Un messaggio da una persona “non civilizzata”

Ghada Hania

7 marzo 2022- Mondoweiss

Ghada Hania risponde all’inviato della CBS Charlie D’Agata che ha messo a confronto la vita nella “civilizzata” Ucraina a luoghi come Iraq, Afghanistan, o forse Palestina, che hanno visto “infuriare conflitti per decenni”.

Sono Ghada. Non sono civilizzata. Mi sono laureate presso il dipartimento di Letteratura inglese. Sto per terminare un master in Linguistica applicata. Sono ricercatrice, traduttrice, scrittrice di contenuti [in rete] e blogger con 4 anni di esperienza sia in arabo che in inglese.

Non sono civilizzata: faccio parte dell’Associazione degli Scrittori Palestinesi. Ho pubblicato un libro con una nota casa editrice giordana ed ho scritto un blog di ottimo livello nei blog di Al Jazeera.

Mio padre non civilizzato è docente di matematica che ha insegnato a generazioni di alunni ed ha ispirato la mia sorella maggiore non civilizzata, docente di matematica. Il mio incivile fratello minore si è recentemente laureato in fisica presso la facoltà di scienze. La mia incivile madre ha una piccola biblioteca con molti libri di vario genere, legge e scrive riassunti su carta filigranata di alta qualità.

Il mio zio non civilizzato ha conseguito un dottorato in chimica ed è docente universitario. La mia zia non civilizzata è infermiera pediatrica all’ospedale. Si prende cura dei pazienti. La mia cugina non civilizzata è ingegnera informatica, sviluppatrice di siti in rete e programmatrice di computer.

Alla mia non civilizzata nipotina piace comprare pupazzi di astronauti e spera di diventare astronauta da grande. La mia non civilizzata nipotina ha un piccolo pianoforte e sta imparando le note musicali grazie a un’applicazione sul telefono di sua madre.

La mia non civilizzata famiglia ha insegnato a me e ai miei fratelli ad amare gli altri, rispettare gli anziani ed essere gentili con i bambini. La mia non civilizzata famiglia ci ha insegnato onore, dignità, giustizia, generosità e onestà. Ci hanno insegnato anche a diffondere amore e armonia.

Il nostro non civilizzato vicino è responsabile operativo all’ospedale al-Shifa. Passa la maggior parte della giornata al lavoro. Può a malapena vedere la sua famiglia. Tuttavia è contento in quanto fornisce servizi umanitari a persone indifese.

La mia amica non civilizzata è un’artista. Disegna personaggi a carboncino e i suoi quadri sono stati esposti in molte mostre d’arte.

Il mio non civilizzato insegnante ha vinto un premio per l’editoria internazionale, e ricordo che ha pubblicato con una prestigiosa casa editrice britannica un libro sulla traduzione giuridica.

La mia non civilizzata compagna di classe ha pubblicato il suo primo romanzo nel 2017. È una scrittrice ed ha ricevuto molti premi letterari. Il suo piccolo figlio non civilizzato è ossessionato dalla raccolta di libri di fumetti per bambini.

Sono iscritta a un corso di formazione sull’imprenditorialità nella produzione letteraria. Ho incontrato una ragazza non civilizzata affetta da una malattia nell’infanzia, eppure ha resistito e non si è arresa. Con il passare del tempo è guarita. È diventata un’artista poliedrica: disegna, scrive e ha un’impresa di piccoli mobili in legno.

La responsabile di questo corso di formazione è una donna non civilizzata che ha un master in chimica medica e ha brevettato una cura per una malattia della pelle.

Sono state aperte due librerie di proprietà di persone non civilizzate che vivono nel quartiere. Lì puoi trovare tutto quello che puoi immaginare.

La nostra società non civilizzata dimostra collaborazione e unità durante le aggressioni da parte dell’occupazione israeliana. Nella nostra casa diamo rifugio a chiunque ne abbia disperatamente bisogno. Li nutriamo e ci prendiamo cura di loro.

Inoltre la nostra società non civilizzata promuove campagne di finanziamento per aiutare persone bisognose. E, cosa più importante, un grande numero di persone non civilizzate risponde alle campagne per la donazione del sangue nei centri sanitari.

I nostri combattenti per la libertà non civilizzati difendono coraggiosamente la loro patria dal vero nemico. Si preparano e si equipaggiano molto bene giorno e notte per la libertà, la dignità e l’onore del loro popolo. Sacrificano le loro anime, anelando alla libertà.

I nostri lavoratori edili non civilizzati ricostruiscono dalle rovine edifici, grattacieli, case, istituzioni, centri educativi. L’occupazione israeliana distrugge ogni cosa e loro continuano a ricostruire, ancora e ancora.

Il nostro popolo non civilizzato ha nel cuore la fervida speranza che un giorno sarà indipendente e libero dall’occupazione.

