Il portavoce della polizia è stato interpellato ma non ha risposto.

Ingresso di soldati

Secondo diversi media israeliani – ma non secondo la dichiarazione del portavoce dell’esercito – i militari israeliani sono entrati nel “nascondiglio segreto” e hanno fatto esplodere il materiale esplosivo trovato nella “fabbrica di bombe”. Secondo gli abitanti palestinesi del quartiere, i soldati e l’unità Yamam della polizia di frontiera non sono mai entrati nell’appartamento.

Un altro appartamento

Secondo i vicini i militari hanno fatto irruzione in un secondo appartamento nella Città Vecchia, in Nasser Street, a nord dell’appartamento della famiglia al-Hawwah. Un vicino ha detto che l’appartamento era disabitato. Era un ampliamento recente e meno solido rispetto ad una struttura in pietra più antica. Tuttavia, non ci sono segni evidenti di un’esplosione, quindi è altrettanto improbabile che la “fabbrica di esplosivi” si trovasse lì. I vicini hanno avuto l’impressione che l’esercito e la polizia avessero stabilito lì un loro quartier generale. Il portavoce della polizia non ha risposto alle domande.

Spari contro la polizia palestinese

Secondo i media israeliani “all’inizio dell’operazione” l’esercito ha notificato alle forze di sicurezza palestinesi la sua incursione, in modo che si ritirassero nel loro quartier generale. Ma non c’è stata necessità di tale avvertimento poiché le forze speciali israeliane avevano già reso nota la loro presenza sparando e ferendo il personale di sicurezza palestinese di stanza in Piazza dei Martiri.

Almeno cinque palestinesi sono rimasti feriti nella piazza dal fuoco israeliano due dei quali membri delle forze di sicurezza palestinesi e due dell’intelligence militare, oltre a un uomo che ha cercato di soccorrerli.

Sparare al personale di sicurezza palestinese di stanza in luoghi coordinati noti all’esercito viola i termini degli accordi di sicurezza congiunti tra le due parti. L’esercito, la polizia e lo Shin Bet hanno deciso in anticipo di mettere in pericolo la vita del personale di sicurezza palestinese (e quella parte delle norme fondamentali che impongono di avvertire i palestinesi prima di un ingresso nell’Area A [sotto il pieno controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese, ndt.])? Oppure le truppe che hanno sparato contro di loro non erano a conoscenza delle regole o non sapevano che i palestinesi erano regolarmente di stanza nei loro posti? L’ufficio del portavoce della polizia ha rifiutato di rispondere.

Cinque località

Le forze israeliane sono rimaste a Nablus per quattro ore, lasciando dietro di sé cinque morti e trenta feriti in cinque diverse località, con testimoni oculari in ogni zona. Alcuni di loro sono stati precisi nelle loro descrizioni mentre altri sembrano aver messo insieme racconti sentiti da altri o aver sostituito ciò che avevano dimenticato con valutazioni e interpretazioni.

Questo il quadro che emerge dai loro racconti:

Prima di mezzanotte le forze israeliane – unità di polizia sotto copertura e forse anche soldati si erano posizionate sui tetti di due edifici gli edifici Al-Rif e Beirut sulla Montagna del Nord(sul Monte Ebal) che domina la città. A., uno degli inquilini, che era tornato a casa cinque minuti prima di mezzanotte, ha detto ad Haaretz che quando ha parcheggiato la sua auto mi hanno puntato contro [puntatori] laser [montati su fucile] e hanno inviato un drone verso di me. Ho pensato che ci fossero dei soldati, ma ancora non sapevo dove si trovassero“.

Il drone si è librato tra l’edificio e la Città Vecchia, racconta A. Lui e gli altri inquilini della casa si sono accorti che i soldati erano sul tetto del loro edificio e di quello adiacente solo quando la polizia o i soldati hanno sparato in direzione della Città Vecchia e delle strade circostanti.

Ritiene che la distanza tra il suo edificio e la Città Vecchia sia di circa un chilometro e mezzo. Altrove a Nablus, la gente ha parlato di diversi altri edifici in cui erano posizionate unità sotto copertura e da cui in seguito hanno iniziato a sparare. Uno di questi era un grande centro commerciale in Piazza dei Martiri.

