L’ultrà di destra Ben-Gvir emerge come protagonista nelle elezioni in Israele

Orly Halpern

1 novembre 2022 – Al Jazeera

Mentre Israele va al voto per la quinta volta in meno di quattro anni, incertezza e crescenti tensioni fanno aumentare il sostegno al famigerato uomo politico.

Gerusalemme – Fino all’anno scorso Ben-Gvir era meglio noto come un provocatore della frangia dell’estrema destra religiosa degli odiatori dei palestinesi.

Ora sembra stia per diventare il protagonista nelle elezioni parlamentari di martedì quando gli israeliani voteranno per la quinta volta in meno di quattro anni.

Ben-Gvir, un colono di Kiryat Arba, una delle colonie più estremiste nella Cisgiordania occupata (illegalmente secondo il diritto internazionale), è stato condannato per incitamento al razzismo, distruzione di proprietà, possesso di materiale di propaganda di un’organizzazione “terroristica” e sostenitore dell’organizzazione “terroristica” Kach, gruppo illegale fondato [nel 1971 dal rabbino] Meir Kahane, a cui si era unito quando aveva 16 anni.

Ma nelle elezioni del marzo 2021 Ben-Gvir con il suo partito Potere Ebraico è riuscito a entrare nel parlamento israeliano in coalizione con il partito Unione Nazionale di Bezalel Smotrich diventando [la coalizione] “Sionismo Religioso” su richiesta dell’allora primo ministro Benjamin Netanyahu che voleva assicurarsi che nessun voto di destra andasse perso nel suo tentativo di formare il futuro governo.

Netanyahu, sotto processo per corruzione, non è riuscito a diventare primo ministro, ma l’accordo ha consentito a Ben-Gvir di entrare in parlamento.

Ora la lista sta per diventare il terzo partito nella Knesset, il parlamento di Israele. E avendo Netanyahu il 50% di possibilità di formare il prossimo governo, Ben-Gvir e Smotrich stanno preparando i loro piani con l’obiettivo di cambiare la natura del sistema politico israeliano.

Uno dei loro obiettivi è minare il sistema giudiziario israeliano rimuovendo dal codice penale i reati di frode e abuso d’ufficio per cui Netanyahu è sotto processo, privando l’Alta Corte di Giustizia della facoltà di annullare leggi incostituzionali, e dare ai parlamentari il controllo sulla selezione dei giudici.

Sabato un parlamentare di Yesh Atid, il partito centrista del primo ministro Yair Lapid, ha associato un eventuale governo con Netanyahu e Ben-Gvir all’ascesa di Adolf Hitler dicendo: “Non lo sto paragonando a niente, ma anche Hitler è salito al potere in modo democratico”.

Ben-Gvir vuole anche espellere i palestinesi con cittadinanza israeliana “sleali”. In agosto un sondaggio online di una stazione radio locale ha rilevato che circa due terzi degli israeliani sono a favore della proposta.

Daniel Goldman, 53 anni, uomo d’affari ebreo religioso e attivista sociale della città israeliana di Beit Shemesh, è deluso che così tanti ebrei religiosi sostengano Ben-Gvir.

Dice che deciderà cosa sia un test di lealtà e quindi a chi verrà permesso di essere un cittadino, il che non è accettabile, non solo da un punto di vista democratico, ma da un punto di vista ebraico,” dice Goldman ad Al Jazeera.

Come membro della comunità religiosa sionista, sono sconvolto che le opinioni [di] Smotrich e, in misura maggiore, di Ben-Gvir siano accettate dalla maggioranza della comunità a cui appartengo. Secondo la mia idea di giudaismo credo che noi abbiamo una responsabilità verso la minoranza, non solo la maggioranza, e questo include chiunque in Israele.”

Giorni bui’

I principali giornali israeliani hanno pubblicato editoriali che parlano di “elezioni decisive” e di “un ritorno ai secoli bui”.

L’ex ministro Limor Livnat, del partito di destra Likud, ha scritto venerdì sul giornale Yedioth che “un vero likudista non voterebbe per il Likud”, citando la decisione di Netanyahu di accogliere Ben-Gvir, “nel cuore della vita politica direttamente dalle frange della destra radicale e folle e farne un eroe”.

