Le forze israeliane assaltano l’ospedale Kamal Adwan di Gaza dopo giorni di bombardamenti

Redazione di Al Jazeera e agenzie di stampa

12 dicembre 2023 – Al Jazeera

L’ONU afferma che all’interno si trovano decine di pazienti e circa 3.000 sfollati e il Ministero della Sanità di Gaza chiede l’aiuto internazionale.

Varie fonti e il Ministero della Sanità palestinese hanno detto che le forze israeliane hanno assaltato l’ospedale Kamal Adwan nel nord di Gaza, dopo averlo assediato e bombardato per diversi giorni.

Ashraf al-Qudra, un portavoce del ministero, ha detto che le truppe israeliane martedì hanno radunato uomini e ragazzi nel cortile dell’ospedale a Beit Lahiya, compreso il personale medico.

Temiamo che li arrestino e che arrestino il personale medico o li uccidano”, ha detto, invocando l’intervento internazionale.

Facciamo appello alle Nazioni Unite, all’Organizzazione Mondiale della Sanità e al Comitato Internazionale della Croce Rossa perché agiscano immediatamente per salvare la vita delle persone

Dentro ci sono pazienti, personale medico e migliaia di civili che vi si sono rifugiati dopo essere stati costretti a fuggire dalle loro case.

Nella sua cronaca di martedì dal sud di Gaza Hani Mahmoud di Al Jazeera ha detto che l’assalto avveniva “sotto un intenso fuoco di armi leggere e artiglieria”.

Carri armati hanno sfondato i cancelli e l’intera struttura è sotto un pesante bombardamento”, ha detto. “Vengono usati megafoni per intimare a chiunque abbia più di 15 anni di uscire dall’edificio con le mani in alto.”

Ha aggiunto che le forze israeliane che hanno assaltato la struttura hanno anche chiesto alle guardie di sicurezza a protezione dell’ospedale di consegnare le armi. 

Kamal Adwan è l’unica struttura sanitaria rimasta nella parte nord di Gaza, ha detto il nostro corrispondente.

“Negli ultimi giorni è finito sotto pesanti bombardamenti, attacchi aerei e granate di carri armati che hanno distrutto la gran parte delle sue strutture e tutte le principali strade che vi conducono.”

Ospedale ‘assediato’

L’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite OCHA ha detto che due madri sono state uccise quando il reparto maternità del Kamal Adwan è stato colpito lunedì.

L’ospedale resta assediato dalle truppe e dai carri armati israeliani”, ha detto OCHA, aggiungendo che l’ospedale in quel momento ospitava 65 pazienti, compresi 12 minori in terapia intensiva e sei neonati in incubatrice.

Circa 3.000 sfollati restano intrappolati nella struttura e attendono di essere evacuati in mancanza di acqua, cibo e energia”, ha aggiunto.

La situazione al Kamal Adwan è catastrofica, ha detto a Al Jazeera Leo Cans, capomissione in Palestina di Medici Senza Frontiere (MSF).

Siamo indignati per ciò che sta accadendo”, ha detto, aggiungendo che i medici a Gaza operano in condizioni simili a quelle della prima guerra mondiale.

Operiamo sul pavimento. I bambini arrivano con ferite molto gravi e i chirurghi devono fare diverse operazioni allo stesso tempo ma non ci sono più letti”, ha detto.

Le truppe israeliane precedentemente hanno assalito ed evacuato altre strutture mediche a Gaza, compreso l’ospedale indonesiano e al-Shifa, l’ospedale più grande del territorio.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che solo 11 dei 36 ospedali di Gaza restano parzialmente funzionanti e supplica che non vengano danneggiati.

Non possiamo permetterci di perdere strutture sanitarie e ospedali”, ha detto Rik Peeperkorn, rappresentante dell’OMS per i territori palestinesi occupati, in una conferenza stampa ONU in videocollegamento da Gaza. “Speriamo, scongiuriamo che non accada.”

Da quando Israele ha iniziato la guerra contro Gaza il 7 ottobre sono stati uccisi più di 18.000 palestinesi.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Nazioni Unite OCHA opt STRISCIA DI GAZA – Istantanea al 20 novembre 2023

L’istantanea fornisce una panoramica completa della crisi umanitaria in corso a Gaza al 20 novembre 2023, comprese le vittime, in particolare tra donne e bambini.

Danni significativi sono stati apportati alle infrastrutture basilari e ai servizi essenziali, colpendo la capacità delle persone di mantenere la propria dignità e gli standard di vita fondamentali.

Questa istantanea evidenzia i dati dell’impatto delle ostilità sulla popolazione di Gaza, dove si è verificata una grave crisi umanitaria.

PUNTI CHIAVE

Il 20 novembre, l’ospedale indonesiano di Beit Lahiya (nord di Gaza) è stato attaccato, provocando, secondo quanto riferito, almeno 12 morti, tra cui pazienti e loro accompagnatori, oltre a numerosi feriti. È la quinta volta che l’ospedale viene colpito dall’inizio delle ostilità. Secondo quanto riferito, è assediato e i pazienti e il personale non sono in grado di andarsene. A causa della mancanza di carburante, questa struttura sanitaria è soggetta a un’interruzione dell’energia elettrica e deve far fronte anche a una grave carenza di acqua, medicinali e forniture essenziali. In questo contesto, il 20 novembre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che “gli operatori sanitari e i civili non dovrebbero mai essere esposti a un simile orrore, soprattutto all’interno di un ospedale”.

Gli ospedali e il personale medico sono specificamente protetti dal diritto internazionale umanitario (DIU) e tutte le parti in conflitto devono garantire la loro protezione. Gli ospedali non devono essere utilizzati per proteggere obiettivi militari da attacchi. Qualsiasi operazione militare intorno o all’interno degli ospedali deve adottare misure per risparmiare e proteggere i pazienti, il personale medico e gli altri civili. Devono essere prese tutte le precauzioni possibili, compresi avvertimenti efficaci, che tengano conto della capacità dei pazienti, del personale medico e degli altri civili di evacuare in sicurezza. Attacchi e carenze di carburante, medicinali, acqua potabile e altre risorse essenziali hanno fatto sì che la capacità dei posti letto ospedalieri in tutta Gaza sia scesa dai 3.500 letti, prima del 7 ottobre, ai 1.400 letti attuali. A ciò si aggiunge, dopo l’inizio della guerra, l’aumento esponenziale di coloro che richiedono cure. L’OMS denuncia carenze rilevanti per i pazienti con lesioni e altre malattie che richiedono il ricovero ospedaliero.

Il 20 novembre, sono entrati a Gaza, dall’Egitto, circa 40 camion che trasportavano attrezzature mediche, insieme a 180 medici e infermieri. Queste attrezzature e il personale medico sono destinati alla creazione di un secondo ospedale da campo giordano a Khan Younis, nel sud di Gaza, con una capacità di 150 posti letto.

In occasione della Giornata mondiale dell’infanzia, la coordinatrice umanitaria Lynn Hastings ha ribadito il suo appello “a tutte le parti in conflitto affinché proteggano i minori palestinesi e israeliani e i loro diritti”. Secondo il Ministero della Salute (MoH) di Gaza, al 10 novembre, 4.506 minori palestinesi sono stati uccisi e circa 1.500 risultano dispersi; questi ultimi potrebbero essere intrappolati o morti sotto le macerie, in attesa di essere salvati o recuperati. Secondo Save the Children, il numero di minori uccisi finora ha superato le cifre annuali registrate in tutte le zone di guerra dal 2019. Secondo il portavoce militare israeliano, almeno 33 minori israeliani sono stati uccisi il 7 ottobre e altri 40 minori sono tenuti in ostaggio a Gaza.

Il 20 novembre, circa altre 25.000 persone sono fuggite dal nord attraverso il “corridoio” di Salah Ad Deen. A causa della mancanza di spazio nei rifugi esistenti nel sud, migliaia di sfollati interni (IDP) dormono all’aperto, contro le pareti dei rifugi, in cerca di cibo, acqua e protezione. La loro situazione è notevolmente peggiorata nelle ultime 24 ore, poiché sono rimasti esposti alle forti piogge.

Il 19 novembre, verso le 11:30, secondo quanto riferito, le forze israeliane hanno colpito un edificio residenziale nella città di Gaza. L’attacco è avvenuto mentre le persone si accalcavano per prelevare acqua da un’adiacente stazione di desalinizzazione. Di conseguenza, sei palestinesi sono stati uccisi e dieci feriti.

Spostamenti

Il 20 novembre, l’esercito israeliano ha continuato a chiedere e ad esercitare pressioni sui residenti del nord affinché uscissero verso sud attraverso un “corridoio” lungo l’arteria principale del traffico, Salah Ad Deen Road, tra le 9:00 e le 16:00. Il team di monitoraggio dell’OCHA stima che circa 25.000 persone si siano spostate durante il giorno, la maggior parte delle quali sono arrivate a Wadi Gaza su carri trainati da asini o autobus, e alcune a piedi.

Le forze israeliane hanno arrestato alcune persone che si muovevano attraverso il “corridoio”. Gli sfollati interni intervistati dall’OCHA hanno riferito che le forze israeliane hanno istituito un posto di blocco senza personale in cui le persone vengono guidate a distanza per passare attraverso due strutture, dove si pensa sia installato un sistema di sorveglianza. Agli sfollati interni viene ordinato di mostrare i loro documenti d’identità e di sottoporsi a quella che sembra essere una scansione di riconoscimento facciale.

È stato osservato sempre più spesso il movimento di minori non accompagnati e di famiglie separate, comprese donne a cui è stato ordinato di lasciare i propri figli, durante tali spostamenti. In prossimità del corridoio si sono sentiti più volte bombardamenti intensivi.

Il 20 novembre il gruppo di monitoraggio dell’OCHA ha notato un aumento del numero di feriti che attraversavano il “corridoio”. Una donna intervistata ha riferito che proveniva da Tal Az Za’tar a Jabalia, dove la sua casa era stata bombardata e aveva riportato ferite da schegge nell’addome. Stava camminando premendosi un asciugamano sulle ferite. In precedenza, aveva tentato di farsi curare presso l’ospedale indonesiano, ma non era stata ricoverata a causa del collasso dei servizi.

Si stima che a Gaza siano oltre 1,7 milioni le persone sfollate interne. Quasi 900.000 di tali sfollati interni alloggiano in almeno 154 rifugi dell’UNRWA. I rifugi dell’UNRWA ospitano molte più persone rispetto alla capacità prevista e non sono in grado di accogliere i nuovi arrivati.

Il sovraffollamento contribuisce alla diffusione di malattie, tra cui malattie respiratorie acute e diarrea, suscitando preoccupazioni ambientali e sanitarie. In media c’è una doccia ogni 700 persone e un solo bagno ogni 150 persone. La congestione sta influenzando la capacità dell’UNRWA di fornire servizi efficaci e tempestivi.

Si stima che al 1° novembre oltre il 15% degli sfollati interni presentasse disabilità, ma la maggior parte dei rifugi non sono adeguatamente attrezzati per le loro esigenze. I rifugi non dispongono dei materassi e dei letti sanitari necessari, causando ulcere alle persone incapaci di muoversi e altri problemi medici che non possono essere curati in condizioni non sterilizzate. Il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità chiede l’accesso incondizionato e senza restrizioni agli aiuti umanitari e ai soccorsi per le persone con disabilità della Striscia di Gaza.

Nei giorni scorsi, l’UNRWA, in collaborazione con l’ONG “Umanità e Inclusione”, ha fornito kit igienici, dispositivi di assistenza, occhiali, kit di pronto soccorso e kit per neonati a 3.830 persone con disabilità, feriti, bambini e anziani.

VITTIME PALESTINESI

VITTIME ISRAELIANE

GAZA: uccisi 11.078

feriti 27.490

ISRAELE: uccisi 1.200

feriti 5.400

Dati ONU, aggiornati al 10 novembre

Degli 11.078 palestinesi morti, 4.506 sono minori e 3.027 donne. Altri 2.700 circa (di cui 1.500 minori) risultano dispersi.

Traduzione a cura Associazione per la pace Rivoli




Ostilità nella Striscia di Gaza e in Israele

Aggiornamento Flash n.18 del 24 ottobre 2023

OCHA

VITTIME PALESTINESI

Nella striscia di Gaza uccise 5.791 persone

ferite 16.297

in Cisgiordania uccise 95

ferire 1.833

VITTIME ISRAELIANE

In Israele uccise 1.400 persone

ferite 5.431

In Cisgiordania uccisa 1

ferite 11

PUNTI CHIAVE

Secondo il Ministero della Sanità (MoH) di Gaza, nelle ultime 24 ore (alle 18:00 del 24 ottobre), sono stati uccisi un totale di 704 palestinesi, tra cui 305 minori. Questo è il numero di vittime più alto registrato, in un solo giorno, a Gaza, durante questa tornata di ostilità. Secondo il Ministero della Salute, il numero complessivo di palestinesi uccisi a Gaza ha raggiunto i 5.791, di cui il 68% sono minori e donne. Circa 1.550 persone, tra cui 870 minori, risultano scomparse e potrebbero essere ancora sotto le macerie. Ciò consegue ai bombardamenti e agli attacchi aerei israeliani più intensi su Gaza dall’inizio dell’escalation.

L’UNRWA, di gran lunga il più grande fornitore umanitario a Gaza, ha avvertito che se non verrà consentito immediatamente l’ingresso di carburante a Gaza, l’Agenzia sarà costretta a sospendere tutte le operazioni, a partire dalla notte di domani, 25 ottobre. Dall’11 ottobre, Gaza è stata completamente in blackout elettrico, rendendo gli ospedali e le strutture idriche dipendenti da generatori di riserva alimentati a carburante.

A causa dei danni causati dalle ostilità o della mancanza di carburante, oltre un terzo degli ospedali di Gaza (12 su 35) e quasi due terzi delle cliniche di assistenza sanitaria di base (46 su 72) hanno chiuso.

Il 24 ottobre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha consegnato 51 pallet di medicinali salvavita, attrezzature chirurgiche e altre forniture all’ospedale Shifa, il più grande centro medico di Gaza, situato nella città di Gaza. Questo è uno dei sette ospedali che hanno beneficiato delle forniture mediche consentite a Gaza attraverso il valico di Rafah, tra il 21 e il 23 ottobre.

Il 22 ottobre sono state fatte entrare 44.000 bottiglie di acqua in bottiglia, rispondendo al bisogno di bere di 22.000 persone per un giorno. Tre dei camion entrati a Gaza il 23 ottobre, attraverso il valico di Rafah, trasportavano 4.000 taniche di acqua potabile (10 litri ciascuna), 2.400 kit igienici e 2.000 dispositivi per la depurazione dell’acqua. L’acqua coprirà il fabbisogno potabile di circa 13.000 persone per un solo giorno. Undici dei 20 camion entrati a Gaza attraverso il valico di Rafah, il 23 ottobre, trasportavano generi alimentari, tra cui pacchi alimentari, tonno in scatola e farina di frumento. Nel complesso, le scorte alimentari, l’acqua e i beni non alimentari entrati tra il 21 e il 23 ottobre sono stati distribuiti principalmente nei rifugi dell’UNRWA DES nel sud di Gaza.

