L’UE si schiera a favore di Israele contro i suoi stessi Stati membri

Ali Abunimah

19 luglio 2022 – The Electronic Intifada

L’Unione Europea è più fedele a Israele che ai propri Stati membri? Sembra proprio di sì.

All’inizio di questo mese nove governi dell’UE hanno finalmente definito una cavolata la designazione di “organizzazioni terroristiche” da parte di Israele di sei organizzazioni palestinesi per i diritti umani molto stimate.

La designazione di ottobre faceva parte della lunga campagna di Israele volta a criminalizzare, definanziare e sabotare chiunque tenti di chiamarlo a rispondere dei suoi crimini contro i palestinesi.

Da Israele non sono pervenute informazioni sostanziali che giustifichino la revisione della nostra politica” nei confronti delle sei organizzazioni, afferma la dichiarazione congiunta del 12 luglio di Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Svezia.

“In assenza di tali prove – aggiungono – continueremo la nostra cooperazione e forte sostegno alla società civile nei territori palestinesi occupati”.

Molte delle associazioni prese di mira da Israele ricevono finanziamenti direttamente da questi governi e dall’apparato burocratico dell’UE a Bruxelles.

Tre di loro – Addameer, Al-Haq e Defence for Children International-Palestine – hanno collaborato strettamente con le indagini della Corte Penale Internazionale sui crimini di guerra in Cisgiordania e a Gaza.

Quindi, appena è stata resa nota la dichiarazione dei nove governi, ho scritto a Peter Stano, portavoce dell’UE per gli affari esteri, per chiedere se Bruxelles l’avesse adottata.

Dopo oltre una settimana – e nonostante due solleciti – il solitamente tempestivo Stano non ha inviato alcuna risposta.

Posso solo interpretare questo silenzio come un segnale che l’irresponsabile apparato burocratico dell’UE non sia d’accordo con i propri Stati membri e stia adottando in modo ancora più deciso il proprio approccio filo-israeliano.

In effetti Bruxelles è schierata a favore di Tel Aviv contro i governi dell’UE che sono arrivati ad essere talmente esasperati dalle diffamazioni e dalle bugie di Israele da dichiararlo pubblicamente.

Anche senza una risposta di Stano le prove di ciò sono abbastanza chiare.

The Electronic Intifada ha rivelato in ottobre che Israele ha comunicato in anticipo all’UE la sua intenzione di designare le organizzazioni palestinesi come “terroriste”, ma Bruxelles non ha respinto [la designazione] e non ha nemmeno inviato tale comunicazione ai propri Stati membri.

In quell’occasione Stano ha ammesso che l’UE aveva bisogno di “maggiori informazioni a proposito di queste designazioni” – un’ammissione del fatto che Israele non aveva fornito alcuna prova effettiva.

Sospensione illegittima”.

Il mese scorso Al-Haq è riuscita a presentare una petizione alla Commissione europea perché revocasse la sospensione dei finanziamenti per uno dei progetti dell’ organizzazione per i diritti umani sponsorizzati dall’UE.

Al-Haq ha affermato che la “sospensione vergognosa” era stata “illegale fin dall’inizio e basata sulla propaganda e sulla disinformazione israeliane”.

Una lettera dell’UE ha confermato che l’unità antifrode del blocco OLAF [Ufficio europeo per la lotta antifrode, istituito per contrastare le frodi, la corruzione e qualsiasi attività illecita lesiva degli interessi finanziari della Comunità europea, ndt.] aveva “concluso che non vi sono sospetti di irregolarità e/o frode ai danni dei fondi dell’UE” forniti ad Al-Haq.

Al-Haq ha accusato della sospensione Olivér Várhelyi, un alto funzionario non eletto dell’UE, affermando che [la sospensione, ndt.] fosse “mirata a dare al governo israeliano un aiuto nei suoi tentativi di danneggiare e diffamare la società civile palestinese e di opprimere le voci delle organizzazioni e difensori palestinesi dei diritti umani”.

Várhelyi è stato anche responsabile della sospensione degli aiuti dell’UE ai palestinesi, compresi i finanziamenti per pagare le cure salvavita per i malati di cancro palestinesi.