Ehud Barak, ex primo ministro laburista, ha profetizzato “giorni bui” se Ben-Gvir entrerà nel governo, mentre Zehava Galon, leader del partito di sinistra Meretz, ha detto che le elezioni “determineranno se qui ci sarà un Paese libero o una teocrazia ebraica”.

Ben-Gvir ha una lunga storia di provocazioni contro i palestinesi e la sinistra israeliana.

Nel 1995, al culmine degli Accordi di Pace di Oslo, il diciannovenne Ben-Gvir mostrò alle telecamere lo stemma strappato dal cofano dell’auto dell’allora primo ministro Yitzhak Rabin dichiarando: “Siamo arrivati alla sua macchina. Arriveremo anche a lui.”

Poche settimane dopo Rabin fu assassinato da un ultranazionalista israeliano a una manifestazione a sostegno dell’accordo di pace e del ritiro pianificato dal territorio palestinese.

Ben-Gvir era anche famoso perché sul muro di casa sua aveva messo in bella mostra la foto di Baruch Goldstein, l’americano-israeliano che nel 1994 massacrò 29 fedeli palestinesi a Hebron.

Da quando nella precedente elezione ha vinto un seggio nella Knesset, ha puntato una pistola contro dei parcheggiatori palestinesi a Tel Aviv, per cui è stato interrogato dalla polizia, e si è scontrato con il politico Ayman Odeh, cittadino palestinese di Israele, quando Odeh gli aveva impedito di entrare nella stanza d’ospedale dove si trovava un prigioniero palestinese in sciopero della fame.

Il mese scorso Ben-Gvir è andato nel quartiere di Sheikh Jarrah nella Gerusalemme Est occupata, dove le autorità israeliane stanno cercando di sfrattare delle famiglie palestinesi, con un gruppo di coloni che hanno tagliato le gomme delle macchine dei palestinesi e tentato di prendere d’assalto la casa di una famiglia. Quando i palestinesi hanno reagito lanciando pietre, ha estratto una pistola nonostante la presenza sulla scena della polizia.

Ben-Gvir ha dichiarato sabato che se il blocco di destra di Netanyahu si assicurasse la maggioranza lui esigerebbe di diventare ministro della Pubblica Sicurezza, cosa che gli darebbe autorità sulla polizia e sulla polizia di frontiera [corpo dell’esercito che opera nei territori occupati, N.d.T.].

Ben-Gvir sostiene che gli ufficiali della polizia israeliana e i soldati hanno le mani legate e vuole allentare le norme per permettere loro di sparare contro i palestinesi che lanciano pietre, ma non contro gli ebrei che fanno altrettanto.

Quello che veramente mi preoccupa è… il sostegno dei giovani, che la gente creda che usare violenza e potere sia il modo in cui dovremmo vivere, e non in base a eguaglianza e relazioni normali fra ebrei e arabi,” dice ad Al Jazeera Doubi Schwartz, un sessantatreenne attivista per la pace della città di Hod Hasharon, nel centro di Israele, “Ben-Gvir è una bandiera nera che sventola sopra la democrazia israeliana.”

Terreno fertile per l’estrema destra

Ci sono vari motivi dell’ascesa di Ben-Gvir. Un fattore che ha contribuito sono state le violenze dell’anno scorso nelle città “miste” dal punto di vista religioso, cominciate con i tentati sfratti a Sheikh Jarrah.

Gli scontri a Lod e in altre città miste arabo-ebraiche hanno causato un enorme trauma a molti ebrei israeliani. Non stiamo palando di palestinesi in regime di occupazione. Stiamo palando di cittadini israeliani palestinesi che hanno incendiato sinagoghe e attaccato a caso ebrei per le strade, che hanno aggredito i vicini,” dice Yossi Klein Halevi, senior fellow presso lo Shalom Hartman Institute e autore di Letters to my Palestinian Neighbor [Lettere al mio vicino palestinese].

Poi è intervenuto Ben-Gvir e ha cominciato a fare quello che Ben-Gvir fa meglio… sobillare. E ha organizzato bande ebree di ‘contro-linciaggio’. È sceso in strada e ha organizzato la rabbia.”