Si stima che a Gaza siano 1,4 milioni le persone sfollate interne (IDP), di cui circa 590.000 trovano rifugio nei 150 rifugi di emergenza (DES) designati dall’UNRWA. Il sovraffollamento è una preoccupazione crescente, poiché il numero medio di sfollati interni per rifugio ha raggiunto 2,6 volte la capacità prevista; quello più sovraffollato ha raggiunto 11 volte la capacità prevista.

È continuato il lancio indiscriminato di razzi da parte dei gruppi armati palestinesi contro i centri abitati israeliani, raggiungendo, secondo quanto riferito, anche la Cisgiordania settentrionale. Complessivamente, secondo le autorità israeliane, dal 7 ottobre sono stati uccisi circa 1.400 israeliani e cittadini stranieri, la maggior parte il primo giorno.

Secondo le autorità israeliane, almeno 220 persone sono tenute prigioniere a Gaza, tra cui israeliani e cittadini stranieri. Il Segretario generale delle Nazioni Unite ha invitato Hamas a rilasciare gli ostaggi immediatamente e senza condizioni. Due ostaggi con cittadinanza statunitense sono stati rilasciati il 20 ottobre e due israeliani il 23 ottobre.

Non sono state registrate vittime palestinesi in Cisgiordania dal pomeriggio del 23 ottobre (alle 21:00 del 24 ottobre). In totale, dal 7 ottobre, 95 palestinesi sono stati uccisi dalle forze o dai coloni israeliani, tra cui 28 minori.

Traduzione di Assopace Rivoli




Rapporto OCHA del periodo 22 agosto – 4 settembre 2023

Versione Originale

1). Forze israeliane hanno ucciso due palestinesi, tra cui un minore. Un altro palestinese è morto per le ferite riportate durante una delle operazioni condotte dalle forze israeliane in Cisgiordania, alcune delle quali hanno comportato scontri a fuoco (seguono dettagli).

Il 22 agosto, ad Az Zababida (Jenin), durante un’operazione di ricerca-arresto, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 17 anni; durante l’operazione le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e i palestinesi hanno lanciato ordigni esplosivi.

Il 25 agosto, un palestinese di Jaba’ (Jenin) è morto a causa delle ferite riportate durante un’operazione condotta nel Campo profughi di Jenin il 3 e 4 luglio 2023. L’uomo era stato colpito, con arma da fuoco, dalle forze israeliane. Il bilancio totale delle vittime palestinesi di quell’operazione è arrivato a 13, segnando il numero più alto di palestinesi uccisi in una singola operazione in Cisgiordania dal 2005.

Il 1° settembre, forze israeliane hanno fatto irruzione ad Aqqaba (Tubas) ed hanno circondato una casa palestinese. Ne è seguito uno scontro a fuoco con palestinesi; le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, uccidendo un passante palestinese e ferendone un altro. Nello stesso episodio sono rimasti feriti altri 33 palestinesi. Secondo la Comunità locale, le forze israeliane hanno utilizzato proiettili esplosivi sparati a spalla ed hanno arrestato due persone. Ai paramedici è stato impedito di curare i feriti per oltre un’ora e un’ambulanza ha subito danni da proiettili rivestiti di gomma. Dieci persone, tra cui sei minori, sono state sfollate a causa dei danni arrecati alle loro case. Finora, nel 2023, in Cisgiordania e Israele, le forze israeliane hanno ucciso 17 palestinesi, superando già il bilancio delle vittime delle forze israeliane in Cisgiordania rispetto a qualsiasi anno intero dal 2005.

2). Nel Campo profughi di Tulkarem, un palestinese è rimasto ucciso, con colpi di arma da fuoco, nel corso di uno scontro a fuoco tra forze palestinesi e altri palestinesi (seguono dettagli).

Il 30 agosto, nel Campo profughi di Tulkarem, forze palestinesi hanno iniziato a rimuovere dalla strada gli ostacoli stradali che erano stati posizionati dai residenti palestinesi per impedire ai veicoli militari israeliani di entrare nel Campo. Durante l’operazione ha avuto luogo uno scontro a fuoco tra le stesse forze palestinesi e residenti palestinesi. Un passante è rimasto ferito e successivamente dichiarato morto. Nella stessa circostanza sono rimaste ferite altre otto persone.

3). In Cisgiordania, nel corso due distinti attacchi, tentativi di attacco o presunti attacchi perpetrati da persone ritenute palestinesi, un soldato israeliano è stato ucciso e quattro israeliani e due palestinesi sono rimasti feriti; inoltre, sono morti due palestinesi (di cui uno minorenne) ad opera delle forze israeliane e di un membro fuori servizio delle stesse forze (seguono dettagli). Il 31 agosto, al checkpoint di Maccabim sul Raad 443 vicino a Ramallah, un palestinese ha investito un gruppo di persone, uccidendo un soldato israeliano e ferendo quattro israeliani e un ragazzo palestinese, dandosi poi alla fuga. Poco dopo, al checkpoint di Ni’lin, le forze israeliane gli hanno sparato, arrestandolo. Ore dopo, è stato dichiarato morto in un ospedale israeliano.

Il 30 agosto, un palestinese si è lanciato con la sua auto contro i soldati israeliani che presidiavano un checkpoint vicino all’insediamento di Beit Haggai (Hebron), ferendone uno; è stato quindi colpito con arma da fuoco, ferito e arrestato. Successivamente, le forze israeliane hanno chiuso i due principali ingressi meridionali di Hebron dalla Strada 60, causando gravi congestioni del traffico e ritardi per i viaggiatori, minando l’accesso ai mezzi di sussistenza e ai servizi.

Lo stesso giorno, in una stazione della metropolitana leggera nella zona di Al Musrara, tra Gerusalemme Est e Ovest, un membro delle forze israeliane fuori servizio ha sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 14 anni. Secondo fonti israeliane, il ragazzo aveva accoltellato e ferito un israeliano. Successivamente, il membro delle forze israeliane fuori servizio, in abiti civili, ha sparato al ragazzo che appariva immobilizzato e non presentava alcun rischio, come mostrato nelle riprese video. In seguito all’accaduto, forze israeliane hanno fatto irruzione nella casa di famiglia del ragazzo, nella zona di Beit Hanina, a Gerusalemme Est, arrestando i suoi genitori, il fratello e la sorella. Le forze israeliane hanno sparato proiettili rivestiti di gomma e lacrimogeni contro i palestinesi che si erano radunati vicino alla casa, provocando 18 feriti, tra cui quattro minori e due donne.

4). In Cisgiordania, durante il periodo in esame, sono stati feriti dalle forze israeliane 282 palestinesi, tra cui almeno 29 minori, 17 colpiti da proiettili veri. La maggior parte dei feriti (150) sono stati segnalati in quattro episodi seguiti all’ingresso di coloni israeliani, accompagnati dalle forze israeliane, a Burqa, Qusra e Qaryut (tutti a Nablus) e nella Tomba di Giuseppe nella città di Nablus. Negli episodi registrati nel villaggio di Burqa, coloni israeliani hanno lanciato pietre contro case e veicoli palestinesi, danneggiando tre veicoli. I residenti palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni. Nell’episodio di Qusra coloni hanno aggredito fisicamente e lanciato pietre contro agricoltori palestinesi che lavoravano nelle proprie terre; successivamente gli agricoltori palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni e proiettili di gomma. Durante l’episodio riferito alla città di Nablus, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e proiettili di gomma, granate assordanti e gas lacrimogeni contro palestinesi che lanciavano pietre e ordigni esplosivi. L’esercito israeliano ha riferito che quattro membri delle forze israeliane sono rimasti feriti da un ordigno esplosivo. Altri 44 palestinesi feriti sono stati segnalati in due manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti a Beit Dajan (Nablus) e le restrizioni all’accesso legate agli insediamenti a Kafr Qaddum (Qalqilya). Altri 86 feriti si sono verificati durante 11 operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte da forze israeliane in tutta la Cisgiordania. Altri due palestinesi sono rimasti feriti ai checkpoint militari israeliani nella città di Qalqiliya e A Seefer (Hebron). A Qalqiliya, centinaia di lavoratori palestinesi hanno organizzato una manifestazione, bloccando la Strada 55 per protestare contro il ritiro, da parte delle forze israeliane, degli autobus che li trasportavano ai luoghi di lavoro in Israele. Forze israeliane hanno lanciato granate stordenti, bombolette di gas lacrimogeno e granate assordanti ferendo uno dei lavoratori. Ad A Seefer (Hebron), al checkpoint di Beit Yatir, forze israeliane hanno ferito un membro delle forze palestinesi. Complessivamente, 211 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno, 17 sono stati colpiti da proiettili veri, 34 sono stati feriti con proiettili di gomma, sette con schegge, uno con granate assordanti e 12 sono stati aggrediti fisicamente. In Cisgiordania, dall’inizio dell’anno, 722 palestinesi sono stati feriti con armi da fuoco dalle forze israeliane, quasi il doppio del numero registrato nello stesso periodo del 2022 (432).

5). In Cisgiordania undici palestinesi, tra cui un minore e due donne, sono stati feriti da coloni israeliani, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 15 casi. A ciò si aggiungono le vittime palestinesi delle forze israeliane nei suddetti episodi, registrati a Nablus, collegati a coloni (seguono dettagli).

Il 22 agosto, nella Comunità di pastori di Tuba di Masafer Yatta, a sud di Hebron, tre membri della stessa famiglia, tra cui una donna, sono rimasti feriti, dopo che un gruppo di coloni israeliani, secondo quanto riferito provenienti dall’insediamento di Nof Nesher, hanno spruzzato gas al peperoncino, hanno aggredito fisicamente e manomesso i loro averi all’interno della loro casa.

Il 26 e il 31 agosto, cinque palestinesi sono rimasti feriti e i loro veicoli hanno subito danni quando, vicino al checkpoint di Beit El DCO all’ingresso di Ramallah, coloni israeliani hanno lanciato pietre.

Il 30 agosto, nella Comunità di Ein al Hilwa, nella valle settentrionale del Giordano, a Tubas, un gruppo di israeliani, provenienti dall’insediamento di Maskiyot e dai suoi avamposti adiacenti, hanno attaccato un pastore palestinese che stava pascolando il proprio bestiame. I coloni hanno usato dei bastoni per aggredire fisicamente e ferire l’uomo.

Il 3 settembre, vicino all’ingresso del villaggio di Majdal Bani Fadil, a sud-est di Nablus, un palestinese è rimasto ferito e il suo veicolo ha subito danni quando coloni israeliani hanno lanciato pietre.

Il 4 settembre, nella Comunità Halawh di Masafer Yatta (Hebron), un gruppo di coloni israeliani ha aggredito e ferito un palestinese, rubandogli l’asino. Inoltre, secondo fonti delle Comunità, durante il periodo in esame, vicino agli insediamenti israeliani ma su territorio palestinese, più di 350 alberi e alberelli sono stati vandalizzati; questo in cinque episodi registrati a Madama (Nablus), Tuqu’ (Betlemme), Al Mughayyir (Ramallah), Azzun (Qalqiliya) e Ni’lin (Ramallah). Tre episodi registrati a Fer’a (Hebron), Al Baqa’a (Gerusalemme) e Wadi as Seeq (Ramallah) hanno coinvolto coloni che, entrati nelle Comunità, hanno causato danni a un rifugio per animali e parti di una rete idrica, oltre a ferire il bestiame.

6). In Cisgiordania undici coloni israeliani sono rimasti feriti in cinque episodi. Questi includono gli attacchi (già citati) con accoltellamento e speronamento avvenuti a Gerusalemme e Ramallah in cui sono rimasti feriti tre israeliani. Inoltre, in due casi separati, il 29 agosto e il 2 settembre, sei coloni sono rimasti feriti mentre sconfinavano nelle Comunità palestinesi di Wadi As Seeq (Ramallah) e Qusra (Nablus), dove sono stati segnalati lanci di pietre tra residenti palestinesi e coloni. In un altro caso, avvenuto il 31 agosto, un colono israeliano è rimasto ferito e danni alla proprietà sono stati causati da persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, che hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che circolavano sulle strade della Cisgiordania. Secondo fonti israeliane almeno tre veicoli israeliani sono stati danneggiati.

7). L’unica famiglia palestinese rimasta nella Comunità di pastori di Al Baqa’a (Gerusalemme) se n’è andata, citando la violenza da parte degli israeliani provenienti da una fattoria recentemente creata all’interno della Comunità (seguono dettagli). Il 1° settembre, l’unica famiglia palestinese rimasta, composta da otto persone, tra cui cinque minori, ha lasciato la Comunità in seguito a una serie di attacchi ad opera di coloni; incluso uno avvenuto il 26 agosto, quando 13 mangiatoie per animali e altri averi sono stati rubati da coloni israeliani. All’inizio di luglio, otto famiglie, comprendenti 43 persone, tra cui 25 minori, appartenenti alla stessa Comunità, avevano smantellato le loro case e le strutture di sostentamento e si erano trasferite in luoghi più sicuri. L’avamposto dell’insediamento è stato rimosso dalle autorità israeliane il 18 luglio, ma è stato ristabilito subito dopo e ha continuato a essere fonte di violenza contro la Comunità di pastori, ora completamente svuotata. Tra il 2022 e il 2023, circa 500 persone, tra cui 267 minori, sono partite dalle Comunità di Ras al Tin, Wadi as Seeq, Ein Samiya (tutte a Ramallah), Al Baqa’a (Gerusalemme), Lifjim (Nablus) e Wedadie e Khirbet Bir al ‘Idd (entrambi a sud di Hebron), citando come ragioni principali la violenza dei coloni e la perdita di accesso ai pascoli. Di conseguenza, quattro di queste sette Comunità sono state completamente svuotate, mentre nelle altre sono rimaste solo poche famiglie.

8). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, le autorità israeliane, citando la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 14 strutture comprese sette case. Di conseguenza, nove palestinesi, tra cui cinque minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 50 altre persone. Otto delle strutture colpite sono state demolite in Area C, comprese cinque strutture agricole demolite ad At Taybeh (Hebron). Nella stessa circostanza è stato distrutto un serbatoio d’acqua e sono stati sradicati nove alberi. Le restanti sei strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, provocando lo sfollamento di due famiglie, composte da nove persone, tra cui cinque minori. Cinque delle sei strutture demolite a Gerusalemme Est sono state distrutte dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane.