Diverse attività commerciali negli edifici che circondano Piazza dei Martiri, compresi diversi negozi e ristoranti, erano ancora aperte nonostante l’ora tarda. H. si trovava insieme ad un gruppo di giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni che chiacchieravano, fumavano narghilè, facevano uno spuntino notturno o ripulivano il locale per la successiva giornata di lavoro.

Nella piazza diversi membri armati del personale di sicurezza palestinese stavano in piedi sotto le palme come fanno regolarmente, giorno e notte nelle rispettive postazioni. Quando non c’è nessuno i residenti di Nablus presumono che l’esercito israeliano abbia notificato alle forze di sicurezza un’incursione pianificata e che essi siano tornati al quartier generale.

Erano circa le 0:30, o le 0:15, ha detto H. ad Haaretz. Inizialmente abbiamo sentito una forte esplosione e in seguito molti colpi di arma da fuoco. Ho sbirciato fuori dalla finestra e ho visto un agente di sicurezza palestinese sparare in aria. Non miravano a niente in particolare perché non sapevano da dove provenisse il fuoco”.

H. si è reso conto che diverse persone erano state ferite dal fuoco israeliano e una di loro si era rifugiata nel negozio dove si trovava H., il quale ha poi aiutato l’uomo a salire su un’ambulanza che era riuscita a raggiungere la zona. H. stima che i soldati o la polizia israeliani stessero sparando dal centro commerciale della città.

F. è un volontario di una delle squadre di soccorso medico e suo fratello è uno dei quattro agenti della sicurezza palestinese feriti quella notte. F. ha parlato con Haaretz riferendosi al resoconto di suo fratello, dicendo che un veicolo civile si è fermato accanto agli ufficiali palestinesi per avvertirli che le “forze speciali” israeliane erano nell’area.

“L’autista non ha avuto la possibilità di finire la frase prima che iniziassero a sparare”, ha detto F. Gli agenti di sicurezza palestinesi hanno sparato in aria in quel momento non sapevano da dove provenisse il fuoco. Poi sono fuggiti». Riferisce che la sparatoria proveniva sia dal centro commerciale che dalle postazioni improvvisate allestite sugli edifici del Monte del nord.

La prima forte esplosione che F. e la sua squadra medica hanno sentito arrivava dal quartiere di Ras al-Ain a sud della Città Vecchia. Successivamente è emerso che l’esplosione proveniva da un’auto appartenente a Hamdi Qayyim, successivamente identificato come sostenitore di Hamas e membro della Fossa dei Leoni. È stato anche riferito che i paramedici hanno successivamente recuperato il suo corpo carbonizzato dall’auto.

Stava andando al centro della Città Vecchia? Una bomba che trasportava nel veicolo è esplosa da sola o sotto i colpi sparati contro la sua auto? Non è chiaro. Più o meno nello stesso momento si sono sentite delle esplosioni nel centro della Città Vecchia. Alcuni abitanti hanno detto che la prima esplosione non è stata quella dell’auto di Qayyim ma quella del razzo che ha colpito l’appartamento dove alloggiava al-Hawwah.

Gli abitanti dei quartieri più distanti sono stati svegliati dall’esplosione e da quelle successive. Con il crescere degli spari si sono moltiplicate le sirene delle ambulanze, le persone hanno iniziato a scambiare informazioni e voci mentre la paura aumentava.

Durante quelle quattro ore non siamo riusciti a dormire. Sembrava di essere nel bel mezzo di una guerra e avevamo paura. Era come se fossimo tornati ai giorni della seconda intifada, ha detto ad Haaretz un abitante di un quartiere a ovest della Città Vecchia. Oltre a tutto ciò, alcune zone della città hanno subito un blackout.

Verso le 0:40 del mattino decine di veicoli dell’esercito e della polizia hanno iniziato a riversarsi speditamente attraverso i quattro ingressi di Nablus: Tel, al-Tur, Huwara e Asira al-Shamliya. I giovani e i più coraggiosi hanno risposto alle chiamate della Fossa dei Leoni per accorrere nella Città Vecchia e ostacolare l’incursione lanciando pietre e incendiando pneumatici. La sottoscritta autrice dell’articolo non sa quanti di loro siano stati feriti dal fuoco dell’esercito e quanti dei feriti giunti negli ospedali fossero armati e impegnati in scontri a fuoco con le forze israeliane.