La maggior parte degli ebrei israeliani non sa che l’undici maggio 2021 a Lydd (Lod) c’erano la polizia ed ebrei legati alla comunità ebraica nazionalista Garin Torani, che per prima aveva attaccato i palestinesi in città. I palestinesi hanno risposto lanciando pietre e alcune ore dopo in città i membri della Garin hanno aperto il fuoco sui palestinesi e ucciso Moussa Hassouneh, 32 anni e padre di tre figli, che i palestinesi sostengono non fosse coinvolto [negli scontri].

Nei giorni seguenti c’è stata un’escalation di violenza per l’arrivo di ebrei armati provenienti da colonie nella Cisgiordania occupata e dal resto del Paese che hanno attaccato i palestinesi nelle proprie case e per strada, dando fuoco a un cimitero musulmano, ad auto e negozi. C’è stata violenza da parte dei palestinesi e un abitante ebreo è stato ucciso, ma la maggioranza dei media ebraici ha riportato solo gli attacchi contro ebrei e proprietà ebraiche.

Dopo tre giorni Kobi Shabtai, commissario della polizia israeliana, ha accusato Ben-Gvir per i disordini nelle città ebraico-palestinesi.

Ben-Gvir ha anche beneficiato del tempismo delle ultime elezioni e del panorama politico frammentato.

Il processo di pace non esiste più, da marzo in Israele c’è stata una serie di attacchi di palestinesi e le forze israeliane hanno condotto incursioni quasi quotidiane nella Cisgiordania occupata, uccidendo decine di palestinesi.

Durante i periodi di incertezza e tensione, quando la gente vuole una risposta e la sinistra non ne ha una immediata, il terreno è fertile per i messaggi della destra che risponde in un modo molto più populista,” spiega Daniel Bar-Tal, psicologo politico presso l’Università di Tel Aviv. “E questo è il fenomeno Ben-Gvir.”

Dopo gli scontri a Sheikh Jarrah a ottobre [Ben-Gvir] ha postato una foto con se stesso e due dei suoi bambini in una sala giochi mentre impugnano enormi mitragliatrici di plastica con la didascalia: “Dopo gli scontri a Shimon Hatzadik [colonia ebraica in un quartiere palestinese di Gerusalemme est, N.d.T.] ho portato i bambini in una sala giochi per insegnare loro cosa fare ai terroristi. Buone feste e Shabbat Shalom [Che sia un sabato di pace, in ebraico, N.d.T.].”

(tradotto dall’inglese da Mirella Alessio)




Ciò che Israele non può ammettere del terrorismo ebraico

 

Ciò che Israele non può ammettere sul terrorismo ebraico

Natasha Roth-Rowland

2 novembre 2021 – +972 Magazine

 

Domenica 24 ottobre, ancora nel pieno delle conseguenze della messa fuori legge di sei ONG palestinesi con le accuse pretestuose e non dimostrate di “terrorismo”, la destra israeliana ha commemorato il 31^ anniversario della morte di Meir Kahane, il rabbino estremista alla testa di gruppi fascisti americani e israeliani che da molto tempo sono a loro volta al bando per terrorismo nei rispettivi Paesi.

Può apparire superficiale e financo condiscendente portare esempi di terrorismo ebraico ogniqualvolta nascano accuse di terrorismo palestinese (e di sostegno ad esso). Questo comprensibile riflesso non soltanto rischia di convalidare le definizioni volutamente ampie di terrorismo usate da Israele per criminalizzare ogni forma di resistenza all’occupazione (comprese le attività in difesa dei diritti umani), ma può anche oscurare la differenza di potenziale derivante dal fatto che il terrorismo ebraico ha spesso il sostegno – vuoi implicito vuoi esplicito – di uno Stato pesantemente armato.

Ciononostante, se dovessimo applicare lo schema usato da Israele e dai suoi sostenitori agli estremisti ebraici, questo non farebbe che evidenziare l’arbitrarietà, l’inconsistenza e l’evidente razzismo delle accuse di terrorismo rivolte indiscriminatamente contro persone e movimenti palestinesi.