9). In diverse località della Cisgiordania le forze israeliane hanno limitato il movimento dei palestinesi (seguono dettagli).

In seguito all’uccisione di tre coloni israeliani il 19 e 21 agosto, a Nablus e Hebron, le forze israeliane hanno intensificato le restrizioni alla circolazione attorno a Nablus e alla città di Hebron, impedendo il movimento di centinaia di migliaia di palestinesi in entrata e in uscita dalle città di Nablus e Hebron.

Il 25 agosto, le forze israeliane hanno chiuso il cancello metallico installato all’ingresso occidentale di Husan (Betlemme), limitando il movimento di oltre 7.000 palestinesi.

Il 29 agosto, le forze israeliane hanno chiuso il cancello della Barriera di Al ‘Isawiya, situato sul lato della Barriera in Cisgiordania. Questo cancello è il principale punto di accesso per circa 100 palestinesi, costretti a fare deviazioni più lunghe e ostacolati nell’accedere ai propri mezzi di sussistenza e ai servizi.

Nella Striscia di Gaza, in almeno 25 casi, vicino alla recinzione perimetrale di Israele o al largo della costa, le forze israeliane hanno aperto un “fuoco di avvertimento”. Durante questi episodi, due pescatori sono rimasti feriti, altri cinque sono stati arrestati e due pescherecci sono stati confiscati. In tre occasioni, le forze israeliane hanno spianato il terreno vicino alla recinzione perimetrale a est della città di Gaza, di Khan Younis e della zona centrale. Separatamente, quattro palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane mentre tentavano di attraversare la recinzione per entrare in Israele.

10). Sempre nella Striscia di Gaza, il 25 agosto e il 1 settembre, centinaia di persone hanno partecipato a proteste vicino alla recinzione perimetrale israeliana con Gaza. I manifestanti hanno bruciato pneumatici e lanciato pietre contro i posti di osservazione israeliani, e le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni, provocando il ferimento di 18 palestinesi, tra cui quattro minori.

11). Il 1 settembre, la centrale elettrica di Gaza ha spento la sua quarta turbina, che era in funzione dal 1 agosto in seguito alla consegna di carburante da parte del governo del Qatar. In questo modo la produzione della centrale elettrica è stata ridotta da 95 a 65 megawatt. Nel mese di agosto, la fornitura giornaliera di energia elettrica ha raggiunto in media fino a 13 ore, rispetto alle 11 ore di media di luglio. Dal 1° settembre la riduzione della fornitura di energia elettrica sta sconvolgendo la vita quotidiana e la fornitura di servizi sanitari, idrici, igienici e igienico-sanitari.

Ultimi sviluppi (dopo il periodo di riferimento)

Questa sezione si basa sulle informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

– Il 5 settembre, nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarm), durante un’operazione di ricerca-arresto, si è verificato uno scontro a fuoco tra palestinesi e forze israeliane e un palestinese è stato ucciso.

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Note a piè di pagina

1 Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non sono membri delle forze israeliane; ad esempio da civili israeliani o con razzi palestinesi che non hanno raggiunto il bersaglio, così come coloro la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore del reato rimangono controverse, poco chiare o sconosciute. In questo periodo di riferimento, un palestinese ucciso da un colono israeliano viene conteggiato separatamente.

2 Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone ferite mentre correvano verso i rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi negli attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimane controversa, poco chiara o sconosciuta, vengono conteggiati separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte dell’OCHA include gli episodi avvenuti al di fuori dei territori palestinesi occupati (oPt) solo se hanno coinvolto i residenti dei territori occupati come vittime o autori.

Il presente rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori suddivisioni sono disponibili su ochaopt.org/data.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 8 – 21 agosto 2023

Versione Originale

1). In Cisgiordania, durante operazioni condotte da forze israeliane, alcune delle quali comportavano scontri a fuoco con palestinesi, sono rimasti uccisi sei palestinesi, compreso un minore (seguono dettagli).

Il 10 agosto, un’unità israeliana sotto copertura ha fatto irruzione nella città di Nablus, dove è seguito uno scontro a fuoco con palestinesi, uno dei quali, ventitreenne, è rimasto ucciso.

L’11 agosto, forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Tulkarem ed hanno sparato, uccidendo un palestinese di 25 anni. Almeno altri tre sono rimasti feriti, di cui due colpiti da proiettili veri. Secondo un’Organizzazione per i diritti umani, l’uomo ucciso non era coinvolto nello scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi.

Il 15 agosto, durante un’operazione di ricerca-arresto condotta nel Campo profughi di Aqabet Jaber Camp (Gerico), forze israeliane hanno sparato, uccidendo due palestinesi, tra cui un ragazzo di 16 anni. È stato segnalato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi che lanciavano pietre; un palestinese è stato arrestato.

Il 17 agosto, nella città di Jenin, un’unità israeliana sotto copertura ha fatto irruzione in un edificio residenziale e ha ucciso un palestinese che, secondo l’esercito israeliano, aveva sparato contro di loro. Durante il ritiro delle forze israeliane è stato segnalato uno scontro a fuoco: ne sono conseguiti due feriti, tra cui una passante che è stata colpita da proiettili veri; inoltre due palestinesi sono stati arrestati e un membro delle forze israeliane è stato ferito da un ordigno esplosivo artigianale.

Il 19 agosto, un palestinese di 20 anni è morto a causa delle ferite riportate il 16 agosto, nel Campo profughi di Balata (Nablus), dove era stato colpito durante un’operazione delle forze israeliane. Durante tale operazione aveva avuto luogo uno scontro a fuoco tra palestinesi e forze israeliane; queste ultime avevano danneggiato numerosi edifici. Inoltre altri cinque palestinesi erano rimasti feriti, compreso un minore.

Ad oggi, nel 2023, il numero (172) di palestinesi uccisi in Cisgiordania e in Israele da forze israeliane ha superato il numero totale di uccisi in tutto il 2022 (155); anno che aveva già visto il numero più alto di vittime in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, dal 2005.

2). Tre israeliani sono stati uccisi in due attacchi condotti a Nablus e Hebron (seguono dettagli).

Il 19 agosto, a Huwwara (Nablus), un padre e un figlio israeliani di Ashdod (Israele) sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco da un uomo, ritenuto palestinese, che è fuggito. Forze israeliane hanno arrestato il proprietario e due lavoratori dell’autolavaggio dove è avvenuto l’omicidio.

Il 21 agosto, in un attacco a fuoco lungo la strada 60 a sud della città di Hebron, palestinesi hanno sparato, uccidendo una donna israeliana e ferendo un colono israeliano. Gli autori del reato sono fuggiti.

Il 22 agosto, forze israeliane hanno arrestato nella città di Hebron due palestinesi sospettati di aver effettuato l’attacco a fuoco e il giorno successivo hanno effettuato un sopralluogo presso le loro case di famiglia; secondo quanto riferito, in preparazione della loro demolizione punitiva. In seguito ad entrambi gli episodi, forze israeliane hanno lanciato cacce all’uomo, chiudendo i checkpoint e gli ingressi delle città limitrofe (vedi sotto).

In un ulteriore episodio, avvenuto il 20 agosto, nei pressi del villaggio di Turmusa’yya (Ramallah), palestinesi hanno lanciato pietre contro un veicolo israeliano, ferendo un colono israeliano e poi appiccando il fuoco al suo veicolo. Ciò porta a 29 il numero di israeliani uccisi, finora nel 2023, da palestinesi (o in attacchi palestinesi) in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e in Israele (oltre a un cittadino straniero) rispetto a un totale di sei vittime registrato nello stesso periodo del 2022.

3). In Cisgiordania, durante il periodo in esame, sono stati feriti da forze israeliane 559 palestinesi (21 colpiti con proiettili veri), tra cui almeno 148 minori. La maggior parte dei feriti (192) sono stati segnalati durante una demolizione punitiva, durata più di sei ore, nel Campo profughi di Askar (Nablus), durante la quale le forze israeliane hanno utilizzato proiettili veri, proiettili metallici rivestiti di gomma e lacrimogeni, mentre i palestinesi hanno lanciato pietre. Altri 195 feriti si sono verificati nel corso di undici operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte da forze israeliane Cisgiordania, di cui due segnalate nel villaggio di Beita (Nablus) come parte di una vasta caccia all’uomo per i sospettati della sparatoria del 19 agosto a Huwwara. Durante una di queste operazioni, forze israeliane hanno sparato e ferito sei palestinesi con proiettili veri, compreso un palestinese colpito alla nuca mentre cercava di aiutare un’altra persona ferita. Secondo le autorità israeliane, su questa sparatoria è stata aperta un’indagine. In altri due episodi, forze israeliane hanno ferito 100 palestinesi, in seguito all’ingresso di coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, nel villaggio di Qaryut (Nablus) e nella Tomba di Giuseppe nella città di Nablus. Altri 69 feriti sono stati segnalati durante manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti a Beit Dajan (Nablus) e le restrizioni di accesso causate dall’insediamento a Kafr Qaddum (Qalqilya). Altri due feriti palestinesi, tra cui un minore e un uomo con disabilità mentale, si sono verificati quando palestinesi hanno lanciato pietre contro forze israeliane posizionate a un checkpoint militare all’ingresso della città di Qalqilya; le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. I restanti ferimenti sono stati riportati a Gerusalemme Est, dopo che forze israeliane hanno sparato e ferito alla testa, con proiettili veri, un ragazzo palestinese di 14 anni. Secondo le forze israeliane il ragazzo aveva lanciato una bottiglia incendiaria; questa accusa è stata contestata da fonti della Comunità locale. Complessivamente, 505 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno, 21 sono stati colpiti da proiettili veri, 14 sono stati feriti da proiettili di gomma, 14 da schegge, tre da bombolette di gas lacrimogeni e due sono stati aggrediti fisicamente. Dall’inizio dell’anno, in Cisgiordania, sono stati feriti, con armi da fuoco, da forze israeliane un totale di 705 palestinesi, quasi il doppio del numero registrato nello stesso periodo del 2022 (411).

4). In Cisgiordania quattro palestinesi sono stati feriti da coloni israeliani, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 19 casi. A ciò si aggiungono le vittime palestinesi delle forze israeliane nei suddetti episodi collegati a coloni, registrati a Nablus (seguono dettagli).

Il 21 agosto, un palestinese è rimasto ferito e il suo veicolo ha subito danni quando coloni israeliani hanno lanciato pietre nei pressi del villaggio di Halhul (Hebron). Lo stesso giorno, tre palestinesi sono rimasti feriti e i loro veicoli hanno subito danni quando coloni israeliani hanno lanciato pietre vicino al checkpoint di Beit El DCO, all’ingresso di Ramallah. Secondo fonti della Comunità, più di 40 alberi e alberelli sono stati vandalizzati durante il periodo in esame su terreni palestinesi prossimi agli insediamenti israeliani, in due casi, a Kafr ad Dik (Salfit) e Al Khadr (Betlemme). Dieci casi registrati a Kisan (Betlemme), Rujeib, Khirbet Tana e Burin (tutti a Nablus), Al Jwaya (Hebron), Farkha (Salfit) e Al Farisiya-Nab’a al Ghazal (Tubas), includevano casi di coloni che, introdottisi nelle Comunità, causavano danni a strutture agricole, colture, muri in pietra, reti idriche e serbatoi d’acqua, oltre al ferimento di bestiame. In altri sei episodi, coloni israeliani hanno lanciato pietre e hanno danneggiato sei veicoli palestinesi.

5). Nel governatorato di Ramallah le autorità israeliane hanno demolito una scuola finanziata da donatori (seguono dettagli). Il 17 agosto, le autorità israeliane hanno demolito una scuola finanziata da donatori e frequentata da studenti della Comunità di pastori sfollati di Ein Samiya (Ramallah). La scuola ospitava 17 bambini, di età compresa tra i sei e i 12 anni, della Comunità di Ein Samiya. All’inizio di maggio, i membri della Comunità, composta da 132 persone, tra cui 68 minori, si sono trasferiti in aree in cui, secondo quanto riferito, si sentivano più sicure, citando la violenza dei coloni come motivo principale della loro partenza. Dal 2010, nell’Area C della Cisgiordania e Gerusalemme Est, citando la mancanza di permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno effettuato 41 demolizioni/confische contro 22 scuole.

6). Oltre alla scuola di cui sopra, a Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania le autorità israeliane, citando la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibile da ottenere, hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire altre 33 strutture, comprese dieci case. Di conseguenza, 22 palestinesi, tra cui dieci minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 100 altri.

Tre delle strutture colpite erano state fornite da donatori in risposta a precedenti demolizioni avvenute nella Comunità di Isteih (Gerico) e nella Comunità di Humsa Al Farsheh (Nablus). Ventinove (29) delle strutture interessate sono state demolite in Area C, comprese quattro strutture demolite a Ein Shibli (Nablus), situate in una area dichiarata da Israele riserva naturale, dove la costruzione palestinese è vietata.

Altre due strutture sono state demolite nella Comunità di Humsa Al Farsheh (Nablus) situata in un’area chiusa per scopi di addestramento militare (“zona di fuoco”), dove è vietata la costruzione palestinese. Questa designazione si applica a circa il 18% del territorio della Cisgiordania, principalmente nella Valle del Giordano.

Altre quattro strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, provocando lo sfollamento di due famiglie, composte da nove persone, tra cui tre minori. Due delle strutture demolite a Gerusalemme Est sono state distrutte dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane.

7). L’8 agosto, forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Askar (Nablus), in area B, e hanno demolito per motivi punitivi la casa di famiglia di un uomo accusato di aver ucciso due coloni israeliani nel febbraio 2023. Una famiglia composta da quattro persone, tra cui una minore, è stata sfollata. Durante la demolizione durata più di sei ore, un totale di 197 palestinesi sono rimasti feriti, tra cui 75 minori, ad opera delle forze israeliane; vedere i dettagli sopra. Dall’inizio del 2023, 16 case e una struttura agricola sono state demolite per motivi punitivi, rispetto a 14 strutture demolite in tutto il 2022 e tre nel 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali secondo il diritto internazionale.

8). Forze israeliane hanno limitato il movimento in varie località della Cisgiordania, impedendo l’accesso di migliaia di palestinesi ai mezzi di sussistenza e ai servizi (seguono dettagli).