Nessun luogo sicuro

Quattro giorni dopo il funerale collettivo dei cinque morti la famiglia di al-Hawwah ha iniziato a parlare con i media. Hanno detto di aver parlato con gli amici di Wadi che quella notte erano con lui nell’appartamento e sulla base dei loro racconti hanno potuto ricostruire il raid che lo ha ucciso. Non tutto di quei resoconti di seconda mano appare chiaro.

Da queste e da altre fonti emerge però che non vi è stato alcun tentativo di arrestare al-Hawwah e i suoi amici. Le forze israeliane sono arrivate con l’intento di uccidere.

Secondo i suoi amici diversi droni di sorveglianza sono entrati nell’appartamento attraverso la finestra a nord, cogliendoli di sorpresa. Membri della famiglia hanno detto che gli è stato riferito che al-Hawwah avrebbe sparato contro i droni.

Allo stesso tempo, proiettili Matador sono stati sparati contro l’appartamento da sud mentre uno o più droni emettevano gas lacrimogeni. Il personale medico palestinese ha riferito che al-Hawwah è stato ucciso da cinque proiettili che lo hanno colpito al petto, apparentemente sparati da una posizione fuori dall’appartamento, sempre secondo i servizi medici palestinesi. Uno degli amici di al-Hawwah, Mishal Baghdadi, è stato gravemente ferito ed è morto mentre si recava in ospedale. F., che era arrivato con la sua équipe medica in una piazza accanto alla Moschea Nasser, dice di aver sentito il boato di sei potenti esplosioni.

F. riferisce che gli israeliani hanno sparato contro la sua ambulanza mentre cercava di raggiungere diversi feriti. “L’autista e io siamo stati costretti a lasciare l’ambulanza e nasconderci per evitare di essere feriti”, dice. Anche altre squadre mediche hanno riferito di essere state colpite dalle forze israeliane, essendo così costrette a fare delle deviazioni e ad arrivare in ritardo sul luogo. La polizia non ha risposto all’accusa.

Hamdi Sharaf, il barbiere di 36 anni, era a casa dei suoceri con la moglie e i due figli. Quando sono giunte voci secondo cui “l’esercito era in città“, Sharaf e un altro membro della famiglia hanno pensato di andare a vedere cosa stesse succedendo. Ma altri famigliari li hanno convinti a non farlo. Poi hanno sentito un’esplosione e hanno insistito per uscire per scoprire cosa capitasse. Hanno fatto un po’ di giri, hanno lasciato la Città Vecchia, non hanno visto uomini armati o israeliani sotto copertura, e hanno deciso di tornare a casa.

Entrambi sono stati colpiti vicino alla casa dei suoceri. Non erano armati, non c’è stato alcuno scambio di colpi di arma da fuoco nella zona. Secondo i resoconti giunti ad Haaretz, i colpi sono stati sparati con i silenziatori. Poco dopo l’una di notte, il Ministero della Sanità palestinese ha dichiarato Sharaf morto.

A mezzanotte il barbiere Ali Antar era ancora seduto con gli amici al Cafe Z’abub nel quartiere Bassatin (giardini) fuori dalla Città Vecchia, a pochi isolati a ovest di Piazza dei Martiri. La sera, quando il bar è pieno, i clienti spesso portano le sedie sul marciapiede davanti a un negozio di abbigliamento chiuso per tutto quel giorno. Antar si trovava lì con i suoi amici al momento del boato della prima esplosione. Si sono tutti dileguati. Antar, come si può vedere nel video della telecamera di sicurezza del bar, prima di andarsene ha pagato il suo conto.

Tre giorni dopo l’incursione il suo migliore amico R. ha raccontato ad Haaretz cosa è successo dopo. Abito a poche centinaia di metri dal caffè in via al-Fatimiyyeh [che si estende a ovest della Città Vecchia]. Dopo aver sentito l’esplosione abbiamo deciso che sarebbe stato più sicuro che gli amici che vivono in quartieri più lontani venissero a casa mia”, ha detto.