Tali aiuti sono stati sbloccati il mese scorso, poco prima che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si recasse in Israele e nella Cisgiordania occupata, dove ha trascorso la maggior parte del suo tempo a compiacere Tel Aviv.

L’UE rilancia il forum ad alto livello con Israele

Ma qualunque disaccordo possa esserci tra l’UE e i suoi Stati membri sulle sei organizzazioni, ciò non ha intaccato la loro unanimità quando si tratta di offrire a Israele riconoscimenti incondizionati per i suoi crimini contro il popolo palestinese.

Lunedì i 27 ministri degli esteri del blocco hanno deciso di riprendere le riunioni del Consiglio di associazione UE-Israele.

Questo forum di alto livello non si riuniva da un decennio, con grande disappunto di Israele e della sua lobby.

Secondo un comunicato di Bruxelles i ministri “hanno convenuto di riconvocare gli incontri e di iniziare a lavorare per determinare la posizione dell’Ue”.

“La posizione dell’UE sul processo in Medio Oriente non è cambiata rispetto alle conclusioni del Consiglio del 2016 a sostegno della soluzione dei due Stati”, si legge nella dichiarazione.

Sebbene l’UE abbia mantenuto il sostegno verbale alla moribonda “soluzione dei due Stati”, continua a premiare e incentivare la colonizzazione violenta da parte di Israele dei territori palestinesi occupati, vanificando l’idea di uno Stato palestinese indipendente.

La reazione di Várhelyi alla decisione di lunedì sottolinea che non c’è motivo di aspettarsi alcun cambiamento.

Egli ha salutato la ripresa del forum ad alto livello come un ulteriore segno che l’UE è “fermamente impegnata” nelle sue relazioni con Israele e ha esortato il blocco “a cogliere l’opportunità di normalizzare le relazioni tra Israele e un certo numero di Paesi arabi .”

Dimiter Tzantchev, l’ambasciatore dell’UE a Tel Aviv, ha affermato che il Consiglio di associazione UE-Israele “dovrebbe permettere di impegnarci con i nostri partner israeliani e di riflettere sul processo di pace in Medio Oriente e sul ruolo dell’UE in esso”.

La generica formulazione di Tzantchev è stata senza dubbio elaborata con cura per dare l’impressione che questo sfacciato riconoscimento ad Israele farebbe in qualche modo progredire il “processo di pace” morto da tempo, pur non offrendo assolutamente alcun sostegno concreto da parte di Bruxelles per promuovere i diritti dei palestinesi.

Secondo il giornalista israeliano Barak Ravid la decisione dell’UE di ripristinare il dialogo ad alto livello è un “risultato importante” per il primo ministro israeliano Yair Lapid.

Ravid osserva che questo era uno degli obiettivi chiave di Lapid quando ha assunto la carica di ministro degli Esteri israeliano poco più di un anno fa.

Rinvio compiacente

Citando un anonimo “alto funzionario europeo”, il Times of Israel [giornale israeliano online in lingua inglese, ndt.] ha riferito lunedì che Josep Borrell, capo della politica estera dell’UE, ha rinviato la ripresa delle riunioni del consiglio UE-Israele “a causa dell’uccisione della giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh” a maggio.

Lo stesso mese Israele ha anche annunciato una massiccia espansione delle sue colonie in Cisgiordania, provocando un’insolita condanna da parte di Borrell.

Secondo The Times of Israel l’anonimo funzionario europeo ha detto: ”Ci sono state due cose inaccettabili sul piano diplomatico: l’uccisione della giornalista e l’annuncio di 4.000 nuovi insediamenti coloniali“.

“Borrell ci ha detto:Come potete immaginare che metta all’ordine del giorno un incontro di cooperazione con le immagini in TV… suvvia!’“, ha aggiunto il funzionario.

Ma questa non è stata una posizione di principio.

Il codardo Borrell era semplicemente preoccupato di salvare le apparenze e pensava che fosse prudente aspettare che l’omicidio della corrispondente di Al Jazeera non fosse più sulle prime pagine dei giornali prima di offrire ulteriori ricompense a Israele.

The Times of Israel riferisce che Borrell ha annunciato che avrebbe portato avanti la questione solo durante i sei mesi di presidenza ceca, iniziata il 1° luglio.