Che accadrebbe, ad esempio, se organizzazioni ebraiche sospettate di finanziare e fiancheggiare il terrorismo fossero oggetto dei medesimi controlli dei gruppi palestinesi oggetto delle stesse accuse? Un ottimo esempio di questo fenomeno è lo studio israeliano di assistenza legale Honenu, che si dedica quasi esclusivamente alla difesa di inquisiti ebrei – compresi militari dell’esercito – accusati di violenze nazionaliste contro i palestinesi (assistenza alla quale, va ribadito, questi indiziati hanno diritto).

In precedenza il gruppo ha fornito assistenza a Yigal Amir, l’assassino dell’ex primo ministro Yitzhak Rabin, e prima ancora aveva offerto aiuto finanziario alle famiglie di terroristi ebrei in carcere, fra cui Ami Popper, che nel 1990 uccise sette palestinesi (pare che Honenu abbia interrotto questa prassi nel 2016 in seguito a commenti di stampa negativi). Esso continua comunque ad avere i requisiti per ricevere donazioni esentasse sia da Israele sia dagli USA.

E quali entità israeliane o loro sostenitori dovrebbero affrontare conseguenze legali per l’accusa di legami o di identificazione con gruppi definiti terroristi da parte delle autorità di governo? Un semplice studio di caso è il partito politico Otzma Yehudit (“Potere Ebraico”) e il suo parlamentare in carica Itamar Ben-Gvir, che ha ricevuto il sostegno dell’ex primo ministro Benjamin Netanyahu. Ben-Gvir era un attivista del Kach, il partito attualmente fuorilegge fondato da Kahane, e vari candidati del partito Otzma Yehudit avevano militato nel Kach. Con tutto ciò, Ben-Gvir non solo non ha carichi pendenti con la legge, ma addirittura ora ha il potere di contribuire a influenzarla.

All’esterno del governo, c’è la rete ben più oscura della Hilltop Youth israeliana [“Gioventù della Cima della Collina”, giovani estremisti religiosi nazionalisti che stabiliscono avamposti illegali in Cisgiordania, ndtr], coloni estremisti in larga misura responsabili dell’intensificazione delle ondate di violenza contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata.

È vero che alcuni di questi coloni vengono saltuariamente arrestati o anche imprigionati dalle autorità israeliane, ed è vero che lo Shin Bet [servizio di sicurezza interno d’Israele, ndtr.] ha una divisione che si occupa specificamente dell’estremismo ebraico. Tuttavia questi interventi sono l’eccezione che dimostra la regola dell’impunità, della collaborazione con le forze di sicurezza e delle coperture su cui possono contare di norma i coloni violenti. Le istituzioni dei coloni che fomentano tale violenza di quando in quando sono state sottoposte a chiusure o al taglio delle sovvenzioni governative, ma non hanno mai corso il serio rischio di venire messe fuorilegge.

L’incapacità da parte israeliana di affrontare efficacemente il terrorismo ebraico e la criminalizzazione dei difensori palestinesi dei diritti umani non sono che le due facce della stessa medaglia, e se si comprende ciò diventa evidente che la designazione delle sei ONG palestinesi come associazioni terroriste non ha nulla a che fare per Israele con la “giustizia” e neppure con la sicurezza. Piuttosto, come la scorsa settimana notavano in due articoli diversi Anwar Mhajne [docente allo Stonehill College, Boston, ndtr.] e Amjad Iraqi [redattore di +972, ndtr.], ha a che fare con la dominazione e con la campagna pluridecennale di smantellamento dell’identità nazionale palestinese, insieme con “l’eliminazione dell’autoaffermazione dei palestinesi”, come scrive Iraqi.

Tali imperativi non possono che condurre in ultima istanza alla messa fuorilegge di organizzazioni che sostengono i palestinesi incarcerati da Israele, o documentano le violazioni dei diritti umani commesse da Israele nei Territori Occupati, oppure assistono i contadini palestinesi a cui si espropriano le terre. Come ha detto Sahar Francis, responsabile di Addameer [una delle sei organizzazioni dichiarate fuori legge da Israele e che si occupa di prigionieri politici, ndtr.], a Yuval Abraham [giornalista freelance di Middle East Eye, sito di notizie in inglese con sede a Londra, ndtr.] la settimana scorsa: “Ci prendono di mira da anni per la semplice ragione che, parlando di apartheid, stiamo riuscendo a cambiare il paradigma a livello internazionale.”