In seguito agli attacchi a fuoco in cui sono rimasti uccisi tre israeliani, forze israeliane hanno lanciato una caccia all’uomo, comprese frequenti operazioni notturne di ricerca-arresto, ed hanno costituito checkpoint volanti a tutti gli ingressi/uscite delle città di Nablus e Hebron e dei villaggi circostanti, ostacolando il movimento dei palestinesi per almeno tre giorni. L’ingresso al villaggio di Yanun (Nablus) è stato tenuto rigorosamente chiuso per un totale di cinque giorni, senza che quasi nessuno potesse uscire. Le eccezioni erano riservate a studenti e insegnanti, i quali hanno dovuto, comunque, affrontare ritardi significativi. In due occasioni, i militari hanno consentito ai residenti, attraverso il coordinamento e per tempi limitati, l’accesso ai mercati per l’acquisto di medicinali essenziali, cibo e foraggio.

Il 9 agosto, forze israeliane hanno installato tre nuovi cancelli stradali nell’area di Al Marba’a, sulla strada che porta ai villaggi di Tell, Burin e Madama (tutti a Nablus), e hanno posizionato blocchi di cemento all’ingresso di Burin e Madama, limitando gli spostamenti di oltre 11.000 palestinesi.

Dal 14 agosto, nella città di Hebron, forze israeliane hanno chiuso due cancelli stradali lungo la strada 60, per circa quattro ore al giorno, limitando l’accesso dei palestinesi alla città di Hebron.

9). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale di Israele o al largo della costa, in almeno otto casi, forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”. Durante questi episodi due pescatori, tra cui un minore, sono rimasti feriti e sono stati arrestati da forze navali israeliane, mentre la loro barca e le relative attrezzature sono state confiscate. Durante gli stessi episodi sono stati arrestati anche altri quattro pescatori.

10). Sempre nella Striscia di Gaza, il 21 agosto, in occasione del 54° anniversario dell’incendio della moschea di Al-Aqsa, palestinesi hanno manifestato lungo la recinzione perimetrale di Israele. Sono stati bruciati pneumatici e lanciate pietre e ordigni esplosivi verso la recinzione israeliana. Forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e bombolette di gas lacrimogeno, ferendo 19 palestinesi, tra cui 12 minori.

Ultimi sviluppi

Questa sezione si basa sulle informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

– Il 22 agosto, ad Az Zababida (Jenin), durante un’operazione di ricerca-arresto, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 17 anni.

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Note a piè di pagina

1- Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non sono membri delle forze israeliane; ad esempio da civili israeliani o da lanci di razzi palestinesi non riusciti; così come coloro la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore del reato rimangono controverse, poco chiare o sconosciute. In questo periodo di riferimento, un palestinese ucciso da un colono israeliano viene conteggiato separatamente.

2- Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone ferite mentre correvano verso i rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi negli attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimane controversa, poco chiara o sconosciuta, vengono conteggiati separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte di OCHA include gli episodi avvenuti al di fuori dei territori palestinesi occupati (oPt) solo se hanno coinvolto i residenti dei territori occupati come vittime o autori.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 25 luglio – 7 agosto 2023

1). Nel corso di quattro attacchi, tentati o presunti attacchi, condotti in Cisgiordania e Israele da parte di palestinesi, un poliziotto israeliano è stato ucciso e otto israeliani sono rimasti feriti. Negli stessi episodi sono stati uccisi sei palestinesi, tra cui un minore e due sono rimasti feriti (seguono dettagli).

Il 25 luglio, in seguito a uno scontro a fuoco avvenuto nei pressi del cancello del Monte Garizim, nella città di Nablus, forze israeliane hanno ucciso a colpi di arma da fuoco tre palestinesi; i tre uomini avevano aperto il fuoco sui soldati da un veicolo. Non sono stati segnalati feriti o vittime tra le forze israeliane.

Il 1° agosto, nell’insediamento di Ma’ale Adummim (Gerusalemme), un palestinese ha sparato ferendo sei israeliani prima di essere ucciso da un agente di polizia israeliano fuori servizio. In seguito all’episodio, forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca-arresto nella vicina Al ‘Eizariya (Gerusalemme), dove viveva l’aggressore, arrestando due suoi fratelli.

Lo stesso giorno, 1 agosto, sulla strada 317, vicino all’insediamento israeliano di Shim’a, prossimo alla città di As Samu’ (Hebron), forze israeliane hanno sparato a un ragazzo palestinese di 15 anni. Secondo fonti israeliane, il ragazzo aveva tentato di accoltellare due soldati israeliani che aspettavano l’autobus alla fermata vicino all’insediamento e un soldato israeliano gli ha sparato.

Il 5 agosto, a Tel Aviv, un palestinese della Cisgiordania ha sparato, uccidendo un poliziotto israeliano e ferendo altre due persone; è stato colpito e ucciso sul posto. Successivamente, le forze israeliane hanno fatto irruzione a Rummana (Jenin), da dove proveniva l’autore del reato ed hanno fatto il sopralluogo della sua casa di famiglia; secondo quanto riferito in preparazione della demolizione punitiva. Alla fine del periodo in esame, le autorità israeliane hanno trattenuto i corpi dei sei palestinesi, compreso il minore.

2). Forze israeliane hanno ucciso sette palestinesi, tra cui due minori, in tre diverse operazioni che hanno comportato uno scontro a fuoco (seguono dettagli).

Il 26 luglio, forze israeliane hanno circondato un edificio residenziale nel Campo profughi di Ein Beit el Mai a Nablus ed hanno arrestato un palestinese. È stato segnalato uno scontro a fuoco con palestinesi: un palestinese è stato ucciso e altri due, tra cui una donna, sono rimasti feriti.

Il 4 agosto, forze israeliane hanno effettuato un’operazione militare a Tulkarm e nel suo Campo profughi; le forze israeliane hanno sparato proiettili veri contro palestinesi che, secondo quanto riferito, hanno lanciato contro di loro bottiglie incendiarie. Durante tali scontri, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 17 anni e ferendo altri due palestinesi. Il 6 agosto, un’unità sotto copertura delle forze israeliane ha sparato uccidendo tre palestinesi, tra cui un ragazzo di 15 anni; i palestinesi si trovavano all’interno del loro veicolo nei pressi di ‘Arraba (Jenin). Secondo l’esercito israeliano, i tre erano in procinto di compiere un attacco armato contro israeliani. Alla fine del periodo di riferimento i corpi delle persone uccise risultavano ancora trattenuti.

Il 7 agosto, un ragazzo palestinese di 17 anni è morto per le ferite riportate il 2 agosto, quando una guardia dell’insediamento israeliano gli sparò con proiettili veri, vicino al villaggio di Silwad (Ramallah). Secondo fonti israeliane, il ragazzo palestinese aveva lanciato una bottiglia incendiaria contro l’insediamento israeliano di Ofra prima di essere ferito, con arma da fuoco, dalla guardia dell’insediamento. Il numero di palestinesi uccisi (167) nel 2023, in Cisgiordania e in Israele, da forze israeliane, ad oggi, ha superato il numero totale di palestinesi uccisi da forze israeliane in tutto il 2022 (155); anno che aveva già registrato il maggior numero di vittime in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, dal 2005.

3). Durante un attacco di coloni nel villaggio di Burqa (Ramallah), un colono israeliano ha sparato uccidendo un palestinese e ferendone altri due (seguono dettagli).

Il 4 agosto, coloni israeliani armati sono entrati a Burqa (Ramallah) con le loro pecore. I palestinesi hanno lanciato pietre contro di loro e i coloni hanno lanciato pietre e sparato proiettili veri, provocando l’uccisione di un palestinese e il ferimento di altri. Le forze israeliane sono arrivate sul posto e, secondo quanto riferito, hanno arrestato due coloni, compreso uno che è stato successivamente posto agli arresti domiciliari. Secondo i media israeliani, uno dei coloni arrestati è rimasto ferito. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, dall’inizio del 2023, fino al 7 agosto, coloni israeliani hanno ucciso sette palestinesi; tre delle vittime erano autori, o presunti autori, di attacchi contro israeliani.

4). A Qalqilya un minore palestinese è morto in un’operazione di ricerca-arresto israeliana. Il 27 luglio, un ragazzo palestinese di 13 anni è morto per le ferite riportate dall’esplosione incontrollata di un ordigno artigianale.

5). In Cisgiordania, durante il periodo in esame, 276 palestinesi, tra cui almeno 60 minori, sono stati feriti da forze israeliane, tra cui nove colpiti da proiettili veri. Novantanove (99) feriti sono stati segnalati durante manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti a Deir Istiya (Salfit) e le restrizioni di accesso all’insediamento a Kafr Qaddum (Qalqilya). Altri 21 feriti si sono verificati durante 13 operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte da forze israeliane in tutta la Cisgiordania. In altri tre casi, forze israeliane hanno ferito 118 palestinesi a Nablus e Hebron. Questi sono stati conseguenti all’intrusione di coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, nel villaggio di Asira al Qibliya (Nablus), e al loro ingresso nella tomba di Giuseppe nella città di Nablus e nella tomba di Othniel nell’area controllata dai palestinesi della città di Hebron. Nell’episodio registrato nel villaggio di Asira al Qibliya, coloni israeliani avevano appiccato il fuoco a terreni agricoli, provocando danni a proprietà palestinesi. I residenti palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni. Durante l’episodio registrato nella città di Nablus, si è verificato uno scontro a fuoco tra palestinesi e forze israeliane. In questa circostanza, secondo quanto riferito, forze israeliane hanno impedito ai palestinesi l’accesso alla parte orientale della città, scavando la strada e creando cumuli di terra. Nel caso occorso nella città di Hebron, i palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato proiettili di gomma e lacrimogeni. Venticinque feriti aggiuntivi sono stati segnalati durante due casi di demolizione a Beita (Nablus) e Al Mughayyir (Ramallah). I restanti 13 feriti palestinesi sono stati registrati quando palestinesi hanno lanciato pietre contro forze israeliane posizionate all’ingresso di Beit Ummar (Hebron) e Tuqu’ (Betlemme). Complessivamente, 242 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, nove sono stati colpiti da proiettili veri, 15 sono stati feriti da proiettili di gomma, due da schegge, sei sono stati feriti da granate assordanti o lacrimogeni e due sono stati aggrediti fisicamente. In Cisgiordania, dall’inizio dell’anno, un totale di 683 palestinesi sono stati feriti da forze israeliane con proiettili veri; più del doppio rispetto al periodo equivalente del 2022 (307).

6). In Cisgiordania sei palestinesi, tra cui un minore, sono stati feriti da coloni israeliani, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 14 casi. Ciò si aggiunge alle vittime palestinesi da parte di coloni e forze israeliane nei già citati episodi relativi a coloni (seguono dettagli).

Il 27 luglio, coloni, secondo quanto riferito provenienti da Sdeh Boaz, hanno aggredito fisicamente un palestinese che stava lavorando la propria terra vicino al villaggio di Al Khadr (Betlemme) e gli hanno sguinzagliato contro i loro cani che lo hanno morso.

Lo stesso giorno, il 27 luglio, un palestinese è stato aggredito fisicamente e ferito da coloni israeliani (accompagnati da forze israeliane) che hanno lanciato pietre, hanno aggredito fisicamente i residenti di Asira al Qibliya (Nablus) e hanno dato fuoco a terreni agricoli e veicoli.

Il 27 luglio, migliaia di israeliani, compresi coloni, hanno marciato attraverso la Città Vecchia di Gerusalemme, scandendo slogan anti-palestinesi, molestando i residenti e aggredendo fisicamente e ferendo un anziano palestinese. Questo è avvenuto nelle vicinanze della moschea Al Aqsa, nella Città Vecchia di Gerusalemme, in seguito alla visita del ministro israeliano della sicurezza nazionale, accompagnato da membri della Knesset e da migliaia di israeliani.

Il 28 luglio, un palestinese è rimasto ferito vicino al villaggio di Al Mughayyir (Ramallah), quando coloni israeliani hanno lanciato pietre contro il suo veicolo.

Il 4 agosto, nell’area H2 della città di Hebron, un minore palestinese è stato investito e ferito da un colono israeliano.

Lo stesso giorno, un palestinese è stato ucciso da proiettili veri (vedi sopra) e un altro ferito da schegge mentre coloni israeliani entravano nel villaggio palestinese di Burqa (Ramallah). Residenti e coloni palestinesi si sono lanciati pietre reciprocamente e coloni hanno sparato proiettili veri.

In sei episodi registrati a Umm ad Daraj (Hebron), Azzun (Qalqiliya), Burin (Nablus), Silat adh Dhahr (Jenin), Sarta (Salfit) e Ein al Hilwa (Tubas) coloni sono entrati nelle Comunità, causando danni a una struttura di sostentamento, un ricovero per animali, colture e due abitazioni; inoltre, presumibilmente, hanno rubato bestiame e serbatoi d’acqua, oltre a ferire capi di bestiame. In altri sei casi segnalati in Cisgiordania, coloni israeliani hanno lanciato pietre, danneggiando nove veicoli palestinesi.

7). Nove israeliani, tra cui una donna, sono stati feriti da palestinesi in quattro distinti episodi registrati tra la Cisgiordania e Israele (seguono dettagli).

Il 1° agosto, un palestinese ha aperto il fuoco all’interno dell’insediamento israeliano di Ma’ale Adummim e ha ferito sei coloni israeliani, prima di essere colpito e ucciso da un agente di polizia israeliano fuori servizio (vedi sopra).

Il 2 agosto, una donna israeliana è rimasta ferita e la sua auto ha subito danni, dopo che un aggressore, ritenuto palestinese, è uscito dal suo veicolo e ha sparato contro il veicolo con targa israeliana. Il 5 agosto, a Tel Aviv, un palestinese della Cisgiordania ha sparato uccidendo un poliziotto israeliano e ferendo due israeliani prima di essere colpito e ucciso sul posto.

In altri due casi registrati il 6 e il 7 agosto, vicino all’insediamento di Beit El (Ramallah) e ad Al ‘Isawiya (Gerusalemme Est), palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, provocando, secondo fonti israeliane, il ferimento di un israeliano e il danneggiamento di due veicoli.

8). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 56 strutture, comprese sei case, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere. Di conseguenza, 23 palestinesi, tra cui 12 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 3.500 altri. Sei delle strutture colpite erano state fornite da donatori in risposta a una precedente demolizione nella Comunità beduina di Az Za’ayyem nel governatorato di Gerusalemme, durante la quale erano state demolite un totale di 35 strutture in una unica circostanza. Cinquantatre (53) delle strutture interessate sono state demolite in Area C, compresa l’infrastruttura di un parco pubblico a servizio della Comunità di Al Mughayyir (Ramallah). Le restanti tre strutture sono state demolite a Gerusalemme est, provocando lo sfollamento di quattro famiglie, comprendenti 16 persone, tra cui sette minori. Tutte le strutture demolite a Gerusalemme Est sono state demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane.

9). Le residue famiglie di Al Baqa’a e Ras nelle Comunità di pastori di Tin nel governatorato di Ramallah hanno lasciato la loro Comunità; questo a causa della violenza dei coloni e la perdita dell’accesso ai pascoli (seguono dettagli).

