Perché Israele attacca i fedeli nella moschea di Al-Aqsa?
Redazione di Middle East Eye
7 aprile 2023 MiddleEastEye –
Le forze israeliane cacciano i fedeli palestinesi e incolpano i “rivoltosi” spianando la strada alle incursioni dei coloni
Questa settimana le forze israeliane hanno preso d’assalto per due notti consecutive la moschea di Al-Aqsa nella Gerusalemme est occupata, aggredendo e arrestando i fedeli e scatenando una condanna globale.
Martedì notte decine di militari pesantemente armati hanno fatto irruzione nell’area, lanciando granate stordenti e sparando gas lacrimogeni nella sala di preghiera Qibli dove centinaia di fedeli si erano fermati per pregare durante la notte.
Le truppe israeliane hanno picchiato i fedeli con manganelli e pistole antisommossa, ferendone decine per poi arrestarne diverse centinaia.
Ventiquattro ore dopo militari armati hanno nuovamente preso d’assalto la moschea mentre circa 20.000 fedeli palestinesi stavano recitando le preghiere notturne Taraweeh del Ramadan [speciali preghiere che durante il Ramadan seguono la preghiera serale, ndt.].
Hanno sparato proiettili rivestiti di gomma, gas lacrimogeni e granate stordenti per liberare la moschea e hanno poi inseguito le persone per picchiarle con i manganelli.
Quale giustificazione hanno fornito le autorità israeliane per azioni così violente e brutali nel terzo luogo più sacro dell’Islam durante il mese più sacro della fede musulmana?
Giro di vite sulla devozione del Ramadan
Martedì, dopo le preghiere notturne di Taraweeh, decine di fedeli sono rimasti ad Al-Aqsa per praticare l’Itikaf, atto religioso non obbligatorio comune durante il Ramadan che prevede il pernottamento all’interno delle moschee per pregare, riflettere e recitare il Corano durante la notte.
Le autorità israeliane non consentono ai fedeli di praticare l’Itikaf se non negli ultimi dieci giorni del Ramadan, un divieto che i palestinesi si rifiutano di rispettare.
Inizialmente gli agenti israeliani sono stati avvistati intorno alle 22 mentre entravano nella moschea di Al-Aqsa, dove hanno iniziato ad allontanare le persone dai cortili.
Mentre quelli seduti nei cortili venivano cacciati, molti altri fedeli si sono rinchiusi all’interno della sala di preghiera Qibli per sfuggire alla repressione israeliana.
La polizia ha detto di essere entrata nel complesso perché “centinaia di rivoltosi e dissacratori della moschea si erano barricati” all’interno della moschea.
“Quando la polizia è entrata è stata accolta da lanci di pietre, e fuochi d’artificio sono stati sparati dall’interno della moschea da un folto gruppo di agitatori”, si legge in un comunicato.
Il controllo israeliano sulla Gerusalemme Est occupata, inclusa la Città Vecchia, viola diversi principi del diritto internazionale che stabiliscono che una potenza occupante non ha sovranità sul territorio che occupa e non può apportare cambiamenti permanenti in tale territorio.
Dopo i raid di martedì il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh ha detto: “Israele non vuole imparare dalla storia che al-Aqsa è per i palestinesi e per tutti gli arabi e i musulmani, e che l’assalto ha scatenato una rivoluzione contro l’occupazione”.
Strada spianata alle incursioni dei coloni
Mercoledì mattina presto le forze israeliane hanno nuovamente disperso i fedeli costringendoli a uscire dalla moschea.
Questa volta è stata un’azione delle forze armate per poter spianare la strada alle incursioni dei coloni israeliani, iniziate alle 7 del mattino.
Per facilitare queste quotidiane incursioni le truppe israeliane svuotano regolarmente la moschea dai palestinesi – fatte salve le cinque preghiere quotidiane.
Le associazioni del Temple Movement [movimento ebraico ortodosso estremista che vuole ricostruire il Terzo Tempio al posto della moschea Al-Aqsa e ripristinare la pratica del sacrificio rituale, ndt.] che sostengono la distruzione di Al-Aqsa hanno invocato attacchi di massa per tutta la settimana delle vacanze pasquali, iniziate giovedì.
La moschea di Al-Aqsa è un luogo islamico in cui sono vietate visite non sollecitate e preghiere e rituali da parte di non musulmani, secondo accordi internazionali pluridecennali.
Le associazioni israeliane, in coordinamento con le autorità, hanno da tempo violato il delicato assetto e agevolato irruzioni nel sito per officiare preghiere e riti religiosi.
Questa settimana gruppi ultranazionalisti ebraici hanno offerto ricompense in denaro a chiunque sacrifichi una capra all’interno di Al-Aqsa, atto proibito e altamente provocatorio.
Najeh Bkeirat, vicedirettore del Waqf islamico presso la moschea Al-Aqsa, ha affermato che la condotta della polizia di questa settimana sembra essere premeditata.
“Il governo israeliano sembra aver preso la decisione quest’anno di svuotare la moschea al-Aqsa e Gerusalemme dai palestinesi “, ha detto. “Vogliono solo ebrei in città. Non vogliono palestinesi e musulmani qui”.
I palestinesi temono che le restrizioni su quando loro possano entrare e l’apertura del sito ai coloni stiano gettando le basi per una divisione della moschea tra musulmani ed ebrei analoga alla divisione della moschea Ibrahimi a Hebron negli anni ’90.
Le violente aggressioni israeliane ai fedeli palestinesi in particolare durante il mese del Ramadan sono ormai all’ordine del giorno.
L’anno scorso nei raid israeliani nella moschea durante il mese sacro sono stati feriti oltre 170 palestinesi e più di 300 sono stati arrestati.
Nel maggio 2021 durante il Ramadan centinaia di palestinesi erano rimasti feriti quando le forze israeliane avevano preso d’assalto il complesso e attaccato i fedeli con gas lacrimogeni, proiettili d’acciaio rivestiti di gomma e granate stordenti.
Quegli attacchi, come le incursioni israeliane nel quartiere occupato di Gerusalemme Est di Sheikh Jarrah, erano stati la prima scintilla del grande attacco israeliano alla Striscia di Gaza assediata.
Almeno 256 palestinesi erano stati uccisi a Gaza, compresi 66 minori, mentre 13 persone erano state uccise in Israele.
(tradotto dall’inglese da Luciana Galliano)