Ed è esattamente quello che è successo – nonostante l’ininterrotta espulsione da parte di Israele degli abitanti dei villaggi palestinesi da Masafer Yatta nella Cisgiordania occupata – tra gli altri crimini di guerra che l’UE pretende di contrastare.

“Il fatto che 27 ministri degli Esteri dell’UE abbiano votato all’unanimità a favore del rafforzamento dei legami economici e diplomatici con Israele è una prova della forza diplomatica di Israele e della capacità di questo governo di creare nuove opportunità con la comunità internazionale”, si è vantato il primo ministro israeliano Lapid dopo la decisione dell’UE di lunedì.

È anche la prova dell’assoluta codardia e della volontaria complicità dell’Unione Europea e di ogni suo membro.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Come Israele riesce a vincere nonostante l’UE non creda alle sue menzogne

Maureen Clare Murphy

10 giugno 2022 – Electronic Intifada

Questa settimana fonti diplomatiche hanno detto a un giornale israeliano che i Paesi europei non credono alla definizione di “terroriste” che lo scorso anno Israele ha imposto ad alcune organizzazioni palestinesi per i diritti umani e i servizi sociali.

Si tratta di Addameer, Al-Haq, the Bisan Center for Research and Development [Centro Bisan per la Ricerca e lo Sviluppo], Defense for Children International-Palestine [Difesa Internazionale dei Minori – Palestina], the Union of Palestinian Women’s Committees [Unione dei Comitati delle Donne Palestinesi] e Union of Agricultural Work Committees [Unione dei Comitati del Lavoro Agricolo].

Israele accusa queste associazioni di dirottare fondi verso il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, un partito politico di sinistra della resistenza.

Questo gruppo è stato messo al bando da Israele, così come dagli USA e dall’UE, in quanto si è rifiutato di riconoscere Israele e di rinunciare alla resistenza armata contro l’occupazione e la colonizzazione.

Tutte e sei le organizzazioni prese di mira lavorano in Palestina da molti anni e hanno solidi rapporti a livello internazionale.

Tre di queste organizzazioni stanno rappresentando vittime palestinesi nell’inchiesta per crimini di guerra in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza della Corte Penale Internazionale.

Il fatto che Israele abbia inserito nella lista nera questi gruppi è stato denunciato da una nuova commissione d’inchiesta permanente dell’ONU che nel suo primo rapporto, reso pubblico martedì, prende in esame il sistema di oppressione israeliano nel suo complesso.

La commissione “nota con preoccupazione i crescenti attacchi e i tentativi di mettere a tacere difensori dei diritti umani e organizzazioni della società civile che sostengono la difesa dei diritti umani e la responsabilizzazione.”

Il responsabile ONU per i diritti umani ha affermato che le “decisioni riguardo alla definizione [di organizzazioni terroristiche, ndt.] sono basate su ragioni vaghe e inconsistenti” e che alcune delle giustificazioni di Israele “si riferiscono ad attività per i diritti umani totalmente pacifiche e legittime.”

In aprile decine di esperti indipendenti per i diritti umani dell’ONU hanno invitato i governi a riprendere i finanziamenti alle associazioni inserite nella lista nera.

Non convincenti

Secondo quanto riportato mercoledì dal giornale, rappresentanti diplomatici di sei Paesi hanno detto al quotidiano di Tel Aviv Haaretz [di centro sinistra, ndt.] che “Israele ha consegnato loro attraverso canali diplomatici e di intelligence materiale per dimostrare le sue affermazioni contro le associazioni.”

“È semplice: ci sono state fornite prove e noi non le abbiamo trovate abbastanza convincenti,” ha detto un diplomatico ad Haaretz.

Il giornale ha aggiunto: “Un altro [diplomatico, ndt.] ha affermato che funzionari di molti di questi Stati credono che le prove presentate da Israele ‘non rispondano al livello di prova richiesto per dimostrare il trasferimento di fondi.”

Benché nessuno Stato europeo abbia ritirato il proprio appoggio in seguito alla definizione israeliana, solo il Belgio ha pubblicamente affermato che non ci sono basi per le affermazioni di Tel Aviv.