In seguito alla creazione di un insediamento israeliano nella Comunità palestinese di Al Baqa’a (Gerusalemme) il 20 giugno, una delle due famiglie palestinesi rimanenti, composta da otto persone, tra cui cinque minori e una donna incinta, il 28 luglio ha lasciato la Comunità. Stessa sorte era toccata a 36 persone della stessa Comunità che, all’inizio di luglio, hanno smantellato le loro case e strutture di sostentamento, trasferendosi in un luogo più sicuro. Il 4 agosto, 12 famiglie a Ras al Tin (Ramallah) comprendenti 89 persone, tra cui 39 minori, hanno smantellato le loro strutture residenziali e di sostentamento, hanno lasciato le loro Comunità e si sono trasferite in luoghi più sicuri. Secondo le famiglie, la loro decisione era dovuta all’aumento della violenza e delle molestie da parte di coloni, seguite alla creazione di nuovi avamposti di insediamenti agricoli. I coloni si sono impadroniti di pascoli appartenenti alla Comunità e hanno piantato vigneti, riducendo l’area di pascolo necessaria ai pastori palestinesi per sostenere le proprie greggi. Nel 2022, 100 membri della stessa Comunità sono stati sfollati in circostanze simili. Circa 477 persone, tra cui 261 minori, sono partite da Ras al Tin, Wadi as Seeq, Ein Samiya e Al Baqa’a (tutte nel governatorato di Ramallah), Lifjim (Nablus) e Wedadie e Khirbet Bir al ‘Idd (entrambe a sud di Hebron ) tra il 2022 e il 2023, adducendo come ragioni principali la violenza dei coloni e la perdita dell’accesso ai pascoli. Di conseguenza, tre di queste sette Comunità sono state interamente svuotate, mentre nelle altre rimangono solo poche famiglie.

10). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 14 casi, forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”. Questi episodi hanno interrotto il lavoro di agricoltori e pescatori. Un pescatore è rimasto ferito e due barche hanno subito danni.

11). Il 4 agosto, a Deir Al Balah, un ragazzo palestinese di 16 anni è rimasto ferito dalla esplosione di un ordigno che stava maneggiando.

12). Il 30 luglio e il 4 agosto, nella Striscia di Gaza, migliaia di palestinesi hanno manifestato per protestare contro le interruzioni di corrente e il peggioramento della situazione economica. I manifestanti hanno lanciato pietre contro la polizia palestinese ed hanno dato fuoco a pneumatici; sono stati segnalati 12 feriti e almeno 23 persone sono state arrestate dalle Autorità de facto di Gaza. Il 1° agosto, la centrale elettrica di Gaza ha acceso la sua quarta turbina dopo che il governo del Qatar ha fornito ulteriore carburante. L’impianto elettrico è attualmente in funzione a pieno regime, con una produzione aumentata da 65 a 100 megawatt. Nel mese di luglio i blackout giornalieri hanno superato mediamente le 12 ore, a causa dell’aumento stagionale della domanda. Ciò ha gravemente condizionato la vita quotidiana e la fornitura di servizi sanitari e WASH. Secondo l’Health Cluster, l’ospedale Kamal Odwan aveva trasferito i pazienti in un’altra struttura, a causa di un guasto ai generatori di energia di riserva.

Ultimi sviluppi

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

– Il 10 agosto, forze israeliane sotto copertura hanno fatto irruzione a Zawata (Nablus); ne è seguito uno scontro a fuoco con palestinesi e un palestinese di 23 anni è rimasto ucciso.

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Note a piè di pagina

1 – Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane, ad esempio da civili israeliani o da razzi palestinesi malfunzionanti, così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute. In questo periodo di riferimento viene conteggiato un palestinese ucciso da un colono israeliano.

2 – Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte dell’OCHA include incidenti avvenuti al di fuori dei Territori Palestinesi Occupati

Versione Originale

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Rapporto OCHA del periodo 5 – 24 luglio 2023

1). Un palestinese ha ucciso un soldato israeliano ed ha ferito una guardia di sicurezza di un insediamento colonico israeliano; successivamente è stato ucciso in uno scontro a fuoco (seguono dettagli).

Il 6 luglio, un palestinese ha sparato, uccidendo un soldato israeliano; è quindi fuggito, ma è stato ucciso in un successivo scontro a fuoco con le forze israeliane. L’episodio è avvenuto vicino all’incrocio di Jit, prossimo all’insediamento israeliano di Kedumim (Qalqilya), quando forze israeliane hanno fermato e perquisito un veicolo palestinese. Nello stesso episodio è rimasta ferita una guardia di sicurezza israeliana. Più tardi, lo stesso giorno, forze israeliane hanno fatto irruzione a Qibya (Ramallah), da dove proveniva l’autore dell’aggressione, ed hanno fatto un sopralluogo nella sua casa di famiglia; secondo quanto riferito, in preparazione della sua demolizione punitiva. Durante il sopralluogo, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni contro palestinesi residenti che lanciavano pietre. Tre palestinesi, tra cui due minori, sono stati feriti con proiettili veri e altri 20 hanno ricevuto cure mediche per aver inalato gas lacrimogeni. Altri tre palestinesi sono stati arrestati. Secondo fonti israeliane un soldato israeliano è stato ferito da pietre.

2). Nella città di Nablus, nel corso di un’operazione che ha comportato scontri a fuoco, le forze israeliane hanno ucciso due palestinesi (seguono dettagli).

Il 7 luglio, forze israeliane hanno fatto irruzione nella Città Vecchia di Nablus, hanno circondato una casa ed hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi all’interno della stessa. Due palestinesi sono stati uccisi. Secondo fonti israeliane, gli uomini erano sospettati di aver sparato a forze israeliane.

Altri 23 palestinesi sono rimasti feriti mentre lanciavano pietre contro forze israeliane; queste hanno sparato proiettili veri, proiettili di metallo rivestiti di gomma e lacrimogeni. Tre uomini sono stati arrestati. Secondo fonti mediche, durante l’operazione, le forze israeliane avrebbero ostacolato l’accesso delle squadre mediche.

3). Il 7 luglio, nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarm), un palestinese è morto per le ferite riportate dall’esplosione di un ordigno che stava preparando.

4). Durante due episodi registrati a Nablus e Ramallah, forze israeliane hanno ucciso due palestinesi e ne hanno ferito un altro (seguono dettagli).

Il 10 luglio, ad un checkpoint situato sulla strada 450 vicino al villaggio di Deir Nidham (Ramallah), forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese che, secondo la loro versione, aveva lanciato una granata e aveva sparato contro di loro. Non sono stati segnalati ferimenti di israeliani. Secondo fonti mediche, per circa quattro ore, le forze israeliane hanno impedito alle squadre mediche di raggiungere l’uomo ferito. Il corpo dell’uomo è stato trattenuto dalle autorità israeliane.

Il 21 luglio, nel villaggio di Sabastiya a nord-ovest di Nablus, un palestinese è stato ucciso e un altro è stato ferito e arrestato dalle forze israeliane. L’esercito israeliano ha riferito di un tentativo di speronamento con veicolo. Secondo testimoni oculari, le forze israeliane che pattugliavano la zona hanno aperto il fuoco contro il veicolo senza preavviso. Le Organizzazioni per i diritti umani hanno riferito di aver trovato nel veicolo più di 40 fori di proiettile. In seguito all’accaduto, residenti palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane che hanno sparato lacrimogeni, costringendo 15 palestinesi a richiedere cure mediche per inalazione di gas lacrimogeno.

5). Nell’area di Ramallah, in due distinte manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti colonici, forze israeliane hanno ucciso due palestinesi, tra cui un giovane di 16 anni, e ne hanno ferito altri due (seguono dettagli).

Il 7 luglio, nel villaggio di Umm Safa, durante una manifestazione contro la creazione di un nuovo insediamento israeliano, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese e ferendone un altro. Secondo quanto riferito, i palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane, che hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. Secondo testimoni oculari, l’uomo ferito a morte, nel momento in cui è stato colpito, non partecipava alla manifestazione e non era coinvolto in scontri.

Il 21 luglio, durante una manifestazione tenuta a Umm Safa, palestinesi hanno lanciato pietre contro forze israeliane che hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni, uccidendo un palestinese di 16 anni e ferendone un altro con proiettili veri. La manifestazione si è tenuta per protestare contro la continua espansione degli insediamenti colonici israeliani e i continui attacchi di coloni contro il villaggio. Ciò ha portato a 29 il totale di minori palestinesi uccisi finora in Cisgiordania nel 2023, rispetto ai 15 nello stesso periodo del 2022.

6). Nella città di Nablus, durante un episodio legato a coloni, forze israeliane hanno ucciso un palestinese (seguono dettagli).

Il 20 luglio, nella città di Nablus, sono scoppiati scontri tra forze israeliane che accompagnavano coloni alla tomba di Giuseppe e palestinesi. I palestinesi hanno sparato proiettili veri e ordigni esplosivi; le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. Un palestinese è stato ucciso e altri 73 sono rimasti feriti: tre colpiti da proiettili veri e 65 curati per inalazione di gas lacrimogeno. Secondo fonti mediche, le forze israeliane hanno impedito alle équipe mediche di intervenire e trasferire in ospedale un ragazzo di 12 giorni che aveva inalato gas lacrimogeno. Inoltre il parabrezza di un’ambulanza è stato frantumato da proiettili di gomma.

7). In Cisgiordania, durante il periodo in esame, sono stati feriti da forze israeliane 352 palestinesi, tra cui almeno 56 minori, comprese 26 persone colpite da proiettili veri. La maggior parte dei feriti (120) è stata segnalata durante manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti a Umm Safa (Ramallah) e le restrizioni di accesso legate agli insediamenti a Kafr Qaddum (Qalqilya).

Altri 121 feriti si sono avuti durante 19 operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte da forze israeliane in Cisgiordania. Ciò include un’operazione durante la quale le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarem) nell’area A della Cisgiordania, causando, con i bulldozer, danni alle infrastrutture stradali, comprese le reti fognarie ed interrompendo servizi idrici, elettrici e fognari. Sei palestinesi sono rimasti feriti, di cui quattro colpiti da proiettili veri e due da schegge. Dopo questa operazione, sette minori sono rimasti feriti mentre, secondo quanto riferito, maneggiavano un ordigno esplosivo artigianale. Secondo fonti ufficiali israeliane, l’operazione è stata effettuata per “neutralizzare ordigni esplosivi e arrestare sospetti ricercati”.

In altri sette episodi, registrati principalmente intorno a Nablus e Ramallah, 87 palestinesi sono stati feriti da forze israeliane. Ciò ha fatto seguito allo sconfinamento di coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, in sette Comunità palestinesi: Urif e Nablus, Kafr Qaddum e Arab Al Khouli/Wadi Kana (entrambe a Qalqiliya), Kobar e Al Mazra’a al Qibliya (entrambe a Ramallah) e At Tuwani (Hebron); in tali circostanze sono stati segnalati episodi di lancio di pietre da parte di residenti palestinesi contro forze israeliane. In altri due casi, forze israeliane hanno sparato, ferendo due palestinesi, tra cui un minore, mentre cercavano di entrare in Israele attraverso varchi abusivi nella Barriera vicino a Tulkarm e Qalqilya.

I restanti 22 feriti palestinesi, di cui quattro con proiettili veri, si sono verificati durante scontri con lancio di pietre contro forze israeliane posizionate all’ingresso di Beita (Nablus). Complessivamente, 288 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno, 26 sono stati colpiti da proiettili veri, 29 sono stati feriti da proiettili di gomma, sei da schegge e tre sono stati aggrediti fisicamente.

8). In Cisgiordania sedici (16) palestinesi, compresi due minori, sono stati feriti da coloni israeliani, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 44 casi. Ciò si aggiunge alle vittime palestinesi da parte di coloni e forze israeliane nei suddetti episodi relativi a coloni (seguono dettagli).

In due distinti episodi, accaduti il 7 e il 10 luglio, vicino agli ingressi di Beit Ummar (Hebron) e Huwwara (Nablus), due minori palestinesi sono stati investiti e feriti da coloni.

Il 12 luglio, quattro palestinesi sono stati aggrediti fisicamente da coloni nei pressi della Comunità di Ein al Beida, a est di Tubas.

Il 13 luglio, coloni accompagnati da forze israeliane hanno aggredito fisicamente pastori palestinesi nella Comunità araba di Al Kholi (Qalqiliya), provocando danni alla proprietà e feriti. Secondo la Comunità locale, le forze israeliane presenti sul posto, sono intervenute per proteggere i coloni. Quattro anziani palestinesi hanno richiesto cure mediche in ospedale, due dei quali in gravi condizioni. Le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni ed hanno arrestato sei palestinesi.

Lo stesso giorno, nel sito di un nuovo avamposto di insediamento vicino al villaggio di Kobar (Ramallah), coloni hanno lanciato pietre, ferendo un palestinese. Successivamente, palestinesi hanno lanciato pietre contro coloni e contro forze israeliane che li scortavano sparando lacrimogeni. Secondo i media israeliani, durante l’episodio un colono è stato ferito da una pietra.

Il 15 luglio, ad At Tuwani (Hebron), coloni hanno lanciato pietre, ferendo un palestinese che pascolava il proprio bestiame. Secondo i media israeliani, i palestinesi avevano lanciato pietre contro i coloni, ferendone uno. Successivamente, forze israeliane hanno fatto irruzione nel villaggio effettuando un’operazione di ricerca e provocando il ferimento di un palestinese e l’arresto di tre attivisti per i diritti umani.

Il 17 luglio, vicino al villaggio di Husan (Betlemme), coloni, secondo quanto riferito provenienti dall’insediamento di Beitar Illit, hanno aggredito fisicamente una donna palestinese che lavorava la propria terra.

Il 22 luglio, nel villaggio di Al Mazra’a al Qibliya (Ramallah), secondo quanto riferito, coloni provenienti dall’avamposto dell’insediamento di Haresha hanno ferito due palestinesi. Un palestinese è stato ferito con proiettili di gomma sparati dalle forze israeliane intervenute. Secondo fonti della Comunità, durante il periodo di riferimento, più di 400 alberi e alberelli sono stati vandalizzati su terra palestinese prossima agli insediamenti israeliani, in otto casi registrati vicino ad Al Bowereh, Adh Dhahiriya, Khirbet Sarura e Umm ad Daraj (tutti a Hebron), Al Lubban Sharqiya e Sabastiya (entrambe a Nablus) e Al Mazra’a al Qibliya (Ramallah).

