Il responsabile della politica estera di Biden: USA intendono mantenere l’ambasciata a Gerusalemme.

Al Jazeera e agenzie di notizie

20 gennaio 2021 – Al Jazeera

Antony Blinken afferma che l’amministrazione Biden non annullerà il controverso trasferimento dell’ambasciata USA a Gerusalemme, voluto da Donald Trump.

La nuova amministrazione del presidente eletto Joe Biden manterrà l’ambasciata USA in Israele a Gerusalemme, ha affermato il suo candidato a Segretario di Stato durante l’audizione di conferma al Senato.

Siete d’accordo che Gerusalemme sia la capitale di Israele e vi impegnate a che gli Stati Uniti mantengano la propria ambasciata a Gerusalemme?”, ha chiesto il senatore repubblicano del Texas Ted Cruz [esponente dell’estrema destra trumpiana, ndtr.].

Sì e ancora sì”, ha detto Antony Blinken nella sua audizione martedì.

Il presidente uscente Donald Trump annunciò il riconoscimento USA di Gerusalemme come capitale di Israele nel dicembre 2017. Gli USA trasferirono l’ambasciata in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme nel maggio dell’anno seguente.

Gerusalemme resta al centro del pluridecennale conflitto mediorientale, con l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) che sostiene che Gerusalemme est – occupata illegalmente da Israele dal 1967 – debba essere la capitale di uno Stato palestinese.

L’unico modo per garantire il futuro di Israele come Stato ebraico e democratico e per dare ai palestinesi uno Stato a cui hanno diritto sta nella cosiddetta soluzione a due Stati”, ha detto Blinken.

Penso che realisticamente sia difficile vedere prospettive a breve termine per avanzare a questo proposito. Ciò che sarebbe importante è garantire che nessuna delle parti prenda iniziative che rendano ancor più insidioso il già arduo processo”, ha aggiunto.

Finora non vi è stato alcun commento da parte della leadership palestinese.

Lama Khater, una giornalista che vive nella città di Hebron nella Cisgiordania occupata, ha scritto su twitter: “Tutto può cambiare nei programmi delle varie amministrazioni USA, tranne l’assoluta lealtà verso Israele”.

L’amministrazione Trump è stata sfrontata nel suo aperto sostegno ad Israele.

Gli scorsi quattro anni hanno consolidato il favore statunitense nei confronti di Israele attraverso politiche come la cancellazione degli aiuti USA all’ANP e l’annullamento dei finanziamenti all’agenzia ONU per i rifugiati, da cui milioni di palestinesi dipendono per l’istruzione, il cibo e il sostentamento.

In conflitto con la posizioni condivisa a livello internazionale, l’amministrazione Trump ha riconosciuto la sovranità di Israele su Gerusalemme e sulle Alture del Golan occupate e ha dichiarato che la costruzione di colonie non è illegale.

Circa 500.000 israeliani vivono in colonie situate nella Cisgiordania occupata. Negli ultimi anni l’espansione delle colonie si è intensificata, mettendo a serio rischio la possibilità di uno Stato palestinese indipendente come parte della soluzione a due Stati.

Benché Biden abbia affermato che la sua amministrazione ripristinerà la politica di Washington precedente a Trump di opposizione all’espansione delle colonie, dichiara tuttavia “un ferreo sostegno” ad Israele.

Gli analisti hanno sottolineato che la politica di Biden verso Israele sarà probabilmente in continuità, non in opposizione, alla precedente amministrazione. Funzionari della campagna di Biden hanno affermato che probabilmente lui non annullerà nemmeno il riconoscimento di Trump della sovranità di Israele sulle Alture del Golan occupate.

Biden ha detto che lascerà l’ambasciata USA a Gerusalemme.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Trump: non trasferirò l’ambasciata USA a Gerusalemme prima di fare un tentativo di pace

Amir Tibon, 8 ottobre 2017 ,Haaretz

Per la prima volta Trump ammette che gli sforzi per raggiungere la pace sono il motivo per cui non ha mantenuto la sua promessa elettorale di trasferire l’ambasciata da Tel Aviv.