Natasha Roth-Rowland scrive per la rivista +972 ed è dottoranda in storia all’Università della Virginia. Le sue ricerche e scritti vertono sull’estrema destra ebraica in Israele-Palestina e negli USA. Dopo avere lavorato diversi anni in Israele-Palestina quale redattrice, scrittrice e traduttrice, attualmente si è stabilita a New York. Scrive con il vero cognome in ricordo del nonno Kurt, che dovette cambiare il cognome in ‘Rowland’ quando cercò rifugio in Gran Bretagna durante la seconda guerra mondiale.

 

(traduzione dall’inglese di Stefania Fusero)

 

 

 

 




Rabbini israeliani di accademia militare ripresi in un video mentre lodano Hitler

Jonathan Ofir

30 aprile 2019, Mondoweiss

Ieri il Canale 13 israeliano ha trasmesso delle registrazioni video di rabbini che insegnano nell’ accademia militare Bnei David, sostenuta dallo Stato, che si trova nella colonia di Eli in Cisgiordania. I rabbini elogiano l’ideologia nazista razzista di Hitler come “corretta al 100%”, criticandola solo per il fatto di non essere stata applicata alle persone giuste – cioè, gli ebrei dovrebbero essere la razza superiore e i non ebrei gli “untermenschen” [i subumani, in base alla teoria nazista, ndtr.].

Le affermazioni lasciano senza parole. L’intera trasmissione sottotitolata può essere vista in un video realizzato dal giornalista David Sheen.

Questi insegnanti mandano i giovani nell’esercito e sostengono queste idee da anni. Hanno stretti legami con parlamentari, in particolare con il rabbino Rafi Peretz, ora a capo dell’ “Unione dei partiti di destra”, la nota coalizione con il partito kahanista “Potere Ebraico”, che è attualmente il principale candidato a diventare ministro dell’Educazione. L’accademia è legata anche a una yeshiva [università di studi ebraici, ndtr.], frequentata da molti studenti dopo il servizio militare.

Dovrebbe tornare la schiavitù

Si inizia con il rabbino Eliezer Kashtiel che deplora il fatto che la schiavitù sia stata abolita:

L’abolizione della schiavitù legale ha creato dei problemi. Nessuno è responsabile per quel bene di proprietà. Con l’aiuto di dio essa ritornerà. I goyim (non ebrei) vorranno essere nostri schiavi. Essere schiavo degli ebrei è la cosa migliore. Devono essere schiavi, vogliono essere schiavi. Invece di vagabondare per le strade, fare follie e farsi del male l’un l’altro, adesso sono schiavi, adesso la loro vita incomincia a diventare ordinata.”

In questo contesto per ‘goyim’ bisogna intendere i palestinesi.

Afferma che è a causa del fatto che loro hanno “problemi genetici” e sostiene che vogliono essere sotto occupazione:

Ci sono persone con problemi genetici intorno a noi. Chiedete a qualunque arabo medio dove vuole stare. Vuole stare sotto occupazione. Perché? Perché hanno problemi genetici, non sanno come governare un Paese, non sanno fare niente – guardate in che condizioni si trovano.”

Sì, siamo razzisti

Certamente si tratta di razzismo”, continua Kashtiel.

Forse non sappiamo che vi sono razze differenti? E’ forse un segreto? E’ falso? Che cosa ci si può fare? E’ la verità. Sì, siamo razzisti, crediamo nel razzismo.”

Kashtiel suggerisce che, poiché gli ebrei sono una razza superiore, possono “aiutare” quelle inferiori:

Giusto, ci sono delle razze nel mondo, le nazioni hanno caratteristiche genetiche, quindi noi (gli ebrei) dobbiamo pensare a come aiutarli. Le differenze razziali sono reali e questa è proprio la ragione per offrire aiuto.”

Uno studente chiede al rabbino: “Chi vi dà il diritto di decidere chi è chi?”