Altre proprietà palestinesi sono state danneggiate e il bestiame è stato ferito in 18 casi registrati a Ramallah, Nablus, Salfit, Hebron e Gerusalemme, o nelle vicinanze. I beni danneggiati comprendevano strutture residenziali e agricole, trattori, coltivazioni, tratti di reti idriche e pannelli solari. Nei restanti 18 casi segnalati in Cisgiordania, coloni israeliani hanno lanciato pietre, danneggiando 38 veicoli palestinesi.

9). In Cisgiordania, otto coloni israeliani, tra cui tre minori, sono stati feriti da palestinesi in sei diversi episodi (seguono dettagli).

Il 16 luglio, sulla strada 356 vicino all’insediamento di Tekoa (Betlemme), palestinesi armati hanno aperto il fuoco su veicoli israeliani. Tre israeliani sono rimasti feriti, compresi due minori. Successivamente, forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca nella città di Betlemme, dove hanno ferito cinque palestinesi, di cui tre con proiettili veri, e hanno fatto irruzione in una moschea dove hanno arrestato due palestinesi, tra cui uno sospettato di aver compiuto l’attacco.

Oltre ai due israeliani feriti vicino a Kobar e At Tuwani (vedi sopra), il 12 luglio, durante una manifestazione contro gli insediamenti a Kobar (Ramallah), un ragazzo di 14 anni è stato ferito da pietre lanciate da palestinesi.

Il 10 e 20 luglio, nel villaggio di Deir Qaddis (Ramallah) e all’interno dell’insediamento di Ghilo (Gerusalemme est), due israeliani sono rimasti feriti in una aggressione con coltello da parte di palestinesi. In altri tre casi registrati il 7, 9 e 16 luglio, vicino a Ramallah e Nablus, secondo fonti israeliane, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani provocando il ferimento di un israeliano e danni a tre veicoli.

10). Nella Città Vecchia di Gerusalemme, forze israeliane hanno sfollato dalla loro casa, con la forza, un’anziana coppia palestinese (seguono dettagli).

L’11 luglio, la famiglia Ghaith-Sub Laban è stata sfrattata dalla propria casa dopo che il loro contratto di locazione protetto era stato invalidato dai tribunali israeliani, consentendo il sequestro della loro proprietà da parte di un’organizzazione di coloni israeliani. A seguito del loro sfollamento, la loro casa è stata immediatamente consegnata a coloni israeliani. L’Ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Commissario per i Diritti Umani nei TPO ha affermato che le leggi israeliane utilizzate per sfrattare la famiglia sono intrinsecamente discriminatorie e violano gli obblighi di Israele in materia di diritti umani. Secondo le valutazioni dell’OCHA, circa 1.000 palestinesi sono a rischio di sgombero forzato a Gerusalemme est, principalmente a causa di procedimenti giudiziari avviati da gruppi di coloni.

11) Le autorità israeliane, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, hanno demolito, confiscato o costretto a demolire 54 strutture a Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, comprese 20 abitazioni. Di conseguenza, 66 palestinesi, tra cui 34 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 795 altri. Sedici (16) delle strutture interessate erano state fornite da donatori in risposta a precedenti demolizioni. Quindici (15) di queste 16 strutture sono state demolite in un’unica circostanza ad Al Muntar (Gerusalemme) e un’altra struttura è stata demolita a Beit Jala (Betlemme). L’ottanta per cento delle strutture colpite (43) si trovava in Area C. Le restanti undici strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, comprese nove strutture residenziali, provocando lo sfollamento di cinque famiglie, comprendenti 24 persone, tra cui 12 minori. Otto delle undici strutture demolite a Gerusalemme est sono state demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Inoltre, non conteggiate sopra, le autorità israeliane hanno demolito due strutture agricole nell’area C di Birin vicino a Bani Na’im (Hebron) presumibilmente per “violazione di un terreno demaniale”.

12). Otto famiglie sono state sfollate dal governatorato di Gerusalemme e dalle colline a Hebron Sud, in conseguenza della violenza dei coloni e della perdita dell’accesso ai pascoli (seguono dettagli).

Il 10 e 19 luglio 2023, sette famiglie composte da 36 persone, inclusi 20 minori e otto donne (tutti registrati come rifugiati) della Comunità beduina di Al Baqa’a nel Governatorato di Gerusalemme, e una famiglia palestinese composta da 13 persone, inclusi nove minori, della Comunità di pastori di Wedadie, nelle colline di Hebron Sud (a sud del villaggio di As Samu’a) hanno smantellato le proprie strutture residenziali e di sostentamento, hanno lasciato le proprie Comunità e si sono trasferiti in luoghi più sicuri. Secondo le famiglie, il trasferimento è conseguenza dell’aumento delle attività insediative, seguite alla creazione di nuovi avamposti di insediamento di pastori e agricoltori israeliani. Tra il 2022 e il 2023 circa 300 persone sono state sfollate da Ras al Tin, Wadi as Seeq, Ein Samiya, Lifjim e Al Baqa’a, in ragione della violenza dei coloni e della perdita dell’accesso ai pascoli.

13). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 20 casi, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”. Questi episodi hanno interrotto il lavoro di agricoltori e pescatori. Un pescatore è rimasto ferito, altri quattro sono stati arrestati e una barca è stata sequestrata.

14). Il 5 luglio 2023, per la prima volta dall’escalation dello scorso maggio, gruppi armati palestinesi di Gaza hanno lanciato contro Israele cinque razzi che sarebbero stati tutti intercettati. Le forze aeree israeliane hanno effettuato quattro attacchi aerei ed hanno lanciato otto missili; secondo quanto riferito, prendendo di mira postazioni appartenenti a gruppi armati a Gaza City e nel nord di Gaza. Non ci sono state segnalazioni di feriti da nessuna delle due parti, ma sono state danneggiate una casa a Sderot e due strutture civili a Gaza.

Ultimi sviluppi (dopo il periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

Il 25, 26 e 27 luglio, in tre diverse operazioni condotte a Nablus e Qalqiliya, forze israeliane hanno sparato, uccidendo cinque palestinesi, tra cui un minore. Durante una delle operazioni, sono stati segnalati scontri a fuoco tra palestinesi e forze israeliane.

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Note a piè di pagina

1 – Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane; ad esempio da civili israeliani o da razzi palestinesi malfunzionanti, così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute.

2 – Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte di OCHA include episodi avvenuti al di fuori dei Territori Palestinesi Occupati (TPO) solo se hanno coinvolto residenti dei Territori Palestinesi Occupati come vittime o responsabili.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

Versione originale

 

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Rapporto OCHA del periodo 13 giugno – 4 luglio 2023

 

1). Durante un’operazione condotta a Jenin, le forze israeliane hanno ucciso cinque palestinesi, tra cui un minore; altri due palestinesi, tra cui un altro minore, sono morti per le ferite riportate (seguono dettagli).

Il 19 giugno, forze israeliane hanno condotto un’operazione su larga scala della durata di oltre 11 ore, iniziata con unità sotto copertura che hanno fatto irruzione a Jenin durante le prime ore del mattino. Le forze israeliane hanno ucciso cinque palestinesi, tra cui un minore, e ne hanno feriti altri 90. Almeno 50 dei feriti sono stati causati da proiettili veri. Palestinesi e forze israeliane hanno avuto uno scontro a fuoco nelle aree vicine al Campo profughi di Jenin. Dai palestinesi sono stati usati ordigni esplosivi improvvisati che hanno provocato danni all’equipaggiamento militare israeliano. Successivamente, le forze israeliane hanno lanciato un attacco aereo, secondo quanto riferito, come parte del processo di evacuazione delle truppe che erano state affrontate dai palestinesi con armi da fuoco e ordigni esplosivi. Secondo fonti israeliane, durante l’operazione, otto membri delle forze israeliane sono rimasti feriti. Secondo fonti mediche, durante le operazioni, le forze israeliane hanno limitato il movimento delle ambulanze nell’area. Il 20 e 21 giugno, altri due palestinesi, tra cui una ragazza, sono morti per le ferite riportate ad opera delle forze israeliane, durante l’operazione a Jenin. Una valutazione umanitaria iniziale stima che almeno 75 case abbiano subito danni durante l’operazione, compresi i danni causati dall’uso di proiettili esplosivi da spalla. Sono stati segnalati danni anche a infrastrutture come generatori elettrici, reti idriche e servizi di telecomunicazione. Non è stato segnalato alcuno sfollamento.

2). Il 20 giugno, nel Campo profughi di Balata (Nablus), due palestinesi sono stati uccisi e un minore è rimasto ferito da un ordigno esplosivo, maneggiato incautamente e fatto esplodere.

3). Due palestinesi hanno ucciso quattro coloni israeliani, tra cui due minori, prima che venissero uccisi (seguono dettagli).

Il 20 giugno, vicino all’insediamento colonico di Eli (Nablus), due palestinesi hanno sparato, uccidendo quattro coloni israeliani, tra cui due minori, e ferendone altri quattro. Uno degli aggressori è stato colpito e ucciso da un colono israeliano sul posto, mentre l’altro è fuggito ed è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane vicino al villaggio di Aqqaba (Tubas), durante una caccia all’uomo. Successivamente, le forze israeliane hanno inasprito le restrizioni di movimento nel governatorato di Nablus e hanno chiuso diversi checkpoints.

4). Le forze israeliane hanno ucciso un palestinese durante un episodio legato a coloni (seguono dettagli).

Il 21 giugno, in seguito all’aggressione avvenuta nei pressi di Eli, circa 300-400 coloni israeliani sono entrati nella Comunità palestinese di Turmus’ayya (Ramallah), accompagnati da forze israeliane. I coloni israeliani hanno sparato, lanciato pietre, aggredito fisicamente residenti palestinesi e dato fuoco a case, veicoli, alberi e terreni coltivati di proprietà palestinese (maggiori dettagli di seguito). I palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. Le forze israeliane hanno ucciso un palestinese e ne hanno feriti altri 41, tra cui due minori.

5). Le forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi, tra cui un minore, in un attacco con droni a Jenin (seguono dettagli).

Il 21 giugno, vicino al checkpoint di Al Jalama (Jenin), tre palestinesi, tra cui un minore, sono stati presi di mira da un attacco aereo israeliano mentre viaggiavano su un veicolo. L’esercito israeliano ha dichiarato che l’attacco con droni era indirizzato contro palestinesi che avevano precedentemente effettuato attacchi con armi da fuoco contro israeliani. Alla chiusura del presente bollettino le autorità israeliane stavano ancora trattenendo i loro corpi.

6). In Cisgiordania, presso checkpoints, un minore palestinese è stato ucciso e sei membri delle forze israeliane e un colono israeliano sono rimasti feriti in due attacchi con armi da fuoco (seguono dettagli).

Il 24 giugno, al checkpoint di Qalandiya (Gerusalemme), un palestinese di 17 anni ha aperto il fuoco contro forze israeliane ed è stato successivamente colpito e ucciso dalle forze israeliane. Secondo fonti israeliane, due membri delle forze israeliane sono rimasti feriti. Il corpo del giovane viene trattenuto dalle autorità israeliane.

Il 13 giugno, un colono israeliano e quattro membri delle forze israeliane sono rimasti feriti quando autori, ritenuti palestinesi, hanno sparato contro i loro veicoli, vicino al checkpoint di Barta’a (Jenin). Successivamente le forze israeliane  hanno intensificato le restrizioni di accesso all’area.

7). Il 3 e 4 luglio 2023, le forze israeliane hanno condotto un’operazione aerea e terrestre su larga scala nel Campo profughi di Jenin e dintorni. I dettagli dell’impatto umanitario dell’operazione di due giorni sono disponibili negli aggiornamenti flash n. 1 e n. 2 di OCHA e nel rapporto sulla situazione n.1. Il Ministero della Sanità palestinese (MoH) ha confermato che, durante l’operazione a Jenin, sono stati uccisi dodici palestinesi, tra cui quattro minori. Inoltre, un palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane, il 3 luglio a Ramallah, durante una manifestazione con lancio di pietre in segno di protesta contro l’operazione di Jenin. Durante l’operazione sono rimasti feriti almeno 143 palestinesi. Secondo fonti israeliane, un soldato israeliano è stato ucciso e un altro è rimasto ferito. Una panoramica delle distruzioni causate dall’operazione di Jenin non è inclusa in questo rapporto poiché le valutazioni umanitarie sono ancora in corso.

8). In ulteriori episodi che hanno provocato vittime in tutta la Cisgiordania, le forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi e altri due sono morti per le ferite riportate durante cinque operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte dalle forze israeliane, inclusa una demolizione punitiva (seguono dettagli).

Il 13 giugno, forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Balata, hanno circondato una casa e hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi. Un palestinese affetto da autismo è stato colpito e ucciso, e nove palestinesi sono rimasti feriti, tutti da proiettili veri sparati dalle forze israeliane.

Il 15 giugno, forze israeliane hanno fatto irruzione nella città di Nablus e condotto una demolizione punitiva della casa di famiglia del palestinese coinvolto nella sparatoria e nell’uccisione di un soldato israeliano nella città di Nablus, nell’ottobre 2022. I palestinesi hanno lanciato pietre in varie località della città di Nablus, e in alcuni casi si è verificato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi. Un palestinese è stato colpito e ucciso, e 333 palestinesi sono rimasti feriti, di cui tre con proiettili veri sparati dalle forze israeliane.

Il 19 giugno, forze israeliane hanno condotto un’operazione a Hussan (Betlemme), durante la quale i palestinesi hanno lanciato pietre e bottiglie incendiarie contro le forze israeliane, e queste ultime hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni, uccidendo un palestinese e ferendone altri tre, di cui due con proiettili veri.

Il 20 e 24 giugno, due palestinesi sono morti per le ferite riportate, uno durante un’operazione di ricerca-arresto nel Campo profughi di ‘Askar (Nablus) il 19 giugno, e un altro il 22 maggio 2023, durante un’operazione delle forze israeliane a Jenin che ha comportato scambi a fuoco con i palestinesi.

9). In Cisgiordania, durante il periodo in esame, 1.310 palestinesi, tra cui almeno 103 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane, comprese 105 persone colpite da proiettili veri. La maggior parte dei feriti (618) è stata registrata in due episodi di demolizione punitiva a Nablus. Altri 317 feriti si sono verificati durante 23 operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte dalle forze israeliane in tutta la Cisgiordania. In altri 22 casi, registrati principalmente intorno a Nablus e Ramallah, 187 palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane. La maggior parte di loro è stata curata per inalazione di gas lacrimogeni. Ciò ha fatto seguito all’ingresso di coloni israeliani, accompagnati dalle forze israeliane, in queste Comunità palestinesi. Circa l’85% di questi feriti è stato registrato tra il 20 e il 24 giugno, dopo l’uccisione di israeliani vicino a Eli. Altri 170 feriti sono stati registrati durante manifestazioni, contro l’espansione degli insediamenti e le restrizioni di accesso legate agli insediamenti a Beit Dajan e Beita (entrambe a Nablus), e Kafr Qaddum (Qalqilya), e in altre manifestazioni contro l’operazione condotta a Jenin il 3-4 luglio. Un altro minore palestinese è stato aggredito fisicamente, ferito e arrestato dalle forze israeliane a un checkpoint nell’area H2 della città di Hebron. I restanti 17 feriti palestinesi, tra cui quattro feriti da arma da fuoco e con proiettili veri, sono avvenuti durante scontri con lancio di pietre contro le forze israeliane posizionate all’ingresso di Beit Ummar (Hebron) e Husan (Betlemme). Complessivamente, 953 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 105 sono stati colpiti da proiettili veri, 50 sono stati feriti da proiettili di gomma, 33 da schegge, 23 sono stati aggrediti fisicamente, tre sono stati colpiti da granate assordanti.