A. è salito sull’auto di un amico mentre Antar montava sulla sua moto, portando con sé un amico. “Ci siamo fermati davanti alla casa e all’improvviso abbiamo sentito degli spari”, racconta. Non sapevamo se provenissero dall’esercito o dall’Autorità nazionale palestinese. Io e il mio amico ci siamo riparati dietro l’auto, inginocchiandoci, mentre gli spari continuavano. Ho pensato tra me e me, l’ANP non può volerci uccidere”.

In quel momento non sapevo che si trattava dell’esercito. All’improvviso qualcosa ha colpito il retro dell’auto. Non sapevamo cosa fosse. Siamo fuggiti nell’appartamento dei miei genitori senza voltarci indietro.

Ho visto la morte. Ho strisciato, ho strisciato su per le scale tremando. Ho avuto un cedimento nervoso, il giorno dopo il funerale sono finito anche io in ospedale», racconta R., e aggiunge che l’amico, che quella notte era alla guida dell’auto, ha subito un trauma ancora più grave. Non è in grado di parlare. Ora si sa che a colpire l’auto è stata la moto di Antar. L’amico che era con lui è rimasto ferito ma è riuscito a mettersi al riparo.

“Qualcuno dall’altra parte della strada ha visto Ali sdraiato sull’asfalto. Ali ha cercato di rialzarsi ed è stato colpito di nuovo. Quel ragazzo ha cercato di attraversare la strada per salvare Ali, ma gli israeliani gli hanno sparato. sparavano a qualsiasi cosa si muovesse Tutto quello che volevamo fare era raggiungere un luogo sicuro. Ma nessun luogo era sicuro”.

(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Cisgiordania: sei palestinesi uccisi durante un’incursione su larga scala contro gruppo La Fossa dei Leoni

Akram al-Waara, Leila Warah

25 ottobre 2022-Middle East Eye

Gli intensi combattimenti notturni sconvolgono Nablus mentre numerose truppe israeliane assaltano la città e prendono di mira il nascente gruppo armato

Martedì le forze israeliane hanno ucciso sei palestinesi e ne hanno feriti almeno altri 20 dopo un violento raid dell’esercito nella Cisgiordania occupata settentrionale.

Numerose truppe equipaggiate con decine di veicoli corazzati e missili guidati anticarro hanno preso d’assalto Nablus intorno a mezzanotte ora locale e si sono scontrate con i combattenti palestinesi nella città.

Secondo il Ministero della Salute palestinese cinque palestinesi, di cui almeno due disarmati, sono stati uccisi durante il raid di tre ore e una sesta persona è stata uccisa a colpi di arma da fuoco a Ramallah ore dopo.

I nomi di coloro che sono morti durante l’assalto di Nablus sono stati identificati come Hamdi Sobeih Ramzi Qayem, 30 anni; Ali Khaled Omar Antar, 26 anni; Hamdi Muhammad Sabri Hamid Sharaf, 35 anni; Wadi Sabih Houh, 31 anni; Mishaal Zahi Ahmed Baghdadi, 27 anni.

Il sesto palestinese, identificato come Qusai Tamimi, 20 anni, è stato ucciso in un altro incidente nel villaggio di Nabi Saleh, nel distretto di Ramallah.

Martedì nella Cisgiordania occupata e nella Striscia di Gaza sono stati osservati uno sciopero generale e una giornata di lutto mentre migliaia di residenti adirati si sono uniti ai cortei funebri a Nablus.

“La città si è svegliata molto triste questa mattina: hanno perso cinque vite. L’atmosfera è molto cupa e oggi ci sono scioperi in tutta la Cisgiordania”, ha detto a Middle East Eye Zayd al-Azhary, un attivista che vive a Nablus.

L’operazione di martedì è avvenuta durante un assedio di 14 giorni a Nablus da parte dell’esercito israeliano, che ha bloccato gli ingressi della città e paralizzato il movimento delle persone in entrata e in uscita.

L’esercito israeliano afferma che le misure sono state poste in essere per fermare gli attacchi contro obiettivi israeliani effettuati da un gruppo armato di nuova formazione nella città chiamato “Lions’ Den” [Fossa dei Leoni, ndt].

Nablus e la vicina città di Jenin hanno assistito a una rinascita della resistenza armata negli ultimi mesi. I combattenti palestinesi hanno attaccato sempre più posti di blocco e postazioni dell’esercito, oltre ad affrontare le truppe israeliane durante i le incursioni nelle città.