Siamo non civilizzati e non abbiamo occhi azzurri né capelli biondi.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Manifestazione di israeliane in solidarietà con donne gazawi

Donne israeliane manifestano dall’altra parte del confine in solidarietà con la Marcia delle donne di Gaza.

 “I nostri dirigenti e i loro non vogliono cambiare, per cui tocca a noi”, secondo una delle attiviste pacifiste israeliane che hanno marciato in solidarietà con la prima marcia organizzata delle donne delle continue proteste di Gaza.

Haaretz

 

Kyle Mackie, Jack Khoury – 4 luglio 2018

 

Martedì pomeriggio un gruppo di circa 50 attiviste si è riunito ed ha marciato in solidarietà sul lato israeliano del confine di Gaza durante la prima marcia delle continue proteste di Gaza organizzata dalle donne.

Dopo essersi incontrate nei pressi de kibbutz Nahal Oz, una delle comunità israeliane che si trovano vicino al confine, il gruppo formato soprattutto da donne ha parlato da un cellulare con una delle donne che hanno organizzato la protesta nella Striscia di Gaza.

“Ci ha ringraziate del nostro sostegno e ci ha detto che per loro è molto importante,” ha detto Ghadir Hani, che ha tradotto dall’arabo all’ebraico le parole dell’organizzatrice.

“Ha parlato del potere delle donne, di come il movimento delle “Quattro Madri” ha aiutato Israele ad uscire dal Libano e di come le donne hanno il potere di cambiare le cose,” ha detto, in riferimento a un gruppo di donne i cui figli hanno fatto il servizio militare in Libano e che hanno formato un gruppo di protesta che ha contribuito a indurre Israele a ritirarsi dal Paese.

Hani, che fa parte del movimento politico e sociale di base “Standing Together” [Resistere insieme], ha detto di preferire non rivelare il nome dell’organizzatrice di Gaza. “Standing Together” organizza ebrei e arabi in campagne per la pace, l’uguaglianza e la giustizia sociale, e il gruppo ha organizzato l’evento solidale di martedì insieme a un gruppo di abitanti delle comunità di confine di Gaza chiamato “Other Voice” [Altra voce].

La dottoressa Julia Chaitin, del kibbutz Urim, ha parlato all’organizzatrice di Gaza a nome di “Other Voice”. “Le ho detto che da questa parte del confine siamo circa 50 (persone),” ha affermato la dottoressa Chaitin. “Per 10 anni abbiamo continuato a dire che l’assedio deve finire. Che non le vediamo come nemiche, le consideriamo vicine, e che i nostri dirigenti e i loro non vogliono cambiare le cose, per cui spetta a noi farlo.”

Dopo la telefonata, circa metà del gruppo è andata a piedi o in macchina per circa un miglio attraverso le coltivazioni israeliane fino a un posto panoramico da cui le manifestanti di Gaza erano visibili dall’altra parte del confine. Donne mostravano cartelli con slogan come “Un futuro di dignità e speranza da entrambe le parti della frontiera” e ”No alla prossima guerra contro Gaza”, mentre suonavano sirene e l’esercito israeliano sparava contro le manifestanti gas lacrimogeni, molti dei quali sono stati spinti dal vento indietro verso il gruppo di israeliane.  A 17 anni, Dror Adam, di Sderot, era una delle donne più giovani del gruppo. Ha detto di sentire l’importanza di partecipare perché ha sperimentato di persona come la continua violenza della regione colpisca duramente le comunità da entrambi i lati del confine. Nel 2006, quando Dror aveva 7 anni, la casa della sua famiglia è stata distrutta da un razzo sparato in Israele dalla Striscia di Gaza.

“Siamo vicini,” ha detto Dror, parlando delle donne di Gaza. “Mi dispiace per loro e non devono perdere la speranza.”

Ma non tutte le donne che sono venute a solidarizzare vivono nelle comunità vicine. Hamutal Gouri ha viaggiato da Gerusalemme per andare sul confine.

“Volevo essere qui come presenza di donne e uomini che stanno dicendo: ‘Vi ascoltiamo, anche noi siamo qui come donne, come gente che crede nell’attivismo non violento e in una soluzione pacifica del conflitto,” ha detto Gouri.

“Credo che noi – le donne – siamo quelle che possono farlo e arriveranno a un accordo di pace,” ha continuato, “perché penso che abbiamo una prospettiva diversa. Noi diamo il nostro contributo.” A Gaza migliaia di donne palestinesi hanno partecipato a una dimostrazione lungo il confine con Israele. Ci sono notizie secondo cui l’esercito israeliano ha utilizzato misure per disperdere la folla, sparando lacrimogeni e granate fumogene contro la marcia. Fonti palestinesi hanno anche detto che alla manifestazione tre persone sono rimaste ferite da proiettili veri israeliani, nei pressi della barriera e a est di Gaza City.