10). Nella Cisgiordania settentrionale e centrale, coloni israeliani hanno ferito 19 palestinesi ed hanno causato danni a proprietà palestinesi in 46 casi, in quattro giorni consecutivi, tra il 20 e il 24 giugno (seguono dettagli).

Dopo l’attacco con armi da fuoco vicino all’insediamento di Eli, centinaia di coloni israeliani, accompagnati da forze armate, hanno aperto il fuoco, lanciato pietre, aggredito fisicamente i residenti palestinesi e dato fuoco alle loro proprietà in 36 Comunità palestinesi; principalmente intorno a Nablus e Ramallah. In totale, 41 case di proprietà palestinese sono state danneggiate. Cinque case di proprietà palestinese sono state completamente bruciate nel villaggio di Turmus’ayya (Ramallah) e 36 sono state danneggiate o bruciate a Huwwara, Al Lubban ash Sahrqiya, ‘Urif, Turmus’ayya, Umm Saffa e Sinjil. La maggior parte dei danni è avvenuta alle finestre, frantumate con pietre dai coloni. Almeno sei famiglie palestinesi, sono state sfollate; comprendevano 25 palestinesi, tra cui otto donne, 12 minori e una persona con disabilità. Almeno 75 veicoli di proprietà palestinese sono stati danneggiati o distrutti, di cui 39 completamente bruciati. Inoltre, il 21 giugno, coloni israeliani hanno vandalizzato una scuola e una moschea a ‘Urif (Nablus). La sera del 21 giugno, coloni israeliani sono entrati nella scuola vuota e hanno lanciato bottiglie incendiarie contro le finestre di due aule, provocando danni. In totale, durante questi attacchi di coloni, 19 palestinesi, tra cui cinque minori, sono stati feriti da coloni e altri 160 sono stati feriti da forze israeliane intervenute o comunque coinvolte. Dei 160 feriti, 14 sono stati causati da proiettili veri, 15 da proiettili di gomma, 123 hanno ricevuto cure mediche per aver inalato gas lacrimogeni sparati dalle forze armate e otto sono stati aggrediti fisicamente. A‘Urif (Nablus), quattro coloni israeliani sono stati feriti da pietre lanciate da palestinesi durante uno di questi episodi.

11). Altri sei palestinesi, tra cui tre minori, sono stati feriti da coloni israeliani, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 33 casi registrati in Cisgiordania. Questi si aggiungono alle vittime palestinesi da parte di coloni e forze israeliane nei suddetti episodi relativi a coloni (seguono dettagli).

Il 21 giugno, coloni israeliani hanno aggredito fisicamente e ferito un palestinese all’ingresso di Birin (Hebron) con una sbarra di metallo.

Il 28 giugno, coloni hanno aggredito fisicamente e ferito due minori palestinesi che pascolavano il loro bestiame ad Al Mu’arrajat East (Ramallah).

Lo stesso giorno, coloni israeliani hanno allestito due tende residenziali su un terreno privato palestinese a Khirbet, nell’area di Tawamini, a Massafer Yatta (Hebron). In un successivo scontro fisico tra proprietari terrieri palestinesi e coloni israeliani, un palestinese è stato aggredito fisicamente e ferito.

Il 2 luglio, coloni israeliani hanno bloccato una strada vicino al villaggio di Yasuf (Nablus) e hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi. Un minore palestinese è stato ferito con pietre e due veicoli hanno subito danni. Il 3 luglio, un palestinese è stato colpito e ferito da proiettili veri sparati da coloni israeliani, dopo che, durante la notte, coloni scortati dalle forze israeliane avevano attaccato il villaggio di Deir Dibwan (Ramallah). I palestinesi hanno lanciato pietre e i coloni israeliani hanno sparato proiettili veri, provocando il ferimento di un palestinese a una mano.

Secondo fonti delle Comunità, durante il periodo di riferimento, più di 260 alberi e alberelli sono stati vandalizzati su terra palestinese vicino agli insediamenti israeliani, in otto episodi segnalati vicino a Husan e Al Khadr (entrambi a Betlemme), Tarqumiya, Al Bowereh e At Tuwani (tutti a Hebron) , Umm Saffa e Dura al Qar’a (entrambe a Ramallah) e Kafr ad Dik (Salfit). Altre proprietà palestinesi sono state danneggiate e il bestiame è rimasto ferito in 14 casi verificatisi a Ramallah, Nablus, Salfit, Hebron, Gerusalemme e Qalqiliya o nelle vicinanze. Le proprietà danneggiate includevano strutture residenziali e agricole, trattori, colture e una rete idrica. Negli altri 11 casi segnalati in Cisgiordania, coloni israeliani hanno lanciato pietre, danneggiando 19 veicoli palestinesi.

12). Oltre ai quattro israeliani uccisi e ai nove feriti vicino al checkpoint di Eli, Barta’a (Jenin) e ‘Urif (Nablus) (vedi sopra), in Cisgiordania, altri due coloni sono rimasti feriti in episodi di lancio di pietre. In due casi, il 22 giugno e il 4 luglio, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani vicino a Gerico e Gerusalemme, provocando il ferimento di due israeliani e danni a due veicoli. In altri quattro casi, secondo fonti israeliane, persone ritenute palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, vicino a Ramallah, Gerico e Betlemme, causando danni a due veicoli.

13). In Israele, dieci israeliani sono rimasti feriti in due attacchi palestinesi con accoltellamento e speronamento con auto e un aggressore palestinese è stato ucciso (seguono dettagli).

Il 3 luglio, un ragazzo palestinese di 14 anni di Jenin ha accoltellato e ferito un israeliano a Bnei Brak (Israele) prima di essere arrestato dalla polizia israeliana.

Il 4 luglio, un palestinese di Hebron ha speronato con il suo veicolo dei pedoni israeliani a Tel Aviv, prima di uscire dalla sua auto e accoltellare altri. Secondo fonti israeliane, almeno nove persone sono rimaste ferite, tra cui una donna incinta che ha perso il bambino. Secondo quanto riferito, l’autore è stato ucciso da un civile israeliano.

14). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 38 strutture comprese 14 abitazioni. Di conseguenza, 48 palestinesi, tra cui 22 minori, sono stati sfollati e i mezzi di sussistenza di oltre 8.000 altri ne sono stati colpiti. Sei delle strutture colpite erano state fornite da donatori in risposta a precedenti demolizioni nelle Comunità di Hammamat al Maleh e Ein al Hilwa – Um al Jmal (entrambe a Tubas). Più della metà delle strutture colpite (23) si trovavano in Area C. Le restanti 15 strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, inclusa una struttura residenziale ad Ath Thuri, provocando lo sfollamento di due famiglie comprendenti 14 persone, tra cui sei minori. Undici (11) delle 15 strutture demolite a Gerusalemme Est sono state distrutte dai loro proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane.

15). Il 15 e 22 giugno, forze israeliane hanno fatto irruzione nella città di Nablus, nell’Area A della Cisgiordania, e hanno demolito con esplosivi due appartamenti in due distinti edifici a più piani, per motivi punitivi, sfollando due famiglie comprendenti undici persone, tra cui tre minori. Entrambe le case appartenevano alle famiglie di due uomini arrestati e accusati di aver ucciso un soldato israeliano nell’ottobre 2022. Il 14 giugno, durante una di queste demolizioni, un palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane, mentre, durante entrambe le demolizioni, altre 618 persone, compresi 38 minori, sono state ferite. Secondo quanto riferito, i palestinesi hanno lanciato pietre e oggetti esplosivi e le forze israeliane hanno usato munizioni vere, proiettili di metallo rivestiti di gomma e lacrimogeni. Dall’inizio del 2023, per motivi punitivi, sono state demolite 14 case e una struttura agricola, rispetto alle 14 strutture di tutto il 2022 e alle tre del 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale.

16). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, presumibilmente per imporre restrizioni all’accesso, in almeno 21 casi, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”. In tali circostanze, il lavoro di agricoltori e pescatori è stato gravemente limitato. In due casi, un pescatore è rimasto ferito e altri cinque sono stati arrestati. Inoltre, un peschereccio è stato sequestrato e un altro è stato danneggiato. In due occasioni, le forze israeliane hanno utilizzato bulldozer per spianare il terreno all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale, nell’Area centrale. In altre circostanze, tre uomini palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane mentre cercavano di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale.

17). Il 3 e 4 luglio, a Gaza City, palestinesi si sono riuniti vicino alla recinzione perimetrale israeliana per protestare contro l’operazione delle forze israeliane a Jenin. Cinque palestinesi sono rimasti feriti, tra cui un minore, mentre i manifestanti lanciavano pietre e le forze israeliane sparavano proiettili veri.

18). Inoltre, nella Striscia di Gaza, il 14 e il 26 giugno, tre minori palestinesi sono stati feriti dall’esplosione di residuati bellici che avevano trovato a Rafah e nella città di Gaza e che stavano manomettendo.

Ultimi sviluppi (dopo il periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

Il 6 luglio, nei pressi dell’insediamento israeliano di Kedumim e del villaggio palestinese di Jit (Qalqiliya), un palestinese ha sparato, uccidendo un soldato israeliano; l’uomo è stato successivamente ucciso dalle forze israeliane. Una guardia israeliana è rimasta ferita.

Il 7 luglio, durante una un’operazione che stavano conducendo a Nablus, in uno scontro a fuoco con palestinesi, le forze israeliane hanno ucciso due palestinesi.

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Note a piè di pagina

1 – Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane; ad esempio da civili israeliani o da razzi palestinesi malfunzionanti, così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute.

2 – Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte di OCHA include episodi avvenuti al di fuori dei Territori Palestinesi Occupati (TPO) solo se hanno coinvolto residenti dei Territori Palestinesi Occupati come vittime o responsabili.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

Versione Originale

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 30 Maggio – 12 Giugno 2023

https://ochaopt.org/poc/30-may-12-june-2023

1). Un bimbo palestinese di due anni è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane (seguono dettagli). Il 1° giugno, un soldato israeliano ha sparato con proiettili veri, ferendo il bambino e suo padre; il bambino è morto, quattro giorni dopo, per trauma cranico. Secondo l’esercito israeliano, riportato dai media, il soldato ha erroneamente identificato l’auto dove erano seduti il padre e il bambino come possibile minaccia di attacco armato contro un vicino insediamento colonico israeliano. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, tra il 1° gennaio e il 12 giugno 2023, le forze israeliane hanno ucciso 21 minori palestinesi, rispetto ai 14 uccisi nello stesso periodo nel 2022.

2). Il 9 giugno, a un checkpoint vicino a Rantis (Ramallah), le forze israeliane hanno ucciso un palestinese. Secondo l’esercito israeliano, i soldati stavano ispezionando un veicolo sospettato di essere stato rubato; l’autista avrebbe tentato di afferrare l’arma di un soldato ed è stato colpito e ucciso da un altro soldato. Secondo quanto riferito, un membro delle forze israeliane è rimasto ferito. Il corpo del palestinese è stato trattenuto dalle autorità israeliane. Finora, nel 2023, in Cisgiordania e in Israele, sono stati colpiti e uccisi dalle forze israeliane 13 palestinesi mentre attaccavano o, presumibilmente, tentavano di attaccare soldati israeliani.

3). Il 30 maggio, nei pressi dell’insediamento colonico di Hermesh (tra Jenin e Tulkarm) un colono israeliano è stato colpito e ucciso in una sparatoria con palestinesi. Ad oggi, ciò porta a 21 il numero di israeliani uccisi, nel 2023, in Cisgiordania compresa Gerusalemme est e in Israele, ad opera di palestinesi o in attacchi di palestinesi; nel 2022 erano stati sei, in un periodo equivalente. Tra le vittime anche un cittadino straniero.

4). In Cisgiordania sono stati feriti dalle forze israeliane 382 palestinesi (15 con proiettili veri), tra cui almeno 34 minori (seguono dettagli). Dei feriti, 25 sono stati segnalati durante dieci operazioni di ricerca-arresto. Altri 60 feriti si sono verificati in due episodi in cui le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Askar (Nablus) e nella città di Nablus per effettuare sopralluoghi delle case di famiglia di due palestinesi; uno accusato di aver ucciso una israeliana e le sue due figlie, e un altro accusato di aver ucciso una soldato; i sopralluoghi sono stati effettuati in preparazione della demolizione punitiva degli edifici.

In un altro caso, le forze israeliane hanno sparato, ferendo due palestinesi, un adulto e un bambino; ciò nel contesto di una irruzione nel Campo profughi di Aqabat Jaber (Gerico) per emettere un ordine di demolizione punitiva contro una struttura residenziale.

Altri 41 feriti, tra cui otto minori, sono stati segnalati durante una demolizione punitiva eseguita nella Città Vecchia di Ramallah (vedi maggiori dettagli di seguito).

207 palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane che accompagnavano coloni israeliani i quali hanno lanciato pietre, hanno appiccato il fuoco e sparato contro i palestinesi e le loro case o altre proprietà, a Burqa, Jalud (entrambi a Nablus), Al Mazara’a Al Qibliyeh (Ramallah) e Kafr Thulth (Qalqiliya).

Altri quarantasette (47) palestinesi sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan (Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya) mentre manifestavano contro le restrizioni di accesso e l’espansione degli insediamenti colonici. In un altro caso, le forze israeliane hanno sparato, ferendo un palestinese che stava cercando di raggiungere il posto di lavoro in Israele attraverso un varco abusivo nella Barriera, vicino a Habla (Qalqilya).

Due distinti episodi sono stati registrati presso checkpoints: al checkpoint di Huwwara (Nablus), le forze israeliane hanno aggredito fisicamente e ferito un palestinese di Hebron; mentre al checkpoint del Campo profughi di Shu’fat a Gerusalemme Est, le forze israeliane hanno sparato, ferendo, con cinque proiettili veri, un palestinese di Ramallah, presumibilmente perché l’uomo guidava a velocità sostenuta verso un checkpoint installato all’ingresso di Gerusalemme est. Complessivamente, 325 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 15 sono stati colpiti da proiettili veri, 35 sono stati feriti con proiettili di gomma, quattro sono stati feriti da schegge, uno è stato aggredito fisicamente e due sono stati feriti da granate assordanti o da bombolette di lacrimogeni.