Incursione sotto copertura

Secondo i media palestinesi l’attacco a Nablus è iniziato poco dopo la mezzanotte di martedì quando le forze di sicurezza appartenenti all’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) hanno fermato un “veicolo sospetto” vicino alla Città Vecchia.

Il veicolo trasportava forze speciali israeliane sotto copertura, hanno detto fonti locali. Quando gli agenti dell’Autorità Palestinese hanno affrontato le forze israeliane nel veicolo, secondo quanto riferito, gli ufficiali palestinesi sono stati presi di mira dai cecchini israeliani che erano appostati sui tetti della zona.

Secondo quanto riferito da fonti locali, dopo che la copertura delle forze speciali israeliane è saltata, si è verificato uno scontro a fuoco tra le forze dell’ANP e i soldati israeliani, provocando il ferimento di quattro agenti dell’ANP.

Lo scontro a fuoco tra gli agenti dell’Autorità Nazionale Palestinese e i soldati israeliani ha allertato i gruppi armati nella Città Vecchia di Nablus che era in corso un’operazione israeliana nella città.

I combattenti palestinesi hanno iniziato a scambiare colpi di arma da fuoco con le forze israeliane che avevano fatto irruzione nell’area, mentre altre decine di jeep dell’esercito israeliano hanno iniziato ad entrare in città.

Un residente ha detto che “è scoppiato il caos” dopo che le truppe israeliane sono entrate in gran numero nella Città Vecchia, prendendo di mira i membri del gruppo La Fossa dei Leoni.

L’esercito israeliano ha confermato in un comunicato che l’operazione ha preso di mira un sito “utilizzato dai principali agenti operativi della Fossa dei Leoni”, descrivendolo come un “quartier generale e un’officina per la fabbricazione di armi”. Ha aggiunto che “ha risposto con munizioni vere ai sospetti armati che sparavano contro di loro”.

Il gruppo La Fossa dei Leoni ha postato su Telegram un comunicato in cui sostiene che ha ingaggiato scontri a fuoco con le truppe israeliane e ha confermato che almeno uno dei suoi membri è e rimasto ucciso.

Zona di guerra

Fonti locali sostengono che circa 60 veicoli militari corazzati israeliani sono stati utilizzati nell’operazione in cui la Città Vecchia è stata attaccata e assediata.

Secondo quanto riferito i primi due palestinesi colpiti da arma da fuoco erano passanti che camminavano per la Città Vecchia.

“Erano nel posto sbagliato al momento sbagliato”, ha detto al-Azhary a MEE. “Stavano solo camminando lungo la strada e, naturalmente, gli israeliani gli hanno sparato senza fare domande”.

Non è chiara l’identità dei primi due palestinesi uccisi e se fossero membri dei gruppi armati che stavano combattendo contro l’incursione dell’esercito. I video pubblicati sui social media mostrano medici palestinesi che tentano di rianimare due palestinesi in abiti civili mentre giacciono per strada, sanguinanti e privi di sensi.

Intorno all’una di notte, mentre gli spari risuonavano in tutta la città di Nablus, i palestinesi della Città Vecchia sono saliti sui minareti delle moschee per chiedere rinforzi agli abitanti per sostenere i combattenti della resistenza e i civili bloccati all’interno.

Un’ora dopo le forze israeliane hanno colpito un veicolo nell’area di Ras al-Ain con un missile, uccidendo un uomo nella sua auto. Un altro palestinese, Wadee al-Houh, che secondo Israele sarebbe stato uno dei comandanti del gruppo La Fossa dei Leoni”, è stato ucciso in casa sua.

I militari israeliani hanno rilasciato una dichiarazione in cui affermano che al- Houh era uno degli obiettivi principali dell’operazione dell’esercito nella città. Martedì mattina La Fossa dei Leoni ha rilasciato una dichiarazione in cui si commemora Houh, ma non si specifica il suo ruolo nel gruppo.

Mentre i gruppi armati palestinesi continuavano a scontrarsi con le forze israeliane nelle prime ore del mattino, sono stati segnalati scontri in tutta la città, compreso il campo profughi di Balata.

Al-Azhary ha descritto la scena come una “zona di guerra”.