Con una dimostrazione di estrema deferenza nei confronti di Israele, l’Unione Europea ha tuttavia sospeso i finanziamenti a due delle organizzazioni – Al-Haq e l’Union of Agricultural Work Committees – e altri finanziatori hanno rinviato i propri contribuiti mentre stanno indagando sulle affermazioni di Tel Aviv.

Fonti diplomatiche hanno detto ad Haaretz che è insolito che la Commissione Europea, l’organo esecutivo dell’UE, abbia congelato il proprio sostegno ad Al-Haq, prendendo quindi una posizione che si allontana da quella degli Stati membri dell’UE.

Ciò in effetti significa che funzionari non eletti di Bruxelles hanno imposto la propria politica estera a governi eletti di Stati membri dell’UE.

Alcuni diplomatici hanno detto al giornale che dietro a questa iniziativa c’è Olivér Várhelyi, un importante funzionario della Commissione Europea.

Várhelyi è il promotore del ritiro da parte dell’UE di circa 230 milioni di dollari di finanziamento per malati di tumore palestinesi e per altri servizi fondamentali.

Il pagamento è stato rimandato fin dallo scorso anno “in quanto l’Unione Europea continua a condizionare il rilascio dei fondi in base a specifiche accuse nei confronti dei libri di testo palestinesi,” ha affermato lo scorso mese il Norwegian Refugee Council [Consiglio Norvegese per i Rifugiati].

Várhelyi è stato nominato a questo incarico da Viktor Orbán, il primo ministro di estrema destra dell’Ungheria, suo Paese d’origine, che ha fatto circolare luoghi comuni antisemiti nelle campagne elettorali ed ha conferito lo status di eroe a un collaboratore dei nazisti, vere e proprie manifestazioni di fanatismo antiebraico che Várhelyi non ha ancora condannato.

Gli olandesi hanno posto fine al loro appoggio a favore dell’Union of Agricultural Work Committees benché un’indagine governativa non abbia trovato “alcuna prova” di “flussi di finanziamento” tra questi e il FPLP.

L’Aia ha interrotto i suoi finanziamenti sulla base dell’affiliazione a titolo personale di collaboratori e membri della direzione dell’UAWC, punendo concretamente tutta l’organizzazione e tutti i suoi beneficiari in base alle presunte simpatie politiche di alcuni di essi.

Impatto incalcolabile”

Quindi, mentre non si prevede che l’ufficio antifrode della Commissione Europea indaghi le associazioni, in ogni caso Israele “ha ottenuto quello che voleva”, come ha ammesso una fonte diplomatica ad Haaretz.

“Ciò ha danneggiato il lavoro di queste organizzazioni palestinesi ed ha avuto un impatto incalcolabile sulle comunità che esse aiutano,” hanno detto in aprile gli esperti dell’ONU.

Israele sta cercando di espellere Salah Hammouri, un legale di Addameer che attualmente è detenuto senza accuse o processo.

Dall’inizio di marzo Israele tiene in arresto Hammouri, nato a Gerusalemme e con cittadinanza francese, e all’inizio di questa settimana ha prolungato di altri tre mesi l’ordine di detenzione amministrativa contro di lui la stessa mattina in cui avrebbe dovuto essere rilasciato.

Tel Aviv intende revocare la residenza permanente di Hammouri e deportarlo da Gerusalemme sulla base di accuse di “slealtà” nei confronti di Israele.

Nel 2016 Israele ha espulso la moglie di Hammouri, Elsa Lefort, quando era incinta di sette mesi. Lefort, di nazionalità francese, e i figli della coppia hanno il divieto di ingresso nel Paese.

La persecuzione di Hammouri da parte di Israele è stata sottoposta alla Corte Penale Internazionale.

Il Center for Constitutional Rights [Centro per i Diritti Costituzionali], con sede a New York, e la federazione per i diritti umani FIDH di Parigi hanno detto al procuratore generale della Corte che il caso di Hammouri è “un esempio lampante e un indicatore di una nuova tattica” nei tentativi israeliani di lunga data per cacciare i palestinesi da Gerusalemme.

Israele ha anche imposto al personale il divieto di viaggiare e sembra che gli USA abbiano vietato a Sahar Francis, la direttrice di Addameer, di viaggiare nel Paese a causa della definizione da parte di Israele.

(traduzione di Amedeo Rossi)