5). In Cisgiordania, coloni israeliani hanno ferito 17 palestinesi, di cui tre con proiettili veri, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 25 casi (seguono dettagli). Il 30 maggio, nel villaggio palestinese di Jalud (Nablus), coloni israeliani armati, secondo quanto riferito, provenienti dall’avamposto colonico di Ahiya, hanno aperto il fuoco, hanno lanciato pietre e cercato di appiccare il fuoco a una casa palestinese. Sette palestinesi sono stati feriti con pietre e sette case palestinesi e due veicoli sono stati vandalizzati. I coloni erano accompagnati da forze israeliane, che hanno sparato proiettili di gomma e lacrimogeni, ferendo altri cinque palestinesi.

Il 4 giugno, nel villaggio di Burqa, coloni israeliani, secondo quanto riferito, provenienti dall’avamposto di Homesh, hanno ferito 145 palestinesi, la maggior parte curati per inalazione di gas lacrimogeni; hanno anche danneggiato almeno tre case, tre veicoli, una caserma e una struttura di sussistenza. Secondo i media israeliani, i palestinesi avevano lanciato pietre contro di loro, ferendone tre. Dopo l’intervento delle forze israeliane, quattro palestinesi sono stati feriti con proiettili veri e tre con proiettili di gomma, e 137 hanno richiesto cure mediche per inalazione di gas lacrimogeno.

Il 3 giugno, due palestinesi, tra cui una donna, sono stati aggrediti fisicamente e feriti dopo che coloni israeliani erano entrati nel quartiere palestinese di Sheikh Jarrah a Gerusalemme est, attaccando i residenti e danneggiando le case con pietre.

Il 12 giugno, nel quartiere di Ras Al ‘Amud, sempre a Gerusalemme est, coloni hanno aggredito fisicamente e ferito un uomo.

L’8 e il 7 giugno, ad Al Mazra’a Al Qibliya (Ramallah), coloni israeliani, secondo quanto riferito, provenienti dall’avamposto di Haresha, accompagnati dalle forze israeliane, hanno aggredito fisicamente e spruzzato gas al peperoncino ferendo tre palestinesi, tra cui una donna e danneggiando con pietre almeno sei veicoli. Durante lo stesso episodio, altri 15 palestinesi hanno ricevuto cure mediche dopo aver inalato gas lacrimogeni sparati dalle forze armate. Durante il periodo di riferimento, secondo fonti delle Comunità, in sei casi, più di 150 alberi e alberelli sono stati vandalizzati su terra palestinese prossima agli insediamenti israeliani.

Secondo fonti locali e testimoni oculari, in undici episodi segnalati a Duma, Yanun, Deir Sharaf, Madama e Burqa (tutti a Nablus), Ad Deir (Tubas), Kafr as Dik (Salfit), Al Mughayyir (Ramallah), Khallet Sakariya (Betlemme ), coloni hanno appiccato il fuoco ai raccolti, hanno fatto irruzione in case e terreni agricoli, lanciando pietre e causando danni ad almeno nove abitazioni, quattro strutture agricole, tre trattori; hanno vandalizzato due reti idriche e 16 veicoli ed hanno provocato lesioni al bestiame.

In altri due casi, coloni israeliani, secondo quanto riferito provenienti dall’avamposto dell’insediamento di Micha, hanno attaccato terreni agricoli di agricoltori palestinesi di Ein Samiya (Ramallah); altri coloni hanno lanciato pietre contro gli agricoltori, hanno vandalizzato un sistema di irrigazione dell’acqua che serve più di 10 ettari di terra coltivata, due serbatoi d’acqua, quattro strutture agricole, una latrina finanziata da donatori e almeno 15 alberi, compromettendo il sostentamento di almeno 14 famiglie palestinesi. In altri otto episodi, persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno lanciato pietre, danneggiando 14 veicoli palestinesi che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania.

6). Un colono israeliano è stato ucciso (vedi sopra), mentre un altro è rimasto ferito in un attacco a colpi di arma da fuoco. Inoltre, in Cisgiordania, altri cinque sono rimasti feriti in episodi di lancio di pietre (seguono dettagli). Il 6 giugno, un colono israeliano è rimasto ferito e la sua auto ha subito danni ad opera di autori ritenuti palestinesi che hanno sparato contro il suo veicolo in transito tra i checkpoints di Za’tara e Huwwara (Nablus). Le forze israeliane hanno lanciato una caccia all’uomo e istituito posti di blocco, ostacolando l’accesso e il movimento dei palestinesi dentro e fuori l’area (vedi sotto).

In altri tre episodi registrati il 31 maggio, il 2 e l’8 giugno, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani vicino a Betlemme, Gerico e Gerusalemme, provocando il ferimento di quattro coloni e danni a tre veicoli. Inoltre, in altri due casi segnalati vicino a Ramallah e Nablus, persone ritenute palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, causando, secondo fonti israeliane, danni a due veicoli.

7). Tre membri delle forze israeliane sono rimasti feriti in attacchi palestinesi (seguono dettagli). Il 2 giugno, nei pressi del villaggio di Deir Sharaf (Nablus), un soldato israeliano è stato ferito in un attacco a colpi di arma da fuoco da parte di un autore ritenuto palestinese.

Il 5 giugno, nella città di Huwwara (Nablus), altri due soldati israeliani sono rimasti feriti in un attacco di speronamento con auto da parte di un aggressore ritenuto palestinese. Successivamente, a seguito di entrambi gli attacchi, le forze israeliane hanno condotto operazioni di ricerca-arresto intorno alla città di Nablus, ostacolando il movimento dei residenti. Un palestinese, accusato di aver effettuato l’attacco di speronamento, è stato arrestato.

8). Imminente sgombero forzato a Gerusalemme est. A seguito di procedimenti legali avviati da un’organizzazione di coloni israeliani, un’anziana coppia palestinese corre il rischio imminente di essere sgomberata con la forza dalla propria casa nel quartiere musulmano della Città Vecchia di Gerusalemme. Si stima che 970 palestinesi, tra cui 424 minori, siano a rischio di sgombero forzato a Gerusalemme est a causa di procedimenti simili; tale pratica è incompatibile con il diritto internazionale. Quindici delle famiglie a rischio si trovano nella Città Vecchia.

9). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 14 strutture, comprese cinque case. Di conseguenza, 44 palestinesi, tra cui 19 bambini, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altri 70. Due delle strutture colpite nella Comunità di Tatrit, a Hebron, erano state fornite da donatori come assistenza umanitaria in risposta a una precedente demolizione. Durante tali fatti, le forze israeliane hanno danneggiato terreni agricoli, un muro, recinzioni metalliche, una rete idrica e 55 ulivi. La metà delle strutture colpite (sette) si trovavano in Area C. E le restanti sette strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, comprese due strutture residenziali nell’area di Wadi Qaddum a Silwan, provocando lo sfollamento di sei famiglie comprendenti 31 persone, tra cui 22 minori. A Gerusalemme Est, cinque delle otto strutture sono state demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Inoltre (non conteggiato sopra), durante un’operazione militare israeliana condotta nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarm) in Area A della Cisgiordania, le forze israeliane hanno distrutto una struttura commerciale, compromettendo i mezzi di sussistenza di sette persone.

10). L’8 giugno, forze israeliane hanno fatto irruzione nella città di Ramallah in Area A della Cisgiordania ed hanno demolito con esplosivi il secondo piano di un edificio residenziale a più piani. Si è trattato di una demolizione punitiva della casa di famiglia di un palestinese accusato di aver ucciso due israeliani, e ferito altri, nel novembre 2022. Una famiglia, composta da sei persone, tra cui un minore, è stata sfollata e due famiglie hanno subito danni provocati alle abitazioni adiacenti. Durante l’operazione, 41 palestinesi sono rimasti feriti, tra cui otto minori e un giornalista, che è stato ricoverato in ospedale per fratture al cranio. Secondo quanto riferito, i palestinesi hanno lanciato pietre e oggetti esplosivi contro le forze israeliane e queste ultime hanno usato munizioni vere e proiettili di metallo rivestiti di gomma e gas lacrimogeni. Dall’inizio del 2023, per motivi punitivi sono state demolite 12 case e una struttura agricola, rispetto alle 14 strutture demolite nel 2022 e alle tre nel 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale.

11). Il 12 giugno, le forze israeliane hanno sfollato per otto ore una famiglia di otto persone della Comunità di pastori di Ibziq (Valle del Giordano), adducendo scopi di esercitazioni militari. Questa Comunità si trova in una “zona di fuoco”, così dichiarata da Israele e ad alto rischio di trasferimento forzato. Le “zone di fuoco” coprono quasi il 30% dell’Area C e ospitano 38 Comunità che comprendono 6.200 persone.

12). In Cisgiordania, le chiusure continuano ad interrompere l’accesso di migliaia di palestinesi a mezzi di sussistenza e servizi (seguono dettagli). Il 6, 7 e 12 giugno, l’esercito israeliano ha eretto cumuli di terra all’ingresso dei villaggi di Beita e Odala (entrambi a Nablus) e di Ya’bad (Jenin), ostacolando il movimento di almeno 32.000 palestinesi. Quest’ultimo tumulo è stato rimosso dopo due giorni, mentre quelli di Beita e Odala erano ancora presenti alla fine del periodo di riferimento. Secondo quanto riferito, queste chiusure sono state la risposta agli spari contro veicoli di coloni israeliani che hanno provocato il ferimento di un colono e di tre membri delle forze israeliane (vedi sopra).

Nell’area H2 della città di Hebron, sono stati segnalati sette checkpoints volanti, rispetto a una media bisettimanale di due dall’inizio del 2023, con conseguenti lunghi ritardi. Inoltre, l’accesso palestinese al villaggio di Al Mughayyir (Ramallah) è stato limitato per il diciottesimo giorno, a partire dalla fine del periodo di riferimento, determinando lunghi tempi di attesa per i pendolari, a causa delle prolungate ispezioni all’ingresso del villaggio.

Per la settima settimana, le forze israeliane hanno chiuso il cancello stradale installato all’ingresso del villaggio di Tuqu’ (Betlemme), limitando il movimento di circa 4.500 persone, e costringendo i residenti e altri ad utilizzare strade sterrate alternative e lunghe deviazioni per accedere a cliniche, scuole e mercati.

13). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 31 casi, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”, presumibilmente per imporre restrizioni all’accesso. Non sono stati segnalati feriti o danni, anche se il lavoro di agricoltori e pescatori è stato interrotto. In cinque occasioni, bulldozer militari israeliani hanno spianato il terreno all’interno di Gaza vicino alla recinzione perimetrale a Gaza, Khan Younis, Gaza nord e l’area centrale.

Ultimi sviluppi (dopo il periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

In due distinti episodi verificatisi il 13 e 14 giugno, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese autistico durante un’operazione di ricerca-arresto condotta nel Campo profughi di Balata (Nablus) e un altro uomo durante un’operazione di demolizione punitiva nella città di Nablus. Secondo quanto riferito, entrambi gli episodi sono avvenuti durante scontri a fuoco con palestinesi.

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Note a piè di pagina

1 Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane; ad esempio da civili israeliani o con razzi palestinesi che non hanno raggiunto il bersaglio, così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute

2 In questi rapporti le cifre delle vittime israeliane includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, sono conteggiate separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte dell’OCHA include episodi avvenuti al di fuori dei Territori Palestinesi Occupati (TPO) solo se hanno coinvolto residenti dei Territori Palestinesi Occupati come vittime o responsabili. Durante questo periodo di riferimento, un cittadino straniero che è stato ucciso nel centro di Israele da un cittadino palestinese di Israele non è incluso in questo rapporto, e nemmeno il cittadino palestinese di Israele, che è stato colpito sul posto, e ucciso, dalla polizia.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Riduzione del numero di permessi di costruzione concessi dallo Stato di Israele ai palestinesi

Redazione di MEMO

13 giugno 2023 – Middle East Monitor

L’agenzia Wafa news ha riferito che durante il primo trimestre di quest’anno la percentuale delle licenze edilizie che lo Stato di Israele ha concesso ai palestinesi nei territori occupati è diminuito del 10%.

L’ufficio centrale di statistiche palestinese ha affermato oggi che nel primo trimestre del 2023 sono stati rilasciati nei territori palestinesi occupati, in totale 2.530 permessi di costruzione, tra cui 1.625 licenze per nuove costruzioni.

I nuovi dati mostrano una diminuzione del 10% del numero di permessi concessi ai palestinesi in confronto all’ultimo trimestre dello scorso anno.

Ai palestinesi sono raramente concesse licenze edilizie dalle autorità israeliane di occupazione, specialmente a Gerusalemme Est occupata.

Inoltre l’istituto centrale di statistica palestinese ha aggiunto che i dati hanno rivelato che il numero dei permessi rilasciati durante il primo trimestre del 2023 è diminuito del 18% in confronto al quarto trimestre del 2022 e di un altro 23% in confronto al primo semestre del 2022.

Ciò è avvenuto dopo che l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha riferito lo scorso mese che nel primo trimestre del 2023 le forze israeliane di occupazione hanno demolito, forzato la popolazione locale a farlo o sequestrato 290 strutture possedute da palestinesi in tutta la Cisgiordania e Gerusalemme Est.

“Tutte le strutture tranne 19 sono state colpite dai provvedimenti per la mancanza di permessi di costruzione che sono quasi impossibili da ottenere da parte dei palestinesi” ha spiegato l’OCHA. “Come conseguenza 413 persone, inclusi 194 bambini, sono stati deportati e le vite o l’accesso ai servizi di altre 11.000 sono state compromesse.”

I permessi di costruzione sono rilasciati a prezzi esorbitanti e insostenibili per la maggior parte dei palestinesi, creando un escamotage che consente allo Stato di Israele di annettere una maggior quantità di terra e lasciare i palestinesi in un limbo impedendo loro di sviluppare le infrastrutture. I palestinesi che fanno richiesta di permessi spesso non hanno risposta per anni oppure vedono la loro richiesta rifiutata.

L’OCHA ha aggiunto che “il numero di strutture colpite nel primo trimestre del 2023 è aumentato del 46% rispetto allo stesso periodo nel 2022, che ha visto già il numero più alto di demolizioni registrato nella Cisgiordania e a Gerusalemme dal 2016.”

La politica ampiamente praticata dallo Stato di Israele di demolizioni di case colpendo intere famiglie è un atto di punizione collettiva illegale e è in diretta violazione del diritto internazionale in materia di diritti umani.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)