“Più di 9.000 persone vivono nella Città Vecchia e tutte erano sotto tiro e in pericolo: bambini, anziani, famiglie ecc., non solo combattenti della resistenza. Non è una vita o una posizione facile in cui trovarsi”, ha detto.

Cercando di resistere

Migliaia di palestinesi hanno partecipato al corteo funebre delle cinque persone uccise durante il raid israeliano, mentre sono previste proteste in tutta la Cisgiordania contro la crescente violenza israeliana.

Il raid di martedì ha portato il bilancio delle vittime palestinesi quest’anno a più di 175 persone uccise dalle forze israeliane e dai coloni, di cui 125 nella Gerusalemme est occupata e in Cisgiordania.

Più di 44 sono stati uccise solo negli ultimi due mesi.

Secondo le Nazioni Unite il 2022 è stato finora “l’anno con il maggior numero di vittime palestinesi in Cisgiordania rispetto allo stesso periodo dei 16 anni precedenti”.

Nablus è stata posta sotto assedio all’inizio di questo mese dopo che un soldato israeliano era stato ucciso l’11 ottobre presso una postazione militare alla periferia della città di Nablus. L’esercito israeliano ha intrapreso una caccia all’uomo ad ampio raggio per trovare l’assassino, che, secondo quanto riferito, apparteneva al gruppo La Fossa dei Leoni.

Domenica 23 ottobre un membro palestinese del nuovo gruppo, Tamir al-Kilani, è stato ucciso con una bomba comandata a distanza nella Città Vecchia di Nablus. Il gruppo ha affermato che era stato assassinato dall’esercito israeliano, sebbene i militari [israeliani, ndt] non abbiano commentato pubblicamente l’omicidio.

Dopo il raid di martedì, il Primo Ministro israeliano Yair Lapid ha detto all’emittente pubblica Kan che “Israele non sarà mai dissuaso dall’agire per la sua sicurezza”, affermando che i membri del gruppo La Fossa dei Leoni “sono le persone che hanno ferito Ido Baruch”, riferendosi al soldato ucciso l’11 ottobre.

Su Twitter, il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha promesso che l’esercito continuerà a reprimere la “Fossa dei Leoni” e altri gruppi armati, affermando: “Non ci sono e non ci saranno città rifugio per i terroristi.

“Continueremo ad agire contro chiunque tenti di danneggiare i cittadini di Israele, ovunque e ogniqualvolta necessario” ha affermato.

 In risposta a queste dichiarazioni, al-Azhary ha respinto le affermazioni israeliane secondo cui i gruppi palestinesi sono “terroristi”, dicendo che sono stati creati come risposta alle angherie e all’occupazione israeliane che continuano nei confronti dei palestinesi.

“I palestinesi stanno cercando di resistere a Israele che toglie loro diritti e dignità di popolo. Non sono terroristi, sono un gruppo persone che sono state messe in una situazione senza vie d’uscita”, ha detto al-Azhary

“Quello che Israele sta facendo ora è cercare di trasformare questo gruppo in un gruppo terroristico invece di concentrarsi su ciò di cui noi palestinesi abbiamo effettivamente bisogno”.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Dichiarazione di Lucia Elmi, coordinatrice umanitaria facente funzione per i territori palestinesi occupati, sull’allarmante incremento della violenza e delle restrizioni agli spostamenti in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est.

Gerusalemme, 18 ottobre 2022 – OCHA Reliefweb

Per i palestinesi che risiedono nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme est, con almeno 105 palestinesi uccisi dalle forze israeliane, tra cui 26 minorenni, il 2022 è stato l’anno più letale dal 2006 come media mensile, con un aumento del 57% delle vittime palestinesi rispetto all’anno scorso. Nel 2022 dieci civili israeliani, tre stranieri e quattro soldati israeliani sono stati uccisi da palestinesi della Cisgiordania.

Solo dall’inizio di ottobre 15 palestinesi, tra cui sei minorenni, sono stati uccisi dalle forze israeliane durante operazioni di rastrellamento e arresto, conflitti a fuoco o durante scontri tra forze israeliane e palestinesi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, spesso in seguito ad attacchi o incursioni dei coloni nei villaggi palestinesi. In alcuni casi le persone uccise non sembravano rappresentare una concreta o imminente minaccia che giustificasse l’eliminazione fisica, sollevando preoccupazioni per l’uso eccessivo della forza.