 

(traduzione di Amedeo Rossi)




Festival tedesco contro gruppo musicale a favore del BDS

Un festival artistico tedesco prima revoca poi rinnova l’invito ai “Young Fathers”

Il dietrofront del festival arriva dopo che il gruppo era stato liquidato per il suo sostegno a un’organizzazione filo-palestinese

The Guardian

Philip Oltermann da Berlino

Martedì 26 giugno 2018

Un importante festival tedesco di musica e arte è stato messo in subbuglio dopo che i suoi organizzatori hanno revocato – e poi rinnovato –  l’invito al gruppo scozzese “Young Fathers” per il suo sostegno al movimento filo-palestinese Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS).

All’inizio del mese la direttrice artistica della “Ruhrtriennale”  ha annunciato che il trio britannico di hip-hop  sarebbe stato tolto dal programma del festival, che si svolge dal 18 agosto al 30 settembre.

In un comunicato Stefanie Carp ha affermato che, benché non creda che criticare le politiche del governo israeliano sia antisemita, il gruppo, vincitore del premio “Mercury” [importante premio musicale britannico assegnato al miglior disco dell’anno, ndtr.],  “purtroppo non ha preso le distanze dal BDS”.

Ma giovedì gli organizzatori del festival hanno fatto una svolta a 180 gradi. Non solo hanno invitato i Young Fathers, ma li hanno anche invitati a spiegare la loro posizione sul palco.

“In quanto tedesca, ovviamente è difficile per me essere messa in rapporto con un movimento che boicotta Israele,” ha detto Carp. “Ma io ho invitato i Young Fathers e non il BDS.”

Un portavoce della Ruhrtriennale ha detto a “The Guardian” che i Young Fathers li hanno informati di non poter accettare il nuovo invito.

Alcuni artisti che inizialmente si erano ritirati dalla Ruhrtriennale in solidarietà con il gruppo scozzese, compreso il chitarrista libanese Sharif Sehnaoui, hanno detto di aver accettato di essere inseriti nel programma del festival. Gli organizzatori della Ruhrtriennale hanno detto che gli altri eventi andranno avanti come previsto, con in più un dibattito sulle ragioni alla base di queste reazioni.

Comunque in Germania il dietrofront di Carp è stato criticato  da organizzazioni ebraiche locali e da Isabel Pfeiffer-Poensgen, ministra della Cultura dello Stato Nord-Reno Wstphalia.

“Non si può escludere che questa decisione darà alla campagna BDS una tribuna alla Ruhrtriennale,” ha detto  Pfeiffer-Poensgen. “In un momento di incremento dei delitti di antisemitismo ed altri incidenti, purtroppo anche nel Nord-Reno Wstphalia, questo è un segnale sbagliato.”

Nel corso degli  ultimi 10 mesi sindaci di città tedesche, comprese Berlino, Monaco e Francoforte, hanno messo in relazione l’appello del BDS al boicottaggio contro Israele a pratiche del periodo nazista. Ci sono state richieste di mettere al bando l’uso di spazi pubblici per le attività del BDS.

In una lettera a “The Guardian” 75 artisti e personaggi della cultura  hanno criticato quello che ritenevano essere un “tentativo di imporre un condizionamento politico ad artisti che appoggiano i diritti umani dei palestinesi,” descrivendo la decisione iniziale di togliere dal programma i Young Fathers come “censura, persecuzione e repressione.”

I firmatari della lettera includono Patti Smith, che si è esibita alla Ruhrtriennale nel 2005, e i Massive Attack, che hanno suonato al festival nel 2013 [e tra gli altri anche i musicisti Brian Eno, Peter Gabriel e Roger Waters, gli intellettuali Judith Butler, Noam Chomsky, Angela Davis, Alice Walker, Desmond Tutu, Naomi Klein e Eyal Weizman, i registi e attori Aki Kaurismaki Mike Leigh, Ken Loach, Mira Nair, Julie Christie e Viggo Mortensen, ndtr.].

L’esibizione dei Young Fathers è l’ultima di una serie di concerti recentemente annullati in Germania in relazione con l’appoggio di artisti al movimento BDS. Nel 2017 i Young Fathers sono stati una delle numerose band che si sono ritirate dal festival “Pop-Kulture” di Berlino, dopo che si è scoperto che l’ambasciata israeliana ha regalato 500 € per contribuire a coprire le spese di viaggio di artisti provenienti da Israele. L’ambasciata israeliana era indicata come partner sui manifesti dell’evento.

Il musicista britannico Richard Dawson, così come gli artisti di “Shopping” e Gwenno , si sono ritirati dal programma del festival “Pop-Kultur” di quest’anno, con quest’ultima che ha citato l’uccisione di palestinesi a Gaza da parte delle forze di frontiera israeliane come una delle ragioni per annullare la sua apparizione.

Lo scorso settembre la poetessa e performer inglese Kate Tempest ha annullato un concerto al teatro ” Volksbühne” di Berlino in seguito a quelle che il suo manager ha definito “minacce personali via mail e sulle reti sociali” per il suo appoggio al movimento BDS.

(traduzione di Amedeo Rossi)