Kashtiel: “Posso vedere che le mie capacità sono molto più grandi delle sue.”

L’Olocausto sono l’umanitarismo e il pluralismo

Un altro rabbino, Giora Radler, afferma che l’Olocausto non è ciò che si pensa, non riguarda l’uccisione degli ebrei. Sono l’ umanitarismo e il pluralismo ad ucciderci realmente:

L’Olocausto in realtà non riguarda l’uccisione degli ebrei – quello non è l’Olocausto. Tutte queste giustificazioni che sostengono che si basava sull’ideologia o che è stato un sistema, sono ridicole. Il fatto che avesse una base ideologica, in un certo senso lo rende più morale che non se si trattasse di gente che ha ucciso altra gente senza motivo. L’ umanitarismo, tutta la cultura secolare sul fatto di avere fede nell’umanità, questo è l’Olocausto. L’Olocausto in realtà è essere pluralisti, credere nella ‘fede nell’umanità’. Questo è ciò che si definisce un Olocausto. Il Signore (sia benedetto il suo nome) grida da anni che l’esilio (ebraico) è finito, ma il popolo non lo ascolta, e quella è la sua malattia, una malattia che deve essere curata con l’Olocausto.”

In altre parole, l’Olocausto è avvenuto per dare una lezione agli ebrei – abbandonate il pluralismo, isolatevi nello Stato ebraico e dimenticate la “malattia” della diaspora.

Queste considerazioni sono state fatte durante una lezione intitolata “Riguardo all’Olocausto”.

La logica nazista era giusta

Radler: “La logica dei nazisti era giusta per loro stessi. Hitler dice che un certo gruppo nella società è il seme di tutte le disgrazie per tutta l’umanità, che a causa di ciò tutto il genere umano cadrà nell’abisso, che essi danneggiano l’umanità e perciò devono essere sterminati.”

Radler chiede a uno studente: “Questa ideologia ti sembra illogica? Pessima?”

Lo studente risponde: “Non sembra essere etica”.

Radler: “Mosè era cattivo come Hitler?”

Studente: “No.”

Radler: “Perché no? C’è una sola cosa al mondo che è veramente diabolica, ed è essere ipocrita. C’è differenza per te se ti uccidono con un coltello come hanno fatto ad Agag (il re amalechita che il profeta Samuele ‘ha tagliato a pezzi’) o se ti uccidono in una camera a gas?”

Hitler aveva ragione, “nel giusto al 100%”

Radler continua a parlare di Hitler ed ora aggiunge che la malattia non sono solo il pluralismo e l’ umanitarismo, ma anche il femminismo, e che Hitler aveva assolutamente ragione:

Cominciamo con la domanda se Hitler aveva ragione o no.”

Studente: “No.”

Radler: “(Hitler) è la persona più giusta. Ha senz’altro ragione in ogni parola che dice. La sua ideologia è giusta. C’è un mondo maschio che combatte, che ha a che fare con l’onore e la fratellanza dei soldati. E c’è il mondo debole, etico e femminile (che parla di) ‘porgere l’altra guancia’. ‘E noi (i nazisti) crediamo che gli ebrei portino avanti questa eredità, cercando, nei nostri termini, di guastare l’umanità intera, ed è per questo che sono i veri nemici.’ Ora, lui (Hitler) è al 100% nel giusto, a parte il fatto che stava dalla parte sbagliata.”

Quindi qui Radler sta emulando Hitler, citando le ragioni dei nazisti con approvazione. Secondo Radler l’unico errore dei nazisti è che non sapevano quale fosse la vera razza superiore, e chi fossero realmente gli ‘untermenschen’. I nazisti non potevano avere ragione, perché solo gli ebrei potevano essere superiori. Ma se ora gli ebrei applicassero questa teoria e ideologia della razza ai giorni nostri – cioè essenzialmente riguardo ai palestinesi, allora sarebbero davvero “al 100% nel giusto” – forse addirittura al 101%, perché avrebbero ancor più ragione di Hitler. 

Risposte

Sono parole grosse. Un vero giudeo-nazismo.

I rabbini sono stati contattati per una risposta e hanno cercato di insabbiare tutto come se si trattasse di un malinteso.