Oltre a questa situazione allarmante, le Nazioni Unite sono preoccupate per le crescenti limitazioni agli spostamenti. All’inizio di questo mese, dopo che due soldati israeliani sono stati colpiti e uccisi a posti di controllo a Nablus e a Gerusalemme est, forze israeliane hanno imposto estese restrizioni agli spostamenti, limitando l’accesso di molte persone alle cure mediche, all’educazione e ai mezzi di sostentamento. Nel campo profughi di Shuafat queste restrizioni sono state in buona parte sospese, ma rimangono in vigore a Nablus. Anche Huwwara, uno dei pochi punti di accesso alla città di Nablus, ha visto un crescendo di gravità e frequenza nella violenza dei coloni.

Le autorità israeliane hanno la responsabilità legale di garantire la protezione di tutti i palestinesi,” ha affermato Lucia Elmi, coordinatrice per le questioni umanitarie ad interim. “Ciò include la garanzia che ogni misura intrapresa non colpisca in misura sproporzionata le persone.”

Un allentamento delle tensioni è fondamentale per evitare ulteriori vittime, proteggere i civili e garantire l’accesso a servizi umanitari essenziali.

(Traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Le forze israeliane mantengono la chiusura di Nablus per il settimo giorno consecutivo

Qassam Muaddi – Cisgiordania

17 ottobre 2022 – The New Arab

“È stata una settimana difficile, senza lavoro e con il rumore dei droni israeliani che sorvolano la città 24 ore su 24”, ha commentato Ghazal. “La cosa peggiore è che non è finita e non sappiamo quando finirà”.

Le forze israeliane continuano per il settimo giorno a imporre una chiusura militare alla città palestinese di Nablus nella Cisgiordania occupata.

Le forze israeliane hanno interdetto i movimenti dentro e fuori la città da martedì scorso in seguito all’uccisione di un soldato israeliano in una sparatoria vicino all’insediamento israeliano di Shavei Shomron, a nord di Nablus.

Il Lions’ Den [Fossa dei leoni], un gruppo di combattenti palestinesi di diverse fazioni, radicati a Nablus, ha rivendicato l’operazione.

A seguito dell’attacco le forze israeliane hanno bloccato diverse strade a nord-ovest di Nablus, isolando dieci villaggi dalla città, per poi imporre una ulteriore restrizione al movimento all’interno della città mettendo posti di blocco agli ingressi.

“Sebbene all’interno della stessa Nablus la vita sembri normale, ci sono molte meno persone nelle strade”, ha detto a The New Arab Ameen Abu Wardeh, giornalista palestinese che abita a Nablus.

“Le persone evitano di mettersi in condizione di lasciare Nablus perché potrebbero volerci ore solo per uscire dalla città, mentre le persone dei villaggi circostanti non possono accedere al centro”, ha aggiunto Abu Wardeh. “Il commercio è diminuito in modo significativo poiché il mercato nella città vecchia è quasi vuoto mentre nei giorni normali è pieno di persone e anche l’istruzione è stata colpita”.

L’Università Al-Najah di Nablus ha annunciato sulla sua pagina Facebook che da mercoledì scorso le lezioni si sarebbero tenute on-line.

“Le lezioni continueranno on-line per il resto della settimana e riprenderanno in presenza sabato prossimo”, si legge nell’annuncio dell’Università. “Si prenderanno accordi con gli studenti che non riusciranno ad accedere al campus, in collaborazione con i docenti”.

“Non ci sono quasi studenti all’Università, e dunque non abbiamo venduto quasi nulla nell’ultima settimana”, ha detto a The New Arab Nisreen Ghazal, proprietario di un’azienda di cibo da asporto fatto in casa situata di fronte all’Università di Al-Najah.

“Nei giorni normali, la nostra strada è piena di studenti, insegnanti e dipendenti che sono nostri clienti”, ha detto Ghazal. “Oggi non c’è nessuno ad eccezione di pochi residenti”.

“È stata una settimana difficile, senza lavoro e con il rumore dei droni israeliani che sorvolano la città 24 ore su 24”, ha osservato Ghazal. “La cosa peggiore è che non è finita e non sappiamo quando finirà”.