WASHINGTON – Il Presidente USA Donald Trump ha detto in un’intervista trasmessa sabato che sta ritirando il suo piano di trasferire l’ambasciata USA in Israele a Gerusalemme, poiché vuole anzitutto dare una possibilità ai suoi piani per raggiungere un accordo di pace in Medio Oriente.

Anche se una simile spiegazione era già stata precedentemente fornita da dirigenti dell’amministrazione Trump, è la prima volta che lo stesso Trump ammette che è questa la ragione per cui finora non ha mantenuto la sua promessa elettorale relativamente all’ambasciata.

Trump ha parlato con Mike Huckabee, ex governatore dell’Arkansas ed importante sostenitore evangelico di Israele, che tra l’altro è anche il padre della segretaria dell’ufficio stampa della Casa Bianca, Sarah Huckabee-Sanders. Rispondendo ad una domanda di Huckabee riguardo alla sua promessa di spostare l’ambasciata, Trump ha affermato che la sua amministrazione “prenderà una decisione in un futuro non tanto lontano.”

Poi ha spiegato, tuttavia, che la sua amministrazione sta attualmente lavorando ad un piano per proporre un accordo di pace con i palestinesi e che “Intendo fare un tentativo prima di poter pensare al trasferimento dell’ambasciata a Gerusalemme.”

Nel corso delle elezioni del 2016 Trump ha promesso più volte di spostare l’ambasciata, ma dopo essersi insediato al potere nel gennaio di quest’anno ha sistematicamente evitato il problema di quando tale promessa sarebbe stata mantenuta. A giugno ha firmato una deroga che rinviava lo spostamento dell’ambasciata di sei mesi, come ha fatto ogni presidente prima di lui fin da quando il Congresso ha approvato il Jerusalem Embassy Act nel 1995.

La risposta completa di Trump alla domanda di Huckabee è stata che la sua amministrazione “sta lavorando ad un piano che tutti dicono che non funzionerà mai, perché per moltissimi anni non ha mai funzionato – dicono che è la faccenda più ardua di tutte, la pace tra Israele ed i palestinesi, noi dunque stiamo lavorando a questo e se non funziona, cosa possibile, ad essere del tutto sincero – qualcuno dice che è impossibile, ma io non penso che sia impossibile, penso sia qualcosa che può accadere e non voglio fare previsioni, ma voglio darle una chance prima di poter anche solo pensare di trasferire l’ambasciata a Gerusalemme.”

Il ministro (israeliano) Zeev Elkin [del partito di destra al potere, il Likud, ndt.] ha detto che “gli dispiace molto che il Presidente Trump scelga di rinviare l’adempimento della sua promessa elettorale di spostare l’ambasciata USA a Gerusalemme in base all’illusione che sia possibile promuovere un reale processo di pace con l’attuale leadership palestinese.”

Elkin, ministro della Protezione dell’Ambiente, che ha anche la delega per le questioni di Gerusalemme, ha aggiunto che “chiunque veda le costanti istigazioni dell’Autorità Nazionale Palestinese; il rifiuto da parte di Abu Mazen (il Presidente palestinese Mahmoud Abbas) di smettere di pagare i salari ai terroristi; l’elezione a sindaco di Hebron, la più grande città dell’ANP, di un terrorista con le mani sporche di sangue; e più recentemente, l’abbraccio con i terroristi di Hamas in un accordo di riconciliazione, può vedere chiaramente che l’ultima cosa che ci si può aspettare da Abu Mazen e dal suo popolo è promuovere la pace.”

La prossima volta che Trump dovrà affrontare il problema se firmare o no il rinvio di sei mesi sarà a dicembre. David Friedman, l’ambasciatore USA in Israele che è un accanito sostenitore delle colonie ed oppositore dello Stato palestinese, ha affermato molte volte negli ultimi mesi che il trasferimento dell’ambasciata è “questione di quando, non di se.” Il vicepresidente degli USA Mike Pence ha fatto affermazioni simili nei mesi seguenti all’insediamento di Trump. Il presidente dal canto suo, tuttavia, non ha fatto promesse così dirette nei mesi recenti.

(Traduzione di Cristiana Cavagna)