Il rabbino Kashtiel ha detto di essere “dispiaciuto e addolorato che una lezione sui diritti umani sia stata intesa all’opposto di ciò che era, un’interpretazione moderno-socialista di schiavitù.”

Il rabbino Radler ha detto che le sue parole sono state “citate fuori dal contesto” e che la lezione sull’Olocausto “cerca di spiegare la logica patologica di Hitler e le ragioni e motivazioni dell’Olocausto.”

Il parlamentare israelo-palestinese Ahmad Tibi ha risposto alla trasmissione: “In Germania sarebbe risultata più autentica.”

Ovviamente anche i politici sionisti israeliani si sono allarmati. Il parlamentare di centro Yair Lapid ha scritto su Twitter:

Questo non è ebraismo. Questi non sono valori. Persone che parlano in questo modo non sono degne di educare i giovani.”

Lapid ha chiesto di sospendere i finanziamenti dello Stato alla yeshiva “finché non verrano espulsi i rabbini razzisti”. Ma qui sorge un problema, perché l’ideologia di Lapid sostiene “il massimo di ebrei sul massimo di terra con il massimo di sicurezza e il minimo di palestinesi” e, benché Lapid ora specifichi che “sono state persone laiche a creare Israele”, in realtà la sua religione è il sionismo ultra-nazionalista e lui è solo la faccia leggermente più presentabile di quel giudeo-nazismo che vediamo provenire da Bnei David.

La leader del partito di sinistra [sionista, ndtr.] Meretz Tamar Zandberg:

L’accademia di Eli avrebbe dovuto essere chiusa da tempo e chiunque permetta che lo sciovinismo, l’omofobia e tutte le altre espressioni di odio che provengono da là portino avanti la follia, non si dovrebbe sorprendere delle orribili espressioni che sono uscite oggi di là.”

Zandberg ha detto di aver fatto richiesta al ministero dell’Educazione di smettere di finanziare l’accademia.

Ma la yeshiva e l’accademia di Eli sono ora strettamente legate al governo. È stato il rabbino capo della yeshiva, Eli Sadan, a fare campagna perché Rafi Peretz diventasse capo dell’ “Unione dei partiti di destra”, ora principale candidato per il ministero dell’Educazione. A Peretz è stato permesso di parlare agli studenti prima delle elezioni, anche quando questo è stato impedito a Naftali Bennett (che finora è stato ministro dell’Educazione) e al primo ministro Netanyahu.

In altri termini, esiste un’intera realtà politica che è ancor più radicale sia di Netanyahu che persino di Bennett, che era considerato di estrema destra, uno che davvero parla di potere ebraico, con uno spirito apertamente fascista, letteralmente nazista. E questa ideologia è in procinto di ottenere un posto centrale nel governo israeliano. 

Non un lapsus

Come sottolinea anche il servizio di Canale 13, ciò che abbiamo ascoltato non è un lapsus:

Queste affermazioni sono state ripetute per anni a Bnei David. Non si tratta di un lapsus, ma di un programma politico.”

E Bnei David non è un’isola. Un’altra vicenda di un insegnante genocida delle forze di sicurezza riguarda il rabbino Dov Lior, della colonia di Kiryat Arba [colonia di fondamentalisti nazional religiosi nei pressi di Hebron, ndtr.], che ha promosso il libro Torat Hamelech (‘La Torah del re’) del 2009, che sostiene l’uccisione dei bambini non ebrei poiché “è chiaro che cresceranno per farci del male”. Lior ha insegnato alle forze di polizia in un progetto speciale per reclute religiose denominato “Credenti nella polizia”. Tra l’altro gli autori del libro provengono dalla ‘Od Yosef Chai Yesiva’ nella colonia di Yitzhar, una yeshiva che è stata finanziata dalla fondazione della famiglia di Jared Kushner ( genero e consigliere di Trump, ndtr.] fino al 2011. Interpretazioni dell’Olocausto come punizione divina per i peccatori sono state espresse dall’ex rabbino capo sefardita Ovadia Yosef, che credeva anche che lo scopo dei non ebrei fosse di servire gli ebrei e paragonava i non ebrei agli asini.