“Le persone che hanno assolutamente bisogno di lasciare Nablus possono farlo, ma devono percorrere lunghe strade alternative e aspettarsi un posto di blocco israeliano improvvisato lungo la strada”, ha detto a The New Arab Fidaa Abu Hamdiyah, residente a Ramallah, mentre lasciava Nablus.

“Ho lasciato la casa di un amico a Nablus alle 14:45 e sono arrivata a una delle strade alternative che attraversano un villaggio vicino circa 15 minuti dopo”, ha detto Abu Hamdiyah. “Ho aspettato il mio turno in una lunga fila di auto mentre i soldati israeliani perquisivano ogni veicolo in dettaglio e ne costringevano alcuni a tornare in città. Sono finalmente riuscita a uscire da Nablus intorno alle 15:40, quasi un’intera ora dopo aver deciso di partire”.

Nella tarda serata di domenica le forze israeliane hanno fatto irruzione a Nablus e arrestato un palestinese, tra crescenti preoccupazioni per un possibile raid più vasto sulla città.

Sempre domenica la Brigata Jenin, gruppo che raduna combattenti palestinesi nel campo profughi di Jenin, ha affermato in una dichiarazione che i suoi membri “non lasceranno soli i fratelli di Nablus, anche se dovessimo inviare combattenti a Nablus per combattere al loro fianco”.

Nello stesso tempo le forze israeliane continuano a imporre la chiusura del campo profughi di Shuafat a Gerusalemme e cercano un palestinese sospettato di essere coinvolto nella sparatoria che ha ucciso due soldati israeliani a un posto di blocco fuori dal campo la scorsa settimana.

Gli scontri tra forze israeliane e manifestanti palestinesi sono continuati per tutta la settimana nella Gerusalemme occupata e la polizia israeliana ha annunciato di aver arrestato 50 palestinesi.

La chiusura di Nablus avviene nel corso di una continua escalation in Cisgiordania in cui secondo il Ministero della Salute palestinese le forze israeliane hanno ucciso dall’inizio dell’anno più di 100 palestinesi.

(Traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Un palestinese è stato ucciso dalle forze di sicurezza israeliane in Cisgiordania

MEE e agenzie

13 aprile 2022 – Middle East Eye

Muhammad Hassan Muhammad Assaf, di 34 anni, è stato ucciso durante una incursione israeliana nella città di Nablus.

Il ministero palestinese della Sanità ha affermato che mercoledì mattina le truppe israeliane hanno ucciso un palestinese a Nablus, una città della Cisgiordania occupata.

Il ministero ha aggiunto che Muhammad Hassan Muhammad Assaf, di anni 34, è morto per ferite d’arma da fuoco al petto.

Assaf, residente nella città di Kafr Laqif, nel distretto di Qalqilya, era un avvocato della Commissione sulla Colonizzazione e Resistenza al Muro della Cisgiordania.

La Mezzaluna rossa [la Croce Rossa dei Paesi musulmani, n.d.t.] palestinese ha riferito che altre 31 persone sono state ferite durante l’incursione israeliana, incluse 10 persone colpite con armi da fuoco.

I funzionari israeliani non hanno commentato, ma in precedenza avevano affermato che le truppe stavano “conducendo operazioni di anti-terrorismo” a Nablus e in altre città della Cisgiordania.

L’esercito israeliano ha intensificato incursioni e arresti in tutta la Cisgiordania negli ultimi giorni dopo che nelle ultime tre settimane quattro attacchi nello Stato di Israele, inclusa una sparatoria nell’ultima settimana nel cuore della metropoli costiera di Tel Aviv, hanno ucciso 14 persone.

Secondo un conteggio dell’AFP nello stesso periodo le forze di sicurezza israeliane hanno ucciso 16 palestinesi, inclusi gli assalitori.

Il Palestinian Prisoners Club [Associazione dei Prigionieri Palestinesi] nel frattempo ha riferito che durante la notte sono stati eseguiti 14 nuovi arresti in tutta la Cisgiordania.

La radio pubblica israeliana ha affermato che le truppe [israeliane n.d.t.] sono entrate a Nablus per scortare coloni israeliani entrati nella città per riparare i danni effettuati giorni fa alla tomba di Giuseppe, un sito critico sacro sia per i mussulmani sia per gli ebrei.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)