È possibile che la summenzionata divulgazione di opinioni sconvolgenti possa provocare un certo temporaneo e circoscritto turbamento, ma questa ideologia è profondamente radicata e oggi è parte integrante di una fondamentale situazione politica israeliana. E’ chiaro che i rabbini considerano questa attenzione come una seccatura da parte di progressisti senza raziocinio, ed è probabile che la considerino al pari di uno sfortunato ‘Azarya’ – il soldato che tre anni fa è stato filmato mentre uccideva a distanza ravvicinata un palestinese immobilizzato e ha dovuto trascorrere alcuni mesi in prigione. Il problema per i sostenitori di Azarya non era l’assassinio, ma il video. E così queste persone potrebbero trovare il modo per uscire da questo disastro mediatico, ma continueranno a credere nella giustezza della supremazia ebraica.

Jonathan Ofir

Musicista israeliano, conduttore e blogger/scrittore che vive in Danimarca

(Traduzione di Cristiana Cavagna)




Partito israeliano a favore dell’espulsione ha inaugurato la sua campagna elettorale

5 luglio 2019 Palestine Chronicle

Il partito israeliano di estrema destra “Otzma Yehudit” (Potere ebraico) ha inaugurato la sua campagna elettorale chiedendo l’espulsione dei palestinesi verso i loro “Paesi d’origine”.

Otzma Yehudit” ha iniziato ieri la sua campagna a Gerusalemme in vista delle elezioni politiche israeliane, che si terranno il 15 settembre, dopo che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non è riuscito a formare una coalizione di governo in seguito alla sua rielezione il 9 aprile.

Il capo del partito Michael Ben Ari ha detto ai presenti: “Vogliamo riportare i nostri nemici nei loro Paesi (…) daremo loro una bottiglia di acqua minerale e persino un panino. Troveremo loro i Paesi d’origine in cui possano andare.”

Otzma Yehudit” ha una storia di incitamento contro i palestinesi, avendo in precedenza chiesto l’espulsione dei palestinesi sia da Israele che dai territori occupati (TPO). I suoi membri sono seguaci dichiarati del rabbino estremista Meir Kahane, il cui partito Kach venne messo fuorilegge dalla Knesset [il parlamento israeliano, ndtr.] negli anni ’80.

L’ideologia di Kahane ispirò anche il massacro compiuto da Baruch Goldstein nel 1994 alla moschea di Ibrahim a Hebron, che lasciò un bilancio di 29 fedeli musulmani morti e molti altri feriti.

A marzo la Commissione Elettorale Centrale israeliana ha pensato di escludere “Otzma Yehudit” dalla partecipazione alle elezioni di aprile a causa del suo discorso antipalestinese, mentre la Corte Suprema alla fine ha deciso di escludere solo Ben Ari dalla competizione [per la carica di primo ministro, ndtr.].

Durante il lancio della campagna di ieri il capo del partito ha attaccato questa decisione affermando che “ci hanno detto che questo (discorso) è razzista (…) hanno detto che mi hanno escluso per questo.”

Il partito ha anche annunciato che parteciperà da solo alle elezioni di settembre, confermando una separazione dall’Unione dei Partiti di Destra (URWP) – un’alleanza di destra tra Casa Ebraica [partito di estrema destra dei coloni, ndtr.] e i partiti dell’Unità Nazionale – con cui ha fatto un accordo di collaborazione prima delle elezioni di aprile.

Questo compromesso è fallito dopo che il leader dell’URWP Rafi Peretz e il numero due del partito Bezalel Smotrich hanno rifiutato di lasciare i propri seggi alla Knesset per consentire al candidato successivo, Itamar Ben Gvir di “Otzma”, di sedere in parlamento come avevano promesso in precedenza.

La legge israeliana consente a ogni parlamentare della Knesset (MK) che abbia un incarico ministeriale di abbandonare il proprio seggio alla Knesset, facendo così posto al primo candidato non eletto del proprio partito. Benché Peretz e Smotrich siano stati nominati ministri rispettivamente dell’Educazione e dei Trasporti, non hanno lasciato libero il proprio seggio per Ben Gvir.

(traduzione di Amedeo Rossi)